Peter Jackson è riuscito a portare sullo schermo un’opera che si riteneva impossibile: dare vita al Signore degli Anelli. Con La Compagnia dell’Anello il regista neozelandese dava inizio a una trilogia che si sarebbe conclusa tre anni dopo. In mezzo incassi stratosferici, critiche esaltanti e un bottino di premi Oscar. Tra miti e leggende, progetti grandiosi e nuovi effetti speciali, il percorso di Peter Jackson, cineasta neozelandese è divenuto punto di riferimento per gli appassionati di cinema e di J.R.R. Tolkien di tutto il mondo.
Prima di farne un capolavoro, Jackson aveva definito il libro di Tolkien come “impossibile da filmare”. Raccontare l’universo creato da John Ronald Tolkien era un azzardo e una sfida complicata, non solo per via dei tantissimi appassionati della saga ma anche per la complessità dell’opera in sé. Perché oltre al racconto delle vicende di Frodo che deve distruggere l’anello di Sauron, l’oscuro signore di Mordor, ci sono tutta una serie di “sottotesti” che rendono Il Signore degli Anelli un qualcosa di universale, molto simile all’epica. Jackson è riuscito in pieno a cogliere l’anima di tutto ciò e, a distanza di così tanto tempo, lo stupore della prima visione rimane intatto e per certi versi si rafforza. Il primo capitolo soprattutto, è quello che mantiene in maniera quasi ossessionatamente maniacale tutta la densità narrativa che si trova sulla pagina scritta. Al di la di tagli e scelte dovute, per quanto dolorose.
Tra le pellicole che hanno preso vita dal romanzo, la sua trilogia sicuramente la più nota, che si è dimostrato anche un vero e proprio record di incassi al botteghino, facendo anche il pieno di premi: ben 17, di cui ben 11 a “Il ritorno del Re”. Notevole è anche il cast radunato per il kolossal, proprio come il libro fonte d’ispirazione per altre pellicole di genere fantastico. Elijah Wood, Ian McKellen, Orlando Bloom, Viggo Mortensen, Liv Tyler, Christopher Lee, Sean Astin e Andy Serkis nei panni del celeberrimo Gollum. Un gruppo di attori eccellenti che ha immancabilmente contribuito al successo del film. È stato solo con lo sviluppo di nuove tecniche cinematografiche, in particolare l’evoluzione della computer grafica, che il progetto è divenuto possibile. I tre film sono stati girati contemporaneamente, in diversi set sparsi per la Nuova Zelanda, e sono caratterizzati da un ampio utilizzo di effetti speciali assolutamente innovativi e di modellini e diorama, sviluppati interamente dalla Weta Digital e dalla Weta Workshop, società cinematografiche fondate da Peter Jackson stesso. La computer grafica, in particolare, è stata molto usata, sia nelle piccole ambientazioni che nelle scene delle grandi battaglie, per quali sono state programmate migliaia di comparse digitali, in modo tale che avessero una discreta autosufficienza di movimento ed azione.
La bravura del regista, che titanicamente si è confrontato con un romanzo narrativamente debordante, risiede nel non aver ridotto l’opera ad una favoletta insignificante e ad avere utilizzato i molti effetti speciali senza nessuna ostentazione, ma solo per dotare la pellicola di una potenza visiva visionaria e affascinante. Dietro di lui c’è il libro. Tolkien scriveva meravigliosamente, in un inglese bellissimo, che ancora ci spinge a rileggere certi episodi solo per tirarci su di morale. Il capitolo della locanda in cui gli Hobbit incontrano Aragorn, o l’arrivo a Rivendell nella casa di Elrond, la carica dei Rohirrim o l’incontro nelle viscere di Mordor con il ragno gigante Shelob sono brani che reggono anche alla millesima rilettura. Jackson lo sapeva bene, e da lettore attento qual è, in quelle scene ha reso lo stesso fascino delle parole di Tolkien.
Le recensioni di Alberto Crespi:
– Vai al film La Compagnia dell’Anello
– Vai al film Le Due Torri
– Vai al film Il ritorno del Re
Altri articoli:
– Video e immagini dal set dello Hobbit di Peter Jackson
– Le immagini dello Hobbit di Peter Jackson
– Lo Hobbit e il Tolkien Reading Day
Link esterni:
– Il blog di Peter Jackson
.
Personalmente avevo già comprato lo “Hobbit” (edizione Gli Adelphi) e “Il signore degli anelli” della Bompiani prima che uscissero i film. Avevo letto la trilogia almeno un paio di volte e poi vidi i film appena usciti. Aspettai però a farmi un’analisi più approfondita perché volevo vedere tutti i film con calma e soprattutto in breve tempo. Quindi, fortutanamente dopo alcuni anni dall’ultima uscita de “Il ritorno del Re” acquistai tutti i film in DVD, con gli extra. Aldilà di questo, credo che “La compagnia dell’anello” sia quella migliore, senza togliere nulla agli altri due film successivi. “Le due torri” è indubbiamente la battaglia del Fosso di Helm quella più spettacolare e ben fatta, anche se ci sono piccole divagazioni del regista che comunque non inficiano sulla storia. Il “Ritorno del Re” anch’esso ben fatto, ma si nota più alcune incongruenze con il libro che per chi non ha mai letto tali libri ovviamente non può valutare.
Non inserisco dettagli perché dopo aver visto tutti i film mi ero riletto di nuovo il libro, e ora non ricordo nei dettagli perché sono passati diversi anni.
L’analogia con i film de “Lo Hobbit” non possono essere minimamente confrontate, perché da un film per bambini e adulti che doveva essere è diventata una trilogia con molte cose inserite e inesistenti nel libro e soprattutto neanche nell’universo di Tolkien erano presenti. Perché poi diventa fantasia, e quella di Tolkien l’ho sempre inserita come un racconto fantastico ma più realistico di molti racconti fantasy succedutisi.
La magia del mondo di Tolkien sta nei dettagli, nella lingua parlata dai popoli perché c’è una “grammatica” un alfabeto, uno studio linguistico che è inesistente in qualsiasi altro mondo fantastico. Tolkien ci fa introdurre e addentrare in un mondo che sembra essere esistito, e non è nulla lasciato al caso. Nulla è fuori posto. Dall’essere più piccolo a quello più grande, ognuno ha una genesi.