Due call for papers su Tolkien

Un call for papers (CFP) è un metodo usato in ambito accademico per la raccolta di articoli per un libro o una rivista o per le conferenze nei convegni. Il CFP di solito viene inviato dagli organizzatori o dai curatori e descrive in modo ampio il tema, l’occasione per la richiesta di intervento, le modalità di invio e i suoi limiti (durata calcolata in minuti per una conferenza o in battute o parole per gli scritti), le norme redazionali e la tipologia di abstract (sintesi) da inviare. Sempre più internet sta divenendo il modo più diffuso per i Call for papers.
Ecco, quindi, la notizia su due CFP in scadenza in questi mesi per gli studiosi di Tolkien e degli Inklings. Il primo è in occasione della 14 ° Conferenza annuale della C.S. Lewis and Inklings Society, che si terrà presso la Oral Roberts University di Tulsa, in Oklahoma (Usa) il 1 e 2 aprile 2011, con relatori principali Andrew Lazo e Kurt Bruner. La seconda è per la Mythcon 42, il più grande convegno statunitense, organizzato dalla Mythopoeic Society che si terrà a Albuquerque, in New Mexico, dal 15 al 18 Luglio 2011, con ospiti d’onore Michael Drout e Catherynne M. Valente (scrittrice).
Ecco tutti i dettagli:

Call for Papers
C.S. Lewis Society14th Annual C.S. Lewis and Inklings Conference
Oral Roberts University, Tulsa, OK
April 1–2, 2011

The Face of Myth in a World of Reason
Papers on the above theme related to the works of C.S. Lewis, J.R.R. Tolkien, Charles Williams and other Inklings, as well as George MacDonald and Dorothy Sayers are invited. However, papers on other subjects related to the above authors will also be accepted.
There will be a competition for the best undergraduate, graduate, and faculty/scholar paper given at this conference. The winners will be determined by a committee of three jurors from the Executive Board members of the C.S. Lewis and Inklings Society (CSLIS) and will receive monetary awards. To be eligible, the contestant must be a member of the CSLIS and present the paper at the conference. The awards will be presented during the evening banquet on April 1. If you would like your paper to be considered for the competition, please send the full paper by February 18, 2011.
If you do not want your paper considered for the competition but still want to present at the conference, you will need to submit a one-page abstract or a full paper by February 18, 2011. Papers should be 8–10 pages (double-spaced, 12 point font). They need to be original works and not read at previous conferences. Participants will be held to a twenty minute presentation limit. All participants must be members of the CSLIS in order to present at the conference. Participants can download a society membership form.
Send abstracts to: Dr. Mark R. Hall, Conference Director
Phone: 918-495-6111 – Fax: 918-495-6166


Convegno Mythcon 42Mythopoeic Society Conference 42
University of New Mexico, Albuquerque, NM
July 15–18, 2011

Monsters, Marvels, and
Minstrels: The Rise of Modern Medievalism

The year 2011 marks the 75th anniversary of both C.S. Lewis’ publication of The Allegory of Love and J.R.R. Tolkien’s lecture “Beowulf: The Monsters and the Critics.” Spanning the early Anglo-Saxon/Scandinavian heroic legacies and late Continental French-inspired romance traditions, these authoritative works of scholarship dramatically changed academic discussion on their medieval subjects. In addition, their literary reinterpretations laid the groundwork for the modern medievalism that now informs so much modern fantasy literature, Inkling or otherwise. To commemorate these important anniversaries, Mythcon 42 will invite reflection on the impact of these critical works and how they offer new ways to view the fantastic in earlier texts as well as how they initiated many of the approaches modern fantasy applies to its reading of the medieval. While legacies inherited from Anglo-Saxon, Celtic, Scandinavian, Biblical, and Classical cultures will be obvious subjects, papers and panels that explore mythological and fantastic works from other early traditions (such as Native American, Asian, and Middle-eastern) are also welcome, as are studies and discussions that focus on the work and interests of the Inklings (especially J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis, and Charles Williams), of our Guests of Honor, and of other fantasy authors and themes. Papers from a variety of critical perspectives and disciplines are welcome.
Guests of Honor: Michael D.C. Drout (Scholar), Catherynne M. Valente (Author)

Send abstracts to: Janet Brennan Croft, Paper Coordinator

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Francobolli fantastici per gli inglesi

Discworld Sarà per far digerire l’aumento dei prezzi, sarà perché gli inglesi sono sempre stati appassionati di letteratura fantastica, sarà per frenare l’emorragia di lettere e cartoline, sta di fatto che la Royal Mail, la versione britannica delle Poste nostrane ha annunciato le prossime collezioni di francobolli per il 2011.
Harry Potter
Tra serie dedicate alla musica, al Wwf, a William Morris e Shakespeare, spicca quella intitolata “Magic Realms”. Come fa sapere il comunicato stampa, la serie è dedicata «ad alcuni dei personaggi che hanno affascinato generazioni di lettori»:

Leggende arturiane– Nonna Ogg e Scuotivento (Nanny Ogg e Rincewind), che appaiono in molti dei romanzi del MondoDisco (“Discworld”) scritti da Terry Pratchett,
– Silente e Voldemort, personaggi tratti dai libri di Harry Potter, scritti da J.K. Rowling,

Cronache di Narnia
– Merlino e Morgana tratti dalle leggende di re Artù e, infine,

– Aslan e la Regina Bianca dalle Cronache di Narnia, scritte da C.S. Lewis.

