Tolkien a Hollywood prima di Peter Jackson

Peter Jackson by FlickrMentre l’ultimo capitolo dell’epica di Peter Jackson tratta dallo Hobbit è uscito nelle sale, ecco una rassegna dei molti progetti di film tratti dalle opere di J.R.R. Tolkien, alcuni dei quali non sono mai stati girati. Infatti, solo con il regista neozelandese si è avuto un progetto saldo, con finanziamenti e tecnologia adeguati, e una passione tale da avere successo mondiale nelle sale cinematografiche. Ma prima delle due saghe di Jackson dedicate al Signore degli Anelli e allo Hobbit, sono stati molti gli adattamenti dei due maggiori romanzi di Tolkien. Prima di iniziare l’excursus, cerchiamo di capire cosa ne pensava l’autore stesso. Per Tolkien le parole erano l’habitat naturale della fantasia. Egli era un amante del linguaggio e un filologo di professione, uno che conosceva molte lingue e ne aveva inventate ancora di più.
FIlm: Lo Hobbit - La battaglia delle Cinque ArmatePer Tolkien ogni parola conteneva in sé la storia del suo stesso significato, quindi ha senso che le parole, scritte o pronunciate, detenessero per lui un potere che le immagini non potrebbero mai avere. Tolkien nutriva sempre sani sospetti sui tentativi di riduzione cinematografica dello Hobbit e Il Signore degli Anelli, anche se questo non vuol dire che fosse contrario. Semplicemente, non credeva che il cinema e la fantasia fossero compagni naturali, opinione naturalmente del tutto incomprensibile per la Warner Bros, i cui sei film tratti da opere di Tolkien hanno ad oggi incassato più di oltre 38 miliardi di euro in tutto il mondo (cui si aggiungono quelli dell’ultimo capitolo, Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate, che fino al 5 gennaio si è portato a casa 622 milioni di euro, di cui oltre 12 in Italia).

O l’arte o tanti soldi

Libri: On Fairy StoriesTolkien, tuttavia, aveva ben ponderato la sua posizione. La sua preoccupazione principale non era che raffigurare creature o mondi fantastici su schermo (o su tela) fosse troppo difficile, semmai piuttosto che non lo fosse abbastanza. «La rappresentazione visibile dell’immagine fantastica è tecnicamente troppo facile», aveva scritto nel saggio Sulle Fiabe del 1947. «Le mani tendono a correre più veloce della mente, e anche a sconfiggerla. Stupidità o morbosità sono risultati frequenti». Egli credeva anche che il fatto stesso che film e opere teatrali fossero recitati, piuttosto che semplicemente narrati, fosse un punto critico. Se stai già guardando un attore che finge di essere una persona completamente diversa, non ne consegue forse che sarà molto più difficile accettarne contemporaneamente un altro nella parte di un orco? «La drammatizzazione ha, per sua stessa natura, già tentato di creare una sorta di magia falsa, o dovrei dire almeno sostitutiva», egli proseguiva, e «Questo è già in sé un tentativo di contraffare la bacchetta del mago».
Guerre Stellari: Jar Jar BinksC’è una prescienza inquietante nello scontento borbottare di Tolkien. Sebbene egli scrivesse ben prima dell’avvento degli effetti digitali, i suoi timori per «stupidità o morbosità» sono gli stessi regolarmente condivisi dagli spettatori quando si parla di personaggi generati al computer, come il Jar Jar Binks dei prequel di Star Wars o i passeggeri di Polar Express. Una delle critiche più diffuse ai nuovi film sullo Hobbit, di passaggio, è che la loro nitidezza visiva, soprattutto se proiettati a 48 frame al secondo, renda l’artificio troppo evidente soffocando così in culla la fantasia. Elfi e nani sembrano attori travestiti, ossia esattamente quel che sono.
Radiodramma della BBC su Lord of the Rings (copertina del 1981)Nonostante la sua diffidenza, tuttavia, Tolkien non era del tutto contrario ai tentativi di adattare il suo lavoro allo schermo. Nel 1955 e 1956 aveva egli stesso fornito alla BBC una consulenza per una drammatizzazione radiofonica in 12 puntate del Signore degli Anelli, e aveva scritto al produttore Terence Tiller una serie di lettere sempre più ansiose, piene di descrizioni minuziose di come i personaggi avrebbero dovuto parlare e dei rischi legati ai tagli della trama (un suo tipico feedback su una sceneggiatura fu: «Per quanto mi riguarda, non credo che molti, o forse nessuno, degli ascoltatori che non conoscono il libro sapranno seguire la trama o comprendere del tutto quel che sta accadendo»).
Nel giugno del 1957 Tolkien era ancora dolorante per l’esperienza, ma quando Forrest J. Ackerman, Morton Grady Zimmerman e Al Brodax, un trio di aspiranti produttori (il primo sarà un famoso appassionato, collezionista e promotore di fantascienza, editore di diverse riviste, vincitore di un premio Hugo e attore come cameo in oltre 210 film, tra cui Vampirella e uno splatter di Peter Jackson; il terzo farà fortuna con i cartoni animati di Braccio di Ferro, Casper il fantasmino e soprattutto Yellow Submarine, il lungometraggio animato dei Beatles di cui fu anche co-sceneggiatore), Produttori: Forrest J. Ackerman e Al Brodaxcontattarono i suoi editori, Allen & Unwin, circa la possibilità di trarre un film dal Signore degli Anelli, era anche pronto a rischiare la «volgarizzazione» del suo lavoro purché le relative royalties ne valessero la pena. «Sull’orlo della pensione, non si tratta di una possibilità sgradevole», scrisse a Stanley Unwin; «penso che dovrei trovare la volgarizzazione meno dolorosa rispetto alla banalizzazione compiuta dalla BBC». Tre mesi dopo, i produttori inviavano a Tolkien un mucchio di note di produzione che delineavano la loro visione. Una miscela di tre ore di attori veri e animazione, con due intervalli, girata in parte fra montagne e deserti degli Stati Uniti. Tolkien fu colpito dai disegni inviatigli «[Arthur] Rackham piuttosto che [Walt] Disney», osservò con approvazione, ma fu molto meno d’accordo con le pesanti modifiche alla trama. «Stanley e io abbiamo concordato la nostra politica», scrisse al figlio Christopher, «arte o contanti. Condizioni davvero molto redditizie, o veto assoluto dell’Autore su ogni caratteristica o alterazione sgradevole». Lo script, quando finalmente arrivò, costrinse Tolkien a ricorrere al veto, e stando al suo elenco di correzioni e critiche doveva essere veramente orrendo. Gandalf era un vecchio parruccone sputacchiante, gli elfi erano minuscoli, spiritelli scintillanti abitanti un “castello fatato”, e il temibile Balrog prendeva in giro Gandalf prima di tirarlo giù dal ponte. Peggio ancora, il finale era stato completamente riscritto, e ora Sam Gamgee, il servo leale di Frodo, abbandonava l’amico durante l’attacco del ragno gigante Shelob e si incammina da solo verso il Monte Fato con l’Unico Anello. «È stato, e non è una parola troppo forte, semplicemente assassinato» (Lettere, n. 210), scriveva Tolkien riguardo al finale, ma avrebbe potuto dire lo stesso dell’intero mal concepito lavoro.

