Sabato 26 e domenica 27 settembre le colline piemontesi assomiglieranno più del solito alla Contea: avrà infatti luogo l’ottava edizione di Sentieri Tolkieniani. Questa manifestazione è nata infatti nel 2008, insieme all’Associazione omonima che si occupa di organizzarla, per «promuovere e diffondere le opere e il pensiero di J.R.R. Tolkien, e in particolare la sua visione antropologica, la sua spiritualità e i suoi valori radicati nella cultura cristiana e cattolica», come si può leggere nella pagina di presentazione del loro sito. La prima novità di quest’anno è il cambio di location: tutte le precedenti edizioni, infatti, hanno avuto luogo nel parco del castello di Osasco, a pochi minuti da Pinerolo, in provincia di Torino. Quest’anno invece la manifestazione si terrà nella vicina Torre Pellice, a una sessantina di chilometri da Torino, paese di interesse storico per la presenza della comunità valdese, perseguitata dal Cinquecento fino a tutto l’Ottocento dalla Chiesa.
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L’Estate tolkieniana? Nel 2015 è al ribasso
L’estate è la stagione più amata dagli appassionati di J.R.R. Tolkien. Soprattutto, in questo ultimo periodo si infittisce il calendario degli incontri dedicati allo scrittore inglese. La bella novità è che almeno quest’anno non si sovrapporranno. Nel 2014, infatti, ben tre eventi si erano svolti nello stesso fine settimana, creando non poche difficoltà a chi doveva scegliere preferendone solo uno a scapito degli altri. Quest’anno, però, si è diffusa una nuova tendenza, che accomuna quasi tutti gli eventi in programma: l’assenza di una programmazione culturale. Cercando di adottare un punto di vista generale, si può dire che all’assenza di una grande manifestazione nazionale (e di un soggetto a respiro altrettanto nazionale) che fino al 2006 richiamava in uno stesso luogo quasi ventimila persone accomunate dalla stessa passione, si è sopperito con la proliferazione di molti gruppi locali, con la conseguente nascita di tante piccole manifestazioni, tutte meritorie e degne di essere seguite, ma con il limite strutturale di avere un respiro prettamente locale. Il movimento degli appassionati di Tolkien in Italia non è infatti riuscito a creare un evento che possa dirsi adeguato all’enorme numero dei lettori di Tolkien, né ad eguagliare quello che furono le Hobbiton fino a dieci anni fa. Ne è stato un esempio lo Hobbit Day organizzato il 2 maggio scorso a Roma dalla Warner Bros che, a fronte del grande impegno profuso dalle moltissime associazioni coinvolte e dai volontari a livello gratuito,
ha avuto un’affluenza così grande da stravolgere la stessa programmazione, con attese lunghissime per vedere la mostra, tutto esaurito nella sala conferenze, incontro con i doppiatori che è stato replicato all’esterno per le migliaia di persone presenti e le moltissime (e ingiuste) critiche che hanno investito i social network dopo l’evento, con le tante frecciate rivolte soprattutto al fantomatico «villaggio hobbit» che la Warner Bros aveva annunciato, ma che non è stato all’altezza delle aspettative.
