Basta «generi»: Tolkien è come Stendhal

Ursula le GuinFacciamola finita con i generi letterari, basta con la divisione tra letteratura “alta” e “bassa”. È un tema a lungo discusso, ma che fa fatica ad essere accettato soprattutto in certi settori intellettuali «con naso all’insù». Ancor di più in Italia, dove si fatica a far passare un simile discorso. Stavolta, però, è la Repubblica, maggior quotidiano di centrosinistra, a bacchettare quei “critici” ancora asserragliati nelle loro torri, sordi ai mutamenti del tempo. Lo fa, pubblicando un dialogo tratto dalla rivista digitale Electric Literature 2014, uscito il 7 agosto e tenuto tra Michael Cunningham, scrittore in uscita in Italia con La regina delle nevi, e Ursula Le Guin, prolifica scrittrice che a 85 anni ancora riserva romanzi e sorprese ai suoi lettori. I due autori si sono chiesti: «Ma i romanzi hanno ancora bisogno di etichette?». E i lettori più fedeli del nostro sito sanno già che J.R.R. Tolkien è centrale in questo dibattito!

Mainstream contro Fantasy?

Scrittori: Michael Cunningham «A volte mi chiedo in quale epoca stiamo vivendo oggi, nel 2014», esordisce Cunningham. «L’aspetto più rilevante… è ciò che vorrei chiamare “allargamento”». Lo scrittore statunitense si riferisce anche a quelli che per lungo tempo sono stati etichettati come «generi letterari». «Oggi in libreria le opere più belle e innovative sono catalogate come “fantascienza” e molti dei libri esposti in quel reparto sono poi affascinanti di tanti che rientrano nel “mainstream” della narrativa». Cunningham spiega di come stia cercando da tempo di convincere i lettori ad accostarsi alla «narrativa di genere», trovando ancora oggi moltissime resistenze. Lo scrittore Usa bacchetta i “benpensanti”: «Mi ha stupito la frequenza con cui la frase “io non leggo fantascienza” risuona in bocca a persone colte». Le Guin è ancor più dura sulla divisione arbitraria tra “letteratura” e “generi”: «non si vuole ammettere che ogni creazione letteraria appartiene a un genere, o magari a più generi… I vari “generi” sono stati ignorati in blocco dai maggiorenti della critica e dell’insegnamento, che hanno identificato il concetto di letteratura esclusivamente con la narrativa di tipo realistico». La scrittrice statunitense spiega come il realismo sia un genere formidabile, dalle meravigliose potenzialità, che ha dominato la narrativa a partire dal 1800, se non da prima. «Ma “dominante” non è sinonimo di “superiore”. Il Fantasy è immenso, almeno quanto il realismo, e molto più antico. È essenzialmente coevo della stessa letteratura».

Le critiche a Tolkien e «agli Orchi»

Critici: Edmund Wilson
Il Fantasy è, quindi, un genere al pari degli altri, con tante storie insulse, altre insipide o scopiazzate da altre di successo, ma anche alcune perle pregiate. Eppure, a lungo è stato considerato un genere “per bambini”: «Per cinquanta o sessant’anni è stato relegato nella nursery. Ricordo i tempi in cui Edmund Wilson, re del bigottismo realista! strillava a gran voce: “Oh, quei terribili Orchi!”, stroncando le opere di Tolkien, tanto era convinto dell’acume e della pertinenza dei suoi argomenti critici. Ho ancora le cicatrici dei tempi del bigottismo anti-generi. I miei libri si muovono liberamente tra realismo, fantascienza, fantasy di vari tipi, storia romanzata, fiction per giovani adulti, realismo magico, parabole e altri “sotto-generi”, tanto che in gran parte non sono classificabili in alcun modo; ma tutti i miei libri sono stati sbattuti in blocco nella pattumiera fantascientifica o etichettati come “sottoletteratura infantile”». Lo stesso è accaduto a Tolkien e alle sue opere, che soltanto negli ultimi anni sono entrate nell’università e nelle scuole, ma negli Stati Uniti e in Europa. L’Italia dei “benpensanti”, soprattutto di sinistra, rimane ancorata al passato ed è sorda ai cambiamenti. Il dialogo continua per ben due pagine e tocca altri punti interessanti, citando Stendhal, Italo Calvino, Jorge Luis Borges, José Saramago, ma anche Michael Chabon, Kij Johnson, David Mitchell, Jo Walton e pure Philip K. Dick. Noi ci sentiamo di concludere usando per i critici italiani una chiosa di Cunningham: «Confido che a questo penserà la storia». «E la natura», aggiungiamo noi!

