Hobbit, #NotOneLastTime. E il viaggio continua…

Maratona Lo HobbitIn questi giorni, con l’uscita del terzo capitolo della trilogia che Peter Jackson ha dedicato allo Hobbit di J.R.R. Tolkien, sono molti gli spettatori che vanno al cinema con rammarico. Dalle molte dichiarazioni del regista neozelandese, infatti, si capisce chiaramente che questa sarà l’ultima volta. Pur avendo i diritti di commercializzazione dello Hobbit e del Signore degli Anelli, pur avendo la possibilità di sfruttare a piene mani le Appendici di quest’ultimo (che contengono un bel po’ di spunti per almeno altri sei film! leggi qui), Jackson ha deciso che non girerà altri episodi ambientati nella Terra di Mezzo: «Sento il bisogno di non continuare sulla scia della grande produzione hollywoodiana, ma di prendermi un po’ di tempo per raccontare alcune storie ambientate nel mio Paese d’origine», ha detto alla rivista Usa Variety. «Se mi dicessero che potrei iniziare già domani, direi no», ha spiegato il regista. «Ma chiedetemelo tra due-tre anni e dirò di sì. Sarebbe troppo difficile vedere un altro regista calarsi in questo universo, sentimentalmente sento di esserne in un certo senso il proprietario».
Rivista Variety: copertina Peter JacksonNonostante queste frasi, è ben nota l’annosa questione dei diritti del Silmarillion che impedirà di realizzarne una versione cinematografica: è quindi piena la consapevolezza degli appassionati che Lo Hobbit – La Battaglie delle Cinque Armate sia l’ultimo film sulla Terra di Mezzo. Non è un caso che dal primo dicembre, in occasione dell’anteprima mondiale svoltasi a Londra, imperversi per tutto il web lo slogan #OneLastTime, partito da Twitter e diffusosi agli altri social network. I fan di Peter Jackson hanno invaso la rete con ricordi della passata trilogia del Signore degli Anelli, vecchie foto, frasi di ringraziamento agli attori e al regista. Addirittura, si svolgerà a febbraio prossimo a Los Angeles il The One Last Party, con tutti gli attori insieme per dire addio alla saga di Peter Jackson.

Non è l’ultima volta!

Twitt dell'AisTDopo sei capitoli firmati Peter Jackson, è quindi veramente l’ultima volta? Da questa domanda e un po’ per reazione a questa diffusa atmofera deprimente è partita una campagna sul web, da Twitter a Facebook, per spazzare via la tristezza degli appassionati lettori di Tolkien. «Dalle piccole idee, talvolta, nascono grandi cose. E il viaggio continua, grazie ai libri», spiega Erin Oak, socia dell’Aist e ideatrice della campagna su Twitter. «Dai vari account dell’Associazione abbiamo iniziato ad invadere i social network con una richiesta: “Per spazzare via la tristezza, invia una foto della tua copia del libro dello Hobbit, perché non è l’ultima volta #NotOneLastTime, il viaggio continua”. All’istante sono arrivate foto di libri da tutta Italia. I lettori di Tolkien si sono mobilitati, hanno capito che nonostante l’uscita dell’ultimo film ambientato nella Terra di Mezzo, il viaggio può continuare grazie alla lettura. Da lì al passo successivo è stato un attimo, informati della campagna anche appassionati e studiosi stranieri di Tolkien la campagna #‎NotOneLastTime è dilagato a macchia d’olio». «Non è l’ultima, ma solo un’altra buona occasione per rileggere il libro!», ha scritto Marco Maniezzi di Tolkien Books. Simona Calavetta: libro dello Hobbit«Il viaggio continua da diversi anni…», ha ammesso Marco Zanolla. Lorenzo Gammarelli invece ha colto l’occasione per mostrare una parte della sua collezione: «Non sono tutti quelli che ho. Non ho tutti quelli che ci sono. Non è la fine della Terra di Mezzo». «Perché le grandi storie non finiscono mai…», ha risposto Cristina Cannizzo. Non è l’ultima volta perché le varie copie dello Hobbit «sono piccoli frammenti di eternità», ha spiegato Zury Watson, che si definisce una «Scass-Hobbit professionista in incognito». «Lo Hobbit è per sempre», ha scritto Chiarella ‏Macchi.

