Criptovalute, la Tolkien Estate blocca JRR token

SloganLa Tolkien Estate è riuscita a bloccare una criptovaluta che si era autodefinita «l’unico token che li governa tutti», sfruttando la notorietà mondiale di J.R.R. Tolkien e dei suoi libri. L’ultimo capitolo di questa vicenda è di martedì 23 novembre, quando la società che tutela i diritti di molte delle opere dello scrittore e la sua eredità intellettuale ha raggiunto un accordo con Matthew Jensen, lo sviluppatore con sede in Florida, per il ritiro del suo token JRR. Ma andiamo con ordine.

Rubare notorietà per far soldi

DogecoinJRR Token non è altro che una delle ultime trovate del mondo dei cosiddetti “meme coin”, quelle criptovalute create a volte per scherzo, ma sempre per lucro, e che durano giusto il momento in cui tutti ne parlano, come i Dogecoin, Tiger King e tantissime altre. Un’imitazione di Bitcoin con il volto che è un meme, appunto, di un cane di razza shiba inu. In questo caso, la crypto è stata pubblicizzata con – ovviamente – tutta una serie di riferimenti al capolavoro Il Signore degli Anelli. Lo slogan «l’unico token che li governa tutti», del resto, è chiaro: la moneta è stata lanciata per la prima volta nell’agosto 2021 e per un po’ ha rubato la scena persino ai Bitcoin canonici. Ad annunciarne l’arrivo a suon di video pubblicitari era stato l’account Twitter JRRToken (@TheTokenOfPower), che ovviamente non perdeva occasione per creare continui riferimenti alla saga. Un filmato pubblicato l’8 agosto, in particolare, poteva benissimo essere scambiato per uno spin-off della trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli. In realtà, non si trattava nemmeno di una vera e propria criptovaluta, piuttosto di un token. Più che moneta di scambio, quindi, era un gettone virtuale il cui valore è stabilito dalla società d’emissione. Per semplificare ancora, il token funzionava esattamente come i bollini del supermercato, le fiches del casinò, i buoni pasto o i gettoni in plastica di una sala giochi che hanno valore solo se usati in quegli ambienti specifici. Quindi i JRR Token avevano validità solo su determinate piattaforme e chi li possedeva ne otteneva di più ogni qualvolta un nuovo utente ne comprava di nuovi. Final-ChartAttenzione, ecco un dettaglio non irrilevante: il 3% di ogni transizione effettuata con i JRR Token finiva in un pool di liquidità, ossia un deposito fondi basato su tecnologia blockchain che poteva facilmente finire in una dark pool,  cioè una borsa digitale in cui posso essere effettuate operazioni in modo anonimo e senza rendere pubblici i quantitativi scambiati (è evidente che questo tipo di borse digitali siano perlopiù usate per l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro). Tutto molto complicato, ma il concetto è chiaro: lucrare sulla visibilità del nome Tolkien e del suo immaginario per attirare utenti e fondi nel più breve tempo possibile per guadagnare soldi. Billy BoydIl fandom non l’aveva presa benissimo e lo stesso account twitter aveva lanciato il dibattito: «Fare una criptovaluta a tema è vergognoso, sembra una trovata di Saruman», ha commentato un account; ma i responsabili di JRR Token hanno risposto a tono: «Assolutamente no», hanno scritto, «Saruman stava cercando di unificare la Terra di Mezzo sotto un governo centralizzato dove l’Alleanza dei Popoli Liberi voleva il decentramento, e la criptovaluta è nota per permettere la creazione di reti decentralizzate». I responsabili hanno perfino ingaggiato l’attore Billy Boyd – che nella saga interpreta lo hobbit Peregrino Took – per un cameo pubblicato su Twitter e tuttavia rimosso molto presto. E questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso…

