Gli Anelli del Potere: i Sette Anelli dei Nani

Canzone dei NaniNuovo capitolo degli approfondimenti dedicati ai gioielli nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. Inquadrando l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario, sono stati pubblicati i seguenti articoli: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter JacksonLa creazione dell’Unico Anello (prima parte) e (seconda parte), gli Anelli del Potere (prima parte), prima dandone una panoramica, poi trattando nel dettaglio i Tre anelli elfici: Vilya l’Anello d’Aria, Nenya l’Anello d’Acqua e Narya, l’Anello di Fuoco. Ora è la volta dei sette Anelli, quelli dei Nani.

Gli Anelli del Potere, i Sette

Alan Lee: I nani nello HobbitEntriamo ora in un campo dove la strada è ricoperta di frasche. Se per l’Anello Sovrano e i Tre Anelli Elfici avevamo a disposizione molte informazioni e riferimenti all’interno dei libri del Professor Tolkien, per quanto riguarda i Sette Anelli dei Nani dobbiamo cercare di desumere, nel senso migliore del termine, e intelligere il più possibile. Per comprendere meglio il tipo di anello di cui stiamo parlando, presupponendo senza base alcuna che il tipo di pietra usato per tutti e sette sia la stessa, possiamo avvalerci di alcune fonti riguardanti gli anelli: fonti antiche, rinascimentali e tardo ottocentesche, da cui Tolkien può aver tratto la filosofia di fondo. Sappiamo però che gli anelli dei Nani sono stati fra i primi ad essere stati creati con l’aiuto di Annatar, cioè Sauron, che pervertì gli anelli. Aveva infatti contribuito alla loro creazione, erano maledetti e infine tradirono chiunque li usò (1). Al tempo in cui la guerra stava devastando l’Eregion e le porte di Moria venivano serrate, il creatore dell’Unico Anello stava appropriandosi di tutti gli altri Anelli di Potere. Li distribuì allora agli altri popoli della Terra di Mezzo e fu così che i Nani entrarono in possesso dei loro (2). I Nani resistettero però al dominio dell’Anello, infatti «mal sopportavano il dominio di altri, e i pensieri dei loro cuori sono difficili da sondare e non potevano essere «stravolti in ombre» (3), come invece accadde per gli Uomini. «Si servivano degli anelli solo per ottenere ricchezze» (4).
Ira e bramosia d’oro s’accesero nei loro cuori. «Si dice che il fondamento di ciascuno dei Sette Tesori dei Re dei Nani di Ere passate fosse un anello d’oro; ma già molto tempo fa, tutti quei peculii sono stati saccheggiati, i Draghi li hanno divorati e, dei Sette Anelli, alcuni sono stati consumati dal fuoco, altri recuperati da Sauron» (5). Questo “consumati dal fuoco” credo che si possa intendere come “rifusi”. È purtroppo anche la fine della maggior parte degli anelli, dei bracciali, e delle opere di oreficeria non sacra della Storia. Trattandosi di manufatti in metalli preziosi, quali oro e argento perlopiù, all’occorrenza dovuta a fattori di tipo economico, prevalentemente, ma anche al variare dei gusti e degli stili della società, la triste sorte è quella della fusione, distruggendo così irrimediabilmente opere di pregio, livellandone il valore artistico e artigianale a quello di altri di minor qualità, almeno dal punto di vista storico.
Dunque ogni anello in possesso dei Nani era un anello d’oro. A quanto pare questo metallo scatenava in questo popolo gli istinti ritenuti universalmente più bassi. In effetti l’oro non era considerato da tutti un bene in età antica, perché comprometteva la cultura attraverso usi impropri, troppo fasto. Plinio il Vecchio espresse un giudizio negativo, arrivando ad affermare anche che l’oro è «pestis vitae; ad perniciem vitae repertum» (6). Vi erano anche coloro però che dicevano che l’oro, l’argento e le gemme «ipsa per se mala non sunt…», spiegando che è l’uso che se ne fa che ne determina la buona o cattiva funzione (7). «…l’aurum e l’argentum, frutti della terra e non del Cielo, sono anche pesi che trascinano l’anima verso l’angoscia, dove l’aspetta il Diavolo» (8), «ma dalla loro lavorazione possono derivare splendidi monilia… così come dal lapis si estrae la gemma» (9). Fu così per la Nauglafring, la bellissima collana creata dallo Gnomo Ufedhin e dai Nani Nauglath per Re Tinwelint (10), e per l’Arkengemma, il Cuore della Montagna (11). Una dualità interessante che ben rispecchia quella dei Nani.
Banner dei Nani di Lo Hobbit di Peter JacksonNon conosciamo il tipo di oro di cui erano fatti i Sette. Se possiamo accostare questi anelli allo stesso oro con cui venne creata la Nauglafring possiamo allora pensare che siano stati fatti di oro rosso (12), quindi di una lega ricca di rame, che ne determina il colore. Tuttavia possiamo farlo solo per un espediente letterario, dalle mie ricerche non sono infatti riuscito a trovare di che tipo sia questo oro.
Dovremmo ora approfondire il motivo di tale dualità da parte dei Nani, forti e resistenti da una parte, ma legati alle cose terrene dall’altra. È un tema che emerse già dai primordi della loro creazione. Fu il Vala Aulë a creare i Nani. Colui che plasmò tutte le terre (13). Vedremo in altra sede a chi ci riporta questa figura, per il momento ci atterremo alle cause della indole delle sue creature. Nel Silmarillion «si narra che i Nani furono inizialmente creati da Aulë nell’oscurità della Terra-di-Mezzo» (14). Per primi Aulë creò i Sette Padri dei Nani, da cui discesero tutti gli altri della loro specie. «Poiché erano destinati ad apparire nei giorni del potere di Melkor, Aulë rese i Nani forti e resistenti» (15). I Nani dunque resistettero al potere degli Anelli in virtù del fatto che erano stati generati per resistere a un potere anche più grande di quello di Sauron.
Da Yavanna (16), la sposa di Aulë, apprendiamo la seconda parte: «Poiché mi hai tenuto celato il tuo pensiero fino alla sua attuazione (17), i tuoi figli nutriranno scarso affetto per le cose del mio amore. Ameranno soprattutto le cose prodotte dalle loro mani, come del resto fa il loro padre. Scaveranno la terra, noncuranti delle cose che crescono e vivono sopra la terra» (18). Furono legati dunque alle cose terrene e a tutto ciò che vi proviene: metalli e pietre preziose (19).

La pietra dei Nani

SmeraldoIo ritengo, senza certezza alcuna, poiché le fonti non ce lo riportano, che la pietra di ognuno dei Sette Anelli dei Nani sia stata uno smeraldo. Abbiamo visto come Tolkien fosse fedele alla teoria dei quattro elementi e all’accostamento delle quattro pietre preziose principali. Riprendendo in mano I Trattati dell’Oreficeria e della Scultura di Benvenuto Cellini possiamo leggere: «Ora cominceremo a ragionare del gioiellare, e di quello che s’appartiene alla diversità delle gioie: le qual gioie non son altre che quattro, le quali son fatte per i quattro elementi, cioè il rubino è fatto per il fuoco, il zaffiro si vede veramente esser fatto per l’aria, lo smeraldo per la terra , e il diamante per l’acqua: et al suo luogo diremo alcune delle virtù loro» (20).
Lo smeraldo fa parte della famiglia del Berillo. È composto da silicato di alluminio e berillio, dove il colore è dato dal cromo per la maggior parte, dal ferro e dal vanadio. «E tanto è diletteuole il suo colore, che certo niun’altra Gemma ristora piu et allegra la uista» (21); «La forma de gli Smeraldi, accioche i suoi difetti non istiano nascosi, è piana nella superficie, accioche il colore egualmente risplenda, e le imagini ui s’imprimano» (22); «La uista affaticata ristora, e la fa più efficace» (23); lo smeraldo, a cui erano attribuite proprietà curative in diverse malattie oculari (24). Lo smeraldo per purificare i pensieri (25).
SmeraldoNel Liber Lapidarii, qui alias dicitur Practica Lapidum pretiosorum, et de compositione lapidis mineralis per principia Raymundi Lullii Maioricani, un testo alchemico che «si professa tradotto da un’opera catalana di Lullo» (26), cioè di Raimondo Lullo, viene detto che «prescrisse il suo uso (dello smeraldo) per Re Robert, quando fu turbato da un impeto di follia violenta, poiché “la pietra di smeraldo dona a chi la porti un grande sollievo, e nel corpo dell’uomo annienta l’impazienza e va contro al diavolo, che non potrà fare del male per mezzo di una tentazione malefica”» (27)… Quindi lo smeraldo, una gemma, si contrapponeva alla malvagità dell’oro corrotto, un metallo, su cui Sauron poteva imprimere il suo controllo.
A lungo i Nani, sin dal principio (28), sono rimasti nell’oscurità delle loro grotte, vivevano sotto le montagne, pertanto l’accostamento di una pietra che ristori loro la vista e la renda più efficace.

SmeraldoVi sono numerose storie riguardanti anelli che portano questa pietra. Vi era un anello particolare, quello di Policrate di Samo, che aveva incastonato uno smeraldo. Era stato gettato da Policrate nel mare al fine di scongiurare l’invidia degli dèi perdendo ciò che aveva di più caro, poiché era straordinariamente fortunato. Era un anello d’oro realizzato da un grande artigiano, Teodoro figlio di Telecle dell’isola di Samo (29). Era un anello con sigillo, dunque segno di regalità. In tempi antichi «i testamenti muniebantur (30) cogli annuli signatorii di sette testimoni» (31). Questo anello fa parte di quegli anelli che vengono ritrovati all’interno di pesci (32) ed Erodoto ci dice (33) che quando venne portato a Policrate in dono perché era stato ritrovato in un pesce che lo aveva mangiato, «il re comprese che è impossibile a un uomo sottrarre un altro uomo alla sorte che incombe su di lui…» (34). Era stato infatti Amasi, re d’Egitto a consigliare Policrate di gettare l’anello nel mare. Gandalf non poté salvare Thrain dal suo destino seppur in un contesto diverso.
«Policrate è ambivalente: tiene molto al suo anello con sigillo, ragion per cui vuole e non vuole riaverlo indietro, benché l’emozione dominante sia la paura dell’anello» (35). Ricorda un po’ l’atteggiamento di Gollum, anche se al contrario, a pensarci bene. Al Magdalen College di Oxford vi è un trattato (36) di Alberto Magno, il De mineralibus et rebus metallicis libri quinque, dove all’inizio vengono definite le gemme come pietre nelle quali predomina l’elemento acquoso su quello terroso, dando dunque un certo grado di translucidità (37). Nella seconda parte del primo libro vengono classificate le gemme in base al colore: «Le pietre verdi provengono tutte dalla stessa causa, la loro generazione da acqua limpida e da terra bruciata, e dall’intensità di questa varia l’intensità del colore» (38).
SmeraldoPer quanto riguarda l’importanza e la simbologia di questo colore una storia importante è quella di Sir Gawain e Il Cavaliere Verde. Il colore verde ricopre il ruolo di tramite, o di passaggio, per tutto l’arco dell’opera. Verde era la fascia che la dama diede a Sir Gawain ed è «il segno del fatto che egli ha in qualche modo e per qualche tempo infranto i confini tra vita e morte… La fascia verde è pur sempre un “dono dell’Altro Mondo” e costituisce un legame obiettivo con esso» (39). Un po’ come per i Nani: i loro Anelli sono i primi, o fra i primi, fra quelli che Sauron abbia donato. I Nani erano creature di Äule, quindi di una divinità creatrice e benigna, ma furono irretiti da una divinità creatrice, sempre, che operava nella direzione opposta. Sauron infatti li voleva soggiogare attraverso un inganno. Il mondo di Sauron è nella Storia di Tolkien l’“Altro Mondo”, anche se più corrotto e deturpato. La Cappella Verde del racconto, dove il Cavaliere Verde diede appuntamento sul finire dell’anno a Sir Gawain è «non una cappella, ma qualcosa come un tumulo o una grotta dallo squallido aspetto» (40).
È il colore associato alla Natura. Yavanna, la sposa di Aulë, quando era in forma di donna era alta e vestita di verde (41). È il colore della Natura «che si risveglia e si presenta nel massimo del suo rigoglioso vigore, ma altresì di quella della marcescenza, della decomposizione» (42).
Fiorire e splendere all’inizio per poi corrompersi. Basti vedere il declino dei Nani, e della sorte funesta della stirpe di Durin (43), per colpa dell’oro. “«L’unico potere che l’Anello esercitava su di essi era di infiammare i loro cuori rendendoli avidi d’oro e di oggetti preziosi, a tal punto che se non ne possedevano, ogni altra cosa pareva loro inutile e venivano colti dal furore e dal desiderio di vendetta» (44).
Il verde è anche il colore della Sapienza. Sappiamo che come allievo di Äule (45), Sauron aveva una profonda conoscenza dei metalli, ché insegnò anche agli Elfi dell’Eregion (46).
Il colore verde in certi contesti è indicato, nel mondo medioevale, come colore diabolico, cioè mortale e infero (47). Divenne colore ereticale, colore del diavolo, che tenta le creature.
«Nel II quarto del Duecento, il verde era stato il colore preferito degli abiti dell’imperatore Federico II, che lo mutuava forse dal costume trobadorico ma più probabilmente dalle vesti del suo sport preferito, la caccia col falcone. La propaganda ecclesiastica era però riuscita a presentare Federico come un eretico: e da allora l’abito verde ebbe un che di sospetto, pressoché di diabolico. Era verde il drago artigliato dall’aquila rossa nelle insegne del partito guelfo; ed era spesso verde appunto il grüne Teufel, il diavolo del folklore tedesco» (48).
Vi è insomma una dualità in questo colore, come nell’oro da quel che abbiamo visto, che ben rappresenta quella dei Nani nella Storia tolkieniana, come si può anche vedere dai due brani riportati qui sotto.

 

 

Pag. 324: Nel 1695 della Seconda Era Sauron invase l’Eregion e si impadronì della Casa della Mírdain. Celebrimbor tentò di difenderla, ma fu catturato e torturato. Rivelò dunque dov’erano i Sette anelli dei Nani, ritenendo che né i Sette, né i Nove fossero al pari dei tre anelli elfici.
Pag. 324/325: Nell’appendice A (III) del Signore degli Anelli, si legge che i Nani del popolo di Durin nutrivano la credenza che l’Anello di Durin III, Re di Khazad-dûm, gli fosse stato dato dai fabbri elfici in persona, non già da Sauron; ma dal testo in esame, nulla si apprende, sul modo con cui i Sette Anelli giunsero in possesso dei Nani.
Pag. 425: Thrór fece ritorno a Moria, dopo aver consegnato a Thráin l’ultimo dei Sette Anelli dei Nani in seguito all’assalto del drago Smaug alla Montagna Solitaria. Nel 2841 della Seconda Era Thráin partì per ritornare a Erebor, però nella parte a est dell’Anduin venne fatto prigioniero e portato a Dol Guldur. Lì gli venne preso l’Anello. Nel 2850 Gandalf arrivò a Dol Guldur e si imbatté in Thráin prima che morisse.
Pag. 429: Il via alla spedizione dello Hobbit. “Mi ricordai di un mio pericoloso viaggio, compiuto novantun anni prima, quand’ero entrato a Dol Guldur sotto mentite spoglie e ci avevo trovato un povero Nano morente nei pozzi. Non avevo la minima idea di chi fosse. Aveva una mappa che era appartenuta alla gente di Durin a Moria, e una chiave che sembrava fare il paio con la mappa, sebbene il Nano fosse ormai troppo fuori di sé per spiegarlo. E mi disse di essere stato in possesso di un grande Anello. Quasi tutti i suoi vaneggiamenti erano di questo tono. L’ultimo dei Sette, continuava a ripetere.
Pag. 429/430: …mi sembrò evidente che avevo raccolto le ultime parole di Thráin Secondo, sebbene non avesse detto il proprio nome né quello di suo figlio; e Thorin, com’è ovvio, ignorava che cosa ne fosse stato di suo padre, e mai gli capitava di parlare dell’ “ultimo dei Sette Anelli”.

[Da Racconti incompiuti, di J.R.R.Tolkien, La Storia di Galadriel e Celeborn
e di Amroth Re del Lórien, III edizione Bompiani marzo 2002]

 

Anni dopo Thrór, ormai vecchio, povero e disperato, diede al figlio Thráin l’unico grande tesoro ancora in suo possesso, l’ultimo dei Sette Anelli… A proposito dell’Anello, al momento del commiato disse a Thráin: «Questo potrebbe essere per te la base di una nuova fortuna, anche se pare poco probabile. Ma occorre oro per generare oro». Thrór partì con un suo vecchio compagno, Nár, per andare a vedere cosa potesse trovare e si recò a Azanulbizar, Moria, lasciando a suo figlio Thráin la vendetta contro Smaug.
L’Anello stava probabilmente diventando malefico, poiché il padrone si era risvegliato e lo spingeva verso la follia e la distruzione.
«Dell’Anello in questione possiamo dir qualcosa, a questo punto. I Nani del Popolo di Durin lo credevano il primo dei Sette a essere forgiato; e sostengono che al Re di Khazad-dûm, Durin III, lo diedero gli stessi fabbri Elfi e non Sauron, anche se era senz’altro impregnato del suo potere malefico, dato che egli aveva partecipato alla forgiatura di tutti e Sette. Ma i possessori dell’Anello non lo mostravano e non ne parlavano, e per lo più se ne separavano solo in punto di morte, talché gli altri non sapevano per certo dove fosse finito. Qualcuno pensava che fosse rimasto a Khazad-dûm, nelle tombe segrete dei re, a meno che non le avessero scoperte e saccheggiate; ma fra i congiunti dell’Erede di Durin si credeva (a torto) che Thrór lo portasse quando aveva commesso l’imprudenza di tornare lì. Che cosa ne fosse poi stato, non sapevano. Sul corpo di Azog non fu ritrovato.
Nondimeno è possibile che, come adesso credono i Nani, Sauron con le sue arti avesse scoperto chi aveva quell’Anello, l’ultimo rimasto libero, e che le singolari sventure degli eredi di Durin fossero in gran parte dovute alla sua malvagità. Perché i Nani si erano dimostrati indomabili con quel mezzo. L’unico potere che gli Anelli esercitavano su di loro era d’attizzare in cuore la cupidigia d’oro e di oggetti preziosi talché, in mancanza di questi, ogni altro bene sembrava senza valore, e venivano presi dalla rabbia e dal desiderio di vendetta contro tutti quelli che glieli sottraevano. Ma fin dall’inizio erano fatti di una tempra pervicacemente resistente a ogni tentativo di dominazione. Ucciderli era possibile, o spezzarli, non ridurli però a ombre sottomesse alla volontà altrui; e per lo stesso motivo nessun Anello poteva incidere sulla loro vita, né accorciandola né allungandola. Vieppiù Sauron li odiava in quanto possessori e desiderava espropriarli.
Pertanto fu forse in parte a causa dell’influsso malefico dell’Anello che, dopo qualche anno, Thráin divenne insofferente e insoddisfatto. La bramosia dell’oro era un’ossessione. Alla fine, incapace di sopportarla più a lungo, indirizzò i pensieri su Erebor e decise di tornarci. Non disse niente a Thorin di ciò che aveva in animo; ma assieme a Balin, Dwalin e pochi altri, si alzò, si accomiatò e partì».
Il testo continua… Thráin fu catturato e portato a Dol Guldur, come si seppe in seguito. Gli presero così l’Anello, l’ultimo dei Sette Anelli, nel 2845 della Terza Era. Morì a Dol Guldur 5 anni dopo, dopo aver dato a Gandalf la chiave di Erebor.
«Balin non troverà a Moria alcun anello»; «Thror lo diede a suo figlio Thráin, ma Thráin non lo diede a Thorin. Esso fu preso a Thráin con la tortura nelle prigioni sotterranee di Dol Guldur. Io arrivai troppo tardi», spiega Gandalf.