Un giro intorno al mondo

Twitt della Tolkien SocietyLa campagna si è diffusa tanto da superare i confini nazionali. Marcel Aubron Bulles, studioso di Tolkien ed ex presidente della Società tolkieniana tedesca (la DTG: Deutsche Tolkien Gesellschaft), oltre ad aver condiviso la nostra proposta, ha preso spunto per scrivere un lungo articolo per il suo blog. Un grande contributo è poi giunto dalla Tolkien Society inglese, che ha cominciato a fare la nostra stessa richiesta ai propri follower, lanciando tweet e messaggi con l’hashtag sono cominciati a fioccare copiosi. Ringraziati, hanno risposto che era un piacere poter partecipare a questa avventura. «L’ultimo film dello Hobbit è soltanto la fine di quelli girati da Jackson», è intervenuta Pat Reynolds, tra gli alti dirigenti della TS inglese, «quest’ultimo è solo un lavoro tra i tanti. Tra le molte opere di persone che amano Tolkien e le opere a lui ispirate. Sara Gianotto: libri dello HobbitChe si tratti di costruire una tana hobbit, organizzare un incontro tra appassionati, scrivere una poesia o girare un altro film». La campagna Twitter si è diffusa in tutta Europa dalla Polonia alla Grecia: «Il viaggio nella Terra di Mezzo continua», si è detta certa Magdalena Slaba, avvocata di Varsavia; «Frodo è vivo e abita qui in Grecia…», ha rivelato Aspromavro. «Perché non ci sono solo gli adattamenti cinematografici», ha fatto sapere il gruppo dei Tolkiendil, l’associazione tolkieniana più seguita in Francia. La campagna su Twitter però non si è ancora esaurita: sta continuando in questi giorni ed è giunta perfino in Giappone! Anche lì gli amanti di Tolkien sono migliaia: «Tolkien occupa gran parte del mio cuore. Perciò questa non è l’ultima volta», ha rivelato Sayawen. «Non diciamo addio allo Hobbit!», le ha risposto Suzko. «Abbiamo semplicemente intercettato quello che era un sentimento molto diffuso», racconta ancora Erin Oak. «Dopo settimane di messaggi di commiato, molti appassionati di Tolkien e Peter Jackson si erano annoiati per questa tristezza che aleggiava intorno all’uscita del film dello Hobbit, e alla fine hanno preso la palla al balzo per ribadire Twitt dal Giapponeil loro amore per la Terra di Mezzo e per gridarlo a tutto il web. È proprio vero: dalle piccole idee possono nascere grandi cose…». Ormai la campagna ha superato i duemila messaggi su Twitter, per non parlare dei post su Facebook, puoi contribuire anche tu: fai vedere che il viaggio continua, usando l’hastag #‎NotOneLastTime. Puoi inserire l’account twitter AisT o visitare il gruppo Facebook dell’AisT.

 
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LINK ESTERNI
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– Visita il gruppo Facebook dell’AisT.

 

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7 Comments to “Hobbit, #NotOneLastTime. E il viaggio continua…”

  1. Wu Ming 4 ha detto:

    Sinceramente spero che PJ passi la mano. Con questa seconda trilogia – davvero brutta confrontata con la prima – ha veramente saturato lo spazio disponibile e raggiunto il limite di sopportazione dello stravolgimento e appiattimento di una buona storia. Quindi grazie di tutto, ma… per citare Tolkien, servono “altre mani e altre menti”.B ack to literature.

  2. Faulken ha detto:

    “Dalle molte dichiarazioni del regista neozelandese, infatti, si capisce chiaramente che questa sarà l’ultima volta.”

    Fortunatamente direi…

    Il viaggio non è mai finito… e La terra di mezzo” non è un brand di Peter Jackson, un modesto regista il cui unico talento è l’esser dotato di una certa sensibilità per il “monstruosus”, talento che aveva dimostrato nel suo miglior film, “Le creature del cielo”. Il suo rapporto con il Legendarium tolkeniano è solo un economicamente goloso “incidente di percorso”, la sua trasposizione di Lotr e Hobbit si è dimostrata pessima a dir poco, componendo due trilogie (sigh!) che cinematograficamente non passeranno alla storia (non quella del cinema) e di cui l’operato migliore resta quello tecnico/scenografico e attoriale di alcuni interpreti. (E chi continua ad encomiare le scene di guerra forse non conosce i capolavori di David Lean…). E’ facile criticare certo, ma di fronte allo scempio compiuto non bastano tutti i Wetaeffetti digitali a supportare una giustificazione (tra le perle… “indimenticabile” il Consiglio di Elrond ridotto a riunione di condominio…) nell’aver volutamente tradito lo spirito del Lotr a favore della semplicioneria ad uso dei cineconsumatori. Quanto a cosa è riuscito a combinare con lo Hobbit… è meglio calare un pietoso velo.