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Molte di queste storie, antiche o moderne che siano, coinvolgono più di un personaggio magico, così la Royal Mail ha selezionato quattro diverse serie, scegliendo due personaggi ciascuno. «Per quasi mille anni, maghi e stregoni sono stati protagonisti per la psiche britannica», ha detto Philip Parker, portavoce della Royal Mail Stamps. I maghi compaiono in leggende, poesie, libri e film, e sono re-interpretati ad ogni generazione… In molte delle nostre storie più grandi, maghi e streghe hanno svolto un ruolo significativo al fianco di re e regine: Merlin, ad esempio, è indissolubilmente legato a Re Artù e le tre streghe a Macbeth». Visto che Aslan non è proprio un mago, visto nel Signore degli Anelli ce ne sono almeno tre (Gandalf, Saruman e Radagast), il grande assente della letteratura fantastica inglese è, come avrete notato, J.R.R. Tolkien.
La collezione sarà messa in vendita al pubblico da martedì 8 marzo 2011. Per maggiori informazioni sul valore dei singoli francobolli si può andare al sito ufficiale del Royal Mail Stamp. Sicuramente aspetteremo lo speciale che da quel giorno le poste britanniche inseriranno sulla loro pagina di YouTube.

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Verso la libertà grafica

Copertina Lo HobbitSiamo lontani dai film di Peter Jackson è si vede. Finalmente. Non fraintendete, la trilogia cinematografica del Signore degli Anelli ha molti meriti ed è sicuramente un’opera grandiosa, forse irripetibile. Ma ha un difetto: l’aver creato un modello iconico che per molto tempo imporrà i suoi canoni. Dopo i film, difficilmente i lettori del Signore degli Anelli riusciranno ad aprire il libro senza vedere Viggo Mortensen in Aragorn od Orlando Bloom in Legolas, per non parlare dei suoi capelli biondi, che nel volume non ci sono (erano probabilmente scuri com’era la norma tra i Sindar; i capelli biondi erano una caratteristica dei Vanyar). Per non parlare di Arwen/Liv Tyler. Insomma, la libertà di ogni lettore di fantasticare con la sua immaginazione, basandosi sulle descrizioni del capolavoro di Tolkien, come avviene per la maggior parte delle opere di narrativa, è fortemente limitata dalle immagini delle pellicole. Non solo: dalla loro uscita dei cinema di tutto il mondo, le illustrazioni e i dipinti di molti artisti si sono in parte rifatte a quel modello, divenendo appunto una sorta di canone.
Certo, non si vuol tornare ai tempi in cui i membri della Compagnia degli Anelli erano rappresentati con cappelli da moschettiere o vestiti da templare, ma siamo convinti che la diversità d’espressione sia una ricchezza, fino ad autore molto personali come Cor Blok o Tom Loback.

Copertina libro Middle-earthFatta questa premessa, è benvenuta la pubblicazione di Middle-earth: Visions of a Modern Myth, che raccoglie le opere di Donato Giancola. Attivo già da tempo, non è italiano come potrebbe far pensare il nome, ma uno dei più grandi artisti americani nel campo del fantastico, più volte vincitore del premio Hugo e di svariati altri premi. Collaborazioni con LucasArts, Microsoft Games, Hasbro, Wizards of the Coast fanno di Giancola l’artista che meglio ha rappresentato tutti i settori del gioco, ma le sue opere spaziano per tutti gli ambiti artistici. I forti richiami alla pittura rinascimentale unita alla sua formazione scientifica hanno reso le sue opere fantascientifiche uniche. «A lungo atteso», recita la quarta di copertina di Middle-earth: Visions of a Modern Myth, «questo bellissimo viaggio attraverso la Terra di Mezzo offre una nuova esplorazione del regno di fantasia più amato della letteratura. Dal Fosso di Helm al Monte Fato, Giancola conduce i lettori in un tour pieno di guerrieri, maghi, draghi e nani».

Donato Giancola e J.R.R. Tolkien
Donato GiancolaPiù della copertina, ci interessano le sue parole, riprese dalla presentazione che l’autore fa della propria arte sul suo sito: «Conosco quei libri dall’inizio alla fine, ma mi ritrovo ancora a commettere qualche errore […] Fortunatamente, Tolkien ha dato agli artisti una grande libertà nell’illustrare i suoi
romanzi: descrizioni non troppo dettagliate sia dei personaggi che dei luoghi. Le sue descrizioni di solito sono molto emotive e per questa ragione entrano in risonanza col lettore, molto di più delle opere di altri autori. È ciò che mi piace di queste opere: una forte base emotiva su cui costruire un ampio spettro di interpretazioni ‘fisiche’
».
«[…] è con le scene semplici che J.R.R. Tolkien ci fa sentire l’umanità dei suoi personaggi: le profondità della terribile oscurità di Moria; Merry e Pippin che fumano la pipa dopo la distruzione di Isengard; Frodo e Sam che cuociono dei conigli all’Ombra di Mordor».
«[…] La potenza di Tolkien sta nel fatto che non occorre un artista per interpretare la sua opera affinché prenda vita. Eppure, allorché l’artista riesce a superare la riproduzione pedissequa, si riesce ad aggiungere qualcosa a ciò che le parole possono descrivere. Le due arti risuonano e creano una risposta emotiva più grande della somma delle parti. Ciò non sempre si può raggiungere, ma quando accade è una cosa magica».

I quadri in casa
Sono particolarmente orgoglioso di un quadro da The Hobbit: Expulsion che è appeso in sala da pranzo. Rappresenta tutto ciò a cui aspiro e che mi appassiona della mia carriera come illustratore e pittore realista, interpretando l’opera di Tolkien; dispiegando l’umanità di personaggi in conflitto epico e creando quadri di ampie dimensioni e carichi emotivamente. Le ispirazioni accumulate in viaggi per i musei di tutto il mondo hanno trovato finalmente espressione in un lavoro come questo. Questo quadro, insieme a The Lord of the Rings, si è rivelato un trampolino per un corpus di opere più ampio, che rappresenta il mio secondo livello verso la creazione di una pittura narrativa. Nella mia opera ci sono stati alcuni successi, ma nessuno fino ad ora ha eguagliato quello che ho ottenuto illustrando le copertine dei due miei libri preferiti: The Lord of the Rings e The Hobbit».

