Il “Queer Approach” nei Tolkien Studies

Premessa

queerCon questo breve contributo vorrei attirare l’attenzione su una nuova prospettiva negli studi tolkieniani, che si potrebbe qualificare come queer approach. Lo farò senza pretesa di esaustività, ma solo ripercorrendo alcuni momenti rilevanti di questa recente tendenza [paragrafo 1] e analizzando un articolo particolarmente emblematico [paragrafo 2].

Breve cronologia

2017: esce il Volume “Tolkien and Alterity” curato da C. Vaccaro e Y. Kisor al cui interno compaiono saggi dal titolo “Queer Tolkien: a Bibliographical essay on Tolkien and alterity” (di Y. Kisor), “Sauman’s Sodomitic Resonances” (di C. Vaccaro).

2018: alla Popular Culture Association National Conference vi sono sessioni di studio titolate:

  • “Bending Over with Naked Blade”: The Threat of Male-Male Penetration and Homoeroticism in J.R.R. Tolkien’s Works
  • Frodo, Sam, and Gollum: Jealousy between Men in a Homosocial Setting
  • Among Men of War: Destabilization of Gender in The Lord of the Rings’ Faramir and Éowyn
  • The End is Queer! Voyeurism and Apocalyptic Anxiety in Tolkien
  • An Incomplete Fellowship: The Exclusion of Queer Women in Tolkien Studies
    “and stooping he raised Beleg and kissed his mouth”: Architextuality and Queer Fandom Spaces.

2019: la Tolkien Society assegna il premio di miglior articolo dell’anno a Dimitra Fimi per il suo “Was Tolkien really racist?” (qui per la traduzione italiana). L’intervento inizia chiedendosi “Demonizzando gli Orchi, gli orribili e mostruosi nemici degli Elfi, Tolkien lascia forse trasparire la convinzione che “alcune razze sono peggiori di altre?”. L’autrice risponde che “anche se Tolkien aveva condannato le teorie “razziali”, rifiutando di dichiarare la propria origine ariana per permettere la pubblicazione tedesca del Lo Hobbit, e si era scagliato contro la Germania nazista, ciò non significa che alcuni pregiudizi tramandati dalla sua educazione tardo-vittoriana/edoardiana non si siano insinuati nella visione del mondo che si palesa nella Terra di Mezzo”. (enfasi aggiunte)

2020: su Mallorn (rivista della Tolkien Society) viene ripubblicato l’articolo di David Craig “Queer Lodgings: Gender and Sexuality in The Lord of the Rings” del 1999, il primo saggio cha tematizza il tema del gender e dell’omosessualità nelle opere di Tolkien, riferendosi tra l’altro a “unintentional meanings present in the text” che rimandano a quell’amore “which dare not speak its name” (pp. 20-28). La ripubblicazione è accompagnata da una nota di di Robin Anne Ried titolata “Celebrating ‘Queer Lodgings’ ” (Mallorn n. 61 Winter 2020 pp. 20-29, 30-31) che esalta l’importanza di questo saggio per i suoi impliciti riferimenti.

2021: il seminario della Tolkien Society è promosso tramite un call for papers che come argomenti indica anche:

  • Representation in Tolkien’s works (race, gender, sexuality, disability, class, religion, age etc.)
  • Diversity and representation in Tolkien academia and readership

Tra le relazioni compariranno, tra le altre:

  • Cordeliah Logsdon – Gondor in Transition: A Brief Introduction to Transgender Realities in The Lord of the Rings
  • Christopher Vaccaro – Pardoning Saruman?: The Queer in Tolkien’s The Lord of the Rings
  • Robin Reid – Queer Atheists, Agnostics, and Animists, Oh, My!
  • Danna Petersen-Deeprose – “Something Mighty Queer”: Destabilizing Cishetero Amatonormativity in the Works of Tolkien

2022: sul numero di Amon Hen appare un articolo di Molly Ostertag titolato “On Love”, che sostiene il carattere omosessuale della relazione Sam-Frodo.

Analisi dell’articolo “On Love” di Molly Ostertag

QueerIl saggio si apre ricordando come all’inizio del XXI secolo in America il clima per i gay fosse molto difficile, essendo molto diffuse violenze e ironie sullo status di queste persone. Per questo quando l’autrice vide nei cinema Il Ritorno del Re col bacio finale di Frodo a Sam ai Porti Grigi rimase molto colpita. Ostertag poi specifica che nel Signore degli Anelli vi son molte relazioni amorose platoniche e tante amicizie tra uomini, ma quella tra Sam e Frodo è di un genuino amore romantico (non solo platonico) e di carattere omoerotico.
Di seguito cercherò di ricostruire nel modo più fedele possibile le principali argomentazioni usate a supporto della tesi, e ne valuterò la consistenza.

