J.R.R. Tolkien in cima a tutti

Sondaggio radio Npr su Top 100 libri Fantasy e FantascienzaL’emittente radiofonica American National Public Radio (NPR), l’11 agosto 2011 ha annunciato i risultati del sondaggio tra gli ascoltatori per stilare la classifica dei migliori cento libri pubblicati di Fantascienza e Fantasy di tutti i tempi. Al sondaggio hanno risposto oltre 60mila persone. Non era possibile votare i titoli di letteratura per ragazzi e per adolescenti (i cosiddetti “young adults”), e questo spiega l’assenza notevole delle serie di Harry Potter della Rowlings. L’emittente NPR ha fatto sapere che il sondaggio estivo del 2012 sarà dedicato a questo genere di libri.

Una tazza di tè negli Usa per gli Hobbit

Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis CarrollSarebbe troppo bello citare la scena dell’ora del tè da Alice nel Paese delle Meraviglie, ma qui di matto non c’è il Cappellaio. Accade, infatti, che non solo in Italia la politica metta le mani sulle opere letterarie, stravolgendone contenuti e messaggio. Gli Hobbit, creature nate dalla penna di J.R.R. Tolkien, hanno ricevuto nei giorni scorsi un’attenzione inusuale, dopo che il senatore repubblicano John McCain, candidato alla presidenza degli Stati Uniti sconfitto nel 2008 da Barack Obama, ha paragonato in maniera dispregiativa il piccolo e timido popolo della Contea, descritto nel Signore degli Anelli, ai membri del cosiddetto Tea Party. Nel corso dell’infuocato dibattito sul debito Usa, che ha visto contrapposti democratici e repubblicani, questi ultimi hanno avuto i loro grattacapi con questa loro fazione interna. Ma prima di continuare ci vuole, ci scuserete, una piccola pillola di storia politica Usa.

Sono vissute realmente le aquile di Tolkien

Aquile di HaastLe aquile giganti che portano in salvo Frodo e Sam nel Signore degli Anelli non erano solo un prodotto della fertile fantasia di J.R.R. Tolkien. Siamo certi che il professore di Oxford si ispirasse alla vecchia Europa? Sì perché ora gli studiosi dell’università di Canterbury in Nuova Zelanda e di Oxford in Gran Bretagna, che hanno analizzato il dna di fossili risalenti a circa 2000 anni fa, affermano che effettivamente le aquile giganti dominavano allora i cieli della Nuova Zelanda, terrorizzando le popolazioni animali per la loro aggressività e voracità.
I maestosi volatili, chiamati Aquile di Haast, pesavano fino a 15 chili, cioè il 30-40% in più dei più grandi uccelli rapaci predatori di oggi, come l’aquila di Harpy del Sudamerica, e la loro apertura alare raggiungeva i tre metri. Un aspetto sorprendente della ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica on-line PLoS Biology, è che secondo l’esame del Dna i mostri volanti di due millenni fa sono imparentati con le aquile carnivore comuni in Australia e Nuova Guinea, che sono tra le specie più piccole al mondo, con un’apertura alare che non raggiunge il metro e meno di un chilo di peso. «È la prova di uno spettacolare mutamento evolutivo, in un ambiente geograficamente isolato», ha dichiarato l’antropologo neozelandese Michael Bunce, che ha guidato l’equipe di ricerca.

Schizzo di John Howe su Gwaihir e GandalfPrima dell’arrivo dell’uomo 7000 anni fa, non vi erano mammiferi terrestri in Nuova Zelanda, mentre vi erano 250 specie di uccelli e tre di pipistrelli. E la maestosa aquila di Haast era in cima alla catena alimentare. Usando i suoi massicci artigli, poteva perforare e schiacciare la preda con grande efficienza. Il suo cibo preferito era il moa, anch’esso estinto, un grande uccello erbivoro che non volava come il kiwi e che pesava fino a 200 chili. Poiché non vi erano animali di terra con cui dover competere, l’aquila di Haast poteva uccidere un moa e poi banchettare per un paio di giorni con la carcassa senza doversi preoccupare di intrusi affamati. «Era un predatore incredibile, l’unico esempio di aquila in cima alla catena alimentare in un maggiore ecosistema terrestre», scrive Bunce. Poco dopo l’arrivo dell’uomo in Nuova Zelanda, antenato degli odierni maori, sia il moa sia l’aquila di Haast erano estinti, probabilmente in conseguenza della caccia intensiva ai moa da parte dell’uomo. «È come un castello di carte», spiega Bunce. «Quando si toglie la fonte di cibo in fondo alla catena, tutto crolla». Finora sono stati trovati una cinquantina di fossili di aquila gigante e l’equipe di Bunce ha usato il Dna estratto da due scheletri. «La Nuova Zelanda è un luogo affascinante per studiare l’evoluzione delle specie, perché non vi erano mammiferi», spiega lo studioso. «È come un’istantanea di quello che il mondo potrebbe essere, se i mammiferi non avessero conquistato il predominio».

Una sequenza del film: Gandalf salvato da GwahirCosì quando, nella trilogia cinematografica del Signore degli Anelli diretta dal neozelandese Peter Jackson, Gandalf (Ian Mc Kellen) è volato in soccorso di Frodo e Sam in groppa a Gwaihir nei cieli sopra al set del film in Nuova Zelanda, non ha fatto che rievocare eventi accaduti lì 2000 anni fa. E una coincidenza interessante è che un cugino dell’antropologo Bunce, Karl Urban, abbia recitato nei film, nel personaggio di Eomer. È stato lui la talpa?

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L’infografica del Signore degli Anelli

Infografica di JT FridsmaAlcuni dei dettagli del Signore degli Anelli possono essere difficili da ricordare. Gimli era presente a Isengard? In che punto Aragorn e Gandalf si sono separati? Quando Frodo e Sam hanno incontrato Barbalbero? Pur avendo letto il Signore degli Anelli una dozzina di volte, può capitare di non ricordare l’esatta sequenza di ogni scena del racconto oppure il momento esatto in cui vengono recitate tutte le poesie. L’errore può sempre capitare, anche se si va a tutti i festival di Tolkien, si hanno in casa tutti i gadget e i souvenir e ci si è vestiti da vari personaggi del libro in molte occasioni. Fino a oggi. Ora gli appassionati di J.R.R. Tolkien hanno un aiuto in più!

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Infografica di JT FridsmaLo studente statunitense JT Fridsma dell’Università della Florida ha recentemente creato quella che in gergo si chiama “infografica”, una mappa che ripercorre, minuto per minuto, le varie trame e sottotrame degli adattamenti cinematografici dell’opera di Tolkien realizzati da Peter Jackson. Col titolo “The Fellowship” si ha davanti un immagine a metà tra una tabella dati e un’opera d’arte che può essere spiazzante a un primo sguardo. Fortunatamente, Fridsma fornisce in abbondanza suggerimenti che aiutano a leggere questa rappresentazione visiva del viaggio della Compagnia attraverso la Terra di Mezzo, dalla sua creazione nella Compagnia dell’Anello, alla distruzione dell’Unico Anello nel fuoco del Monte Fato. Il centro dell’infografica è una mappa geografica della Terra di Mezzo. A fianco, un arco tiene traccia dello scorrere dei minuti (!) lungo una “timeline”. Ogni punto riportato sulla mappa esplode poi in una linea rossa che giunge in alto e indica tutti gli eventi di cui sono protagonisti i vari membri della Compagnia.

