Saggi AIST – Robert Tally e gli Orchi

Copertina Saggi AISTCitando (scherzosamente ma rispettosamente) René Magritte, potremmo iniziare la presentazione del Saggio AIST di questo mese con Ceci n’est pas un article (“questo non è un saggio”). Perché, come la pipa di Magritte, non lo è pur essendolo? Perché, essendo partiti dall’intenzione di pubblicare il saggio “Let Us Now Praise Famous Orcs: Simple Humanity in Tolkien’s Inhuman Creatures”, pubblicato su Mythlore Volume 29, 1 #3, Fall/Winter 2010, ci è stata offerta direttamente da Robert Tally la possibilità di pubblicarne un’edizione riveduta, ampliata, molto più recente e non disponibile online. Quello René Magritte, Ceci n’est pas une pipeche presentiamo è infatti il Capitolo VI del volume Representing Middle-earth: Tolkien, Form, and Ideology (McFarland 2023), dal titolo, solo leggermente diverso, “Let Us Now Praise Famous Orcs: Simple Humanity in Middle-earth’s Inhuman Creatures”.

Lo studioso

Robert T. Tally Jr.Robert T. Tally Jr., che ringraziamo per la disponibilità dimostrata, è docente d’inglese e docente onorario di studi internazionali presso la Texas State University. Tra le sue pubblicazioni in campo tolkieniano spiccano Representing Middle-earth: Tolkien, Form, and Ideology (McFarland Publishing, 2024) e soprattutto The Mismeasure of Orcs: A Critical Reassessment of Tolkien’s Demonized Creatures (McFarland and Co., 2025), versione ulteriormente ampliata del saggio originale pubblicato su Mythlore e del Capitolo VI che qui presentiamo.

Il Saggio

Il saggio di Tally affronta un problema cheThe Mismeasure of Orcs tenne occupato Tolkien – ma si potrebbe anche dire che lo “angosciò” senza esagerare più di tanto – per anni. In sintesi, la domanda era: “come può giustificarsi la presenza nel mondo secondario di esseri razionali e dotati di parola che sono considerati a tutti gli effetti irrimediabilmente malvagi, al di là di ogni possibilità di redenzione e quindi indegni di alcuna pietà?”. Tally è molto efficace nel presentare il problema, analizzando in modo esaustivo i passaggi dei testi che mostrano la natura inequivocabilmente razionale degli Orchi – che Tolkien stesso peraltro affermò esplicitamente in una lettera, dove li definì “creature ‘razionali incarnate’” – e le contraddizioni a questa conseguenti.

Quanto alla soluzione del problema, ne propone una che si basa sulle “cornici letterarie” introdotte da Tolkien stesso, ovvero sullo slittamento del “punto di vista”. Si tratta evidentemente di un terreno scivoloso, giacché invocando la molteplicità delle visuali narrative si può aprire la strada a ogni interpretazione. Proprio per questo Tally rimane cautamente aderente al testo letterario e a partire da quello si limita a formulare ipotesi che, per quanto intriganti, tali sono destinate a rimanere. Pur con questo limite insormontabile, va detto che quella di Tally è forse l’unica soluzione possibile al dilemma che ha afflitto Tolkien nelle sue riflessioni tarde sugli Orchi senza dover ricorrere all’invenzione. Il problema è che assumerla significa mettere implicitamente in discussione l’intera visione consolidata della Terra di Mezzo. Da un lato questo potrebbe facilmente risultare un boccone troppo duro da digerire per gli appassionati e studiosi di Tolkien; dall’altro non è detto che un dilemma narrativo, cioè un’aporia della subcreazione, debba per forza essere risolta. Il fascino dell’opera di Tolkien risiede anche nelle sue contraddizioni e coni d’ombra, e forse è proprio con questo spirito che andrebbe preso il contributo di Tally al dilemma degli Orchi e della cosmogonia di Arda. Per citare uno dei più grandi giornalisti musicali e studiosi della cultura pop viventi, Greil Marcus: «Non si possono risolvere gli autentici misteri, si possono però trasformare in misteri più interessanti».

Buona Lettura!

Scarica il saggio di Robert T. Tally Jr.

SAGGI AIST PRECEDENTI:

– Vai alla pagina Saggi

LINK ESTERNI:

– Vai alla pagina della Texas State University su Robert T. Tally Jr.
– Vai alla pagina dell’articolo di Wu Ming 4: I dilemmi dei tolkieniani “di sinistra” e l’inconscio politico della Terra di Mezzo

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