Tolkien entra nella collana francese La Pléiade

Tolkien Pleiade - Le FigaroNon accenna ad arrestarsi il successo di J.R.R. Tolkien in Francia. Negli ultimi anni i tolkieniani d’oltralpe hanno avuto la fortuna di assistere a un fiorire di pubblicazioni e iniziative pregevoli, dedicate al creatore della Terra di Mezzo. I francesi si sono sempre dimostrati un pubblico attento e appassionato all’opera del Professore, con convegni, studi critici e nuove edizioni.
L’ultima, pregevole iniziativa francese è stata annunciata dal giornale francese Le Figaro il 29 novembre: Tolkien entrerà a far parte della Bibliothèque de la Pléiade, la più prestigiosa collana letteraria francese, curata dal rinomato editore Gallimard. La Pléiade è il corrispettivo ideale dei nostri Meridiani Mondadori, ed essere accolti nel Gallimardsuo catalogo equivale a un riconoscimento di alto valore letterario, di cui non si può che gioire. La storia editoriale della Pléiade racconta del suo crescente successo: ideata nel 1931, essa diventa tra il 1950 e il 1960 la collana di riferimento per le pubblicazioni letterarie. Negli anni i francesi hanno imparato a riconoscere le sue pubblicazioni come testi di indubbio valore, soprattutto grazie alla minuziosa curatela estetica e testuale dei suoi volumi. I libri della Pléiade sono pensati non solo per soddisfare il piacere della lettura, ma anche per rispondere alle esigenze dello studioso.
La futura inclusione del Professore nel catalogo della Pléiade non può che essere un’ottima notizia, perché dimostra che il canone occidentale sta iniziando ad accettare ufficialmente la figura di Tolkien come quella di uno scrittore di grande levatura, meritevole di importanti riconoscimenti accademici e approfondimenti critici.

Legge, diritto e Tolkien: una conferenza a Strasburgo

Strasburgo MediadroitUn gruppo di docenti dell’Università di Strasburgo e l’associazione studentesca Médiadroit hanno organizzato una serata di studio dedicata al diritto nel Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien martedì 24 marzo 2015 presso la Facoltà di Giurisprudenza dalle ore 17 alle 20. Il convegno La legge degli Anelli – Prospettive legali nella Terra di Mezzo mira a fornire ai ricercatori una ricerca originale e allo stesso tempo agli studenti presenti un approccio ludico alla giurisprudenza, per facilitare l’accesso a questa disciplina ritenuta difficile.
Strasburgo: L’obiettivo degli organizzatori è quello di presentare in un programma serale gli strumenti metodologici della disciplina giuridica usati con un oggetto originale come un’opera letteraria e illustrare i principali concetti giuridici tramite l’esempio fornito dal libro e dall’universo di Tolkien. I diversi interventi che si alterneranno, sia in diritto pubblico sia in diritto privato, coprono tutte le tematiche legali presenti nel libro. Del resto, come scrive Tolkien nello Hobbit e gli organizzatori nel motto della serata, «Se volete trovare qualcosa, non c’è niente di meglio che cercare».
Quest’evento si svolgerà tramite gli interventi di vari docenti di diritto, ma anche di letteratura, storia e scienze politiche, interventi che saranno seguiti da un dibattito con il pubblico. La serata si svolgerà presso la Facoltà di Giurisprudenza (nell’Anfiteatro Eisenmann, al Piano terra), nel cuore del campus Esplanade per consentire agli studenti universitari di Strasburgo di partecipare a una presentazione didattica, accessibile e divertente, della disciplina giuridica. Tra i docenti, interverranno giuristi di fama internazionale, come Alexis Vahlas, docente di diritto internazionale pubblico dell’Università di Strasburgo, Strasburgo Mediadroitconsigliere politico della Nato e suo osservatore presso l’Unione Europea, che aprirà l’incontro, e Vlad Constantinesco, professore emerito dell’Università di Strasburgo, giurista ed esperto giuridico dell’Unione europea, che chiuderà la serata. Per maggiori informazioni, si può contattare l’associazione studentesca Mediadroit, via email (lawoftherings@mediadroit.fr) oppure la dottoressa Anne-Laure Mosbrucker per telefono: +33(0)368858782.

