Sono stati tre giorni intensi il 25-26-27 aprile scorsi, al centro studi La Tana del Drago di Dozza (BO), intitolati The Road Goes Ever On: i nuovi progetti di studio dell’AIST. I primi due sono stati dedicati a lanciare spunti per gli studi tolkieniani dell’Associazione, mentre il terzo, domenica, ha visto le relazioni aperte al pubblico, nel Teatro del borgo, su La caduta di Númenor e la serie The Rings of Power, tenute dai soci Stefano Giorgianni, Paolo Nardi e Alessandro Leonardi.
Nuovi percorsi di studio
Si è cominciato venerdì pomeriggio con un primo workshop animato dal dottorando di ricerca e neosocio Eugenio Capitani, dell’Università di Modena e Reggio, il quale ha proposto un percorso di studi ispirato agli Environmental Studies connessi alla letteratura. Gli studi ambientali sono un campo interdisciplinare nato negli Stati Uniti da una decina d’anni, che esamina la complessa relazione tra l’umanità e l’ambiente, integrando le conoscenze di varie discipline, tra cui le scienze naturali, le scienze sociali e le scienze umane, per affrontare i problemi ambientali e promuovere la sostenibilità. Con l’incalzare dell’emergenza climatica e ambientale è quasi inevitabile una riscoperta di Tolkien, come di altri autori, da questa angolazione, con una consapevolezza e un’urgenza aumentate rispetto alla cultura hippie degli anni Sessanta che elesse Tolkien a nume tutelare. Da questo punto di vista è un’ottima notizia quella data da Paolo Nardi nel medesimo workshop, sul fatto che a breve verrà tradotto e pubblicato in Italia Ent, Elves and Eriador di Matthew Dickerson e Jonathan Evans (2006), il saggio più importante sulla filosofia ambientale sottesa alle opere di Tolkien. La discussione tra i soci e le socie AIST presenti al workshop è stata serrata e questo lascia ben sperare sulla possibilità che nascano percorsi di studio in questa direzione.
La sera è toccato invece al socio Nicola Nannerini introdurre, durante un secondo workshop, un altro possibile filone di ricerca, legato alla prosecuzione della narrazione e all’esplorazione del mondo tolkieniano attraverso i giochi di ruolo e da tavolo ispirati al Legendarium. L’ambiente scelto per l’incontro non poteva essere più adatto: la ludoteca del Centro Studi, dove si è discusso letteralmente circondati da giochi ambientati nella Terra di Mezzo. Anche questo è un campo molto fertile per chi volesse cimentarsi nella ricerca sul transmedia storytelling, in questo caso sul proseguimento della subcreazione tolkieniana attraverso la narrazione interattiva offerta dalla dimensione ludica. Ma le implicazioni di questo tipo di approccio sono ovviamente molteplici: da quelle culturali a quelle antropologiche e psicologiche.
Sabato mattina è stata invece la volta del socio Marco Casolino, in videocollegamento dal Giappone, il quale ha proposto un percorso di ricerca su Tolkien e la scienza. Casolino è ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ed è stato tra i protagonisti del convegno Tolkien e la cosmologia, tenutosi all’università di Tor Vergata nel novembre del 2023. Anche in questo caso si tratta di un’angolazione originale, che unisce scienze umane e scienze “dure”, letteratura e fisica, e può inaugurare un percorso di ricerca estremamente interessante.
La terza ipotesi di ricerca è stata introdotta dalla giovane neosocia Adele Loia, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna, la quale ha sostenuto la necessità di avviare anche in Italia, come all’estero, uno studio legato alle lingue di Tolkien partendo da una solida base linguistica. Senza nulla togliere all’approccio amatoriale degli appassionati finora prevalente in questo campo, che almeno ha garantito che il tema non venisse negletto, sarebbe forse ora che anche nel nostro paese si avviasse un approccio scientifico per portare gli studi italiani al livello di quelli internazionali. La presentazione di Adele Loia è stata molto interessante da questo punto di vista e c’è da augurarsi che – se adeguatamente agganciata alla dimensione letteraria – possa sollecitare interesse nelle giovani leve che studiano Tolkien.
