Rings70, intervista
al gruppo RuinThrone

Copertina del disco dei RuinThrone - "The Unconscious Mind Of Arda"I RuinThrone, gruppo power metal romano, saranno protagonisti del concerto che si terrà al teatro comunale di Dozza il prossimo 27 settembre, in chiusura del primo giorno dell’evento “Rings70: i settant’anni del Signore degli Anelli”, con un inedito set acustico. Per l’occasione, li abbiamo incontrati per parlare della loro passione per Tolkien e del disco che hanno dedicato proprio al Professore, “The Unconscious Mind of Arda”.

L’intervista

  • Innanzitutto, vi ringrazio per la vostra disponibilità e vi sono riconoscente per il concerto che terrete a “Rings70”. Vi va di presentare la band ai nostri lettori?

Il piacere è tutto nostro, Stefano, credimi. Da appassionati delle opere di Tolkien e del fantasy in generale è un onore poter partecipare con la nostra musica a un evento di una delle associazioni tolkieniane più importanti d’Italia. I RuinThrone nascono diversi anni fa (la pubblicazione del nostro primo EP “Leaden Fields” risale addirittura al 2008) dalla passione per la musica metal, con diverse sfumature che vanno dal power/epic di stampo tedesco, al metal più moderno, senza farci mancare degli inserti che strizzano l’occhio al death metal. Un po’ per caso abbiamo scoperto di essere anche tutti degli appassionati del mondo fantasy, che però nei nostri testi prende un taglio più introspettivo, un po’ per distanziarci dal power metal “mainstream”, un po’ per mettere il focus sulle emozioni e l’inconscio (da qui nasce il nome del nostro ultimo album “The Unconscious Mind of Arda”, 2023) di personaggi a noi cari.

  • Passiamo ora al vostro ultimo album, “The Unconscious Mind of Arda”. Vorrei partire dal domandarvi cosa vi ha spinto a incentrare un disco intero sull’opera tolkieniana…

The Unconscious Mind of Arda” inizialmente doveva parlare di tutt’altro. Quando abbiamo cominciato a scrivere i primi brani, l’intenzione era quella di spostarsi dalle tematiche fantasy solitamente trattate dalle band power metal e prendere spunto da opere sci-fi come quelle di Asimov; poi però ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito che eravamo ancora quei ragazzi un po’ nerd che a scuola andavano in giro con jeans strappati, maglietta dei Maiden e che passavano nottate a giocare a D&D. Allora perché forzarci a scrivere di qualcosa che magari non sarebbe risultato spontaneo? Da lì la scelta non poteva che essere quella di scrivere testi ispirati dal nostro autore fantasy preferito: J.R.R. Tolkien. In realtà già ‘Blinded’ dal nostro primo album, “Urban Ubris” (2013), ha dei chiari riferimenti a Gurthang la spada nera di Túrin Turambar, però con questo album volevamo fare qualcosa di più (come peraltro hanno fatto i nostri cari Blind Guardian con ‘Nightfall In Middle-Earth’) e dare una nostra visione dei personaggi che popolano Arda.

  • Riguardo al disco, parlateci un po’ dei temi delle canzoni. C’è un filo rosso che le lega oppure sono pezzi a sé che hanno in comune la radice tolkieniana?

Ad un primo sguardo i brani non sono legati fra loro (a parte la radice tolkieniana), però il concept dietro “The Unconscious Mind of Arda” è quello di un viaggio nell’inconscio dei personaggi di Arda. Piuttosto che narrare le vicende già scritte dal Professore, come sarebbe spontaneo fare, abbiamo voluto cristallizzare dei momenti nella vita di eroi e “villain” cercando di carpirne le emozioni e i pensieri trasformandoli in musica e testo. Da lì abbiamo potuto mostrare un lato diverso di essi: personaggi con le loro debolezze, paure ed incertezze. Abbiamo cercato di mettere in musica luci ed ombre del Legendarium.

