Medioevo fra noi: città tra Storia e Fantastico

Minas Tirith at Dawn, by Ted Nasmith

Ultimo dei Monti Bianchi dell’Ered Nimrais, Pipino vide, come promesso da Gandalf, la cupa massa del Monte Mindolluin, le ombre viola e profonde delle sue alte valli, la sua imponente figura rischiarata dal sorgere del giorno. Sopra una propaggine sporgente s’innalzava la Città Protetta, con le sue sette cerchie di mura, così antiche e possenti che non parevano costruite, ma scolpite da giganti nell’ossatura del mondo.
Sotto lo sguardo meravigliato di Pipino le grigie mura volgevano al bianco, macchiandosi del pallido rossore dell’alba. Il sole, improvvisamente emerso dalle ombre dell’Oriente, proiettò il suo raggio sul volto della Città. Allora Pipino gridò di stupore, perché la Torre di Ecthehon, che s’innalzava entro la cerchia interna, sfavillò nel cielo come una cuspide d’argento e perle, slanciata e splendente, e il suo pinnacolo brillò come cristallo sfaccettato; bianchi vessilli svolazzavano dalle torri merlate alla brezza del mattino, e lontano si udì come un limpido squillare di trombe d’argento.

Città ideali, invisibili, immaginate, questo il tema attorno al quale ha ruotato la sesta edizione del convegno Il Medioevo fra noi, l’unico convegno italiano interamente dedicato al medievalismo, ossia al medioevo reinventato, immaginato e riscritto, svoltasi tra Urbino e Gradara dal 6 all’8 giugno. Un viaggio lungo più di mille anni, raccontato in tre giorni durante i quali abbiamo ritrovato alcuni dei relatori dell’anno precedente (qui il nostro articolo in merito) assieme a nuove voci. Spostandoci di città in città, tra memorie oniriche di luoghi che possiamo visitare ancora oggi e fantasie che possiamo vedere impresse su carta o pellicola, un pellegrinaggio fino alla Terra di Mezzo ed oltre ancora, alla Terra del Sogno, di cui percorrere le strade solo nella nostra mente.