Argomento 1) Sam e l’attendente omosessuale:
La relazione tra Sam e Frodo è modellata su quella tra attendente (“batman”) e ufficiale e c’è un racconto (Look in Mercy, di William Baxter, pubblicato nel 1951) che narra di una relazione con espliciti atti omosessuali tra un attendente e un ufficiale: per cui anche quella tra Sam e Frodo potrebbe essere di questo tipo.
Critica: è vero che la relazione tra Sam è Frodo è modellata su quella attendente-ufficiale, ma che qualche relazione di questo tipo sia omosessuale, non implica che lo sia anche quella tra Sam e Frodo.

Argomento 2) Baci tra Hobbit:
“They [Sam e Frodo] kiss at least four times; another time, it’s specified that they don’t kiss” (p. 11) e hanno atteggiamenti intimi (tenersi per mano o dormire uno sul petto dell’altro), per cui la loro è una relazione omosessuale.
Critica: gli atteggiamenti intimi indicati non sono atti omosessuali. Quanto ai baci tra Frodo e Sam, è bene ricordare nel dettaglio i testi del Signore degli Anelli in merito alla questione:

  1. Tolkien scrive che Sam non bacia la mano di Frodo nelle Dead Marshes
  2. Sam bacia Frodo sulla fronte, quando lo crede morto dopo la ferita subita da Shelob
  3. Sam torna a baciare Frodo mentre dorme nella torre di Cirith Ungol
  4. Sam bacia due volte le mano di Frodo durante la salita a Mount Doom
  5. Infine Frodo, dopo aver baciato Merry e Pipino, bacia anche Sam prima di partire dai Porti Grigi

Ora, questi baci (che sono 5 e non 4) o non baci (1-) non dimostrano certo una relazione omosessuale. Inoltre in nessun momento i due “si baciano” (“they kiss” scrive l’autrice) perché c’è sempre un solo hobbit che bacia un altro (e non viceversa) e in due situazioni il baciato è addirittura incosciente.

Argomento 3) Leggere tra le righe le verità nascoste non scritte:
anduinSempre in merito ai baci tra hobbit l’autrice poi cita Sean Austin (il bravissimo Sam nella trilogia di Jackson) il quale afferma: “I think Sam and Frodo should have kissed […] how do you know they didn’t?” (p.15).
Aggiunge poi che il Signore degli Anelli è presentato come una traduzione del Libro Rosso dei Confini Occidentali: con questo espediente Tolkien, pur obbedendo alle convenzioni del suo tempo, ci invita anche a “guardare tra le righe e cercare la verità nascosta” che parla di “relazioni tra lo stesso sesso”:

“When a book is presented as a primary source rather than a work of fiction, it’s an authorial invitation to look between the lines and search for hidden truths. The narrator becomes part of the fiction — history, after all, is recorded by specific people with their own motives — something that Tolkien, as one of the world’s foremost Beowulf scholars, would have intimately understood. It was a conscious choice on the part of “Frodo” and “Sam” to include the many moments when they express love for each other, and it reads much in the same way people from the past delicately referred to their same-sex relationships: wanting to acknowledge their truth while obeying the conventions of the time. (p. 12, enfasi aggiunte)

Critica: l’inferenza che dall’espediente della traduzione deduce la verità nascosta di relazioni omosessuali è veramente debolissima. E sopratuttto, se si accetta il principio per cui “qualcosa non negato può essere affermato” (cfr. Sean Austin) e si ammettono “hidden truths” o contenuti “betweeen lines” che non sono scritti nel testo, stiamo pur certi che ognuno troverà ciò che vuole trovare. Si noti tra l’altro che già Craig parlava di significati “non intenzionali” e di un amore “che non può essere nominato” (par. 1, anno 2020). Su questo tema comunque tornerò anche nella conclusione (par. 3)

Argomento 4) Tolkien, Auden e Renault:
A supporto del significato omosessuale della relazione Sam-Frodo, Ostertag ricorda che Tolkien (diversamente da C.S.Lewis) non ha mai espresso giudizi negativi sugli omosessuali e che anzi egli era amico di omosessuali (Auden) o apprezzava narrazioni che avevano anche relazioni omossessuali tra donne (Mary Renault, che era lei stessa lesbica) (p.14).
Critica: avere amici omosessuali o apprezzare storie in cui ci sono relazioni omosessuali, non implica che Tolkien approvasse la pratica dell’omosessualità né tantomeno che ne scrivesse come una “verità nascosta” nelle sue narrazioni.