«Per lo stile mi sono ispirato a quello di tipografia e design del XIX secolo», scrive Fridsma presentando il progetto sul suo sito. Anche i suoi colleghi grafici della Co.Design hanno recensito l’ultima fatica dello studente universitario. E non sono mancate le critiche da esperti! Secondo loro, le linee che mostrano l’avanzamento dei personaggi in realtà non fanno un gran lavoro nel mostrare distintamente chi sta partecipando in ciascuna delle trame parallele. Tuttavia, la cosa notevole è che l’infografica permette di rivivere il film (e libri) in un modo nuovo. Vedendo tutte le trame in un solo colpo d’occhio, raccolti in una solo mappa, si può apprezzare ancor di più la grandezza e la scala del capolavoro di Tolkien. Che, dopo averlo letto e guardato, circa 68 volte, è esattamente quello che ci serve per riprendere in mano il libro.
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Infografica di Randall MunroePrima di concludere solo due note sull’infografica:
1) Trae ispirazione da quella creata nel 2009 da Randall Munroe e pubblicata su XKCD, una web-comic dedicata al mondo del fandom, cioè degli appassionati di serie di fantasy e fantascienza (da Star Wars a Jurassic Park), che ha un discreto seguito.
2) È veramente bellissima. Peccato che sia dedicata al film e non al libro di Tolkien!
Fridsma sta ora lavorando alla creazione di un poster dell’infografica (formato 18″x24″). Chi fosse interessato può inviare una mail al suo indirizzo con l’oggetto: “Ne voglio una!”

Scarica da qui l’infografica di JT Fridsma | Scarica da qui l’infografica di Randall Munroe.




Sei un giornalista? Mai toccare Tolkien!

Carta di OrcristUna cosa che un giornalista non dovrebbe mai fare e che spesso fa è far riferimento a un qualsiasi testo di J.R.R. Tolkien senza essere un esperto. Ovunque nel mondo ci sono appassionati dell’autore, esperti anche dei dettagli più infinitesimali delle sue preferite e anche la più piccola svista riguardante la Terra-di-mezzo scatenerà una campagna militare di Orchi pronti a marciare sulle ossa del povero malcapitato! Il New York Times è passato per questa esperienza poco consigliabile la scorsa settimana quando in un articolo si è scritto di R.A. Dickey, battitore della squadra di baseball dei Mets, e della sua abitudine di dare un nome a tutte le proprie mazze, prendendoli da oggetti descritti in due opere da lui amate, Beowulf e Il Signore degli Anelli. L’articolo ha commesso un’imprecisione che ha scatenato lettere di protesta che hanno inondato la redazione del giornale.

Le scuse del New York TimesCosì, qualche giorno dopo il quotidiano ha pubblicato di una di queste lettere per correggere l’errore: «Una frase della rubrica dedicata al baseball di domenica scorsa ha commesso un’imprecisione circa l’origine del nome “Orcrist , la Fendiorchi”, che il battitore R.A. Dickey ha dato a una delle sue mazze. Orcrist non era, come Dickey aveva riferito, il nome della spada usata da Bilbo sulle Montagne Nebbiose nello Hobbit. Orcrist era la spada usata nel libro dal nano Thorin Scudodiquercia (la spada di Bilbo Baggins si chiamava “Pungolo”)».

Il forum sul sito della squadra di baseball dei MetsL’articolo originale era leggermente diverso: «Una mazza si chiama Orcrist, la Fendiorchi, e l’altra Hrunting. Dickey, un lettore avido, ha detto che Orcrist viene dallo Hobbit: è la spada usata da Bilbo Baggins sulle Montagne Nebbiose. Hrunting – la acca è muta, ha detto Dickey – viene invece dal poema epico Beowulf: è la spada con cui Beowulf uccide la madre di Grendel». Però come precisava la correzione, «Orcrist era la spada usata nel libro dal nano Thorin Scudodiquercia». Per questo il New York Times e in parte Dickey erano stati sbeffeggiati su internet, in blog, social network e mail collettive dagli appassionati tolkieniani. Il mea culpa pubblicato sul quotidiano implicitamente implorava di smettere le critiche al giornale.

Ma non è finita. Nella chat pubblica con cui i tifosi possono parlare con i giocatori del Mets, R. A. Dickey è dovuto intervenire per correggere di nuovo il New York Times: «Thorin trova Orcrist nel tesoro dei Troll Tom, Bert e Will, ma poi gli viene sequestrata dal Grande orco, sotto le Montagne Nebbiose!». Il giocatore, su richiesta dei compagni, continua: «La spada è recuperata da Gandalf e restituita a Thorin, ma quando i Nani vengono imprigionati a Bosco Atro, Orcrist viene sequestrata di nuovo, questa volta dal re degli Elfi Thranduil». E noi possiamo aggiungere che dopo la sua morte la spada, restituita dagli Elfi, venne collocata sopra la sua tomba nel Regno Sotto la Montagna: essa risplendeva di blu nel buio all’approssimarsi dei nemici e mai in seguito la
Montagna poté essere attaccata di sorpresa.
Per dimostrare che ci sono anche giornalisti esperti di Tolkien, potete gustarvi il siparietto andato in onda in prima serata negli Usa (andate direttamente al minuto 3:35!):

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Orecchie da elfo, una moda pericolosa

Jordan HoutzSta certamente ottenendo attenzione una ragazza, Jordan Houtz, che si è sottoposta, a Tempe (Arizona) a un intervento chirurgico per rendere le sue orecchie più appuntite, per avere le orecchie da elfo. L’emittente statunitense Abc, seguita da Foxnews, ha mandato in onda un servizio tv parlando di una nuova moda negli Stati Uniti: molti appassionati di fantascienza e fantasy si sottoporrebbero da alcuni anni a operazioni chirurgiche per assomigliare ai protagonisti del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, al signor Spock di Star Trek oppure alle creature del popolo na’vi di Avatar, firmato da James Cameron. «Ho pensato che sarebbe stato affascinante», ha risposto Houtz sulle motivazioni di un simile intervento. «Non posso dire di essere una fan scatenata di Star Trek, ma amo Il Signore degli Anelli da anni. In realtà, amo tutta la fantascienza, fa parte della mia personalità. È qualcosa che fa sempre parte di te.
Orecchie da elfoUna volta fatto è lì per sempre». «Ho aspettato 18 mesi prima di sottopormi all’intervento perché è doloroso», ha detto la ragazza. Avere le orecchie a punta come gli elfi è sicuramente molto doloroso, ma è soprattutto definitivo e irreversibile. L’intervento, praticato da un “artista in body modification”, costa circa 600 dollari per entrambe le orecchie e dura meno di 30 minuti. Ma siccome il body artist non è un medico, non può utilizzare alcun anestetico.