La presentazione del libro su YouTube

– Per acquistare il libro su amazon.it o su ibs.it

Biografia di Donato Giancola con 26 opere

La presentazione sulla rivista Intercom

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In un nuovo romanzo i manoscritti segreti di Tolkien

Mirkwood: A Novel About JRR TolkienQuesto titolo, praticamente lo stesso dell’originale inglese, farà sicuramente sobbalzare sulla sedia ogni appassionato tolkieniano. Purtroppo, non è esattamente così: diciamo subito che la notizia non arriva da Christopher Tolkien, Priscilla Tolkien, né tantomeno da Tolkien Estate o HarperCollins. Non giunge nemmeno dalla Tolkien Society o da una delle prestigiose biblioteche che conservano i manoscritti dello scrittore inglese, dalla Bodleian di Oxford alla Markette University Library negli Usa. Si tratta solo di fiction.

Sgombrato il campo agli scoop ed essendo nel campo della narrativa, Tolkien non poteva che divenire protagonista di una storia fantastica: il professore appare nelle prima pagine e la sua ombra aleggia in tutto il resto di un nuovo romanzo, Mirkwood: A Novel About JRR Tolkien. A firmarlo è un certo Steve Hillard, uno scrittore e linguista statunitense altrimenti sconosciuti ai più. Si scopre così che in un viaggio non descritto da alcuna biografia né dalle lettere, Tolkien sarebbe sbarcato negli Stati Uniti, a New York, per una cosiddetta “missione segreta”. Siamo infatti durante la Seconda Guerra Mondiale e il professore di Oxford lascia da parte il suo pastrano per vestire i panni dell’agente segreto. Leggendo la trama si apprende che, durante il soggiorno, Tolkien portò con sé un documento scritto di suo pugno in una lingua sconosciuta che si riferisce a una eroina, una Halfling di nome Ara, che era vissuta nella Terra di Mezzo. Temendo che il possesso dei documenti avrebbe portato un gran danno, Tolkien affidò i documenti a un arrotino di nome Jesse Grande.

Quasi 40 anni dopo, l’arrotino vagabondo è scomparso e il manoscritto viene ritrovato da una sua nipote, rimasta orfana: Cadence. Proprio in quel momento, si scopre che le forze oscure dal Reame fantastico (sempre la Terra di Mezzo, si presume) giungono a New York alla ricerca dei documenti e dei loro guardiani, così Cadence è costretta a proteggere la storia di Ara. Purtroppo, non è dato modo di sapere come una ragazzina possa conoscere una lingua che è sconosciuta e sapere della storia di Ara, ma la trama va avanti. In seguito, si dovrebbe capire che la Terra di Mezzo esiste realmente e che Tolkien l’ha visitata e  semplicemente vi si era ispirato.

L’autore
«Tolkien sperava ardentemente, anzi credeva che non vi fosse alcuna divisione tra credenza e realtà», dice Hillard, che poi spiega: «Il mio romanzo risponde alla domanda: “Cosa sarebbe successo se Tolkien avesse vissuto in prima persona nella Terra di Mezzo”?». (A onor del vero, lo stesso Tolkien aveva smentito di credere e tanto di voler vivere nel suo mondo fantastico, ndr).
Intrecciando tra loro fatti storici e fiction, Hillard immagina gli spostamenti di Tolkien, ne fa una spia nella Seconda Guerra Mondiale e riporta dialoghi tra lo scrittore e il suo amico, C.S. Lewis. Hillard ha detto che l’ispirazione per scrivere il romanzo gli sarebbe venuta dalla lettura del Signore degli Anelli alle figlie, a cui la saga è piaciuta molto, ma ogni sera chiedevano: «Dove sono le eroine?».

Ora, senza voler dare giudizi affrettati, sembra proprio che anche questo romanzo segua una moda consolidata nei paesi anglosassoni: sfruttare il nome di Tolkien per farsi pubblicità. Se servissero altri esempi, si possono leggere tutta la saga sui draghi di James A. Owen, romanzi fantasy in cui Tolkien, Williams e Lewis sono protagonisti, oppure Looking for the King: An Inklings Novel di David C. Downing. E anche in Italia è il caso di La casa di Tolkien, un romanzo edito da Nutrimenti che poco aveva a che fare con lo scrittore inglese.

Tornando a Mirkwood, dal quel che si capisce il libro è un fantasy per bambini delle scuole primarie e forse delle medie, come tra l’altro si può evincere anche dalle immagini distribuite in questi mesi. La copertina è intrigante, ma dalle immagini si intuisce il pubblico a cui è rivolto. Il libro uscirà il 18 gennaio, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, speriamo non venga tradotto in italiano. Qui è possibile vedere la galleria di immagini.

Cadence Grande Discovers Ara's Rune In The DocumentsThe Documents -- Once Owned by JRR TolkienA Secret Gate Has Opened. Mirkwood Looms Beyond

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Quando le parole cozzano

La Compagnia del libro«…Sono parole che cozzano come macigni contro le interpretazioni, – tutte italiane peraltro – di Tolkien in chiave nostalgica o ancora manichea/reazionaria/alchemica e che fanno miseramente franare senza appello tutte le rispettive e velleitarie costruzioni a partire dalla famigerata introduzione al Signore degli Anelli scritta da Elemire Zolla per l’edizione italiana del testo…». Basterebbe questa lunga frase per menzionare la recensione di Saverio Simonelli, giornalista-conduttore della trasmissione “La Compagnia del… libro” su Tv2000, e acuto studioso di J.R.R. Tolkien.
La frase dell’incipit è tratta dalla recensione – un po’ il cuore di tutto il testo – de “Il Ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm” di Tolkien, appena pubblicato dalla casa editrice Bompiani e curato da Wu Ming 4, di cui abbiamo parlato in precedenza.

La recensione integrale del libro la trovate qui.

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Auguri, professore!

