Sulle orme di Tolkien 4: il convegno medievale

Leeds International Medieval CongressEssere a Leeds in questi giorni, ci dà la possibilità di partecipare al Congresso Internazionale Medievale (IMC), che lo splendido quadrante universitario di Leeds ospita dal 3 al 6 luglio. Organizzato dall’Istituto per gli Studi Medievali, sin dal suo inizio nel 1994, il congresso si è affermato come un evento annuale con una presenza di oltre 2.200 medievalisti provenienti da tutto il mondo. Quest’anno intervengono medievalisti provenienti da oltre 50 Paesi, con ben 2.000 interventi individuali e 600 sessioni accademiche, oltre a una vasta gamma di spettacoli, letture, tavole rotonde, escursioni e laboratori: l’IMC è la più grande riunione annuale d’Europa. In questo è molto simile all’International Congress on Medieval Studies che si svolge ogni a Kalamazoo, nel Michigan (Usa), ma che riunisce oltre tremila studiosi interessati agli Studi Medievali. Al suo interno, prevede il «Tolkien at Kalamazoo», la sezione dedicata a Tolkien, che ormai comprende 6 sessioni di conferenze, 2 sessioni sull’influenza sugli scrittori successivi, un conferenza filologica, due spettacoli, un dramma recitato e anche un incontro commerciale, tutti dedicati a J.R.R. Tolkien… Tra l’altro, quest’anno tutto l’evento è cresciuto moltissimo dando largo spazio a laboratori di calligrafia, lezioni di spada medievale e spettacoli dal vivo.
Leeds International Medieval Congress: Trono di SpadeIn occasione con l’inizio della nuova stagione di Game of Thrones il 16 luglio in Inghilterra (da noi in Italia in contemporanea con gli Usa alle 3 di notte del 17), i visitatori del campus possono farsi fotografare su una replica del Trono di Spade di Westeros, firmato dai membri del cast della serie della HBO. La cosa che però mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta è stata la Book Fair, la sezione dedicata agli editori specializzati sul Medioevo e il medievalismo: due ali dell’istituto completamente dedicate ai libri, con pubblicazioni mai viste. Saranno stati più di un centinaio di editori e oltre ventimila titoli: una cosa mai vista! Quando abbiamo fatto la pausa tutto l’edificio era peino di gente a comprare libri…

Una madrina d’eccezione

Leeds: Dimitra FimiQuest’anno il Congresso Internazionale Medievale di Leeds ospita ben 4 sessioni su Tolkien. Tutto questo si deve a Dimitra Fimi, che lavora da anni all’obiettivo di rendere permanente la presenza dello scrittore inglese negli studi di medievalismo e di aumentare ancor di più il numero delle sessioni. Invitata come ospite nel 2007, dal 2015 in poi ha organizzato sempre due sessioni sull’autore, che quest’anno sono appunto raddoppiate. È merito suo se la comunità degli studiosi ha un altro appuntamento fisso di alto livello in cui incontrarsi. In tre anni è praticamente un record!
Essendo appassionati e studiosi di Tolkien non potevamo non essere presenti, così dopo un carteggio di mesi, abbiamo deciso di declinare l’invito di essere ospiti, Leeds: International Medieval Congressma di essere presenti lo stesso a queste importanti sessioni. Il livello di prestigio di queste sessioni è molto alto. Basti pensare che molti degli interventi tenuti qui a Leeds sono poi stati pubblicati in una forma o nell’altra, cioè nei Tolkien Studies vol. 5 (quello di Carl Phelpstead), vol. 6 (di Ármann Jakobsson) o sono divenuti parte di un libro (come è successo a quello di Dimitra Fimi, pubblicato in Tolkien, Race and Cultural History: From Fairies to Hobbits).