Un Hobbit mai distribuito

The Hobbit (1966)Nel 1966 l’animatore Gene Deitch, inventore di Tom e Jerry, collaborò con l’illustratore ceco Adolf Born alla creazione del primo vero adattamento cinematografico dello Hobbit. Nel 1964, prima che chiunque salvo alcuni oscuri ragazzini britannici ne avesse mai sentito parlare, il produttore William Snyder aveva comprato i diritti per Lo Hobbit. Il progetto languì per due anni finché Deitch non ricevette da Snyder una richiesta impossibile: spedire a New York un adattamento a cartoni animati dello Hobbit entro 30 giorni. Nel contratto si affermava infatti che per mantenere l’opzione sul Signore degli Anelli Snyder doveva meramente «produrre una versione cinematografica a colori» dello Hobbit entro il 30 Giugno 1966: e così accadde. In poco meno di un mese Deitch riuscì a tirar fuori alla bell’e meglio uno scenario supercondensato, ma sempre raccontando gli elementi fondamentali della storia per una durata di 12 minuti: la trama naturalmente era del tutto stravolta. L'animzazione de "Lo Hobbit" del 1966Dopo aver proiettato il film a New York («a ognuno che fosse disposto a offrirsi come cliente diedi dieci cent, che mi restituirono», racconta Deitch) e aver ottenuto la firma dei presenti («ai pochi perplessi spettatori fu chiesto di firmare una carta dove attestavano che il giorno 30 Giugno 1966 avevano pagato il biglietto per assistere al film d’animazione a colori Lo Hobbit!»), i diritti di Snyder sull’opera di Tolkien poterono essere estesi. Il produttore li vendette immediatamente e ci fece 100mila dollari. Deitch fece due soldi. Tutta la storia e il video possono essere letti qui.

I Beatles e Kubrick

Film mai girato con i BeatlesI Beatles erano dei lettori appassionati di Tolkien e avrebbero voluto fare il loro adattamento del Signore degli Anelli. Tutto accadde tra il 1967 e il 1968, quando la band era all’ apice del successo. John Lennon iniziò a scrivere una bozza per quello che sperava sarebbe stato il quinto film dei Beatles dopo A Hard Day’s Night, Help!, Magical Mystery Tour e Yellow Submarine. Il piano di Lennon era piazzare ogni membro della band nell’esatto ruolo in cui chiunque lo avrebbe piazzato: Paul McCartney sarebbe stato Frodo, George Harrison Gandalf, Ringo Starr Sam e John Lennon a imperversare nella parte di Gollum anche se, secondo il libro Fab: An Intimate Life of Paul McCartney di Howard Sounes, John voleva tenere per sé la parte di Gandalf. Sembra anche che la nota modella Twiggy avrebbe impersonato Galadriel. Come tutti i migliori progetti dalla natura vana sarebbe poi stato una cosa in grande: dapprima i produttori contattarono David Lean, il quale però era troppo indaffarato con altre pellicole, poi Stanley Kubrick. Il regista disse con sincerità che non aveva letto il libro, per cui Dennis O’ Dell, numero uno di Apple la casa discografica della band, gliene spedì diverse copie. Alla fine, però, Kubrick rifiutò l’offerta perché il romanzo era troppo «vasto» per essere adattato in un film: «Chiedete piuttosto ad Michelangelo Antonioni». Apple Film , intanto, nel 1969 aveva effettuato passi presso Tolkien per comprare i diritti sulla trama. La sua risposta non è attestata, ma sembra che lo scrittore fosse contrario e non se ne fece più nulla. Intervistato sull’argomento, McCartney ritiene che il fallimento del progetto fu probabilmente una buona cosa, perché avrebbe fatto mettere tutti i riflettori su Lennon, che voleva il ruolo più appariscente, e questo potenzialmente avrebbe irritato gli altri Beatles: «La forza degli altri film che abbiamo fatto è proprio che in essi siamo tutti uguali». Beatles Lord of the ringsAnche se sembra un po’ azzardato, non è detto che quello dei Beatles sarebbe necessariamente stato un cattivo progetto. George Harrison era in realtà un produttore cinematografico abbastanza decente: la sua casa cinematografica HandMade Films ha prodotto Brian di Nazareth dei Monty Python, I banditi del tempo, Shakespeare a colazione e Mona Lisa con Bob Hoskins e Michael Caine. Sta di fatto che in quello stesso anno Tolkien vendette i diritti alla United Artists per 104.000 sterline. L’autore morì nel 1973, dopo aver usato il denaro per istituire un fondo fiduciario per i nipoti e senza mai aver visto un singolo fotogramma di un film basato sul suo lavoro.

