Tolkien’s Folly: analisi del Consiglio di Elrond

Sean McAfee: Concilio di ElrondMentre è da poco uscito in libreria Le Due Torri nella nuova traduzione di Ottavio Fatica, e in attesa che si sviluppi il dibatto sul secondo volume del Signore degli Anelli, pubblichiamo l’analisi strutturale di uno dei capitoli più importanti e strani de La Compagnia dell’Anello. Vorrebbero essere uno spunto per scoprire i “segreti del mestiere” di un narratore spesso esaltato per la sua capacità di costruire mondi e per l’afflato epico-narrativo, infuso soprattutto nel suo capolavoro, ma che forse è stato meno indagato sul piano meramente letterario. Per altro, le molte polemiche seguite alla nuova traduzione, offrono proprio l’occasione di andare ad osservare cose alle quali magari in precedenza si era dato meno peso o di rileggere un testo arcinoto, riscoprendolo.

Analisi del capitolo

Sergei Lukhimov: The Council of ElrondIl secondo capitolo del secondo libro del Lord of the Rings, il celebre “The Council of Elrond”, è un unicum nell’intero romanzo per la sua struttura particolarissima e a tratti anacronistica. Di conseguenza è anche uno dei capitoli più intriganti dell’opera. La sua funzione all’interno del racconto è duplice: è il momento della trama in cui vengono prese le decisioni più importanti e si raccontano anche le storie pregresse, ma è anche uno dei punti di innesto tra Lo Hobbit e il Signore degli Anelli, cioè il momento in cui un cerchio narrativo si chiude per riaprirsi.

La prima parte del romanzo consta di un movimento ripetuto due volte, in base a una rigida simmetria. Al capitolo I del libro I, “A Long-expected Party”, nel quale si attua il passaggio di testimone dal protagonista di The Hobbit al protagonista del LOTR, corrisponde il capitolo I del libro II, “Many Meetings”, dove Frodo incontra nuovamente Bilbo. Nello stesso modo, al capitolo II del libro I, “The Shadow of the Past” – nel quale Gandalf e Frodo discutono il da farsi e prendono delle decisioni – corrisponde appunto il capitolo II del libro II, “The Council of Elrond”, dove accade una cosa molto simile, ma con una platea allargata.
Le funzioni di quello specifico passaggio della narrazione sono molteplici. Per certi versi si potrebbe dire che il capitolo è una sorta di onfalo della prima parte del romanzo. Infatti anche i capitoli successivi del libro II (III-X), replicano lo schema dei capitoli III-IX del libro I. La simmetria è perfetta.

Cor Blok: The Council of ElrondEntrando nel merito della vicenda, raggiungere la casa di Elrond è il primo importante obiettivo del viaggio di Frodo, che soltanto a Rivendell assumerà i tratti di un viaggio per salvare la Terra di Mezzo. Dunque l’importanza evidente di questo luogo del romanzo è proprio la sua natura di spartiacque narrativo. È al Consiglio di Elrond che viene presa la decisione collegiale di portare l’Anello a Sud per distruggerlo e conseguentemente si costituisce la Compagnia dell’Anello. Bizzarra è però la modalità con cui si giunge a questa decisione, ovvero il Consiglio stesso, che si presenta come una sovrapposizione di racconto nel racconto e dibattito politico-diplomatico, con un impianto narrativo apparentemente caotico e appunto il ricorso a stilemi anacronistici.

Hijo: Concilio di ElrondIl capitolo potrebbe essere suddiviso in due macro-parti, che consistono rispettivamente nella ricostruzione della storia dell’Anello – circa due terzi del capitolo – e nella discussione su cosa farsene dell’Anello stesso – per il restante terzo. A sua volta, l’andamento della prima parte del capitolo consta di una decina di blocchi narrativi che danno al racconto un andamento a staffetta: i vari personaggi si danno il cambio nel raccontare pezzi della storia, per comporre il quadro completo degli eventi a uso dei partecipanti al Consiglio (e ovviamente del lettore). Solo che non lo fanno in ordine cronologico, cosa che potrebbe aiutare la composizione lineare della storia sottesa a quella in corso, bensì in ordine sparso.