L’intervento degli eredi di Tolkien

Tolkien EstateIl 10 agosto 2021, solo quattro giorni dopo che Billy Boyd aveva rilasciato il suo cameo di 40 secondi su YouTube, la Tolkien Estate ha presentato una denuncia alla World Intellectual Property Organization (WIPO), l’Organizzazione mondiale per la politica sulla proprietà intellettuale. All’epoca, la WIPO stabilì che Jensen aveva registrato il 26 febbraio 2021 e utilizzava il nome di dominio del sito web jrrtoken.com in “malafede”. A seguito della procedura di arbitrato, mentre il nome di dominio è stato concesso alla Tolkien Estate, Jensen ha cambiato il suo in thetokenofpower.com, uno degli slogan già utilizzati per pubblicizzare il token JRR. Tuttavia, secondo Tolkien Estate, il nuovo sito web includeva ancora immagini di anelli, tane Hobbit e un mago con una sorprendente somiglianza con Gandalf. Tutti chiari riferimenti alla Terra di Mezzo.
In risposta, gli avvocati di Matthew Jensen hanno affermato che la parola token era un termine generico, non deve essere confuso con il cognome Tolkien e non ha violato alcuna proprietà intellettuale. Ma la WIPO ha concluso che non c’era dubbio che lo sviluppatore fosse «a conoscenza delle opere di Tolkien e ha creato un sito web per sfruttarne la fama». Gli avvocati di Jensen hanno sostenuto che il nome di dominio contestato JRR Token «non è identico o può creare confusione» con il marchio JRR Tolkien della Tolkien Estate perché «non contiene le lettere aggiuntive “L” e “I” ed è anche pronunciato in modo diverso». Hanno anche affermato di aver selezionato quel nome di dominio perché JRR sta per «Journey through Risk to Reward» e “jrrcrypto.com” non era disponibile. Tuttavia, non sono stati in grado di persuadere il membro del WIPO John Swinson, che ha affermato che «il sito web è chiaramente un’impresa commerciale, che è intelligente ma non divertente». A ulteriore prova, il 9 settembre, il fatto che i responsabili del token JRR avevano annunciato l’intenzione di rilasciare un gioco di carte digitale, giocatore contro giocatore, chiamato Dawn Rising per l’inizio del 2022 in cui i giocatori avrebbero potuto scommettere i propri token JRR. Il progetto aveva già elencato nove token non fungibili (NFT) in vendita sul mercato OpenSea, con un volume di scambi di account di 0,18 Ether (ETH), cioè circa 4.200 dollari al momento dell’annuncio.
BitcoinAlla fine Jensen si è dovuto arrendere e ha raggiunto un accordo. Lo sviluppatore ha promesso di chiudere il token ed eliminare qualsiasi contenuto che violi i diritti della Tolkien Estate e la proprietà intellettuale relativa a Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit. Ha anche accettato di pagare le spese legali della proprietà, il cui ammontare non è però stato divulgato. L’account Twitter, il canale YouTube e il sito web del token JRR sono stati eliminati. Rimane il fatto che il token BEP-20 è detenuto solo da 510 indirizzi, con una fornitura di mercato di 19 trilioni. «La Tolkien Estate è vigile nell’impedire a parti non autorizzate di sfruttare il nome J.R.R. Tolkien e il contenuto delle sue opere letterarie», ha affermato l’avvocato Steve Maier, che ha aggiunto: «Questo è stato un caso di violazione particolarmente flagrante, e l’Estate è lieta che sia stato concluso a condizioni soddisfacenti». In passato la Tolkien Estate ha citato in giudizio aziende turistiche e merchandising che facevano uso non autorizzato dei nomi Tolkien e JRR Tolkien, ma questa è la prima volta che ha agito contro una criptovaluta.

 

ARTICOLI PRECEDENTI
– Leggi l’articolo La Tolkien Estate blocca Storm over Gondolin
– Leggi l’articolo Ora le slot machine: la denuncia della Tolkien Estate
– Leggi l’articolo La Middle-earth Enterprises contro un pub di Southampton
– Leggi l’articolo “Giù le mani dal copyright!”, per J.R.R. Tolkien la malattia cresce
– Leggi l’articolo Mirkwood, contesa legale per la Tolkien Estate

LINK ESTERNI
– Vai al sito web della TOLKIEN ESTATE

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