Sulle orme di Tolkien 1: l’AIST a Oxford e Leeds

Tolkien's bust - Exeter collegePer chi studia le opere di J.R.R. Tolkien dovrebbe essere una tappa fissa. Così per la terza volta, abbiamo deciso di tornare a sfogliare e studiare i manoscritti a Oxford. La decisione ha coinvolto il presidente Roberto Arduini e il vicepresidente Claudio Antonio Testi, che per l’occasione hanno accettato di tenere un breve diario di viaggio, così da soddisfare la curiosità anche dei lettori del sito web. La Bodleian Library è uno dei due istituti in cui sono conservati i manoscritti di Tolkien. Il viaggio si è però trasformato in un percorso indietro nel tempo, sulle orme della vita dello scrittore, anche fuori dell’università, in quei luoghi che lo videro muoversi, discutere, ridere e bere… Ecco la prima puntata del diario di viaggio che toccherà sia Oxford sia Leeds, le due città in cui Tolkien visse e insegnò. Buona lettura!

Ritorno in Inghilterra

LondonAnche se le isole britanniche sono un appuntamento annuale da quasi trent’anni, vedere Londra fa sempre effetto. La metropoli conta ormai 14 milioni di abitanti ed è una delle città più cosmopolite e multietniche del mondo, ma quello che mi colpisce sempre è il suo continuo rifacimento: ogni volta il panorama non è quello della volta precedente, ogni volta qualcosa è stato demolito e qualcos’altro costruito. Ma stavolta la sensazione è molto più forte, forse perché passiamo proprio in mezzo a tanti cantieri. Attraversando tutto il centro storico fino alle stazioni Waterloo e Victoria, girando intorno a Trafalgar Square e al London Bridge, guardando da ogni lato prima la Torre di Londra, poi Westminster e il Parlamento, insomma, passando in mezzo alle icone più turistiche della città, vedo come il nuovo, l’ultramoderno, cresca intorno e a volte accanto al vecchio. Anzi, c’è quasi una volontà di lasciare appena accennato il passato, preservando solo quegli edifici che hanno una storia, per far spazio al futuro, che significa soprattutto grattacieli, palazzi futuristici da un centinaio di piani, zeppi di uffici, che svettano e incombono letteralmente sulla Storia. Estraniante e affascinante al tempo stesso. Impensabile per l’Italia, Milano a parte.
Fortuna che le persone sembrano sempre cordiali ed è grazie alla cortesia di un paio di loro che riusciamo a non perdere in tempo la corriera per Oxford. Mentre lasciamo la capitale diretti a ovest percorriamo tutta la periferia che dal Tamigi si inoltra sulle colline circostanti. Qui, la sensazione di estraniamento un poco persiste anche se Grenfell Toweri grattacieli si diradano e ora svettano isolati o a gruppi poco distanti tra loro. Quando arriviamo a North Kensington, non lontano da Notting Hill, passiamo davanti alla Grenfell Tower, dove due settimane fa un inferno di fuoco si è sviluppato in soli sei minuti, facendo strage dei residenti e continuando poi a bruciare per più di dodici ore. Vivere a centinaia di metri dal suolo, sospesi a una struttura di cemento e acciaio, dipendendo in tutto e per tutto dalle norme di sicurezza, è il destino prossimo per tutti noi? Sicuramente in Gran Bretagna è già un presente concreto e il tg serale mostra proprio la prima assemblea pubblica del dopo incendio, con le autorità che ammettono che c’era poco da fare per salvare quelle vite dal fuoco. L’armonia con la natura sembra definitivamente spezzata.
Anche in questo, leggere Tolkien potrebbe aiutare…

Oxford, città dell’Open day

Oxford - Open dayNon c’è college che non sia in festa. Nonostante il tempo sia cupo, dalle 14 la temperatura sia scesa già a 10 gradi e nuvoloni neri minaccino una pioggia che mai arriverà, tutti sono felici e sorridenti. Soprattutto i giovani, gli studenti. Oxford è sinonimo di università in tutto il mondo e da tutto il mondo giungono studenti per studiare all’università più famosa inglese. Proprio oggi si possono visitare gratuitamente i tantissimi college, che per l’occasione si sono rifatti il trucco, messi l’abito buono con tanto di palloncini colorati e striscioni enormi all’ingresso. Mentre passiamo per la Broad Street, un gruppo di studenti cinesi esce ridendo e chiacchierando dal Ballion College, evidentemente soddisfatti delle possibilità di studio che offre. Ci fermiamo a guardare, i giovani fanno tante foto, non smettono di parlare entusiasti, probabilmente hanno trovato il luogo giusto in cui passeranno i prossimi anni. Lo stesso scenario accade fuori del Merton, uno dei college in cui Tolkien insegnò. Stavolta il gruppo è visibilmente di ragazzi inglesi, ma la soddisfazione è la stessa. Molti di loro prendono l’entrata dei meadows e sulle panchine dei viali alberati passeranno il resto del pomeriggio, valutando le cose viste la mattina.
Anche qui uno dei temi dominanti è quello della Brexit. In una città così fortemente legata alle università, in molti nei college si sentono accerchiati. Trentacinque rettori dei collegi di Oxford hanno sottoscritto un appello per difendere interessi legittimi, come l’accesso ai fondi di ricerca europei e la libertà di movimento degli studiosi. Ovviamente senza alcun successo. Lo scontro non è legato solo alla politica scolastica. Si fronteggiano due concezioni diametralmente opposte della politica e della convivenza civile, le quali sfuggono alla semplice Oxford academicsdistinzione tra destra e sinistra, a conservatori e laburisti. In un saggio recente, il giornalista David Goodhart ha coniato anche i nomi delle due fazioni: gli Anywhere (i «nessunluogo») contro i Somewhere (i «qualche luogo»), cioè coloro che non si sentono legati ad alcun luogo contro coloro che sono radicati in un luogo specifico. I due maggiori partiti, conservatore e laburista, hanno di fatto abbracciato l’ideologia dei Somewhere che – è quasi superfluo dirlo – sono il motore della Brexit. Così la vecchia guardia accademica, liberale e internazionalista, deve fare i conti con un movimento politico nuovo, che determinerà il futuro del Paese per almeno i prossimi trent’anni.

In questo primo giorno, Claudio ed io,abbiamo fatto la registrazione per l’accesso da studiosi, e siamo entrati nel restante 95% della biblioteca. Ma di questo parleremo domani!

 

 


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