La History di Tolkien: Bompiani e la traduzione

Racconti Tolkien«Grosso libro, grosso guaio», scriveva il poeta Callimaco. In senso lato, potremmo applicarlo anche alla vicenda di cui oggi ci occupiamo, anche se i libri sono dodici in tutto. Passateci al licenza, visto che il titolo è uno solo: la History of  Middle-earth (HoME), cioè la Storia della Terra di Mezzo, l’universo fantastico in cui J.R.R. Tolkien ha ambientato i suoi romanzi. Il vecchio adagio calza a pennello se lo si guarda dal punto di vista della casa editrice che detiene i diritti delle opere dello scrittore inglese in Italia. Mai come in questi ultimi anni, la Bompiani è, infatti, sulla graticola per la sua condotta circa le opere di Tolkien, spesso piene di imprecisioni, lacune e pressappochismo sia editoriale sia culturale, dovuti anche alla scottante eredità lasciatale dalla Rusconi. Ma è la stessa casa editrice milanese a sentirsi in una posizione scomoda, come dimostra un recentissimo intervento del suo direttore editoriale, Elisabetta Sgarbi. Cerchiamo, allora, di fare un quadro della situazione, ripercorrendo gli eventi di questa vicenda per sommi capi.

Una vicenda italiana

Elisabetta SgarbiNel 2000 l’editrice Rusconi, sull’orlo del fallimento, cedette alla Bompiani tutti i diritti sulle opere di Tolkien. Nei due anni successivi la casa editrice milanese ripubblicò l’intero catalogo tolkieniano della Rusconi. Fu un’operazione per così dire “cosmetica”, visto che l’unico intervento del nuovo editore fu quello di ricoprire i libri Rusconi con nuove copertine. Ma le traduzioni italiane delle opere di Tolkien presentavano una sfilza di errori traduttivi (si può leggere qui il dettaglio) e soprattutto un apparato critico datato in alcuni casi di trent’anni. Soprattutto l’introduzione al Signore degli Anelli, firmata da Elemire Zolla e scritta addirittura nel 1969, quando ancora il libro in Italia non esisteva e che veniva smentita clamorosamente dallo stesso Tolkien. Nell’ottobre 2003, in virtù anche del successo mondiale dei film di Peter Jackson, fu pubblicata l’edizione riveduta e corretta del libro ad opera della della Società Tolkieniana Italiana. Vennero corretti circa 400 errori, inserita per la prima volta la Prefazione dell’autore alla seconda edizione inglese e le illustrazioni di Alan Lee. Un’operazione notevole, per un’edizione di lusso che doveva essere la gioia di tutti gli appassionati di Tolkien, disposti quindi a spendere i quasi 50 euro del prezzo di copertina. Peccato, però, che l’Introduzione di Zolla non era stata eliminata e soprattutto che il romanzo era mutilo. Era avvenuta, infatti, la clamorosa quanto inspiegabile scomparsa di circa venti righe di testo alla fine del capitolo “Molti incontri” (capitolo I del libro II). Un problema di per sé risolvibile. Eppure, non solo la lacuna è ancora lì, dopo ben dieci da quell’edizione e nonostante le diverse ristampe, ma
questa versione “mutila” è divenuta il modello di tutte le altre edizioni Bompiani (con tre misteriose ed occasionali eccezioni), comprese quelle in ebook vendute online. Tutto questo, solo per limitarci al Signore degli Anelli. Come detto, la pesante eredità Rusconi, si fa però sentire in tutte le altre opere di Tolkien: Il Silmarillion, il saggio “Sulle Fiabe” presente in Albero e Foglia e la collezione delle lettere La realtà in trasparenza, avrebbero tutte estremo bisogno di nuove traduzioni, visto che sono piene di refusi, omissioni e, in alcuni casi, frasi completamente travisate.

Bompiani e i suoi lettori

20righeIl trattamento riservato a un autore come Tolkien, nonostante le copie vendute ogni anno dalle sue opere, può star bene alla Bompiani, ma non più alle migliaia di lettori italiani. Da qualche anno proprio i lettori hanno iniziato a farsi sentire con la casa editrice milanese, subissandola di messaggi, dopo che il suo comportamento è stato stigmatizzato in pressoché tutte le piazze virtuali. Nel 2003, nello “Speaker’s Corner”, il forum della casa editrice, così rispondevano a proposito delle “venti righe”: «Purtroppo Bompiani fa un mea culpa… ci risultano in effetti in commercio alcune poche copie difettose, mancanti delle suddette pagine. Dovete rivolgervi al libraio dove avete acquistato la copia, chiedendone la sostituzione con una corretta…». Peccato, però, che le poche copie difettose erano tutte le copie in commercio e costituiscono dopo 10 anni l’intera tiratura del libro… Nel 2010 la casa editrice dovette ritirare tutte le copie della prima edizione della Leggenda di Sigurd e Gudrún di Tolkien perché la Tolkien Estate aveva scoperto che nel volume mancava il testo originale a fronte e impose di inserirlo. L’operazione, naturalmente, si svolse senza far sapere nulla ai lettori, soprattutto a chi aveva già acquistato il libro.