  1. Il primo blocco consiste semplicemente nelle presentazioni iniziali dei partecipanti al Consiglio, esponenti dei vari popoli liberi della Terra di Mezzo.
  2. Alan Lee: Concilio di ElrondIl secondo blocco si apre con una curiosa affermazione del narratore: «Non occorre riferire tutto ciò che dissero e discussero durante il Consiglio. Si parlò a lungo dei fatti avvenuti nel mondo esterno, specie al Sud, e nelle vaste terre a est delle Montagne» (CA, p. 413). In realtà i vari relatori al consiglio riferiranno molti di quei fatti, dunque la narrazione in buona parte ne renderà conto.
    Il primo a intervenire è il nano Gloin, il quale riferisce fatti risalenti a trent’anni prima – ovvero il ritorno a Moria di un contingente di nani guidati da Balin – e a un anno prima – il messaggio di pace inoltrato da Sauron al re dei nani di Erebor, Dain. Quest’ultimo ha preso tempo per riuscire ad avvertire Bilbo che il Signore Oscuro è sulle sue tracce. Quale senso può avere iniziare da qui nella ricostruzione della vicenda? Il motivo è che occorre creare un collegamento tra lo scenario in cui si svolgeva il romanzo precedente, Lo Hobbit, e il punto in cui è giunta la nuova storia, ovvero tra i nani con i quali Bilbo visse la sua avventura presso la Montagna Solitaria e Bilbo stesso che nel frattempo dalla Contea si è spostato a Rivendell. Infatti al Consiglio di Elrond partecipano Gloin, Bilbo e Gandalf, tre personaggi già protagonisti delle avventure de Lo Hobbit. In sostanza l’autore sceglie di colmare prima di tutto questo lasso di tempo e di storia.
  3. Ralph Bakshi: Concilio di ElrondIl terzo blocco consiste invece nell’intervento di Elrond stesso, il quale fa un breve riassunto della storia dell’Anello dalla sua forgiatura al suo smarrimento dopo la morte del principe Isildur e all’attuale situazione di Gondor.
  4. Quarto blocco: è il gancio perfetto per fare intervenire Boromir, che viene proprio da Gondor, ed è stato inviato a Rivendell per trovare risposta a un enigma che gli è giunto in sogno e che profetizzava proprio la riunione a cui sta partecipando (le profezie si autoavverano sempre). Alla fine del suo intervento, Aragorn rivela la sua identità di erede di Isildur, e Frodo mostra l’Anello, il Flagello di Isildur, appunto.
  5. Quinto blocco: L’intervento successivo è quello di Aragorn, che mostra la spada rotta e racconta di sé e della sua missione insieme ai custodi delle terre settentrionali. Il blocco si conclude con Boromir che chiede come si faccia a essere sicuri che l’anello in questione sia l’Unico.
    Inciso: L’andamento ondivago di questi primi cinque blocchi lascia davvero spiazzati. Vicende del passato remoto o prossimo, riguardanti varie parti e vari popoli della Terra di Mezzo, si alternano a descrizioni della situazione presente e a pezzi delle biografie dei personaggi. Il lettore è portato in giro nello spazio e nel tempo, senza troppi riguardi per la sua possibilità di orientarsi, e questo crea un effetto avvolgente al quale è difficile sfuggire, la sensazione è quella di trovarsi seduti allo stesso tavolo con i partecipanti al Consiglio.
    La domanda di Boromir, la sua richiesta di “prove” sull’identità dell’Anello, apre una nuova sequenza di blocchi narrativi che riguarda appunto le vicende legate all’oggetto magico.
  6. Card: Concilio di ElrondSesto blocco: Ecco quindi che la palla passa a Bilbo, al quale spetta raccontare la storia narrata ne Lo Hobbit, ma che – essendo già stata riassunta a grandi linee nel Prologo del romanzo – viene qui sorvolata. Bilbo passa a sua volta la parola a Frodo, che aggiorna i presenti sulle proprie peripezie per arrivare fin lì. In questo modo si offre un quadro del ruolo che gli Hobbit hanno avuto fino a quel momento.
  7. Settimo blocco: A questo punto però interviene l’elfo Galdor, che chiede ulteriori prove sull’Anello, interpellando Gandalf anche a proposito dell’assenza di Saruman. Gandalf prima di tutto riferisce delle vicende che hanno visto il Bianco Consiglio scacciare Sauron da Dol Guldur ai tempi degli eventi narrati nel romanzo precedente, riempiendo quindi una lacuna rimasta in sospeso da allora, e prosegue con il reinsediamento di Sauron a Mordor…
  8. Peter Caras: Concilio di ElrondOttavo blocco: …quindi passa a raccontare della propria lunga ricerca negli archivi storici di Minas Tirith per identificare l’anello trovato da Bilbo. Infine cede la parola ad Aragorn, che racconta della sua caccia a Gollum e di come lui e Gandalf gli hanno estorto le informazioni ricostruendo la parte mancante delle vicissitudini dell’Anello. Così si riempie un altro cono d’ombra: cos’hanno fatto i due personaggi prima della partenza di Frodo dalla Contea.
  9. Nono blocco: La parte finale della storia di Gollum invece la racconta Legolas, il quale informa il consiglio che Gollum è evaso dalla custodia degli Elfi, grazie a un intrigo di Sauron. Solo alla fine di questa ricostruzione, Gandalf è pronto a svelare l’arcano dell’assenza di Saruman dal Consiglio, che è un vero colpo di teatro.
  10. Peter Xavier Price: The Lord of RivendellDecimo Blocco: Nel decimo blocco narrativo Gandalf racconta del tradimento di Saruman, poi della propria fuga da Orthanc e le peripezie che lo hanno portato a Rivendell. Il modo in cui lo fa è davvero particolare, cioè riferendo in discorso diretto le battute di dialogo che ha scambiato con i vari personaggi. Uno scrittore moderno sarebbe ricorso al racconto nel racconto (come in effetti ha fatto Tolkien fino a questo passaggio del capitolo) o all’analessi*. Qui invece la scelta produce un effetto di inverosimiglianza forte: un personaggio riporta interi dialoghi, come se stesse leggendo le parti di un copione. Nondimeno in questo modo si produce l’effetto di un vero e proprio flashback, senza però ricorrervi in senso stretto. Si pensi, ad esempio, al celeberrimo discorso di Saruman sulla necessità di adeguarsi ai tempi nuovi e allearsi con la parte vincente per ottenere i propri scopi, giustificando i mezzi con il fine. È Gandalf che gli presta la voce, ma è impossibile non figurarsi lo stregone bianco mentre pronuncia quel piccolo capolavoro di ars retorica.