Le sessioni e gli interventi

Leeds: Victoria Holtz-Wodzak, Aurélie Brémont, Yvette Kisor e Anahit BehroozLa prima sessione è iniziata nel pomeriggio, era intitolata J.R.R. Tolkien: Medieval Roots and Modern Branches (J.R.R. Tolkien: radici medievali e rami moderni) e vedeva per così dire le “nuove leve” impegnate nelle diverse relazioni. La caratteristica di questi incontri è che sono dedicati a specialisti e non si può venire a sostenere tesi poco fondate. Lo dimostra il trattamento riservato alle relatrici di questa sessione!
Yvette Kisor docente di letteratura inglese al Ramapo College del New Jersey (Usa) in Tolkien’s Beowulf: Translating Knights (Il Beowulf di Tolkien: tradurre i cavalieri) è stato un intervento molto tecnico in cui si evidenziava come Tolkien avesse tradotto la parola anglosassone per cavalieri in moltissimi modi diversi a seconda del contesto. Del resto, anche la parola per “uomo” in anglosassone poteva essere espressa in almeno dieci modi diversi che salivano a 22 se si specificava un determinato aspetto e caratteristica degli individui in questione.
Anahit Behrooz, dottoranda all’università di Edinburgo in Mappa Mundi to Mappa Middle-Earth: Positioning J.R.R. Tolkien’s Cartography between Medieval and Modern Practices (Dalla Mappa Mundi alla Mappa della Terra di Mezzo: collocare la cartografia di J.R.R. Tolkien tra gli usi medievali e quelli moderni) ha cercato di dimostrare come ci fosse stato un passaggio da un modello medievale di mappa creato da J.R.R. Tolkien a uno moderno con Christopher, che subentrò al padre soprattutto nella creazione delle mappe. Sull’intervento sono stati espressi diversi dubbi, soprattutto al momento delle domande legate alla nettezza delle affermazioni e alle poche fonti disponibili.
Aurélie Brémont dell’Université Paris IV – Sorbonne, in Tales of the Corrigan: From Folklore to Nationalist Reinvention (Racconti della Corrigan: dalla tradizione popolare alla reinvenzione nazionalista) ha messo in luce un aspetto interessante: i corrigan in Bretagna sono i folletti o i nani non le donne fatate! Lei ha mostrato come alcuni folcloristi bretoni (e tra questi la fonte diretta di Tolkien: Theodore Claude Henri Hersart de la Villemarque del 1846 con un testo che divenne uno standard) Leeds International Medieval Congressfossero così desiderosi di partecipare al movimento di rinascita celtica che già in Irlanda, Scozia e Galles aveva solide basi, da applicare l’archetipo celtico al folclore locale, modificando le poche ma fondamentali differenze, come l’assenza di una donna fatata nei racconti.
Victoria Holtz-Wodzak della Viterbo University a La Crosse, in Wisconsin (istituto privato di educazione cattolica e francescana), in Treebeard’s Priesthood and the Franciscan Sanctity of Tolkien’s Natural World (Il sacerdozio di Barbalbero e la santità francescana del Mondo Naturale di Tolkien) ha cercato di dimostrare come gli Ent fosse sacerdoti e pastori del loro gregge e come Barbalbero fosse ispirato alla santità francescana. Direi che il suo tentativo è fallito.