Sesso, sesso, sesso

Registi: John Boorman in ExcaliburGià nel 1969 la United Artists non aveva però perso tempo. Quasi non avevano ancora avuto i diritti che già avevano contattato John Boorman, che stava progettando un film fantasy ispirato dalla leggenda di Artù, chiedendogli di presentare una proposta per un film tratto dal Signore degli Anelli. Ciò con cui Boorman si presentò, tuttavia, sembrava più un intervento di chirurgia ricostruttiva. Il film proposto da Boorman suona incredibile e non ha assolutamente nulla a che fare con Il Signore degli Anelli. Per dirne una, non appena Frodo giunge nel regno boscoso di Lothlórien viene sedotto da Galadriel che se lo porta a letto, mentre in un’altra scena Aragorn e Boromir si baciano vogliosamente sulle labbra. C’è anche una scena in cui Aragorn salva la vita di Éowyn facendole provare un orgasmo magico. Lo script trasudava di sesso, l’unica cosa che mai, mai si trova in Tolkien. Inoltre, il co-sceneggiatore di Boorman, Rospo Pallenberg, non vedeva l’ora di riportare nuovamente a bordo i Beatles, anche se nei ruoli dei quattro Hobbit principali: Frodo, Sam, Merry e Pipino. Ci vollero sei mesi a Boorman e Pallenberg per scrivere il copione, cosa che fecero rinchiusi in isolamento nella fatiscente canonica di Boorman nella contea di Wicklow. Per quando il lavoro fu completato, tuttavia, il dirigente che aveva scelto Boorman per l’incarico aveva lasciato lo studio, e i suoi ex colleghi si ritrovarono molto perplessi di fronte a quest’epica libidinosa di 700 pagine per un solo film atterrata una bella mattina sulle loro scrivanie (non che sapessero abbastanza Excalibur: Uther e Igraindel lavoro originale di Tolkien da riconoscere la stranezza del taglio datogli da Boorman: «Nessun altro aveva letto il libro», si lamentarono in seguito). Nel 1976 la United Artists staccò la spina, una decisione che fu davvero meglio per tutti. Boorman fu in grado di riciclare la maggior parte del lavoro di preparazione nel suo nuovo progetto su Re Artù, che divenne poi Excalibur, un film con più che sufficiente fantasy sessuale da inondare tutto il mondo fino all’arrivo di Game of Thrones.

Bakshi approda al cinema

Registi: Ralph BakshiFu così che la United Artists vendette i diritti sul Signore degli Anelli per una somma di 3 milioni di dollari alla Saul Zaentz Company, che aveva già un proprio regista visionario in fila per rilevare il lavoro. Fin dal 1950 l’animatore Ralph Bakshi aveva sognato di adattare Il Signore degli Anelli, ed era ormai abbastanza famigerato e di successo per metterci davvero le mani. Bakshi poteva aver trovato la fama con cartoni animati a luci rosse come Fritz il Gatto e Coonskin, ma, a differenza di Boorman, voleva che il suo Signore degli Anelli fosse casto come l’opera originale di Tolkien. Il suo film però non avrebbe dovuto assomigliare a nessun altro film d’animazione precedente. Bakshi era andato sperimentando con il rotoscoping, una tecnica di animazione in cui gli artisti disegnano i loro personaggi a partire da scene con attori veri piuttosto che disegnarli a mano libera, convinto che quella tecnica avrebbe dato al film l’aspetto di un’illustrazione piuttosto che di un cartone animato. Film di Ralph BakshiI risultati non raggiunsero del tutto gli obiettivi sperati, ma si rivelarono spesso molto inquietanti, in particolare per quanto riguarda gli Spettri dell’Anello, nei loro fluenti mantelli neri, e gli orchi, grottesche e indistinte masse di denti, corna e pellicce. Il film taglia troppi angoli, con nomi mal pronunciati e buchi di sceneggiatura, ma la sua oscurità e stranezza ti rimangono attaccate. Si conclude con la battaglia del Fosso di Helm, al culmine de Le Due Torri, ma sebbene avesse incassato 30 milioni di dollari il sequel previsto, che avrebbe completato la storia, venne annullato. «Io gridavo, ma era come gridare al vento», disse Bakshi all’AV Club nel dicembre del 2000, un anno prima del primo film di Peter Jackson. «Tutto perché nessuno ha mai capito il materiale. È stata una cosa molto triste per me».

