Biblioterapia, al via un corso su JRR Tolkien

L'Arte di TolkienIl 25 aprile prenderà l’avvio sul sito web dell’Accademia di Biblioterapia Italiana il primo corso e-learning asincrono, dedicato al Professore, dal titolo L’universo nascosto di Tolkien. Un progetto innovativo che mi vede anche coinvolta personalmente accanto ad altre figure professionali che esploreranno l’universo tolkieniano. Per presentarvi quest’iniziativa ho pensato che fosse meglio lasciar parlare il suo stesso ideatore: il prof. Marco Dalla Valle, esperto di biblioterapia, consulente e formatore; fondatore del sito web di biblioterapia e dell’Accademia online di biblioterapia e tecniche narrative; Membro del consiglio direttivo del centro di ricerca dipartimentale di Scienze umane presso l’Università di Verona, Asklepios. Filosofia, cura, trasformazione.

L’intervista

Marco Dalla ValleCaro Marco, intanto fammi dire che sono davvero contenta di far parte di questo tuo progetto ma puoi spiegare agli amici che ci leggono com’è nata l’idea? «Tutto è nato da un’esperienza svolta nei primi anni in cui ho cominciato a occuparmi di Shared reading e Biblioterapia. Dovevo creare un’attività in cui coinvolgere alcune persone che avevano in comune l’interesse per Il Signore degli Anelli. Ho quindi costruito un laboratorio in cui ho coinvolto alcuni lettori di Tolkien molto appassionati per poter inserire poi questi soggetti. Io non conoscevo l’opera e mi sono messo in lettura: mi si è aperto un mondo. E non ero solo. Ho lavorato con Emiliano Martinelli e la sua arpa, che mi hanno permesso di guardare la letteratura tolkieniana con occhi diversi e increduli. Lo stupore è poi aumentato quando ho iniziato a lavorare nel gruppo. Le persone che partecipavano ai laboratori erano in grado di portare il loro amore per la Terra di mezzo e disquisire su argomenti differenti, rimanendo legati alla trama e, allo stesso tempo, portando la propria opinione sugli argomenti più vari in modo insolito, ma efficace. Quello a cui ho assistito quell’anno è rimasto impresso nella mia memoria, ma si è risvegliato quando ho incontrato Sarah Zama, che ha iniziato a parlarmi di Tolkien. Conosci Sarah e sai quanto è appassionata e preparata, un binomio che ritengo inscindibile. Poi ho incontrato te, che porti un patrimonio di conoscenza unica nel suo genere e sono andato a parlare con Emiliano, che aveva portato avanti i suoi studi musicali senza mai dimenticare l’amore per Tolkien. Pensandoci, siamo una sorta di Compagnia dell’Anello, persone che durante un percorso si sono incontrate e hanno deciso di unire le proprie forze. La nascita di questa idea non poteva generarsi sotto migliori auspici».

lettura - Rohirrim 2017Il progetto esattamente com’è articolato? «Nel 2020 ho aperto l’Accademia online di biblioterapia e tecniche narrative, uno spazio dove si acquistano corsi in e-learning asincrono, ovvero composto da lezioni registrate, materiali di consultazione, test di apprendimento, il tutto da utilizzare in modo autonomo. Se la dicitura biblioterapia è la prima citata, tecniche narrative è il vero fulcro di questo spazio formativo. L’idea è di spingere su una formazione che vada oltre il nozionismo, ma alimenti l’entusiasmo al pari delle informazioni da apprendere. Le videolezioni sono volutamente corte (15 minuti circa) per mantenere alta la concentrazione; i materiali e i link a cui accedere sono ricercati non solo per la loro pertinenza, ma anche per la curiosità che suscitano. È un’operazione non semplice, ma credo sia indispensabile curare le modalità di fruizione quanto i contenuti e non solo in un corso come questo, ma in tutta la formazione in generale. Il corso sarà diviso in quattro moduli, ognuno in grado di coprire un ambito specifico: shared reading, arte, musica e letteratura (analisi del testo e biografia dell’autore). Ci sarà la possibilità di acquistare l’intero corso oppure il singolo modulo. La materia tolkieniana è molto vasta e per questo il corso in uscita il 25 marzo è considerabile un introduttivo in quanto prepara il terreno intellettuale per entrare in un ambito più approfondito. Questa divisione si è resa necessaria perché in fase di creazione dei moduli ci siamo resi conti dell’immensità della materia che non doveva ostacolare la facilità di apprendimento. Stiamo già pensando all’uscita del corso progredito».

