Una Tolkien session al Festival del Medioevo

Festival del MedioevoCon l’autunno torna il Festival del Medioevo di Gubbio, giunto alla sua quarta edizione! Il tema di quest’anno è Barbari. La scoperta degli altri ed il festival si terrà dal 26 al 30 settembre: un lungo elenco di storici, saggisti, filosofi, scrittori, registi e giornalisti si riuniranno per cinque giorni, durante i quali si esploreranno dieci secoli di Storia.
Patrocinato dall’Istituto Storico Italiano per il Medioevo e dalla Società degli Archeologi Medievisti Italiani, il Festival del Medioevo proporrà mostre, mercati, esibizioni, spettacoli, ma soprattutto conferenze che approfondiranno varie tematiche, tra le quali spicca anche quest’anno un’intera sessione dedicata a Tolkien la mattina di sabato 29 settembre, che si terrà nel refettorio del Monastero di San Francesco (piazza Quaranta Martiri).

Tolkien Session 2018

Titolo: Medioevo Romantico: l’Età di Mezzo nell’Ottocento e nel Signore degli Anelli
Organizzatore: Associazione Italiana Studi Tolkieniani
Moderatrici: Elisabetta Marchi, responsabile attività didattiche AIST – Valérie Morisi, redattrice web del sito jrrtolkien.it
Descrizione: La sessione mostrerà come il Romanticismo abbia creato un Medioevo di fantasia per recuperare quelle che erano le radici mitologiche delle diverse nazioni europee, a cui J.R.R. Tolkien fece riferimento per creare la sua Terra di Mezzo. Verranno approfonditi i casi di Finlandia e Gran Bretagna, con accenni a Germania e Scandinavia. Questo Medioevo romantico rimase ben saldo per gran parte del Novecento e fu ripreso non solo da poeti come William Butler Yeats, ma anche da accademici e scrittori come Jorge Luis Borges e lo stesso Tolkien. Emblematico, infine, il caso di Santa Ildegarda di Bingen, che il movimento new age ha trasformato da mistica medievale a simbolo dell’emancipazione femminile.

Ore 10:00 – Alla ricerca delle origini: l’epica finnica del Kalevala e la mitologia dell’Inghilterra in Tolkien di Valérie Morisi – saggista, socia AIST e redattrice web del sito jrrtolkien.it

Ore 10:30 – Ci son fiabe in Gran Bretagna? I folcloristi inglesi, Andrew Lang e Tolkien di Cecilia Barella – anglista, traduttrice e scrittrice, esperta di letteratura per ragazzi, fiaba e letteratura inglese

Ore 11:00 – Medioevo e medievalismi in Tolkien, Yeats e Borges di Saverio Simonelli – Filologo germanista, scrittore, traduttore da inglese e tedesco, è giornalista responsabile dei programmi culturali di TV2000

Ore 11:30 – La cura e l’armonia in Tolkien e Santa Ildegarda di Bingen di Elisabetta Marchi – docente-formatore, scrittrice e saggista, socia AIST

Domande: 10 minuti

I relatori AIST

Cecilia BarellaCecilia Barella, romana, anglista, traduttrice dall’inglese. Ha collaborato con diverse case editrici e riviste culturali per articoli, recensioni, traduzioni e curatele sui temi dell’epica e della fiaba, la letteratura per ragazzi, il Romanticismo inglese e J.R.R. Tolkien. Collabora da più di un decennio con l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST), con cui ha sviluppato diversi progetti editoriali, tra i quali 4 volumi pubblicati: Tolkien e i Classici (2 volumi), Paesaggi dalla Terra di Mezzo. Immaginario e radici culturali nell’opera di J.R.R. Tolkien (Aracne, 2007) e C’era una volta… Lo Hobbit (Marietti, 2012). Tra il 2008 e il 2012 ha collaborato con la redazione della Compagnia del Libro – TV2000. Ha curato la ristampa del Kalevala. Poema nazionale finnico nella traduzione in versi di P.E. Pavolini (Il Cerchio, 2008) con Roberto Arduini, e l’edizione per ragazzi del poema Beowulf (Nuove Edizioni Romane, 2007) di Kevin Crossley Holland. Con Roberto Arduini e Saverio Simonelli è autrice di Librovisioni. Quando la lettura passa attraverso lo schermo (Effatà, 2009) e La biblioteca di Bilbo. Percorsi di lettura tolkieniani nei libri per ragazzi (Effatà, 2001). Di prossima pubblicazione, come autrice un libro sul Medioevo e il Cristianesimo in Scozia e il secondo volume di Tolkien e i Classici, come curatrice insieme ad altri studiosi dell’AIST.