Altri adattamenti

Copertine: Lo Hobbit (1977) Il Ritorno del Re (1980)Sullo sfondo, altri adattamenti quasi legittimi dell’opera di Tolkien iniziarono a emergere. Lo studio di animazione giapponese Topcraft produsse una versione animata dello Hobbit per la televisione Usa nel 1977, e un sequel non ufficiale del film di Bakshi nel 1980, pochi anni prima che l’azienda fosse acquistata da un tale Hayao Miyazaki e trasformata nello Studio Ghibli. Nel 1985 la televisione sovietica trasmise un film di un’ora e 11 minuti intitolato
Il Favoloso Viaggio del signor Bilbo Baggins lo Hobbit, con uno Smaug grande burattino, un Gollum vestito di lycra e Gandalf che sembrava il quarto dei Bee Gees. Il tutto era presentato da un attore con bastone e bombetta circondato dalla tipica nebbia londinese. In realtà, il film era stato girato nel 1984 come un programma per bambini inizialmente di 72 minuti e prodotto nell’ambito della serie televisiva Tale after Tale e presentava attori russi famosi come Zinovy Gerdt (Tolkien il Narratore), Mikhail Danilov (Bilbo), Anatoly Ravikovich (Thorin) e Igor Dmitriev (Gollum) e il corpo di ballo dell’Accademia di Stato di Leningrado. Hobitit (Finlandia)In una serie TV finlandese chiamata Gli Hobbit (Hobitit), in onda nel 1993, un avvizzito narratore legge brani dell’opera di Tolkien adattati per un pubblico di bambini, con scene occasionali recitate in soggettiva e in modo relativamente convincente (Kari Väänänen, una presenza regolare nei film di Aki Kaurismäki, interpreta un Gollum formidabile, rendendolo meno mostro e più reietto e buffone). Prodotta dall’emittente finlandese Yle, la miniserie di nove episodi è andata in onda sul canale Yle TV1. Scritta e diretta da Timo Torikka, includeva anche attori come Matti Pellonpää, Martti Suosalo, Vesa Vierikko, Ville Virtanen, e Leif Wager.

Le due trilogie di Jackson

Christopher TolkienNaturalmente tali sforzi furono ben presto eclissati dal Signore degli Anelli di Peter Jackson e dai prequel basati sullo Hobbit che seguirono. Nonostante il successo della serie, tuttavia, i rapporti tra il produttori dei film e la Tolkien Estate difficilmente potrebbero essere peggiori. Una lunga disputa legale sui profitti rivenienti dal Signore degli Anelli di Jackson venne a galla nel febbraio 2008, quando gli amministratori della Tolkien Estate citarono in giudizio la New Line Cinema per una cifra, si dice, di 170 milioni di euro. La causa fu risolta dal tribunale nel 2009 per una somma non resa pubblica, e tuttavia ciò non fu sufficiente per rendere Christopher Tolkien più incline a un atteggiamento benevolo verso il lavoro di Jackson. «Hanno squartato il libro rendendolo un film d’azione per giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni», Christopher ha dichiarato al francese Le Monde nel 2012. «L’abisso tra la bellezza e la serietà dell’opera e quel che è diventata mi ha sconvolto». «La commercializzazione ha del tutto azzerato l’impatto estetico e filosofico dell’opera. C’è solo una soluzione per me: voltare la testa dall’altra parte». E come suo padre avrebbe senza dubbio consigliato, volgerla verso le parole.

(L’articolo è stato scritto grazie alla traduzione di Giampaolo Canzonieri,
che ringraziamo per la collaborazione)

ARTICOLI PRECEDENTI
– Vai all’articolo Il primo vero film dello Hobbit (che non fu mai distribuito)
– Vai all’articolo Primo round a Warner sulla Tolkien Estate
– Vai all’articolo Christopher Tolkien su Le Monde: «Un circo Barnum su mio padre»

LINK ESTERNI
– Vai al sito della Tolkien Estate
– Vai al sito della Middle-earth Enterprises, divisione della Saul Zaentz Company

– L’articolo di Le Monde: Tolkien e l’anello della discordia (di Raphaëlle Rérolle)

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Le 20 cose da sapere sul Signore degli Anelli

Tim Kirk: "Bilbo and Gollum"Il nostro sito web è inondato spesso dalle domande degli appassionati di J.R.R. Tolkien che vorrebbero saper tutto sul loro autore preferito. Molto spesso è sufficiente consultare le Lettere scritte da Humphrey Carpenter oppure le Appendici del Signore degli Anelli, altre è addirittura più semplice: basta leggere il libro! Prendendo spunto da un articolo di What Culture, eccovi le 20 cose che non sapevate sul capolavoro di Tolkien. E se le sapevate già, è sempre un bene ripassarle!

20. Frodo aspetta 17 anni prima di cominciare il suo viaggio

Frodo in the ShirePer i fan del film, sembra che passino solo poche settimane fra il momento in cui l’Anello finisce nelle mani di Frodo e l’inizio del suo epico viaggio verso il Monte Fato all’inizio della Compagnia dell’Anello. Nel libro, invece, le cose non si muovono così velocemente, e quando Frodo parte con l’Anello sono passati 17 anni dal centoundicesimo compleanno di Bilbo. Cosa succede in quasi due decenni? Non molto: Gandalf ha visitato periodicamente Casa Baggins fino alla fatidica notte di primavera in cui è arrivato con l’informazione sull’Anello. Anche così, Frodo ha aspettato fino a settembre per partire: evidentemente, la conquista della Terra di Mezzo da parte dell’Oscuro Signore non è così pressante come lo fanno sembrare i film. Il libro, proprio come gli hobbit che ne sono i protagonisti, preferisce prendere le cose con calma.