Last but not least, il socio e consigliere Paolo Pizzimento, docente di Culture dell’Italia contemporanea all’università di Messina, in videocollegamento dalla Sicilia, insieme a uno dei Soci fondatori dell’AIST Giampaolo Canzonieri, ha proposto uno studio della Storia della Terra di Mezzo, in corso di traduzione e pubblicazione anche in Italia ormai da qualche anno. In particolare si è posto l’accento su un paio di scelte tematiche: da un lato la questione delle cornici narrative (espunte dal Silmarillion pubblicato) e quindi della molteplicità delle tradizioni nella Terra di Mezzo; dall’altro il focus sugli ultimi tre volumi della SdTdM, quelli del tardo Tolkien, dove l’autore ha rimesso in discussione svariati aspetti della sua subcreazione, aprendo nuove prospettive.
Nel sabato pomeriggio invece si è tenuta l’Assemblea dei Soci AIST, dove si sono discussi molti punti all’ordine del giorno e si è rieletto il Collegio di Garanzia, che per i prossimi tre anni sarà composto da Alena Afanasyeva, Marco Pelizzola e Norbert Spina.
L’evento pubblico
Domenica mattina, al Teatro di Dozza, come detto, si è tenuto l’incontro aperto al pubblico, intitolato Númenor e gli Anelli: riscrivere il racconto. Il presidente dell’AIST Stefano Giorgianni ha illustrato il lavoro di assemblaggio svolto dall’editor Brian Sibley nel volume La caduta di Númenor (Bompiani, 2025), di cui lui stesso è traduttore. A seguire, Paolo Nardi ha condotto un raffronto tra il libro in questione e la resa della stessa vicenda nella serie TV Amazon Gli Anelli del Potere, evidenziando tutte le criticità di quest’ultima rispetto alla potenza e potenzialità della narrazione tolkieniana. Infine, Alessandro Leonardi ha raccontato i risultati del laboratorio tenutosi alla scorsa edizione di Lucca Comics&Games, dal titolo “Gli Anelli del Potere What if”, dove si è ipotizzata una trasposizione alternativa della stessa storia in un’immaginaria serie tv più fedele al materiale tolkieniano. L’evento si è concluso con la lettura di tre brani da La caduta di Númenor, fatte da soci AIST.
Fellowship
È una parola poliedrica, fellowship, con molte sfumature. Non significa propriamente amicizia, ma nemmeno comunione e tanto meno fratellanza, quanto piuttosto l’unione di un gruppo di persone per uno scopo o magari una passione, o ancora un ideale. Non per niente nel titolo della prima parte del Signore degli Anelli è stato reso con “Compagnia”. La Compagnia dell’Anello infatti è composta da persone estremamente diverse, addirittura appartenenti a differenti razze della Terra di Mezzo, che non hanno necessariamente un’identità di vedute, bensì, appunto, di scopo, e che deliberano congiuntamente sul da farsi, sempre esposte alla possibilità di divergere e perfino confliggere. Ma c’è una mission più alta che le unisce e tanto basta a dare vita a una compagnia, fatta di relazioni, affetti, attriti, simpatie e antipatie: la complessità di ogni consesso umano.
Se la storia dell’AIST non è certo scevra di momenti di difficoltà e conflittualità interna, e non ne sarà mai immune, l’aria che si è respirata a Dozza nei tre giorni appena trascorsi sa di pulito. Tanto nei momenti di discussione quanto in quelli conviviali – coffee break, pranzi, cene – si è stati bene, inutile nasconderlo, immersi in una mescolanza di inflessioni di varie regioni d’Italia, almeno due generazioni anagrafiche, soprattutto anzianità associativa differente – fondatori, soci intermedi, new entries –, tra chi si vede spesso e chi si incrocia una volta l’anno. Questo in una casa comune, metaforica e materiale (che ogni domenica viene attraversata da decine di visitatori). Suonerà retorico dirlo, forse perfino sentimentale, ma a dieci anni dalla fondazione dell’AIST, e al netto dei tanti risultati pratici all’attivo, questa è la medaglietta che vale la pena affiggersi al petto: esserci ancora ed esserci in questo modo, con questo clima e con questo stile.
Non possiamo sapere cosa ci riserverà il futuro nei tempi minacciosi che viviamo, ma come direbbe un tizio che conosciamo tutti: possiamo soltanto decidere come spendere il tempo che ci viene concesso. Ecco, spenderlo così non è affatto male. Auguriamoci di continuare a farlo al meglio delle nostre possibilità.