I saggi dell’AIST: La Contea di Saruman

Elisabetta MarchiIl saggio di Elisabetta Marchi che viene proposto qui è un testo importante. Già in passato questa socia dell’AIST ha dato prova di sapere applicare mirabilmente la propria formazione sociologica alla lettura dell’opera di Tolkien. Suo è il saggio Bilbo Baggins e la Contea: una carriera deviante, pubblicato su questo stesso sito web e che ha dato vita a una bella discussione.
Questa sua ultima prova, invece, analizza con gli strumenti dell’indagine sociologica la Contea di Saruman, cioè il nuovo ordine imposto da Saruman al paese degli Hobbit, per come viene descritto da Tolkien nel capitolo “Percorrendo la Contea” del Signore degli Anelli.
L’importanza del saggio consiste nel fatto che coglie un’evidenza paradossalmente poco considerata nell’annoso dibattito su quel capitolo.
Tolkien compassFin dalle letture allegoriche degli anni Cinquanta, che vedevano nella Contea di Saruman una critica ai governi laburisti del decennio 1945-55, rigettate da Tolkien stesso (vedi lettera n.181); passando per quelle diametralmente opposte degli anni Settanta, con il saggio di Robert Plank “Tolkien’s View of Fascism” in Tolkien Compass (1975); fino alle più recenti letture anarcocapitaliste di Carlo Stagnaro e Alberto Mingardi in Tolkien politico (2003), i critici non hanno mai smesso di tirare quel capitolo da una parte o dall’altra.
Elisabetta Marchi non ignora questo pregresso e parte quindi da una constatazione necessaria: «Si tratta di avere ben chiara l’idea che ogni spiegazione causale è soltanto una visione frammentaria e parziale della realtà indagata. Il postulato fondante di una lettura mirata sta quindi nella precisa consapevolezza che il punto di vista da cui si legge è inscindibile dai valori del ricercatore, la cui onestà sta unicamente nel leggere le affinità che ritrova nel testo senza inventarle».

Ogni lettura è parziale. Ma solo le letture che non inventano ciò che non c’è – o, si potrebbe aggiungere, che non ignorano ciò che c’è – possono dirsi intellettualmente oneste.
Helmut Dohle: SarumanElisabetta Marchi si limita a leggere ciò che c’è nella storia di Tolkien, l’essenziale, e fa cadere in un attimo molti castelli di carta. Innanzi tutto quelli di chi ha voluto leggere nel celebre capitolo un’allegoria del cosiddetto totalitarismo novecentesco.
Il potere secolare di Saruman nella Contea infatti non assomiglia né ai regimi nazifascisti né a quelli comunisti, dato che è privo delle due leve principali che hanno sorretto quei sistemi: l’ideologia fondativa e la propaganda che la diffonde e crea consenso. Non c’è alcun piano retorico-ideologico nel dominio che Saruman instaura subdolamente nella Contea. Saruman avrà pure una voce suadente, ma gli serve per insinuarsi gradualmente nel paese degli Hobbit, senza chiasso e senza rivoluzioni (vere o presunte), sfruttando piuttosto delle teste di legno (Lotho Sackville-Baggins).

Che tipo di regime instaura Saruman? Si tratta di un sistema che prevede l’avvio dell’industria, la pianificazione delle attività produttive, l’organizzazione del commercio, l’aumento della burocrazia e del controllo poliziesco. Questi sono tutti aspetti che la storia europea ha conosciuto bene, ma in tempi precedenti e con risultati assai più duraturi di quelli dei cosiddetti regimi totalitari. Corrispondono infatti alla grande trasformazione che ha traghettato l’Europa dalle società tradizionali a quelle moderne.
Ciò che Tolkien racconta con l’avvento del potere di Saruman è qualcosa di molto simile alla nascita dello stato moderno. Lo stato che ha bisogno di omologare i comportamenti e di renderli funzionali: «L’influenza livellatrice dell’organizzazione, infatti, non può che ostacolare le decisioni indipendenti, finendo così per soffocare e controllare l’individuo».