Spock di Star TrekFin qui la notizia. Ora cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Non parliamo di tatuaggi, di chi li fa e di chi li vuole, né di chi ama travestirsi nel proprio personaggio preferito, come il Cosplay, il Gioco di ruolo dal vivo o le rappresentazioni (amatoriali o professionistiche) di scene tratte da libri, film, telefilm, fumetti, manga o altro ancora, ma di qualcosa di diverso. Proviamo a partire dall’immagine, che, tra le altre cose, ha la funzione o il potere di regolare, governare e orientare le persone. Essere più belli, ad esempio, non è solo una questione di salute, ma anche e sopratutto d’immagine: c’è sempre stata una corsa a essere più belli, a vestirsi bene e meglio, a essere sempre giovani. Da dieci anni a questa parte, anche la chirurgia estetica, nata per sanare le cicatrici deturpanti di una malattia, contribuisce ai valori del “sempre bello e giovane”. La differenza: non si tratta più di una questione di specchi, ma si incide sul corpo. Nel nostro discorso, la differenza che più colpisce è che non si tratta più di un truccarsi, di un vestirsi “come un elfo”, ma si arriva a dire e pensare “io sono un elfo”. Questo significa che si è superato un livello e bisognerebbe, anche sociologicamente,
indagare e capire queste persone. Probabilmente, la cosa importante da capire è che l’operazione, irreversibile e definitiva, va a rafforzare la convinzione di essere elfi («fa parte di me», dice Houtz).
L’emulazione è tra l’altro poco probabile, visto che non si può somigliare a una specie che non è mai esistita; se invece la si giustifica come emulazione di attori, cioè di Liv Tyler e Orlando Bloom, appunto di attori si tratta e Bloom e Tyler hanno rilasciato interviste e fatto altri film in cui dimostrano chiaramente di non essere elfi. In quel caso, si rientra nell’emulazione di un’immagine, che tale è e tale rimane, permettendo le forme naturali e “sane” come il truccarsi e travestirsi da elfo, in modo temporaneo e contingente alle situazioni in cui lo si fa (non crediamo che chi ama travestirsi da elfo sia disposto a farlo anche a scuola, all’università, al lavoro, al cinema, in pizzeria o l’estate in spiaggia!). Le orecchie a punta, come quelle a sventola, sono malformazioni con cui si può nascere. La chirurgia estetica è nata proprio per curare le malformazioni, come le cicatrici, le menomazioni o i danni causati da incidenti gravi. Normalmente, si cerca di evitare di avere sul corpo le cicatrici, che non sono belle in senso estetico (le scarificazioni sono un altro discorso che porterebbe lontano). In questo caso, si va in senso opposto, si tende a produrre una malformazione sul proprio corpo. Gli esseri umani non hanno le orecchie a punta, non le hanno mai avute, e volersele fare è il classico esempio di “alienazione”, si tratta di un soggetto alienato a un’immagine.
Se si pensa di essere già un elfo e si vuole lo stesso farsi fare le orecchie a punta, in quale campo siamo? Chi si fa le orecchie da elfo non pensa “come se fosse un elfo”, ma “è un elfo”? Le persone che gli stanno intorno possono pensare di lui che si vuole comportare “come se”, ma lui pensa ad altro, tirando le somme, è facile pensare ad una ricostruzione delirante (ricostruzione delle orecchie): non aveva le orecchie a punta, perché gli elfi sono costretti a mimetizzarsi in questo mondo;
Bafometto oppure può aver perso le orecchie precedenti, che cadono alla nascita o da bambini; oppure che gli elfi si sono trasformati in uomini, ma vogliono ora tornare alla loro specie originale, eccetera… Queste persone non sono forse poi diverse da chi si fa innestare i canini da vampiro (intervento in parte reversibile con l’utilizzo di una fresa), o interventi definitivi come chi vuole la faccia da gatto, chi si fa la lingua biforcuta o le corna sulla fronte per somigliare al diavolo Bafometto.

Orecchie da elfoRinunciando ad ogni sorta di facili generalizzazioni, resta pur sempre inquietante la richiesta di alcuni esseri, per cui non è sufficiente nascere umani e viene da chiedersi chi siano in realtà questi “body artist” (di cui bisognerebbe capire la professionalità e le specifiche limitazioni sul campo d’intervento). E poi è inevitabile chiedersi se la chirurgia estetica debba essere impiegata per produrre delle malformazioni, anziché porvi rimedio e se non dovrebbe anch’essa essere
fermamente limitata . Del resto, sono gli stessi chirurghi estetici a sconsigliare fortemente il taglio della cartilagine dell’orecchio perché può provocare facilmente una forte infezione. «Tra i rischi maggiori c’è soprattutto l’infezione», ha detto il dottor Arthur W. Perry, autore del testo “Straight Talk About Cosmetic Surgery” e professore associato di chirurgia plastica alla University of Medicine and Dentistry del New Jersey. «Se si verifica può distruggere l’orecchio in pochi giorni, con la perdita definitiva dell’udito. L’organo è poi molto difficile e doloroso da ricostruire in maniera completa e piacevole». Quindi, se proprio volete le orecchie da elfo, magari seguite queste istruzioni, che sono molto più sane, indolore e soprattutto, reversibili!
Infine, visto che siamo in argomento, allungate bene le orecchie, ma solo in senso metaforico: anche se qualcuno afferma il contrario, Tolkien non ha mai scritto che i suoi elfi avevano le orecchie a punta!




George R.R. Martin tra Games of Thrones e J.R.R. Tolkien

George Martin parla della serie tv "Game of Thrones" Negli Stati Uniti, George R.R. Martin non è il più conosciuto e amato tra gli scrittori fantasy. Negli ultimi tempi, diversi siti (tra i molti possiamo citare questo o questo) hanno compilato liste in cui Martin deve cedere il posto ad autori bestseller come Christopher Paolini della saga di Eragon, o Robert Jordan del ciclo infinito della Ruota del Tempo, o meglio ancora alla decana del genere, Ursula K. LeGuin con il suo mondo di Earthsea, scrittrice anche di fantascienza e romanzi mainstream. Ma per gli appassionati della epic fantasy, Martin è di gran lunga il migliore, tanto che annunciando l’uscita del nuovo capitolo della serie Cronache del ghiaccio e del fuoco (A Dance with Dragons, previsto per il 12 luglio 2011), un articolo apparso sul Time lo ha definito l’American Tolkien.

Poster serie tv "Game of Thrones"Ma ora, alla bellezza di 63 anni, è sul punto di monopolizzare tutti i riflettori del mondo del fantasy e, forse, anche all’apice della sua carriera letteraria. Sebbene Martin sia ben presente sulla scena del genere fantasy e della fantascienza dagli anni ’70 e abbia guadagnato un gran seguito di lettori dall’inizio degli anni ’90 con la pubblicazione della serie Le Cronache del ghiaccio e del fuoco, solo ora si appresta a divenire noto anche al lattaio dell’Ohio (la versione Usa della nostra casalinga di Voghera). Il 17 aprile l’emittente televisiva HBO trasmetterà la prima puntata di Game of Thrones, una serie di 10 episodi basata sui primi due libri della saga di Martin. Tra i moltissimi attori, vi partecipa Sean Bean, il Boromir del Signore degli Anelli, che appare anche suoi poster (si potrebbe parlare proprio di una sua rivincita su Aragorn!). Da domenica scorsa, la rete sta già trasmettendo un’anteprima di 15 minuti per i fan irriducibili e neofiti curiosi.

Come quello di J.R.R. Tolkien, il mondo di Martin somiglia alla vecchia Inghilterra, ma non alla cosiddetta Merrie Old Englande. Piuttosto, ricorda quella della Guerra delle Due Rose. Il continente di Westeros e le Città Libere è descritta come un’Europa medievale nel quale, però, le stagioni possono durare anche per un decennio. Sembra più una Quarta Era della Terra-di-Mezzo: non ci sono Nani, Goblin ed Elfi e la scena è dominata dagli Uomini, ambigui e spietati a volte. Tutta la storia ha un’atmosfera malinconica, con scene di guerra e di sesso molto crude, capace di rendere l’idea di un mondo reale. Come accade anche nelle opere di Tolkien, la magia viene utilizzata soltanto in rari casi, perché oscura e difficilmente controllabile (è un po’ la saga sul ritorno della magia nel mondo).

