Dopo quello di Verlyn Flieger sulla potenza letteraria degli Hobbit proseguiamo nella pubblicazione di articoli a firma di esperti tolkieniani internazionali. È ora la volta di David Bratman, che ringraziamo per la gentile concessione. L’articolo che segue (in calce il link all’originale) è il breve resoconto di alcuni interventi presentati alla Christopher Tolkien Centenary Conference, organizzata congiuntamente dalla Tolkien Society e dalla Mythopoeic Society e tenutasi il 23 e 24 novembre 2024 in occasione del centenario della nascita di Christopher Tolkien.
L’Autore
Bibliotecario universitario e studioso statunitense, David Bratman è noto in particolare per essere stato fra i curatori della rivista Mythprint pubblicata dalla Mythopoeic Society e per la sua appartenenza all’editorial board di Tolkien Studies: An Annual Scholarly Review, rivista fondata da Douglas A. Anderson, Michael D. C. Drout e Verlyn Flieger e universalmente riconosciuta come la più prestigiosa al mondo nel campo degli studi tolkieniani. È anche autore di numerosissimi articoli, recensioni, bibliografie e guide alla lettura.
“La Christopher Tolkien Conference”
Giovedì (21/11/2024 N.d.T.) cadeva il centenario della nascita di Christopher Tolkien, figlio ed esecutore letterario di J.R.R. Tolkien nonché responsabile – direttamente o indirettamente – di tutti i libri con quel nome sopra pubblicati nei cinquant’anni trascorsi dalla morte. La quantità di materiale inedito, spesso di grande interesse, lasciata dietro di sé da Tolkien è enorme, forse senza pari tra i grandi autori, e il livello di dedizione mostrato da Christopher nei confronti di tale materiale non ha decisamente eguali.
È per questo motivo che la scorsa settimana la Tolkien Society ha tenuto una conferenza online su Zoom. Di base nel Regno Unito, la conferenza aveva da queste parti orari piuttosto particolari, iniziando alle due o tre di notte e terminando intorno a mezzogiorno. Trovandomi spesso in piedi a metà nottata ho sentito alcuni dei primi interventi, ma poi sono tornato a letto e sono più quelli che ho perso. Delle ventotto presentazioni previste, ne ho sentite in tutto o in parte solo diciassette.
Più della metà delle presentazioni che ho sentito erano testimonianze personali del genere “come ho lavorato con Christopher Tolkien”. Qualcuno lo descriveva come un “curatore in capo”, ed è vero che lui subappaltava all’esterno gran parte del lavoro. Persone come Christopher Gilson, che ha curato il materiale linguistico, o Christina Scull e Wayne G. Hammond, che hanno curato di tutto, hanno raccontato pressoché la stessa storia: come la corrispondenza o le conversazioni con Christopher abbiano spinto quest’ultimo a suggerire che forse sarebbe loro piaciuto occuparsi della curatela di una certa cosa, o almeno fornire qualche suggerimento riguardo a come quella cosa potesse essere presentata in stampa, e come questo abbia portato a una lunga collaborazione nel corso della quale Christopher mandava fotocopie di carte in suo possesso, annotate con cura (questa pagina è il verso di quell’altra; questa parte è in inchiostro rosso, etc.), e mostrava infinita pazienza e tolleranza per i dettagli nel rispondere alle domande, ma anche una determinazione inflessibile nel pretendere che il lavoro fosse fatto nel modo giusto.
Di presentazioni di questo genere ve n’erano un certo numero, e lo stesso principio si applicava ai discorsi di artisti che avevano illustrato le opere (Alan Lee e Ted Nasmith), a quello del curatore dello stesso Christopher presso la sua casa editrice e, cosa interessantissima, a quello dell’archivista della Marquette University, cui Tolkien aveva venduto molti dei suoi manoscritti già negli anni ’50. Gran parte di quel discorso consisteva in un resoconto storico. A quelle carte non fu prestata molta attenzione fino a che Christopher non iniziò ad aver bisogno di consultarle per il suo lavoro, ed egli aveva stabilito un buon rapporto con l’allora archivista. Ciò di cui Christopher aveva davvero bisogno, tuttavia, specialmente in considerazione del suo crescente concentrarsi sul materiale della Marquette, era un assistente dedicato e competente che avesse il tempo e le energie per fare il lavoro con riscontro immediato. E ne ricevette uno: il compianto Taum Santoski. Conoscevo Taum di persona, pur se non bene come altri, e ho trovato delizioso che abbia ricevuto quest’attenzione in un discorso che riguardava quasi più lui che Christopher.
Altri interventi riguardavano il lavoro compiuto da Christopher Tolkien; alcuni trattando solo in modo generale della sua esistenza e attribuendo implicitamente l’importanza di Christopher al fatto di averlo prodotto, ma altri concentrandosi sul lavoro che egli faceva e sulla complessa stratificazione di scritti originali di Tolkien, commenti di Tolkien a questi, commenti di Christopher agli uni e agli altri, lavoro di messa in ordine del materiale e selezioni effettuate sullo stesso. (Si stima che i quattro ponderosi volumi sulla stesura del Signore degli Anelli [Volumi VI, VII, VIII e IX della Storia della Terra di Mezzo N.d.T.] contengano solo circa il quaranta per cento di quanto scritto da Tolkien). C’era poi la complessità dell’opera di Tolkien – i cambi di personaggi, le revisioni e cancellature, le storie dove i personaggi fraintendono il sapere loro narrato, le parti dove Tolkien stesso non era sicuro di quale fosse la
risposta … e l’attenta presentazione da parte di Christopher di tutto ciò. Due interventi, uno di Sara Brown (foto a sinistra) e l’altro di Kristine Larsen (foto a destra), hanno trattato dell’Athrabeth, un testo chiave del Legendarium, analizzando tutti gli strati della stesura e le scelte comportate dal lavoro di curatela delle stesse; entrambe, insieme a Verlyn Flieger, hanno poi enfatizzato finanche il coraggio di Christopher nel pubblicare tale testo, che incideva fino all’osso l’universo della narrazione e toccava le più profonde convinzioni religiose dello stesso autore. Ascoltando le parole di Sara e Kris e leggendo la chat ho avuto l’impressione che la mera esistenza dell’Athrabeth fosse una novità per molti dei partecipanti. C’è ancora molta esplorazione da fare, quindi andiamo avanti e facciamola.
David Bratman, Martedì 26 Novembre 2024
Traduzione di Giampaolo Canzonieri
Articolo originale: Christopher Tolkien conference
ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Flieger: gli Hobbit? Sono una potenza letteraria
LINK ESTERNI:
– Vai al sito di David Bratman
– Vai al sito della Christopher Tolkien Centenary Conference
– Vai alla pagina di Tolkien Gateway su Taum Santoski
– Vai alla pagina di Tolkien Gateway sull’“Athrabeth Finrod ah Andreth”
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