19. Nessuno conosce il colore dei capelli di Legolas

Andrea Piparo: "Legolas di Bosco Atro"Una delle caratteristiche di Legolas, oltre alla sua propensione filmica per affermare ovvietà, è la sua bellezza elfica (grazie, Orlando!) che include quelle deliziose treccine biondo platino per cui è immediatamente riconoscibile. L’unico problema è che, nel libro, la cosa non è scritta da nessuna parte. È vero, suo padre Thranduil ha splendidi capelli dorati come viene specificato nel Legendarium e come è (per una volta) fedelmente riportato nel film, ma stranamente questo particolare di Legolas, uno dei nove personaggi principali del Signore degli Anelli, rimane non menzionato, cosa che ha fatto sollevare molte questioni fra i fan. In vari volumi e appendici del Legendarium gli elfi Sindarin sono descritti con capelli generalmente scuri. Questo è ulteriormente corroborato per Legolas da questa dubbia descrizione nella Compagnia dell’Anello: Frodo levò lo sguardo sull’elfo che lo sovrastava, alto, con gli occhi fissi nel buio, alla ricerca di un bersaglio da colpire. Scura era la sua testa, e cinta da una corona di stelle bianche che luccicavano nei neri stagni del cielo dietro di lui. In quasi 1200 pagine, comunque, nemmeno una volta l’elfo che tutti preferiamo viene descritto con sicurezza, il che ci lascia finire con questa conclusione: a causa di alcuni incidenti genetici recessivi, Legolas aveva i capelli rossi.

18. Le montagne su una luna di Saturno prendono nome dall’opera di Tolkien

Titano, luna di SaturnoTitano, la maggiore fra le lune di Saturno, è molto simile a un pianeta: ha un clima stagionale che provoca caratteristiche della superficie simili a quelle della Terra, compresi laghi, fiumi e, naturalmente, montagne. Forse proprio perché è così simile alla Terra, gli astronomi hanno deciso di realizzare le nostre fantasie dando a molte emergenze di Titano nomi di esseri mitologici e fantastici: i crateri hanno nomi di dee della saggezza, i labirinti hanno il nome dei pianeti di Dune. Ma soprattutto, le catene montuose hanno i nomi delle catene montuose della Terra di Mezzo, seguendo una convenzione del Gruppo di Lavoro per il Sistema di Nomenclatura Planetaria dell’IAU. Gli esempi più notevoli sono il monte Erebor, le Montagne Nebbiose, i Monti Mithrim, i monti Mindolluin e, naturalmente, il Monte Fato, appropriatamente quello che si ritiene essere il picco più alto di tutta la luna.

17. Sean Connery ha rifiutato il ruolo di Gandalf

Sean Connery è GandalfNon c’è nessun dubbio che Sir Ian McKellen sia nato per fare il ruolo del geniale e potente stregone Gandalf nei film del Signore degli Anelli e dello Hobbit. Tuttavia, per quanto possa sembrare bizzarro, egli non fu la prima scelta. No, il ruolo di Gandalf fu prima offerto all’ex James Bond, Sean Connery, che dopo un’offerta iniziale di 30 milioni di dollari lo rifiutò. Gli fu allora offerto il 15% dei profitti totali del film, ma rifiutò ancora. Anche se non c’era alcuna certezza che quei film avrebbero avuto il successo che poi hanno avuto nel 2001, la sua si rivelò una scelta monumentalmente sbagliata, poiché significa che la trilogia gli avrebbe fatto guadagnare 450 milioni di euro. Ci si potrebbe chiedere perché mai Connery abbia rifiutato il brillante ruolo dell’eccentrico stregone: messa semplicemente, egli ha dichiarato di non aver capito la parte o la trama del copione. Anche dopo aver letto il libro, il copione e dopo aver visto i film. Chiaro?

16. Balrog e stregoni sono della stessa «razza»

Petar Meseldzija: "Gandalf e il Balrog"Se si fa un’analogia fra il Silmarillion e la mitologia, i Maiar sarebbero simili ad «angeli» della Terra di Mezzo, superati in potere solo dai Valar. I Maiar sono di origine divina, e per questo possono mutare forma e possono vagare invisibili se desiderano. Prima di quanto raccontato nel Signore degli Anelli, Melkor, il Vala malvagio, corruppe alcuni Maiar, uno dei quali era Sauron, e altri che divennero i Balrog di Morgoth, altrimenti noti come «curiosi demoni ombra infuocati del fato». Ora, quando l’allievo prese il posto del maestro e il male di Sauron iniziò a diffondersi, i Valar inviarono vari Maiar sotto forma di eccentrici vecchietti per aiutare a contrastare Sauron: questi furono chiamati Istari, o stregoni, e fra loro c’erano Gandalf, Saruman, Radagast e due stregoni blu. Così, quando Gandalf combatte contro il Balrog nella Compagnia dell’Anello, tecnicamente stava combattendo contro uno dei suoi fratelli: a noi sembra una tipica riunione di famiglia!

15. Il Signore degli Anelli non è un’allegoria!

J.R.R. Tolkien leggeNel corso degli anni il Signore degli Anelli è stato studiato, analizzato ed esaminato da molti studiosi, professori e appassionati. L’idea di un potere troppo grande per l’Uomo ha attirato molte riflessioni, e l’Unico Anello è stato visto, per esempio, come metafora delle armi nucleari. Ciononostante, Tolkien fu adamantino nel negare che Il Signore degli Anelli avesse significati allegorici, compreso qualsiasi riferimento a eventi politici come la Guerra Fredda. L’esatta frase sull’allegoria del Professore è: «Detesto cordialmente l’allegoria in tutte le sue manifestazioni, e l’ho sempre detestata da quando sono diventato abbastanza vecchio e attento da scoprirne la presenza. Preferisco di gran lunga la storia, vera o finta che sia, con la sua svariata applicabilità al pensiero e all’esperienza dei lettori». Quindi Tolkien ammette che il racconto possa essere applicabile a eventi storici, ma la decisione di interpretarlo in questo modo è del lettore e non è nelle intenzioni dell’autore.