Ci interessa George R.R. Martin perché è stato intervistato da diverse testate giornalistiche proprio sull’influenza che J.R.R. Tolkien ha avuto su di lui. Il New York Times ha chiesto esplicitamente se avesse concepito Game of Thrones in reazione al Signore degli Anelli di Tolkien? «Ho sempre voluto scrivere qualcosa di epic fantasy», risponde Martin. «Ma non solo come una rielaborazione dell’opera di Tolkien. Volevo fare qualcosa di mio. In una certa misura, il progetto è stato anche una reazione alla mia carriera a Hollywood. Sono stato produttore-scrittore per 10 anni, all’incirca dal 1985 al 1995. Ho fatto parte dello staff come quello di Ai confini della Realtà e la Bella e la Bestia. Ovunque, ho proposto il copione delle Cronache e tutti i produttori mi hanno risposto: “George, questo copione è grandioso. È una lettura fantastico, è meraviglioso, grazie. Ma è tre volte il nostro budget. Non possiamo farcela. È troppo grande e troppo costoso”». Hai venduto le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco come una serie di sette romanzi? «Quando ha venduto i diritti nel 1994, il mio agente parlava di una trilogia», ha risposto Martin. «Ma, come detto su Tolkien per Il Signore degli Anelli, il romanzo è cresciuto raccontandolo. Così sono tornato a scriverlo, e come lui lo sto scrivendo e riscrivendo».

Libro Meditations on Middle-earth In un’altra intervista, alla Detroit Free Press, la domanda è stata Perché hai scritto una saga così lunga? «Diamo la colpa a J.R.R. Tolkien, almeno in parte!», ha risposto lo scrittore americano. «Ho letto Il Signore degli Anelli da bambino, ovviamente, ma sono stato colpito fin da subito da una cosa di cui non si accorgono tutti i lettori: Tolkien inizia la sua storia nella Contea, con un gruppo di abitanti, gli Hobbit, ma alla fine il racconto si espande sempre più sia nello spazio che nel tempo fino a comprendere molte razze e vaste distese di terra». «Questo è quello che volevo fare anch’io», ha continuato Martin: «Ho iniziato con una prospettiva stretta su pochi personaggi e un luogo del mondo, e narrando la storia, ha allargato l’obiettivo sempre più; alla fine, il racconto comprenderà
una vasta parte di mondo e nel conflitto saranno coinvolte intere popolazioni». Del resto, Martin non aveva mai fatto mistero del suo debito verso Tolkien, tanto che in Meditations on Middle-earth, una raccolta di riflessioni sullo scrittore inglese a cura di Karen Haber e scritta da molti dei più importanti scrittori contemporanei di fantasy e fantascienza, Martin aveva scritto: «La letteratura fantastica esisteva molto prima di lui, ma J.R.R. Tolkien l’ha presa e l’ha fatta sua in un modo in cui nessuno scrittore prima di lui aveva mai fatto, un modo in cui nessuno scrittore riuscirà mai più a fare…».




Sviluppi: da Sendak a Yeskov e Shippey su Sigurd

In gergo si chiama “follow-up”: seguito, ancor meglio “sviluppo di una notizia”. Bene noi ne abbiamo troppe che premono per non occuparcene. Quindi, stavolta un bell’articolo composito, che rende giustizia a tutti i nostri “follow-up”.

Lo Hobbit mai disegnato da Maurice Sendak
Maurice SendakWayne Hammond, autore insieme a Chiristina Scull del The J.R.R. Tolkien Companion and Guide, su MythSoc, la mailing list della Mythopoeic Society, ha inviato un messaggio sulla mancata collaborazione tra Tolkien e Sendak, fornendo la versione che si può trarre consultando gli archivi di Allen&Uwin e Houghton Mifflin, le due case editrici coinvolte. In sintesi è quella che abbiamo riportano nell’articolo e smentisce la versione “di terza mano” (Sendak > Maguire > Di Terlizzi) fornita dal Los Angeles Times. Noi avevamo già espresso forti dubbi, basandoci sul fatto che non si ha traccia del secondo disegno di Sendak e soprattutto che il primo, quello di Gandalf e Bilbo, aveva proprio il difetto riportato dallo stesso Tolkien. Hammond conferma che la versione è riportata da Sendak perché il famoso disegnatore ne parlò anche in una conferenza a cui lui partecipò: «Rimane la sua interpretazione dei fatti. I documenti d’archivio sulla corrispondenza tra le due case editrici lo smentiscono». Tre i punti di dissenso:
1) Tolkien non supervisionava tutta l’operazione, ma aveva lasciato che gli editori gestissero la cosa. Sendak aveva negoziato delle royalty più basse pur di consegnare più tardi i disegni, che poi furono consegnati soltanto all’inizio del 1967, oltre due anni dopo la firma dell’accordo;
2) la versione delle didascalie invertite non regge, perché dalla corrispondenza si parla sempre chiaramente di una sola bozza, quella di Gandalf e Bilbo. Hammond fornisce la sequenza cronologica precisa, che si può già leggere nell’articolo da noi pubblicato in precedenza.
3) Non c’è alcuna traccia della frase di Tolkien secondo cui “Sendak non aveva letto attentamente il libro e non sapeva cosa fosse un Hobbit”, anche se potrebbe essere plausibile osservando la bozza in questione.
Hammond conclude che, in ogni caso, sarebbe stato interessante vedere Lo Hobbit illustrato da Sendak, che si sarebbe sicuramente realizzato se non ci fosse stato il suo attacco di cuore nel maggio del 1967 e che il disappunto di Tolkien circa la bozza non avrebbe sicuramente fermato un progetto del genere.

«Al di sopra del Marese, della Valle dell’Acqua, dei Monti Brumosi, del Bosco d’Oro,
della Montagna Solitaria, delle nubi, dei mari, al di là del Fuoco Dorato, della Rete di Stelle
e dei confini delle Cerchie del mondo…».

L’Ultimo portatore dell’Anello
Edizione spagnola di The Last Ring BearerTorniamo sulla notizia del libro
The Last Ring-Bearer, scritto da Kirill Yeskov, di cui avevamo già parlato diffusamente. La notizia ha suscitato tanto interesse che il biologo e paleontologo di Mosca ha scritto sul suo blog un lungo intervento in cui spiega le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere “la storia del Signore degli Anelli dalla parte dei perdenti”. Salon ne ha riportato la traduzione in inglese, che tra l’altro ha scatenato i commenti dei lettori. L’articolo è molto approfondito e meriterebbe un articolo a parte, per la profondità, le digressioni in campo letterario e sul mondo di critica in Russia e per lo stile piacevole di Yeskov.

Riportiamo qui una sintesi: «Ho scritto The Last Ring-Bearer soltanto per diletto, il mio e quello di dei miei amici. Non ho scritto il romanzo inseguendo i gusti di un editore o di un possibile pubblico», scrive lo scienziato russo. «È stato scritto anche per un pubblico specifico: è una “storia fantastica per giovani scienziati”, come sono io». Soprattutto, il romanzo ha un obiettivo: «Far ricredere quelli tra noi che sono scettici o agnostici, secondo cui Tolkien è solo un affascinate, sebbene un po’ noioso, scrittore di libri per bambini». Yeskov considera il suo libro non un sequel, ma un “apocrifo”, l’unico tipo di opera in grado di prendere spunto da un capolavoro per produrre talvolta risultati apprezzabili.

Kirill Yeskov«Cosa realmente mi ha spinto a scrivere The Last Ring-Bearer?», si domanda lo scienziato, che risponde: «La sfida intellettuale di trovare una spiegazione logica a diverse contraddizioni ovvie presenti nel Signore degli Anelli. Paradossalmente, volevo dimostrare che era sbagliata proprio la famosa tesi che “Tolkien aveva sbagliato” circolante nel nostro ambiente». Yeskov considera Tolkien un uomo di scienza, anche se un linguista piuttosto che un geologo. Da linguista, il professore di Oxford iniziò creando lingue immaginarie, con il loro alfabeto, la grammatica e il glossario; creò quindi alcuni racconti e leggende usando questi linguaggi, poi i popoli che avevano scritto queste leggende, e soltanto allora creò steppe, montagne e foreste in cui questi popoli potessero far pascolare le greggi, costruire città e combattere “l’Oscurità dall’Est”. «È stata questa precisamente la sequenza», dice Yeskov. «Tolkien era un filologo e ovviamente aveva scarso interesse nell’ultima componente, inanimata, della Terra-di-mezzo». Così il mondo immaginario creato da Tolkien presenta una serie di difetti dal punto di vista fisico e geologico.