Argomento 5) Gli Hobbit “Queer”:
queerLa Ostertag ricorda che Bilbo e Frodo non solo non si sono mai sposati, ma spesso vengono indicati come “queer”, aggettivo che secondo l’autrice “had a strong connotation of homosexuality by the late 1800s” (p. 14).
Critica: non è vero che “queer” ha una “strong connotation of homosexuality by the late 1800s”: Semplicemente nell’OED la connotazione omosessuale è uno dei tre possibili significati dell’aggettivo, il primo dei quali è “eccentrico, strano”. E, visto che negli scritti di Tolkien non si descrive la pratica di atti omosessuali da parte di Frodo, Bilbo e Sam, il significato più fondato alla luce dei testi è il primo.

Argomento 6) Frodo, Sam, Tolkien e il loro amore diverso:
Alla possibile obiezione “Tolkien was a Catholic born in the Victorian era! He never would have written about gay people!”, l’autrice risponde dicendo che Tolkien non lo ha fatto esplicitamente perché a quei tempi la cosa era anche penalmente pericolosa (vengono citati tristissimi casi di Alan Turing e Edward Brittian, condannati dalle leggi vigenti per comportamenti omosessuali: pp. 13-14).
Spiegato così il silenzio di Tolkien circa i espliciti riferimenti all’omosessualità, l’autrice poi, nelle ultime pagine del saggio, avanza una lunga argomentazione che, se non ho frainteso, si può riassumere in questo ragionamento allusivo: come Sam nutriva un amore omosessuale per Frodo, ma nonostante questo sposò Rosie, così forse Tolkien nutriva un tale amore verso G.B.Smith (omosessuale, al dire della Ostertag: p. 16) e nonostante questo sposò Edith. È anche per questo che Tolkien introduce nel Signore degli Anelli la relazione Sam-Frodo:

Tolkien had his beloved wife Edith. Sam had his Rose. But there is room, I think, for another kind of love, specific to both the real and invented worlds that Tolkien inhabited. A love that grew in extraordinary hardship, and ultimately could not survive outside of it; but that was deeply meaningful all the same. A love that deserves to be seen for what it was, and to have its story told. (p. 16, enfasi aggiunte)

queerIl saggio si chiude ipotizzando che Sam incontrerà Frodo nelle terre imperiture e lì i due amanti si comporteranno come Beren e Luthien (p. 16).

Critica: Questa allusione a una latente omosessualità di Tolkien, la quale viene raccontato nella storia tra Frodo e Sam, mi pare abbia come unico fondamento la volontà di trovare conferme ai propri presupposti.
Qui però vorrei aggiungere una refutazione “per assurdo” della tesi della Ostertag, che vale per ogni tesi simile e che si potrebbe riassumere così: se la relazione tra Sam e Frodo è omosessuale, vuol dire che Tolkien è un pavido come Frodo e Sam, ma Tolkien Frodo e Sam non sono pavidi quindi la loro relazione non è omosessuale. Più analiticamente:

  • Ipotizziamo che la relazione tra Sam e Frodo sia di tipo omosessuale e che Tolkien (il quale forse ha vissuto una simile relazione) non l’abbia scritto esplicitamente.
  • Ebbene, se così fosse, cosa diventerebbe il Signore degli Anelli? Diventerebbe una storia di un amore omosessuale in cui uno dei due protagonisti si sposa e costruisce una famiglia “non queer” principalmente per paura di non rispettare le convinzioni sociali della Contea o dell’Inghilterra tardo vittoriana. Quindi i suoi protagonisti, da eroi umili, diventerebbero dei codardi che, come J.R.R.Tolkien, non hanno avuto il coraggio di dire e fare ciò che pensavano e desideravano.
  • Ma Frodo, Sam (e Tolkien) non sono dei pavidi,
  • Allora occorre rifiutare l’ipotesi di partenza per cui il loro non è un amore omosessuale.

Conclusione

Lord of the RingTolkien non è mai banale, ed è indubbiamente vero che la relazione tra Sam e Frodo è molto particolare. Oso dire che, testi alla mano, ciò che fa Sam per Frodo nel Lord dimostra una amore più grande di quello mostrato verso. Per questo anche Rosie potrebbe dire “Magari un giorno [Sam] amerà così anche me”, proprio come disse Carla nei riguardi del marito Turk e del suo amico J.D. nella serie televisiva Scrubs (Stagione 4 episodio 1). Certamente quindi il rapporto tra i due hobbit deve essere ancora capito a fondo, tuttavia il queer approach non sembra essere in grado di farci fare grandi passi avanti vero la comprensione di questo tema.
Si è infatti visto come nel suo emblematico articolo Molly Ostertag, per supportare le proprie idee socio-politiche, propone argomentazioni prive di rigore [par. 2., argomenti 1,4], testualmente infondate [argomenti 2, 5] e logicamente assurde [argomento 6], fino a ricorrere all’espediente delle verità non scritte nascoste tra le righe [argomento 3)], già accennato da Craig nel suo articolo del 1999, poi celebrato da Robin Anne Reid nel 2020 [par. 1. anno 2020].