– Vai al sito de la Repubblica

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4 Comments to “Basta «generi»: Tolkien è come Stendhal”

  1. Norbert ha detto:

    Concordo in pieno e cito GRR Martin

    “I agree with that, regardless of genre. The genre stuff is just furniture. You can have a science fiction story with aliens and starships, you can have a mystery story about a private eye walking the mean streets, you can have a fantasy story with dragons and kings and swordfights, but ultimately any of these genres or the other genres are all about the human heart in conflict with itself. That’s what makes fiction worth reading.”

    http://www.smh.com.au/technology/blog/the-geek/a-conversation-with-game-of-thrones-author-george-rr-martin-20110801-1i6wj.html

  2. Silmarien ha detto:

    Concordo in pieno!
    Mi scontro, oserei dire, quasi ogni giorno con persone che dicono frasi come “io non leggo fantasy”, e anche con orgoglio, come se fosse robaccia.
    E poi magari quella stessa gente legge libri di Fabio Volo, ma vabbè…
    Il punto è che è difficile fare capire che non è tanto il genere a fare la differenza in un’opera (letteraria o cinematografica), ma quello che trasmette: i valori insiti nella storia, i personaggi, la loro umanità, le loro debolezze, le loro vittorie, le perdite, la caduta, la scoperta, l’amore, l’odio… insomma gli scontri quotidiani che ogni persona su questo mondo (e anche su quelli “sub-creati”) si trova a dover affrontare con se stessa e con gli altri per la ricerca di quella serenità, e pace e bene, che tanto anela dalla notte dei tempi!

  3. Sascha ha detto:

    Il solito pistolotto tipo ultras da stadio, in cui si accusano dei ‘critici’ (mai un nome, ovvio, nè tantomeno una citazione che provi questo famoso ‘disprezzo’) di ignorare il genere, un po’ come quando i tifosi commentano la sconfitta (magari meritata) con accuse agli arbitri e ‘non contiamo abbastanza in Federazione’.
    Si pretende di ignorare i generi ma se qualche non-tifoso si azzarda a criticare un romanzo del ‘nostro’ genere (magari proprio brutto) gli si intima di smammare se non vuole beccarsi due ceffoni perchè ‘non capisce il genere’.
    Ma piantatela e cercate di scrivere qualcosa che ne valga la pena, senza dare la colpa a fantomatici critici che non contano più nulla. Ci sarà un motivo per cui i giallisti e noiristi italiani vendono e gli scrittori di fantasy e fantascienza no? Eppure son generi anche quelli, no?
    E alla fine, guarda caso, la colpa è dei ‘comunisti’, benpensanti per di più. Ma, come direbbe Sordi, ve c’hanno mai mannato a quer paese?

    • redazione ha detto:

      Buongiorno Sascha,
      vogliamo solo precisare che questo articolo, come scritto all’inizio, si riferisce a un pezzo pubblicato dal quotidiano la Repubblica il 14 agosto 2014, che a sua volta traduceva un dialogo tratto dalla rivista letteraria Usa “Electric Literature”, uscito il 7 agosto 2014. Puoi trovare tutti i link in cima.

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  1. Ecco cosa Ursula Le Guin amava di Tolkien « Tutto sul mondo di J.R.R. Tolkien e dintorni – Tolkien Society of Italy

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