Birthday Tolkien ToastUno dei motivi per cui Il Signore degli Anelli possiede quell’unico e inconfondibile “sapore” di realtà, è la raffinatezza ed il dettaglio della cronologia: ogni mossa della Compagnia dell’Anello prima, e dei singoli personaggi più tardi, avviene in una ben precisa data sincronizzata con tutte le altre. I più appassionati ricordano certamente a memoria le date più importanti: il 22 settembre, compleanno di Bilbo e Frodo; il 25 dicembre, la Compagnia lascia Granburrone; il 25 marzo, l’Anello viene distrutto.
J.R.R. Tolkien però non si limitò a inventare storie, continenti, popoli e linguaggi: inventò anche calendari con i quali contare lo scorrere del tempo, diversi per ogni popolo. Ecco perché, in quelle date, si assiste spesso a litigi, o quanto meno dibattiti, fra gli appassionati tolkieniani più “integralisti”: il compleanno di Bilbo e di Frodo cade il 22 settembre, oppure il 22 “uccellaio” (che corrisponde in realtà al nostro 13 settembre)?
Su una data, però, gli appassionati tolkieniani di tutto il mondo concordano, e tutti insieme (almeno in spirito) la festeggiano: è il 3 gennaio, compleanno di J.R.R. Tolkien. Il modo di festeggiarlo è discreto, ma decisamente hobbit: con un brindisi, secondo l’usanza inglese. Le istruzioni sono semplici: per fare il Brindisi di Compleanno ci si alza in piedi, si alza un bicchiere pieno della bevanda preferita (non necessariamente alcolica), e si dicono le parole “al Professore” prima di berne un sorso. Dopo, potete sedervi e godere il resto della vostra bevanda.
La Tolkien Society inglese ha anche organizzato un sito web sul quale ci si può “iscrivere” al brindisi di compleanno (in inglese: Birthday Toast).
Sul nostro blog c’è anche la nostra foto ricordo: sono i Proudneck di Roma al Brindisi di Compleanno del 2010.

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In libreria Il ritorno di Beorhtnoth

È in libreria la nuova edizione del testo di J.R.R. Tolkien Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm (Bompiani) a cura di Wu Ming 4. Oltre al testo di Tolkien, emendato da alcuni smaccati errori di traduzione presenti nella precedente edizione (Albero e Foglia, 2000), il libro contiene la traduzione italiana del poema breve La Battaglia di Maldon e un articolo monografico di Tom Shippey, massimo esperto tolkieniano vivente. In copertina un’illustrazione di Ian Miller, “La battaglia dei Campi del Pelennor”, impiegata in Il bestiario di Tolkien di David Day (Bompiani 1979) a pag. 236-237. Qui di seguito l’intervista al curatore, pubblicata su L’Unità del 21 dicembre 2010.

Ecco l’intervista:
Un romanzo, una antologia di saggi e ora una riedizione di un testo dell’autore del Signore degli Anelli. Da cosa è nato il suo interesse per J.R.R. Tolkien?

«Le sue storie mi piacciono fin da quando ero ragazzino. Poi, in età adulta,quando sono diventato un narratore, ho avuto modo di approfondire molti aspetti del suo modo di intendere la letteratura, la sua poetica, l’architettura certosina dell’opera, l’ampio respiro del racconto, e ci ho ritrovato qualcosa di comune. La passione di raccontare ovviamente, di costruire mondi letterari complessi in cui il lettore possa immergersi e anche perdersi, viaggiandoci dentro in lungo e in largo».

Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm è un testo semisconosciuto di Tolkien. Era già stato pubblicato, mi sembra.

«Sì. Ma l’edizione precedente era inclusa in una raccolta di suoi scritti, Albero e Foglia, senza alcuna presentazione e contestualizzazione. Questo rendeva difficile capire l’importanza di questo testo che non è affatto secondario, come si tende a considerarlo. Proprio perché si tratta di un testo molto strano nella produzione tolkieniana era necessario fornire una cornice che consentisse di inquadrarlo per quello che è. Senza Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm non si può capire a fondo il percorso poetico che ha portato Tolkien a concepire il suo capolavoro, Il Signore degli Anelli».

Oltre al testo originale c’è anche una postfazione non sua. Ci può spiegare il senso di un’operazione così composita?

«La postfazione è il testo di una conferenza tenuta dal professor Thomas Shippey sul Ritorno di Beorhtnoth. Si tratta del maggior studioso tolkieniano vivente, capace di ricostruire dall’interno i problemi etici e poetici che Tolkien cercò di affrontare scrivendo questo testo bizzarro, che per metà è una riflessione filologica su un poema breve medievale, La Battaglia di Maldon, e per metà un componimento poetico che funge da epilogo immaginario del poema stesso. In questo lavoro Tolkien compie un’operazione sottile. Mette sotto accusa la poesia anglosassone, il campo di studi di una vita, e lo spirito eroico nordico che essa consacra. Lo fa per potersi affrancare da un certo modello eroico e inaugurarne un altro, quello che appunto troverà compimento nei suoi romanzi. Si tratta di un ponte tra l’ambito di studi accademici di Tolkien e l’approdo alla narrativa, rispecchiato proprio dalla natura ibrida del testo».

Come mai un professore di anglosassone si mette a scrivere una storia invece di fare un saggio su questo frammento?

«La Battaglia di Maldon è un poemetto che esalta il
coraggio dei guerrieri inglesi cristiani contro gli invasori vichinghi pagani. Beorhtnoth è il condottiero inglese che, provocato dai nemici, rinuncia al vantaggio del terreno per onore di cavalleria. In questo modo cade sul campo e trascina con sé i suoi fedelissimi, lasciando l’Inghilterra in balia degli invasori. Nel suo testo Tolkien critica duramente l’ideale eroico che antepone alla difesa degli altri quella dell’onore personale. Lo considera un ideale pagano anche se fatto agire in nome di Dio, ispirato dal desiderio di dimostrarsi cavallereschi “per fornire materia ai menestrelli”. Per questo scrive una sorta di pièce teatrale per due soli personaggi, uno dei quali incarna questa critica, mentre l’altro prende le parti della poesia anglosassone ed esce assai malconcio dal confronto. Praticamente Tolkien forza e ribalta l’antico poema per individuare il punto di crisi del sistema di valori guerrieri esaltato dalla poesia epica nordica».

Tolkien non è sempre stato accusato di “escapismo”, fuga dalla realtà? In fondo, mentre l’Europa era dilaniata dalla Seconda Guerra Mondiale, lui scriveva di elfi, nani e hobbit.

