A Montelago Tolkien è una realtà consolidata

MontelagoCon una media consolidata di 10mila presenze al giorno provenienti da tutta Italia ed Europa, sono stati letteralmente polverizzati i biglietti in prevendita, e all’apertura dei cancelli in poche ore si sono esauriti anche i ticket lasciati disponibili in loco per chi non è riuscito a organizzarsi prima. Insomma, oltre 48mila i biglietti staccati per l’edizione 2024 (31 luglio e 1,2,3 agosto) del Montelago Celtic Festival, giunto all’edizione numero ventuno. Sole, pioggia e grandine non hanno fermato la Città Nomade, confermandosi il festival di cultura celtica e musica folk più importante e influente d’Italia e d’Europa. Nel 2013 l’antropologo statunitense Eduardo Kohn pubblica un libro How Forest Think: Towards an Antropology Beyond the Human che avanza un’ipotesi intrigante. Tutto il vivente, non solo quello interessato dalle relazioni umane, comunica attraverso i segni. Gli alberi, gli animali, i funghi comunicano non con le parole, ma con specifici segni in risposta agli stimoli che arrivano dal proprio ambiente. Per Kohn, ciò non vuol dire calare sul mondo non-umano la capacità – quella sì, profondamente umana – di parlare attraverso un linguaggio. Il linguaggio verbale, per come noi lo conosciamo, è solo uno dei modi per rappresentare il mondo. Impulsi elettrici, campi magnetici, vibrazioni, odori, suoni, colori, consistenze – ovvero l’infinito semiotico del mondo – sono elementi di fitte reti comunicative che trascendono l’umano, ma non lo escludono: con tanta pazienza, anche l’uomo può imparare a decifrare parti di questa semiologia, anche se il Vecchio Entese, si sa, lavora su temporalità più lunghe di quelle a cui siamo abituati. È proprio alle possibilità di comunicazione tra regni diversi che vogliamo dedicare questa edizione di Montelago.

Partendo dalle creature fra le più singolari e affascinanti dell’immaginario tolkieniano, gli Ent, noti anche come Pastori degli Alberi, i Montelagorelatori della Tenda Tolkien sono chiamati a ragionare sull’originario rapporto tra uomo e ambiente, umano e vegetale, per passare agli incroci fra razionalità e magia o tra simboli e narrazioni. Agli incroci musicali, a quelli fortuiti e circostanziali più che a quelli pianificati, è dedicata la programmazione musicale, figlia di una storia mai sopita di migrazioni e comunicazioni non verbali. Al potere semiotico del silenzio, dello sguardo e del corpo sono riservati gli spazi creativi dell’Isola Balfolk e del Davo’s Stage, e anche tutto lo spazio campeggio dove, da ventuno anni ormai, si consacrano le possibilità maieutiche di incontri fuori dall’ordinario.
Questo è l’incipit della ventunesima edizione di Montelago Celtic Festival, o il Vox Populi come recita il mastro libro, in mano a tutti coloro che imboccano l’ingresso del Festival e si ritrovano dentro alla città nomade per la prima, decima o ventunesima volta. Non c’è dubbio che ogniqualvolta ci si appresta a camminare lungo il campo che costeggia il grande parcheggio e si iniziano ad intravedere i pinnacoli delle tende l’emozione cresce a dismisura, perché il popolo di Montelago, il popolo della Città Nomade, aspetta questo festival da un anno. La stessa comunità quando si devono segnare le ferie estive la prima cosa che fa è bloccare la prima settimana di Agosto, perché Montelago va vissuto a 360 gradi e non importa se non sono usciti i nomi delle band e delle novità: chi vive Montelago Celtic Festival sa che le emozioni saranno il focus principale dell’intera manifestazione.