In un noto saggio, Must Fantasy Be Stupid?, lo scrittore russo Sergej Pereslegin (su cui si potrebbe aprire un capitolo a parte, ma andremmo lontano) fornisce un elenco dettagliato degli errori più comuni commessi dagli autori di Fantasy, ed usa l’opera di Tolkien per definirne uno: «La Terra-di-mezzo è un mondo geologicamente instabile». Ecco tutte le imperfezioni: è un mondo con un solo continente (come accadde alla Terra in era Proterozoica e Paleozoica), ma non ha catene montuose al suo centro (come l’Himalaya), risultanti dalla collisione delle diverse placche tettoniche. La conclusione è che si tratta di un mondo completamente immaginario. Kirill Yeskov reagisce a queste affermazioni e per dimostrare che la Terra-di-mezzo è un “mondo
reale”, come tra l’altro si può leggere nel bel saggio di un altro critico russo, R.I. Kabakov, Tolkien’s Lord of the Rings and the Problem of Contemporary Literary Myth-making, spiega come la Terra-di-mezzo è semplicemente la parte nord-occidentale di un continente, che si estende ben oltre i margini sud ed est delle mappe disegnate da Tolkien. Sicuramente, oltre quei bordi ci saranno catene montuose, mari ed arcipelaghi.
Lo scienziato russo dà una risposta anche ad altre domande:

  • Che tipo di economia ha quella parte del continente, dove sicuramente figure come Aragorn oppure Faramir sono personaggi non comuni?
  • Qual è il tipo di moneta circolante, ad esempio, nella Contea, dove gli Hobbit sono solito vedersi nelle locande per bere birra?
  • Qual è l’occupazione, ad esempio, degli abitanti di un regione come Rohan, dove è rinomato l’allevamento dei cavalli, che però non può essere alla base dell’economia di un intero paese?
  • Cosa mangiano le sterminate schiere dell’Oscuro Signore mentre sono accampate nel deserto di Mordor?
  • Soprattutto, come può esistere in un regno come Mordor, una capitale in mezzo al deserto?

Rispondere a tutte queste domande lo ha portato a scrivere The Last Ring-Bearer. Yeskov conclude il lungo intervento spiegando i suoi sentimenti verso il professore di Oxford: «Mi inchino di fronte al Demiurgo Tolkien, che ha creato un universo stupefacente, ma rimango un po’ freddo dinanzi a Bardo Tolkien, autore della storia dei quattro Hobbit e della loro quest. In altre parole, per me il palcoscenico è più maestoso e interessante dello spettacolo che vi si svolge sopra».

Sigurd & Gudrún, Shippey torna in Galles
Dopo una simile rassegna non potevamo non potevano chiudere in bellezza. Avevamo annunciato l’avvio dei due corsi online alla University of Wales Institute di Cardiff, che partiranno da lunedì 23 maggio prossimo. A condurli è Dimitra Fimi, giovane conferma tra gli studiosi di Tolkien, autrice tra l’altro del libro Tolkien, Race and Cultural History, recentemente premiato con il 2010 Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies. La professoressa greco-gallese ha portato in dote ai suoi studenti la conferenza pubblica tenuta da Tom Shippey su Writing into the Gap: Tolkien’s The Legend of Sigurd & Gudrún (stesso titolo della sua recensione del volume pubblicata su Tolkien Studies 7). Lo studioso è stato presentato da Fimi come colui con cui «sono nati seriamente i Tolkien Studies, con la pubblicazione di La Via per la Terra-di-mezzo» (edito da Marietti 1820). Vista l’improbabilità di aver potuto sentire la conferenza di Shippey a Cardiff, vogliamo darvi un assaggio di quel che ha detto su Tolkien e il suo lavoro. Eccovi quasi dodici minuti della sua conferenza!!! Non sarà tutta, ma almeno un morso alla mela lo diamo anche dall’Italia…
Ecco anche la Parte 2
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Frodo vive! Dopo 40 anni torna la Tolkien Con

Foto di Ethan GilsdorfQuando si tenne la prima Conference on Middle-earth, nel 1969, Il Signore degli Anelli era un libro scritto da un professore britannico adottato dagli hippie. Nel 1971, al momento della seconda edizione della conferenza, le cose erano praticamente le stesse, solo che gli hippie erano passati a droghe più pesanti. Poi sono passati quattro decenni. Ora, naturalmente, Il Signore degli Anelli è ancora un libro scritto da un professore britannico adottato dagli hippie… ma è anche una trilogia di film girati in Nuova Zelanda ed è adottato da milioni di fan in tutto il mondo. Solo considerando la fanfiction dedicata a Tolkien dal 2000 a oggi, si supera infatti il totale di tutte le parole scritte e pubblicate dal professore in vita e poi da suo figlio (History of Middle-earth compresa). Ed è una stima al ribasso…

Sembra così il momento giusto per indire la terza edizione della CoME, almeno così hanno gli organizzatori. Ma prima un po’ di storia: la Tolkien Society of America fu la prima associazione dedicata allo scrittore, fondata nel 1965 da Dick Plotz e da altri studenti della Columbia University. Nel 1967 già contava più di mille membri, perlopiù nell’area di New York, organizzati in gruppi locali o smial, con un unico Thain (presidente) e pubblicava un bollettino, Green Dragon, e una rivista, The Tolkien Journal. Questo schema fu poi seguito da tutte le altre Tolkien Society nel mondo. La prima CoME fu pensata non come una “convention di fantasy o fantascienza”, ma piuttosto come un evento accademico: i lavori presentati in quelle occasioni hanno portato alla pubblicazione di A Tolkien Compass. Nel 1972, la Tolkien Society of America di fuse con la Mythopoeic Society, la società dedicata a tutti gli Inklings.

Jan Howard Finder«È passato troppo tempo da quando ho presieduto le prime due edizioni della Conference on Middle-earth», ha detto Peregrino Tuc II (alias Jan Howard Finder, Thain di allora). «Gli anni passano. Poi, un incontro casuale, come diciamo noi nella Terra di Mezzo, ha portato l’idea di organizzare una terza edizione. Come avrei potuto resistere?», ha aggiunto. La terza Conference on Middle-earth è prevista per il 25 e 26 marzo alla Westford Regency Inn, vicino Boston (con una festa di benvenuto la prima sera, intitolata la “Caduta di Sauron” al pub Green Dragon (il 25 marzo è, nel libro, la data in cui Sauron viene sconfitto). Le presentazioni delle prime due conferenze avevano temi come “Tolkien e la Rivoluzione in Facoltà” e “Il viaggio psicologico di Bilbo Baggins”, eventi come la sfilata in
costume, la gara musicale tra band e il “Torneo Medievale” fatto in collaborazione con la Society for Creative Anachronism.

Ora, 40 anni dopo, appassionati e di studiosi uniscono di nuovo le forze per festeggiare Tolkien. Tra i piatti forti dell’evento la tavola rotonda “1965! Quando la Terra di Mezzo è stata stravolta” sull’impatto dell’edizione pirata del Signore degli Anelli che colpì i campus universitari, e “Due film per fare Lo Hobbit sono uno di troppo”, discussione sul progetto di Peter Jackson di trasformare il libro in due film. Ci saranno anche chiaccherate dedicate ai fan come “Le bionde si divertono di più: le immagini di Legolas Greenleaf” e “Tra letteratura e film, viaggi e immaginazione: la Nuova Zelanda come Terra di Mezzo”. Ci sarà anche un’area dedicata a chi vuole avere tutto ciò che riguarda la Terra di Mezzo, dai mantelli agli abiti completi, dai calici in peltro ai quadri d’autore, fino all’oggettistica varia.

