Teatro: Caccia ‘l drago, ecco la recensione

Nell’ambito del Fu Me Festival di Cesena è andata in scena Domenica 14 settembre 2025 la prima di Caccia ‘l drago. Fabula in musica liberamente ispirata all’opera di J.R.R. Tolkien. La regia è di Elvira Frosini e Daniele Timpano; la produzione è a cura de Gli Scarti – Centro di Produzione Teatrale di Innovazione e di Kataklisma teatro. L’opera ispiratrice naturalmente è Farmer Giles of Ham, scritta nel 1937 ma pubblicata nel 1949, tradotta in Italia per la prima volta nel 1975 con il titolo Il Cacciatore di Draghi e ripubblicata nel 2019 per i tipi di Bompiani nell’edizione critica di Christina Scull e Wayne G. Hammond, con la traduzione di Isabella Murro e la curatela del socio AIST Lorenzo Gammarelli.

Lo Spettacolo

Il Cacciatore di Draghi - edizione 2019Lo spettacolo è un monologo della durata di un’ora, interpretato dallo stesso Daniele Timpano ed evidenziato a tratti da un sottofondo musicale originale, composto da Natale Romolo in occasione della prima versione dello spettacolo, che risale a oltre vent’anni orsono, ma rivisto in occasione di questa nuova edizione (la prima vinse il premio Le voci dell’anima nel 2005 a Rimini). Una scenografia minima e nemmeno verosimile: un parallelepipedo che a volte è un sedile e a volte una giumenta, uno scialle che a volte è un cane (unica macchia scura nel bianco neutro del resto), un ombrello che vale come spada, nel fodero quando è chiuso e sguainata quando è aperto, e il drago rappresentato da un piccolo cilindro di stoffa. In questo modo lo spettatore deve usare la sua fantasia per immaginare le situazioni e i personaggi, proprio come farebbe leggendo il racconto e proprio come nei giochi dei bambini dove una scopa è un cavallo e uno scatolone un’astronave. Anche l’attore è in bianco, con un paio di grandi occhiali da sole e una sgargiante cravatta gialla, perché è, di volta in volta, un personaggio oppure un altro – solo la voce del drago è fuori campo – ma anche il narratore, il regista e il direttore di scena.

In un’intervista rilasciata da Daniele Timpano a Daniele Frisco alcuni giorni fa, l’attore e regista ha parlato lungamente di questo spettacolo:

Nelle lettere Tolkien dice a più riprese che le fiabe sono sì le cose che ovviamente possono leggere i bambini e i ragazzi ma che sono una cosa seria: non sono scritte solo per l’infanzia e soprattutto non bisogna semplificarle […] Perché se la fiaba ha qualcosa di formativo o di pedagogico è proprio in questo suo tentativo di affrontare la complessità, di far imparare nuove cose, nuove parole, nuovi concetti. […] Questo spettacolo […] è molto semplice, ma vuole avere le sue complessità e cala la storia fiabesca, il racconto di un contadino e di una caccia al drago, sullo sfondo di un’Inghilterra medievale immaginaria. […] non vuole essere un racconto per ragazzi, bensì vuole infilare questa specie di immaginario para-tolkeniano su cui è costruito il lavoro in un immaginario contemporaneo, colto, novecentesco e quindi le musiche dello spettacolo […] sono comunque musiche contemporanee, classiche, colte. Io […] sono vestito in modo contemporaneo e la scena stessa con i suoi pochi elementi vuole riecheggiare qualcosa che può ricordare più la stanzetta nel seminterrato di Finale di partita di Beckett piuttosto che l’immaginario fiabesco infantile (o comunque di uno spettacolo per ragazzi).

Nel prosieguo dell’intervista Timpano parla della sua passione per Tolkien, di cui dichiara di aver letto e riletto più volte tutte le opere; sta anche comprando i volumi de La storia della terra di Mezzo. Questa rivelazione colpisce molto, come del resto la scelta di adattare quest’opera tolkieniana in particolare: anni fa ne era stata realizzata una riduzione teatrale per ragazzi e sicuramente il racconto si presta allo scopo. Forse, però, altri racconti potevano essere più adatti per un lavoro teatrale destinato a degli adulti, come ad esempio Foglia, di Niggle, anche questo già messo in scena; dunque perché questo?

La scelta è probabilmente dovuta proprio al potenziale che sta nel contrasto tra una storia che ovviamente si colloca nel medioevo e la sua anacronistica rappresentazione con abiti e attrezzi moderni, contrasto che acuisce l’ironia e il tono dissacrante, ma forse anche nostalgico, già presenti nel testo tolkieniano, dove il re è interessato solo al denaro, i cavalieri ai pranzi, e il drago è bugiardo, codardo e mollaccione! In fondo, in Farmer Giles of Ham Tolkien forse prende in giro un po’ anche sé stesso, rendendo comici personaggi e situazioni che in altre sue opere sono epici mentre d’altra parte rimpiange quel medioevo fantastico e le sue tracce che, nel paesaggio e nella cultura dei suoi tempi, andavano perdendosi.

Lo spettacolo non è comico ma divertente, e a tratti assurdo, e quindi rispecchia lo spirito del racconto. E nel suo minimalismo, che richiede lo sforzo dell’immaginazione per vedere giganti e draghi, fa dello spettatore un sub-creatore, in coerenza col pensiero del Professore.

Carla Iacono Isidoro

 

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo L’ultimo cacciatore di draghi da Tolkien al Teatro Verde a Roma

LINK ESTERNI:

– Vai al sito del Fu Me Festival 2025
– Vai al sito dell’associazione Gli Scarti – Centro di Produzione Teatrale di Innovazione
– Vai al sito di Kataklisma teatro
– Vai al sito di Bompiani

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2 commenti su “Teatro: Caccia ‘l drago, ecco la recensione”

  1. Ringraziamo dello sguardo. Eravamo molto curiosi. Teniamo moltissimo a questo piccolo lavoro. La restituzione critica rende bene conto delle nostre intenzioni. Ho specialmente apprezzato in riferimento finale al concetto di sub-creazione che mi è particolarmente caro.
    Un piacere essere ospitati su questo sito e sì, sto aspettando tutte le uscite di History of Middle Earth e, a tempo perso, ogni tanto confronto le scelte di metrica e lessico in poesie e canzoni tra vecchia e nuova traduzione del Signore degli anelli, nel tentativo di capire cosa ne penso…

  2. Daniele, venga a visitare la Tana del Drago, il nostro Centro studi e Museo a Dozza, siamo aperti la domenica!

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