Sarah ZamaChi sono i docenti che hai coinvolto (a parte la sottoscritta ovviamente)? «Siamo tutti esperti della materia che andiamo a trattare. Esperti e appassionati. Sai bene quanto insista, visionando le registrazioni di tutti, sulla trasmissione dell’entusiasmo. Chi ama Tolkien entra nel suo mondo, le nozioni valgono solo se arricchite da un sentimento di partecipazione. Sarah Zama è senz’altro entusiasta, riesce a dare il meglio di sé nelle discussioni informali, mi stupisce sempre per la sua competenza e la continua ricerca di nuove conoscenze e punti di vista degli esperti. So di sfinirla con le mie spinte a essere più naturale in video, ma desidero, per chi utilizzerà il suo modulo, sia percepibile anche questo suo pregio, oltre che le tantissime cose che ha da trasmettere. Il fatto poi che Sarah sia da una parte lettrice del testo in lingua originale e delle nuove edizioni italiane e, allo stesso tempo, un’appassionata studiosa delle ultime ricerche su Tolkien, fa di lei una docente ideale. Sarah non ha un titolo accademico specifico e mi stupirebbe il contrario: una visione così vasta, eppure approfondita e coinvolgente, non è assolutamente pensabile nel mondo delle specializzazioni cui siamo abituati. Emiliano MartinelliEmiliano Martinelli, seppure si occupi dell’opera tolkieniana da un punto di vista musicale, non è meno appassionato di Sarah. La sua conoscenza del Signore degli Anelli risale a quando era bambino. Suo padre si metteva accanto a lui la sera con il tomo tra le mani e ognuno leggeva una frase, alternandosi. Erano i primi anni di scuola di Emiliano e imparare a leggere su un libro simile è un privilegio che non credo sia di molti. Anni dopo ha scelto come strumento musicale l’arpa e c’è da chiedersi quanto sia stato condizionato da quel primo imprinting. Non lo sapremo mai. È certo, invece, che il suo diploma in canto e quello in musicoterapia (entrambi conseguiti al Conservatorio di Verona) sono stati i presupposti per la sua indagine riguardo le possibilità che la letteratura tolkieniana potesse avere voce e musica non solo per iscritto. È colmo di canzoni Il Signore degli Anelli, così come di musica, che viene continuamente citata. Lavoro con Emiliano da undici anni e ho svolto tantissime letture espressive ad alta voce al suono della sua arpa. Pochi sanno che l’emozione che ne può nascere è in grado di smuoverti l’anima, di proiettarti lungo le strade della Terra di mezzo. In quell’ora in cui accade, tutto il resto del mondo scompare. E quel tipo di lettura può essere svolta anche nei gruppi con risultati del tutto particolari. Roberta TosiPoi ci sei tu Roberta. Anche il nostro incontro per me è stato illuminante. Confesso che non avevo idea che ci fosse un nesso tra arte e Tolkien. Quando ti ho ascoltato la prima volta sono stato colpito dalla tua voce, che amo moltissimo, e dalla tua capacità di accompagnare l’ascoltatore delle tue conferenze con delicata precisione. Si sente pienamente la tua competenza di storica dell’arte e altrettanto la tua dedizione a Tolkien: come avrei potuto rinunciare alla tua collaborazione? Poi ho letto il tuo libro L’arte di Tolkien e mi si è aperto un mondo. Il fatto che tu paragoni il tratto di Tolkien a quello di altri autori riesce a collocare tutto il materiale tolkieniano su un orizzonte ampio, oserei dire universale. Il soggetto narrato e il colore tracciato dall’autore diventano un tutt’uno, rendendo la Terra di mezzo realmente colorata. Il modo in cui ti poni mentre spieghi la tua materia è magistrale e caloroso allo stesso tempo, dote che nell’insegnamento si trova di rado. Infine, ci sono io in questo team di docenti che mi occupo di Shared Reading e Biblioterapia da dieci anni, dopo aver conseguito la laurea in Lettere moderne e contemporanee, scoprendo che esiste la possibilità di utilizzare i libri come forma di sostegno e crescita personale in diversi ambiti. È sorprendente continuare a osservare come la letteratura, l’arte e la musica possano trasformarsi in una risorsa che ci arricchisce continuamente. Non parlo di un ambito psicologico o psicoterapeutico, ma del potere catartico dei libri in cui ci si può perdere per tornare poi nel mondo reale migliori di prima. E i lettori di Tolkien sanno bene che questo è vero».

Letture al "Tolkien Reading Day" a RomaCosa si deve aspettare chi vuole iscriversi a questo corso? «Innanzitutto, chi deciderà di iscriversi non dovrà temere di non essere in grado di comprendere le esposizioni anche se nuovo alla materia, anzi. Coloro che utilizzeranno il modulo di letteratura e biografia di Tolkien vedrà con occhi nuovi le tante pagine del tomo viste fino ad allora come minacciose. Per i più esperti ci sarà la possibilità di scoprire nuove chiavi di accesso per la comprensione del testo nei diversi moduli, osservandolo da punti di vista inusuali.
I potenziali corsisti sono di due tipi: i professionisti che vogliono utilizzare la letteratura tolkieniana nella loro attività professionale e gli appassionati desiderosi di conoscere nuovi aspetti dei libri tanto amati. In entrambi i casi, l’accesso ai contenuti non troverà ostacoli. Stiamo anche studiando un modo per permettere un contatto con i docenti in caso i corsisti avessero bisogno di chiarimenti e delucidazioni. Per onestà intellettuale devo però ammettere che tra i tanti appassionati di Tolkien, che già hanno svolto percorsi di studio anche personale, potrebbero talvolta semplicemente vedere confermate e approfondite le proprie conoscenze.