Tre giorni e infinite città

Dopo i saluti d’apertura di Peter Aufreiter (direttore della Galleria nazionale e del Polo museale delle Marche), del rettore nell’Università di Urbino Vilberto Stocchi e di Maria Elisa Micheli, direttrice del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Urbino, il professor Tommaso Di Carpegna Falconieri ha introdotto al tema del convegno: la città, la città del medievalismo che ha mille e una forma. Una città eternamente presente nell’idea che si ha del medioevo italiano, nella nostra memoria, nei sogni, siano essi ad occhi aperti o sotto il velo della notte, nelle vecchie pagine di un libro e sugli schermi televisivi di ultima generazione.
Ci inoltriamo in un mosaico costruito dai frammenti dello specchio dei desideri, un caleidoscopio iridescente di idealizzazioni trasfigurate dalla nostalgia in La mer gotique. Venezia medievale tra Ruskin e Proust della professoressa Daniela Rando (Università di Pavia), e racconti accurati, della più famosa così come del tesoro nascosto, redatti con attenzione per una riscoperta più cosciente in «Mediaeval towns series» Le città medievali italiane in British style all’alba del Novecento del professor Francesco Pirani (Università di Macerata). Troviamo il medioevo, reale e immaginario, che ritorna nei secoli successivi per continuare a plasmare le città in Bisanzio fantasma: parafrasi del medioevo nell’architettura di Belgrado tra le due guerre mondiali della professoressa Jelena Jovanovic (Sapienza Università di Roma), e incontriamo città che l’autore fonda, di cui posa la prima pietra, la prima parola, e che si completano dapprima nella mano dell’artista e poi nella fantasia del lettore in «Meschite rosse» e «dolenti case»: l’immaginario della città di Dite dopo Dante del professor Filippo Fonio (Université de Grenoble-Alpes), luoghi che popolano, quasi affollano, l’universo cinematografico quando esso guarda all’Età di Mezzo in Il medioevo urbano nell’immaginario cinematografico della professoressa Domitilla Campanile (Università di Pisa) e che ritroviamo anche nel teatro con Ravenna lirica. Pietre, avori, mosaici bizantini in prestito alla Fiamma di Respighi di Geraldine Leardi (MiBAC, Galleria Borghese). Luogo del genio, luogo del marcio, e delle infinite sfumature, declinazioni, tra i due poli ideali, in Fantasie urbanistiche e medioevi letterari della professoressa Roberta Capelli (Università di Trento, relatrice anche al convegno Tolkien e la letteratura della Quarta Era), luogo immaginati in armonia fiabesca con la natura o freddo inferno di acciaio in Disneyland o «Nido di Ratti»? La città medievalista in un’ottica transmediale di Davide Iacono e Riccardo Facchini (rivista «MedioEvo. Un passato da riscoprire»).
Lo spettro delle conferenze è ampio, tanto da passare dalle basi solide della realtà, cercata, recuperata scavando nel profondo della terra con Mito e realtà della città altomedievale del professore Daniele Sacco (Università di Urbino), alla trasformazione in simbolo di ideali anche negli studi politici e storici in Democrazia, repubblica, comune: miti politici e ideologie nella storiografia italiana fra Otto e Novecento del professor Massimo Vallerani (Università di Torino) e in Le libertà fragili. I comuni medievali nella storiografia italiana dell’Ottocento di Fabiana Fraulini (Università dell’Insubria), dalla ricerca di un’identità in Torino reale, Torino neomedievale: ambizioni medievaliste nella capitale sabauda di Tommaso Zerbi (University of Edinburgh) e in Scenari medievali nelle esposizioni universali e nazionali di fine secolo del professor Guido Zucconi (Università Iuav di Venezia) a città-idee che non hanno luogo, identificabili più che un luogo fisico come un punto dell’anima, una sensazione, in Città invisibili, città invivibili. Il medioevo atopico di Italo Calvino del professor Salvatore Ritrovato (Università di Urbino), il cui intervento si ricollega a quello tenuto l’edizione precedente, ovvero Un «Milione» di viaggi. La strana fortuna di un libro che abolì le frontiere.
Proprio nelle Le città invisibili di Italo Calvino possiamo trovare le parole adatte per descrivere la lente del medievalismo su questo argomento:
È delle città come dei sogni: tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra.

Al termine della sessione di sabato mattina, come l’anno scorso, Federico Fioravanti (ideatore e direttore del Festival del Medioevo) e Giuseppe Maria Bianchi (Associazione Italia medievale), hanno presentato l’edizione 2019 del Festival del Medioevo, che si terrà dal 25 al 29 settembre, come ogni anno a Gubbio, ed il cui tema centrale sarà la donna.

In attesa della pubblicazione degli atti del convegno (questa è la prima edizione per la quale verranno realizzati), condividiamo il video della sessione di venerdì mattina:

youtube placeholder image

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Il Medioevo, e il Fantastico, fra noi
– Leggi l’articolo Tra Medioevo e Medievalismo
– Leggi l’articolo Una Tolkien session al Festival del Medioevo
– Leggi l’articolo Tolkien e la letteratura il resoconto di Trento

LINK ESTERNI:
– Vai al sito del Festival del Medioevo
– Vai alla pagina facebook di MediaEvi, il Medioevo al Presente
– Vai al sito dell’associazione Italia medievale
– Vai al sito dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo

.


Tra Medioevo e Medievalismo

Medioevo fra noi 2018Dopo il resoconto del convegno Il Medioevo fra noi (che potete leggere qui, svoltosi tra Urbino e Gradara dal 7 al 9 giugno, abbiamo scelto di approfondire l’argomento, così pertinente agli studi tolkieniani, ponendo alcune domande a due dei giovani studiosi presenti, Riccardo Facchini e Davide Iacono, tra i saggisti del volume Medievalismi italiani (secoli XIX-XX) che è stato presentato il secondo giorno, nonché ideatori della pagina divulgativa MediaEvi, il Medioevo al Presente. Ringraziando ancora per la loro disponibilità Riccardo e Davide, vi proponiamo questa “doppia” intervista per valicare ancora una volta la frontiera tra Medioevo e Medievalismo.