Disegni: "The Hill: Hobbiton across the Water" di J.R.R. TolkienL’autrice però è attenta a non cascare in facili semplificazioni, ed entra piuttosto nel merito di questo passaggio, constatando come la Contea che subisce la violenta trasformazione non sia già più una società tradizionale. All’arrivo di Saruman, infatti, è un luogo già in parte moderno, dove l’aristocrazia è un vago retaggio, le differenze di censo prevalgono sulle differenze di status, l’etica della common people prevale su quella gentilizia, ecc.
Ciò che Saruman imporrà alla Contea è la razionalizzazione della legislazione, della produzione, del commercio, dell’uso del territorio. La razionalizzazione – che non è sinonimo di razionalità – è il processo innescato dallo stato moderno, appunto, che smantella i vecchi schemi sociali e le appartenenze tradizionali, per rendere la società più controllabile e più efficiente. E può attuarsi nella Contea – al contrario che in altre società della Terra di Mezzo – proprio perché gli Hobbit sono già oltre il feudalesimo, sono già approdati a una visione del mondo protoborghese.

Razionalizzare e modernizzare significa anche migliorare il rapporto tra costi e benefici, laddove i benefici sono intesi come maggiore margine di profitto: il mulino industriale soppianta il mulino ad acqua, gli alberi vengono abbattuti per farne legname e fare spazio a nuovi edifici utili a immagazzinare il surplus di prodotto da esportare.
Nell’economia capitalistica la frazione chiave è quantità di prodotto su unità di tempo. Poiché il tempo è denaro, risparmiare tempo equivale a risparmiare denaro e aumentare il margine di profitto. La fretta è il tratto distintivo della moderna società capitalistica, ma è anche il grande difetto di Saruman, secondo quanto sostengono Barbalbero e Gandalf.

«Attraverso l’affermarsi della razionalità in molti degli ambiti della vita sociale e l’aumento dell’utilizzo della tecnologia, la Contea si trasforma in una società spersonalizzata, la cui legittimità poggia sull’autorità burocratica codificata da procedure certe, verificabili e socialmente condivise».
Questo punto – fa notare ancora l’autrice del saggio – segna anche la differenza qualitativa tra il regime di Saruman e quello di Sauron. Se, come dice Frodo, attraverso Saruman lo spirito di Mordor è arrivato nella Contea, è pur vero che il potere di Sauron a Mordor non è affatto un potere “moderno”. In quel caso si tratta infatti di una dittatura monocratica e schiavistica, basata sul carisma e sul terrore incusso direttamente dal tiranno. Insomma tutto il contrario della razionalizzazione e spersonalizzazione che sta alla base del moderno potere sarumaniano.

Illustrazione: dettaglio di "The Scouring of the Shire" dei fratelli HildebrandtC’è infine un ultimo elemento di riflessione, forse il più spinoso del saggio, e riguarda un aspetto caro a Tolkien: l’esercizio del libero arbitrio rispetto alle imposizioni delle circostanze. Libero arbitrio significa esercizio della libertà di scelta, dunque assunzione di responsabilità. La passività e l’inerzia della società Hobbit sotto il dominio di Saruman deve lasciare il posto al ripristino della libertà e della responsabilità in un modello sociale che però – lo si è visto – non è né statico né specchio di un ordine eterno.
Se è vero che Tolkien stesso manifesta la più antimoderna sfiducia per la formalizzazione dei princìpi in quanto premessa “costituzionale” dello stato moderno (vedi lettera n.186), è altrettanto vero che, da cattolico, confida nella possibilità che l’essere umano usi da sé la ragione per fare la cosa giusta, cioè per praticare e affermare quei princìpi e quelle virtù. Ma questo implica anche la possibilità che la ragione individuale entri in conflitto con la storia, ribellandosi all’imposizione e non già affidandosi remissivamente alla provvidenza (Tolkien non è Manzoni). Da questo punto di vista, se da un lato la moderna società pianificata si basa sulla delega delle decisioni alla casta dei pianificatori produttivisti, dall’altro lato nemmeno la società di tipo organicistico può garantire l’esercizio del libero arbitrio. Dunque – volente o nolente – Tolkien rimane, come chiunque, un uomo del proprio tempo, un moderno post-illuminista:

«A un modello economico e sociale basato sui principi della razionalità formale in cui l’influenza livellatrice dell’organizzazione burocratica finisce per soffocare e controllare l’individuo privandolo della libertà di scelta, Tolkien contrappone così il libero arbitrio e la ragione illuministica, vale a dire la capacità dell’individuo di avvalersi del proprio intelletto come guida nelle scelte da compiere».