14. Aragorn e Arwen sono cugini (più o meno)

Guo: lament of ArwenLa più dolce storia d’amore della Terra di Mezzo assume un risvolto sfortunatamente incestuoso se si prende in considerazione la genealogia di Aragorn e Arwen. Per fortuna, a causa della diversa lunghezza della vita nella linea di Aragorn e in quella di Arwen, essi sono imparentati molto, molto, molto, molto, molto alla lontana (sono cugini di sessantatreesimo grado!), quindi va tutto bene. Come tutti sanno, Aragorn è il legittimo erede al trono di Gondor, ma ciò che è meno noto è che Elros, il primo Alto Re di Numenor e bis-bis-bis-nonno (con sessantuno bis) di Aragorn, era fratello gemello di Elrond. Poiché Arwen è figlia di Elrond, non deve meravigliarci che Elrond fosse così contrario alla sua unione con il suo lontano nipote, anche se un nipote che deve recuperare 6500 anni di storia familiare. Più seriamente, questo è un modo interessante per vedere in prospettiva l’enorme differenza fra Elfi e Uomini: 65 generazioni separano Aragorn da Earendil (il padre di Elrond), mentre Arwen è a solamente due.

13. Il Signore degli Anelli non è una trilogia

Copertine Il Signore degli AnelliAnche se è stata pubblicata in tre volumi, ed è stata adattata in tre film, l’opera era pensata come un singolo racconto, separato in sei libri, e riferircisi come alla «trilogia» è un errore. Secondo Tolkien, i tre volumi in cui l’opera è stata divisa non dovrebbero essere considerati autonomi, un concetto che avrebbe contribuito a un senso di «informità» dell’opera. In particolare, nelle Due Torri, il terzo e il quarto libro non hanno molto a che fare uno con l’altro, contribuendo a separare in due la narrazione in quel volume. Ci si potrebbe chiedere perché allora sia stato pubblicato in tre volumi anziché in uno. La ragione ci sembra ridicola oggi che il Signore degli Anelli si è solidamente impiantato nell’inconscio collettivo, diventando un capolavoro della cultura popolare contemporanea, eppure è perché l’editore pensava che, essendo troppo oscuro per piacere ai lettori dello Hobbit, non avrebbe venduto abbastanza da ripagare i costi di stampa. A causa della carenza di carta subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’editore separò in tre parti in modo da non perdere troppo se le vendite non fossero state sufficienti: inutile a dire, questa precauzione si rivelò tutt’altro che necessaria.

12. Tolkien iniziò l’opera sul quaderno di uno studente

Tolkien scriveNegli anni ’20 o ’30 Tolkien aveva già iniziato a lavorare al suo Legendarium, ma la sua occupazione principale era ancora quella di professore a Oxford e un giorno, mentre correggeva dei compiti di esame come “lavoretto estivo” per guadagnare qualcosa fra un semestre e l’altro, Tolkien trovò una pagina lasciata bianca. Tolkien trovava la correzione un lavoro di “infinita noia”, quindi scoprire un foglio lasciato vuoto deve averlo deliziato, così tanto che, su quella pagina, scrisse una frase che, a quel punto, egli stesso riusciva a malapena a capire, una frase che ora è impressa nei nostri cuori: «In un buco nella terra viveva uno hobbit». La parola «hobbit», che egli non aveva mai usato prima, intrigò il professore e lo spinse a esplorare la storia e il concetto nella sua testa. Da uno studente svogliato, quindi, nacque il seme che infine divenne Il Signore degli Anelli.

11. Il Ritorno del Re è il film con il maggior numero di morti

The Lord of the Rings: The Return of the KingL’adattamento cinematografico del Ritorno del Re ha superato molti record: per nominarne solo due, rimane fino a oggi uno dei tre film che ha vinto il maggior numero di premi Oscar (undici, insieme a Ben-Hur e Titanic) ed è il primo ed unico film fantasy ad aver mai vinto Miglior Film e Miglior Regista. Ciò che molti non sanno, però, è che il Ritorno del Re può anche vantarsi del maggior numero di morti mai rappresentati sullo schermo di un film. Con tutte le battaglie epiche che amiamo, con Orchi e uomini uccisi di qua e di là, il conteggio dei morti arriva a esattamente 836 (in realtà dipende se il Mumakil ucciso da Legolas conta come uno solo). In pratica, sono tre morti al minuto (nella versione estesa).

10. Il Signore degli Anelli di Stanley Kubrik, con i Beatles

Beatles Lord of the ringsNon importa come la pensiate dei suoi adattamenti cinematografici, la passione e la dedizione di Peter Jackson per l’abbondanza di materiale tratto dalle fonti è evidente, specialmente se si considera che Stanley Kubrick definì il Signore degli Anelli immenso e «infilmabile». Kubrick fece questa dichiarazione per colpa dei Beatles che, all’epoca, lo consultarono per adattare Il Signore degli Anelli, in cui avrebbero voluto recitare. Apparentemente John Lennon era quello che spingeva il progetto negli anni ’60, e stranamente voleva recitare il ruolo di Gollum. Il resto del cast sarebbe consistito in Paul MacCartney come Frodo, Ringo Starr come Sam e George Harrison come Gandalf. Tolkien era interessato a un adattamento cinematografico, almeno quanto era interessato ai diritti d’autore, ma fu lui a uccidere il progetto poiché non gli andava che lo facessero i Beatles. Oggi, un Gollum recitato da John Lennon ci pare completamente assurdo, ma non dobbiamo essere troppo lesti nel ringraziare il professore per il suo buon giudizio: Stanley Kubrik, i Fab Four e Tolkien… sarebbe stato uno schianto di film, nel bene o nel male.

