Il Vangelo di Gollum, la recensione di Testi (2)

Logo "Letto & Commentato"Proseguiamo con la recensione a Ivano Sassanelli, Tolkien e il Vangelo di Gollum, Cacucci Editore, Bari, 2020 pp. 526. La prima parte la trovate qui.

SANTI PAGANI NEL VANGELO DI GOLLUM

Premessa

Ho deciso di scrivere separatamente queste note all’opera di Ivano Sassanelli perché non mi sarebbe sembrato corretto “inquinare” una “mia” recensione al volume con delle considerazioni sul “mio” libro Santi Pagani nella Terra di Mezzo di Tolkien (ESD, Bologna, 2014), che Sassanelli mostra di tenere in gran conto (e per questo lo ringrazio) tanto da affermare che “ha contribuito in maniera decisiva allo sviluppo delle indagini scientifiche e critiche riguardanti le opere dello scrittore inglese” (p. 114).

Rilievi critici

Subito dopo aver esposto correttamente la mia tesi (riassumibile in tre proposizioni, 1-l’opera di Tolkien è pagana perché non contiene espliciti riferimenti cristiani, 2- ma è in armonia con la rivelazione cristiana 3) e proprio per questo differenza armonica è cattolica) Sassanelli ne prende le distanze e afferma che “non è la compresenza e l’armonia di natura e Grazia a mostrare la cattolicità delle opere tolkieniane ma, per converso, proprio il fatto che egli fosse un credente, e segnatamente un cristiano-cattolico, ha motivato la strutturazione della sua narrativa in maniera fondamentalmente ‘religiosa’, ossia comprendente, in maniera armonica, l’ordine delle natura e l’ordine della Grazia, il naturale e il soprannaturale” (p. 114). Ora, questa impostazione, se l’ho ben capita, mi pare si esponga a queste critiche:

1) Sulla definizione di “religioso” e “cattolico”
Sassanelli afferma una equivalenza tra narrazione “religiosa” e “comprendente, in maniera armonica, l’ordine delle natura e l’ordine della Grazia”. Ma questo non è esatto. Ci possono essere benissimo religioni (e di conseguenza narrazioni religiose) che non comprendono armonicamente questi due ordini: una prospettiva protestante non accetta la loro armonia, e una prospettiva orientale potrebbe non ammettere nemmeno l’esistenza di un ordine superiore a quello naturale, pur essendo entrambe prospettive religiose. Per questo motivo, ritengo più corretto dire, come ho fatto in Santi Pagani, che l’armonia tra natura e Grazia sia invece una caratteristica propria della cultura cattolica

2) Indebito passaggio dal piano biografico a quello dell’opera
L’autore afferma nella sostanza che “poiché Tolkien era un credente cattolico, allora produce un’opera cattolica”. Questo è un altro passaggio indebito che passa dal piano biografico (sul quale di sicuro Tolkien era un cattolico in senso confessionale) a quello dell’opera (in resta da terminare se questa è cattolica o meno in senso culturale: per queste distinzioni si vedano ad esempio i miei rilievi al libro di Toninelli “Colui che raccontò la Grazia”). Il passaggio è indebito perché:
– un autore cattolico può fare un’opera non cattolica: lo dimostra l’Indice dei libri proibiti dalla Chiesa Cattolica in cui vengono condannate come non cattoliche diverse opere scritte da cattolici. Ma, banalmente, anche Tolkien ha prodotto libri che non si possono dire cattolici (e nemmeno anti-cattolici, come invece avviene nel caso precedente) perché non contengono elementi legati a natura e grazia: Mr. Bliss ne potrebbe essere un esempio.
– un autore non cattolico può fare un’opera culturalmente cattolica dato che “lo Spirito soffia dove vuole” (Gv 3,8): un esempio potrebbe l’ortodosso Pavel Florenskij, le cui opere, almeno parzialmente, sono citate da S. Giovanni Paolo II nell’enciclica “Fides et ratio” (che parla proprio dell’armonia tra fede e ragione) come esempi di un cammino da seguire.

