Torna in libreria Il Fabbro di Oxford di WM4

La casa editrice Eterea ripubblica in una nuova edizione ampliata Il fabbro di Oxford, di Wu Ming 4 (€19). Rispetto alla prima edizione del 2019 è stata aggiunta una corposa appendice (otto articoli), che raccoglie gli scritti dell’autore sulla nuova traduzione del Signore degli Anelli e la scoperta dello stile letterario tolkieniano. Nel quadriennio trascorso, il volume aveva già venduto circa un migliaio di copie, un risultato dignitoso per una collettanea monografica e per una piccola casa editrice di settore come Eterea, che oggi ha coraggiosamente deciso di riproporlo in una nuova veste.

Cover Fabbro di OxfordSe è vero che un libro non va giudicato dalla copertina, come vuole il detto, è altrettanto vero che l’occhio vuole la sua parte. Lo dimostrano le polemiche sulle copertine “marziane” del Signore degli Anelli, respinte dai fan tolkieniani. La nuova copertina del Fabbro di Oxford è ancora di Ivan Cavini, tecnica mista su cartoncino colorato. L’illustrazione coglie Gandalf il Bianco in un raro momento di quiete e cattura l’essenza del personaggio: seduto su una cassa di legno, appoggiato al bastone, in un vicolo di Minas Tirith, in attesa della deflagrazione della battaglia, come indica la spada che porta al fianco. Immerso negli oggetti della vita quotidiana, su un sedile di fortuna, in un attimo di raccoglimento, il vecchio mago è inconfondibile e perfettamente rappresentato nella sua doppia natura di “pellegrino” giramondo e condottiero. Una doppia dimensione che rimanda facilmente a quella del suo stesso creatore, da un lato ordinario professore universitario e padre di famiglia, dall’altro mitopoieta e demiurgo di mondi fantastici senza eguali.

Riportiamo qui alcuni estratti dai paratesti e da una lunga recensione di Franco Pezzini uscita all’epoca della prima pubblicazione.

Dalla prefazione di Edoardo Rialti, “Accogliere il visitatore”:

Tolkien fuma la pipaLa presente raccolta è tutta importante e di gran pregio ma contiene alcune autentiche gemme: il celebre raffronto tra Sam Gamgee e i Tommies della Prima guerra mondiale si allarga alla contemporaneità letteralmente disarmante di un Faramir rispetto alle neo-mitologie militari contemporanee, pervertimenti dell’autentico eroismo cui “il fabbro di Oxford” oppone costantemente salutari antidoti, espliciti o impliciti, dal Beorhtnoth al Signore degli Anelli: «Tolkien mette in bocca ai personaggi letterari riflessioni che sono evidentemente frutto della sua disillusione di reduce di una guerra contemporanea. Le riflessioni che trae sono problematiche e contraddittorie, perché tengono assieme il valore dell’eroismo guerriero e la critica al bellicismo che da esso può derivare». Vi si ripercorrono, suggestivamente a ritroso, alcuni crocevia tra archeologia, filologia e narrativa dell’infanzia, antichi tumuli e giardini moderni, cortocircuiti che consentono di inquadrare meglio l’elusivo mistero di Tom Bombadil alla luce del (Peter) Pan di Barrie e Kenneth Grahame. La ricca analisi del cammino e dell’evoluzione di Aragorn dalle ombre opprimenti del suo passato fino alla piena assunzione del ruolo di monarca moderno2 riesce addirittura a mostrarne le affinità con l’umiltà conquistata da Bilbo nel riconoscersi creatura molto piccola in un mondo ben più vasto: «Aragorn accetta di non essere l’eroe principale della storia e solo così può finalmente intraprendere il cammino verso la regalità». La galleria dei ritratti femminili mostra come Tolkien sappia approfondire e al tempo stesso audacemente ribaltare alcuni tòpoi su fate incantatrici, fanciulle guerriere, principesse elfiche. Edoardo RialtiSpicca soprattutto il magnifico studio sull’insinuarsi dell’autorità burocratica «della società disciplinare moderna, per dirla con Foucault» nella Contea infettata da Sharkey-Saruman e le sue diverse strategie rispetto alla corruzione di Rohan («se per controllare una società feudale occorre influenzare il monarca, per prendere il controllo di una società borghese occorre impadronirsi del potere economico»), così come sulla rivolta degli Hobbit, che non si limiterà a ristabilire le condizioni precedenti della loro «mezza-repubblica, mezza-aristocrazia». Analisi, percorsi, raffronti che possiedono tutti il tratto distintivo d’ogni critica riuscita, quello di indurre nel lettore il desiderio di tornare alle pagine, alle scene citate e studiate, con occhi ed entusiasmo rinnovati, mostrando come l’opera tolkieniana convogli e fondi tradizioni e sfide letterarie stratificate e complesse, che vi assumono una luminosità e intensità nuova».