[Il Signore degli Anelli, Appendice A – sezione Il Popolo di Durin]

 

Thomas Lorenzoni

Note

  1. Da Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 364, Gli Anelli di Potere e la Terza Età, in cui questi racconti giungono alla loro conclusione, Superpocket, Bompiani, 2002
  2. Ivi, pag. 363
  3. Ivi, pag. 364
  4. Ibidem
  5. Ibidem
  6. Da “Racconti d’oro”: le testimonianze letterarie ed epigrafiche, di Daniela Rigato, pag: 75, in Oro Sacro. Aspetti religiosi ed economici da Atene a Bisanzio, a cura di Isabella Baldini, Anna Lina Morelli, Collana Ornamenta, 5, Ante Quem, Bologna, 2014. La frase in latino significa «piaga della vita; trovato per rovinare la vita»
  7. Si tratta di Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna nella prima metà del V secolo, che ne parla nei suoi sermoni. La frase latina significa «non sono malvagi in sé stessi». Da Nuovi simboli di ricchezza nell’Emilia Romagna paleocristiana attraverso le fonti letterarie, di Giovanni Assorati, pag:106, in Oreficeria in Emilia Romagna. Archeologia e storia tra età romana e medioevo, a cura di Anna Lina Morelli, Isabella Baldini Lippolis, Collana Ornamenta, 2, Ante Quem soc. coop., Bologna, 2010
  8. Da Nuovi simboli di ricchezza nell’Emilia Romagna paleocristiana attraverso le fonti letterarie, di Giovanni Assorati, pag:107, in Oreficeria in Emilia Romagna. Archeologia e storia tra età romana e medioevo, a cura di Anna Lina Morelli, Isabella Baldini Lippolis, Collana Ornamenta, 2, Ante Quem soc. coop., Bologna, 2010
  9. Da Nuovi simboli di ricchezza nell’Emilia Romagna paleocristiana attraverso le fonti letterarie, di Giovanni Assorati, pag:107, in Oreficeria in Emilia Romagna. Archeologia e storia tra età romana e medioevo, a cura di Anna Lina Morelli, Isabella Baldini Lippolis, Collana Ornamenta, 2, Ante Quem soc. coop., Bologna, 2010
  10. Vedi La Nauglafring: la Collana dei Nani, in Racconti Perduti, di J.R.R. Tolkien, pag: 270-307, IV edizione Bompiani febbraio 2002
  11. Vedi Il Popolo di Durin, in Appendici, III, ne Il Signore degli Anelli, di J.R.R. Tolkien, Posizione 26211, I edizione digitale 2011 da I edizione Bompiani Vintage: ottobre 2011
  12. Lo si desume dalle pagg: 273-274 di La Nauglafring: la Collana dei Nani, in Racconti Perduti, di J.R.R. Tolkien, IV edizione Bompiani febbraio 2002
  13. Da Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 25, Valaquenta, Novero dei Valar, Superpocket, Bompiani, 2002
  14. Ivi, pag: 45, Capitolo II, Aulë e Yavanna
  15. Ivi, pag. 47
  16. La Dispensatrice di Frutti, colei che ama tutte le cose che crescono sulla terra. Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 26, Valaquenta, Novero dei Valar, Superpocket, Bompiani, 2002
  17. Cioè la creazione dei Nani da parte di Aulë
  18. Da Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 47, Capitolo II, Aulë e Yavanna, Superpocket, Bompiani, 2002
  19. Per una maggiore comprensione rimando a Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pagg: 25, 26, Valaquenta, Novero dei Valar, Superpocket, Bompiani, 2002
  20. Da I trattati dell’oreficeria e della scultura, capitolo IV, Gioiellare, di Benvenuto Cellini, pag: 37, a cura di Carlo Milanesi, Felice Le Monnier, Firenze, 1857 in https://archive.org/details/bub_gb_Le_zqe4rIlsC/page/n103/mode/2up?view=theater
  21. Da LIBRI TRE, DI M> LODOVICO DOLCE; NEI QUALI SI TRATTA delle diuerse sorti delle Gemme, che produce la Natura, DELLA QUALITÀ, grandezza, bellezza et virtù loro, pag: 60, Giovanni Battista, Marchio Sessa, et fratelli, Venezia, 1565, in https://archive.org/details/LibriTreDiM.LodovicoDolceNeIQvaliSiTrattaDelleDiuerseSortiDelle/leonardi-c-libri-1565-RTL002831-LowRes/page/n3/mode/2up?view=theater 
  22. Da LIBRI TRE, DI M> LODOVICO DOLCE; NEI QUALI SI TRATTA delle diuerse sorti delle Gemme, che produce la Natura, DELLA QUALITÀ, grandezza, bellezza et virtù loro, pag: 71 (ma è un errore tipografico, si tratta della 61), Giovanni Battista, Marchio Sessa, et fratelli, Venezia, 1565, in https://archive.org/details/LibriTreDiM.LodovicoDolceNeIQvaliSiTrattaDelleDiuerseSortiDelle/leonardi-c-libri-1565-RTL002831-LowRes/page/n3/mode/2up?view=theater 
  23. Ibidem
  24. Da Un prodigio d’alchimia: il vetro nei monili del mondo antico, di Anna Maria Capoferro Cencetti, pag: 300, in Oreficeria in Emilia Romagna. Archeologia e storia tra età romana e medioevo, a cura di Anna Lina Morelli, Isabella Baldini Lippolis, Collana Ornamenta, 2, Ante Quem soc. coop., Bologna, 2010
  25. Da Jewellery, di Cyril Davenport, pag: 129, Methuen & Co. LTD, 36 Essex Street W.C., London, 1913. II edizione, in https://archive.org/details/JewelleryDavenport/davenport-c-jewellery-1913-RTL002345-LowRes/page/n7/mode/2up?view=theater 
  26. Da Magical Jewels of the Middle Ages and the Reneissance particularly in England, di Joan Evans, bibliotecaria del St. Hugh’s College di Oxford, pag: 88, Oxford at the Clarendon Press, 1922 in https://archive.org/details/MagicalJewelsOfTheMiddleAgesAndTheRenaissanceParticularlyInEngland/evans-j-magical-1922-RTL009513/page/n7/mode/2up
  27. “lapis smaragdinus donat portanti illum magnam mitigationem, et in corpore hominis destruit impatientiam, et obviat Diabolo tantum, quod non poterit facere malum per tentationem nociuam….”. Da Magical Jewels of the Middle Ages and the Reneissance particularly in England, di Joan Evans, bibliotecaria del St. Hugh’s College di Oxford, pag: 88, Oxford at the Clarendon Press, 1922 in https://archive.org/details/MagicalJewelsOfTheMiddleAgesAndTheRenaissanceParticularlyInEngland/evans-j-magical-1922-RTL009513/page/n7/mode/2up
  28. Vedi Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Aulë e Yavanna, Superpocket, Bompiani, 2002
  29. Da http://www.poesialatina.it/_ns/Greek/tt2/Erodoto/Policrate.html 
  30. Cioè «erano rafforzati»
  31. Da Di un anello e di un cammeo. Dissertazione epistolare di Monsignore Marino Marini prelato domestico di N.S. Protonotario Apostolico, Prefettto degli Archivi Vaticani, pagg: 6,7, Roma, Tipografia Salviucci, 1832 in https://archive.org/details/bub_gb_adjhg60NBLUC/page/n3/mode/2up?view=theater 
  32. Ho parlato un po’ di queste storie nella prima parte di La creazione dell’Unico Anello. Potete trovare queste storie in L’anello della verità, di Wendy Doniger, pagg 55-92, Adelphi, 2019.
  33. Erodoto, Le Storie, III, 40-43; anche Plinio narra la vicenda, Storia naturale, XXX-VII,2,4. Preso dalla nota 1 a pag: 62 di L’anello della verità, di Wendy Doniger, Adelphi, 2019
  34. Da L’anello della verità, di Wendy Doniger, pagg: 61 e 62, Adelphi, 2019
  35. Ivi, pag. 61
  36. Da Magical Jewels of the Middle Ages and the Reneissance particularly in England, di Joan Evans, bibliotecaria del St. Hugh’s College di Oxford, Oxford at the Clarendon Press, 1922, in nota 1 a pag: 84 in https://archive.org/details/MagicalJewelsOfTheMiddleAgesAndTheRenaissanceParticularlyInEngland/evans-j-magical-1922-RTL009513/page/n7/mode/2up
  37. La proprietà di far passare la luce attraverso il corpo e di mostrare gli oggetti al di là di questo
  38. Da Magical Jewels of the Middle Ages and the Reneissance particularly in England, di Joan Evans, bibliotecaria del St. Hugh’s College di Oxford, pag: 85, Oxford at the Clarendon Press, 1922 in https://archive.org/details/MagicalJewelsOfTheMiddleAgesAndTheRenaissanceParticularlyInEngland/evans-j-magical-1922-RTL009513/page/n7/mode/2up
  39. Dalla postfazione di Franco Cardini di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, J.R.R. Tolkien, a cura di Christopher Tolkien, pag: 168, Edizioni Mediterranee, Roma, ottobre 2009
  40. Dalla postfazione di Franco Cardini di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, J.R.R. Tolkien, a cura di Christopher Tolkien, pag: 166, Edizioni Mediterranee, Roma, ottobre 2009. Molto interessante è anche la nota 18 del Professor Cardini, che dice che il panorama sembra rimandare alla terra dei Tumulilande del Signore degli Anelli
  41. Da Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 26, Valaquenta, Novero dei Valar, Superpocket, Bompiani, 2002
  42. Dalla postfazione di Franco Cardini di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, J.R.R. Tolkien, a cura di Christopher Tolkien, pag: 172, Edizioni Mediterranee, Roma, ottobre 2009
  43. Per la storia riguardante l’unico dei Sette di cui si abbia notizia appartenuto alla stirpe di Durin, rimando a: Il Popolo di Durin, in Appendici, III, ne Il Signore degli Anelli, di J.R.R. Tolkien e Racconti incompiuti, di J.R.R.Tolkien, La Storia di Galadriel e Celeborn e di Amroth Re del Lórien, oltre a Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, Gli Anelli di Potere e la Terza Età, in cui questi racconti giungono alla loro conclusione per quanto riguarda i Sette in generale
  44. Da Il Popolo di Durin, in Appendici, III, ne Il Signore degli Anelli, di J.R.R. Tolkien, I edizione digitale 2011 da I edizione Bompiani Vintage: ottobre 2011
  45. Ho preso in considerazione la nota 7 delle pagg: 344, 345 di Racconti Incompiuti, di J.R.R. Tolkien, Circa Galadriel e Celeborn, a pag: 323 di La Storia di Galadriel e Celeborn e di Amroth Re del Lórien, Capitolo IV, III edizione Bompiani, marzo 2002
  46. Da Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 362, Gli Anelli di Potere e la Terza Età, in cui questi racconti giungono alla loro conclusione, Superpocket, Bompiani, 2002
  47. Dalla postfazione di Franco Cardini di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, J.R.R. Tolkien, a cura di Christopher Tolkien, pag: 169, Edizioni Mediterranee, Roma, ottobre 2009.
  48. Dalla postfazione di Franco Cardini di Sir Gawain e il Cavaliere Verde, J.R.R. Tolkien, a cura di Christopher Tolkien, pag: 175, Edizioni Mediterranee, Roma, ottobre 2009

 

RUBRICA TOLKIEN’S JEWELS:
– 1) Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo
– 2) L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson
– 3) La creazione dell’Unico Anello (parte 1)
– 4) La creazione dell’Unico Anello (parte 2)
– 5) Gli Anelli del Potere (parte 1)
– 6) Gli Anelli del Potere (parte 2): Vilya l’Anello d’Aria
– 7) Gli Anelli del Potere (parte 3): Nenya l’Anello d’Acqua
– 8) Gli Anelli del Potere (parte 4): Narya, l’Anello di Fuoco

– Leggi anche il Saggio Hobbit: gli Anelli del Potere di Norbert Spina

 

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Tolkien’s Jewels: ecco Narya, l’Anello di Fuoco

Copertina GioielliNuovo capitolo degli approfondimenti dedicati ai gioielli nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. Finora, per inquadrare l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario, sono stati pubblicati i seguenti articoli: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter JacksonLa creazione dell’Unico Anello (prima parte) e (seconda parte), gli Anelli del Potere (prima parte) e (seconda parte), in cui era presentato l’anello elfico chiamato Vilya, uno dei Tre anelli elfici. Dopo Nenya, l’Anello d’Acqua, oggi è la volta di Narya, l’Anello di Fuoco.

Narya l’Anello di Fuoco

Tre Anelli elficiCírdan il Carpentiere, signore di quei Sindar che ancora amavano le navi (1) e portatore dell’ “Anello Rosso”(2), cedette proprio questo interessante anello a Mithrandir quando giunse nella Terra di Mezzo. Círdan infatti vedeva più lontano e più in profondità di chiunque altro nella Terra di Mezzo, e accolse con gioia Mithrandir ai Porti Grigi, poiché sapeva donde egli venisse e dove sarebbe infine ritornato (3). «Prendi questo anello», gli disse, «perché ardue saranno le tue fatiche; esso ti sarà di aiuto nel corso delle tremende imprese che hai deciso di affrontare. Questo infatti è l’Anello di Fuoco e con esso potrai riscaldare i cuori in un mondo che diventa sempre più freddo. Quanto a me, il mio cuore è vicino al Mare, e io dimorerò sulle grigie sponde fino alla partenza dell’ultima nave. Ti aspetterò»(4). Ai Porti Grigi, alla fine de Il Signore degli Anelli, Frodo, Sam, Elrond, Bilbo e Galadriel accompagnati da Círdan in persona, trovarono Gandalf «che portava ora visibile al dito il Terzo Anello, Narya il Grande, e la Pietra era rossa come fuoco»(5).
Rubino 01La pietra in questione è un rubino (6). Fa parte della famiglia del corindone, è un minerale fatto di ossido di alluminio, di colore rosso per la forte presenza di cromo. Per durezza viene subito dopo al diamante, nella scala di Mohs. Anche in questo caso, come per lo zaffiro e il diamante, a questa pietra vennero attribuite proprietà magiche e curative a seconda dei secoli in cui le varie fonti ce ne parlano. In Li Nuptiali, un’opera scritta intorno al 1500 dall’Altieri, il rubino, che è «fatto di materia ardente denota il corpo, ricettacolo del cuore, ardente di fiamma amorosa»(7). Credo che questo passo descriva perfettamente le parole di Cìrdan ricordate poco fa. A rinforzare tale opinione giunge un testo già citato nelle ultime due parti dell’articolo, il Trattato dell’Oreficeria di Benvenuto Cellini, che nel IV capitolo, il Gioiellare, tratta della diversità delle gioie (che in questo caso sono le pietre preziose) e dice che «il rubino è fatto per il fuoco»(8).

Nella Terra di Mezzo

Tre Anelli ElficiTolkien non ci dice a quale dito, e di quale mano, Gandalf porti Narya, come d’altronde non lo dice di nessuno dei Portatori. Sappiamo solamente che fu l’ultimo dei Tre Anelli Elfici di cui si seppe qualcosa, e proprio alla fine. Prima che la Terza Era finisse gli Elfi vennero infatti a conoscenza dei luoghi e dei possessori dell’Anello di Zaffiro e di quello di Diamante. Ad Imladris, «nella bella valle di Gran Burrone», vi era infatti Vilya, nelle mani di Elrond; in Lothlórien era Nenya, tenuto da Galadriel.
L’“Anello Rosso”, quello di rubino, «invece, restò nascosto sino alla fine, e nessuno, salvo Elrond, Galadriel e Círdan, sapevano a chi fosse stato affidato»(9). Era stato dato a colui che più di tutti smosse gli animi e i cuori di tutti affinché i piani di Sauron fallissero. Gandalf era uno dei cinque stregoni, gli Istari, che erano stati inviati nella Terra di Mezzo dai Valar per assolvere vari compiti. «Proprio mentre in Bosco Atro si percepivano le prime ombre, ecco apparire, nelle regioni occidentali della Terra-di-Mezzo, gli Istari, che gli Uomini chiamarono Maghi»(10). Solo Círdan sapeva che venivano da oltre il Mare, e solo ad Elrond e a Galadriel lo rivelò(11). Erano questi dei Maiar, esseri di natura divina. Ognuno di loro faceva riferimento a uno o più Vala, gli esseri immortali delle Terre Occidentali in Aman. Essendo degli emissari giunti nella Terra di Mezzo, furono il ponte di collegamento fra gli dèi(12) che risiedevano al di là del Mare Occidentale e gli Elfi, gli Hobbit, i Nani e gli Uomini.

