Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit a confronto

Maratona Lo HobbitCosa c’è di meglio, nella stagione del sole cocente, che chiudersi in casa a serrande abbassate e passare il pomeriggio a rivedere un film che, nel bene e nel male, ha un posto speciale nel nostro cuore? E se invece di un film, fosse una trilogia? Peter Jackson si ci ha regalando addirittura due trilogie: sei film che dividono il pubblico tolkieniano ancora oggi, con continui confronti con i libri d’ispirazione e diverse opinioni sulla qualità dell’adattamento.
Certi dibattiti però, si sa, sono oramai visti e rivisti, quasi noiosi. Se la presenza di Tom Bombadil sarebbe stata più o meno preziosa a livello cinematografico è un quesito che non avrà mai una risposta certa ed universale. Piuttosto, andiamo a confrontare le due trilogie cinematografiche: in cosa differiscono, in cosa sono simili e perché restano tanto amate e/o odiate allo stesso tempo.

L’inizio di due avventure

Film: locandina del Signore degli Anelli: la Compagnia dell'AnelloLa prima trasposizione cinematografica dell’opera di Tolkien firmata da Jackson esce nei cinema di tutto il mondo nel 2001: è l’anno arrivo nelle sale di Harry Potter e si ripone sul fantasy un accento maggiore di quanto non sia stato fatto in passato, d’altronde le nuove tecnologie del terzo millennio e i sempre migliori effetti speciali permettono di avere fiducia in progetti che negli anni precedenti sono stati abbandonati per scarsità di mezzi.
L’ultima avventura tolkieniana, invece ,uscirà sui grandi schermi nel 2014, mentre il mondo si appresta a scoprire sempre più la realtà virtuale e non è più fantascienza l’home video in 3D, gli effetti speciali sono scontati. Il cinema si poggia su di essi come in passato aveva fatto sul realismo, e sembra che la parola impossibile sia ormai un lemma invecchiato sulle pagine di un vocabolario a riposo.
Anche dopo tutti questi anni però la trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli è rimasta nella storia come un’opera colossale che è stata realizzata sfruttando al massimo le nuove risorse esistenti ed è partita da una visione, da un progetto ambizioso con la pretesa di realizzare ciò che mai prima di allora era stato tentato.
Lo Hobbit ha avuto una genesi ben diversa: nato, come Eva, dalle costole del successo a lui precedente, è stato riadattato e maneggiato prima da due registi differenti. Ricordiamo che all’inizio era Guillermo Del Toro ad avere le redini, prima di arrendersi e passarle a Peter Jackson.

La struttura

Sempre in quanto “fratello minore”, la trilogia de Lo Hobbit ha subito un notevole forzatura, con l’imposizione di una struttura che aveva già funzionato dieci anni prima. Il problema principale è che quel format era stato vincente appoggiandosi su un’epica lunga centinaia di pagine, mentre nel secondo caso, pur volendo mostrare al pubblico aspetti della mitologia di Arda collegati alla trama principale, la storia originale era un libro nato come fiaba per bambini.
Film: Locandina "Lo Hobbit: Un Unexpected Journey"Nonostante tutto, però, pare che l’impresa sia riuscita: il primo film di entrambe le saghe si sofferma sulla compagnia, su come si forma e come i vari membri diventino sempre più uniti e dediti allo scopo finale della loro missione (una missione superiore ne Il Signore degli Anelli, una più personale ne Lo Hobbit).
Il secondo film invece divide la compagnia in maniera diversa: ne Le Due Torri vediamo come si formano diversi gruppi con scopi distinti che aiuteranno a far trionfare il bene ognuno a modo proprio. La compagnia dei nani invece non si divide, ma sorgono tra di loro dei conflitti individuali che nascono da ambizioni diverse e da incomprensioni: in senso più materiale vediamo come Fili e Kili, unici consanguinei di Thorin Scudodiquercia, abbandoneranno l’agognata conquista della loro casa per diversi motivi. Si crea qui una discrepanza, che però non è stata ampiamente approfondita.
Nel terzo e nell’ultimo film dedicato alla Terra di Mezzo, infine, abbiamo la grande battaglia risolutiva e la partenza dell’eroe: questa segue però un andamento diverso. La partenza di Frodo verso i Porti Grigi è un abbandono della Terra di Mezzo a causa di “ferite che non si possono rimarginare”, mentre la partenza di Bilbo ed il suo ritorno alla Contea chiude il cerchio dell’avventura e pone i presupposti perché ne inizi una nuova, potenzialmente più pericolosa e a lungo termine, con differenti protagonisti.

Errori e autocitazioni

L’ultima cosa che ci si aspetterebbe è che due progetti, curati entrambi dalla stessa persona, possano avere degli errori o differenze non volute tra di loro: purtroppo per Peter Jackson, questo è accaduto e anche gli spettatori meno attenti lo hanno notato.
Se ne Il Signore degli Anelli una delle caratteristiche della natura reale di Aragorn era la capacità di maneggiare le foglie di Athelas (chiamata anche foglia di re) come pianta medicamentosa e rimedio contro l’azione rapida del veleno di Morgoth, ne La Desolazione di Smaug vediamo questa capacità sminuita a nozione comune di tutti gli Elfi, compresi quelli Silvani qui rappresentati da Tauriel. Inoltre, nel primo caso il veleno porta Frodo all’incoscienza nel giro di poche ore, mentre nel secondo Kili viene indebolito a poco a poco nel corso della sua fuga da Bosco Atro e l’effetto si protrae solo per qualche giorno.
Nonostante questo però, concediamo a Jackson un po’ di narcisismo, espresso in non una ma due autocitazioni nella trilogia de Lo Hobbit, riprendendo alcuni tratti della precedente: tutti ricordiamo la scena in cui il dito di Sauron viene tranciato da Isildur nel prologo de La Compagnia dell’Anello; tale scena viene ripresa quando, nel ricordare la battaglia tra nani ed orchi (più precisamente la Battaglia di Azanulbizar) in cui Thorin ha guadagnato sia il suo soprannome che l’ammirazione del suo popolo, vediamo l’eroe tranciare di netto il braccio della sua nemesi Azog. In più, all’inizio de La Desolazione di Smaug un occhio attento può scorgere tra le buie strade di Brea, la comparsa dello stesso regista, che morde una carota: tale cameo è una citazione della breve apparizione da lui fatta nel suo primo film tolkieniano dodici anni prima.

Conclusioni

Si potrebbe dire molto di più su quanto le trilogie differiscano e su quanto si somiglino, ma è un dibattito che potrebbe continuare a lungo: forse la causa di tanto astio contro gli sfortunati film de Lo Hobbit è stata proprio il voler ricreare una formula che si era già dimostrata vincente in maniera troppo speculare. Nonostante tutto sono le uniche trasposizioni cinematografiche che abbiamo al momento (i fan film sono un altro mondo, ricco e vario, ma che segue principi differenti) e per quanto i puristi avranno sempre qualcosa da puntualizzare in merito, restano due opere che hanno lasciato il segno.

Sonia Bragaglia

ARTICOLI PRECEDENTI:
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