Sono vissute realmente le aquile di Tolkien

Aquile di HaastLe aquile giganti che portano in salvo Frodo e Sam nel Signore degli Anelli non erano solo un prodotto della fertile fantasia di J.R.R. Tolkien. Siamo certi che il professore di Oxford si ispirasse alla vecchia Europa? Sì perché ora gli studiosi dell’università di Canterbury in Nuova Zelanda e di Oxford in Gran Bretagna, che hanno analizzato il dna di fossili risalenti a circa 2000 anni fa, affermano che effettivamente le aquile giganti dominavano allora i cieli della Nuova Zelanda, terrorizzando le popolazioni animali per la loro aggressività e voracità.
I maestosi volatili, chiamati Aquile di Haast, pesavano fino a 15 chili, cioè il 30-40% in più dei più grandi uccelli rapaci predatori di oggi, come l’aquila di Harpy del Sudamerica, e la loro apertura alare raggiungeva i tre metri. Un aspetto sorprendente della ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica on-line PLoS Biology, è che secondo l’esame del Dna i mostri volanti di due millenni fa sono imparentati con le aquile carnivore comuni in Australia e Nuova Guinea, che sono tra le specie più piccole al mondo, con un’apertura alare che non raggiunge il metro e meno di un chilo di peso. «È la prova di uno spettacolare mutamento evolutivo, in un ambiente geograficamente isolato», ha dichiarato l’antropologo neozelandese Michael Bunce, che ha guidato l’equipe di ricerca.

Schizzo di John Howe su Gwaihir e GandalfPrima dell’arrivo dell’uomo 7000 anni fa, non vi erano mammiferi terrestri in Nuova Zelanda, mentre vi erano 250 specie di uccelli e tre di pipistrelli. E la maestosa aquila di Haast era in cima alla catena alimentare. Usando i suoi massicci artigli, poteva perforare e schiacciare la preda con grande efficienza. Il suo cibo preferito era il moa, anch’esso estinto, un grande uccello erbivoro che non volava come il kiwi e che pesava fino a 200 chili. Poiché non vi erano animali di terra con cui dover competere, l’aquila di Haast poteva uccidere un moa e poi banchettare per un paio di giorni con la carcassa senza doversi preoccupare di intrusi affamati. «Era un predatore incredibile, l’unico esempio di aquila in cima alla catena alimentare in un maggiore ecosistema terrestre», scrive Bunce. Poco dopo l’arrivo dell’uomo in Nuova Zelanda, antenato degli odierni maori, sia il moa sia l’aquila di Haast erano estinti, probabilmente in conseguenza della caccia intensiva ai moa da parte dell’uomo. «È come un castello di carte», spiega Bunce. «Quando si toglie la fonte di cibo in fondo alla catena, tutto crolla». Finora sono stati trovati una cinquantina di fossili di aquila gigante e l’equipe di Bunce ha usato il Dna estratto da due scheletri. «La Nuova Zelanda è un luogo affascinante per studiare l’evoluzione delle specie, perché non vi erano mammiferi», spiega lo studioso. «È come un’istantanea di quello che il mondo potrebbe essere, se i mammiferi non avessero conquistato il predominio».

Una sequenza del film: Gandalf salvato da GwahirCosì quando, nella trilogia cinematografica del Signore degli Anelli diretta dal neozelandese Peter Jackson, Gandalf (Ian Mc Kellen) è volato in soccorso di Frodo e Sam in groppa a Gwaihir nei cieli sopra al set del film in Nuova Zelanda, non ha fatto che rievocare eventi accaduti lì 2000 anni fa. E una coincidenza interessante è che un cugino dell’antropologo Bunce, Karl Urban, abbia recitato nei film, nel personaggio di Eomer. È stato lui la talpa?

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