Film RingersIl reverendo Michael Frank, che alla conferenza del 1971 a Cleveland parlò del senso della perdita nella “Trilogia dello spazio” di CS Lewis e nelle opere di Tolkien, quest’anno tornerà per illustrare come la fede di Tolkien ha contribuito a plasmare il suo mondo. «Come un buon Hobbit», ha detto Frank, «non vedo l’ora di mangiare del buon cibo e di conoscere nuovi amici». La festa inizierà quindi il 25 al pub Green Dragon e continuerà sabato 26 marzo, dopo lo svolgimento delle conferenze e degli eventi, con un bouffet in stile Hobbit e poi la visione di RINGERS: Lord of the Fans!, un film-documentario che mostra l’influenza del Signore degli Anelli sulla cultura popolare occidentale.

Tutte le informazioni sul sito degli organizzatori.
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Manoscritti segreti di Tolkien, stavolta sono in Islanda

L'Anello dei ghiacciPiù che una moda, sta divenendo un’epidemia! Dopo Mirkwood arriva un altro libro che ha al centro i “manoscritti segreti” di J.R.R. Tolkien. Ecco la trama de L’anello dei ghiacci (“Where the shadows lie”): «Islanda. Dintorni di Reykjavík. Il cielo non è mai stato così scuro e minaccioso. Le nuvole basse quasi toccano le nere acque del lago. Il detective Magnus Jonson vede a malapena il corpo, immerso nella foschia. È il cadavere di Agnar Haraldsson, uno dei più importanti studiosi dell’opera di Tolkien. La sua è una morte apparentemente assurda. Ma forse una spiegazione c’è, o quantomeno un indizio. Perché il professore, poco prima di morire, era entrato in possesso di un’antica saga nordica. Un prezioso manoscritto vecchio di 800 anni, forse la saga da cui Tolkien ha preso ispirazione per scrivere Il Signore degli Anelli. Ma del manoscritto e dei due uomini misteriosi che stavano trattando con lo studioso per impadronirsene si sono perse le tracce. Magnus non ha dubbi: deve ritrovarli e capire cosa faccia parte del mito e cosa della realtà…».

Michael RidpathL’inglese Michael Ridpath non può che essere al primo romanzo, ma, a quanto pare, ha conquistato notorietà grazie a questo libro, stampato ormai in tutto il mondo. In un’intervista tratta dal suo sito, l’autore spiega come ha pensato a Tolkien per la trama. Fin da bambino scriveva thriller e aveva già pronti un detective, l’Islanda e una saga da cercare… «Volevo qualcosa di realmente grande, qualcosa che avesse risonanza anche fuori dell’isola», ammette candidamente Ridpath. «La risposta è venuta facilmente: Il Signore degli Anelli». Aveva già letto le opere del professore di Oxford? La risposta è spiazzante: «Non conoscevo nulla di Tolkien, ma pensavo che fosse plausibile che lui avesse avuto a che fare con le saghe nordiche…». Naturalmente, indagando un po’ Ridpath ha scoperto che Tolkien aveva una passione per il genere e si adattava moltissimo alla sua trama. Così, lo ha inserito nella storia…

Il libro, pubblicato da Garzanti, arriva ora anche in Italia (trad. di Duccio Viani, pp. 364, 18,60 euro). Naturalmente, Ridpath è già al lavoro: L’anello dei ghiacci è il primo volume della “Serie del Fuoco e del Ghiaccio”, che vedrà ancora all’opera il detective islandese Magnus…

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Mirkwood, contesa legale per la Tolkien Estate

Mirkwood: A Novel About JRR TolkienCe ne eravamo già occupati a metà gennaio. Abbiamo resistito, ma dopo che ne ha scritto l’inglese Guardian, la notizia è rimbalzata anche in Italia. Così, dobbiamo tornare su un fatto che sicuramente alzerà un polverone e farà pubblicità a un libro che a noi sembra un’operazione di marketing. Ma andiamo per ordine. John Ronald Reuel Tolkien è al centro di una nuova battaglia legale. Questa volta in Texas, negli Stati Uniti, tra i suoi eredi e Steve Hillard, autore del romanzo Mirkwood: A Novel About JRR Tolkien, altrimenti sconosciuto.

Hillard, 62 anni, di Austin (Texas), non immaginava di essere diffidato dalla Tolkien Estate per aver pubblicato un libro che ha per protagonista il famoso scrittore. Al suo primo romanzo, Hillard ha pubblicato a proprie spese il libro che finora ha venduto tramite Amazon appena 900 copie. Ma sicuramente le vendite saliranno di molto. L’autore ha ricevuto una lettera di diffida dalla Tolkien Estate in cui gli veniva intimato di interrompere la pubblicazione del libro, poiché non possiede i diritti di utilizzare a fini commerciali il nome e la figura di J.R.R. Tolkien. La Tolkien Estate contesta anche l’illustrazione di copertina, in cui l’albero è troppo simile al lavoro di Tolkien. Nella lettera è stata chiesta la distruzione di tutte le copie del romanzo e l’immediato stop alle vendite, minacciando un processo e una richiesta di danni multimilionaria. I legali della Estate hanno ricordato ad Hillard che «i loro assistiti non gli hanno mai concesso il permesso di utilizzate il nome e la personalità di Tolkien per il romanzo né per altro».

Lo scrittore americano ha risposto rivolgendosi al tribunale distrettuale del Texas per precludere le richieste della Tolkien Estate in base al Primo Emendamento. Il libro, di 450 pagine, secondo l’autore è sia narrativa che un esercizio di critica letteraria: «Si concentra sul ruolo delle eroine, richiamando il senso colto da Marion Zimmer Bradley nella sua eccellente recensione di Tolkien: The books are, in fact, almost womanless in “Men, Halflings and Hero Worship” (1961)». Hillard ha ammesso di aver usato per la sua storia il virgolettato di una lettera di Tolkien pubblicata, ma ha assicurato che tutto il resto è frutto d’immaginazione letteraria e ha detto che se il professore, scomparso nel 1973, fosse vivo, sarebbe stato sicuramente dalla sua parte. Hillard ha anche replicato sostenendo che il suo romanzo è soltanto uno dei tantissimi lavori letterari che ha per protagonista gente famosa realmente vissuta. E a tal proposito ha fatto riferimento a Joyce Carol Oates che ha scritto di Marilyn Monroe in Blonde; a Michael Cunningham che in The Hours ha fatto riferimento a Virginia Woolf; a Underworld di Don DeLillo, in cui appare Frank Sinatra.