Per concludere torno a precisare che questo mio contributo non ha ovviamente la pretesa di essere esaustivo circa il queer approach, che fino ad ora ha prodotto saggi anche molto diversi tra loro (di grande interesse è ad esempio l’articolo di Vaccaro citato al paragrafo 1-anno 2017), ma vuole piuttosto essere un inizio di analisi di questa nuova prospettiva negli studi tolkieniani.
Queste mie brevi note tuttavia sembrano già mostrare ancora una volta che in generale tutti gli approcci (simbolico-Tradizionalisti, cristiano-proselitisti o queer che siano) che vogliono leggere ciò che è scritto tra le righe, non aiutano più di tanto a comprendere il profondo contenuto delle righe scritte da Tolkien.

 

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Santi Pagani e i critici: recensioni e risposta
– Leggi l’articolo Dimitra Fimi: Tolkien era davvero razzista?

LINK ESTERNI:
– Vai al sito della Popular Culture Association National Conference
– Vai al sito del seminario della Tolkien Society
– Vai al sito web di Dimitra Fimi

 

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17 Comments to “Il “Queer Approach” nei Tolkien Studies”

  1. Wu Ming 4 ha detto:

    L’errore d’approccio di Ostertag, a quanto si legge nel post, pare essere quello di confondere il piano biografico e quello narrativo. E questo va a discapito della stessa tesi che vorrebbe sostenere.
    Vale a dire che – come capita anche per altri approcci – ci si accanisce a cercare l’autore nel testo. Come se il testo narrativo fosse una sorta di specchio del pensiero, del carattere e dell’inconscio dell’autore, ovvero una sorta di prisma psicologico del medesimo.
    Ora, questo può anche essere vero (ancorché riduttivo), ma il punto è che una volta che il testo è liquidato e sopravvissuto al suo autore, vive di vita propria, e come tale andrebbe considerato, a meno di non volerlo appunto leggere come un manifesto politico, ideologico, teologico, ecc., implicito o esplicito.
    È col testo narrativo che occorre confrontarsi, non con l’autore, che non c’è più, non può più ribattere, precisare o sdraiarsi sul lettino dell’analista.

    Da questo punto di vista non ha alcun senso cercare un sottotesto omosessuale nel Signore degli Anelli citando a conforto le esperienze di vita di Tolkien. Il campo andrebbe innanzitutto sgomberato da questa metodologia errata e tautologica, che – come dice l’articolo di Claudio Testi – trova sempre quello che cerca.

    Molto più interessante – sempre come dice l’articolo – è l’indagine sul rapporto “amoroso” tra Sam e Frodo, quello più importante e impattante sulla storia. Perché, al netto di cosa ci si voglia leggere, è in effetti complesso e nient’affatto scontato. Talmente complesso che appunto non ha nemmeno senso chiedersi se sia di natura latentemente omosessuale o no, perché non è certo quello che ne modifica la profondità. Intendo dire che determinare una cosa del genere può importare soltanto a chi volesse affermare quell’omosessualità o al contrario volesse negarla, in entrambi i casi per motivi implicitamente ideologici. Per tutti gli altri lettori la questione non può che prescindere da questo.

    Tolkien, lo sappiamo, non insisteva molto sulla psicologia dei suoi personaggi, lasciava che fossero la vicenda e le scelte a parlare per loro. Il suo stile era, in questo senso, “comportamentista”, nonché incentrato sull’integrazione tra personaggio e ambiente (su questo rimando al testo della bellissima conferenza di Colin Manlove sul n. 3 dei “Quaderni di Arda”). Ciò che leggiamo, dunque, è un comportamento senza dubbio “amoroso”, nel senso che “l’amore per il padrone” è dichiaratamente uno dei motori dell’agire di Sam. Questo amore sembra composto da una miscela di vari elementi.
    C’è senz’altro la devozione del sottoposto verso il superiore, ovvero quel rapporto figliale/paterno che legava certi servitori domestici ai propri padroni, che li spingeva a prendersi cura di loro giorno e notte venendone ricambiati con benevolenza. E c’è anche l’amicizia, un sentimento che invece è paritario, cioè esercitato tra pari, e non ci sono dubbi che alla fine della storia i due hobbit lo siano, anche socialmente, al punto che Sam compie un balzo di status, ereditando Bag End e diventando sindaco. Tra i due c’è perfino un legame intellettuale, nonostante la differenza nel livello d’istruzione, perché i due hobbit, durante il lungo viaggio, discutono di tante cose, molte delle quali filosoficamente ed eticamente impegnative. Tra loro c’è anche contatto fisico e tenerezza in alcune occasioni, ma non si può determinare se questo allude a un’attrazione omoerotica o no (e, appunto, chissenefrega… per dirla in francese).