Partiamo dalle origini: da dove nasce il vostro interesse per la storia, nello specifico per il Medioevo? Cosa vi affascina in particolare di questo periodo storico?
Davide – Sin da piccolo sono stato sempre molto curioso. Adoravo sfogliare le enciclopedie,
magari quelle dei miei genitori, un po’ vecchiotte ma riccamente illustrate. Credo sia stato lì che si fissarono nel mio immaginario i cavalieri e i castelli. Furono gettati i semi insomma! Iniziai poi a leggere di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Mi ricordo in particolare un cartone animato, Prince Valiant (un adattamento del fumetto di Harold Foster) che mi restò impresso. Uno dei primi libri che lessi sul medioevo storico si chiamava L’avventura del Medioevo. È ancora lì, con le sue suggestive illustrazioni.
Riccardo – Anche per me l’infanzia ha avuto un ruolo fondamentale nel mio avvicinamento
al Medioevo, seppur al Medioevo sognato e immaginario. Credo però che il punto di svolta fu quando, durante le medie, per Natale mi fu regalata un’edizione di Dungeons&Dragons!

Parlando invece di medievalismo, quando avete scoperto che per questo Medioevo ridisegnato esiste un termine specifico e come?
Davide e Riccardo – Fondamentale si è sicuramente rivelata la lettura di Medioevo Militante (Einaudi 2011), di Tommaso di Carpegna Falconieri, docente di storia medievale all’Università di Urbino. Un testo imprescindibile per lo studio dei medievalismi, soprattutto per quanto riguarda la loro dimensione politica e per i risvolti che questo fenomeno ha nel mondo attuale. Ricordiamo con piacere anche le lezioni di Umberto Longo, docente alla Sapienza di Roma e relatore di Davide per la tesi magistrale, il quale, durante le sue lezioni, compie continui rimandi al nesso fondamentale che c’è tra medioevo e medievalismo. Ricordiamo il giorno che proiettò alcuni dipinti dei preraffaelliti, accostandoli ad alcune immagini tratte dai film de Il Signore degli Anelli o da quelli di Harry Potter, per dimostrare come il canone medievale, creato da quel gruppo straordinario di artisti, abbia anche ora oggi influenza nel nostro immaginario, come un orizzonte mentale comune.

Per quale motivo proporreste a qualcuno di cominciare ad approcciarsi a questo campo di studi?
Davide – Chiunque si accosti allo studio della storia medievale vi arriva spesso attraverso la visione di un film, la lettura di un libro, una conoscenza magari infantile – stereotipata – dell’epoca. Inoltre è importante notare che scrivere di storia significa sempre e comunque, innanzitutto, “raccontare” una storia tra le numerose storie, la cui retorica narrativa proietta mentalità, cultura, concezione, e generale – posso dire una parolaccia? – Weltanschauung dello storico. Pensare di presentare le cose “tali quali esse sono avvenute” è un’assurdità, se non una presunzione, positivista. Fare storia significa avere la consapevolezza di creare un prodotto culturale, attraverso il quale lo storico scopre il passato e lo ricrea. In particolare poi lo studio dei medievalismi consente allo storico medievista di tornare ad occupare quel posto nella società civile che aveva un tempo. Quando l’ISIS parla di ritorno del Califfato; quando i presidenti degli States evocano le crociate; o – come soprattutto nell’Europa dell’Est – vengono rispolverati i modelli e i miti del medievalismo ottocentesco per sostenere spinte nazionaliste; lì lo studioso di storia medievale, che si colloca tra la realtà del passato medievale e queste distorsioni operate dal presente, può dare un serio e autorevole contributo nel decifrare l’attualità. Si pensa spesso alla medievistica come ad una materia quasi erudita, polverosa, fatta da studiosi chiusi in torri di avorio dediti al solo studi di codici indecifrabili; un po’ come i re di Numenor irretiti dall’araldica, dalle genealogie, dall’astrologia mentre il regno di Gondor versava in rovina (e per certi versi è vero…). Lo studio dei medievalismi
avvicina la storia medievale, e chi la studia, al suo presente.