Inutile dire che un tasto come questo, anche solo sfiorato, potrebbe far nascere un bel dibattito.
Buona lettura.

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La Contea di Saruman – Elisabetta Marchi

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Bilbo uno sbandato? Per la Contea era così

Casa HobbitBilbo Baggins è un eroe? Dipende dalla prospettiva da cui si guarda. Il protagonista dello Hobbit, che appare anche nella parte iniziale e finale del Signore degli Anelli è sicuramente passato alla storia della Contea, ma non per quel che pensate voi. La sua crescita personale, le sue avventure straordinarie, le numerose conquiste fatte e tutte le ricchezze riportate a casa, non sono tutte cose a suo favore. Il punto di vista con cui si guarda alla gesta del piccolo hobbit è fondamentale.

Il punto di vista sociologico

ConteaLa nuova socia dell’AIST, Elisabetta Marchi, si presenta con un saggio molto originale che si focalizza su Bilbo Baggins, guardandolo dal punto di vista degli hobbit della Contea. Ecco così che il nostro piccolo eroe diventa un “deviato sociale”, ribaltando completamente quelle imprese di cui il protagonista andrà tanto fiero. È interessante così scoprire che l’opinione di Ted Sabbioso è condivisa ampiamente dagli altri hobbit: «Il vecchio Bilbo è notoriamente matto!”. Anzi, è lo stesso Tolkien ha sottolineare che al suo ritorno a casa, Bilbo aveva perso la reputazione: «Di fatto veniva considerato dagli hobbit del circondario come uno “stravagante”».
Hobbit SturoiNel suo saggio, Elisabetta Marchi usa gli strumenti della sociologia per analizzare, quindi, il rapporto individuo-società, strutturato attraverso l’articolazione di tre concetti collegati tra loro (individuo, norma, società). Quest’ultimo è un paradigma in cui il binomio normalità-devianza diventa uno strumento di definizione del grado di integrazione dell’individuo alla società: normali e devianti non sono che due facce della stessa medaglia. A partire da questa prospettiva, la figura di Bilbo Baggins cambia notevolmente. Il saggio analizza in che modo cambia il rapporto tra la sua identità, definita dagli altri e da lui stesso, e la Contea, intesa come l’universo simbolico di riferimento. E il cambiamento avviene proprio nell’arco di tempo compreso tra le prime pagine dello Hobbit, fino al momento della sua partenza all’inizio del Signore degli Anelli.

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Yule, la festività invernale degli Hobbit

JólasveinarBuon Natale! O meglio, dovremmo dire «Buon Yule», come scrive J.R.R. Tolkien in una lettera (n. 347). L’equivalenza tra Natale e Yule è una delle lezioni trasmesse dalle sue opere, ma in realtà, come spesso accade, si tratta solo di un errore della traduzione italiana. Nello Hobbit pubblicato da Adelphi e tradotto da Elena Jeronimidis Conte, il termine “Yule-tide” appare infatti tradotto in italiano come “periodo natalizio”. Intervistato dall’Oxford Times (il 22 dicembre 1972), l’autore separava nettamente i due termini spiegando che «non c’è niente che non mi piace nel Natale, in particolare; io l’ho soltanto diviso in due. C’è “Yule”, che significa la parte dei regali, dell’albero di Natale e di queste cose; e poi c’è il “Natale”, che è la festa religiosa e della pace». Per capire meglio, passiamo in rassegna l’uso del termine nelle opere di Tolkien.