    Ecco, questa complessità di relazione, nelle società patriarcali della Terra di Mezzo, proprio come nella società britannica della prima metà del Novecento, poteva svilupparsi assai più facilmente tra due uomini che tra un uomo e una donna. Vale a dire che i rapporti tra sessi diversi nelle società rigidamente patriarcali sono più rigidamente normati e coscritti, perché i maschi si riservano un margine di libertà e interscambio maggiore quando stanno tra loro. Questo, ad esempio nei college britannici dell’epoca di Tolkien, poteva facilmente sfociare in amore omosessuale – implicito o esplicito – e la cosa era talmente diffusa che, di contro, l’omofobia divenne uno dei tratti sistemici dell’età vittoriana, edoardiana e giorgiana.

    Tornando al testo narrativo, e al post, non ci sono dubbi che l’omofilia tra Frodo e Sam – intesa qui nel senso etimologico di “amore di uomo per un altro uomo”, di qualunque natura esso sia – superi di gran lunga, sulla pagina, l’amore tra Sam e Rosie. Lo stesso si potrebbe dire dell’amicizia tra Gimli e Legolas, o tra Merry e Pippin, che hanno una parte rilevante nella storia. A guardare bene, l’unico rapporto d’amore uomo-donna sviluppato nel romanzo è quello che riguarda Éowyn, la quale prima si innamora di Aragorn – o piuttosto della sua immagine – non venendo corrisposta, poi accetta l’amore di Faramir, in una delle scene di corteggiamento più bislacche e intricate che si siano mai lette, come già fu fatto notare a Tolkien stesso.

    Insomma, è fuori di dubbio che l’omofilia – sempre intesa come forte amicizia virile – sia un sentimento centrale nel Signore degli Anelli, uno dei più sviluppati narrativamente, a prescindere da quali implicazioni omoerotiche ci si vogliano leggere, magari inseguendole fin nei meandri della biografia dell’autore.
    In effetti è questo il dato incontrovertibile al quale andrebbe dato spazio e dedicato studio.
    Perché sicuramente più che l’inconscio di Tolkien sembrerebbe rilevare l’inconscio della Terra di Mezzo (come specchio del mondo), come già faceva notare Fimi a proposito delle razze. Ma questo, bisogna dire, è ancora un altro paio di maniche.

    • Roberto Arduini ha detto:

      Complimenti per il saggio e per il commento, che un po’ completa l’argomento. Sono d’accordissimo sul fatto che bisogna confrontarsi col testo narrativo, che una volta pubblicato, vive di vita propria e si confronta sempre col lettore.
      Per quanto riguarda il rapporto tra Sam e Frodo, io sono più propenso a seguire la lezione dei maggiori studiosi di Tolkien (da Tom Shippey a John Garth) che considerano Sam come il “batman” di Frodo . Nell’esercito britannico, un “batman” era un inserviente che fungeva da servitore personale di un ufficiale. Era un ruolo di cui Tolkien – che prestò servizio come ufficiale dell’esercito nella Prima Guerra Mondiale – aveva esperienza diretta. Sam svolge tutti i ruoli tipici di un “batman”: fa commissioni per Frodo, cucina, porta i suoi bagagli e addirittura lo trasporta (il “batman” guidava i mezzi per far spostare il suo ufficiale di riferimento). In rete, c’è anche un bell’articolo di Garth che si può leggere qui.

      Lo stesso Tolkien conferma questa interpretazione quando scrive in una lettera (a H. Cotton Minchin del 16 aprile 1956) che: «Il mio Sam Gamgee è davvero un riflesso del soldato inglese, dei soldati semplici e degli inservienti che ho conosciuto nella guerra del 1914, e riconosciuto come di gran lunga superiore a me stesso».