«Nella sua narrativa Tolkien affronta temi universali, non certo meno validi per la sua epoca o per la nostra. Il problema del male, del potere, della morte, il tema del coraggio, la funzione della poesia e della narrativa nella nostra vita. Se questo non è parlare della realtà della condizione umana non so cosa lo sia».

Ma lo scrittore inglese non era antimodernista, conservatore, ultracattolico, insomma “di destra”?

«Sì. Ma questo non significa che non sapesse affrontare certe questioni capitali in una chiave problematica e irriducibile a posizioni ideologiche. Il fatto stesso che a metà della sua vita abbia saputo mettere sul banco degli imputati la filologia e la poesia anglosassoni che tanto amava dimostra quanto poco fosse “conservatore” nelle sue scelte e capace di prendere le distanze da una certa assunzione acritica dell’epica e del mito. Così come il fatto che avversasse senza mezzi termini l’autoritarismo, il razzismo e il militarismo fa di lui uno strano tipo di “reazionario” del XX secolo. In generale pretendere di inquadrare l’opera di un autore attraverso la sua biografia o la sua fede è un pessimo esercizio critico. Un atteggiamento che Tolkien stesso non sopportava».

C’è tanto interesse in Italia per un autore come questo, con tutte le sue tematiche così inglesi?

«Ovviamente in Italia l’interesse per Tolkien si concentra sulla sua produzione narrativa. In effetti i lavori filologici di Tolkien sono legati a un ambito apparentemente poco italiano. Ma le questioni che solleva anche nei suoi studi accademici sono da un lato di ordine morale, quindi universali, dall’altro nient’affatto slegate dalla contingenza storica che Tolkien si trovava a vivere. Proprio un testo come Il ritorno di Beorhtnoth è un duro attacco ai capisaldi culturali del nazismo e alla contiguità più o meno inconsapevole di certa filologia britannica. Altro che escapismo…».

Perché un bambino dovrebbe leggersi un tomo di oltre 1000 pagine su un mondo che non esiste?

«Non so perché dovrebbe farlo. So che ragazzini di tutto il mondo lo fanno. Quello che ci trovano suppongo sia l’entusiasmo di avventurarsi in territori sconosciuti insieme ai protagonisti di una grande avventura, che vedono messe alla prova le proprie qualità e devono scoprire in se stessi risorse inaspettate. Pensare che questo sia una cosa di poco conto significa disprezzare il piacere della lettura».

Ha ancora senso oggi leggere Tolkien?

«Non mi sembra che negli ultimi cinquant’anni abbia mai smesso di averlo. Perché oggi dovrebbe essere diverso?».

Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm è pubblicato da Bompiani
editore
(9 euro, pagine 95) e verrà presentato dallo scrittore Wu Ming 4 a Roma il 31 gennaio 2011, alle ore 18 nella libreria Fetrinelli di via del Babuino 40. Il noto collettivo ha pubblicato la Prefazione di questo libro sul proprio Blog: lo si può leggere qui.

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Pubblicato il numero 13 di Endóre

Copertina numero 13 di EndoreCon immutato piacere, a quasi un anno di distanza dall’ultima volta, siamo lieti di annunciare l’uscita del numero tredici di Endóre, la rivista della Terra di Mezzo che, in una forma o nell’altra, da ormai 17 anni mantiene accesa la fiaccola tolkieniana in Italia. Endòre esce una volta all’anno, è in formato cartaceo e si riceve per posta. Contiene tutto quello che vorreste sapere sull’autore del Signore degli Anelli: recensioni, articoli, giochi ed una bibliografia particolarmente curata e aggiornata.
Ancora una volta abbiamo la possibilità di gustarci il consueto mescolarsi di articoli giocosi e saggi approfonditi (e anche qualche saggio allo stesso tempo giocoso e approfondito), e ve ne diamo un assaggio con l’indice:

Come Il Signore degli Anelli non fu pubblicato nel 1962

Elio VittoriniUn articolo pubblicato il 26 ottobre nelle pagine culturali del quotidiano La Repubblica svela un particolare finora inedito della storia editoriale italiana del Signore degli Anelli: nel 1962 la maggiore casa editrice italiana, la Arnoldo Mondadori, prese in considerazione l’ipotesi di pubblicare un’edizione italiana del capolavoro di Tolkien.
Il documento riportato da Repubblica, del quale potete vedere una riproduzione qui sotto, è la scheda di lettura del Signore degli Anelli, e contiene l’illustre parere di Elio Vittorini, direttore della collana “La Medusa” di Mondadori a partire dal 1960.

Lettera di Vittorini su TolkienIl giudizio di Vittorini è severo: “Inclinerei a scartare: ma possiamo eventualmente provarci ad acquistare un solo volume come gli editori ci propongono”; evidentemente la George Allen & Unwin non si poneva troppi problemi di tutelare l’integrità dell’opera di Tolkien, proponendo anche la pubblicazione della sola Compagnia dell’Anello (come poi in effetti avvenne nel 1967). Forse confidavano nel successo del libro, che avrebbe portato alla pubblicazione anche dei due volumi successivi…

La pubblicazione del Signore degli Anelli da parte di Mondadori non sarebbe stata del tutto strana, dal momento che proprio nella collana “La Medusa” erano stati pubblicati, a partire dal 1947 e dal romanzo Lontano dal pianeta silenzioso, la “trilogia dello spazio” di C. S. Lewis.

Vittorio SereniA Vittorini risponde Vittorio Sereni, con un parere ancor più negativo: “Se c’è tempo per farlo chiederei un’altra lettura. Ma la conclusione mi sembra già un NO ed escluderei la possibilità di arrischiare un esperimento”. La questione si chiude con una nota di R. C., che scrive: “Opzione scaduta. Dunque, è no”, e con un’altra nota (dalla sigla illeggibile) che recita: “Detto in una lettera all’editore”.