Yule nel Signore degli Anelli

David Wyatt: "Grey Havens" La parola Yule appare nel Signore degli Anelli unicamente nell’Appendice D e il termine originale “Midwinter” (in italiano reso con “Capodanno”) appare una volta sola all’interno della storia, nel capitolo I Porti Grigi. La festività in realtà cade due volte nell’arco temporale compreso all’interno della storia, ma la prima occorrenza si colloca nel periodo in cui la Compagnia si dirige a sud dopo aver lasciato Gran Burrone e di essa non viene fatta menzione. Nell’Appendice D viene illustrato il calendario della Contea, a cui appartiene la festività invernale, la quale occupa due giorni, l’ultimo dell’anno e il primo dell’anno successivo, il termine del mese Foreyule e la prima giornata di Afteryule (“Ante apritore” e “Postapritore” nella traduzione italiana). Le due giornate di Yule vengono dette in inglese “Yuledays” (“i giorni di Yule”), mentre in italiano sono “Primo Capodanno” e “Secondo Capodanno” ed esse erano collocate al di fuori del compunto dei mesi. Calendario della HobbitSecondo il calendario Hobbit le due giornate di Yule occupavano sempre lo stesso giorno della settimana, ovvero Highday e Sterday (venerdì e sabato). Yuletide, quindi è il “periodo del Capodanno” e non il “periodo natalizio” come tradotto nello Hobbit. Così è qui giustamente tradotto ed è spiegato come questo periodo durava in totale sei giorni, tre in un anno e tre nel successivo.
Il termine “Yule” appare anche all’interno della Guide to the Names in the Lord of the Rings, testo scritto da Tolkien a uso dei traduttori delle sue opere in un’altra lingua: in questo testo, “Yule” è presentato come la controparte invernale di “Lithe” (il “Giorno di Mezzo Anno” detto anche “Giorno di Mezza Estate”) e anche Yule sarebbe un termine estraneo alla lingua comune e come tale da mantenere invariato fatta eccezione per l’ortografia, la quale doveva adeguarsi alla lingua in cui il testo veniva tradotto (Tolkien riporta l’esempio tedesco e danese di “Jule”). Calendario della HobbitNella stessa occasione il professore suppone che, nonostante l’appartenenza al calendario Hobbit, una forma della parola “Yule” sia stata usata dai Northmen (“Uomini Nordici” nella traduzione del Signore degli Anelli) che formarono una notevole parte della popolazione di Gondor per indicare la festività di metà inverno e che in seguito fosse in uso anche a Rohan. Nello Hobbit, sulla via del ritorno a casa una volta terminata l’avventura coi Nani, Bilbo Baggins si ferma assieme a Gandalf nella casa di Beorn per lo “Yule-tide” appunto, e ci viene detto che lo passarono lì in allegria.

Yule prima degli Hobbit

Tuuliky: "Athrabeth Finrod ah Andreth"Eppure Yule non appare solo nelle opere pubblicate in vita dal professore. Ritroviamo la festa invernale in tre volumi della History of Middle-earth, a cominciare da Morgoth’s Ring. All’interno della quarta parte di tale testo, intitolata Athrabeth Finrod ah Andreth (Il dibattito di Finrod e Andreth), la festività invernale viene usata come riferimento temporale:
«Now it chanced that on a time of spring Finrod was for a while guest in the house of Belemir; and he fell to talking with Andreth the Wise-woman concerning Men and their fates. For at that time Boron, Lord of the folk of Beor, had but lately died soon after Yule, and Finrod was grieved».
(Ora accadde che in primavera Finrod fosse, per un certo tempo, ospite nella casa di Belemir; e gli capitò di parlare con Andreth la Saggia riguardo gli Uomini e il loro fato. Poiché in quel periodo Boron, Signore della gente di Beor, era morto di recente, poco dopo Yule, e Finrod era addolorato).
Copertina War of JewelsLo stesso uso di Yule viene fatto nella terza parte del libro The War of the Jewels (The Wanderings of Húrin and Other Writings not forming part of the Quenta Silmarillion), all’interno della versione D2 del Tale of Years della Prima Era: nel 506-507 At Yule Dior fought the sons of Fëanor on the east marches of Doriath, and was slain. (A Yule Dior combatté i figli di Fëanor nelle marche orientali del Doriath e venne ucciso). Infine, nel volume The Peoples of Middle-earth, la versione D1 dell’Appendice D parla di Yule: in questa variante esso durava per tutta l’ultima settimana dell’anno e tutta la prima dell’anno successivo. Di maggior rilievo ancora erano i due giorni centrali, detti Yuledays (i Giorni di Yule), denominati Old Year’s Day o Yearsend (rispettivamente Giorno del Vecchio Anno e Fine anno) e New Year’s Day o Yearsday (Giorno del Nuovo Anno e Giorno dell’anno). Secondo questa versione l’inizio dell’anno dopo Yule era uso del Regno del Nord e venne infine adottato dagli Hobbit.

