Per più di quarant’anni Christopher Tolkien ha dedicato la sua vita alle opere del padre, revisionando e correggendo testi, ricostruendo appunti sparsi e dando ordine al mondo che aveva iniziato a conoscere quando era un bambino. La sua dedizione al compendio di J.R.R. ha fatto sì che opere di grande rilevanza lasciate purtroppo senza una coerenza strutturale potessero finalmente vedere la luce. In occasione del centenario della nascita di Christopher Tolkien, il circuito delle Bodleian Libraries dell’università di Oxford ha organizzato un ciclo di brevi interventi da parte degli studiosi dello stesso ateneo.
I primi anni
Gli studiosi che hanno presenziato a questa breve conferenza hanno affrontato diverse fasi della vita privata e professionale di Christopher Tolkien, ridando importanza ad alcuni aspetti senza i quali non avremmo oggi le opere di cui disponiamo. L’archivista tolkieniana Catherine McIlwaine si è soffermata sulla prima parte della vita di Christopher, sottolineando alcuni aspetti altrimenti messi in ombra dalla sua dedizione alle opere del padre. Quest’ultima fase, come si diceva, sarebbe quasi inesistente se non fosse per una serie di eventi che hanno cambiato, forse, il corso degli eventi per sempre. Di salute cagionevole, Christopher aveva avuto modo di dedicarsi alla correzione degli errata de Lo Hobbit già da adolescente, un lavoro che si sarebbe portato dietro anche durante il suo coinvolgimento nella Seconda Guerra Mondiale.
L’esperienza accademica
McIlwaine ha inoltre raccontato come l’esperienza come language tutor e lecturer abbia dato modo a Christopher di affinare abilità tecniche che avrebbe poi messo al servizio del lavoro letterario del padre, un processo approfondito alla conferenza soprattutto da Simon Horobin, il cui intervento ha messo in risalto proprio la dedizione accademica di Christopher nei suoi anni di studio e lavoro a Oxford. Attento, puntiglioso e anche molto franco nei resoconti sui propri studenti, Christopher era un insegnante molto ligio e alquanto impegnato. Anche durante la stesura della tesi sulla Saga of King Heidrik the Wise, infatti, si dedicava all’insegnamento in diversi college oxoniensi. Se da un lato la sua esperienza accademica lo ha formato per il lavoro di curatore che avrebbe poi scelto di fare, dall’altro anche le vicissitudini personali hanno contribuito al processo creativo di revisione delle opere di J.R.R. La guerra, soprattutto, lo segnerà per tutta la vita allo stesso modo in cui aveva segnato il padre qualche decennio prima. La studiosa Grace Khuri ha messo in evidenza proprio la vicinanza tra i due, soprattutto rispetto ai temi della morte e della caducità della vita, entrambi ricorrenti nelle opere di Tolkien. Una revisione attenta, quella di Christopher, definito dal padre “chief critic and collaborator” come ha ricordato lo studioso Giuseppe Pezzini durante il suo short talk. Un legame tra padre e figlio testimoniato dal numero eccezionale di lettere scambiate negli anni e dalla dedizione che Christopher ha riversato nel suo ruolo di cartografo e critico, definito da Pezzini “amanuense” per la sua attenzione filologica ai testi.
Una vita non solo fatta di lettere
Tuttavia, Christopher Tolkien non è stato solamente un attento accademico, come la moglie Baillie ha ricordato in un intervento molto toccante. Oltre alla scrittura a macchina veloce che lo rappresentava, Christopher amava fare lavori manuali: dai lavori con il legno alla sistemazione della carta da parati. Baillie Tolkien ha voluto raccontare anche le doti culinarie del marito che faceva un’incredibile purè con il cinquanta per cento di burro all’interno. Un umorismo che Baillie sicuramente condivideva con il marito e che la prima ha più volte sottolineato. Come nel caso della fotografia, un’altra grande passione di Christopher testimoniata dalla presentazione di Baillie durante la conferenza. Dall’inizio degli anni sessanta, infatti, il critico si è dedicato a immortalare piccole creature che diventeranno protagoniste delle sue fotografie, tra cui le falene, di cui noterà con sconforto la diminuzione di numero nel corso degli anni. Dopo più di quarant’anni passati a raccogliere esemplari in un bicchiere di plastica, fotografarli e poi liberarli, Christopher abbandonerà la fotografia affermando più volte con una certa tristezza che le nuove fotocamere digitali rendessero tutti bravi fotografi.
Una cosa è certa: la cura che Christopher ha posto nella revisione, nella mappatura e nell’editing certosino delle opere del padre era una caratteristica che era già venuta a galla nei suoi primi anni di studio e durante i periodi passati a casa per via di diverse malattie. Il tempo trascorso come tutor linguistico e insegnante di letteratura nei diversi college di Oxford hanno solo rafforzato le tecniche e abilità accademiche e critiche di Christopher, portandolo alla definitiva decisione, nel 1975, di dedicarsi interamente alle opere del padre. Gli short talks della Biblioteca Bodleiana hanno voluto fare proprio quello che Baillie ha più volte sottolineato, ovvero celebrare la vita e non la morte di Christopher, una vita dedita alla vita stessa.
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito della Tolkien Estate
– Vai al sito web del Tolkien Trust
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