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ISdA per MondadoriCosa sarebbe successo, se La Compagnia dell’Anello fosse stata pubblicata nel 1963 dalla Mondadori? Nessuno può dirlo con certezza; si può ipotizzare che il volume non avrebbe riscosso grande successo e che la pubblicazione della “trilogia” si sarebbe arenata. Allora, forse, non ci sarebbe stata la “scoperta” di Tolkien nei primi anni ’70 da parte dei giovani di destra, e Il Signore degli Anelli avrebbe visto la luce nella sua completezza solamente verso il 1978, sfruttando l’uscita del film di Bakshi. Chissà, potremmo anche dover ringraziare il giudizio di Vittorini…

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Roba da Tolkieniani

L'immagine del non blog su FacebookEssere fan dell’autore del Signore degli Anelli nell’epoca dei Social Network… significa anche divertirsi con poco.

È nata su Facebook Roba da Tolkieniani, una pagina che racconta in modo divertente la “tolkienianità” nella vita di tutti i giorni. Si sorride, si ride e – a volte con una certa preoccupazione – ci si riconosce in piccoli gesti che sfiorano nella mania.
Nessun tolkieniano autentico mancherà di riconoscersi in almeno uno dei cartelli.
Suggeriteci i vostri!

Tolkien e la filosofia: il resoconto del convegno

Convegno "Tolkien e la filosofia": presentazioneChi può, lo dica: “Io c’ero!”.
Il convegno internazionale “Tolkien e la filosofia”, organizzato dall’Istituto Filosofico Studi Tomistici di Modena e dall’Associazione Romana Studi Tolkieniani è stato un evento importante, riuscito e, soprattutto, piacevolissimo. Un giorno di lavori, un intero fine settimana fianco a fianco con Verlyn Flieger, Tom Shippey e Christopher Garbowski, senza dimenticare i “nostri” Andrea Monda, Wu Ming 4 e Franco Manni. Nove ore (numero tolkieniano per eccellenza!) di riflessioni profonde, volate come se fossero una chiacchierata tra amici.

Convegno "Tolkien e la filosofia": pubblicoNonostante il 22 maggio sia stato il primo sabato di sole dopo settimane di pioggia, un pubblico di quasi 180 persone attente ha preferito rinchiudersi in una sala conferenze, per tornare a guardare la Terra di Mezzo da differenti punti di vista. L’organizzazione era stata curata soprattutto dall’Istituto Tomistico (che giocava in casa), ma noi come ArsT abbiamo dato il nostro sostegno attivo, e speriamo di aver contribuito a far sì che tutta la giornata sia stata un successo.

Tom Shippey

Dopo il rituale saluto di apertura dei presidenti dell’Istituto Tomistico e dell’ArsT, è iniziato il primo attesissimo intervento: Tom Shippey, probabilmente il maggiore esperto al mondo dell’opera di Tolkien, e Franco Manni della rivista Endòre hanno intavolato una discussione amichevole ma intensa su “Tolkien tra filosofia e filologia”. Manni, naturalmente nella parte del sostenitore della filosofia, ha dato del filo da torcere al filologo Shippey, che tuttavia nella contesa ha a nostro parere riportato la palma di una meritata vittoria.

Convegno "Tolkien e la filosofia": Shippey e GarbowskiÈ seguito Christopher Garbowski, con un importante e denso intervento su “Filosofia e teologia tolkieniana della morte”. Dopo aver partecipato a un gruppo di studio biennale su “Morte e immortalità in Tolkien” (sfociato nel volume La Falce spezzata), non potevamo che essere attenti e interessati, e infatti abbiamo trovato spunti e riflessioni degni di nota. Rimarchevole il passaggio in cui Garbowski ha ricordato «la via Hobbit per l’immortalità: fare figli».

Convegno "Tolkien e la filosofia": pubblicoDopo una breve sosta per il pranzo (breve in senso hobbit) c’è stato quello che in molti consideravano il momento clou della giornata: il dibattito fra Andrea Monda e Wu Ming 4 su “Tolkien pensatore cattolico?”. Superato lo stupore per aver finalmente dato una faccia a uno dei Wu Ming (no, non pubblicheremo la sua foto, anche perché è venuta mossa; vi basti sapere che c’è chi l’ha paragonato nell’aspetto a Caravaggio), siamo rimasti molto colpiti dalla preparazione e dalla passione che entrambi i dibattenti hanno dimostrato; quella di Andrea è stata da alcuni spettatori considerata come la sua migliore presentazione di sempre; Wu Ming 4 è stato, soprattutto per i molti che non l’avevano mai sentito, una vera rivelazione. Peccato solo che i due “contendenti” non abbiano poi conteso così tanto, trovandosi invece spesso e su molti punti in accordo. Noi che c’eravamo, e che abbiamo seguito le fasi di preparazione dell’incontro, possiamo però confermare che non c’è stata nessuna combine: l’incontro è valido (risultato: sostanzialmente un pareggio).

Convegno "Tolkien e la filosofia": Verlyn FliegerL’ultimo intervento è stato veramente sorprendente per tutti quelli (e sono molti) che non avevano mai avuto l’occasione di ascoltare la voce di Verlyn Flieger. Per trasmettere una parte della sorpresa e dell’emozione, non esitiamo a rubare le parole di un professionista della parola, Wu Ming 4:
«Ho la sensazione di essermi un po’ innamorato di una donna di settantasette anni che risponde al nome di Verlyn Flieger. Una signora piccola e magrissima (al punto da paragonare se stessa a Gollum), con uno sguardo penetrante come pochi e una voce che ti immagini essere quella di Galadriel. Quando ha letto i versi in Quenya e in entese (scusandosi per la pronuncia), nel silenzio assoluto della sala, mi sono venuti i brividi. E quando ha parlato della teoria del linguaggio di Tolkien, con un intervento limpido, senza sbavature, il numero esatto di parole per dire il numero esatto di cose e non una virgola di troppo, mi ha trasmesso un senso di perfezione, di altezza a discapito della minuscola statura».