Yule prima di Tolkien

ceppo di yuleLa festività di Yule esisteva ben prima che Tolkien la descrivesse nelle sue opere. Si trattava in origine una festività pagana. Più precisamente Yule è la forma inglese del termine antico norreno jól, dall’origine ed etimologia assai discusse: Jacob Grimm (nella sua Geschichte der deutschen Sprache, Storia della lingua tedesca) suppose che derivasse da hjól, “ruota”, con riferimento al variare dei periodi di luce solare durante l’anno. La festa di jól era infatti legata all’inizio di un nuovo ciclo.
Jól durava tredici giorni e dodici notti (il termine stesso è un nome plurale in antico norreno) e da ciò derivava la parola Þrettándi, il tredicesimo, ovvero l’Epifania (il 6 gennaio), come l’inglese Twelfth-night (dodicesima notte). JólasveinarCiononostante questa festività veniva probabilmente celebrata poco dopo il Natale cristiano. Durante jól erano in corso molti festeggiamenti e storie di fantasmi, orchi e elfi erano connessi a questa ricorrenza. Un esempio sono gli Jólasveinar, i “ragazzi di Yule”, una sorta di goblin (tredici o dodici, uno per giorno del periodo festivo) figli della gigantessa Grýla, che venivano usati per spaventare i bambini. Poiché a jól la notte aveva raggiunto la sua massima lunghezza a scapito del giorno, si riteneva che i fantasmi acquisissero maggior potere: la festa era infatti legata anche al culto dei morti che facevano ritorno sulla terra. In Islanda era uso popolare considerare la sera di jól come la conclusione di un anno e pertanto gli anni di una persona potevano venir indicati col numero di notti di jól che aveva passato. Quando i missionari iniziarono la conversione dei popoli germanici, adattarono alla tradizione cristiana anche la festa di Yule, che venne trasformata nel Natale, mantenendo però alcune delle sue tradizioni originarie, com l’uso decorativo del vischio e dell’agrifoglio e l’albero di Natale.
Frimerki99In inglese antico era presente geol, termine a volte utilizzato per indicare l’intero mese di dicembre, il quale era chiamato anche œra geola, ovvero “fore Yule”, “anteriore a Yule”, mentre gennaio era œftera geola, “after Yule”, cioè “dopo Yule”. Ed è proprio questi nomi che si trovano nel calendario della Contea, Foreyule e Afteryule. Ancora una volta, si può vedere come Tolkien sia voluto tornare a questa forma antico inglese, come del resto scrive lui stesso nella Guide to the Names in the Lord of the Rings: «Tutti i nomi dei mesi del calendario della Contea sono forme logorate dei nomi in inglese antico». Si chiude un cerchio!
Inoltre, il termine collettivo inglese antico giuli indicava i due mesi di metà inverno, dicembre e gennaio. Solo successivamente, con l’avvento del Cristianesimo, la parola identificò un periodo più ristretto: i 12 giorni di festa della Natività. Fino all’XI secolo in cui venne adottato “Christmas” al suo posto per indicare il giorno della Natività stessa, ad eccezion fatta per i territori inglesi sotto il dominio danese.

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calendario gregoriano e hobbit

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Il Fantasy a Messina: c’è anche J.R.R. Tolkien