Dall’introduzione dell’autore, “Il demiurgo reazionario”:

Wu Ming 4«Il presente volume raccoglie i testi degli interventi pubblici che ho tenuto sull’opera di J.R.R.Tolkien nel quadriennio 2014-2017, vale a dire nel periodo successivo alla pubblicazione del mio saggio sullo stesso autore, Difendere la Terra di Mezzo (Odoya, 2013). Queste pagine danno conto di come è proseguita la mia riflessione a partire da quel nucleo iniziale. Si tratta per lo più di interventi d’occasione, molto diversi quindi l’uno dall’altro per tono e taglio. Alcuni sono contributi a convegni accademici, altri sono conferenze pubbliche tenute presso librerie, oppure in festival letterari e fiere librarie; altri ancora sono rielaborazioni di articoli apparsi sul web.
Va da sé che un materiale così eterogeneo non poteva comporre un saggio organico. Nondimeno mi è parso utile raccoglierlo per avere la misura di come è andato avanti un certo lavoro divulgativo su Tolkien, se non altro fino al momento in cui ho deciso di sospenderlo, esattamente due anni fa, per dedicarmi prevalentemente al versante editoriale.
In questa seconda edizione del volume, una corposa appendice dà conto proprio degli sviluppi su quel versante, raccogliendo gli articoli da me scritti in occasione della ritraduzione del Signore degli Anelli. Dal fitto dibattito nel biennio 2019-2020 infatti sono scaturite nuove prospettive e intuizioni soprattutto sullo stile letterario di Tolkien.
Il comune denominatore dei testi in questo volume è l’indagine sul lavoro artigiano di Tolkien, cioè sulla sua attività di narratore che ha prodotto le storie grazie alle quali è diventato uno degli autori più letti al mondo. Ho cercato di illustrare il modo in cui ha costruito i personaggi e le storie attingendo alla grande conoscenza della propria materia di studio – la filologia e la letteratura medievale – e come sia riuscito ad attualizzare quest’ultima attraverso l’invenzione narrativa e stilistica. Ma ho anche indagato la sua capacità di declinare temi al tempo stesso universali e legati all’epoca attuale, pur rimanendo estraneo agli stilemi “modernisti”.
Credo fosse abbastanza inevitabile che un certo condizionamento professionale spingesse la ricerca in questa direzione. Ogni romanziere si trova davanti ai medesimi problemi quando deve mettere un personaggio sulla pagina: occorre procurarsi la materia prima da cui trarlo, per poi fonderla, versarla in un nuovo stampo, batterla e temprarla; infine perfezionarla a suon di lima e olio di gomito. C’è molto da imparare dal tipo di lavoro sugli archetipi narrativi e leggendari messo in pratica da Tolkien. La sua officina narrativa rimane un ottimo esempio di come si possano trarre nuove storie dalla materia antica e di come si possano far riverberare e collidere creativamente epoche letterarie molto distanti tra loro.
Soprattutto, la sua produzione letteraria ricorda agli inventori di mondi quanto lavoro, conoscenza e cura, siano necessari per produrre quell’Incantesimo che Tolkien stesso indicava come la massima aspirazione dell’artista. Ma ricorda anche quanto sia necessario porre al proprio tempo grandi domande, in una chiave non pacificante, che narri il conflitto col dato senza sconti; almeno quanto si debba evitare di inseguire le tendenze letterarie o lasciarsi appiccicare una qualunque etichetta. È quando la scrittura rimane imprendibile e affronta il corpo a corpo con la storia che diventa vera.
Questo è il motivo fondamentale per cui Tolkien è sempre riuscito a smentire ogni tentativo di liquidazione, a eludere ogni incasellamento, ogni semplificazione o sovrainterpretazione, seguitando a parlare a milioni di lettori».