Parlando delle rappresentazioni fantastiche ispirate al Medioevo, non si può non parlare di Tolkien: qual è il vostro rapporto con questo autore, con i suoi precursori ed il genere letterario che ne è derivato?
Davide – Il mio incontro con Tolkien è stato un po’ combattuto. Mi spiego meglio. Un giorno alcuni amici, era il lontano 2002, mi invitarono al cinema. Mi portarono a vedere La
Compagnia dell’Anello
. Era un film fantasy, dicevano. Esco dalla sala molto contrariato.
“Cos’è questa cosa che cerca di imitare male il medioevo!”, sbottai. All’epoca avevo timidamente già iniziato a leggere i saggi di Le Goff e, come tutti i neoconvertiti, ero molto zelante. Questo medioevo “finto” non mi piaceva per niente! Poi, sempre grazie a quei farabutti dei miei amici, è stato amore. Iniziai a leggere i libri; a vedere e rivedere versioni estese e contenuti speciali nei dvd. Ero incantato da quel mondo neomedievale, così verosimile, che Tolkien – per il tramite di Peter Jackson – era riuscito a evocare. Lo studio del medievalismo, al quale sono approdato con la laurea magistrale, è adesso fondamentale per leggere ancora più in profondità, criticamente, la Terra di Mezzo. Ho potuto dare un nome e un senso alla mitopoiesi di Tolkien. Un autore che però spesso risulta ancora incompreso, e trattato come una sorta di santino. Per comprenderlo – secondo l’ottica del medievalismo – credo sia da intendere Tolkien, e il suo legendarium, come il canto del cigno della lunghissima stagione del medievalismo vittoriano: fenomeno che terminerà, durante la Grande Guerra, con le ultime folli cariche degli ufficiali a cavallo – che nel cuore portavano l’immagine di re Artù e dei suoi cavalieri – contro poco cortesi nidi di mitragliatrici. Dopo l’esperienza dei brutali combattimenti in trincea, il medievalismo britannico gradualmente ha
abbandonato il mondo reale – finendo di idealizzare la società britannica come una nuova Camelot – per rifugiarsi nel regno della fantasia. La Caduta di Gondolin, il primo racconto completo ambientato nella Terra di Mezzo, non è che una metafora neomedievale, della drammatica esperienza di Tolkien sui campi della Somme. Il giovane filologo credo abbia trovato in quel mondo – per certi versi accogliente e rassicurante – dopo la brutalità delle trincee e la morte dei suoi amici, un rifugio mentale. Questo lo racconta molto bene John Garth in Tolkien e la grande guerra.

Voi gestite la pagina facebook MediaEvi, il Medioevo al Presente: com’è nata l’idea di creare una pagina facebook dedicata al medievalismo?
Davide – L’idea nasce appunto dalla volontà di divulgare lo studio e l’interesse per il medievalismo. Un fenomeno culturale che ha le sue radici nell’Europa del Romanticismo ma che perdura ancora oggi (vi invitiamo ad approfondire la voce Medievalismo compilata da me
e Riccardo). Il medioevo, il suo sogno, è e sarà costantemente rielaborato, reinventato, raccontato. Ognuno di noi – inclusi i medievisti di professione – ha la sua idea di quell’epoca così lontana ma allo stesso tempo così vicina, che prescinde largamente da quello che è il medioevo storico. Quello di MediaEvi è anche un modo per raccontare una disciplina – diremmo fare storytelling – e occupare in maniera intelligente, seria (non seriosa!) e divertente, uno spazio. La comunicazione di una disciplina passa anche dai social. È un modo per dire: “Noi – noi studiosi di storia medievale e di medievalismi – esistiamo”.