Combattimento con l'orcoRitorna per il secondo anno consecutivo il Messina Fantasy Fest, due giorni, dal 10 all’11 maggio dalle 10 alle 21, dedicati a giochi, tornei e spettacoli nella suggestiva cornice di forte Ogliastri. Un evento che è frutto della collaborazione tra l’associazione Demetra e il Rodarat Club in collaborazione con l’assessorato alla cultura del comune di Messina. Il festival nasce dalla volontà dei giovani volontari della famiglia rotariana di sostenere il centro diurno Camelot, sito nella cittadella sanitaria Mandalari, che si occupa di persone affette da disabilità mentali. «Abbiamo deciso di unire le energie con il Comune per sostenere, come nostra consuetudine, i soggetti più deboli ed esposti ad abusi: le donne ed i bambini», Fabrizio Palmeri dell’associazione Demetra. Verranno raccolte offerte libere e spontanee: «Destineremo la cifra raccolta al Centro Donne AntiViolenza. Negli anni le associazioni che si sono mobilitate al nostro fianco si sono quadruplicate
conferenzae alcune di esse vengono fin da Trapani o da Reggio Calabria». «Quest’anno l’amministrazione ha potuto dare un piccolo contributo a questa iniziativa – ha fatto sapere l’assessore alla cultura Tonino Perna – ma mi auguro, guardando con fiducia la futuro, che possa trasformarsi già dal 2015 nel Fantasy Fest dello Stretto nel solco di una ormai ben avviata collaborazione con la città di Reggio Calabria».

Un weekend in Sicilia

Laboratorio di ceramicaIl festival è essenzialmente una fiera del gioco a tutto tondo, dedicato a gente di ogni fascia d’età e con vari interessi. Nello scenario di una delle più belle fortificazioni della città dello stretto, Forte Ogliastri nella zona centro nord, ci si potrà calare in un’atmosfera giocosa e trascorrere delle piacevoli ore partecipando a diverse attività ludiche: dalla giostra medievale, al tiro con l’arco, torneo di scacchi, di Magic, di Yu-gi-oh, giochi da tavolo, videogiochi, giochi di ruolo, caccia al tesoro, combattimenti e non solo. Ci saranno anche laboratori di scacchi, fotografia, softair, fanart e lavorazione del cuoio. CosplaySaranno proiettati cortometraggi e video a tema, esposte opere d’arte e d’artigianato e si svolgeranno momenti più spiritosi con giochi con palloncini e trucco fantasy. L’apice della manifestazione si raggiungerà domenica 11 con un cosplay contest (curato dall’associazione Reborn), in cui appassionati di cartoni animati, manga, anime, fumetti, film, potranno vestirsi come i loro personaggi preferiti, sfilare, fare esibizioni e partecipare a una gara. L’ingresso è gratuito, si chiede solo un’offerta volontaria e libera per sostenere il centro Cedav. Il comune mette a disposizione un servizio navetta che partirà dal capolinea nord del tram, che è caldamente consigliato visto l’esiguo numero di parcheggi in zona.

C’è anche J.R.R. Tolkien

Associazione "La contea"Per celebrare l’anniversario dei 60 anni dalla pubblicazione della Compagnia dell’Anello, il primo libro del Signore degli Anelli che fu pubblicato in Gran Bretagna il 24 luglio 1954, l’Associazione culturale “La Contea” in collaborazione con l’Associazione Neapolis Messina, terranno un momento di riflessione legato alle tematiche e agli elementi fondanti della più famosa opera dello scrittore inglese: domenica alle ore 18, in una sala tutta dedicata a Tolkien, Marco Longobardo e Giovanni Calapaj, moderati dalla giornalista Maria Giuseppa Gerace, si occuperanno dei «60 anni de La Compagnia dell’Anello (1954-2014)». Una delle novità di quest’anno è l’avvincente «Gioco dei Troni», basato sull’omonima serie tv della Hbo. Il gioco vede quattro squadre, ciascuna rappresentante una delle quattro casate più importanti di Westeros, affrontarsi in un particolare quiz a tema, suddiviso in quattro fasi. Al termine di ciascuna di esse, inoltre, le squadre dovranno superare una prova speciale, che permetterà loro di guadagnare punti bonus e di avvicinarsi sempre più alla meta finale: chi siederà sul Trono di Spade?