  3. Wu Ming 4 ha detto:

    Ma no, Faulken, non siamo mica d’accordo neanche questa volta 🙂
    Secondo me infatti c’è una bella differenza tra la prima e la seconda trilogia. Della prima si possono criticare e stroncare molte cose, ma lavorando per sottrazione, PJ non aveva tradito la storia e – tutto sommato – nemmeno i suoi temi. La forzatura più grande era il taglio del finale del romanzo, perché letteralmente non ci stava (il cinema non regge la riapertura della vicenda dopo l’eucatastrofe finale). Certo si trattava comunque di un prodotto per il più largo consumo, però quei tre film, come narrazioni cinematografiche, secondo me tenevano. Questi altri tre invece no. Lavorando per aggiunta, PJ ha completamente perso il controllo della storia, l’ha gonfiata a dismisura e infarcita di cose inutili. Lo Hobbit è una storia semplice, una fiaba che diventa epica (ma solo alla fine!) e pretendere di farne il prequel del SdA è stato il grosso errore a monte.
    La prima trilogia, al di là dell’apprezzamento o meno, qualcosa nella storia del cinema rappresenta. Nessuno era mai riuscito in un’impresa del genere, lavorando per cinque-sei anni allo stesso film, da cui trarne tre, girando agli antipodi, mediando con gli executives americani, ecc. ecc. Quegli 11 oscar qualcosa vogliono dire, a mio avviso. Ripeto: al di là del gradimento.
    Questo Hobbit invece scivolerà via nel solco della prima trilogia, come una sorta di emulazione fallita o parodia di Jackson al se stesso di dieci anni fa. Anche perché nel frattempo l’epic movie è diventato uno dei generi più in voga, siamo arrivati ormai perfino al rifacimento dei kolossal biblici in chiave epic-fantasy, vedi “Noah” e “Exodus”. Insomma il genere è inflazionato e davvero questa seconda trilogia a tratti sembra parodistica. Diciamocelo: la sceneggiatura è roba da chiodi.

    • Faulken ha detto:

      “Certo si trattava comunque di un prodotto per il più largo consumo”

      Questo è il problema, ed alla luce di questo, le due trilogie, pur con le rispettive differenze, sono entrambi fallaci. (Il secondo problema è la mancanza di umiltà, sarebbe stato il caso di non inventare nulla che non fosse nei libri).

      Le opere di Tolkien non sono prodotti e meriterebbero (cinematograficamente) l’attenzione di un artista del cinema e non di un forgiatore di prodotti. Probabilmente (oggi) è impossibile che una major investa grossi capitali per un’opera d’arte (ad esempio sono anni e anni che Boorman lavora ad un film su le Memorie di Adriano e che non vedremo mai) cinematografica… meglio (economicamente) andare sul sicuro con un prodotto di “livello” dedicato soprattutto alla fascia teen affamata di epic e action.

      p.s

      (Ricordiamoci che la storia degli oscar non è la storia del cinema e che gli effetti speciali non sopperiscono la mancanza di talento e solo un cattivo regista li usa per risolvere problemi che non sa affrontare altrimenti.

      • Wu Ming 4 ha detto:

        Io non ho mai smesso di pensare che sia possibile fare un film per il grande pubblico che contenga una buona storia, epos non da quattro soldi, spessore drammaturgico, ecc. E penso che la filmografia di David Lean sia in effetti lì a dimostrarlo.

  4. Wu Ming 4 ha detto:

    P.S. David Lean è stato senz’altro il più grande regista di scene di guerra e di massa dell’era predigitale. Le sue battaglie infatti sembrano vere battaglie… ma mica sono fantasy! 🙂

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