Nella vostra esperienza, quale sembra essere la forma di medievalismo che suscita maggior interesse all’interno dei social network, e secondo voi per quale ragione?
Riccardo – Bisogna ammettere che il nostro pubblico è molto variegato. Si va dai giovanissimi, o dagli amatori, fino a giovani studiosi di storia e stimati ricercatori! Esclusi i meme, una vera e propria miniera di like, ma anche un modo – immediato e ironico – per comunicare la storia, possiamo però affermare con una certa sicurezza che la forma di medievalismo che affascina maggiormente il nostro pubblico è quello artistico, architettonico, in qualche modo legato alle arti visive. I nostri post sui castelli neomedievali o sugli artisti preraffaeliti sono lì a dimostrarlo.

MediaEvi era tra i media partner del convegno Il Medioevo fra noi, tenutosi di recente, e voi siete stati tra i relatori. Si trattava già della quinta edizione di questa manifestazione: parlateci della strada percorsa finora, quali sono stati gli ostacoli e le soddisfazioni maggiori, come siete entrati a far parte della compagnia.
RiccardoIl Medioevo fra Noi nasce dal desiderio di tre affermati studiosi – Tommaso di Carpegna Falconieri (Università di Urbino), Umberto Longo (Sapienza) e Francesca Roversi Monaco (Università di Bologna) – di sdoganare accademicamente lo studio dei medievalismi. Rispetto alla prima edizione, svoltasi nella rocca di Gradara in un afoso pomeriggio di luglio nel 2014, sono stati fatti passi da gigante e in questo un ruolo importante è stato ricoperto anche dal sostegno offerto fin dall’inizio dall’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo che, nella persona del presidente Massimo Miglio, non ha mai fatto mancare il suo supporto.

Al convegno Il Medioevo fra noi avete presentato il volume Medievalismi italiani (secoli XIX-XX), una raccolta di saggi di vari studiosi sul medievalismo in Italia: com’è nato questo progetto?
Riccardo – Durante le numerose conversazioni intrattenute con il professor di Carpegna in merito allo stato della ricerca sui medievalismi in Italia, ci siamo resi conto che gli studiosi nostrani hanno spesso affrontato il tema (pensiamo a Giuseppe Sergi, Renato Bordone, al recentemente scomparso Raffaele Licinio…), senza però al tempo stesso aver contribuito alla formazione di un organico orizzonte di ricerca nazionale, di una sorta di “scuola”, dedicata allo studio del medievalismo. Questi studi, infatti, hanno spesso mancato di organicità e consapevolezza. Per questo si è sentito il bisogno di pubblicare un volume che raccolga unicamente contributi sul medievalismo, con l’auspicio di contribuire alla nascita, se non una vera e propria scuola storiografica, almeno di una nuova sensibilità accademica nei confronti di questa affascinante disciplina.

Un’ultima domanda, guardando al futuro: avete già in programma di presenziare ad altri eventi dedicati all’età di mezzo o, magari, alla Terra di Mezzo?
Davide – Abbastanza certa sarà la nostra partecipazione al Festival del Medioevo, che si terrà dal 26 al 30 settembre nella bianca città di Gubbio. Il tema di quest’anno, come ci ha svelato in anteprima Federico Fioravanti (l’ideatore del Festival) a Gradara, saranno i barbari: un argomento che richiama, immediatamente, all’attualità.
La Terra di Mezzo l’abbiamo sfiorata lo scorso anno per l’appunto al Festival del Medioevo, nel
nostro intervento dedicato alle città incantate dell’immaginario medievalista. Tra le molte non
abbiamo mancato di considerare, la capitale del regno di Gondor, Minas Tirith.

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Il Medioevo, e il Fantastico, fra noi
– Leggi l’articolo Festival del Medioevo: una sessione per Tolkien

LINK ESTERNI:
– Vai al sito del Festival del Medioevo
– Vai alla pagina facebook di MediaEvi, il Medioevo al Presente
– Vai al sito del Festival del Medioevo
– Vai al sito dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo

.