      Ancor più interessante è leggere quel rapporto alla luce del volume di CS Lewis “I quattro amori”, pubblicato nel 1960 ma basato su una serie di interventi andati in onda alla radio nel 1958, che Tolkien sicuramente conosceva bene. I quattro amori sono l’affetto, l’amicizia, l’eros e la carità. E guarda caso proprio di Philia si parla quando si affronta il legame di amicizia: Philia è l’amore tra amici vicini quanto fratelli in forza e durata. L’amicizia è il forte legame esistente tra persone che condividono valori, interessi o attività comuni. Lewis differenzia immediatamente l’amore dell’amicizia dagli altri amori. Descrive l’amicizia come “il meno biologico, organico, istintivo, socievole e necessario… il meno naturale degli amori”. La nostra specie non ha bisogno dell’amicizia per riprodursi, ma per il mondo classico e medievale è un amore di livello superiore perché scelto liberamente. L’amicizia (cap. 4), è «il meno naturale degli affetti» appunto, che richiede scelta, selezione, incontro tra due individualità che si allontanano dal gruppo in virtù di un interesse comune e di una congenialità. È quello che sorge tra i compagni. Nasce tra persone che svolgono la stessa attività, ad esempio tra quanti svolgono la stessa professione o quelli che hanno un passatempo in comune. Non lo si può ridurre al cameratismo, che però ne costituisce una premessa, l’amicizia rivela che «siamo in viaggio verso una stessa meta, e abbiamo una visione comune». Si può ben capire come il viaggio vero Mordor unisca ancor di più i due Hobbit rispetto a chi condivide un passatempo. Ecco, questa stratificazione di sentimenti, ruoli, attività, dal “batman” alla “philia”, uniti al potere debilitante dell’Unico Anello su Frodo, rende il rapporto tra lui e Sam molto particolare, ma senza doversi spingere per forza a vederci qualcosa di più.

      • Claudio A. Testi ha detto:

        Roberto molto illuminanate il tuo riferimento ai “Quattro amori”: non ricordavo quei passaggi bellissimi, bisogna che me lo rilegga!

    • Claudio A. Testi ha detto:

      Grazie WM4 per le puntualizzazioni molto opportune. Sempre stando sul piano narrativo, non pensi che interpretare in senso omosessuale la relazione Frodo-Sam vada anche a deprimere la narrazione stessa? E’ quello che ho cercato di mostrare con la mia refutazione per eassurdo.

      • Wu Ming 4 ha detto:

        Non vedo proprio perché dovrebbe deprimerla.
        La tua refutazione per assurdo non regge al minimo soffio di vento, e se avessi potuto darti un consiglio prima che pubblicassi questo post ti avrei suggerito di tagliarla, anche perché è implicitamente ingiuriosa.

        Innanzi tutto le persone, sulle quali i personaggi letterari sono plasmati, non agiscono rispondendo ai sillogismi e alla logica, ma sono piene di contraddizioni nel loro agire e modo di pensare, quindi giudicare le une e gli altri con quel metro è semplicemente ridicolo.

        In secondo luogo la “pavidità” non è un concetto che si possa maneggiare con semplicismo, perché implica un giudizio etico-morale. Fior di omosessuali non hanno mai fatto “outing” in vita loro e hanno autorepresso le proprie pulsioni e relazioni, per i motivi più svariati, schiacciati dalla pressione sociale, culturale, religiosa, ecc. Questo non fa di loro dei “codardi”, come pretenderebbe il tuo sillogismo, bensì delle vittime dell’omofobia che ha caratterizzato pensiero dominante per secoli.

        • Drona ha detto:

          Si puo’ commettere un atto di codardia senza essere cordardi in senso assoluto, la codardia è niente altro che una forma di debolezza ma allo stesso tempo ogni atto di debolezza trova sempre facili giustificazioni fuori da se, credo poco al vittimismo di classe, razza o genere.

          Detto cio’ penso quindi anche io che la refutazione sia “debole” dal punto di vista strettamente logico-argomentativo, ritengo pero’ che quest’intero approccio Queer alla lettura di Tolkien oscilli tra il vacuo e il grottesco.

          • Claudio A. Testi ha detto:

            Mah a me sinceramente pare tutt’ora un argomento forte, poi, per carità, mica voglio convincere a tutti i costi quindi ok che non ti convinca. Provo a ridirlo in modo diverso: ipotizziamo che venga scoperto un testo di Tolkien in cui egli scrive che la relazione Sam-Frodo è omosessuale. Ora, nessuna legge impediva a Tolkien di scriverlo esplicitamente (la Renault lo ha fatto). Inoltre nel mondo secondario Sam e Frodo avrebbero avuto paura di dirlo esplicitamente probabilmente per il bigottismo della contea, proprio loro che avevano avuto il coraggio di andare a Mordor. Insomma, il senso e la consistenza della narrazione imho cambierebbe non poco. O no?

        • Claudio A. Testi ha detto:

          Un argomento si smonta con un contro-argomento, non con delle immagini (“non regge al minimo soffio di vento”), facendo appello alla sensibilità (“ingiurioso”) o dileggiandolo (ridicolo”): mi sembra una reazione lessicalmente esagerata che non lascia molto spazio alla replica, pazienza.