Elisabetta MarchiElisabetta Marchi, pedagogista, scrittrice e saggista, vive e lavora a Ferrara dove si occupa di formazione e progettazione nel sociale. Socia dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani e responsabile delle attività didattiche cura la promozione della lettura di Tolkien nella scuola. Tra i suoi ultimi lavori, vanno segnalati il progetto per la scuola primaria e secondaria di primo grado C’è un Hobbit a Pontelago… (due edizioni) e Tolkien: autore del secolo per la scuola secondaria di secondo grado.
Collabora con la rivista Endóre per cui ha pubblicato i saggi Bilbo Baggins e la Contea: una carriera deviante (2016) e La Contea di Saruman (2018). Elisabetta ha preso parte alla sessione tolkieniana anche della passata edizione del Festival del Medioevo.

Valérie MorisiValérie Morisi, ha conseguito la laurea triennale in Lingue e letterature straniere con tesi in filologia germanica (Il Medievalismo di J. R. R. Tolkien in The Legend of Sigurd and Gudrún) e magistrale in Letterature Moderne, Comparate e Postcoloniali con tesi in filologia germanica (Thomas Percy e la riscoperta dei testi islandesi antichi: i poemi non inclusi in Five Pieces of Runic Poetry), entrambe con 110 e lode, è attualmente saggista e redattrice web. Socia dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, redattrice del sito dell’associazione (www.jrrtolkien.it), ha pubblicato il saggio Storie di viaggi e meraviglie. Lo Hobbit e il Milione di Marco Polo nella raccolta Tolkien e i Classici curata da Roberto Arduini, Cecilia Barella, Giampaolo Canzonieri e Claudio A. Testi. Tra gli ultimi interventi tenuti, si segnalano la collaborazione col programma Radio Gente Nerd di Radio Gente Umbra per una puntata di approfondimento sui vichinghi, e la conferenza Tolkien e la Finlandia: canti dalla terra degli Eroi durante l’evento Viaggio nella Terra di Mezzo organizzato dal FAI Giovani di Novara.

Saverio-SimonelliSaverio Simonelli è vicecaporedattore del Tg2000. Giornalista professionista dal 1997, nel corso degli anni ha ideato, curato e condotto numerosi programmi culturali dell’emittente, Punto di vista Libri, Il Sicomoro, Al Top, La compagnia del Libro. Attualmente cura e conduce la rubrica culturale Terza Pagina.
 Laureato in filologia germanica e traduttore, a fianco dell’attività giornalistica ha pubblicato diversi libri di saggistica tra i quali Il Signore della fantasia (2002) e Gli anelli della Fantasia (2004), per Frassinelli. Ha tradotto dall’inglese e dal tedesco opere di Mann, Luckmann, Von Balthasar. Nel 2010 ha pubblicato per Rubbettino il volume ‘Storie Infinite’ antologia di testi inediti di Michael Ende. Per l’editrice Ancora ha tradotto e prefato la prima raccolta italiana delle poesie di Patrick Kavanagh. Numerosi suoi racconti sono stati pubblicati sulle principali riviste letterarie nazionali. È tra i coordinatori dell’evento editoriale ‘Scrittori in città’ di Cuneo. Dal 2017 scrive i testi de La Notte Sacra della musica a Roma. È docente al Master per redattori editoriali dell’Università di Roma La Sapienza. Dal 2017 è giurato al Premio Strega.

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Festival del Medioevo: una sessione per Tolkien
– Leggi l’articolo L’autunno dell’AIST: due convegni, due festival e due fiere
– Leggi l’articolo Il Medioevo, e il Fantastico, fra noi
– Leggi l’articolo Tra Medioevo e Medievalismo
– Leggi l’articolo L’AIST raddoppia, al Salone di Torino e col FAI
– Leggi l’articolo Un Hobbit a Pontelago: il resoconto finale
– Leggi l’articolo Tolkien e Ildegarda tra erbe e pietre magiche
– Leggi l’articolo Il 30 novembre a Modena “Tolkien e la Finlandia”

LINK ESTERNI:
– Vai al sito del Festival del Medioevo
– Vai al sito della rivista Endóre
– Vai al sito di Istituto Storico Italiano per il Medioevo
– Vai al sito di Società degli Archeologi Medievisti Italiani

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Le lingue di Tolkien al Centre Pompidou di Parigi

Conferenza di Miha Gherghescu al Centro Pompideur La Francia è un altro pianeta. E lo dimostra anche nel suo approccio alla cultura. Il Centre Pompidou di Parigi ha aperto le porte alla quarta stagione del Nouveau Festival, ora prorogato fino a fine marzo, un’occasione importante in cui si rivelano le complesse diversità della cultura visuale contemporanea. La manifestazione accoglie più di cento ospiti che con le loro proposte si collocano all’incrocio di molteplici discipline. Tra grafica e tipografia, cinema e performance live, idiomi immaginari, musica e dibattiti, il Centre Pompidou, per questa quarta edizione, investiga il tema della lingua, andando oltre la sfera dei significati, per coglierne le astrazioni sonore e le manifestazioni più arcane. E nell’ambito dei linguaggi inventati non potevano mancare, naturalmente, quelli creati da J.R.R. Tolkien. Ecco il nostro resoconto dell’evento.