Difendere la Terra di Mezzo: l’intervista

Il mondo è davvero pieno di pericoli, e vi sono molti posti oscuri; ma si trovano ancora delle cose belle, e nonostante che l’amore sia ovunque mescolato al dolore, esso cresce forse più forte.
J.R.R. Tolkien

Il padre del fantasy secondo tantissimi (ma l’heroic fantasy esisteva anche da prima di lui) colui che ha letteralmente definito il concetto di fantastico creando non solo una delle saghe più amate (e lette) nell’ultimo secolo, ma un autore in grado di realizzare un vero e proprio mondo ed epopea è senza dubbio J.R.R. Tolkien, un autore infinito che non si terminerà mai di leggere, amare e in alcuni casi studiare. Il professore di Oxford difatti è un caso unico nella storia della letteratura e proprio per moltissimi motivi, che si trovano all’interno della nuova edizione del libro scritto da Wu Ming 4, merita di essere studiato con serietà nel giusto quadro critico. Se da tempo sono numerosi a livello internazionale i saggi sulle sue opere, in Italia solo negli ultimi anni è arrivato il momento di fare un bilancio per trovare un nuovo modo di raccontare un autore fondamentale, che va ben oltre il genere fantasy in cui troppo spesso viene relegato. Il titolo dell’opera per molti tolkieniani non è nuova, “Difendere la Terra di Mezzo” di Wu Ming 4, si tratta una critica militante nella quale si cerca di analizzare, studiare, e in questo caso difendere appunto, uno dei mondi più straordinari creati dalla penna di uno scrittore.
Wu Ming 4 DifendereQuesto testo in uscita il 30 agosto per Bompiani è una terza edizione, ovviamente ampiamente rivista, del primissimo saggio dall’omonimo titolo uscito in Italia nel 2013. Si legge, dall’introduzione dello stesso Wu Ming 4, che la rivisitazione di questo testo ha permesso di offrire una panoramica sull’opera divenuta ormai un classico del Novecento, come in molti casi ha permesso di realizzare una riflessione critica che privilegi la contestualizzazione storica e le suggestioni letterarie rispetto ad altri tipi di approcci e infine, con l’occasione del cinquantenario della morte, ha offerto l’occasione per riproporlo alla Bompiani con una rivisitazione del testo e le citazioni aggiornate alle ultime traduzioni. “Difendere la Terra di Mezzo” è diviso in due parti: la prima è incentrata sul fenomeno letterario e sui suoi echi negli adattamenti cinematografici; la seconda, che entra nel vivo dei testi, è dedicata alla poetica di Tolkien ed è proprio grazie allo studio e analisi del professore come scrittore e uomo, che Wu Ming 4 riesce a raccogliere ed ampliare il proprio contributo alla riscoperta dell’autore de Il Signore degli Anelli, sempre in sintonia con i maggiori esperti in materia.

A: Leggendo il tuo libro sembra che Tolkien sia un autore strutturato quasi a livelli (proprio come Minas Tirith), in Difendere la Terra di Mezzo qual è il vero albero bianco da difendere?

Wu MIng 4WM4: È una bella immagine questa. È vero che Tolkien è un autore a strati, ma soprattutto è in movimento. La sua opera-mondo è in divenire, perché è talmente complessa e stratificata, appunto, ed è ormai raccontata ed espansa attraverso una tale varietà di mezzi narrativi, che di volta in volta offre spunti nuovi a vecchi e nuovi lettori. Questo significa che non c’è un albero bianco, cioè un cuore di verità, da difendere, perché quella verità è sempre parziale e sempre ridefinita. L’albero bianco è il punto all’orizzonte verso cui indirizziamo la nostra ricerca, e si sposta insieme a noi. Casomai la Terra di Mezzo va difesa dagli approcci semplicistici, dalle letture sbrigative e superficiali, che sono sempre state una iattura per Tolkien, ma anche dalla tentazione di chiuderla dentro un confine una volta per tutte, di trasformarla in una zona di comfort per eletti difensori dell’ortodossia tolkieniana, magari facendo di Tolkien un guru filosofico-spirituale. Bisogna essere capaci di mantenere aperto quel confine. Oggi il titolo Difendere la Terra di Mezzo, più che come una chiamata alle armi, a me suona come un riferimento manualistico, nel senso di “Curare la Terra di Mezzo”, prendersene cura.

A: Che cosa è cambiato nel tempo nelle varie edizioni del libro?