Convegno "Tolkien e la filosofia": Andrea Monda e Claudio TestiLa sera, poi, i soci organizzatori hanno avuto il privilegio di vivere una serata puramente conviviale con i prestigiosi conferenzieri. Ed ecco che nomi pronunciati con reverenza, leggendo, studiando e traducendo i loro saggi di critica tolkieniana, sono diventati volti reali e sorridenti. Il professor Shippey, tifoso del Leeds e appassionato di calcio, scalpitava per assistere alla finale di Champions League (tifando, sportivamente, per la squadra italiana). I professori Garbowski e Flieger (assieme al suo simpatico compagno) sono stati avvolti dalla confusione di un’allegra tavolata, e tra metri di pizze fumanti, birre, risate e sporadici problemi di traduzione, hanno dimostrato una volta di più d’essere ottimi conoscitori della cultura hobbit, sostenendo senza apparente fatica una tale impresa.




Frank Frazetta, 1928-2010. R.I.P.

Illustrazione È stato sinonimo di forza e avventura, di muscoli e spade, di epica e fantasy. Negli Stati Uniti Frank Frazetta è un’icona di un genere che si può riassumere da noi con un nome, Conan il Barbaro. Ben prima che Arold Schwarzenegger rubasse l’immaginario collettivo del personaggio nato dalla fantasia di Robert E. Howard, il suo Conan, con le copertine e le storie a fumetti, spopolava tra gli appassionati di fantasy. Illustratore, scultore, pittore, Frazetta si è spento all’età di 82 anni a causa di un infarto, dopo una lunga carriera.

Eowyn e il NazgulNegli anni Settanta Frazetta realizzò le nuove copertine per i romanzi di Edgar Rice
Burroughs (Tarzan) e Robert E. Howard (Conan): la sua rivisitazione iconica non solo ridefinì i connotati del genere “sword and sorcery”, ma fu talmente potente da imporsi addirittura su quella definita dai suoi predecessori. Di qui l’inizio del successo di un autore che ha fatto scuola. Il suo stile di disegno, con le linee pulite e il suo modo di usare la luce, la notevolissima padronanza del colore e dello sfumato, pervaso da un erotismo tipico per l’epoca, fu assolutamente rivoluzionario.

Scrivere in elfico

Tatuaggio in elfico, in TengwarSembra che abbia un grande successo, soprattutto negli USA, un’applicazione per iPhone che permetterebbe di scrivere in tengwar (il metodo di scrittura inventato da J.R.R. Tolkien), consentendo poi di condividere i testi scritti su Facebook. L’immagine qui sopra rappresenta il braccio di un idiota che avrebbe voluto tatuarsi il proprio nome, Dennis, scritto in tengwar, ma che invece si trova marchiato a vita con la scritta chfwwsng. Come idea sembra carina: l’applicazione coniuga il fascino (a dire il vero piuttosto elitario, lo ammettiamo) della scrittura elfica a due fenomeni all’apice della loro parabola mediatica, come il melafonino e il social network del momento.

Libri al vapore

EvaporazioneVaporware è un neologismo inglese con cui si indicano sarcasticamente i prodotti informatici (software o hardware) di cui viene annunciata ufficialmente l’uscita sul mercato a breve, ma che successivamente non vedono la luce, per mancanza di risorse o perché troppo ambiziosi. Nell’ambito dell’editoria tolkieniana è praticamente un “vaporbook” la nuova edizione di J.R.R. Tolkien: A Descriptive Bibliography di Wayne Hammond e Christina Scull. La prima edizione (scritta da Hammond e Douglas A. Anderson) è uno strumento indispensabile per tutti gli studiosi e i collezionisti delle pubblicazioni tolkieniane, ma essendo stata pubblicata nel 1993 è ormai decisamente sorpassata. Una nuova edizione è attesa da almeno quindici anni, e viene sempre data come “di prossima pubblicazione, ma non sappiamo bene quando”, anche perché gli autori si sono nel frattempo dedicati a opere non certo semplici come J.R.R. Tolkien Companion and Guide del 2006 e The Lord of the Rings: A Reader’s Companion del 2008.

Fairy Stories di Verlyn FliegerIn Italia non ci facciamo mancare niente, quindi anche noi abbiamo i nostri titoli impossibili, che alcuni siti si ostinano da anni a segnalare come di prossima pubblicazione, ma che non si sa se e quando vedranno mai la luce. In particolare, sappiamo che la Bompiani, casa editrice che pubblica quasi tutti i libri di Tolkien nel nostro paese, ha da tempo acquistato i diritti per l’Italia di due libri interessanti: uno è la nuova edizione, a cura di Verlyn Flieger, del saggio Sulle Fiabe, accompagnato da uno studio critico della storia e della composizione del testo. L’altro è il saggio Tolkien, il Signore della Terra di Mezzo di Paul Kocher. Per il primo è possibile che il ritardo sia dovuto a cause tecniche, o a lentezza del traduttore, non sappiamo bene. Per quanto riguarda il secondo, però, conosciamo bene i traduttori italiani, e sappiamo che il testo era già pronto nel 2007; inoltre, la Bompiani stessa già l’aveva indicato come “in pubblicazione” per ottobre 2008.

Elisabetta SgarbiOra a questa storia si è aggiunto un tassello: sul forum di Elisabetta Sgarbi, Direttore Editoriale della Bompiani, è apparso un messaggio che potrebbe farci sperare. Alla domanda “A quando le edizioni DELUXE di: Racconti incompiuti, Racconti perduti, Racconti ritrovati, Le avventure di Tom Bombadil?”, la risposta è stata: “Buongiorno. Per ora non li abbiamo in programma. Però pubblicheremo una biografia di Tolkien di Paul Kocher. Un saluto Elisabetta”. Che dire? Come al solito, aspettiamo e speriamo.

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Le QTI, questioni tolkieniane irrisolvibili

Ogni forum, gruppo di discussione, mailing-list o social group dedicato a Tolkien, prima o poi ci si scontra; i moderatori le scoraggiano, gli habitués non le sopportano, i lettori silenti le temono, i nuovi arrivati non riescono a fare a meno di porle: sono le QTI, le questioni tolkieniane irrisolvibili.
Eccovene un parziale elenco; leggetele, consideratele e meditatele, perché torneranno su questo sito; a tutte daremo una risposta autorevole, definitiva e documentata, che purtroppo spesso sarà “non si sa”.

