Saggi AIST, Janet Croft: Il Nome dell’Anello

La pubblicazione dei Saggi AIST prosegue con un prezioso contributo di Janet Brennan Croft dedicato a un tema assai caro all’autrice, ovvero il rapporto tra le potenze del male e del linguaggio inquadrate nella loro degradazione lungo il corso delle Ere di Arda. Si tratta di un aspetto vitale del Legendarium tolkieniano, nel quale la questione linguistica acquisisce, com’è noto, un’importanza centrale e procede di pari passo con la grande tematica della “Luce frantumata” già oggetto degli studi di Verlyn Flieger nel seminale saggio Schegge di Luce. Croft analizza la questione con la competenza e l’attenzione al dettaglio che da sempre la contraddistinguono, offrendo riflessioni preziose su aspetti relativamente poco considerati dell’opera di Tolkien.

L’autrice

Janet Brennan Croft è responsabile dei Servizi di Accesso presso le biblioteche della Rutgers University di New Brunswick (NJ). È autrice di importanti saggi che si concentrano in particolar modo sul ruolo della Grande Guerra come generatrice di immaginario fantastico. A questo tema ha dedicato la monografia War in the Works of J.R.R. Tolkien (2004), opera vincitrice del Mythopoeic Society Award for Inklings Studies, e la raccola di saggi da lei curata Baptism of Fire: The Birth of the British Fantastic in World War I (2015). Croft è curatrice o co-curatrice di diverse raccolte tra cui Tolkien on Film: Essays on Peter Jackson’s Lord of the Rings (2004), Tolkien in the New Century: Essays in Honor of Tom Shippey (2014), Perilous and Fair: Women in the Work and Life of J.R.R. Tolkien (2015). Ha inoltre pubblicato numerosi articoli scientifici su Tolkien e su altri argomenti in varie riviste accademiche.

Il saggio

Il saggio del 2017 che proponiamo in traduzione, del quale trovate nell’allegato il link all’originale inglese, è stato pubblicato nella rivista «Mythlore» col titolo The Name of the Ring; Or, There and Back Again. Partendo dall’affermazione di Tolkien secondo cui «tutta la Terra di Mezzo era l’Anello di Morgoth», Croft afferma che il potere del Vala caduto era disperso nella materia stessa di Arda: non concentrato in un oggetto singolo, dunque, ma onnipresente e invisibile sebbene in nessun luogo assoluto. L’Anello di Sauron, invece, contiene un potere minore ma concentrato e fisicamente localizzabile. Il male nella Terra di Mezzo, dunque, segue una traiettoria discendente: da Morgoth che permea di sè tutto il mondo a Sauron che confina la propria forza in un oggetto, fino a Saruman e Gollum che rappresentano forme sempre più degradate e impotenti di malvagità. Croft adopera efficacemente il modello ermeneutico di Northrop Frye, che descrive quattro fasi del linguaggio: metaforico, metonimico, demotico e ricorso. Questo schema viene applicato alla storia dell’Anello e alla sua decadenza: così, Morgoth incarna la fase metaforica del linguaggio, nella quale nominare qualcosa equivale a possederla e trasformarla, Sauron la fase metonimica in cui soggetto e oggetto iniziano a separarsi, Saruman e Gollum la fase demotica, razionale, debole e descrittiva, in cui il linguaggio ha perso la magia originaria. Gli hobbit (Bilbo, Frodo, Sam) interrompono un ciclo apparente destinato a una coazione a ripetersi, evitando che il potere dell’Anello torni a uno stadio mitico e totalizzante (il ricorso). Infine, il saggio collega questi concetti alla riflessione sul potere delle parole nel legendarium di Tolkien: il linguaggio, nella sua fase originaria, ha una forza creativa e pericolosa, capace di plasmare il mondo. Ma nel corso della storia di Arda, questa potenza si affievolisce. Tuttavia, la letteratura e la poesia – sulla scorta di Frye e di Barfield – hanno il compito di conservare e rievocare quella fase primigenia del linguaggio, potente e mitica, che può ancora illuminare la realtà se usata con consapevolezza.

Buona Lettura!

Scarica il saggio di Janet Brennan Croft

SAGGI AIST PRECEDENTI:
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LINK ESTERNI:
– Vai al sito di Janet Brennan Croft presso academia.edu

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