GUARDA I VIDEO:
Il divertimento sta arrivando


Il Gioco del Trono:
 

 

Il Programma

SABATO 10 MAGGIO

AREA PALCO
10:30 Benvenuto al pubblico
11:30 Gioco dal vivo di Monkey island
12:30 Cabaret a cura di Sketchando
15:00 Gioco dal vivo di Monkey island
16:00 Giochi di Comitato: Il Processo alla strega – a cura di Anno Mille
17:00 Sfilata della Compagnia d’armi Rinascimentale della Stella
18:00 Game of Thrones – il Gioco
19:00 Premiazioni

SALA PROIEZIONI/WORKSHOP
11:00 Conferenza di apertura dell’area Workshop
11:30 Workshop Trash Art
12:30 Workshop di Fotografia a cura di Giovanni Coccoli & Emanuele Scopelliti
13:30 Proiezioni “The Hunt for Gollum”, “I Diari della Terza Era”
14:15 Workshop di Scacchi a cura dell’associazione Bobby e Garry
15:00 Workshop di Disegno e Fumetti a cura di Giovanni Spadaro
16:30 Workshop di Soft Air a cura de Le Pantere Peloritane
18:00 Workshop di lavorazione del Cuoio a cura di MKR – Handmade in Sicily

AREA GAMES
11:00 Torneo “Call of Duty” e “Dragon Ball Budokai Tenkaichi III” a cura di Games Time Messina
15:00 Torneo “Fifa 14” a cura di Games Time Messina

AREA BOARD GAMES
10:30 Karamella Photo contest
11:00 Tavoli per gioco da tavolo “Giochi Uniti”, Demo Herocliks, Demo Magic, Tavoli Demo Warhammer 40.000 e Warhammer fantasy a cura de “L’Antro dell’Orco”
11:00 Torneo di Krosmaster a cura de “La Torre Nera”
11:00 Dimostrazioni varie di Subbuteo a cura di ASD Messina Table Soccer

LASER GAME
10:30 Apertura installazione Laser Game a cura di
Q-fun Messina

AREA SOFT AIR
Percorso e dimostrazione a cura de Le Pantere Peloritane

ARENA
10:30 No game – a cura di Anno Mille
10.30 Torneo di tiro con l’arco, tiro al bersaglio e face painting a cura di Federazione Ludica Siciliana
11.00 torneo spada e scudo

21:30 Live dimostrativo di GRV a cura di Anno Mille

DOMENICA 11 MAGGIO
AREA PALCO
11:00 Inizio Caccia al tesoro – Le cronache di Cavendash
12:00 Esibizione di giocoleria
13:30 Intermezzo Caccia al tesoro – Le cronache di Cavendash
15:00 Esibizione Midichlorians – gruppo Guerre Stellari
16:30 Inizio Cosplay Contest
18:00 Sfilata Compagnia d’armi Rinascimentale della Stella
18:30 Premiazioni
20:00 Ringraziamenti e saluti

SALA PROIEZIONI/WORKSHOP
11:00 Conferenza di apertura dell’area Workshop
11:30 Workshop Ciclo dei libri Arturiani a cura di Yggdrasill
12:30 Workshop di Scacchi a cura dell’associazione Bobby e Garry
13:30 Proiezione Dark Resurrection – vol. 0 e vol. I
15:00 Workshop di Disegno e Fumetti a cura di Giovanni Spadaro
16:30 Workshop Soft Air a cura de Le Pantere Peloritane
18:00 Worshop – I 60 anni de la compagnia a cura delle associazioni “la contea” e “neapolis”
19:00 Workshop di lavorazione del Cuoio a cura di MKR – Handmade in Sicily

AREA GAMES
11:00 Torneo “Tekken Tag Tournament II” e “Just Dance” a cura di Games Time Messina

AREA BOARD GAMES
10:30 Karamella Photo Contest
11:00 Tavoli per gioco da tavolo “Giochi Uniti”, Demo Herocliks, Demo Magic, Tavoli Demo Warhammer 40.000 e Warhammer fantasy a cura de “L’Antro dell’Orco”
11:00 Torneo di Krosmaster a cura de “La Torre Nera”
11:00 Dimostrazioni varie di Subbuteo a cura di ASD Messina Table Soccer

LASER GAME
10:30 Apertura installazione Laser Game a cura di
Q-fun Messina

AREA SOFT AIR
Percorso e dimostrazione a cura de Le Pantere Peloritane

ARENA
10:30 No game – a cura di Anno Mille
10.30 Torneo di tiro con l’arco, tiro al bersaglio e face painting a cura di Federazione Ludica Siciliana
11.00 torneo spada e scudo

– Vai al sito del Messina Fantasy Fest
– Vai alla pagina facebook del Messina Fantasy Fest
– Vai alla pagina facebook dell’Associazione culturale “La Contea”

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