«Lo Hobbit? Più che Tolkien è tecnologia»

Libro: Dictonnaire Tolkien di Vincent FerréCi sono alcuni dettagli che mostrano l’influenza di un autore aldilà del solo numero dei suoi lettori: possono essere seminari, conferenze o associazioni di appassionati che si dedicano a lui. Possono essere libri, saggi, studi sulla sua opera e la sua carriera. Tutto questo denota un riconoscimento e un interesse che non è alla portata di tutti gli scrittori. Mostrare questo interesse e spiegarne le motivazioni è esattamente lo scopo del Dictionnaire Tolkien, un libro, o, più precisamente, un dizionario enciclopedico che ha visto la partecipazione di oltre 60 persone per un periodo da fine del 2008 all’estate 2012. La casa editrice Cnrs Editions lo ha inserito in una collana di dizionari in cui sono usciti in contemporanea anche volumi dedicati a Gustave Flaubert, Alexandre Dumas e André Malraux e J.R.R. Tolkien, per presentare «la migliore ricerca francese ed europea, risultata da convegni, università e centri d’eccellenza che trasmettono l’avanzamento della conoscenza presso il grande pubblico». Appena uscito in lingua francese, in circa 340 voci (oltre 600 pagine) è la fotografia di tutto il mondo immaginario di Tolkien e in parte della sua biografia, vale a dire, il mondo secondario e il mondo primario. Oltre le voci e la presentazione, il dizionario è arricchito da riferimenti, fonti e suggerimenti per estendere il testo. In effetti, data la moltitudine e la varietà degli autori, nelle voci vi è una notevole differenza che va da quelle che hanno appena alcuni paragrafi a quelle di più pagine e da un solo redattore fino a un intero gruppo. Un elenco di autori e delle aree studiate è disponibile sul sito internet del direttore di questo libro, Vincent Ferré. È importante chiarire una cosa: questo libro non è una traduzione di un testo inglese, è un testo scritto da autori francofoni per i lettori francofoni ed è quindi un sorprendente riconoscimento ai redattori, ai nomi dei relatori delle conferenze di Rambures (2008) e Cerisy (2012) e degli altri autori di libri su Tolkien. Dell’importanza del Dictionnaire Tolkien ci parla proprio il curatore Vincent Ferré in un’intervista esclusiva all’Associazione romana studi Tolkieniani.

L’intervista
Per quale ragione ha scelto la forma di un dizionario per approfondire Tolkien?

Vincent Ferré«L’opera di J.R.R. Tolkien è talmente ricca e, possiede così tante sfaccettature – i racconti della terra di Mezzo (che si svolgono in diversi momenti della storia e sono stati redatti in prosa o in versi, su cinque decenni) i libri per bambini, i saggi sulla letteratura, le lingue; il rapporto con i testi medievali… – che proporre diversi approcci e sguardi complementari sembra fedele allo spirito di quest’opera. In tutto, hanno partecipato, 63 autori scrivendo da 1 a 15 articoli, che discutono, si rispondono, si completano talvolta, per quanto attiene al loro argomento specifico: letteratura inglese, medievale, comparata, ma
anche filosofia o storia, ma sempre attenendosi in maniera variabile a Tolkien. Questo perché il Dizionario si avvale ugualmente di accademici e studiosi non universitari, ma che hanno lavorato su quest’autore nel corso dei loro studi (con tesi, master o dottorati) e persino di lettori di Tolkien che pubblicano da anni su internet. Anche se fuori dall’istituzione universitaria, quindi, si tratta di lavori di notevole qualità».

Potrebbe dirmi di più sul tipo di ricerca effettuata su quest’autore e la sua opera?
Convegno: "Emergence de la recherche en neo medievistique"«Tolkien ha iniziato a essere studiato all’università da qualche anno, ma gli studi pubblicati in francese restano ancora pochi. Ho dunque sollecitato tutte le persone che hanno pubblicato studi autorevoli sull’autore: Isabelle Pantin, Leo Carruthers, Anne Besson, Michaël Devaux… Tutti, con l’unica eccezione di Irene Fernandez (purtroppo) hanno potuto partecipare al Dizionario. Poi ho contattato tutte le persone di cui conoscevo l’interesse per Tolkien e i cui lavori erano conosciuti dai lettori francofoni di Tolkien. È una delle particolarità francesi in rapporto alla letteratura a far sì che molti lettori desiderosi di condividere il gusto per uno scrittore propongano, via internet, dei testi spesso molto accurati e di qualità; questo è particolarmente vero nel caso di Tolkien, per cui il primo progetto in tal senso, nato alla fine degli anni ’90, ha coinciso con lo sviluppo del web in Francia. Infine, ho contattato Thomas Honegger, professore di letteratura medievale inglese all’università di Jena (Germania) e direttore di una casa editrice svizzera [Walking Tree Publishers, ndr] che pubblica da una quindicina d’anni, in inglese, molti importanti studi su Tolkien: lavorare con questa casa editrice, all’avanguardia su tutto quello che concerne la conoscenza dello scrittore, rappresenta per me la certezza di combinare il punto di vista francofono, molto vicino al testo, e il meglio della critica anglofona».