Anello lettura libroÈ molto bello il termine inglese “shared reading” per un tolkieniano perché implica una condivisione che quando parliamo delle opere del Professore viene quasi naturale. Questa “lettura condivisa” come si può applicare a un corso come questo? «Shared reading e Biblioterapia sono sinonimi. Ma mentre il termine Biblioterapia si presta a fraintendimenti, Shared reading chiarisce il fulcro del metodo: condividere brani letterari o interi libri per dare vita a una discussione. A questo va aggiunta la necessità di farlo avendo un obiettivo specifico. Un insegnante potrebbe voler discutere di integrazione alla propria classe mostrando il legame di rispetto nato tra Legolas e Gimli. Ci sono porzioni di testo adatti a essere utilizzati per aprire una discussione, che può portare davvero lontano. I legami con gli altri personaggi potrebbero condurre verso ulteriori argomenti e starà all’insegnante decidere se vorrà toccarli o meno. Ma la Shared reading può essere applicata anche mescolando registri narrativi diversi. Invece di partire da un brano, si potrebbe iniziare da un disegno di Tolkien, collegarlo con un suo testo ed entrare nelle argomentazioni da una di queste porte sorprendenti, che gli studenti non si aspetterebbero, mantenendo alta l’attenzione. Ma questo esempio si limita all’ambito scolastico. Pensiamo ai gruppi di crescita personale per gli adulti, dove mescolare persone che conoscono Tolkien e altri che lo scoprono per la prima volta. La possibilità di condividere il testo da solo o insieme a musica e arte può diventare uno spazio rigenerante per tutti i partecipanti. Considera che nella Shared reading hanno un’importanza fondamentale anche le dinamiche di gruppo. Condividere le proprie impressioni e ascoltare quelle degli altri innesca un processo virtuoso che può portare davvero lontano. La mia esperienza con i gruppi di Shared reading mi ha insegnato che le persone difficilmente trovano spazi esterni dove la letteratura non sia troppo intellettualizzata o, dal lato opposto, banalizzata e resa fine a se stessa. Nei libri le persone cercano di capire meglio se stessi e possono scrutare il mondo da un altro punto di vista. Guardare il mondo dalla Terra di mezzo è un’esperienza davvero interessante. E farlo insieme ad altri diventa un viaggio unico e irripetibile».

Punto LetturaNell’homepage del sito web troviamo questo motto: “Perché leggere ti cambia la vita”. Credo che un appassionato di Tolkien sappia esattamente ciò di cui parli. Tolkien è uno di quegli autori che ti fa guardare alla realtà da un altro punto di vista e che, quando lo incontri per davvero, la vita te la cambia. In fondo questo fa l’arte. Musica, pittura, letteratura… hanno questa forza: scuotono la vita. Ecco io userei molto questa parola più che il termine “cura” che tu giustamente usi tra le virgolette. Cosa ne pensi? «C’è un problema lessicale fraintendibile nella parola “cura”. In inglese abbiamo “to cure” e “to care”. Il primo lemma indica il curare in senso riparativo e medico mentre il secondo si rivolge al prendersi cura, lo stare accanto. Ecco, un libro ti sta accanto, si prende cura di te, ti aiuta, ti sostiene, ti mostra possibilità di risolvere problemi a cui non avevi pensato, genera oasi di tranquillità in cui immergersi. Siamo talmente abituati a medicalizzare qualsiasi attività in grado di farci star bene che dimentichiamo come la letteratura e le arti esistano indipendentemente dalla medicina. L’utilizzo della letteratura e dell’arte come forma di benessere risale ad Aristotele. Questo dimostra quanto sia antica l’idea di avvalersi dei libri, della scultura, della pittura e della musica per rigenerarci. La Shared reading e la biblioterapia possono essere utilizzate anche in ambiente sanitario e ti confesso che mi piacerebbe pensare che negli ospedali potrebbero esserci disegni di Tolkien alle pareti e i suoi libri sui comodini dei pazienti, ma temo che questa realtà sia ben lontana dal realizzarsi».
Volume unicoC’è un’ultima cosa che vorresti aggiungere a chi ci sta leggendo? «Vorrei dire ai lettori di lasciarsi entusiasmare dai libri, e le opere di Tolkien non fanno eccezione. Il timore di affrontare un testo, talvolta complesso o corposo, allontana i lettori meno arditi. Serve coraggio per affrontare certe opere letterarie, ma il bello dei libri è che non si corre nessun rischio. Posso iniziare un libro e mollarlo se non fa per me. Questa certezza mi fornisce un’opportunità: di scoprire che quel libro, invece, è fantastico e che nasconde tesori inaspettati. Per questo corso auspico un effetto collaterale: che qualcuno vedendolo in rete decida di non iscriversi, ma rimanga incuriosito a tal punto da fargli prendere coraggio e decidere di leggere quel libro che porta con sé letteratura, arte e musica. Forse leggerà solo qualche pagina, o forse l’intero Legendarium, ma non importa: una mente che si affaccia alla Contea non può lasciarla senza mantenerne in sé una parte».

Roberta Tosi


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