Steve Hillard I legali della Tolkien Estate ribattono che l’immagine della copertina del libro – un albero illuminato dai raggi del sole
con tre figure in primo piano – è «sorprendentemente simile» ad alcuni disegni e alle pubblicazioni di Tolkien. L’articolo del Guardian riporta nel dettaglio molte affermazioni dei legali delle due parti in causa, ma questione della copertina a parte, tutto sembra il frutto del comunicato stampa, come abbiamo scritto già un mese e mezzo fa. Infatti, in maniera molto ambigua si annunciava la scoperta di manoscritti inediti di Tolkien e di un romanzo che ne rivelava il contenuto. Poi leggendo la trama e guardando le immaggini, si scopriva il bluff. Non sappiamo se Hillard avesse previsto la reazione della Tolkien Estate, ma una cosa è sicura: un libro che non vale molto venderà migliaia di copie grazie alla causa negli Stati Uniti.
Per chi è in cerca di suggerimenti di marketing riportiamo la citazione di Hillard al tribunale distrettuale del Texas contro la Tolkien Estate. Per la cronaca, Hillard ha annunciato già il sequel di Mirkwood, si intitolerà: Dream of another’s weaving

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Francobolli fantastici per gli inglesi

Discworld Sarà per far digerire l’aumento dei prezzi, sarà perché gli inglesi sono sempre stati appassionati di letteratura fantastica, sarà per frenare l’emorragia di lettere e cartoline, sta di fatto che la Royal Mail, la versione britannica delle Poste nostrane ha annunciato le prossime collezioni di francobolli per il 2011.
Harry Potter
Tra serie dedicate alla musica, al Wwf, a William Morris e Shakespeare, spicca quella intitolata “Magic Realms”. Come fa sapere il comunicato stampa, la serie è dedicata «ad alcuni dei personaggi che hanno affascinato generazioni di lettori»:

Leggende arturiane– Nonna Ogg e Scuotivento (Nanny Ogg e Rincewind), che appaiono in molti dei romanzi del MondoDisco (“Discworld”) scritti da Terry Pratchett,
– Silente e Voldemort, personaggi tratti dai libri di Harry Potter, scritti da J.K. Rowling,

Cronache di Narnia
– Merlino e Morgana tratti dalle leggende di re Artù e, infine,

– Aslan e la Regina Bianca dalle Cronache di Narnia, scritte da C.S. Lewis.

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Molte di queste storie, antiche o moderne che siano, coinvolgono più di un personaggio magico, così la Royal Mail ha selezionato quattro diverse serie, scegliendo due personaggi ciascuno. «Per quasi mille anni, maghi e stregoni sono stati protagonisti per la psiche britannica», ha detto Philip Parker, portavoce della Royal Mail Stamps. I maghi compaiono in leggende, poesie, libri e film, e sono re-interpretati ad ogni generazione… In molte delle nostre storie più grandi, maghi e streghe hanno svolto un ruolo significativo al fianco di re e regine: Merlin, ad esempio, è indissolubilmente legato a Re Artù e le tre streghe a Macbeth». Visto che Aslan non è proprio un mago, visto nel Signore degli Anelli ce ne sono almeno tre (Gandalf, Saruman e Radagast), il grande assente della letteratura fantastica inglese è, come avrete notato, J.R.R. Tolkien.
La collezione sarà messa in vendita al pubblico da martedì 8 marzo 2011. Per maggiori informazioni sul valore dei singoli francobolli si può andare al sito ufficiale del Royal Mail Stamp. Sicuramente aspetteremo lo speciale che da quel giorno le poste britanniche inseriranno sulla loro pagina di YouTube.

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In un nuovo romanzo i manoscritti segreti di Tolkien

Mirkwood: A Novel About JRR TolkienQuesto titolo, praticamente lo stesso dell’originale inglese, farà sicuramente sobbalzare sulla sedia ogni appassionato tolkieniano. Purtroppo, non è esattamente così: diciamo subito che la notizia non arriva da Christopher Tolkien, Priscilla Tolkien, né tantomeno da Tolkien Estate o HarperCollins. Non giunge nemmeno dalla Tolkien Society o da una delle prestigiose biblioteche che conservano i manoscritti dello scrittore inglese, dalla Bodleian di Oxford alla Markette University Library negli Usa. Si tratta solo di fiction.

Sgombrato il campo agli scoop ed essendo nel campo della narrativa, Tolkien non poteva che divenire protagonista di una storia fantastica: il professore appare nelle prima pagine e la sua ombra aleggia in tutto il resto di un nuovo romanzo, Mirkwood: A Novel About JRR Tolkien. A firmarlo è un certo Steve Hillard, uno scrittore e linguista statunitense altrimenti sconosciuti ai più. Si scopre così che in un viaggio non descritto da alcuna biografia né dalle lettere, Tolkien sarebbe sbarcato negli Stati Uniti, a New York, per una cosiddetta “missione segreta”. Siamo infatti durante la Seconda Guerra Mondiale e il professore di Oxford lascia da parte il suo pastrano per vestire i panni dell’agente segreto. Leggendo la trama si apprende che, durante il soggiorno, Tolkien portò con sé un documento scritto di suo pugno in una lingua sconosciuta che si riferisce a una eroina, una Halfling di nome Ara, che era vissuta nella Terra di Mezzo. Temendo che il possesso dei documenti avrebbe portato un gran danno, Tolkien affidò i documenti a un arrotino di nome Jesse Grande.

Quasi 40 anni dopo, l’arrotino vagabondo è scomparso e il manoscritto viene ritrovato da una sua nipote, rimasta orfana: Cadence. Proprio in quel momento, si scopre che le forze oscure dal Reame fantastico (sempre la Terra di Mezzo, si presume) giungono a New York alla ricerca dei documenti e dei loro guardiani, così Cadence è costretta a proteggere la storia di Ara. Purtroppo, non è dato modo di sapere come una ragazzina possa conoscere una lingua che è sconosciuta e sapere della storia di Ara, ma la trama va avanti. In seguito, si dovrebbe capire che la Terra di Mezzo esiste realmente e che Tolkien l’ha visitata e  semplicemente vi si era ispirato.

L’autore
«Tolkien sperava ardentemente, anzi credeva che non vi fosse alcuna divisione tra credenza e realtà», dice Hillard, che poi spiega: «Il mio romanzo risponde alla domanda: “Cosa sarebbe successo se Tolkien avesse vissuto in prima persona nella Terra di Mezzo”?». (A onor del vero, lo stesso Tolkien aveva smentito di credere e tanto di voler vivere nel suo mondo fantastico, ndr).
Intrecciando tra loro fatti storici e fiction, Hillard immagina gli spostamenti di Tolkien, ne fa una spia nella Seconda Guerra Mondiale e riporta dialoghi tra lo scrittore e il suo amico, C.S. Lewis. Hillard ha detto che l’ispirazione per scrivere il romanzo gli sarebbe venuta dalla lettura del Signore degli Anelli alle figlie, a cui la saga è piaciuta molto, ma ogni sera chiedevano: «Dove sono le eroine?».

Ora, senza voler dare giudizi affrettati, sembra proprio che anche questo romanzo segua una moda consolidata nei paesi anglosassoni: sfruttare il nome di Tolkien per farsi pubblicità. Se servissero altri esempi, si possono leggere tutta la saga sui draghi di James A. Owen, romanzi fantasy in cui Tolkien, Williams e Lewis sono protagonisti, oppure Looking for the King: An Inklings Novel di David C. Downing. E anche in Italia è il caso di La casa di Tolkien, un romanzo edito da Nutrimenti che poco aveva a che fare con lo scrittore inglese.

Tornando a Mirkwood, dal quel che si capisce il libro è un fantasy per bambini delle scuole primarie e forse delle medie, come tra l’altro si può evincere anche dalle immagini distribuite in questi mesi. La copertina è intrigante, ma dalle immagini si intuisce il pubblico a cui è rivolto. Il libro uscirà il 18 gennaio, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, speriamo non venga tradotto in italiano. Qui è possibile vedere la galleria di immagini.

Cadence Grande Discovers Ara's Rune In The DocumentsThe Documents -- Once Owned by JRR TolkienA Secret Gate Has Opened. Mirkwood Looms Beyond

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Roba da Tolkieniani

L'immagine del non blog su FacebookEssere fan dell’autore del Signore degli Anelli nell’epoca dei Social Network… significa anche divertirsi con poco.