Il vero valore di un gioiello

Rubino 03«Esseri umani ed esseri divini si incontrano in uno spazio comune che è quello della rappresentazione…Questa osmosi tra mondo divino e mondo umano è fatta di gestualità ma anche di iconografia e di modi di rappresentarsi»(13). Elemento fondamentale di rappresentazione all’interno della Storia tolkieniana è appunto il gioiello. In questo caso è l’anello, Narya, a costituire la rappresentazione del fuoco animatore degli eventi, della volontà salvifica data a Gandalf, della speranza che a sua volta porta agli altri esseri della Terra di Mezzo.
In due anelli, ritrovati uno a San Lorenzo di Sebato, in provincia di Bolzano ed uno a Charli, nel cantone di Ginevra, vi è una dedica a divinità. Nel primo caso al Sole e alla Luna, nel secondo alla dea Venus. “In entrambi gli anelli il nome della divinità è in dativo, per sottolineare che l’oggetto, anche se personale e anche se indossato, era consacrato al dio, in modo da istituire uno stretto legame con il portatore e attrarre su di lui la protezione divina, poiché era ben viva e radicata la convinzione, di cui parla Aulo Gellio, traendo a sua volta la notizia dalle Antichità Egiziane di Apione, che l’anulare della mano sinistra fosse direttamente collegato al cuore….: l’anello dunque era l’ “anello”….di congiunzione fra uomo e dio, il simbolo tangibile del contatto fra umano e divino»(14). Questo per dire che Narya è sostanzialmente il fuoco che Gandalf, nei panni di Prometeo, porta agli uomini in maniera non velata, anzi con la benevolenza degli dei.
Rubino 02Gli Anelli Elfici hanno dunque un’importanza pari a quella dei loro Portatori, in un’era come quella descritta da Plinio il Vecchio che, nella Naturalis Historia, “si lamentò del fatto che l’uso degli anelli, durante la sua epoca, non era più funzionale, non più dunque sigillare, e della perdita di significato del metallo nei confronti delle gemme, dovuto all’affermarsi del gusto per la policromia….»(15), ma come possiamo intuire dalla Storia tolkieniana anche il metallo usato per la creazione di Narya ha una grande rilevanza, anche se celata. Da quanto abbiamo detto sembra che Gandalf sia proprio l’anello di congiunzione fra “uomo e dio”. Il processo di assimilazione fra umano e divino nel mondo antico è l’oro. In Egitto l’oro è la carne del dio(16). L’oro è per il filosofo Porfirio di Tiro “il materiale perfetto perché incorruttibile e in quanto tale l’unico ad essere degno della bellezza degli dei»(17), «grazie alla sua incorruttibilità, si pone in contrasto con la morte, offrendo un tramite tra la vita umana mortale e l’esistenza immortale degli dei»(18), e dalla testimonianza di Aulo Gellio e di Apione possiamo trarre anche dove veniva portato probabilmente Narya: all’anulare della mano sinistra.

Thomas Lorenzoni

Note

  1. Da The Silmarillion, di J.R.R.Tolkien, pag: 57, pag:59 di illustrated ebook
  2. Da The Silmarillion, di J.R.R.Tolkien, pag: 142, pag: 144 di illustrated ebook

  3. Da Il Signore degli Anelli, di J.R.R.Tolkien, Appendice B, Il Calcolo degli Anni (cronologia dell’occidente)

  4. Da Il Signore degli Anelli, di J.R.R.Tolkien, Appendice B, Il Calcolo degli Anni (cronologia dell’occidente)

  5. Da Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, di J.R.R.Tolkien, Capitolo IX, Libro VI, I Porti Grigi, Bompiani Vintage, 2000, 2003

  6. Da The Silmarillion, di J.R.R.Tolkien, pag: 138, pag:140 di illustrated ebook

  7. Da Rings, di Rachel Church, pag: 32, Thames & Hudson/Victoria and Albert Museum, 2017

  8. “Ora cominceremo a ragionare del gioiellare, e di quello che s’ appartiene alla diversità delle gioie: le qual gioie non son altre che quattro, le quali son fatte per i quattro elementi, cioè il rubino è fatto per il fuoco….” Da I Trattati dell’Oreficeria e della Scultura, Benvenuto Cellini, Capitolo IV del Trattato dell’Oreficeria, Gioiellare, pag: 37, Felice Le Monnier, 1857, Firenze, su https://archive.org/details/bub_gb_Gsh2BJGzZLEC/page/n103/mode/2up, pag: 104

  9. Da Gli Anelli di Potere e la Terza Età, ne Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 376, Superpocket, 2002

  10. Da Gli Anelli di Potere e la Terza Età, ne Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 378, Superpocket, 2002

  11. Da Gli Anelli di Potere e la Terza Età, ne Il Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag: 378, Superpocket, 2002

  12. I Valar sono effettivamente gli dèi di Arda. Tralascio ogni possibile discussione giustificata e giustificabile sulla Essenza di queste creature a causa della brevità del tempo e dello spazio di un articolo. Tuttavia possiamo dire che i filoni pricipali di discussione possono essere: quello cristiano cattolico e quello degli “dèi dei germani”, da cui Tolkien può aver preso spunto.

  13. Da “Tu apparirai d’oro, tu brillerai come l’elettro”. Gioielli e lusso nei santuari greci tra culto, devozione e assimilazione, di Luigi M. Caliò, pag: 35, in Oro Sacro, Aspetti religiosi ed economici da Atene e Bisanzio, serie Ornamenta, n. 5, a cura di Isabella Baldini, Anna Lina Morelli, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Ante Quem, marzo 2014

  14. Da Anelli d’oro iscritti offerti a divinità. Una ricerca preliminare, di Alfredo Buonpane, pag: 96, in Oro Sacro, Aspetti religiosi ed economici da Atene e Bisanzio, serie Ornamenta, n. 5, a cura di Isabella Baldini, Anna Lina Morelli, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Ante Quem, marzo 2014

  15. Da Oreficerie romane del Museo Civico Archeologico di Bologna, di Maria Teresa Guaitoli, pag: 51, in Oreficeria in Emilia Romagna. Archeologia e storia tra età romana e medioevo, serie Ornamenta, n. 2, a cura di Anna Lina Morelli, Isabella Baldini Lippolis, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Ante Quem, febbraio 2010

  16. Da “Tu apparirai d’oro, tu brillerai come l’elettro”. Gioielli e lusso nei santuari greci tra culto, devozione e assimilazione, di Luigi M. Caliò, pag: 46, in Oro Sacro, Aspetti religiosi ed economici da Atene e Bisanzio, serie Ornamenta, n. 5, a cura di Isabella Baldini, Anna Lina Morelli, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Ante Quem, marzo 2014

  17. Da “Tu apparirai d’oro, tu brillerai come l’elettro”. Gioielli e lusso nei santuari greci tra culto, devozione e assimilazione, di Luigi M. Caliò, pag: 46, in Oro Sacro, Aspetti religiosi ed economici da Atene e Bisanzio, serie Ornamenta, n. 5, a cura di Isabella Baldini, Anna Lina Morelli, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Ante Quem, marzo 2014

  18. Da “Racconti d’oro”: le testimonianze letterarie ed epigrafiche, di Daniela Rigato, pag: 77 in Oro Sacro, Aspetti religiosi ed economici da Atene e Bisanzio, serie Ornamenta, n. 5, a cura di Isabella Baldini, Anna Lina Morelli, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Ante Quem, marzo 2014

 

 

 

RUBRICA TOLKIEN’S JEWELS:
– 1) Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo
– 2) L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson
– 3) La creazione dell’Unico Anello (parte 1)
– 4) La creazione dell’Unico Anello (parte 2)
– 5) Gli Anelli del Potere (parte 1)
– 6) Gli Anelli del Potere: Vilya l’anello d’aria (parte 2)
– Leggi anche Saggi Hobbit: gli Anelli del Potere di Norbert Spina

 

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Tolkien’s Jewels: ecco Nenya l’Anello d’Acqua

Copertina GioielliContinuano gli approfondimenti dedicati ai gioielli nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. Finora, per inquadrare l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario, sono stati pubblicati i seguenti articoli: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter JacksonLa creazione dell’Unico Anello (prima parte) e (seconda parte), gli Anelli del Potere (prima parte) e (seconda parte), in cui era presentato l’anello elfico chiamato Vilya, uno dei Tre anelli elfici. Oggi si affronterà Nenya, l’Anello d’Acqua.

Nenya, l’Anello d’Acqua

Anelli cabochon e a punta 2«Al dito aveva Nenya, l’anello di mithril con un’unica pietra bianca che sfavillava come una stella di ghiaccio»(1). La portatrice di Nenya è Galadriel, l’unica che a quanto sappiamo non ereditò l’anello, quindi ne fu lei sempre la portatrice(2). «In verità, nella terra di Lórien, al dito di Galadriel, si trova uno dei Tre. Questo è Nenya, l’Anello di Adamante, e io ne sono la custode»(3). Al dito di Galadriel, dunque, si trova un diamante, la pietra più dura del mondo delle gemme. Anelli con diamante erano spesso scambiati nei fidanzamenti o ai matrimoni in epoca medioevale(4). Il diamante era, ed è tutt’ora, la gemma più dura e rappresentava quindi bene l’indissolubilità e la forza di un legame, insieme al cerchio senza fine costituito dall’anello(5). Riprendendo i Libri Tre di Lodovico Dolce apprendiamo: «ADAMANTE, cioè DIAMANTE, è pretiosissima pietra, laquale ha colore ferrugineo terso , e quasi di cristallo [….]ne cede a veruna materia, cioè ne a fuoco, ne a ferro. Onde prese il nome, il quale nella lingua Greca suona virtù indomita. […] I Diamanti di tutte queste sorti hanno virtù di scacciare il veleno: e cō tutto cio esso bevēdosi è mortal veleno. Resiste all’arte de’ venefici, e rimove le vane paure. [….] È contra le fantasme, e i terrori della notte(6). Fa anco chi lo porta ardito e virtuoso ne i maneggi di qualunque cosa(7).
Manoscritto Delle GemmeDi una “Virtù indomita” è invero Galadriel. Al dito dei Portatori, o comunque indossati, gli Anelli del Potere rivelavano ciò che è nel profondo del pensiero, e le intenzioni, come si evince anche da un passo de Lo Specchio di Galadriel: «Sappi, Frodo, che anche mentre parlo con te, io scorgo l’Oscuro Signore, e conosco le sue intenzioni, tutte le sue intenzioni verso gli Elfi. Ed egli non fa che scrutare, per leggere in me e nel mio pensiero; ma la porta è ancora chiusa!»(8). Il reame di Lothlórien era infatti preservato dalla Dama da tutti i suoi nemici, anche se non sarebbe durato ancora a lungo, se la missione di Frodo non fosse stata portata a termine. I fantasmi e i terrori della notte posso essere accostati nel nostro caso ai Nazgûl, e a tutte le creature di Sauron, che infatti non potevano entrare in Lórien. I componenti della Compagnia si ristorarono enormemente dalla permanenza in quella terra anche per questo motivo. Galadriel inoltre offrì loro splendide parole e ricchi doni, segno di un cuore puro e deciso.
Galadriel era Adamante, aveva tutte le qualità del diamante e dell’acqua, proprio come NenyaRiprendendo Benvenuto Cellini, che nel suo Trattato dell’Oreficeria accostò i quattro elementi a quattro pietre preziose, diremo: «Il diamante per l’acqua»(9). Lo Specchio di Galadriel era infatti una vasca d’argento bassa e poco profonda che poggiava su un piedistallo scolpito come un albero frondoso(10), che la Dama riempiva con l’acqua del ruscello d’argento. «L’acqua aveva un aspetto duro e cupo. Delle stelle vi si rispecchiavano»(11).
Galadriel - Ivan Cavini«Lo Specchio è una pericolosa guida delle nostre azioni»(12). «Non toccare l’acqua!»(13). L’acqua come sappiamo è fonte di vita per ogni creatura vivente, ma può anche essere insidiosa e oscura, gli esseri terrestri e volatili non scorgono subito cosa si celi al di sotto del pelo dell’acqua, in profondità. Questi aspetti possono essere associati anche al risvolto psicologico della Signora di Lothlórien.
Uno specchio riflette non solo ciò che è, ma anche ciò che si desidera e le nostre profonde vanità, in cui rischiamo di perderci irrimediabilmente.
«I raggi della Stella si rifrangevano su un anello che brillava al dito di Galadriel, come oro lucido placcato di luce argentata; una pietra bianca sfavillava, e pareva che la Stella del Vespro si fosse posata sulla sua mano»(14). Dopo che Frodo le offrì l’Anello, e la Dama fu al culmine del suo discernimento, Galadriel levò in alto la mano con Nenya, «che emanò una gran luce che illuminava solo lei»(15). Sam non vide l’Anello di Adamante, ma solo una stella che brillava attraverso il dito di Galadriel. Questo avvenne perché i Tre Anelli elfici erano nascosti agli occhi di chiunque non fosse un portatore.

Materiali nobili

NaniVi sarebbero delle considerazioni da farsi sul metallo nobile impiegato per l’anello di diamante e sul taglio della pietra utilizzata. Nenya è fatto di mithril. È questo un metallo durissimo, «più duro dell’acciaio temperato»(16), «Poteva lavorarsi come rame, e lucidarsi come vetro»(17), disse Gandalf. Anche le cotte di maglia dei nani erano fatte dello stesso metallo, infatti la famiglia Baggins ne aveva una regalatale proprio da questi eccellenti fabbri. Le scritte della porta di Moria erano in ithildin, fabbricato proprio dal mithril, usato dagli Elfi. Il suo valore era dieci volte superiore a quello dell’oro e, al tempo del viaggio della Compagnia dell’Anello, inestimabile(18). Argento di Moria o vero-argento era chiamato(19). Anche gli elmi delle Guardie della Cittadella di Gondor erano fatti di questo splendido metallo: «Risplendevano come fiamme d’argento»(20), e la corona del vessillo di Aragorn(21), così come i cancelli di Gondor dopo che furono ricostruiti(22).
Matt Stewart: "Galadriel"In un primo momento avevo pensato che potesse trattarsi di un metallo che veniva usato in tempi antichi, che si trova allo stato naturale. Ne avevamo parlato nell’articolo precedente, si tratta dell’elettro. Questo però è più simile all’oro che al “vero-argento”. Per l’affinità di Galadriel all’acqua e per il fatto che con questo metallo, in amalgama spesso con argento, si fabbricavano specchi(23), avevo pensato al mercurio. «Unico metallo liquido a temperatura ordinaria è splendente, lucido […]»(24) era chiamato hydrargyrum(25), parola latina che viene dal greco ydràrgyros cioè ydor=acqua e argyros=argento, e argento vivo, per la sua mobilità.
All’interno dei capitoli di Lórien ne Il Signore degli Anelli, almeno ne Lo Specchio di Galadriel e Addio a Lórien, vi sono molti elementi dell’ambiente che riportano all’argento. Lo Specchio di Galadriel era proprio una vasca d’argento, come abbiamo visto, ed era riempita con l’acqua del ruscello d’argento.

Il mithril e l’argento puro

Diamante tagli vecchiDopo aver consultato varie fonti, fra le quali il Bermannus(26) e il De Re Metallica(27) di Georgius Agricola(28), a parer mio il mithril è una felice combinazione di qualità di più metalli. L’argento è il metallo base, ma vi sono anche le qualità dei metalli della famiglia del platino, dello spècolo. Riprendendo il secondo articolo dedicato all’Anello Sovrano, che ritengo di oro puro, credo che il mithril sia una sorta di argento puro. L’argento puro ha una durezza fra i 2,5 e 3 della scala Mohs, leggermente superiore a quella dell’oro puro. «Di tutti i metalli l’argento è ritenuto quello che ha il massimo potere riflettente per la luce (….) visibile. Si sfrutta l’alto potere di riflettere la luce per la costruzione degli specchi. L’argento appare bianco perché ha la proprietà di riflettere tutti i diversi colori dello spettro visibile in modo abbastanza uniforme»(29). «In aria pura o in acqua pura l’argento è inalterabile a freddo e a caldo; se è al mille(30) anche riscaldato a temperatura elevata e poi raffreddato non mostra alterazione»(31). È ciò che abbiamo detto nel secondo articolo dedicato all’Anello forgiato da Sauron. Si scalda un pezzo d’argento finché diventa rosso e si lascia raffreddare: se cambia colore, verso il grigio o verso il nero, il metallo è impuro, quindi vi possono essere tracce di altri metalli. Se invece il colore rimane inalterato è puro, in genere(32).
«Aveva la bellezza del comune argento, ma non si offuscava, né si oscurava mai»(33). Questo e il fatto che fosse «più duro dell’acciaio temperato» mi inducono a pensare più alla tempra dell’anima, e che quindi almeno questo metallo si riferisca, e sia espressione, della Virtù. Un esempio ce ne dà Platone che, probabilmente riprendendo la favola delle età del mondo di Esiodo(34), nella Repubblica(35) raccontò favoleggiando che i più valenti fra gli uomini per governare erano stati creati dalla commistione con l’oro «e perciò sono i più preziosi fra tutti»(36). Gli ausiliarî furono creati invece dalla fusione con l’argento.
È interessante notare come Elrond e Galadriel guardarono e aiutarono la Tre Anelli ai Re degli ElfiCompagnia dell’Anello con le qualità dei governanti e custodi antichi: «Perciò l’Iddio ai governanti prescrive innanzi e sopra tutto di non essere di nessuna cosa così buoni custodi e di non guardare niente altro con altrettanta cura, quanto i loro figliuoli, e vedere cosa mai sia commischiata negli animi loro; […] e allorché da questi invece nascano alcuni con una vena d’oro(37) o d’argento, li onorino e li sollevino gli uni alla classe dei custodi, gli altri a quella degli ausiliarî […]»(38).