          • Wu Ming 4 ha detto:

            Il sillogismo non sta in piedi da un punto di vista “logico-argomentativo”, come dice Drona. “Non sta in piedi” è un’immagine più gradita? La sostanza non cambia, purtroppo. Le persone possono essere coraggiose per certi aspetti della loro esistenza, e non esserlo affatto per altri. Oserei dire che la maggior parte delle persone sono in effetti proprio così. Dunque fondare un sillogismo sul fatto che se un personaggio non è codardo allora nel caso fosse gay farebbe outing a dispetto di tutto, be’ è davvero una sciocchezza, non saprei come altro definirla, mi spiace. E questo al netto del fatto che questa assunzione è – ripeto – ingiuriosa per i gay, i quali risulterebbero “codardi” nel caso non facessero outing.

            Stando sul tema del post, a me pare evidente che se qualcosa è latente – in questo caso l’omosessualità, ma vale per qualunque altro aspetto – può essere ritrovata o negata a piacimento. Dire che nel rapporto Frodo-Sam c’è un’omosessualità latente sarà sempre possibile, esattamente come sarà sempre possibile negarlo. Di ciò che “late” si può dire tutto e il suo contrario. E come ho scritto nel mio primo commento al post, determinare il tasso di omosessualità nei rapporti tra i personaggi del LOTR “può importare soltanto a chi volesse affermare quell’omosessualità o al contrario volesse negarla, in entrambi i casi per motivi implicitamente ideologici”.
            Questo è il mio personalissimo pensiero.

            [Drona, perdona l’appunto: lo sai meglio di me che essere vittima e fare vittimismo sono due cose completamente diverse. Non confondiamo le acque, per favore…and let’s stay focused, please.]

          • Drona ha detto:

            Qui devo insistere invece: se da una parte, ribadisco, considero il ragionamento di Claudio A. Testi debole e erroneo, non credo sia opportuno chiamarlo “ingiurioso”. Se invece della sessualità di Sam e Frodo si fosse parlato del loro presunto culto segreto dell’Erba Pipa, non credo avresti avuto una reazione cosi forte.
            Per sviluppare ulteriormente il tema qui secondo me vi è un doppio errore:
            Da una parte vi è la lettura Freudiana che tende a sessualizzare ogni aspetto sociale dall’altra quella attivista che per “normalizzare” la questione omosessuale deve ridurre qualsiasi tipo di rapporto affettivo tra membri dello stesso sesso come omosessualità latente.
            La lettura giusta è quella di Arduini, che come indicato dallo stesso Tokien vede in Sam un fedele attendente.
            Merry e Pippin invece sono chiaramente amici fraterni fin dalla piu’ tenera infanzia.

            Non c’è bisogno di scomodare il coraggio individuale o la presunta morale borghese ostile all’omosessualità della società Hobbit per refutare l’omosessualità dei nostri eroi, semplicemente non ci sono elementi minimamente convincenti che facciano anche solo pensare a qualcosa del genere.

          • Wu Ming 4 ha detto:

            Be’, io invece non vorrei proprio insistere, ma mi pare evidente perché è “ingiurioso” affermare che un gay che non faccia outing è un “codardo”.
            Un’asserzione come questa porta con sé un’implicazione conseguente, che anche se non è esplicitata, purtroppo deriva dalla premessa. Se è la codardia che impedisce a una categoria di persone discriminate di emergere allo scoperto, allora la responsabilità della loro condizione discriminata pende dalla loro parte anziché sul sistema che le discrimina. Equivale ad affermare che se i gay sono stati e sono discriminati nella storia passata o recente questo è dovuto a una loro mancanza di coraggio nel manifestare le proprie istanze, più che alla cultura eteronormata che li ha conculcati. Lo stesso si potrebbe dire dei non bianchi e delle donne: se avessero avuto più coraggio – quello di Frodo e Sam, magari – non avrebbero subito il razzismo e il sessismo dominanti.

            È falso che se uno è tanto coraggioso da andare a Mordor con l’Anello *deve* esserlo anche abbastanza da sfidare la morale bigotta della Contea. Secondo questa logica, nel nostro piano di realtà primaria, Oscar Wilde sarebbe stato un codardo, perché nonostante abbia messo alla berlina le ipocrisie della borghesia vittoriana e abbia contrapposto l’estetismo e il socialismo libertario al pragmatismo e all’utilitarismo del suo tempo, se fosse stato davvero coraggioso avrebbe dovuto fare outing e accettarne le conseguenze (cioè andare in galera, come in effetti poi gli accadde). La verità è che questo genere di “codardia” è assolutamente frequente e condiviso da persone che hanno saputo sfidare il proprio tempo in molti altri modi. Quindi in realtà non c’è proprio nulla che potrebbe vietare a Frodo e Sam di essere gay in segreto e nonostante questo andare a Mordor. Esattamente come non c’è niente che riveli la loro presunta omosessualità in modo palese, come rilevi anche tu, Drona. E sulla predicabilità di ciò che è “latente” ho già detto: vale tutto e il contrario di tutto.