3) Assenza di espliciti riferimenti alla Grazia soprannaturale nell’opera di Tolkien
Sassanelli sostiene che l’ordine della natura e della Grazia soprannaturale sono compresenti all’interno della narrazione tolkieniana: in Santi Pagani invece si sostiene che l’opera tolkieniana non contiene esplicitamente al suo interno elementi soprannaturali, ma è in armonia con esso (e per questo è cattolica). Per mostrare la maggior coerenza di Santi Pagani rispetto al testo tolkieniana, vorrei riprendere la tesi di Sassanelli secondo cui “Se Frodo può essere considerato come una esemplificazione (o personificazione) dell’ ‘umile accompagnato e sostenuto dalla grazia’, Gollum è sicuramente l’esemplificazione (o personificazione) dell’ ‘ignobile ricercato, inseguito e trovato dalla pietà e dalla misericordia’ ” (p. 450). Nel brano si dice che:
a) Frodo è “un’esemplificazione [..] dell’‘umile accompagnato e sostenuto dalla Grazia”, e Sassanelli vede questo sostegno della Grazia in almeno due momenti decisivi:
– quando Frodo al consiglio di Elrond decide di portare l’Anello a Monte Fato. Qui Sassanelli commenta la frase di Elrond da lui tradotta “Ma se tu lo [l’Anello] prendi liberamente, dirò che la tua scelta è giusta” dicendo che “Elrond aveva acconsentito a che Frodo prendesse l’Anello e a giudicare tale scelta come ‘giusta’ solo ed esclusivamente perché essa era libera” e alla luce di questa libertà Sassanelli esclude che “quell’ altra volontà’ richiamata nel testo, non sarebbe mai potuta essere né quella di Sauron né l’attrazione provocata dall’Anello, in quanto entrambe, circuivano e cercavano di schiacciare la libertà del soggetto e annichilire ogni volontà contraria […] dunque non era nient’altro che la stessa volontà di Frodo ma accompagnata, aumentata e aiutata dalla grazia che […] Eru, gli aveva donato”” (pp. 219-220). Ora, riprendendo alcuni rilievi già fatti al dott. Lusetti, se si sta al testo:
1) non dice mai che “la scelta di Frodo è giusta”, né che “è libera”, perché da Elrond viene enunciato solo un periodo ipotetico: “SE tu lo prendi liberamente, dirò che la tua scelta è giusta”. Che il capitolo resti su questo punto ambiguo è innegabile, e poiché Tolkien era ben consapevole della centralità di questa scena, va detto che egli ha coscientemente voluto lasciare questa ambiguità: altrimenti avrebbe esplicitamente detto che “Eru mosse la volontà di Frodo” dato che quando Tolkien vuole attribuire esplicitamente a Eru un’azione diretta lo fa senza troppi problemi anche entro il Signore degli Anelli, dove ad esempio dice che Nùmenor affonda a seguito delle richiesta dei Valar all’Uno (app. A.1), o quando dice che la morte è il “dono dell’Uno” (App. A.5). Per lo stesso motivo di voler lasciare l’interpretazione “aperta”, Tolkien evidentemente non scrive nemmeno che “l’Anello mosse la volontà di Frodo” o altre frasi simili;
2) Per questa indeterminazione, resta però vero che la narrazione è in armonia con la rivelazione e la teologia cristiane: per un cattolico è infatti del tutto “naturale” vedere in Frodo un esempio di mozione divina: e Tolkien come individuo cattolico mostra di pensarla cosi (si veda la lettera 246, citata da Sassanelli a p. 220): ma resta che il testo scritto da Tolkien è volutamente non esplicito su questo.
b) Altro momento in cui Sassanelli vede nella storia di Frodo un esplicito intervento di Eru è l’episodio finale a Monte Fato, nel quale “L’Unico era riuscito ad arrivare nella Voragine del Fato lì dove, alla presenza di Eru (seppur mai nominato), sarebbe stato distrutto” (p. 350). Ma anche qui si possono fare considerazioni simili alle precedenti: Eru non è mai nominato (e questo lo ammette pure Sassanelli) e se Tolkien avesse voluto nominarlo lo avrebbe fatto, per quanto la presenza dell’Uno non è nemmeno negata.
Quanto detto dimostra dunque che anche in questi due momenti decisivi nella vicenda di Frodo il piano resta naturale, senza esplicita presenza o assenza di Grazia soprannaturale, per quanto può essere visto in armonia con il piano Soprannaturale: da ciò si evince la cattolicità culturale dell’opera.

4) Pietà e Misericordia come concetti pagani
Sempre in riferimento al brano sopra citato di Sassanelli, si possono fare considerazioni simili anche sul personaggio di Gollum. Personalmente ritengo la tesi di Sassanelli, secondo il quale “Gollum è sicuramente l’esemplificazione (o personificazione) dell’ ‘ignobile ricercato, inseguito e trovato dalla pietà e dalla misericordia’ ” (p. 450)”, è centrata e feconda sul piano interpretativo, a condizione però che venga precisata mantenendo le distinzioni di livello chiaramente poste in Santi Pagani. Infatti, anche in questo caso, il testo di Tolkien non richiama necessariamente il piano soprannaturale. Di sicuro i termini per capire il personaggio di Gollum sono “Pity” (pietà-peccato) e “Mercy” (Misericordia), come mostra il celebre dialogo tra Gandalf e Frodo (La Compagnia dell’Anello, L’ombra del passato), poi ripreso tra Frodo e Sam (Le Due Torri, Sméagol domato) analizzato da Sassanelli a pp.453 e seguenti. Ora, Sassanelli legge questi concetti alla luce della teologia cattolica, citando nella seconda parte del libro con dovizia e precisione posizioni di teologi o pontefici. Ma il punto è che i concetti di pietà e misericordia precedono la rivelazione cristiana e sono già presenti sia nella cultura greca sia latina (cfr. Aristotele, Retorica II, 8, 1385b sgg,; Etica Nicomachea II.5 1305b23; la ‘pietas’ celebrata nell’Eneide), dunque sono concetti pagani, che in seguito la teologia cattolica assume e potenzia fino a legarli a Dio Creatore e Giudice, per quanto anche qui restino sempre distinti dalla sfera delle virtù teologicali-soprannaturali. Per questo la presenza di questi concetti non indica la presenza della Grazia, per quanto può essere visto in armonia con quel piano soprannaturale.