Una traduzione per la History?

FacebookBompianiPer quanto riguarda la HoME si giunge ora a una situazione paradossale. Dopo che per anni, la casa editrice aveva risposto che «gli eventi diritto non hanno finora autorizzato la pubblicazione di questi libri in edizione italiana», a volte aggiungendo che «purtroppo la posizione degli eredi dei diritti sulle opere di Tolkien è molto netta: finora non è stato possibile ottenere un contratto, poiché sostengono che i restanti volumi delle Storie della Terra-di-Mezzo sono molto difficili da tradurre, senza snaturarne il significato». Viste le risposte, molti lettori hanno collegato il rifiuto della Tolkien Estate al veto di Christopher Tolkien, indignato per la pessima qualità della traduzione che a suo tempo la Rusconi aveva proposto per il terzo volume della History, I Lai del Beleriand. Tanto che anche Elisabetta Sgarbi sul suo blog il 24 aprile del 2007, si è vista costretta a chiarire che «non ci sono problemi tra Bompiani e gli eredi di Tolkien. Ovviamente, però, ci sono decisioni “universali” degli eredi che non possono che essere rispettate e su cui nessuna previsione è possibile». Sembrerebbe quindi che le possibilità di avere una traduzione in italiano dei manoscritti di Tolkien sia impossibile. Eppure il 21 settembre del 2011, sulla sua pagina Facebook Bompiani faceva sapere che: «Stiamo provvedendo a ritradurre questi libri», (cioè i Racconti Perduti e i Racconti Ritrovati, primi due volumi della History), aggiungendo: «Poi stiamo partendo appunto da quello che esisteva già ritraducendolo e poi integrando quanto mancava». Ce ne siamo occupati in due occasioni (con un articolo qui e un altro sui libri al Vapore). Da allora, ben 37 volte i lettori hanno chiesto informazioni (una lista dettagliata è stata compilata dal sito badtaste.it), ma la casa editrice ha sempre detto poco. Venerdì 8 febbraio 2013, di nuovo la Sgarbi dava l’annuncio sulla pagina Facebook Bompiani: «La Bompiani ha intenzione di tradurre le opere della History». Bellissima notizia, ma a cui seguiva: «Siamo ancora in trattativa con gli aventi diritto e nulla possiamo fare senza regolare contratto. Sarà mia cura aggiornarvi». Se la notizia è in sé positiva, speriamo che almeno Elisabetta Sgarbi mantenga la promessa…
Messaggio di Elisabetta Sgarbi

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– Vai al sito della casa editrice Bompiani


 


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5 Comments to “La History di Tolkien: Bompiani e la traduzione”

  1. Ma una bella traduzione critica col testo originale a fronte no? 🙂

  2. Giampaolo (spesso Gwindor) ha detto:

    Penso che scandalizzerò qualcuno, o tutti, ma se io fossi la Bompiani /non/ tradurrei la History. In tutta onestà, finche gli Eredi di Tolkien mantengono la loro politica di “o tutto o niente” riguardo ai diritti, credo che nessuna casa editrice commerciale possa cavare un ritorno economico da dodici volumi (dodici!) che hanno come pubblico naturale, siamo onesti, solo gli studiosi e non i comuni lettori. Una casa editrice di nicchia che si avvalesse dell’opera di appassionati (vi viene in mente un nome?) potrebbe tradurli, ma naturalmente i prezzi richiesti per i diritti tagliano fuori questo tipo di operatori. Diverso sarebbe il discorso in caso di pubblicazione selettiva, ma la politica di vendita “in blocco” rende impossibile tale ipotesi.

    • Norbert ha detto:

      Concordo in gran parte con Giampaolo. Io ho dubi sia sulla fattibilità economica sia sulla “sensatezza” di uha traduzione, in quei casi dove vengono proposte le sucessive “versioni” di un testo.

      Concordo che sarebbe bello poter “scegliere” cosa pubblicare dalla HoME.

      Infine, chioso dicendo che il pubblico di questa traduzione, secondo me, più che lo studioso (che dovrebbe studiare i testi originali) sono quelli che “vojo ave’ tutto ToRkien”. Definiamoli i “whannabe studiosi”. La maggior parte dei quali, sospetto, si arenerebbe entro i primi volumi su iSdA (HoME 6 e 7, se ricordo bene)

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