Il segreto del taglio

Storia tagli diamanteRitorniamo al diamante. Nella storia di questa pietra vi sono stati numerosissimi tentativi di darle un taglio che esaltasse al meglio la sua brillantezza. Tuttavia poco si sa sulla storia del taglio per il segreto che per un centinaio di anni tennero incisori e tagliatori. Probabilmente iniziò in India nel XIV secolo, e in Europa quando perse validità un editto che ne vietava il taglio; infatti si era ritenuto fino ad allora che alterare la forma naturale, o grezza, del diamante ne avrebbe distrutto le proprietà magiche(39).
Ad ogni modo, nella nostra Storia, Tolkien ci indirizza un pochino verso alcuni possibili tipi di taglio. I disegni della copertina della prima edizione de La Compagnia dell’Anello ci mostrano approssimativamente come avesse immaginato l’Anello Sovrano e i tre anelli elfici. Dust jacket design for The Fellowship of the RingIn basso a destra vediamo Nenya. Lo distinguiamo per il colore bianco della sua pietra. Ha un taglio che è forse una via di mezzo fra quello “a rosetta” e quello “a gradini”; entrambi si caratterizzano, come i primi tagli del diamante, per avere come terminazione superiore una punta acuminata o smussata, se non tronca. Ma, mentre il primo ha molte faccette(40) e una parte inferiore mancante, priva di padiglione, il secondo ha solo una faccetta della corona che possa essere vista di profilo come è nel disegno. Tuttavia quest’ultimo vi assomiglia nella parte inferiore. Ha infatti un padiglione e, come nel taglio a gradini, più basso rispetto alla corona.

Thomas Lorenzoni

 

Note

  1. Da Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, J.R.R. Tolkien, Capitolo IX, Libro VI, I Porti Grigi, Bompiani Vintage, 2000, 2003
  2. Ibidem, Appendice B, Il Calcolo degli Anni (cronologia dell’occidente)
  3. Ibidem, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo VII, Libro II, Lo Specchio di Galadriel
  4. Da Rings, di Rachel Church, pag: 17, Thames & Hudson, Victoria and Albert Museum, 2017
  5. Ibidem, pp. 17 e 32
  6. In un lapidario del 1100, all’interno di una raccolta di manoscritti, un autore riporta: «Adamas lapis est similis cristallo qui si claussus sit in argento ad modum crucis ualet contra inimicos et sompnia et fantasmata». Da Magical Jewels of the Middle Ages and the Renaissance particularly in England, Joan Evans, B.Litt., Librarian of St. Hugh’s College, Oxford, pag: 82, Oxford at the Clarendon Press, 1922
  7. Da Libri Tre, Lodovico Dolce, Libro II, pag: 28, Gio. Battista, Marchio Sessa, et Fratelli, Venezia, 1565
  8. Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo VII, Libro II, Lo Specchio di Galadriel, Bompiani Vintage, 2000, 2003
  9. Da I Trattati dell’Oreficeria e della Scultura, Benvenuto Cellini, Capitolo IV del Trattato dell’Oreficeria, Gioiellare, pag: 37, Felice Le Monnier, 1857, Firenze, pag: 104
  10. Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo VII, Libro II, Lo Specchio di Galadriel, Bompiani Vintage, 2000, 2003
  11. Ivi
  12. Ivi
  13. Ivi
  14. Ivi
  15. Ivi
  16. Ibidem, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo IV, Libro II, Un Viaggio nell’Oscurità
  17. Ivi
  18. Ivi
  19. Ivi
  20. Ibidem, Il Ritorno del Re, J.R.R. Tolkien, Capitolo I, Libro V, Minas Tirith
  21. Ibidem, Il Ritorno del Re, J.R.R. Tolkien, Capitolo VI, Libro V, La Battaglia dei Campi del Pelennor
  22. Ibidem, Il Ritorno del Re, J.R.R. Tolkien, Capitolo V, Libro VI, Il Sovrintendente e il Re
  23. Da Oreficeria Moderna, di Luigi Vitiello, pag: 91, Hoepli, 2005
  24. Ivi
  25. Dal seguente sito web
  26. Da De Re Metallica, di Georgius Agricola, Clueb, 2008
  27. Ivi
  28. Che ritengo ponti di collegamento fra il pensiero tradizionale antico e quello rinascimentale riguardo alla trattazione di argomento metallurgico
  29. Da De Re Metallica, di Georgius Agricola, Clueb, 2008
  30. Al mille, cioè puro nella scala usata in Italia per determinare il grado di purezza di un metallo. È l’equivalente convenzionale dei 24 carati
  31. Da De Re Metallica, di Georgius Agricola, Clueb, 2008
  32. Possono essere presenti altri metalli nobili come il Palladio, il Platino, ecc.
  33. Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo IV, Libro II, Un Viaggio nell’Oscurità, Bompiani Vintage, 2000, 2003
  34. Da La Repubblica, di Platone, III 415 a – 415 c, traduzione di Emidio Martini, nota a pag: 143, G.B. Paravia, Torino, 1940
  35. Ibidem, pp. 142, 143
  36. Ibidem, pp. 142
  37. Si tratta della famosa nota a pag: 143 del testo di cui parlavamo nella nota 34
  38. Da La Repubblica, di Platone, III 415 a – 415 c, traduzione di Emidio Martini, pag: 143, G.B. Paravia, Torino, 1940
  39. Da Oreficeria Moderna, di Luigi Vitiello, pag:76, Hoepli, 2005
  40. Servono queste ad aumentare la luminosità della pietra, a farle esprimere al meglio la sua brillantezza

 

RUBRICA TOLKIEN’S JEWELS:
– 1) Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo
– 2) L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson
– 3) La creazione dell’Unico Anello (parte 1)
– 4) La creazione dell’Unico Anello (parte 2)
– 5) Gli Anelli del Potere (parte 1)
– 6) Gli Anelli del Potere: Vilya l’anello d’aria (parte 2)
– Leggi anche Saggi Hobbit: gli Anelli del Potere di Norbert Spina

 

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Gli Anelli del Potere: Vilya l’anello d’aria (2)

Copertina GioielliContinuano gli approfondimenti dedicati ai gioielli nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. Finora, per inquadrare l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario, sono stati pubblicati i seguenti articoli: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter JacksonLa creazione dell’Unico Anello (prima parte) e (seconda parte). Oggi è la volta in cui si affronterà l’anello elfico chiamato Vilya, uno dei Tre che fanno parte degli Anelli del Potere, la cui prima parte è stata pubblicata qui.

Vilya, l’Anello dell’Aria

Tre Anelli ElficiNel precedente articolo si è scritto che i Tre Grandi Anelli avevano come compito di salvaguardare l’Opera dei Valar, di non far capitare nulla di innaturale alla Terra di Mezzo. Per un compito così importante vi era ovviamente bisogno di Elfi di un rango elevato, con caratteristiche e temperamenti al di sopra del normale. «Durante tutta la Terza Era soltanto i possessori dei Tre Anelli sapevano chi fossero gli altri proprietari. Ma in seguito si venne a sapere che essi erano dapprima stati nelle mani dei tre grandi Eldar: Gil-galad, Galadriel e Círdan» (1). L’ultimo Re Supremo dei Noldor nella Terra di Mezzo, Gil-galad, custodiva l’Anello dell’Aria. Ma Gil-galad morì a Mordor, insieme ad Elendil, nell’ultimo duello contro l’Oscuro Signore. Prima di morire, diede il suo anello a Elrond (2). «Al suo dito brillava un anello d’oro con una grande pietra blu, Vilya, il più potente dei Tre» (3).
Era dunque questo un anello d’oro da intendersi giallo, perché l’oro bianco era infatti una lega naturale (4), in varie proporzioni, di oro e argento, in ere antiche: l’Elettro (5). E aveva uno zaffiro, come apprendiamo dal Silmarillion (6) e per questo veniva anche chiamato nei libri l’Anello blu o l’Anello di zaffiro.
Anelli con lo ZaffiroSempre servendoci dei Libri Tre del Dolce vediamo quali erano ritenute le caratteristiche di questa bella pietra: “SAFIRO, cioè Zafiro è pietra di color Giallo, overo celeste molto chiaro a guisa di purissimo Azurro [….] alcuni dicono, che esso ha ottenuto cotal nome non dal colore, ma dalla virtù.
Fortifica il corpo [….] Fa chi lo porta pacifico, amabile, pio, e divoto, e informa l’anima alle buone opere. Discovre le fraudi, e sgombra le paure: serve anco molto alle arti Magiche; e dicesi parimente, che porge grande efficaccia alle opere di Negromantia. Col toccar solamente libera da carboni. Toccando gli occhi gli conserva e difende dalle varole” (7).
Gli zaffiri erano spesso usati sugli anelli episcopali, che dovevano essere d’oro con una pietra non tagliata, dati ai vescovi alla loro consacrazione. “Erano favoriti per il loro colore blu celestiale” (8). Furono descritti dallo scrittore Bartholomeus Anglicus che li paragonava al cielo durante il bel tempo (9).
Nei primi lapidari cristiani (10) troviamo altre informazioni utili: «Lo zaffiro preserva gli arti dalle ferite e chi lo indossa dalla frode, vince l’invidia, scongiura il terrore, libera dalla prigione, purifica gli occhi, raffredda il corpo e rende chi lo indossa amato da Dio e dagli uomini» (11).
Anelli con lo ZaffiroIl temperamento di Elrond si accostava molto a quello di un curatore, inteso come colui che è in grado di curare lo spirito e ristabilire la salute, come ad esempio nel caso di Frodo colpito da un pugnale Morgul (12), sia come colui che diede il via, e che curò a distanza, la spedizione della Compagnia dell’Anello. Si occupò della sfera spirituale, ed è quindi accostabile all’aria e al pneuma. È infatti il portatore dell’anello d’aria (13). Anche Benvenuto Cellini, il più grande fra gli orafi di tutti i tempi, ci dice che lo zaffiro è assimilabile all’aria: “Ora cominceremo a ragionare del gioiellare, e di quello che s’appartiene alla diversità delle gioie: le qual gioie non son altre che quattro, le quali son fatte per i quattro elementi […], il zaffiro si vede veramente esser fatto per l’aria, […]» (14).
Ho sottolineato nel passo di Dolce “discovre le fraudi” poiché Gil-galad ed Elrond, entrambi portatori di Vilya, furono gli unici a diffidare dalle parole di Sauron in veste di Annatar: «Di tutti i popoli della Terra, trovò che gli Uomini erano i più facili da sviare (15), provò tuttavia ancora a cercare di persuadere gli Elfi, ché sapeva essere dotati di maggior potere. Assunse dunque un bell’aspetto, il nome di Annatar, il Signore di Doni, e con fare da saggio girò per molte contrade degli Elfi per raggiungere il suo scopo, dove trovò chi lo accolse, tranne che nel Lindon, dove Elrond e Gil-galad nutrivano seri dubbi su di lui nonostante non lo avessero riconosciuto» (16).

Thomas Lorenzoni

Note

(1) Da Il Signore degli Anelli, Appendice B, Il Calcolo degli Anni: cronologia dell’Occidente (Bompiani Vintage, 2000, 2003).

(2) Da Il Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien, Appendice B, Il Calcolo degli Anni (cronologia dell’occidente) (Bompiani Vintage, 2000, 2003).

(3) Da Il Signore degli Anelli, Il Ritorno del Re, J.R.R. Tolkien, Capitolo IX, Libro VI, I Porti Grigi (Bompiani Vintage, 2000, 2003).

4 Da Oreficeria Moderna, di Luigi Vitiello, pag: 206, Hoepli, 2005. Vitiello dice «secondo alcuni autori» si tratta di una lega naturale. «Moderne ricerche tendono a ritenere elettro solo le leghe ternarie preparate artificialmente. Ancora oggi la mineralogia chiama elettro la varietà ricca di argento che si rinviene talvolta in natura».

5 Da Oreficeria Moderna, di Luigi Vitiello, pagg: 183, 206, Hoepli, 2005

6 Da Il Silmarillion, J.R.R. Tolkien, Gli Anelli di Potere e la Terza Età, pag: 363, Superpocket, 2002

7 Da Libri Tre, Lodovico Dolce, pag: 60, Gio. Battista, Marchio Sessa, et Fratelli, Venezia, 1565, sul seguente sito web.

(8) Da Rings, Rachel Church, pag. 10, Thames & Hudson/Victoria and Albert Museum, 2017.

(9) Da Rings, Rachel Church, pag. 10, Thames & Hudson/Victoria and Albert Museum, 2017

(10) Erano queste Opere nelle quali venivano descritte pietre di vario genere, comprese le preziose, e le loro virtù curative e talismaniche.

(11) Da Magical Jewels of the Middle Ages and the Renaissance particularly in England, Joan Evans, B.Litt., Librarian of St. Hugh’s College, Oxford, pag: 36, Oxford at the Clarendon Press, 1922, sul seguente sito web

(12) Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo I, Libro II, Molti Incontri, Bompiani Vintage, 2000, 2003

(13) Da Il Silmarillion, J.R.R. Tolkien, Gli Anelli di Potere e la Terza Età, pag: 363, Superpocket, 2002

(14) Da I Trattati dell’Oreficeria e della Scultura, Benvenuto Cellini, Capitolo IV del Trattato dell’Oreficeria, Gioiellare, pag: 37, Felice Le Monnier, 1857, Firenze, sul seguente sito web, pag: 104

(15) Da Il Silmarillion, J.R.R. Tolkien, Gli Anelli di Potere e la Terza Età, pag: 361, Superpocket,
2002

(16) Ibidem.

 

Copertina GioielliRUBRICA TOLKIEN’S JEWELS:
– 1) Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo
– 2) L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson
– 3) La creazione dell’Unico Anello (parte 1)
– 4) La creazione dell’Unico Anello (parte 2)
– 5) Gli Anelli del Potere (parte 1)
– Leggi anche Saggi Hobbit: gli Anelli del Potere di Norbert Spina

 

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Tolkien’s Jewels: gli Anelli del Potere (1)

Copertina GioielliContinuano gli approfondimenti dedicati ai gioielli nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. Finora, per inquadrare l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario, sono stati pubblicati i seguenti articoli: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson, La creazione dell’Unico Anello (prima parte) e (seconda parte).

Gli Anelli del Potere

Anelli di ZaffiroCome scritto in precedenza, la tematica dell’Anello è il leitmotiv della storia de Il Signore degli Anelli nonostante ricopra un ruolo importantissimo anche ne Lo Hobbit e nel Silmarillion, e il mito dell’Anello maledetto, dell’Anello del Potere, viene inoltre ripreso nei quattro movimenti de L’Anello del Nibelungo di Richard Wagner, fra i massimi compositori del 1800. Com’è raccontato nel Silmarillion, Sauron insegnò agli orafi elfi della Gwaith-i-Mìrdain a forgiare gli Anelli del Potere. Ne furono forgiati prima alcuni senza pietre ornamentali, come esemplari di prova per imparare; sono noti come gli Anelli Minori. Vennero poi creati sedici Grandi Anelli (i nove e i sette) per rallentare il decadimento e rendere la Terra di Mezzo bella quanto Valinor (). Indi gli Elfi, senza l’aiuto di Sauron ma basandosi sul suo know-how crearono tre ulteriori Grandi Anelli, e in segreto Sauron forgiò nell’Orodruin l’Unico Anello, per dominare tutti i possessori di Anelli. La caratteristica che a prima vista più discosta gli altri Anelli del Potere dall’Anello Sovrano è di avere una gemma. Ne Il Consiglio di Elrond, all’interno de Il Signore degli Anelli, è riportato: «I Nove, i Sette e i Tre avevano ognuno una gemma. Manoscritto Delle GemmeL’Unico al contrario non ne aveva: era rotondo e disadorno, come fosse uno degli Anelli Minori…»”1. Oggi per gemma si intende ogni materiale di origine organica o inorganica, naturale o realizzata in laboratorio che, per bellezza, rarità, colore, può essere usata come ornamento. In antichità, e per tutto il Medioevo e il Rinascimento, non era solo questo: agli anelli con le gemme venivano infatti attribuite proprietà magiche e curative2.
In un libro della seconda metà del 1500, che prende in esame testi di autori antichi quali Aristotele ed Avicenna, vi sono un po’ di storia e di caratteristiche di questo mondo meraviglioso, quale è quello delle gemme.
Il libro, o meglio i “libri tre” in questione, pubblicato nel 1565, narra le diuerse sorti delle Gemme, che produce la Natura, DELLA QUALITÀ, grandezza, bellezza, & virtù loro3 ed Manoscritto Delle Gemme 2è opera dello scrittore Lodovico Dolce, colui che attribuì il titolo di “Divina” alla Commedia di Dante.
Una gemma, nell’idea dei dotti del tempo, era un minerale che abbondava di humore acqueo4. Nonostante fosse composta da acqua non si liquefaceva, cosa che facevano invece i metalli, formati anch’essi dall’humor dell’acqua.
Dolce ci dice che la materia delle pietre preciose sono gli Elementi: e, come s’è detto, alcune piu abondano dell’humor dell’acqua insieme col secco terreo: e’t alcun’ altre abonda piu la parte del terreo, e men di quella dell’acqua5. Dunque gemme e metalli sono formati da un misto di acqua e terra, e questi due elementi sono dotati di più corpo e maggior sodezza di aria e fuoco, quindi generano più combinazioni di corpi. Quelle che più abbondano dell’acqueo e del secco propriamente Gemme Manoscritto Delle Gemme 3vengono dalla voce greca Gemmo, che in latino sarebbe risplendo, secondo il Dolce6.
Il Professor Tolkien doveva aver presente la teoria degli humori e quella dei Quattro Elementi, di cui non discuteremo approfonditamente qui. Aveva studiato i classici greci e latini anche se non erano i suoi preferiti, come sappiamo7. Leggendo ciò che viene detto riguardo gli Anelli del Potere e dei loro Portatori possiamo vedere che ogni anello corrisponde all’humore e all’elemento di chi lo indossa.