Conclusione

Per concludere, mi permetto di dire che, nonostante i rilievi di Sassanelli, la prospettiva di Santi Pagani sembra essere ancora il criterio di lettura più completo, perché rende ragione di tutti i testi tolkieniani alla luce di tre semplici enunciati. Resta comunque che, almeno negli intenti, l’opera di Sassanelli non mi pare distantissima da questa prospettiva, per cui, come ho fatto con il dott. Toninelli, mi permetto di riscrivere la tesi centrale dell’autore “adattandola” a quanto sopra esposto: “Se Frodo può essere considerato come una esemplificazione (o personificazione) in armonia dell’ ‘umile accompagnato e sostenuto dalla grazia’, Gollum è sicuramente l’esemplificazione (o personificazione) dell’ ‘ignobile ricercato, inseguito e trovato dalla pietà e dalla misericordia pagane’ ” (cfr. p. 450).

 

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RECENSIONI:

Cover recensioni– Recensione: Tolkien e il Vangelo di Gollum di Ivano Sassanelli (Cacucci Editore, 2020)
– Recensione: Colui che raccontò la grazia di Mauro Toninelli (Cittadella Editrice, 2019)
– Recensione: Tolkien’s Library di Oronzo Cilli (Luna Press, 2019)
– Recensione: Eroi e mostri Il fantasy come macchina mitologica di Alessandro Dal Lago (Il Mulino, 2017)
– Recensione: Beren e Lúthien di JRR Tolkien (Bompiani, 2017)
– Recensione: Due recensioni “italiane” nei Tolkien Studies
– Recensione: Tolkien e l’Italia di Oronzo Cilli (Il Cerchio Editore, 2016)
– Recensione: J.R.R.Tolkien l’esperantista curato da Oronzo Cilli (Cafagna Editore, 2015)
– Recensione: Tolkien e i Classici a cura di Roberto Arduini, Cecilia Barella, Giampaolo Canzonieri, Claudio A. Testi (Effatà Editrice, 2015)
– Recensione: Green Suns and Faërie: Essays on J.R.R. Tolkien di Verlyn Flieger (Kent State University Press, 2011)
Copertina libro "Maestro della Terra di Mezzo" di Paul H. Kocher– Maestro della Terra di Mezzo di Paul H. Kocher (Bompiani, 2011): «Il suo capolavoro, e tutta la sua opera complessiva, non è semplicemente una “avventura” nel significato popolare del termine, ma qualcosa in più, una vicenda che offre ai suoi lettori degli insegnamenti profondi. Come le fiabe, del resto. E “fiaba” è una delle definizioni che Kocher ci dà de Il Signore degli Anelli…» (dall’introduzione).

Copertina "L'eroe imperfetto"– L’eroe Imperfetto di Wu Ming 4 (Bompiani, 2010): «Negli ultimi tempi è in corso una profonda riflessione sulla figura dell’eroe, come ci è stata tramandata dai miti classici e dalla “Poetica” di Aristotele: sulla sua crisi, sulla sua decadenza o esaurimento, sul suo “lato oscuro” e nondimeno sulla sua necessità. Smontare la figura dell’eroe nei suoi aspetti odiosi e deteriori, per riconnotarla, sembra necessario e soprattutto stimolante».

– Recensione: Salvare le apparenze di Owen Barfield (Marietti 1820, 2010)
– Recensione: Arda Reconstructed. The Creation of The Published Silmarillion di Douglas C. Kane (Lehigh University Press, 2009)
– Recensione: Tolkien, Race and Cultural History. From fairies to Hobbits di Dimitra Fimi (Palgrave MacMillan, 2009)
– Recensione: A question of time: J.R.R. Tolkien’s Road to Faërie di Verlyn Flieger (Kent State University Press, 1997)
– Recensione: Il Silmarillion di JRR Tolkien (Rusconi 1978)

FOCUS SANTI PAGANI:

Libri: "Santi pagani" di Claudio Testi– Recensione: Santi pagani nella Terra di Mezzo
– Leggi l’articolo Santi pagani, la replica di Wu Ming 4 (2 parte)
– Recensione: Santi Pagani: le recensioni all’estero
– Leggi l’articolo Santi Pagani, ecco il carteggio Monda-Testi
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– Vai al sito di Cacucci Editore

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