Libro: "Difendere la Terra di Mezzo" di Wu Ming 4WM4: Dalla prima edizione del 2013 alla seconda del 2018 sostanzialmente era cambiata la copertina (in peggio), ed è stata aggiunta una seconda appendice. Questa nuova edizione con un nuovo editore invece ha subito una discreta risistemazione. Non solo ho migliorato alcune formulazioni, ma soprattutto ho aggiunto qua e là diverse cose e ne ho tolte altre, perché nel frattempo, trascorsi gli anni, molto è cambiato e c’era bisogno di aggiornamenti. Così come dovevano essere aggiornate tutte le citazioni dai testi di Tolkien che nel frattempo sono stati ritradotti. Ci sono poi cose che mi sono venute in mente o mi si sono meglio chiarite in questi dieci anni, discutendo con altri, e le ho quindi inserite nel testo. E ovviamente anche in questo caso c’è una nuova copertina. Nelle prime due edizioni in copertina c’erano spade e scudi. Si intendevano gli attrezzi per difendere la Terra di Mezzo. Ora, in questa edizione definitiva, in copertina c’è un Ent che avanza minaccioso. È la stessa Terra di Mezzo che si muove in propria difesa. Ai tolkieniani dovrebbe evocare le famose parole di Barbalbero: «È assai probabile che andiamo incontro alla nostra fine: l’ultima marcia degli Ent. Ma se restassimo a casa senza fare niente, la sorte giungerebbe comunque, prima o poi.» In questo caso il riferimento è alla nostra Terra, al mondo primario che stiamo uccidendo, del quale la Terra di Mezzo diventa una metafora. Parlerò proprio di questo il 2 settembre a Dozza, alle celebrazioni di Tolkien 50.

A: Sei uno dei saggisti tolkieniani più noti in Italia, hai scritto numerosi testi sul Professore, ma trovi sempre un nuovo spunto per raccontare questo autore così grande. Da dove nasce il tuo stimolo di ricerca?

WM4: Credo dal fatto che Tolkien è una miniera inesauribile. Non si finisce mai di scoprirlo. Quando credi d’averlo inquadrato, salta fuori un dettaglio che offre uno spunto di rilettura. Più volte in questi dieci anni ho frenato il mio interesse per Tolkien, convinto di avere dato quello che potevo dare. Ma dopo un po’, per qualche motivo, mi sono sempre trovato a riprenderlo in mano e a scovarci qualcosa di nuovo. A questo punto credo di dovermici rassegnare.

A: Ti è capitato in varie occasioni di essere coinvolto in dispute sulle riletture politiche dell’opera di Tolkien. Perché secondo te soprattutto in Italia Tolkien viene da sempre politicizzato?

WM4: Bisognerebbe chiederlo a quei politici italiani che nel corso dei decenni lo hanno sbandierato come fonte d’ispirazione politica, buon’ultima l’attuale presidente del consiglio. Per certi versi sarebbe solo auspicabile che i politici, di qualunque colorazione, leggessero Tolkien. Magari per trovarci qualche spunto di riflessione critica sull’attuale modello di sviluppo, che invece si accaniscono a difendere con le unghie e con i denti, oppure sulla corruzione morale indotta dall’esercizio del potere, al quale però paiono affezionatissimi. Francamente, al di là delle dichiarazioni e degli slogan, mi pare che le fonti d’ispirazione della nostra classe politica non siano proprio letterarie, per così dire. Io credo che gli studi tolkieniani abbiano tutto da perdere nel lasciarsi mettere il cappello in testa da costoro. Ma si sa che l’Anello della Visibilità è forte e più di uno ne rimarrà irretito.

GUARDA L’INTERVISTA DI PAOLO NARDI

 

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Estate 2023: un’ondata di libri su JRR Tolkien!!!
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito dell’Wu Ming Foundation
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Prima gita al museo: ecco il resoconto

Artisti: Alessio Vissani e Ivan e CaviniDicembre: l’Associazione Romana Studi Tolkieniani in collaborazione con l’Istituto Filosofico Studi Tomistici di Modena decidono di organizzare una serata sul Greisinger Museum: la sua storia, i particolari della collezione, aneddoti vari. I relatori sono Ivan Cavini (direttore creativo del museo, nonché ideatore degli allestimenti scenografici) e il sottoscritto, Alessio Vissani, come fotoreporter e compagno di viaggio. La serata trascorre piacevolmente, con il pubblico rapito dalle immagini e dal racconto del «dietro le quinte». Una bella serata tra persone che condividono una passione. Passa qualche mese e Ivan pensa di organizzare una gita, con qualche amico alla volta del museo, ma quel seme che avevamo piantato durante la conferenza comincia a dare i suoi frutti e la notizia arriva alle orecchie di Claudio Testi.