            BTW, ci tengo a precisare che secondo me Claudio Testi semplicemente non si è reso conto di cosa comportasse il suo sillogismo fallace. Infatti nel mio primo commento avevo consapevolmente sorvolato su questo. Ma siccome Claudio stesso mi ha chiesto cosa ne pensassi, non ho potuto esimermi dal dirlo. Non mi è stato chiesto del “culto segreto dell’Erba Pipa”, altrimenti forse avremmo parlato di quello.

          • Claudio A. Testi ha detto:

            Rispondo alla tua del 27/11: non so perchè ma riesco a rispondere solo a me (si vede che troppi annidamenti non li regge).

            WM4: Il sillogismo non sta in piedi da un punto di vista “logico-argomentativo”, come dice Drona. “Non sta in piedi” è un’immagine più gradita?

            CT: E chi lo ha scritto? Io ho virgolettato altre espressioni.

            WM4: La sostanza non cambia, purtroppo. Le persone possono essere coraggiose per certi aspetti della loro esistenza, e non esserlo affatto per altri. Oserei dire che la maggior parte delle persone sono in effetti proprio così.

            CT: Concordo (ma vedi sotto).

            WM4: Dunque fondare un sillogismo sul fatto che se un personaggio non è codardo allora nel caso fosse gay farebbe outing a dispetto di tutto, be’ è davvero una sciocchezza,

            CT: La terza premessa del mio ragionamento è che Sam e Frodo “non sono dei pavidi” scritto senza specificazioni, ovvero che non lo sono mai: questa era l’ipotesi da cui seguiva logicamente (e non scioccamente) il resto.
            Comunque concordo quando dici che l’argomento si potrebbe aggirare rifiutando (come hai legittimamente fatto) la terza premessa, dicendo che non sono pavidi in quanto vanno a Mordor ma possono esserlo in altre situazioni (ad es. nel non fare outing). Ma anche in questo caso imho risulta egualmente una certa debolezza narrativa: se hanno il coraggio di andare a Mordor dovrebbero (per coerenza di carattere) avere anche il coraggio di fare outing.

            Ci tengo ancora a dire che questo saggio è un inizio di riflessione che l’argomento per assurdo di cui stiamo parlando (e su cui peraltro io ti ho chiesto un parere) è solo uno dei tanti aspetti della tematica.

        • Mattia ha detto:

          Concordo sulla settoriali del coraggio, ma a mio parere la pavidità (eventuale) starebbe piuttosto nel “farsi una famiglia” non avendo un interesse profondo per essa più che nel fare o non fare outing. Lì ci sta un mentire a qualcuno per pavidità, mentre capisco benissimo che uno tenga per sé qualcosa che la società osteggia e perseguita senza che abbia nessun diritto ad una rivelazione da parte del singolo.

    • RF ha detto:

      E c’hai ragione!

  2. Roberto ha detto:

    A tal proposito c’è un film, “the imitation game“, sulla vita del matematico inglese Alan Turing, che è bellissimo nell’esporre la vicenda.

  3. Drona ha detto:

    Perdonate il doppio post ma vorrei aggiungere qualcosa:

    Non credo sia troppo ardito affermare che l’omosessualità nel mondo di Arda non esista. Certo si puo’ presupporre che vi siano aspetti realtà che non sono state menzionate dall’Autore, ma conoscendone il pensiero e la visione casta e lineare, è davvero difficile pensare che Tolkien fosse aperto anche solo a considerare l’omosessualità come una strada percorribile per le sue creature.
    Se quindi l’omosessualità non esiste è impossibile che la Società degli Hobbit della Contea (o qualunque altra presente su Arda) le sia avversa.
    Alla luce di cio’ tutti i ragionamenti autocensori consci o inconsci di determinati personaggi verrebbero a cadere sistematicamente.

    p.s.

    faccio appello al chi gestisce questa pagina, sarebbe davvero utile poter avere una funziona per modificare il testo appena scritto nel caso ci si renda conto di aver inviato qualche strafalcione o si voglia aggiungere una postilla al proprio post.

    • Wu Ming 4 ha detto:

      È un buon suggerimento. Con l’anno nuovo dovremmo poter rimettere mano al sito, che ormai è parecchio obsoleto e difettoso, per aggiornarlo.
      Speriamo di riuscirci.

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