9. Sauron non forgiò i Tre anelli degli Elfi

Ivan Cavini: SauronTecnicamente, Sauron non forgiò nessuno degli Anelli del Potere tranne l’Unico. A un certo punto della Seconda Era, Sauron si rivolse ai fabbri elfici dell’Eregion, guidati da Celebrimbor, e insegnò loro come forgiare anelli magici. Gli elfi si esercitarono con molti anelli minori, ma infine con l’aiuto di Sauron Celebrimbor e i fabbri forgiarono i Sette dati ai Signori dei nani e i Nove per gli uomini mortali. I Tre sono tutta un’altra storia: chiamati Narya (anello di fuoco), Nenya (anello d’acqua) e Vilya (anello d’aria), i tre anelli furono tenuti nascosti a Sauron e vennero forgiati in segreto da Celebrimbor, mai toccati dall’Oscuro Signore. È per questo che i Tre non caddero sotto il controllo dell’Uno, né i loro portatori (fra cui Gil-Galad, Galadriel e Gandalf) furono corrotti da Sauron. Così, dopo che Sauron perse l’Unico, i Tre furono usati per preservare i reami degli Elfi: Lothlorien, Granburrone e Lindon.

8. La distruzione di Isengard da parte degli Ent si basa sul Macbeth di William Shakespeare

Beh’, più o meno. Quelli che conoscono il Macbeth di Shakespeare ricordano la famosa profezia sulla morte di Macbeth, che comprende questi versi:

Macbeth non sarà vinto
fino a quando di Birnam la foresta
non moverà verso il colle di Dùnsinane
contro di lui

Ted Nasmith: "The Wrath of the Ents"Nel Macbeth ciò che accade è che un esercito di uomini, non di alberi, si mimetizza con rami per far sembrare che il bosco di Birnam si muova verso Dunsinane (SPOILER: Macbeth viene effettivamente sconfitto). Tolkien, leggendo il Macbeth, si scoprì «amaramente insoddisfatto» da questa soluzione, lui che sperava di vedere un vero esercito di alberi marciare fino al colle di Dunsinane. Egli pensò che con tali premesse il risultato fosse uno spreco, e decise di rendere giustizia all’idea certamente impressionante di un esercito di alberi. Rende giustizia sia al temperamento sia alla dedizione di Tolkien il fatto che egli abbia infine creato un’ambientazione e un’intera razza per poter finalmente vedere gli alberi che marciano in guerra, come abbiamo tutti visto, e gioito, quando Ent e Ucorni assediano Isengard. Così Tolkien, secondo lui, aveva finalmente scritto la scena in modo giusto: perché, dopo tutto, cose ne poteva sapere il vecchio William?

7. «Gandalf» è preso dall’antica poesia norrena

Frølich: "Two Völuspá Dwarves"La Terra di Mezzo è piena di esseri con nomi piuttosto peculiari secondo i nostri standard, quindi non ci deve sorprendere che il Professor Tolkien non abbia tirato fuori dal nulla parole con suoni appropriati per dare i nomi ai suoi personaggi. È ben noto che Tolkien fu grandemente influenzato dalla mitologia nordica, in cui molte delle razze e dei personaggi hanno le loro origini. Per esempio, nel Dvergatal (che significa «Catalogo dei nani»), una sezione dell’Edda Poetica, c’è l’origine della maggior parte dei nomi di nani usati da Tolkien, nonché del nome di un amato stregone. Nella mitologia norrena Gandalf è un Dverg, o nano, ovvero uno spirito protettivo e magico. Tolkien ha anche fatto cenno alla relazione fra Gandalf e il dio norreno Odino, il «Vagabondo», un vecchio con una barba bianca e un bastone che diffonde conoscenza e verità. Altri personaggi che traggono nome dal Dvergatal includono: Durin, Thorin, Thrain, Thror e nove altri nani della Compagnia di Thorin.

6. Sauron era un gatto

Tevildo (Sauron)Beh’, in un certo senso sì! Nei primi scritti di Tolkien, il principale servitore di Morgoth (una posizione in seguito appartenuta a Sauron) era un grosso, feroce e potente gatto chiamato Tevildo, Signore di Gatti. Nella prima versione della storia di Beren e Luthien, Tevildo ha il ruolo che in seguito fu dato a Sauron, mentre Tevildo fu cancellato dalla storia della Terra di Mezzo. Un po’ dopo, ma ancora abbastanza presto nello sviluppo del Legendarium, Tevildo si trasformò in Thu, il Negromante e «Signore dei Lupi». Dopo qualche altro cambiamento di nome, ma mantenendo sempre lo stesso ruolo e la stessa idea di massima, il suo nome diventò finalmente Sauron, e così nacque l’Oscuro Signore.

5. La Guerra dell’Anello non è fantasy, è storia

Middle-earth mapSecondo Tolkien Arda, chiamata Terra di Mezzo nella serie, non è una terra fantastica: collegata linguisticamente alla parola germanica per «terra», Arda dovrebbe essere la nostra Terra, e il Legendarium documenterebbe un periodo della preistoria anziché eventi fantastici in un altro mondo. L’opera di Tolkien si sviluppa in tre periodi, e per l’ultimo di questi, gli Anni del Sole, egli dettaglia tre «ere». Il Signore degli Anelli si svolge nella Terza Era, lunga 3021 anni, che finisce proprio con il ritorno del re. Secondo questa linea temporale di Arda, i «tempi moderni» (il XX secolo) corrisponderebbero alla Sesta o Settima Era del Sole. La linea temporale diventa poco chiara intorno alla Quarta Era, per cui non ci sono corrispondenze esatte fra le date, sebbene molti concordino che la fine della Sesta Era corrisponda alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Tutto questo, in realtà, ci porta a un consenso generale su due cose: (1) siamo tutti nati in ritardo di quattro ere; e poi (2) perché non insegnano questo tipo di Storia a scuola?

