Riceviamo e volentieri pubblichiamo la recensione ad opera di Wu Ming 4 al volume di Alessandro Dal Lago Eroi e mostri Il fantasy come macchina mitologica (2017, €18), appena pubblicato da Il Mulino e che rappresenta, come scrive il recensore, «un salto indietro di almeno cinquant’anni nella storia della critica letteraria». L’autore Alessandro Dal Lago ha insegnato Sociologia della cultura nelle Università di Milano, Bologna, Genova e all’estero. Fra i suoi numerosi libri segnaliamo, per il Mulino, «Descrizione di una battaglia. I rituali del calcio» (20012), «Il conflitto della modernità. Il pensiero di Georg Simmel» (1994) e, con Serena Giordano, «Mercanti d’aura. Logiche dell’arte contemporanea» (2006), «L’artista e il potere. Episodi di una relazione equivoca» (2014), «Graffiti. Arte e ordine pubblico» (2016). Con quest’ultimo volume, però, si manifesta come l’erere di quella intellettualità progressista che in Italia portò all’iniziale snobismo degli ambienti editoriali e accademici nei confronti della letteratura fantastica.
La critica principale di Dal Lago è che nel Signore degli Anelli non ci sia profondità morale. Invece, nelle storie di Tolkien c’è una lotta interiore che si rispecchia in quella esteriore.
Non c’è però lotta tra le classi, non c’è attrito sociale, inutile cercare col lanternino. Tolkien non era di sinistra, era un cattolico preconciliare che vedeva la diffusione della stampa operaia come il fumo negli occhi ed era perfino contrario al divorzio. Ma le problematiche le affronta tutte sul piano etico, morale, psicologico, a volte perfino teologico, non su quello delle strutture economiche o dei conflitti sociali. E nella sua opera narrativa lui è riuscito a svolgere uno dei più interessanti lavori sugli stili eroici, messi in conflitto l’uno con l’altro, della letteratura europea contemporanea. È per questo motivo che siamo lieti di proporre ai lettori una recensione di chi i libri li legge e analizza in profondità. Buona lettura!
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Fan fiction, il canone e le sue sfide
«Al di sopra del Marese, della Valle dell’Acqua, dei Monti Brumosi, del Bosco d’Oro,
della Montagna Solitaria, delle nubi, dei mari, al di là del Fuoco Dorato, della Rete di Stelle
e dei confini delle Cerchie del mondo…».
Il fenomeno della fan fiction, la produzione diffusa di testi narrativi derivata da opere letterarie, serie televisive, saghe cinematografiche o fumetti di successo, rappresenta una tra le manifestazioni più interessanti nel mondo delle culture digitali. In realtà, la fan fiction precede la cultura digitale. Ma l’incontro tra le comunità di cultori e fan (fandom), con le loro pratiche di scrittura, e internet ha innescato una sinergia virtuosa. In virtù delle sue caratteristiche, internet esalta il principio d’espansione alla base della fan fiction e si propone come luogo di sperimentazione di tecniche narrative fondate sull’idea di una testualità fluida e aperta. In realtà, molte tradizioni letterarie nelle loro fasi iniziali mostrano i caratteri tipici di questo genere di «letterature amatoriali». Si pensi alle modalità con cui nacquero e si svilupparono i corpus di opere della materia epico-cavalleresca o amorosa,
tra oralità e scrittura, dalle quali scaturirono le letteratura nazionali europee: riferimento a un orizzonte di eventi e di caratteri prefissati, natura popolare e funzione d’intrattenimento, mancanza di un autore definito, legame con le aspettative e i gusti dei suoi fruitori. Ma caratteri simili hanno anche le rappresentazioni sacre di epoca tardo-medievale e poi la commedia dell’arte; o la nascita e diffusione del romanzo di genere nel corso del XVII secolo, che vide in tutta Europa una vera e propria esplosione di produzione e di pubblicazioni; e ancora, con caratteri ormai moderni, il fenomeno del romanzo d’appendice ottocentesco. Si può dunque dire che il fenomeno post-moderno della letteratura dei fan mostra alcuni dei processi di formazione tipici del discorso letterario in generale.