I Tre Anelli elfici

Tre Anelli«I Tre più belli sono stati nascosti dai Re degli Elfi e la sua mano non li ha mai sfiorati né macchiati»8. A quanto sappiamo gli Anelli elfici sono stati gli unici ad essere stati creati senza l’aiuto di Sauron, e quindi non subirono il suo influsso malefico; nonostante questo i Tre furono soggetti all’Anello Sovrano. Possedevano tuttavia grandi poteri per contrastarlo.
Al Consiglio, Elrond rivelò che i Tre non erano inattivi, ma che anzi vennero usati in quell’Era per curare la Terra di Mezzo dal male che la minacciava e avvelenava: «I Tre non sono inattivi. Essi non furono però fabbricati per servire come armi di guerra e di conquista: non è questo il loro potere. Coloro che li forgiarono non desideravano forza o dominazione, e non accumulavano tesori; cercavano di capire, fabbricare, e curare, onde mantenere ogni cosa immacolata. Gli Elfi della Terra di Mezzo vi sono in qualche modo riusciti, ed è costato loro molta sofferenza. Ma tutto ciò ch’è stato compiuto da coloro che posseggono i Tre si volgerà contro di essi per distruggerli, e rivelerà a Sauron la loro mente e il loro cuore, qualora il Nemico conquistasse l’Unico. Allora sarebbe meglio che i Tre Anelli non fossero mai esistiti. Questo è il suo scopo»9.
«Alcuni sperano che i Tre Anelli, che mai furono toccati da Sauron, siano infine liberati, permettendo così a chi li governa di risanare tutti i mali del mondo causati da lui. Ma può darsi che con la scomparsa dell’Unico i Tre perdano ogni potere, e molte cose belle svaniscano e cadano nell’oblio. Questo è ciò che io credo»10.
Tre Anelli ElficiCome sappiamo è proprio ciò che successe: i Tre persero il loro potere e, insieme ai loro portatori, attraversarono il Grande Mare. Curare inteso come «vigilare premurosamente» oltre che porre rimedio a un male già in atto. Quindi i Tre Grandi Anelli avevano come compito di salvaguardare l’Opera dei Valar, di non far capitare nulla di innaturale alla Terra di Mezzo. Per un compito così importante vi era ovviamente bisogno di Elfi di un rango elevato, con caratteristiche e temperamenti al di sopra del normale. «Durante tutta la Terza Era soltanto i possessori dei Tre Anelli sapevano chi fossero gli altri proprietari. Ma in seguito si venne a sapere che essi erano dapprima stati nelle mani dei tre grandi Eldar: Gil-galad, Galadriel e Círdan»11.

Thomas Lorenzoni

Note

1 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro II, Il Consiglio di Elrond (Bompiani Vintage, 2000, 2003).

2 Testi sulle proprietà delle gemme furono riscoperti e tradotti nell’Alto Medioevo, come quelli di Teofrasto e di Plinio il Vecchio. Marbodo, vescovo di Rennes, attribuì poteri magici, religiosi e simbolici a vari tipi di gemme. Vedi Rings, Rachel Church, pag. 10 (Thames & Hudson/Victoria and Albert Museum, 2017).

3 Da Libri Tre, Lodovico Dolce, frontespizio, Gio. Battista, Marchio Sessa, et Fratelli (Venezia, 1565), al seguente sito web.

4 Cioè di sostanza, essenza.

5 Da Libri Tre, Lodovico Dolce, pag. 7, Gio. Battista, Marchio Sessa, et Fratelli (Venezia, 1565), al seguente sito web.

6 Da Libri Tre, Lodovico Dolce, pag. 6, Gio. Battista, Marchio Sessa, et Fratelli (Venezia, 1565), al seguente sito web.

7 Da La Vita di J.R.R. Tolkien, di Michael White, pag. 49 (Bompiani, 2002).

8 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro II, Il Consiglio di Elrond (Bompiani Vintage, 2000, 2003).

9 Ibidem.

10 Ibidem.

11 Da Il Signore degli Anelli, Appendice B, Il Calcolo degli Anni: cronologia dell’Occidente (Bompiani Vintage, 2000, 2003).
Copertina Gioielli
RUBRICA TOLKIEN’S JEWELS:
– 1) Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo
– 2) L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson
– 3) La creazione dell’Unico Anello (parte 1)
– 4) La creazione dell’Unico Anello (parte 2)
– Leggi anche Saggi Hobbit: gli Anelli del Potere di Norbert Spina

 

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La creazione dell’Unico Anello (seconda parte)

Copertina GioielliContinuiamo la seconda parte dell’approfondimento sulla creazione dell’Unico Anello nelle opere di J.R.R. Tolkien. L’articolo fa parte della rubrica «Tolkien’s Jewels» curata da Thomas Lorenzoni, orafo fiorentino ed esperto tolkieniano. La prima parte la si può leggere qui: La creazione dell’Unico Anello (prima parte). In precedenza erano stati pubblicati i seguenti articoli per inquadrare l’argomento da un punto di vista storico e tecnico, oltre che letterario: Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo e L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson.

L’Anello della Fiducia

Anello della fiducia - anello d’oro recante la scritta ‘ God be my help at nede’. Inghilterra, 1400-1500Frodo si fidava di Gandalf, ciecamente. “con grande sforzo, parlò, meravigliandosi di udire le proprie parole, come se qualche altra volontà… comandasse la sua piccola voce. “Prenderò io l’anello”, disse, “ma non conosco la strada”1. Dico ciecamente perché ripose il suo volere nelle mani di un volere più grande, che rispondeva direttamente alla Volontà divina2, che sapeva che il Male è necessario per un’esigenza di moralità, trova la sua giustificazione, è un elemento che concorre al bene e che si risolve in quest’ultimo. “Tutto quello che sappiamo, ed anche questo in larga parte per diretta esperienza, è che il male agisce sempre con grande potenza e successi continui — inutilmente: preparando sempre e solamente il terreno affinché il bene inaspettatamente germogli”3. Riferendosi a Sméagol/Gollum, Gandalf disse a Frodo: “Egli è legato al destino dell’Anello. Il cuore mi dice che prima della fine di questa storia l’aspetta un’ultima parte da recitare, malvagia o benigna che sia; e quando l’ora giungerà, la pietà di Bilbo potrebbe cambiare il corso di molti destini, e soprattutto del tuo”4. Anche l’Anello sembrava dotato di una volontà propria, infatti “l’evento più straordinario in tutta la storia dell’Anello”5 fu l’arrivo di Bilbo nel momento preciso in cui l’Anello abbandonò Gollum per tornare dal proprio padrone. “Dietro a questo incidente vi era un’altra forza in gioco, che il creatore dell’Anello non avrebbe mai sospettata. È difficile da spiegarsi, e non saprei essere più chiaro ed esplicito: Bilbo era destinato a trovare l’Anello, e non il suo creatore. In questo caso, anche tu eri destinato ad averlo, il che può essere un pensiero incoraggiante”6. “Dietro di quello, c’era qualcos’altro al lavoro, dietro ogni disegno di colui che fece l’anello. Non posso dire di più se non che era stabilito che Bilbo trovasse l’anello, e dal suo facitore”7.
Le volontà superiori erano probabilmente quella di Eru Ilúvatar e dei Valar, e quella di Sauron. Sembra di trovarci in una storia di Fede pura. Siamo nella storia del piccolo Davide che affrontò il gigante Golia. Frodo partì per andare a distruggere l’Anello. Verso il Monte Fato l’Anello divenne sempre più pesante e alla fine Frodo cedette all’altra volontà, quella malvagia. Smeagol fu il tramite attraverso il quale l’Anello si fece ritrovare, quindi del maligno, ma fu anche il tramite della volontà soprannaturale partecipando agli eventi del Sammath Naur, cadendo nel magma incandescente dell’Orodruin. In questo frangente si realizzò ciò che Gandalf disse riguardo alla pietà di Bilbo nei confronti di Gollum. “Il bene del mondo dipende dal comportamento di un individuo in circostanze che gli richiedono sofferenza e sopportazione oltre la norma. Frodo si trovò in una situazione sacrificale: era votato al fallimento”8. “La salvezza del mondo e di Frodo stesso vengono raggiunte grazie alla sua capacità di perdonare le offese. In questo modo si libera del suo fardello”9. Grazie alla fede in Gandalf e alla sua capacità di perdonare Gollum, Frodo riuscì a staccarsi del fardello dell’Anello. Si potrebbe pensare che l’Anello fosse un anello di fiducia, dato che nei progetti divini nella Terra di Mezzo fu creato sì da un malvagio, ma che rispondeva ai piani del divino, perché alla fine l’oro è effettivamente incorruttibile.

Dall’Anello di Fede alla fede

Anello in argento visto da due punti diversi. Forse Italia, 1400-1500. Da una parte vi è la ‘fede’ di due mani giunte; dall’altra due mani stringono un cuore. Da “Rings”, di Rachel Church, Thames & Hudson/Victoria and Albert Museum, 2017“Il castone a cuore offerto da due mani poste intorno, caratterizza il fede ring uno dei generi più fortunati di anelli. Il fede ring, modellato in Inghilterra dagli orafi Fletcher e Knight fra 1820 e 1830, si ispira a modelli seicenteschi e settecenteschi, come quelli tuttora conservati al Victoria and Albert Museum. Il significato delle mani che porgono Anello d’oro di matrimonio smaltato con incastonato un diamante taglio a rosa. Inghilterra, circa 1706. Nel gambo porta la scritta ‘Dudley & Katherine united 26 Mar.1706’. Da “Rings”, di Rachel Church, Thames & Hudson/Victoria and Albert Museum, 2017il cuore riprende comunque quello delle mani strette in segno di amore e amicizia, già noto in età romana e conservatosi nella stretta di mano fra le persone che si incontrano. Tali anelli ebbero grande diffusione fra le più diverse fasce sociali divulgando anche a livello popolare modelli inglesi. Solo a partire dalla fine dell’Ottocento furono soppiantati dal diffondersi della fede matrimoniale a banda10. La descrizione dell’Anello di Tolkien assomiglia un po’ al moderno anello matrimoniale. Gli inglesi, per tradizione, usano per le fedi l’oro a 22 carati11.

L’Anello nella mitologia

Knut Ekwall, Der Ring des Nibelungen, 1876Il Professor Tolkien fece molto probabilmente ottimo impiego dei suoi studi riguardo la mitologia e la letteratura germanica, norrena e anglosassone. Fra le ispirazioni ed i prestiti possiamo trovare ad esempio infatti la “Terra di Mezzo”, dove vivono i personaggi dei suoi libri, gli orchi, gli elfi e le figure spettrali, il drago, nel Beowulf12, un poema epico alto medioevale, di cui Tolkien fece una delle traduzioni che era pronta nel 1926, ma che dovette aspettare molti anni prima di essere pubblicata. Nel poema vi sono moltissimi riferimenti alle usanze dei sovrani di elargire anelli come dono ai propri guerrieri per le loro imprese, siano esse state appena compiute o da venire. La stessa sala all’interno di Heorot viene chiamata la “Sala degli anelli”13. Il Beowulf ci mostra come in antichità gli anelli fossero una dimostrazione del potere del sovrano, e come coloro che ricevevano anelli da lui ricercassero la sua protezione e si ponessero sotto la sua ala. Sauron, presentatosi agli Elfi nella Seconda Era come “Annatar”, elargitore di doni, sotto mentite spoglie insegnò loro molte tecniche relative all’arte di lavorare i metalli14. Si comportò come un re pre-vichingo, anche. Come nel Beowulf, donò gli anelli ai re degli Elfi, dei Nani e degli Uomini15 per tenerli in suo controllo, oltre che per premiarli. Non deve esserci stato solo questo poema fra i testi da cui attinse Tolkien. L’Edda16 di Snorri Sturluson, del XIII secolo, deve essere stato un altro. Nel testo viene spiegato l’uso di certe parole e certe frasi rispetto ad altre per mezzo delle kenning17, ad esempio: “Hnoss viene chiamato tutto ciò che è splendido e prezioso, gioiello dunque, dal nome della figlia della dea Freyia e di Ódhr, che era stupenda. Sua madre piangeva lacrime d’oro rosso quando aspettava Ódhr che partiva sempre per lunghi viaggi, e possedeva la collana Brísingamen”18. All’interno dell’Edda troviamo gli Skáldskaparmál, ovvero “Il linguaggio poetico”, ideato per educare professionalmente gli scaldi, cioè i poeti letterati19. Ci viene tramandato come, nella tradizione, un anello particolare abbia generato una storia interessante20. Attraverso l’utilizzo di una kenning un uomo di nome Aegir chiese a Bragi, figlio di Odino, e Dio legato alla Poesia, perché l’oro sia chiamato “chioma di Sif”21. Per rispondere, Bragi raccontò la storia del taglio dei capelli della moglie di Thórr e le vicende che seguirono fra cui vi è la forgiatura di un anello d’oro, da parte dei nani Brokkr ed Eitri, chiamato Draupnir, e andato al padre degli dei Ódhinn, da cui ogni nove notti sgocciolavano otto anelli di ugual peso. Uno dei punti fondamentali per chiarire le possibili origini dell’Anello, però è nella kenning successiva.
“Qual è la ragione per cui l’oro è detto ‘riscatto della lontra’?”22. Tre fra gli dei principali della mitologia nordica erano in viaggio. Vicino a un fiume, Loki il Dio degli inganni, uccise una lontra che in realtà era figlio di un contadino. Questi chiamò gli altri suoi figli, Fáfnir e Reginn che legarono gli dei e questi ultimi si offrirono di pagare un riscatto. Il contadino scuoiò la lontra e disse loro di riempire d’oro rosso la pelle, solo allora il risarcimento sarebbe stato tale. Odino, che era fra i tre dei della storia, inviò allora Loki nel paese degli Elfi neri, e questi giunse dal nano che aveva nome Andvari che era in acqua in forma di pesce. Loki lo prese e per riscatto gli chiese tutto l’oro della sua caverna. Il nano trattenne però un piccolo anello d’oro. Loki lo vide e gli ingiunse di consegnarglielo, ma il nano era restio perché grazie a quell’anello avrebbe potuto far crescere un altro ‘tesoro’. Il Dio glielo prese comunque e se ne andò, allora il nano maledì l’anello e dichiarò che sarebbe stata la rovina di chiunque l’avesse posseduto. E infatti fu così. I figli del contadino uccisero il padre per bramosia, dopodiché Fáfnir ingiunse a Reginn di andarsene subito dato che non aveva intenzione di dividere l’oro con lui, si infilò l’elmo del terrore del padre, salì in una landa e si scavò una tana, si trasformò in un drago e si accovacciò sull’oro.
Seguono le vicende in cui Reginn raccontò al figlio adottivo Sigurdhr dove avrebbe potuto trovare Fáfnir con un grande tesoro, l’uccisione del drago e di Reginn e l’appropriazione dell’oro da parte di Sigurdhr. Compreso l’anello. Poco dopo questo venne donato alla valchiria Brynhildr23, come dono di nozze da parte di Sigurdhr che aveva in quel momento le sembianze di Gunnar, mentre lei gli dona a sua volta un anello…
L’anello venne rubato24 da Loki, proprio come Gollum accusò Bilbo Baggins di avergli rubato il suo: “Ladro! Ladro! Ladro! Baggins! Noi lo odiamo, lo odiamo, lo odiamo per sempre!”25. Vi è il tema della maledizione, proprio come Sauron imprigionò, con una maledizione nell’Anello26, a sé tutti gli altri anelli caduti sotto la sua influenza, e i loro portatori. Ovviamente vi sono anche, fra le fonti, le cinque versioni de La Saga dei Volsung27 che raccontano le imprese di Sigurd e Brynhild. All’interno vi è la sottrazione del tesoro al nano Andvari, come nell’Edda, nel quale vi è l’anello Andvaranaut che venne maledetto. L’Anello è il leitmotiv della storia de Il Signore degli Anelli nonostante ricopra un ruolo importantissimo anche ne Lo Hobbit e nel Silmarillion, ed il mito dell’Anello maledetto, dell’Anello del Potere, viene inoltre ripreso nei quattro movimenti de L’Anello del Nibelungo di Richard Wagner, fra i massimi compositori del 1800.

