Un’avventura lunga tre anni. Ma in realtà è durata molto di più la ricerca e il lavoro che ha portato alla pubblicazione del nuovo volume della collana “Tolkien e Dintorni”, in uscita in questi giorni. Lo Hobbit. Un viaggio verso la maturità di William H. Green (15 euro, 184 pagine) è considerato uno tra i migliori studi dedicati al primo romanzo di J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit. Pubblichiamo qui la prefazione all’edizione italiana, che non ha potuto essere inclusa nel volume.
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Se per J.R.R. Tolkien è «questione di tempo»
Negli ultimi anni dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento compaiono in Gran Bretagna varie opere di narrativa e saggistica in cui i temi del tempo, del viaggio nel tempo e dell’unità sovratemporale di singole coscienze appartenenti a epoche diverse trovano manifestazione, come risposta al disagio provato dai loro autori nei confronti di un presente percepito come estraneo. Tolkien condivise questo clima culturale e anche per lui il “viaggio nel tempo” rappresentò una via per “sfuggire” al presente – o, per meglio dire, il mezzo per ipotizzare e far proprio un punto di vista più ampio sulla realtà (una sorta di esperienza narrativa dell’eternità, si potrebbe dire). È da questa contastazione che parte Verlyn Flieger per trattare A question of time: J.R.R. Tolkien’s Road to Faërie, pubblicato dalla Kent State University Press nel 1997. La studiosa statunitense è considerata la maggiore studiosa di Tolkien a livello mondiale insieme a Tom Shippey. Ha infatti curato Sulle Fiabe e Il fabbro di Wootton Major, dirige la rivista accademica Tolkien Studies: An Annual Scholarly Review, ha vinto ben tre Mythopoeic Award per i suoi studi e l’ultimo suo lavoro è una raccolta di suoi saggi (Green Suns and Faerie, ne abbiamo parlato qui) e il suo secondo romanzo, The Inn at Corbies’ Caww. In questo libro la Flieger tratta di temi abbastanza circoscritti: come Tolkien ha trattato il Tempo e come ha approfondito la relazione tra Mondo Primario e Secondario nelle sue opere letterarie. Il volume è interessante per il tentativo dell’autrice di proporre un percorso di lettura tematico dell’intera opera di Tolkien; tentativo che conduce ad analisi originali di passi ben noti. Notevole per la sua accuratezza è poi lo studio di due romanzi incompiuti, che si rivelano essenziali nel processo di maturazione della narrativa tolkieniana. Proponiamo una recensione del libro firmata da Claudio Testi, riportando prima le parole di Douglas A. Anderson nella sua recensione sul numero 192 di Mythprint nel marzo 1998 (qui si può leggere la versione integrale): «A Question of Time è un’esplorazione di prim’ordine nell’ossessione che Tolkien aveva per il tempo e lo studio si è guadagnato una presenza certa sullo scaffale di libri assolutamente essenziali da avere per comprendere le opere di Tolkien».