International Medieval Congress: Brad Eden, Kristen Larsen e Andrew HigginsLa successiva sessione era intitolata “New” Tolkien: Expanding the Canon (“Nuovo” Tolkien: espandere il canone) e ha visto tre splendidi interventi di noti studiosi.
Brad Eden, in Mirkwood as Otherness: ‘New’ Tolkien and the Liminal Forest (Bosco Atro come Alterità: il “nuovo” Tolkien e la Foresta liminale) ha messo a confronto i recenti studi medievali sulla cultura anglosassone rispetto all’uso della natura e l’uso che Tolkien fa dell’archetipo medievale della foresta come luogo «altro». Molto interessante!
Kristine Larsen in Magic, Matrimony, and the Moon: Medieval Lunar Symbolism in J. R. R. Tolkien’s “The Lay of Aotrou and Itroun” and “The Fall of Arthur” (Magia, Matrimonio, e la Luna: simbolismo lunare medievale nel Lai di Aotrou e Itroun e ne La caduta di Artù di J.R.R. Tolkien) ha mostrato come Tolkien fosse sempre attento alle rappresentazioni astronomiche anche nei poemi di ispirazione medievale, con in questo caso il rispetto dell’archetipo medievale legato al matrimonio della Luna e del Sole. Bellissimo!
Andrew Higgins, con A Secret Vice, the 1930s, and the Growth of Tolkien’s ‘Tree of Tongues’ (Un Vizio Segreto, gli Anni Trenta, e lo sviluppo dell’“Albero delle Lingue” di Tolkien) ha mostrato come lo sviluppo delle lingue inventate da Tolkien segua il modello della linguistica storica e in particolare gli studi di August Schleicher (1821-1868) e i suoi studi sulle lingue indoeuropee e la loro diversificazione nel tempo.
International Medieval Congress: Michael Wodzak, Brad Eden, Thomas Honegger e Dimitra FimiL’ultima sessione, la tavola rotonda dal titolo The Road Goes Ever On: The Future of Tolkien Scholarship (La via prosegue senza fine: tavola rotonda sul futuro degli studi tolkieniani), organizzata sempre da Dimitra Fimi e moderata da Carl L. Phelpstead, ha ospitato Brad Eden, Thomas Honegger, Michael Wodzak della Viterbo University del Wisconsin e la stessa Dimitra Fimi. Anche se si è discusso per poco più di un’ora, il tempo non è bastato ad affrontare tutti gli argomenti in questione. Posso citare l’amico Honegger che ha giustamente ricordato come i medieval studies non abbiamo ancora terminato il loro lavoro di critica delle opere tolkieniane, perché c’è bisogno ancora di molte edizioni critiche dei saggi e dei racconti di Tolkien, come quelle che Verlyn Flieger, Michael Drout, Dimitra Fimi e Andrew Higgins hanno fatto, ma per cui le competenze si stanno perdendo. I giovani studiosi di filologia germanica, infatti, non sono più in grado di leggere i manoscritti e conoscere bene le lingue germaniche cui Tolkien sempre faceva riferimento. Brad Eden e soprattutto Michael Wodzak hanno evidenziato come per parlare con competenza delle tematiche filosofiche bisogna conoscere bene le convinzioni religiose dello studioso, che vanno contestualizzate nel periodo storico. L’importanza del contesto storico è un altro elemento importante che uno studioso deve tener presente, perché molte idee erano per così dire nell’aria, tematiche calde in quegli anni, e non si può prescindere da esse. «Siamo nell’era della post-History of the Middle-earth… i documenti ci sono e vanno studiati alla luce delle pubblicazioni», ha detto Fimi, ricordando come è una cosa imprescindibile lo studio dei manoscritti. Sono, infine, moltissime le possibili linee di sviluppo della critica e molti i campi in cui c’è necessità di nuovi studi originali: Worldbuilding, linguistic, comparative analysis, invented languages, philosophical e persino critica letteraria. Leeds International Medieval Congress: al pubMa la Fimi ha voluto concludere con un segno di ottimismo: negli Usa, Inghilterra, Germania e persino Francia, il numero dei dottorati su Tolkien sta lentamente aumentando, da essi emergeranno sempre più studiosi che vorranno affrontare Tolkien in maniera seria e corretta. Perciò anche se lentamente, l’aria sta cambiando…
La serata è terminata in un battello trasformato in pub in un parco, con tanto di sbronza finale di alcuni dei relatori (non dico chi, solo che è un’americana esperta di astronomia!) e con un saluto a tutti i partecipanti. È finito così il nostro viaggio in Inghilterra, con tante soddisfazioni, tante novità e molti spunti di riflessione. Speriamo anche per i nostri lettori!

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ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo A Leeds un seminario e 4 conferenze su Tolkien
– Leggi l’articolo Sulle orme di Tolkien 1: l’AIST a Oxford e Leeds
– Leggi l’articolo Sulle orme di Tolkien 2: lo studio alla Bodleian
– Leggi l’articolo Sulle orme di Tolkien 3: a Leeds per il seminario
 
 


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1 Comment to “Sulle orme di Tolkien 4: il convegno medievale”

  1. Giovanni Costabile ha detto:

    Molto interessante invece lo spunto sul sacerdozio di Barbalbero, sarei stato davvero curioso di ascoltarlo! D’altra parte, come voi stessi riportate “Brad Eden e soprattutto Michael Wodzak hanno evidenziato come per parlare con competenza delle tematiche filosofiche bisogna conoscere bene le convinzioni religiose dello studioso, che vanno contestualizzate nel periodo storico” e il legame con il movimento francescano è proprio una delle connessioni più specificamente accertate della religiosità tolkieniana. D’altronde, se sempre si parla del lembas in relazione all’Eucaristia, cosa dire della bevanda offerta dall’Ent a Merry e Pipino? Non è forse paragonabile al vino eucaristico, venendo consumata dai due hobbit proprio insieme al lembas stesso?
    Il fatto che Tolkien utilizzi proprio la parola shepherd per gli Ent non è affatto casuale, essendo una di quelle parole anglosassoni che hanno assunto significato religioso in seguito alla conversione di quel popolo. Tolkien sta proprio suggerendo la nozione di un sacerdozio degli Ent, confermato peraltro dall’origine degli Ent riportata da Christopher nel Silmarillion, in un capitolo estrapolato ma di cui si avverte il sapore della invenzione di JRR.
    In una prossima pubblicazione esporrò la connessione cristica degli Ent alla luce del Ramo d’oro di Frazer, cosa che mi risparmio di anticipare. Ovviamente però sono consapevole che tutte queste ricerche lasciano il tempo che trovano di fronte a una possibile ricerca su Tolkien e la Guerra del Vietnam, molto più moderno e accattivante! Apocalypse Now? Capolavoro! 🙂

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