Il 1800, secolo medioevale, e l’occhio

Occhio di Maria Miles Heyward, dipinto da Edward Greene Malbone, circa 1802. New York, Metropolitan Museum of ArtNel 1800, secolo in cui nacque Tolkien, vi furono “il gioiello sentimentale, i gioielli da lutto, il gioiello etnico, e quello nazionale in cui vi fu un recupero romantico delle tradizioni popolari e medioevali da mettere in rapporto con il nazionalismo e il romanticismo. La borghesia europea preferiva il recupero delle forme medioevali, che sembravano giustificare storicamente le passioni risorgimentali per il formarsi degli stati nazionali. In Irlanda il nazionalismo portò a una ripresa dei modelli celtici in una serie di spille anulari, chiuse o aperte alle estremità, con lunghi aghi che si appuntavano alle vesti. In Inghilterra il nazionalismo scozzese divulgato dai romanzi di sir Walter Scott lanciò la moda delle spille in metallo a disco, a semiluna o ad anello, intarsiate con agata tagliata a strati. Le forme erano ispirate alle fibule che assicuravano alla spalla sinistra il tartan scozzese”28. Negli ultimi decenni di questo secolo venne creato anche un nuovo movimento, Arts and Crafts, ad opera di John Ruskin e William Morris29. Tali artisti ed intellettuali propugnarono l’importanza del lavoro artigianale, in netta contrapposizione all’industria, basato sulla concezione delle antiche corporazioni medioevali. Se i romanzi ebbero un’influenza sulla gioielleria è possibile che alcuni tipi di gioielli abbiano influenzato in una certa misura la letteratura. A proposito dei gioielli sentimentali appare una figura particolare: “I gioielli sentimentali proprio per il loro forte contenuto emozionale contengono numerosi simboli amorosi: il cuore, i cupido, l’ancora, la freccia, la fiaccola ardente, la colomba, il chiavistello la chiave. Molti di questi simboli sono ripresi dall’arte neoclassica e possono essere letti in maniera diversa a seconda che l’amato sia vivo o morto.
Forti sono anche i legami con il simbolismo tradizionale e con quello religioso di alcune tipologie di gioielli sentimentali. In alcuni medaglioni e spille inglesi databili fra il 1800 e il 1820 compare la miniatura di un solo occhio… l’invenzione di questo tipo di gioiello è attribuita, probabilmente erroneamente, a Richard Cosway (1740-1821), …”30. Un anello del genere, con un occhio, può essere un anello sentimentale per alcuni, ma può aver suscitato altri sentimenti in altri. In sostanza potrebbe non essere solamente letteraria l’idea per l’Anello.
A proposito dell’Anello Bilbo disse a Gandalf: “A volte mi sembra come un occhio che mi guarda fisso e a ogni momento sono tentato di metterlo al dito e di sparire, sai?31”. Può essere nata da un tipo di anello come quelli con l’occhio, oppure semplicemente guardando un anello d’oro dalla parte dove viene infilato. Il saggio continua “….ma il motivo dell’occhio affonda le sue origini nel geroglifico egizio simbolo di Osiride, ripreso nel Rinascimento come simbolo di Dio e largamente diffuso nella Rivoluzione francese come simbolo della Ragione e della Saggezza. L’occhio assume anche un significato apotropaico di protezione che si concretizza sia nell’occhio di Allah, usato come amuleto nei paesi arabi, sia nei tondi dipinti sulla prua a protezione delle barche dei pescatori. Tutti questi contenuti esoterici, storici e magici convivono pacificamente nei gioielli inglesi e l’occhio inscritto in un triangolo raggiato compare anche su una corniola incastonata in un anello russo, datato al 1800 e di proprietà dello zar Nicola II32”.
Evil-eye. Malocchio“L’Occhio”. Sauron si presentò sotto questa forma, un “malocchio”. Era, questo, anticamente ritenuto una forza malefica generata da un bagliore malevolo33, mentre altri pensarono che fosse una specie di forza soprannaturale che gettava o rifletteva uno sguardo malevolo, come era ritenuto ad esempio dalle fonti classiche, quali Plutarco34. Per combatterlo si usavano anticamente vari rimedi. Uno di questi era il Nazar, un amuleto, un talismano, ritenuto in grado di combatterlo. In turco è noto col nome nazar boncuğu e storicamente è chiamato gökçe munçuk, cioè “perlina blu”, “occasionalmente contornata da un bordo giallo o dorato”35. “Poi all’improvviso se lo mise all’occhio, e scoppiò a ridere. Per un attimo gli Hobbit videro l’immagine, comica e impressionante al tempo stesso, del suo occhio blu intenso incorniciato da un cerchio d’oro”36. In fondo, come dice la bella Baccador agli Hobbit nella casa di Tom Bombadil, “Sappiate che nulla può attraversare porte o finestre e nulla penetra in questa casa, salvo il chiarore della luna e delle stelle e il vento della cima del colle”37.

L’Anello d’Oro

Lingotto d’oro. Foto dalla mia bottegaEsistono molti tipi di oro. I metalli nobili, in oreficeria e in gioielleria, si lavorano sempre in lega. Proprio per questo esistono degli indicatori, per riconoscere quanto metallo principale entra all’interno della lega, e quanto metallo vi è stato aggiunto. Avrete sentito parlare di “oro a 18 carati”, oppure di “oro a 750”. Sono la stessa cosa, solo si usano scale diverse per misurare il quantitativo di metallo principale nella lega. Il metallo aggiuntivo, ha un preciso scopo; spesso, molti scopi diversi. Possono essere estetici, quindi far diventare il metallo principale di una sfumatura o di un colore diverso dal suo. Possono essere meccanici, per cui il metallo può acquisire maggior resistenza fisica e/o chimica. La lega a 750 di oro si avvicina per la resistenza chimica al metallo nobile38. Sono alcuni degli esempi che si possono fare. Questa è una tabella39 relativa ad alcuni tipi di oro che si possono ottenere, ad esempio per creare un anello:

Tipi e colori di oro

Tipi di oro
Anello d’oro. Foto dalla mia bottegaPrendendo come esempio un paio di fedi, saranno create dallo stesso filo e poi tagliate, ritorte e messe in forma. Questo procedimento si esegue sia per un significato simbolico, nel quale è come se da una pianta ne germogliassero altre due, l’essere fatti della stessa sostanza, sia perché gli anelli abbiano lo stesso colore. È difficile che un anello o qualsiasi altro manufatto di oreficeria sia fatto in oro puro, dato che questo è il più duttile e malleabile dei metalli. Si deformerebbe praticamente subito, al minimo urto. Ma quello della Storia di Tolkien è un anello magico, al cui interno vi è la sostanza maligna del creatore, perciò non può rompersi, né può essere nascosto, perché “questi sono Anelli che si fanno ritrovare”40. La Volontà che si pone in un manufatto, e che acquista apparentemente volontà propria, è molto più potente e forte della materia di cui è composto.
Ne Il Signore degli Anelli troviamo molte descrizioni riguardanti l’Anello. Sappiamo ad esempio che era un anello d’oro, “Durante il discorso aveva giocherellato con l’anello d’oro nascosto in tasca: il suo magico anello”41, che “era liscio e uniforme”42, “tondo e disadorno”43, che era un anello di un certo valore qualitativo, “L’oro sembrava molto bello e puro, e Frodo ammirò la ricchezza e lo splendore del colore, la perfezione della forma. Era un oggetto straordinario e di altissimo pregio”44, “È del tutto liscio e non troverai né un graffio né un punto logoro”45, ed inoltre era piuttosto spesso rispetto ad un anello comune, “L’anello sembrava più spesso e pesante che mai”46. Inoltre l’Anello “non aveva sempre le stesse dimensioni e lo stesso peso. Si rimpiccioliva e si espandeva in maniera curiosa, e a volte scivolava all’improvviso da un dito al quale poc’anzi aveva stretto47”. Quando viene tramandato un anello, è possibile allargarlo o stringerlo a seconda del dito del futuro portatore. Per allargarlo si apre l’anello, tagliandolo in un punto per tutta la sua larghezza e inserendo un pezzetto della stessa lega48 in mezzo all’apertura. Questo viene successivamente saldato, e l’anello viene rimesso a misura e pulito. Per stringerlo viene tolto un pezzetto e l’anello viene risaldato. La pulitura che segue è magica. Attraverso l’utilizzo di carte abrasive e di spazzole si riesce a far scomparire il segno della saldatura. Solo un occhio attento può notare il segno dell’apertura precedente. Un anello che abbia vissuto a lungo avrà visto numerosi rimaneggiamenti, e la sua storia è visibile anche attraverso questi segni.
Frodo Hands the Ring to GandalfL’ultima prova, a cui Gandalf sottopose l’anello, non rivelò soltanto la scritta di fuoco ed il fatto che si trattasse dell’Anello del Potere. Dopo averlo buttato nel fuoco, “L’anello non subì alcuna apparente trasformazione”49. Inoltre “Lo stregone rimase in piedi fissando il fuoco, quindi, dopo essersi chinato per prendere l’anello con le molle e posarlo davanti al camino, lo raccolse subito50, perché “è perfettamente freddo51. Gandalf incitò Frodo ad accertarsene anche lui, “Prendilo”52. Il fatto che l’anello, quindi anche l’oro, non abbia subito alterazioni, e il fatto che appena tolto dal fuoco fosse freddo sono due caratteristiche di un particolare tipo di oro. “Gandalf lo guardò alla luce. Sembrava fatto di oro puro e solido”53. L’Anello è un anello di oro puro. Una delle prove che viene fatta per vedere se un gioiello o un pezzo di metallo sia di metallo puro, fin dall’antichità, è proprio la prova del fuoco. Viene riscaldato, e se il colore non si altera significa che è puro. Lo possiamo constatare attraverso un passo54 che ho trovato in uno dei manuali per gli orafi: “Il comportamento dell’argento e delle sue leghe al riscaldamento è già descritto da Plinio (I secolo); se un truciolo su una lastra di ferro viene riscaldata al rosso e non si altera, l’argento è puro; se raffreddato ha colore verso il rosso, la qualità è inferiore; se nero, il valore è nullo”. Lo stesso vale per l’oro. “In generale un metallo ha temperatura di ricottura più bassa di una sua lega”55. Quando l’oro è puro, poco dopo aver fatto la prova del fuoco, è possibile prenderlo in mano quasi subito, perché ha bisogno di una minor temperatura di ricottura per poter essere pronto alla lavorazione e quindi disperde il calore molto prima.

Thomas Lorenzoni

Note

1 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro II, Il Consiglio di Elrond, Bompiani Vintage, 2000, 2003

2 La Realtà in Trasparenza, Lettere 1914-1973, lettera 64 del 30 Aprile 1944, Bompiani, 2001, 2002

3 La Realtà in Trasparenza, Lettere 1914-1973, lettera 64 del 30 Aprile 1944, Bompiani, 2001, 2002

4 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

5 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

6 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

7 La Realtà in Trasparenza, Lettere 1914-1973, lettera 192, Bompiani, 2001, 2002

8 La Realtà in Trasparenza, Lettere 1914-1973, lettera 181, Bompiani, 2001, 2002

9 La Realtà in Trasparenza, Lettere 1914-1973, lettera 181, Bompiani, 2001, 2002

10 Da Donne e gioielli nella società ottocentesca: una questione di apparenza, di Gabriella Bucco, pagg: 29,30, in Gioielli in Italia. Donne e ori. Storia, arte, passione, Atti del convegno di studio, a cura di Lia Lenti, Quarto convegno nazionale tenutosi a Valenza, 5-6 ottobre 2002, Marsilio, 2003

11 Da Oreficeria Moderna, pagg. 202, Luigi Vitiello, Hoepli, 2005

12 Da Beowulf, tradotto da J.R.R. Tolkien, pag: 33, Bompiani, 2014

13 Da Beowulf, tradotto da J.R.R. Tolkien, pag: 153, Bompiani, 2014

14 Da The Silmarillion, di J.R.R. Tolkien, pag. 138, illustrated ebook

15 Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

16 Edda, di Snorri Sturluson, Adelphi, 2017

17 Si tratta di una frase poetica che sostituisce, attraverso l’uso di una perifrasi, un nome proprio o un oggetto. “In essa vi è un meccanismo per cui ogni nome è motivato da un accadimento mitico, da un modello originario del mondo. Sapere un nome significa ricordare quel modello”. Per maggiori approfondimenti Introduzione di Giorgio Dolfini all’Edda, pagg. 31-36, Adelphi, 2017

18 Dall’Edda di Snorri Sturluson, pagg. 84, 85, Adelphi, 2017

19 Dall’Introduzione di Giorgio Dolfini all’Edda, di Snorri Sturluson, pag.15, Adelphi, 2017

20 Come ci dice Tom Shippey nel suo Vita e Morte dei grandi vichinghi, Odoya, Bologna, 2018, a pagg: 88-93 e 98-104, il racconto su questo anello non è l’unico, sono almeno cinque i testi in cui è narrata la storia, tuttavia prendo in esame questo

21 Dall’ Edda, di Snorri Sturluson, pag.141, Adelphi, 2017

22 Dall’ Edda, di Snorri Sturluson, pag.143, Adelphi, 2017

23 Da qui rimando a Shippey per un approfondimento di alcune tematiche quali la “lite delle regine Vita e Morte dei grandi vichinghi, di Tom Shippey, pagg. 98-106, Odoya, Bologna, 2018, anche se prende in esame altre versioni della storia

24 Per i temi della sottrazione e della maledizione rimando a un articolo reperibile in rete riguardo gli Anelli Brancaster, secondo il quale uno di questi particolari anelli avrebbe ispirato il Professor Tolkien

25 Da The Hobbit, di J.R.R.Tolkien, The Lord of the Rings Collection

26 “Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli, Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli” da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

27 Per un approfondimento rimando a Tom Shippey, Vita e Morte dei Grandi Vichinghi, pagg: 87-93 e 98-106, Odoya, 2018

28 Da Donne e gioielli nella società ottocentesca: una questione di apparenza, di Gabriella Bucco, pag: 27-47 in Gioielli in Italia. Donne e ori. Storia, arte, passione, Atti del convegno di studio, a cura di Lia Lenti, Quarto convegno nazionale tenutosi a Valenza, 5-6 ottobre 2002, Marsilio, 2003

29 William Morris fu anche scrittore e venne considerato fra le fonti di ispirazione di Tolkien

30 Da Donne e gioielli nella società ottocentesca: una questione di apparenza, di Gabriella Bucco, pag: 29, in Gioielli in Italia. Donne e ori. Storia, arte, passione, Atti del convegno di studio, a cura di Lia Lenti, Quarto convegno nazionale tenutosi a Valenza, 5-6 ottobre 2002, Marsilio, 2003

31 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo I, Libro I, Una festa a lungo attesa, Bompiani Vintage, 2000, 2003

32 Da Donne e gioielli nella società ottocentesca: una questione di apparenza, di Gabriella Bucco, pag: 29, in Gioielli in Italia. Donne e ori. Storia, arte, passione, Atti del convegno di studio, a cura di Lia Lenti, Quarto convegno nazionale tenutosi a Valenza, 5-6 ottobre 2002, Marsilio, 2003

33 Da Ross, C, “Hypothesis:The Electrophysicological Basis of the Evil Eye Belief”. Anthropology of Consciousness, 2010, 21: 47–57

34 Nei Moralia, Libro VII e Plinio il Vecchio in Naturalis Historia, Libro VII, 2

36 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo VII, Libro I, Nella Casa di Tom Bombadil, Bompiani Vintage, 2000, 2003

37 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo VII, Libro I, Nella Casa di Tom Bombadil, Bompiani Vintage, 2000, 2003

38 Da Oreficeria Moderna, di Luigi Vitiello, pag: 183, Hoepli, 2005

39 Da Oreficeria Moderna, di Luigi Vitiello, pag: 206, Hoepli, 2005

40 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

41 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo I, Libro I, Una festa a lungo attesa, Bompiani Vintage, 2000, 2003

42 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

43 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro II, Il Consiglio di Elrond, Bompiani Vintage, 2000, 2003

44 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

45 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

46 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

47 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

48 Della lega il più vicino possibile alle caratteristiche di quella dell’anello

49 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

50 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

51 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

52 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

53 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

54 Da Oreficeria Moderna, di Luigi Vitiello, pag: 183, Hoepli, 2005

55 Da Oreficeria Moderna, Luigi Vitiello, pag. 116, Hoepli, 2005

 

Tolkien ai tempi del coronavirus

Angelo Montanini: Gandalf vs il Covid19– Consigli su Tolkien ai tempi del coronavirus
– Quando la Grande Peste oscurò la Terra di Mezzo
– Il Salone di Torino in virtuale parla di Tolkien
– I video dell’AIST: Tolkien e la verità delle fiabe
– Gli audio dell’AIST: Shippey e Honegger su Tolkien e i Classici
– Gli audio dell’AisT: Iperborea e Fahreneit
– Anteprima de Le Due Torri nella traduzione di Ottavio Fatica
– Tre interviste integrali da I Quaderni di Arda
– Recensione al libro Colui che raccontò la grazia di Mauro Toninelli
– Saggio AIST: Non c’è bisogno di eroi di Thomas Honegger

 

Copertina GioielliRUBRICA TOLKIEN’S JEWELS:
– 1) Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo
– 2) L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson
– 3) La creazione dell’Unico Anello (prima parte)
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La creazione dell’Unico Anello (prima parte)

Copertina GioielliEsistono molti tipi di anelli al mondo. Sono tanti quanti gli usi a cui sono stati destinati dai loro creatori, dai loro portatori o dalla comunità o società in cui sono inseriti. Vi sono anelli che rappresentano, anelli simbolo, rappresentazioni di realtà immaginate dall’umanità in varie misure. Vi sono anelli di matrimonio, anelli recanti un sigillo, anelli della memoria, anelli dell’oblio, anelli ritrovati in posti impensabili, anelli magici. Un anello è un pegno verso qualcuno o qualcosa. Soprattutto, però, un anello racconta una storia, e questa ha molti modi di venire a galla.

Storie di anelli e pesci

Stemma della città di Glasgow- un salmone con un anello in bocca“Il ritorno di un anello dalle acque profonde è paragonato al ritorno dei morti in una vecchia storia irlandese che narra di un salmone: ‘Quell’anello non tornerà dal luogo in cui si trova finché i morti non torneranno in vita’1”. In un antico racconto popolare tedesco un uomo gettò intenzionalmente il proprio anello nel Reno. L’anello di questa leggenda opera come una specie di esca luccicante2. Anche il magico anello di re Salomone finì nel ventre di un pesce3. Erodoto narrò del tiranno Policrate, che per scongiurare l’ira degli dei gettò il suo anello d’oro in mare. Nonostante questo, pochi giorni dopo un pescatore prese un grosso pesce e lo donò al re. Al suo interno vi era proprio l’anello, che era ritornato dal tiranno4. Una variante del mito si ritrova in una leggenda usata per spiegare l’usanza dello “Sposalizio del Mare”, dove il Doge di Venezia gettava ogni anno il suo anello d’oro nell’Adriatico come pegno di matrimonio: “l’anello fu poi trovato in un pesce servito alla tavola del doge quasi un anno dopo5.” Un salmone con un anello in bocca figura sullo stemma della città di Glasgow, in Scozia, che ricorda come san Kentigern pescò un salmone nel fiume Clyde e all’interno vi trovò un anello di proprietà della regina, o di una popolana a seconda delle versioni6.
Non solo gli anelli vengono ritrovati all’interno dei pesci, ma sembra che svolgano un’importante vicenda anche all’interno della Storia tolkieniana. Nell’anno 2 della Terza Era7, Isildur, che era entrato in possesso dell’Anello del Potere, cadde in un’imboscata degli orchi sulla sponda orientale del Grande Fiume, l’Anduin. Tuffatosi in acqua, l’Anello Sovrano gli scivolò dal dito. Isildur tornò ad essere visibile, dunque, e gli orchi lo uccisero con le frecce8. “E lì, negli stagni profondi in mezzo ai Campi Iridati l’Anello uscì dalla leggenda e nessuno ne seppe più niente9”. Nel 2953 della Terza Era vi fu l’ultima assemblea del Bianco Consiglio dove fu discussa la questione degli Anelli. Saruman finse di aver scoperto che l’Anello, sceso lungo il corso del Grande Fiume, l’Anduin, scomparve nel Mare10. Ma Gandalf, dopo aver continuato ad osservare e ad aspettare, ché ebbe irrequietezza nonostante le parole di Saruman, venne rimesso in allerta dalle parole di Bilbo dopo la Festa, nel 300111; troppo oscure e troppo anormali per essere esperite da un’anima come la sua. L’anello magico che aveva “vinto” da Gollum era sospetto. Capì che una potenza oscura e mortale era all’opera, quindi da allora dedicò i suoi giorni alla ricerca della verità, a cercare notizie riguardanti la storia dell’Anello12. Ricostruendo gli eventi, Gandalf notò che vi era un popolo che viveva lungo le sponde del Grande Fiume. Pensava che si trattasse di un popolo affine agli avi degli Hobbit Sturoi, di cui faceva parte una creatura curiosa e intrigante, Sméagol. Un giorno del lontano 246313, insieme all’amico Déagol, prese una barca e i due scesero fino ai Campi Iridati. Déagol, rimasto solo a pescare sulla barca, ché Sméagol si mise a gironzolare sulle rive del Fiume, prese all’amo un grosso pesce che lo trascinò fuori dalla barca giù nel fondo. Lì vide qualcosa che luccicava e l’afferrò. Tornato a riva, vide con meraviglia che nel palmo della mano melmosa aveva un anello d’oro che brillava e scintillava al sole. Sméagol si avvicinò furtivo all’amico e gli chiese di dargli l’anello poiché era il “suo compleanno”. Déagol rifiutò e dopo una lotta furibonda Sméagol uccise l’amico e si appropriò dell’anello. Esiliato dalla nonna, che era a capo del popolo, per aver iniziato a rubare e a compiere azioni malvagie a causa del potere dell’anello, l’ormai maledetto Sméagol si rintanò lontano, in una piccola caverna da dove nasceva il torrente, sotto le Montagne Nebbiose. “L’Anello lo seguì nelle ombre e colui che lo aveva forgiato non ne seppe mai niente, nemmeno quando il suo potere riprese a crescere e a rinforzarsi14”. Per 471 anni15 rimase con il suo tesoro nella caverna, proprio come un drago, finché un bel giorno l’Anello se ne andò17 e fu trovato da Bilbo Baggins nel 294118.