 

Il Medioevo, e il Fantastico, fra noi

La Belle Dam Sans Merci - Frank Dicksee - dettaglioNell’immaginario comune il Fantastico popola il Medioevo, ne veste i panni, adeguandoli, e vi prende dimora, spesso addolcendolo, modificandolo secondo il proprio gusto come non di rado facciamo con la cucina dei paesi lontani. Il Medioevo appare così come una realtà che può sembrare effettivamente distante ed estranea, almeno per chi non ha scelto di approfondirla a seguito di un interesse personale oltre lo studio scolastico obbligatorio, facilmente relegato nel fondo della mente dal più svariato numero di motivi: lontano non solo temporalmente, il Medioevo diviene una terra e un tempo altro, un volto sul quale la maschera meravigliosa del fantastico si adagia e si adatta, senza però cancellarne lo sguardo profondo e il sorriso affascinante, ma anzi esaltandoli. Così Medioevo e Fantastico danzano assieme, conducendo i passi l’uno dell’altro, e toccando molti degli aspetti anche quotidiani della vita dell’uomo contemporaneo, che lo si realizzi o meno.

Tolkien, il Medioevo e il Fantastico

Il Medioevo e il Fantastico - TolkienTolkien era ammaliato da questa danza, dal procedere nei secoli di questo corteo di lingue, tradizioni letterarie, recuperi più o meno riusciti (a volte intenzionalmente differenti), che, a prescindere dalla reazione che generarono in lui, attirarono la sua attenzione per una vita intera. Sono infatti sicura che molti dei nostri lettori, già leggendo le prime righe di questo articolo, avranno pensato alla raccolta di saggi critici di Tolkien che in Italia porta come titolo proprio Il Medioevo e il Fantastico (l’originale inglese è The Monsters and the Critics and Other Essays) e che raccoglie scritti legati al Beowulf, al Sir Gawain e il Cavaliere Verde, alle fiabe. E nell’immaginario collettivo il tempo delle fiabe per eccellenza è, appunto, il Medioevo. Le influenze della letteratura medievale, delle sue fonti, tradizioni e rifacimenti romantici, su Tolkien sono troppe per poterle enumerare o analizzare in un solo articolo, ma ciò su cui desidero soffermarmi è che tali connessioni sono talmente presenti da aver reso gli scritti di Tolkien (non solo, forse perfino nemmeno principalmente, quelli critici) una porta non solo per l’esercizio della propria fantasia, ma anche un punto di partenza per riscoprire varie discipline: un crocevia dal quale partire per esplorare le terre dell’Archeologia, delle Lingue e della Linguistica, della Letteratura e della Storia e di tutte le terre di confine Il Medioevo fra noi - 2018 - Percorsi si frontieratra queste materie, terre di mezzo come quelle che ho avuto il piacere di attraversare pochi giorni or sono, assistendo alla quinta edizione del convegno Il Medioevo fra noi, l’unico convegno italiano interamente dedicato al medievalismo. Fenomeno per il quale sono state proposte decine e decine di definizioni, mi limiterò in questa sede a definirlo come il ridisegnare, consciamente o inconsciamente, il Medioevo nei suoi vari aspetti, compiendo proprio la tanto decantata fusione tra Storia e Fantasia. L’edizione di questo anno ruotava attorno proprio a questo concetto di terre di mezzo, di confine, portando il sottotitolo di Percorsi di frontiera e durante questa tre giorni di frontiere se ne sono oltrepassate davvero moltissime: da giovedì 7 a sabato 9, nelle quattro sessioni organizzate magistralmente al fine di percorrere una via che prosegue senza fine, come la fantasia naturale attività umana, ho potuto esplorare un Medioevo immaginario che perde i propri confini, temporali e spaziali, che facilmente si estende all’Orientalismo, sfuma nel Celtismo e, negli Stati Uniti in particolare ma non solo, si intreccia col Rinascimento, scambiandosi fatti e miti.