È nata su Facebook Roba da Tolkieniani, una pagina che racconta in modo divertente la “tolkienianità” nella vita di tutti i giorni. Si sorride, si ride e – a volte con una certa preoccupazione – ci si riconosce in piccoli gesti che sfiorano nella mania.
Nessun tolkieniano autentico mancherà di riconoscersi in almeno uno dei cartelli.
Suggeriteci i vostri!

Scrivere in elfico

Tatuaggio in elfico, in TengwarSembra che abbia un grande successo, soprattutto negli USA, un’applicazione per iPhone che permetterebbe di scrivere in tengwar (il metodo di scrittura inventato da J.R.R. Tolkien), consentendo poi di condividere i testi scritti su Facebook. L’immagine qui sopra rappresenta il braccio di un idiota che avrebbe voluto tatuarsi il proprio nome, Dennis, scritto in tengwar, ma che invece si trova marchiato a vita con la scritta chfwwsng. Come idea sembra carina: l’applicazione coniuga il fascino (a dire il vero piuttosto elitario, lo ammettiamo) della scrittura elfica a due fenomeni all’apice della loro parabola mediatica, come il melafonino e il social network del momento.

Libri al vapore

EvaporazioneVaporware è un neologismo inglese con cui si indicano sarcasticamente i prodotti informatici (software o hardware) di cui viene annunciata ufficialmente l’uscita sul mercato a breve, ma che successivamente non vedono la luce, per mancanza di risorse o perché troppo ambiziosi. Nell’ambito dell’editoria tolkieniana è praticamente un “vaporbook” la nuova edizione di J.R.R. Tolkien: A Descriptive Bibliography di Wayne Hammond e Christina Scull. La prima edizione (scritta da Hammond e Douglas A. Anderson) è uno strumento indispensabile per tutti gli studiosi e i collezionisti delle pubblicazioni tolkieniane, ma essendo stata pubblicata nel 1993 è ormai decisamente sorpassata. Una nuova edizione è attesa da almeno quindici anni, e viene sempre data come “di prossima pubblicazione, ma non sappiamo bene quando”, anche perché gli autori si sono nel frattempo dedicati a opere non certo semplici come J.R.R. Tolkien Companion and Guide del 2006 e The Lord of the Rings: A Reader’s Companion del 2008.

Fairy Stories di Verlyn FliegerIn Italia non ci facciamo mancare niente, quindi anche noi abbiamo i nostri titoli impossibili, che alcuni siti si ostinano da anni a segnalare come di prossima pubblicazione, ma che non si sa se e quando vedranno mai la luce. In particolare, sappiamo che la Bompiani, casa editrice che pubblica quasi tutti i libri di Tolkien nel nostro paese, ha da tempo acquistato i diritti per l’Italia di due libri interessanti: uno è la nuova edizione, a cura di Verlyn Flieger, del saggio Sulle Fiabe, accompagnato da uno studio critico della storia e della composizione del testo. L’altro è il saggio Tolkien, il Signore della Terra di Mezzo di Paul Kocher. Per il primo è possibile che il ritardo sia dovuto a cause tecniche, o a lentezza del traduttore, non sappiamo bene. Per quanto riguarda il secondo, però, conosciamo bene i traduttori italiani, e sappiamo che il testo era già pronto nel 2007; inoltre, la Bompiani stessa già l’aveva indicato come “in pubblicazione” per ottobre 2008.

Elisabetta SgarbiOra a questa storia si è aggiunto un tassello: sul forum di Elisabetta Sgarbi, Direttore Editoriale della Bompiani, è apparso un messaggio che potrebbe farci sperare. Alla domanda “A quando le edizioni DELUXE di: Racconti incompiuti, Racconti perduti, Racconti ritrovati, Le avventure di Tom Bombadil?”, la risposta è stata: “Buongiorno. Per ora non li abbiamo in programma. Però pubblicheremo una biografia di Tolkien di Paul Kocher. Un saluto Elisabetta”. Che dire? Come al solito, aspettiamo e speriamo.

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Le QTI, questioni tolkieniane irrisolvibili

Ogni forum, gruppo di discussione, mailing-list o social group dedicato a Tolkien, prima o poi ci si scontra; i moderatori le scoraggiano, gli habitués non le sopportano, i lettori silenti le temono, i nuovi arrivati non riescono a fare a meno di porle: sono le QTI, le questioni tolkieniane irrisolvibili.
Eccovene un parziale elenco; leggetele, consideratele e meditatele, perché torneranno su questo sito; a tutte daremo una risposta autorevole, definitiva e documentata, che purtroppo spesso sarà “non si sa”.

    Domande irrisolvibili

  • A che razza appartiene Tom Bombadil?
  • Quali sono le “due torri”?
  • Chi o cosa è Gothmog, il luogotenente di Morgul?
  • Legolas è biondo?
  • I Balrog hanno le ali?
  • Come sono le orecchie degli elfi?
  • Che cos’è un “gaffiere”?
  • Gli elfi hanno la barba?
  • Come si chiamano i Nazgûl?
  • Esistono le donne tra i Nani?
  • Gli Orchi sono “immortali” come gli Elfi?
  • L’Erba-pipa è comune tabacco oppure…?
  • Chi è più vecchio, Barbalbero o Tom Bombadil?

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Il ritorno del Monnezzone

Stavolta un post più serio. Aprendoci lentamente al mondo dei blog, siamo capitati in una discussione lunga e appassionata sulla letteratura fantastica, i suoi critici e i suoi fan. Vale la pena occuparsene, perché molti interventi riguardano Tolkien. È difficile seguire il filo di un thread di oltre 250 messaggi… Per questo faremo una netta selezione. Chi volesse leggerlo tutto, vada qui. Il blog è quello di Loredana Lipperini, brava e attivissima giornalista attenta al web e ai libri, che dà di continuo spunti su libri e navigazioni.

Nel suo thread Il ritorno del Monnezzone spiega come sia tornato in voga questo termine per definire “libri plastificati sul genere Sonzogno, ma anche Mondadori” e tutti quei libri da cui “entrando nelle librerie, vieni ormai travolto con la loro potenza visiva e anche fisica delle copertine dorate, che vomitano draghi, complotti, maghetti”.
Il problema è che nel Monnezzone finiscono anche, avverte la Lipperini, “tutta la letteratura fantastica, compresi autori come Philip Dick, H.P. Lovecraft e, appunto, J.R.R. Tolkien”.

La discussione si divide in mille rivoli, toccando diversi punti caldi, con l’intervento di un bel po’ di scrittori di fantasy, di narrativa fantastica, di epica e qualche critico. A noi interessa molto seguire lo scambio d’opinioni, tutto incentrato su Tolkien, tra Wu Ming, il collettivo di scrittori che ha sfornato capolavori come QManituanaAltaj e soprattuttoStella del mattino (con Tolkien tra i protagonisti!), e Andrea Cortellessa, il critico della postfazione al libro L’Anello che non tiene, edito da Minimum Fax.

Ci riserviamo di parlarne in un post a parte, ma qui vorremmo concludere il discorso generale sul Monnezzone; come dice la Lipperini: “Che ci siano libri di basso profilo nella narrativa fantastica è evidente. Che tutto ciò che parla di draghi e magia sia immondizia è un falso”.
Visto che certa critica “ufficiale” ancora non riesce a distinguere, è necessaria un’assunzione di responsabilità da parte di chi informa, tramite la Rete, su quei libri. L’Associazione romana studi Tolkieniani intende seguire questa strada, quindi si assume la responsabilità di quel che scrive e recensisce, si parli di Tolkien, degli Inklings e, perché no, anche di narrativa di genere.