Dalla recensione di Franco Pezzini “Tolkien 2019: i mostri, gli eroi, i critici colpiscono ancora”, sul blog Carmilla online (18/07/2019):

«Senza piaggerie – di cui l’autore del libro non ha bisogno – studi come questo sono un esempio eccellente del tipo di critica oggi necessaria in materia di fantasy (e non solo, ma limitiamoci al particulare). Benvenute le opere compilative ad ampio raggio, che se felicemente realizzate possono essere preziose per inquadrare il fenomeno nella sua latitudine; benvenuto anche un certo approccio ruspante in chiave fandom. Ma se non andiamo a incalzare nel rispetto della relativa complessità i singoli testi, la genesi, le fonti, le convinzioni di un autore – anche quando non dice ciò che ci piacerebbe sentire, e tenendo distinti la sua soggettività storica e l’impatto di opere che vanno oltre lui – ci fermeremo alla rifrittura delle stesse banalità e dei soliti travisamenti. In un tempo come il nostro in cui la banalizzazione è premiata, e il successo diluviale di un genere popolare come il fantasy vede un inevitabile scarto tra quantità e qualità delle voci, sia in termini di narrativa che di riflessione sulla medesima (gli autori si propongono spesso come critici tramite web e social), Il fabbro di Oxford è un prezioso richiamo alla complessità. […]
In questo ideale prosieguo al bellissimo Difendere la Terra di Mezzo dell’autore (Odoya, 2013, nuova edizione 2018) troviamo testi d’interventi, lezioni, risposte a opere – di vario impatto pubblico – uscite sul tema tolkieniano. Materiale molto vario, dalla comunicazione accademica alla ripresa di contributi volutamente non “tecnici”: dove però il critico riesce a mantenere una coerenza anche stilistica con rigore di contenuti (ricchissimi) e limpidezza di forma. A smarcare dagli angolini chiusi del fandom attraverso lo sguardo a un intero panorama sulla letteratura del Novecento – con cui Tolkien dialoga o di cui almeno condivide crisi o reazioni – e insieme a fornire pagine dalle incalzanti argomentazioni e dall’inattaccabile comprensibilità».

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ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Il Fabbro di Oxford il 18 ottobre a Cosenza
– Leggi l’articolo Ottobre 2019: ecco dove trovare l’AIST
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– Leggi l’articolo Il Fabbro di Oxford in tour: Cesena 1° tappa
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– Leggi l’articolo 10 ottobre: il Fabbro di Oxford al TolkienLab
– Leggi l’articolo Un nuovo corso di WM4 all’Università di Trento

LINK ESTERNI:
– Vai al blog di Wu Ming, Giap
– Vai alla pagina facebook di Eterea Edizioni
– Vai alla pagina facebook dell’associazione Nova Gulp
– Vai all’evento facebook “ Presentazione Il Fabbro di Oxford a Cosenza

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2 Comments to “Torna in libreria Il Fabbro di Oxford di WM4”

  1. Giuseppe Guastella ha detto:

    Per chi è già in possesso della prima edizione del Fabbro di Oxford, è prevista la possibilità di scaricare solo le parti aggiuntive?
    Grazie per la risposta.

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