    Domande irrisolvibili

  • A che razza appartiene Tom Bombadil?
  • Quali sono le “due torri”?
  • Chi o cosa è Gothmog, il luogotenente di Morgul?
  • Legolas è biondo?
  • I Balrog hanno le ali?
  • Come sono le orecchie degli elfi?
  • Che cos’è un “gaffiere”?
  • Gli elfi hanno la barba?
  • Come si chiamano i Nazgûl?
  • Esistono le donne tra i Nani?
  • Gli Orchi sono “immortali” come gli Elfi?
  • L’Erba-pipa è comune tabacco oppure…?
  • Chi è più vecchio, Barbalbero o Tom Bombadil?

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La Falce Spezzata in libreria

Copertina della Falce Spezzata - pubblicato da Marietti 1820«Direi che il racconto… tratta della morte e del desiderio di immortalità. Che è come dire che il racconto è stato scritto da un uomo!». Si può partire da questo brano, tratto dalle Lettere di J.R.R. Tolkien, per capire quanto per il professore di Oxford le idee della morte e dell’immortalità fossero centrali nelle sue opere. Eppure, lo studio di queste tematiche è stato trascurato dalla critica.

Esiste un solo volume esplicitamente dedicato a questi aspetti, ma che si limita a un’analisi de Il Signore degli Anelli: si tratta di Tolkien: sur le rivage de la Terre du Milieu di Vincent Ferré (Christian Bourgois Editeur, Parigi 2001). Per il resto, si possono contare pochi articoli, sparsi tra le centinaia di pubblicazioni dedicate allo scrittore inglese.

A questa mancanza cerca di sopperire La falce spezzata – Morte e immortalità in J.R.R. Tolkien, edito dalla Marietti 1820 nella collana Tolkien e dintorni (22 euro), a cura di Roberto Arduini e Claudio Antonio Testi. Il lavoro è frutto di periodiche riunioni di studio che hanno coinvolto tutti gli autori per ben due anni, coordinati dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena e dall’Associazione romana studi Tolkieniani.

Ecco in anteprima l’elenco dei saggi, divisi in due parti, intitolate Krónos e Lógos:

Krónos
– Claudio Antonio Testi, Il Legendarium tolkieniano come meditatio mortis.
– Lorenzo Gammarelli, Ai confini del Reame Periglioso: morte e immortalità nelle opere brevi di Tolkien.
– Alberto Ladavas, L’errato cammino del sub-creatore: dalla Caduta alla Macchina rifuggendo la Morte.
– Simone Bonechi, Nei tumuli di Mundburg: morte, guerra e memoria nella Terra di Mezzo.

Lógos
– Franco Manni, Elogio della Finitezza. Antropologia, escatologia e filosofia della storia in Tolkien.
– Andrea Monda, Morte, immortalità e le loro scappatoie: memoria e longevità.
– Roberto Arduini, Tolkien, la morte e il tempo: la fiaba incastonata nel quadro.
– Giampaolo Canzonieri, L’invidia sbagliata. Analogie e contrapposizioni tra Elfi e Uomini sul tema del dolore.
– Claudio Antonio Testi, Logica e teologia nella tanatologia tolkieniana.
– Alberto Quagliaroli, Immortalità elfica come esperimento narrativo-letterario.

Il libro è approdato sugli scaffali solo l’altro ieri, il 1 dicembre. Non resta che augurarvi buona lettura!




Il ritorno del Monnezzone

Stavolta un post più serio. Aprendoci lentamente al mondo dei blog, siamo capitati in una discussione lunga e appassionata sulla letteratura fantastica, i suoi critici e i suoi fan. Vale la pena occuparsene, perché molti interventi riguardano Tolkien. È difficile seguire il filo di un thread di oltre 250 messaggi… Per questo faremo una netta selezione. Chi volesse leggerlo tutto, vada qui. Il blog è quello di Loredana Lipperini, brava e attivissima giornalista attenta al web e ai libri, che dà di continuo spunti su libri e navigazioni.

Nel suo thread Il ritorno del Monnezzone spiega come sia tornato in voga questo termine per definire “libri plastificati sul genere Sonzogno, ma anche Mondadori” e tutti quei libri da cui “entrando nelle librerie, vieni ormai travolto con la loro potenza visiva e anche fisica delle copertine dorate, che vomitano draghi, complotti, maghetti”.
Il problema è che nel Monnezzone finiscono anche, avverte la Lipperini, “tutta la letteratura fantastica, compresi autori come Philip Dick, H.P. Lovecraft e, appunto, J.R.R. Tolkien”.

La discussione si divide in mille rivoli, toccando diversi punti caldi, con l’intervento di un bel po’ di scrittori di fantasy, di narrativa fantastica, di epica e qualche critico. A noi interessa molto seguire lo scambio d’opinioni, tutto incentrato su Tolkien, tra Wu Ming, il collettivo di scrittori che ha sfornato capolavori come QManituanaAltaj e soprattuttoStella del mattino (con Tolkien tra i protagonisti!), e Andrea Cortellessa, il critico della postfazione al libro L’Anello che non tiene, edito da Minimum Fax.

Ci riserviamo di parlarne in un post a parte, ma qui vorremmo concludere il discorso generale sul Monnezzone; come dice la Lipperini: “Che ci siano libri di basso profilo nella narrativa fantastica è evidente. Che tutto ciò che parla di draghi e magia sia immondizia è un falso”.
Visto che certa critica “ufficiale” ancora non riesce a distinguere, è necessaria un’assunzione di responsabilità da parte di chi informa, tramite la Rete, su quei libri. L’Associazione romana studi Tolkieniani intende seguire questa strada, quindi si assume la responsabilità di quel che scrive e recensisce, si parli di Tolkien, degli Inklings e, perché no, anche di narrativa di genere.