Vengono in mente gli Apologhi ad Alcinoo, nei libri VIII-XII dell’Odissea, cioè il racconto in prima persona di Odisseo al re dei Feaci. La tecnica narrativa di Tolkien qui cita apertamente il canone classico, senza alcuna condiscendenza verso un occhio contemporaneo.
Lotro: Concilio di ElrondCosì si concludono le storie pregresse. La parte rimanente del capitolo consiste invece nella discussione sul che fare. La decisione è enunciata da Elrond stesso: «Dobbiamo mandare l’Anello al fuoco». Questo perché nessuna delle altre soluzioni prese in considerazione – Bombadil, Valinor, Rivendell – metterebbe davvero al sicuro dal potere corruttore dell’oggetto stesso o dal suo riemergere in un futuro anche remoto. Il vantaggio della missione impossibile di portare l’Anello al luogo della sua forgiatura, proprio nella terra di Sauron, è che il Signore Oscuro non se lo può aspettare. Sauron è molto furbo, ma può ragionare soltanto con la sua mentalità, quindi escluderà istintivamente quell’unica opzione. Michael Kaluta – Elrond Remembers Gil-galadSaranno «le mani dei piccoli» hobbit a portare l’Anello. Un capo, un grande guerriero, un saggio mago, sarebbero troppo facilmente tentati dall’idea di usare l’Anello a fin di bene e in questo modo verrebbero corrotti, diventerebbero dei nuovi Sauron dal volto umano. In queste pagine finali del capitolo è condensato il senso etico-politico del romanzo, ma si esplicita anche il perfetto parallelismo tra la scelta del Consiglio – anche se in realtà è Frodo a offrirsi volontario – e quella dell’autore. Così come il Consiglio dei popoli liberi opta per un piccolo Portatore, allo stesso modo l’autore ha scelto come protagonisti della sua storia proprio gli Hobbit ed è attraverso il loro sguardo che racconta gli eventi.

Ralph Bakshi: Concilio di ElrondÈ in questo finale che il procedimento narrativo svela tutta la sua efficacia. Gli Hobbit sono stati invitati al tavolo per un caso del destino più che per reale rappresentanza del proprio popolo, presso il quale non ricoprono alcun ruolo. Bilbo e Frodo presenziano in quanto è grazie a loro che l’Anello è giunto lì. Per tutta la seduta soprattutto ascoltano, al punto che, eccetto quando devono raccontare la propria parte di storia, potremmo quasi dimenticarci della loro presenza. Quella piccola parte la vedono piano piano incasellarsi dentro un quadro molto più vasto, talmente vasto che li fa sentire ancora più piccoli e indegni di una responsabilità così grande. Eppure al momento giusto, prima Bilbo, il cui generoso farsi avanti viene respinto da Gandalf, poi Frodo, si offrono volontari per la missione e riguadagnano il centro della trama. È un movimento lento e sghembo, ma al tempo stesso narrativamente perfetto. Con una conclusione magistrale: l’ingresso di Sam. Sam si è letteralmente imbucato al Consiglio, ha origliato, e salta fuori per rivendicare l’intenzione di accompagnare Frodo nel suo viaggio. L’effetto ironico dell’ultima battuta di Elrond – «È quasi impossibile separarti da lui» – si coglierà retrospettivamente alla fine del romanzo, quando sarà proprio la fedeltà di Sam a Master Frodo a fare la differenza per uscire dal «pasticcio» in cui si sono ficcati quel giorno a Rivendell. Il gregario che pronuncia l’ultima battuta al Consiglio di Elrond è il personaggio che si rivelerà il vero eroe della storia e che chiuderà anche il romanzo, con le celeberrime parole: «Sono tornato».

* Costruzione sintattica in cui si inseriscono avvenimenti anteriori al tempo della narrazione [dal vocabolario Treccani].

 

ARTICOLI PRECEDENTI
– Leggi l’articolo: I saggi dell’AIST: La Contea di Saruman
– Leggi l’articolo: Il modello economico ideale? Non è la Contea

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