Volontà e Fuoco

Monte FatoL’Unico Anello venne creato dal fuoco divoratore di Sauron oltre che dal fuoco di Monte Fato. Il fuoco di Monte Fato, nonostante le devastazioni esterne, era un fuoco della Natura, né buono né malvagio, serviva chi se ne serviva. Infatti, come vi fu forgiato l’Anello, vi fu distrutto. La volontà di questo anello, invece, era necessariamente malvagia, cercava di corrompere e di sottomettere. Era la trasposizione della volontà di Sauron.
Un anello, in quanto gioiello, è anche un segno: “Da sempre il gioiello ha posseduto una funzione di segno: segno contro le forze negative e protezione per chi lo indossa; segno che sanciva l’appartenenza a un gruppo; segno del potere, del ruolo sociale; segno come testimonianza di una promessa, di un vincolo. Il gioiello è proiezione visibile della personalità di chi lo indossa19”, un efficace rivelatore dell’‘io’.
Saruman, giunto nella Terra di Mezzo, si era dedicato allo studio dell’Unico Anello. Non l’aveva mai visto, ma ne era rimasto vittima e voleva possederlo20. Analogamente, è quel che successe a Bilbo, che non riusciva a staccarsi dal “suo” anello: “È mio, ti dico, è la mia proprietà, il mio tesoro; sì, il mio tesoro21”. Così succede spesso anche agli artefici, però. Io stesso in passato sono rimasto “imprigionato” dalle mie opere. Non riuscivo a separarmene. La bellezza della materia, l’effetto specchio che viene prodotto dopo la lucidatura finale, la geometria delle forme, soprattutto quelle degli anelli, evocano qualcosa di antico, eppure fresco tutt’ora. Anello d'argentoSono archetipiche. Si crea un legame, una trasposizione della Volontà, quindi sia di quella in potenza che di quella in atto, dell’Anima e dello Spirito, dunque. È questo che Sauron pose nella sua Opera creando l’Unico Anello. È ciò che ha fatto anche J.K.Rowling con gli Horcrux di Voldemort. Subito dopo a “è il mio tesoro” dovremmo chiederci se mettere un punto esclamativo o un punto di domanda, se farsi irretire o essere liberi nella scelta. Il mio professore di filosofia teoretica all’Università di Bologna, Maurizio Malaguti, un giorno spiegò alla classe cosa significasse scegliere. Mi colpì, nel discorso, l’utilizzo di due metalli in particolare, in un determinato contesto: “l’argento alchemico è il discernimento. La fedina di fidanzamento significa ‘io fra tutte scelgo te’. L’oro della fede è la conferma di tale scelta”. La scelta, ovviamente, deve essere fatta sulla persona e dalla persona. Il legame si può stringere con la persona amata, ma deve essere una scelta libera, non soggetta ad una volontà altra o altrui. Questo è il significato dei metalli e degli anelli all’interno del matrimonio, in un legame, in un gioiello come pegno. Bisogna stare attenti a non rimanere prigionieri e non riporre tutti i sentimenti in un’opera. Ogni portatore ovviamente immetterà la sua volontà, una volta che diverrà sua, ma quella dell’artefice rimarrà sempre. Bisognerebbe essere un po’ come Tom Bombadil.
Nella storia di Tolkien il metallo regio, l’oro, fu corrotto nel suo significato sostanziale, anche parzialmente nella materia22, per opera dell’Oscuro Signore e il suo ricorso alla magia.
L’unico personaggio a non subire il richiamo e l’influsso malvagio dell’Anello fu proprio Tom Bombadil. “Mostrami il prezioso Anello!” chiese a Frodo e quando se lo mise sulla punta del dito mignolo e lo accostò alla luce della candela per osservarlo non accennò a scomparire. “Tom rise nuovamente, e poi fece roteare per aria l’Anello che, con un lampo, svanì23.” Quindi non solo non ne subì alcun effetto, ma poté agire sull’Anello con una magia a sua volta. Ci sarà un perché in questo modo di agire, così leggero verso le cose ritenute terrene. Frodo volle assicurarsi se, una volta riottenuto l’anello, fosse effettivamente l’Anello che gli era sempre parso “stranamente pesante” rinfilandoselo. Ma Tom poteva vederlo “Ehi tu!” gridò lanciandogli lo sguardo più penetrante dei suoi occhi luminosi “Ehi! Vieni qui, Frodo! Dove te ne stai andando? Tom Bombadil non è ancora diventato tanto cieco da non vederti….24”.

L’Anello dell’Invisibilità

Frodo nel filmL’invisibilità è attributo proprio del dio della morte, Hades, portatore di un elmo costruito dai tre ciclopi Sterope, Bronte e Arge capace di renderlo invisibile agli occhi del prossimo. …questa corrispondenza… ritorna in ambito celtico: nella leggenda di Culhwch e Olwein, un gigante racconta di aver trovato un anello mentre pescava, scorgendo il cadavere a pelo d’acqua con indosso l’oggetto. Il collegamento quindi tra l’oggetto fatato e il mondo dei morti come passaggio iniziatico ha un’origine antica25”. Sono molte le fonti letterarie, specialmente medioevali e rinascimentali, senza dimenticare quelle antiche, ovviamente, che ci tramandano questa caratteristica degli anelli magici. Molti sono legati al ciclo arturiano, materia amata da Tolkien che scrisse anche, pochi anni prima di Lo Hobbit, il poema La Caduta di Artù26. Fra questi vi sono romanzi di Chrétien de Troyes, che scrisse nella metà del 1100, ad esempio il Lancelot ou le Chevalier de la Charrete e l’Yvain ou le Chevalier du Lion.
“Da notare che entrambi gli anelli hanno poteri aventi a che fare con la dissimulazione o con la visione della realtà, ovvero concretizzano o rendono evidente il passaggio dell’eroe da una realtà concreta e tangibile a una realtà illusoria o fallace; che questo avvenga dal punto di vista del portatore dell’anello o di chi subisce la sua magia è un cambio di prospettiva che non va a mutare le generali considerazioni sul suo potere27”. Ci porta alla classicità il Roman de Thebes, scritto presumibilmente intorno a 1150, nel quale “Medea regala a Giasone un anello capace di rendere invisibile il suo possessore, anche se in questo caso l’invisibilità è ottenuta girando all’interno della mano il castone28”. Della fine del 1400 e degli inizi del 1500 sono invece due romanzi sulle gesta di Orlando, “l’Orlando Innamorato di Boiardo e il Furioso di Ariosto mettono in scena l’anello fatato di Angelica che unisce al tradizionale potere dell’invisibilità anche quello di spezzare gli incantesimi e vanificare le illusioni29”.
Se l’invisibilità fu una delle caratteristiche attraverso la quale Gandalf capì che quello di Bilbo fosse uno dei Grandi Anelli, vi fu “un’ultima prova30” da fare, con la quale lo stregone capì che si trattava proprio dell’ “Anello Sovrano, quello che serve a dominarli tutti31”.

L’Anello del Potere, l’Anello col sigillo

Anello d'oro con uno zaffiroIn tutte le epoche gli anelli hanno ricoperto un significato di prestigio sociale. Siano stati di oro o di ferro. Ma se in epoche più vicine alle nostre l’accesso all’oro fosse più facile anche per le classi più basse, ve ne sono state altre, più antiche, in cui l’oro era di appannaggio delle classi più elevate. Abbiamo detto che un anello è un’efficace rivelatore dell’ ‘io’, è infatti “ritenuto una garanzia di identità nel tempo, in quanto non cambia quando noi cambiamo32”. Gli anelli delle storie, come anche quelli che vengono ritrovati attraverso gli scavi archeologici, spesso recano una scritta incisa, anche nella parte superiore per poter trasferire l’impronta dell’incisione ad un documento. Parliamo allora di anelli con sigillo. “I primi anelli con sigillo appartenevano ai re ed erano anelli del potere33”.
Oltre all’uso pratico, in passato agli anelli venivano attribuiti poteri magici, e per amplificare tali poteri vi era l’usanza di inscrivere “parole e frasi protettrici sulla fascia34”. “In un anello le parole Buro, berto, berneto furono iscritte come formula magica contro il mal di denti. Lo stesso anello riporta l’iscrizione Consumatum est, le ultime parole esperite da Cristo, che si pensava calmassero le tempeste in mare e proteggessero il viaggiatore35”.
Nella nostra storia, quella riguardante l’Anello, l’ultima prova con la quale Gandalf capì che si trattava effettivamente dell’Anello creato da Sauron, fu quella del fuoco. Lo stregone lo lanciò nel camino acceso e Frodo vide “delle linee finissime, più fini di quella della più esile penna d’oca, tutto intorno all’anello, sia all’interno che all’esterno: linee di fuoco che parevano formare le lettere di un flusso di parole. Brillavano estremamente luminose e incandescenti, eppur remote, come se scolpite in abissali profondità36”.
Queste linee erano l’indicatore dell’essenza di fuoco di Sauron, che si manifestarono ogni volta che l’Anello entrò in contatto con questo elemento, “Di già la scritta incisa su di esso, che sulle prime era chiara al pari di una rossa fiamma, sbiadisce ed è ormai appena leggibile. I caratteri sono quelli elfici di Eregion, poiché non vi sono a Mordor lettere idonee a un lavoro sì minuzioso, ma la lingua è a me sconosciuta. Suppongo sia della Terra Nera, perché è rozza e irregolare; quali malvagità essa dica, lo ignoro, tuttavia traccio qui una copia della scritta, qualora dovesse sbiadire senza lasciar indizi. Manca all’Anello forse il calore della mano di Sauron, che era nera, eppur bruciava come fuoco, tanto da distruggere Gil-Galad; e forse se si riscaldasse nuovamente l’oro, la scritta tornerebbe viva….37”, ed erano anche il sigillo con cui Sauron imprigionò a sé ed alla sua creazione gli altri Anelli del Potere, “Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli, Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli38”.
“Vuole solo quell’Unico, quello che fece lui stesso, che gli appartiene. Gli aveva trasfuso gran parte del suo potere, affinché potesse dominare tutti gli altri. Se lo recupera, potrà di nuovo comandarli tutti, ovunque essi siano….39”.

Un “regalo di compleanno” inaspettato

Anello d'oroGli anelli erano, e sono tutt’ora, un regalo molto diffuso. Basti pensare all’usanza dei re di regalare anelli. Nel poema epico Beowulf40, gli anelli venivano donati dal Signore di Heorot, re Hrotgar, ai suoi vassalli e ai prodi guerrieri che compivano nobili e coraggiose imprese. In tempi più recenti, nel 1981, la British Royal Legion inviò alla Regina Elisabetta di Inghilterra una nuova pepita da 36 grammi di oro gallese 21 carati, che lei poi regalò nel 2011 al nipote William per il matrimonio con Kate Middleton41 , da cui sono state ricavate le fedi, come da tradizione42. Fra il 1200 e il 1500 della nostra era, donare un anello significava amare una persona o serviva a cementare relazioni sociali43.
Frodo Baggins, nel mezzo del cammin di sua vita, nel giorno in cui compì 33 anni, ricevette dallo zio Bilbo l’Anello, ormai praticamente un’eredità di famiglia. Anche per lui divenne un “regalo di compleanno”, proprio come per il povero Sméagol44, “Il suo regalo di compleanno. Sosteneva che glielo aveva dato sua nonna, che possedeva un’infinità di begli oggetti di quel genere45”, “Era effettivamente il suo compleanno. Déagol era tenuto a dargli l’Anello. Era spuntato così all’improvviso per essere affidato a lui. Era il suo regalo di compleanno46”. Gli venne lasciato proprio il giorno della Festa a lungo attesa di Bilbo. I due compivano gli anni lo stesso giorno. In più “Questa storia della festa doveva servire proprio a questo scopo: fare un sacco di regali di compleanno per incoraggiarmi a dar via anche l’anello47”.
L’Anello sembrò non aver intaccato il carattere di Bilbo, ma gli conferì invece una longevità innaturale perché, come apprendiamo: “Se è stato grandemente risparmiato dal male… è proprio perché all’inizio del suo possesso dell’Anello vi era stato un atto di Pietà48”.

[La seconda parte di questo approfondimento tra una settimana]

Thomas Lorenzoni

 

Note

1 Da L’anello della verità, Mircea Eliade alias Wendy Doniger, pag: 56, Adelphi, 2019

2 Ivi, pag: 57.

3 Ivi, pag: 59.

4 Ivi, pag: 61.

5 Ivi, pag: 62.

6 Ivi, pagg: 62-65.

7 Da Il Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien, Appendice B, Il calcolo degli anni (cronologia dell’occidente), Bompiani Vintage, 2000, 2003

8 Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

9 Ibidem.

10 Da Il Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien, Appendice B, Il calcolo degli anni (cronologia dell’occidente), Bompiani Vintage, 2000, 2003

11 Ibidem.

12 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

13 Da Il Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien, Appendice B, Il calcolo degli anni (cronologia dell’occidente), Bompiani Vintage, 2000, 2003

14 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

15 Da Il Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien, Appendice B, Il calcolo degli anni (cronologia dell’occidente), Bompiani Vintage, 2000, 2003

17 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

18 Da Il Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien, Appendice B, Il calcolo degli anni (cronologia dell’occidente), Bompiani Vintage, 2000, 2003

19 Da Personalità a confronto: il gioiello segno e le donne collezioniste, di Maria Cristina Bergesio, pag:143, in Gioielli in Italia. Donne e ori. Storia, arte, passione, Atti del convegno di studio, a cura di Lia Lenti, Quarto convegno nazionale tenutosi a Valenza, 5-6 ottobre 2002, Marsilio, 2003

20 Da Dizionario dell’Universo di J.R.R. Tolkien, a cura della Società Tolkieniana Italiana, pag:13, Tascabili Bompiani, gennaio 2004

21 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo I, Libro I, Una festa a lungo attesa, Bompiani Vintage, 2000, 2003

22 Mi riferisco alla scritta che riporta una maledizione nella lingua di Mordor

23 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo VII, Libro I, Nella casa di Tom Bombadil, Bompiani Vintage, 2000, 2003

24 Ibidem.

25 Dalla tesi di Laurea di Flavia Sciolette, La simbologia dell’anello in testi letterari del XII secolo, pag: 35, Università degli studi di Roma, La Sapienza, 2011/2012.

26 La Caduta di Artù, J.R.R. Tolkien, Bompiani, 2013

27 Dalla tesi di Laurea di Flavia Sciolette, La simbologia dell’anello in testi letterari del XII secolo, pag: 35, Università degli studi di Roma, La Sapienza, 2011/2012.

28 Ibidem.

29 Da La figura dell’Anello nella storia della Letteratura, tesina d’esame di Almavarno.

30 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

31 Ibidem.

32 Da L’anello della verità, Mircea Eliade alias Wendy Doniger, pag: 31, Adelphi, 2019

33 Ibidem.

34 Da Rings, di Rachel Church, pag. 23, Thames & Hudson/Victoria and Albert Museum, 2017

35 Ibidem.

36 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

37 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro II, Il Consiglio di Elrond, Bompiani Vintage, 2000, 2003

38 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

39 Ibidem.

40 Beowulf, tradotto da J.R.R. Tolkien, Bompiani, 2014

43 Da Rings, di Rachel Church, pag. 10, Thames & Hudson/Victoria and Albert Museum, 2017

44 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

45 Ibidem.

46 Ibidem.

47 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo I, Libro I, Una festa a lungo attesa, Bompiani Vintage, 2000, 2003

48 Da Il Signore degli Anelli, La Compagnia dell’Anello, J.R.R. Tolkien, Capitolo II, Libro I, L’Ombra del Passato, Bompiani Vintage, 2000, 2003

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Copertina GioielliRUBRICA TOLKIEN’S JEWELS:
– 1) Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo
– 2) L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson

 
 
 

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L’Unico Anello e Vilya nei film di Peter Jackson

The One RingEccoci alla seconda puntata della nuova rubrica Tolkien Jewels. Dopo aver parlato dei gioielli e del loro ruolo nei libri di J.R.R. Tolkien, ora passiamo alle pellicole cinematografiche di Peter Jackson, in cui i gioielli si possono anche vedere e svolgono un ruolo altrettanto importante. Uno dei numerosi meriti che possiamo attribuire al regista neozelandese è sicuramente quello di essersi avvalso della maestria di una delle eccellenze dell’oreficeria mondiale. L’Unico Anello, o meglio, gli Unici Anelli, come anche Vilya, l’anello d’aria, sono infatti usciti dalla forgia di un prestigioso orafo danese. Ecco tutta la sua storia!