4. Aragorn era uno hobbit con problemi ortopedici

Jon Hodgson: "Trotter before his feet were scarred"Come si addice a uno dei personaggi più importanti dell’opera, Aragorn ha subito una varietà di cambiamenti prima di diventare l’aspro Ramingo-diventato-Re che conosciamo e amiamo. Iniziando la sua esistenza come hobbit, poi come elfo, poi infine come uomo, la sua importanza nella storia in quanto erede di Isildur si realizzò solo molto più tardi. All’inizio, il suo soprannome non era Grampasso (Strider), ma «Trotter» (Trottatore), che era accettabile per ciò che egli era: un peculiare hobbit con zoccoli di legno, che in seguito si scoprono nascondere qualche tipo di innominata tortura inflittagli dall’Oscuro Signore mentre era alla ricerca di Gollum; Tolkien scrive anche in una nota che si sarebbe rivelato che Trotter aveva piedi di legno. Possiamo considerarci fortunati se questo spunto non fu sviluppato ulteriormente. Interessante che la prima possibile identità di «Trotter» fosse quella di Peregrino Boffin (da non confondere con il Tuc dallo stesso nome), un nipote da tempo perduto di Bilbo. Tuttavia dopo essere diventato Aragorn (chiamato così dopo molte revisioni) il suo soprannome fu inspiegabilmente, ma appropriatamente, cambiato in Grampasso.

3. Le lingue vengono prima della storia

Roberto Fontana: "Tintalle Elentari"Non sarebbe un azzardo pensare che Tolkien, un filologo professionista, abbia usato le sue conoscenze dopo aver deciso di scrivere un racconto fantasy per dare corpo a un mondo attribuendo lingue uniche e complesse ad alcune delle razze della Terra di Mezzo. In realtà però non è in quest’ordine che sono avvenute le cose. Piuttosto Tolkien, un incredibile appassionato di lingue e dell’invenzione delle lingue, scrisse la «storia» della Terra di Mezzo come scenario per le varie lingue che aveva già creato, fra le altre le lingue elfiche Sindarin e Quenya (influenzate da gallese e finnico), il Linguaggio Nero di Sauron e il Khuzdul nanico. Tolkien stesso ha detto: «Alla base c’è l’invenzione dei linguaggi. Le storie furono create per fornire un mondo ai linguaggi e non il contrario. Per me, prima viene il nome e poi la storia». Da allora lo studio delle lingue di Tolkien, soprattutto dei dialetti elfici, è stato intrapreso da appassionati casuali e da seri studiosi, alcuni dei quali prendono molto seriamente le regole, mentre altri vorrebbero solamente sapere come dire in Sindarin «vai a baciare un orco» (si dice «mibo orch», prego).

2. J.R.R. Tolkien ha inventato i «nani»

Nani: schizzi di TolkienOvviamente, i nani mitici erano in circolazione secoli prima che Tolkien fosse concepito, ma la parola inglese «dwarves» (nani) è stata, se non proprio inventata, almeno grandemente popolarizzata dall’opera del Professore. Prima dello Hobbit e del Signore degli Anelli, e anche oggi, il plurale normale della parola «dwarf» è «dwarfs». Oggi, «dwarves» viene solitamente usato in un contesto fantasy, mentre «dwarfs» è usato per elementi più tecnici, per esempio parlando di “nane bianche” in astronomia. Al tempo di Tolkien, l’unico plurale accettato era «dwarfs», che Tolkien non voleva usare per i suoi nani. Questo perché non voleva che i suoi nani, un popolo orgoglioso e potente, fossero associati a “sciocche storie” in cui sono diminuiti come “banali figure divertenti”. Così, per conservare la dignità dei nani. Tolkien usò «dwarves» per indicarli, sebbene in seguito abbia ammesso che «dwarrows», una forma obsoleta, sarebbe stata ancora meglio.

1. Lo Hobbit è stato cambiato per adattarlo al Signore degli Anelli

Illustrazione di Peter de Seve: "Gollum e Bilbo" - http://www.peterdeseve.com/Nello Hobbit, Bilbo Baggins acquisisce a sua insaputa l’Unico Anello dopo una gara di indovinelli con Gollum, che nella versione che tutti conosciamo detesta perderlo, essendo completamente dominato dal potere dell’Anello. Le cose però non sono sempre state così. Nella prima edizione dello Hobbit, Gollum stesso mette in palio l’anello come premio per la gara di indovinelli, il che non ha senso ora che conosciamo l’influsso corruttore dell’Unico; quindi, nella seconda edizione, la cosa fu cambiata per corrispondere al Signore degli Anelli. Nella prima edizione, la personalità di Gollum è molto meno aggressiva e contorta rispetto alla versione successiva, dopo che Tolkien ha rilavorato il libro per allinearlo con Il Signore degli Anelli, aggiungendo l’ossessione e la furia di Gollum come sintomi del potere dell’Anello. Un altra piccola modifica è il cambio del nome di una razza: gli Alti Elfi nella prima edizione si chiamavano Gnomi, dal greco «conoscenza», ma fu cambiato per evitare associazioni con gli gnomi da giardino. Bella mossa, John!

(L’articolo è stato scritto grazie alla traduzione di Lorenzo Gammarelli, che ringraziamo per la collaborazione)
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