  • Da un punto di vista musicale, molti vi hanno accostato ai Blind Guardian, sia per il lato strumentale che per una somiglianza tra la voce di Haedus e quella di Hansi Kürsch. Oltre a loro, che tutti sono certo amiamo, chi sono i vostri altri punti di riferimento?

Sì, diciamo, i Blind Guardian sono stati sicuramente la nostra influenza principale sia nel modo di comporre i brani che per le qualità timbriche di Haedus, ma c’è molto altro di mezzo. Parlando dal punto di vista “chitarristico”, l’utilizzo di chitarre a sette corde è stato un modo per dare più modernità al sound della band e quel pizzico di oscurità in più da poterci giocare nei momenti giusti. Molte ritmiche prendono spunto da band come Iced Earth, Nevermore e anche gruppi stilisticamente più “lontani” come i Meshuggah (come si può notare in ‘In Penumbra’ durante la sezione centrale dedicata al Balrog o dopo la seconda strofa in ‘The Eldest’).

  • Ora vi chiederei di scegliere un pezzo dell’album, magari il vostro preferito, e di commentarlo per i nostri lettori.

Musicalmente parlando il brano che amiamo più suonare è ‘In Penumbra’, perché racchiude un po’ l’essenza del sound dei RuinThrone: sezioni acustiche, power metal e una sezione centrale dal sapore death metal dove abbiamo utilizzato voci extreme per dare voce al Flagello di Durin; dal punto di vista “narrativo” invece il brano a cui siamo più legati è ‘The Past Is Yet to Come’ che dà voce ai pensieri che (secondo noi) hanno avuto il Re Stregone e i Nazgûl più in generale quando si sono resi conto del prezzo pagato per avere potere e immortalità nella vita terrena.

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  • Passo un po’ alle domande più tolkieniane. Quando avete scoperto Tolkien e qual è stata la prima sua opera che avete letto?

Chi prima, chi dopo, diciamo, ci siamo avvicinati alle opere del Professore in adolescenza e, penso come la maggior parte dei suoi fan, lo abbiamo fatto con “Il Signore degli Anelli”, che ha stregato ognuno di noi per la sua bellezza e complessità, portandoci poi a esplorare “Il Silmarillon”, “Lo Hobbit”, le altre opere “minori” ecc.

  •  Non posso evitare di chiedervi il vostro personaggio preferito e il motivo…

Be’, un po’ come anticipato prima, direi il Re Stregone di Angmar, perché rappresenta una metafora della debolezza dell’uomo, tormentato dal desiderio di potere e ricchezza e costantemente in fuga dalla morte.

  • Vorreste anticipare ai nostri lettori qualcosa del concerto acustico che terrete a Dozza il 27 settembre?

Questo concerto sarà una sorpresa sia per voi che vi assisterete che per noi che saremo sul palco a suonare, perché è la prima volta che portiamo un set interamente acustico. Molti brani purtroppo non sono facilmente adattabili in un contesto acustico, quindi opteremo per un viaggio nella storia della musica di ispirazione tolkieniana includendo chiaramente anche dei nostri brani. Non vogliamo anticipare troppo, ma basta spulciare un po’ gli articoli pubblicati dall’AIST al riguardo per avere qualche indizio.

  • Vi ringrazio per il tempo e vi lascio spazio per le ultime battute ai nostri lettori. Grazie ancora e ci vediamo al concerto!

Ci teniamo a ringraziare te, Stefano, e tutta l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani per questa opportunità. Ancora una volta abbiamo avuto la prova di come dei romanzi scritti ormai diverso tempo fa siano tutt’oggi fonte di aggregazione e speriamo che questo piccolo “assaggio” sia gradito a tutto il pubblico… con la speranza di poter mostrarvi più in là lo spettacolo completo che portiamo sui palchi d’Europa.

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– Leggi l’articolo Tolkien 50, ecco gli eventi più importanti
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito ufficiale della Fondazione Dozza Città d’Arte
– Vai al sito ufficiale del Comune di Dozza

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