Le lingue immaginarie

Noveau festival di ParigiCome una Babele nel centro di Parigi, con una mostra dal titolo impronunciabile, Khhhhhhh, il Festival si interroga ad esempio sul perché Dio parlasse danese. O ancora del come il Kobaïen, idioma universale ed extraterrestre proveniente dal pianeta Kobaïa, sia giunto sino a Christian Vander, batterista-fondatore del gruppo Magma, le cui canzoni sono tutte cantate in questa lingua. Questa tematica è sviluppata anche nel percorso espositivo, in cui la Galleria Sud è dedicata proprio all’universo dei linguaggi fantastici. Infine, oltre a conferenze, dibattiti, proiezioni e performance, si fabbricano anche libri partendo dalla materia prima fino alla stampa definitiva. La mostra nella Galleria Sud, accanto alla vasta opera dell’eclettico artista Guy de Cointet, presenta una sezione consacrata alle «lingue immaginarie e inventate». In una cacofonia di suoni, convivono linguaggi come lo Zaoum dei futuristi russi e il Volapük, ispirato da Dio al religioso tedesco Johann Martin Schleyer nel XIX secolo. O ancora il Vonlenska, linguaggio emotivo-fonetico creato dal gruppo musicale islandese Sigur Rós, la lingua puffa di Peyo e in una delle prime lingue artificiali a noi note, creata da Ildegarda di Bingen, la cui fede ha trovato espressione anche attraverso la glossolalia, cioè il parlare nella sua Lingua Ignota di ispirazione divina. Un laboratorio è anche dedicato al binomio lingue inventate e cinema, dove in venti sessioni presentate da registi e specialisti del settore, vengono proposte le opere di grandi autori come Robert Altmann, Antonin Artaud, Werner Herzog, Pier Paolo Pasolini,
Eric Rohmer, ma anche Leonard Nimoy, Marc Okrand e Peter Jackson.

Tolkien e la sua influenza

Mostra a Parigi: "Khhhhhhh"In Galleria ci si imbatte inoltre nell’opera di Frédéric Werst. Quest’ultimo ha raccolto in un’antologia le opere redatte da un popolo, i Wards, nel corso dei due secoli in cui la loro civilizzazione era al suo apogeo. Vi si ritrovano testi religiosi, filosofici, racconti storici o mitici, libri di poesia, testi di grammatica e di geografia. In annesso al volume di 400 pagine si trova inoltre una grammatica Wardwesân e un dizionario di non meno di 3500 lemmi. Questa lingua è stata in realtà inventata dalla A alla Z dallo stesso Frédéric Werst, influenzato dal lavoro di Tolkien che aveva introdotto nelle proprie opere le lingue elfiche e degli altri popoli dell’immaginaria Terra di Mezzo. Su Tolkien e le sue lingue abbiamo parlato con Blistène Bernard, professore, curatore e direttore del Centro Pompidou di Parigi.
Cosa rivela l’esplorazione dei linguaggi immaginari nell’arte contemporanea?
«L’esplorazione delle lingue immaginarie mostra concretamente come il loro numero sia potenzialmente infinita. Non possiamo fare né un inventario né una mappa perché al di là di quelle che conosciamo, chiunque ha il diritto di costruire il proprio linguaggio! Ma esiste probabilmente una strana collusione tra l’invenzione del linguaggio e il desiderio d’emancipazione che si manifestano nella creazione artistica moderna e contemporanea, sia se si segue una modalità più “battuta” sia se si usano le forme più tecnologicamente avanzate».
Del resto, il calcolo combinatorio è alla base dell’invenzione del testo in Joyce e Queneau. Quali potrebbero essere gli obiettivi che motivano oggi l’invenzione di un linguaggio?
«Diciamo, innanzitutto che si dovrebbe distinguere la creazione voluta da quella accidentale! La lingua dei “marziani” o la glossolalia del Medioevo testimoniano la grande potenza del delirio, mentre le splendide lingue elfiche di J.R.R. Tolkien o quelle degli eroi di Star Trek mostrano in primo luogo la fervida immaginazione dei loro autori. Non bisogna nemmeno dimenticare quel sogno di una lingua universale che fu l’Esperanto o i riflessi sociali e politici alla base del Volapük. Ma possiamo dire che tutte le invenzioni di un linguaggio traducono il desiderio primario dell’uomo di essere altro e la sua volontà perenne di farsi capire».
Bernard BlistèneIl vostro laboratorio ha l’intento di mostrare come i linguaggi immaginari abbiano trovato nel cinema un mezzo e un campo privilegiato di sviluppo?
«Esatto. Un film permette innanzitutto di salvare queste lingue, testimoniandole e documentandole in un gesto antropologico (lo dimostrano film come Poto et Cabengo di Jean Pierre Gorin, L’Alphabet de Bruly Bouabré di Nurith Aviv, Le Moindre Geste di Fernand Deligny…). Il cinema, grazie alla sua capacità di mobilitare e ispirare l’immaginario, è inoltre il luogo adatto di tutte le finzioni fantastiche e fantascientifiche, che generano dei mondi paralleli e le loro lingue. Ne sono un esempio il Klingon usato in Star Trek o l’Esperanto nel film Incubus oppure il Na’vi creata per il film Avatar».
Il creatore di linguaggi per il cinema è divenuto a Hollywood una professione chiamata conlangers, come avete ben spiegato in una delle conferenze
dedicate. Sono quelle persone che inventano nuovi dialetti seguendo una struttura logica. Uno degli esempi più recenti è il Dothraki, la lingua del popolo dei cavalieri nomadi protagonista di una delle trame di A Game of Thrones di George R. R. Martin. In cosa tutte queste creazioni sono diverse dalle lingue elfiche di Tolkien?