Un danese tra i Kiwi

Jens Hoyer HansenJens Hoyer Hansen è il nome dell’orafo. Nato nel 1940 a Gram (Danimarca), aveva 12 anni quando con i suoi genitori e fratelli si era trasferito in Nuova Zelanda. La famiglia aveva trovato casa presumibilmente ad Auckland, visto che nel 1955 Hansen iniziò un apprendistato presso i gioiellieri Sweeney di quella città [1]. Era nipote di un fabbro, da cui ereditò evidentemente la passione per la lavorazione del metallo e il gusto per le geometrie. Prestò la fama della sua bravura si diffuse non solo in Nuova Zelanda, ma anche in Danimarca, dove tornò nel 1962 e per tre anni lavorò per la ditta Michelsen, responsabile per le oreficerie regali danesi e poi per la ditta Borup [2]. Si sposò nel 1965 e tornò a stabilirsi in Nuova Zelanda, dove nel 1968 aprì la sua bottega privata a Nelson, la città più antica dell’Isola del Sud e la seconda città più antica della Nuova Zelanda.
A Nelson la sua fama crebbe sempre più grazie alle opere di grande bellezza che realizzò. All’inizio degli anni ’90 iniziò anche a lavorare come artista residente presso il Politecnico di Otago a Dunedin. Durante tutta la sua vita espose in oltre 30 mostre personali e partecipò a numerose mostre collettive in Nuova Zelanda, Australia ed Europa. Dei suoi insegnamenti giovarono molti degli orafi e dei gioiellieri contemporanei della Nuova Zelanda [3]. Nella sua collezione possiamo trovare gli anelli Timeless, con un chiaro riferimento al fatto che non sono partecipi della moda e dei tempi, e i Geometric, che devono essere alcuni degli anelli più ripetuti nel tempo [4]. Nella mia bottega ho trovato modelli in piombo molto simili per forma, infatti, lasciati in eredità da vecchi orafi del passato.

Forgiare l’Unico Anello

Anelli Jens HansenFu nella sua nota bottega a Nelson che, nel marzo 1999, si presentò l’intero gruppo di direzione artistica dei film de Il Signore degli Anelli che di lì a breve sarebbero stati girati proprio in quella bella terra. L’intenzione era quella di chiedere ad Hansen di realizzare un disegno che avesse il fascino e la potenza del favoloso anello della storia di John Ronald Reuel Tolkien [5].
L’Unico Anello è forse, più di tutti gli anelli da lui creati, il più “senza tempo” [6]. Il disegno è basato su come Thorkild, il figlio secondogenito di Hansen, descrisse l’Anello quando era ancora un bambino: «Una semplice e pesante banda» [7] [8]. La famiglia Hansen, infatti, era già una grande appassionata dei libri di Tolkien [9]. FedeIl figlio primogenito Halfdan, in un’intervista, riporta gli intenti del padre di ricreare l’Unico Anello «catturando la prepotente presenza e gravità attraverso il peso dell’oro a 18 kt e la generosità della linea e della proporzione» [10]. E quale anello si presta meglio di una fede matrimoniale? L’anello che aveva in mente l’orafo danese, e che poi è stato creato, è probabilmente una via di mezzo fra una fede matrimoniale classica e una mantovana, a cui è stata limata la parte interna per essere resa “comoda”.
The One RingNel 1999 Jens Hansen presentò dunque 15 prototipi in pesi e rifiniture diverse basandosi sulle descrizioni che ne aveva fatto Tolkien nelle sue storie, in cui era descritto come «un anello perfettamente liscio, rotondo e senza segni» [11]. Dopo la selezione tra i prototipi, insieme al figlio Thorkild forgiò più di 40 esemplari del modello scelto per i film. Dovevano adattarsi alle dita del gigantesco Sauron, a quelle di un uomo (Isildur) o di un piccolo Hobbit (Frodo) [12][13], senza dimenticare il povero Gollum. Ce n’era anche un modello maxi, diametro di quasi 20,50 cm, che nel prologo de La Compagnia dell’Anello “volava” sullo schermo e sopra le battaglie [14]. Solo per la sequenza del Consiglio di Elrond, quando diventa uno specchio che riflette le immagini, ce ne sono voluti 30 diversi. La scritta in tengwar elfiche – «che in principio era chiara come fiamma incandescente, è sparita del tutto. Un segreto che ora solo il fuoco può raccontare» – è un effetto generato e aggiunto dal computer [15]. Ogni anello forgiato dalla famiglia non è né inciso, né segnato in alcun modo. È completamente lucido, all’esterno. La maggior parte era d’acciaio, poi ricoperta d’oro, ma Jackson ne ha voluto qualcuno in oro puro. All’interno dei gioielli Hansen è visibile il marchio di Jens e della sua bottega, che è eseguito tramite un punzone di ferro impresso a freddo sul metallo con un colpo deciso di martello [16], ed è una sua versione del Chi-Rho [17], ma non compare in nessuno degli Anelli dei film, ovviamente. Il primo, storico prototipo, è nella cassaforte del negozio di oreficeria a Nelson. La copia che Frodo portava al collo è invece nell’ufficio di Elijah Wood a Los Angeles.

Gli Anelli nella prima trilogia

ForgiaturaNelle prime immagini de La Compagnia dell’Anello – nel Prologo, appunto – vediamo che gli Anelli del Potere sono stati creati tramite fusione dell’oro in un crogiolo a bicchiere e poi versati, tramite delle pinze, in osso di seppia [18]. Questo presenta addirittura quello che sembra un marchio, con forma dell’elmo di Sauron sovra-impresso nell’osso, sotto la gavetta di filo di ferro che regge le due parti di quest’ultimo.
Nella bottega di Hansen, invece, alla fusione in un crogiolo aperto in gesso, come si usano oggi, segue il getto del metallo fuso nella lingottiera, dove diventa solido attraverso il raffreddamento. Quindi «viene passato in una pressa manuale e viene formato un “filo” squadrato. Il filo è piegato nella forma e quindi forgiato usando dei martelli per creare la forma desiderata. È rifinito, dunque, usando lime e brunito, culminando in un processo di pulimentatura» [19]. Non viene specificato, ma è importante, che il filo, una volta piegato su se stesso per congiungersi all’altra estremità, viene saldato attraverso l’utilizzo di una fiamma e di una lega saldante che scorre lungo la parte larga del filo. In questo modo il cerchio è chiuso e si può passare alla messa in forma dell’anello, dopo un bagno nell’acido per togliere le impurità e il fondente usato per far scorrere la saldatura [20].
Il modello di base, alla fine del processo, pesa approssimativamente 17 grammi, più di ½ oncia, ha uno spessore di 2,7 mm e misura circa 7 mm di altezza, cioè poco più di ¼ di pollice, quando viene appoggiato su un lato. È fatto di oro giallo a 18 kt [21] quindi, per usare una specifica, a 750 millesimi. Quello indossato da Sauron, invece, misura quasi 2 pollici di diametro, è quasi 3 once di argento sterling 925 millesimi, ed è placcato in oro giallo a 18 kt [22].
In un’altra intervista [23] si descrive l’anello usato nella scena dove Bilbo lascia cadere a terra l’Anello uscendo di casa: «L’anello usato era di 6 pollici di diametro; era fatto d’acciaio e placcato d’oro. È stato posto un magnete sotto al pavimento cosicché quando è caduto è apparso estremamente pesante» per mostrare un peso metaforico che l’Anello avrebbe avuto sul suo portatore.
BoromirUn altro grande anello è stato realizzato per una scena sulle Montagne Nebbiose, subito prima di giungere al Caradhras. Nel film, Frodo perde la collana con l’Anello e Boromir la recupera. Nel primo piano possiamo vedere un altro anello che «aveva di nuovo 6 pollici. La catena era d’argento e fatta a mano qui in bottega, ed era lunga circa un metro!», come ha spiegato Thorkild in un’intervista. Sono di forgia di Jens Hansen anche la catena d’argento, indossata da Frodo, e Vilya, portata da Elrond. La catena indossata nel film era di 65 cm, cioè 25.5 pollici [24].

Vilya, l’anello di Elrond

Tre AnelliPer quanto riguarda Vilya sono riuscito ad ottenere meno informazioni, purtroppo. Si tratta di uno dei Tre Anelli degli Elfi (gli altri due sono Nenya e Narya), ed era stato custodito da Gil-Galad, che poi lo diede a Elrond. Fu disegnato da Thorkild Hansen durante le riprese e, come l’Unico, è stato creato basandosi sulla descrizione fatta nei libri: «Un anello in oro con una grande pietra blu» [25] e per questo veniva anche chiamato nei libri  l’Anello blu o l’Anello di zaffiro. Questo particolare anello è stato creato in oro giallo 750 millesimi in cui è stato incastonato uno Zaffiro naturale di Ceylon ovale, a taglio sfaccettato di 8×6 mm. Ha un gambo affusolato che parte da 9,5 mm, nella parte superiore, con dettagli in rilievo e una finitura, interna a questi ultimi, ossidata.
Si può ammirare quest’anello all’inizio de La Compagnia dell’Anello, quando vengono mostrati i tre anelli elfici nella mano di ciascun portatore, e ne Il Ritorno del Re sulla mano di Elrond (Hugo Weaving) prima di salire a bordo della nave ai Porti Grigi. Appare anche nel terzo capitolo della seconda trilogia, Lo Hobbit: La Battaglia dei Cinque Eserciti, quando di nuovo è infilato al dito di Elrond dopo che il Sire Elfico ha combattuto con gli Spettri dell’Anello [26].
Il creatore di simili opere d’arte però non riuscì a vedere i suoi anelli sul grande schermo. Nello stesso anno in cui incontrò Jackson e la sua troupe – il 1999 – gli fu diagnosticato un cancro e morì ad agosto, dopo appena 4 mesi di inteso lavoro. La sua eredità vive grazie ai suoi due figli che portano avanti la bottega, oggi ingrandita e resa adatta a sempre nuove iniziative ed eventi in sua memoria. Sono creatori per la Weta, il merchandise più accurato dell’Unico Anello, sotto licenza della Warner Bros. Su youtube si trova il video «How much does a One Ring weigh?» (“Quanto pesa l’originale rispetto alle copie”) e «Making rings at Jens Hansen», un video per immagini sulle modalità di creazione degli anelli da parte di Jens Hansen.

Thomas Lorenzoni

 

 

NOTE AL TESTO
[1] da www.jenshansen.com
[2] Telford, Helen. Suter Art Gallery Magazine, 7 April – 7 May 2000. “The Jeweller’s Mark: The Jens Hansen Workshop Story”
[3] da www.jenshansen.com
[4] Sia i Timeless che i Geometric si possono vedere sul sito www.jenshansen.com
[5] Phillips, Hazel. Idealog, 2009 (19), p. 22. “More true rings”, ripreso da Wayback Machine del 1 marzo 2014
[6] da www.jenshansen.com
[7] da www.jenshansen.com
[8] da The creation of the One Ring: an interview with Thorkild Hansen, su www.lunchip.com
[9] da The creation of the One Ring: an interview with Thorkild Hansen, su www.lunchip.com
[10] Intervista di Lily Milos del 9 Ottobre 2012, Forging the One Ring: an interview with Halfdan Hansen, su www.middleearthsnews.com
[11] Intervista di Lily Milos del 9 Ottobre 2012, Forging the One Ring: an interview with Halfdan Hansen, su www.middleearthsnews.com
[12] da The creation of the One Ring: an interview with Thorkild Hansen, su www.lunchip.com
[13] da www.jenshansen.com
[14] da www.jenshansen.com. Sul sito, nella descrizione, viene riportata la misura del diametro interno dell’anello in inches: «Jens and his son, goldsmith Thorkild Hansen, made more than 40 variations of the Movie Ring* for the films. These were scaled for different scenes and sized to suit its various owners – from smaller solid gold versions that perfectly fit Hobbit’s fingers, to the 8-inch ring seen in The Lord of the Rings‘ prologue spinning and turning through the air».
[15] Intervista di Lily Milos del 9 Ottobre 2012, Forging the One Ring: an interview with Halfdan Hansen, su www.middleearthsnews.com
[16] Per le specifiche, rimando al testo che ho utilizzato per le informazioni storico-tecnologiche: Oreficeria Moderna di Luigi Vitiello, V edizione (Hoepli 2005), pgg: 182 e 580
[17] da www.jenshansen.com
[18] Informazioni su “crogiolo”, “pinze”, “leghe saldanti” e “osso di seppia” in Oreficeria Moderna di Luigi Vitiello, (Hoepli 2005), pgg: 263, 264, 290-304, 389 e 390
[19] da The creation of the One Ring: an interview with Thorkild Hansen, su www.lunchip.com
[20] Informazioni su “Imbianchimento e disossidatura” e “saldatura” in Oreficeria Moderna di Luigi Vitiello, (Hoepli 2005), pgg: 258-260, 284-304
[21] Per un’accurata distinzione delle scale concernenti le quantità di peso di metallo in una lega rimando a Oreficeria Moderna di Luigi Vitiello, (Hoepli 2005), pgg: 14, 15. Dico solo che quando si usa il termine “carati” si usa una scala ventiquattresimale. La scala attualmente usata, almeno in Italia, è quella millesimale. Si può fare un parallelo fra le due, così avremo ad esempio 20 grammi di oro a 750 millesimi, che sarà lo stesso che dire 20 grammi di oro a 18 carati espresso con il simbolo “kt” o “ct”.
[22] da www.jenshansen.com
[23] da The creation of the One Ring: an interview with Thorkild Hansen, su www.lunchip.com
[24] da www.jenshansen.com
[25] Intervista di Lily Milos del 9 Ottobre 2012, Forging the One Ring: an interview with Halfdan Hansen, su www.middleearthsnews.com
[26] da www.jenshansen.com

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Tra anelli e gioielli nella Terra di Mezzo

I tre SilmarilDall’alba dei tempi i gioielli sono un motivo tipico delle storie tradizionali. Un’abbondanza di pietre o metalli preziosi può dare semplicemente l’impressione di esotismo oppure rappresentare un bel tesoro, con tutte le sue implicazioni che questa ricchezza favolosa può causare, ad esempio fornendo un buon motivo per il tradimento. I gioielli possono inoltre possedere poteri speciali. Ancora oggi alcune persone comprano le pietre preziose per l’energia misteriosa che si ritiene abbiano su chi le indossa, come ad esempio la «pietra natale» portafortuna. Tutti questi elementi possono essere trovati nelle opere di Tolkien. Nelle prime raffigurazioni di Eldamar che si trovano nei Racconti Perduti, gli Elfi Noldoli (Noldor) realizzano per primi gemme dagli elementi della natura e le distribuiscono liberamente per abbellire l’ambiente circostante. Questo esempio richiama il primo tipo di fascino sopra descritto. Quando poi Earendil arriva a Tirion, i suoi piedi sono coperti dalla polvere scintillante dei diamanti lungo le strade.

I tesori son pericolosi

Nauglamir Ted NasmithPiù spesso, però, Tolkien sottolinea il pericolo dei tesori. I tentativi di catturare o migliorare la bellezza naturale della creazione primaria possono portare a una forma egoistica e illecita di subcreazione. Sebbene Feanor crei i Silmaril usando la luce libera disponibile dei Due Alberi, l’elfo li brama e non permette che vengano spezzati per il bene comune di tutti dopo che gli Alberi verrano distrutti. Il giuramento prestato dai figli di Feanor per riguadagnarli a tutti i costi dopo che sono stati rubati da Melkor è la base di tutte le tragedie de Il Silmarillion.
Nauglamír, la Collana dei Nani, una famosa collana in oro tempestato di gemme magnifiche di Valinor. Il gioiello fu forgiato per Finrod Felagund dai Nani di Nogrod e sembra che chiunque la indossasse apparisse ammantato da grazia e bellezza. Il conflitto si rinnova quando Thingol, ricevuto in dono la collana, decide di farvi montare sopra il Silmaril e questo portò alla fine alla morte di Thingol e Dior. Ne Lo Hobbit, c’è l’Arkenstone, il grande cristallo dal cuore della Montagna Solitaria, che è così bramato da Thorin Scudodiquercia che porta molte tensioni con Elfi e Uomini e alla fine porta alla Battaglia dei Cinque Eserciti.
Ne Il Signore degli Anelli la pietra bianca che Arwen dà a Frodo per lenire il dolore della sua perdita, invece, appartiene chiaramente al terzo gruppo, le pietre che hanno poteri benefici. La pietra verde indossata da Aragorn sulla sua fronte quando entra a Minas Tirith, porta le persone a chiamarlo con il suo nome profetizzato, Elessar, la pietra degli Elfi. È un simbolo della sua legittimità e un legame tangibile con il passato.

Le fonti medievali

Arkenstone Ted NasmithPossibili fonti per alcuni dei motivi di tutti questi gioielli si possono trovare nei testi medievali in anglosassone che Tolkien studiava. L’Arkenstone può essere visto come una spiegazione creativa delle eorclanstanas in Beowulf (di solito definiti «pietre preziose»). Le gemme di Eldamar ricordano il paesaggio ingioiellato e la città di Pearl. Alcune somiglianze con i Silmaril possono essere viste nella corona del re di Faerie in Sir Orfeo, che è fatta di una singola gemma che brilla come il sole e il fatto che la sua terra sia illuminata da pietre preziose. È impossibile dire quale influenza, conscia o inconscia, questi testi abbiano avuto sul processo creativo di Tolkien. Proprio per questo inizieremo un viaggio nel mondo dei gioielli creati nella Terra di Mezzo, tra i libri di Tolkien, ma senza dimenticare tutte le opere derivate, dalle due trilogie cinematografiche, alle trasposizioni a fumenti, cartoni animati e del mondo videoludico. Ci accompagnerà un noto orafo fiorentino, Thomas Lorenzoni, che firmerà i prossimi articoli.

 

Redazione

(tratto da The JRR Tolkien: an Encyclopedia)

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