Tre giorni per esplorare i mondi del medievalismo

Programma Il Medioevo fra noi 2018Dopo i saluti d’apertura di Peter Aufreiter (direttore della Galleria nazionale e del Polo museale delle Marche), Massimo Miglio (presidente dell’Istituto storico per il medioevo), Maria Elisa Micheli (direttore del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Urbino) e dall’intervento di Tommaso di Carpegna Falconieri (tra gli studiosi pionieri degli studi sul medievalismo in Italia, dell’Università di Urbino), il convegno è iniziato con un contributo incentrato su una delle figure che più associamo al Medioevo, la strega, con Tra medicina e magia: quando è il genere a segnare il confine di Maria Giuseppina Muzzarelli (Università di Bologna), figura questa che abbiamo ritrovato il mattino seguente in L’oscuro medioevo delle streghe di Marina Montesano (Università di Messina). Un altro classico del Medioevo affrontato il primo giorno è stato il Calice del Re dei Re, con Per farla finita col Santo Graal di Franco Cardini (Istituto storico per il medio evo), il quale nella sua introduzione al proprio intervento non non ha mancato di menzionare anche Tolkien.
Il medievalismo nelle arti figurative è stato affrontato in California medievale: cartoline dall’orlo del mondo da parte di Alison L. Perchuk (California State University) e in Le testimonianze artistiche medievali della Rocchetta Mattei: tra mito, riutilizzo e falsificazione di Paolo Cova (Università di Bologna), fino a Frontiere come metodo. Esperienze di ricerca sul bizantinismo di Geraldine Leardi (MIBACT, Galleria Borghese), passando così la frontiera dell’Oriente, regno esplorato con le relazioni Un «Milione» di viaggi. La strana fortuna di un libro che abolì le frontiere di Salvatore Ritrovato (Università di Urbino) e Marco Polo e il colonnello Henry Yule (1871). Una traduzione di successo sulla frontiera degli studi coloniali di Daniela Rando (Università di Pavia).
L’ultimo giorno si sono indagati alcuni degli aspetti del medievalismo che maggiormente si intersecano con gli ambienti più divulgati: dall’opera della Disney Maleficent: il nuovo confine tra immaginario e mercato di Martina Corona (Sapienza Università di Roma) all’Archeologia cognitiva e archeologia sperimentale: mente e braccio della ricerca di Daniele Sacco (Università di Urbino).

Il Medioevo che continua ad essere fra noi

Medievalismi ItalianiNel corso della seconda giornata del convegno è stato presentato da Riccardo Facchini e Davide Iacono (i quali curano anche la pagina facebook MediaEvi, il Medioevo al Presente, dedicata appunto al medievalismo) il volume Medievalismi italiani (secoli XIX-XXI), raccolta di saggi a cura di Tommaso di Carpegna Falconieri e Riccardo Facchini pubblicata dalla casa editrice Gangemi. Grazie alla cortesia dei curatori, che ancora una volta ringrazio a nome dell’AIST, potrete trovare una copia di questo libro anche nella biblioteca del Centro Studi – la Tana del Drago a Dozza, dopo l’inaugurazione che avverrà questo settembre, durante Fantastika.

Augurandoci di vedere crescere e prosperare questa splendida iniziativa che è il convegno Il Medioevo fra noi, la quale non potrà che diventare uno degli appuntamenti annuali più attesi, ed aspettando speranzosi che Festival del Medioevovengano presto pubblicati gli atti dell’edizione appena conclusasi, non resta che prepararci al prossimo grande appuntamento con l’età di mezzo: il Festival del Medioevo di Gubbio, che si terrà dal 26 al 30 settembre, annunciato al termine della sessione di sabato mattina da Federico Fioravanti (ideatore e direttore del Festival del Medioevo) e Giuseppe Maria Bianchi (Associazione Italia medievale).

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Tolkien anche alla terza adunata di FeL
– Leggi l’articolo Festival del Medioevo: una sessione per Tolkien

LINK ESTERNI:
– Vai al sito del Festival del Medioevo
– Vai alla pagina facebook di MediaEvi, il Medioevo al Presente
– Vai alla pagina facebook Centro Studi – la Tana del Drago
– Vai al sito del Festival del Medioevo
– Vai al sito dell’associazione Italia medievale
– Vai al sito dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo

.