«La differenza è notevole. Per gli adattamenti del Signore degli Anelli e ora dello Hobbit di Tolkien è vero che sono stati coinvolti esperti come David Salo, ma le lingue non sono state sviluppati dagli stessi registi. Semplicemente sono state trascritte frasi o dialoghi già presenti in elfico nei romanzi. Tolkien ha creato ben dieci lingue e molti alfabeti per sviluppare il mondo della Terra di Mezzo. Nella trilogia di Peter Jackson, gli appassionati hanno potuto per lo più ascoltare il Sindarin, la lingua parlata dagli elfi come Legolas o Arwen. Il Quenya era presente soprattutto come scrittura, mentre nello Hobbit è comparso il Khuzdul, la lingua artificiale creata da Tolkien per i Nani».

La mitopoeia del Professore

Mihaela GherghescuTolkien e le sue creazioni linguistiche sono state al centro anche di una conferenza, intitolata Mythopoétiques (“Mitopoietica”, l’arte di inventare i miti), tenuta dalla storica dell’arte Mihaela (Miha) Gherghescu, insegnante all‘EHESS, l’École des Hautes Études en Sciences Sociales (la Scuola di Studi Superiori in Scienze Sociali). Il suo intervento che è possibile seguire seguendo il collegamento qui sotto, non è semplice il riflesso di una ricerca accademica, ma una rassegna di quegli autori che si sono proposti a un certo momento di riformare la sostanza profonda del nostro linguaggio. Non si tratta di colmare le lacune o di confermare le teorie che circolano sulle lingue inventate, ma semplicemente di porre all’attenzione del pubblico la pluralità e la ricchezza di queste costruzioni artistiche, mitiche e al tempo stesso poetiche, che mutano profondamente la nostra abitudine a leggere, sentire e vedere che hanno provocato e provocano ancora, tutta una serie di processi di identificazione, di assegnazione e di riconoscimento. Queste creazioni mettono in gioco, tutti in una volta, i presupposti sulla stabilità del testo e sulla chiarezza dell’immagine. Tra questi autori un posto preminente è dedicato a Tolkien, descritto come professore di Oxford appassionato di elfi, hobbit e goblin, ma anche di leggende arturiane, di poemi anglosassoni e di saghe finlandesi che fu un grande inventore di lingue fantastiche, un teorico di un’estetica linguistica per il suo Sindarin e il suo Quenya, un esploratore di tutte le permutazioni linguistiche possibili e fittizie che letteralmente erano il frutto di una “azione mitopoietica”: le sue lingue hanno prodotto la creazioni di interi popoli, territori e un intero universo che le usava e che le modificava nel corso del tempo, come testimonia la normale evoluzione di un linguaggio reale.

GUARDA IL VIDEO DELLA CONFERENZA
 

– vai al sito del Centro Pompidou di Parigi
– vai al sito dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales
– Scarica il
documento sulla manifestazione del Centre Pompidou

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