Nel corso delle sue ricerche, che cosa l’ha colpita sulla percezione di Tolkien o al contrario su ciò che non si sa di lui?
Libro: "Dictionnaire Tolkien" di Vincent Ferré«Ciò che ci ha collettivamente colpiti è l’immagine riduttiva che viene data di questo scrittore, la cui opera è spesso ridotta a uno o due romanzi – Il Signore degli Anelli e più recentemente Lo Hobbit – sebbene essa annoveri dozzine di testi. E ci ha colpito il fatto che la sua personalità, fondamentalmente refrattaria alla “mediatizzazione” e alla celebrità, sia stata occultata da un’immagine pubblica semplicistica: il professore e il filologo, preoccupato di trovare una forma d’insegnamento il più possibile formativa per i suoi studenti di Oxford (ha insegnato per 35 anni!); il commentatore avveduto del XX secolo (delle due guerre mondiali, dell’evoluzione delle società occidentali, della corsa alla tecnologia); l’autore desideroso di combinare i suoi gusti personali per la letteratura medievale con la convinzione che la letteratura debba aiutare a vedere e comprendere il mondo… Tutte queste sfaccettature sono talvolta difficili da percepire insieme, il che spiega perché l’immagine mediatica di Tolkien sia sovente
riduttiva, dunque ingiusta».

Che cosa s’intende quando si rimprovera a Tolkien un certo conservatorismo?
Dictionnaire Tolkien«Ma chi lo rimprovera? Questa critica è abbastanza recente: in Francia risale agli anni ’80, quando un giornalista (ho ritrovato l’articolo, negli archivi del suo editore francese, Cristian Bourgois editore) scrisse che la Contea (il paese degli Hobbit) fosse un’età dell’Oro, un luogo idilliaco… Il che è ampiamente un controsenso, ma un controsenso che è stato poi ripetuto negli articoli pubblicati in seguito – si sa come nascono i cliché e i luoghi comuni nei mass media. Effettivamente Tolkien celebra la natura e le relazioni umane, in un quadro rurale preservato da una certa modernità industriale, ma nello stesso tempo, si burla degli abitanti che si rifiutano di vedere il mondo esterno, passando il loro tempo in rivalità campanilistiche, per cui la loro stessa taglia (gli Hobbit sono alti un metro) simbolizza la piccolezza morale… Tolkien è sempre nella sfumatura e nella complessità. Ora gli stessi elementi possono essere valorizzati o criticati, a seconda della tendenza politico (o dei pregiudizi) dei lettori: Tolkien è ecologista ante litteram o contro il progresso? Mi sembra che la risposta dipenda ampiamente dal lettore, che può prendere conoscenza dell’opera nella sua complessità o scegliere in maniera semplicistica di incollare un’etichetta su quest’autore. L’interesse del Dizionario di Tolkien è anche quello di permettere ai lettori, che conoscano o meno Tolkien, di farsi un’idea sulla base di elementi tangibili e fondate, aldilà dei cliché».

Secondo lei, quali sono i punti di forza e i punti di debolezza degli adattamenti di Tolkien al cinema?
Vicent Ferré«Non mi posso pronunciare su Lo Hobbit che si annuncia; l’impressione, tuttavia, è che Peter Jackson si meno interessato ad adattare Tolkien (e come potrebbe, dato che sono stati annunciati tre film a partire da un romanzo tre volte meno lungo del Signore degli Anelli?) quanto piuttosto di esplorare il mondo e le tecnologie cinematografiche che ha creato nella sua precedente trilogia. Ciò che mi rimane in positivo dei tre film diffusi nel 2001/2003, è il lavoro realizzato da Alan Lee e John Howe, artisti che illustrano le opere di Tolkien da trent’anni e che hanno messo il loro talento e la loro visione al servizio della necessaria “verosimiglianza” del mondo presentato allo spettatore. Ma il merito principale dei film è (ai miei occhi) di aver permesso a numerosi spettatori di scoprire il romanzo e, talvolta, altre opere di Tolkien (come ad esempio I Figli di Húrin)».

Perché Signore degli Anelli è diventato un fenomeno della società? È già un classico?
Convegno Francia: Charles Delattre e Vincent Ferré«Gli esperti della ricezione di Tolkien concordano nel dire che la ricchezza, la complessità delle sue opera, così come la sua “plasticità”, è il segreto del suo successo: i testi di Tolkien sollecitano l’attività creatrice del lettore, sia sotto forma di racconti (numerosi fan hanno
scritto racconti che si svolgono in questo universo), sia di illustrazioni o di attività ludiche (giochi di ruolo, videogiochi…). Inoltre, Tolkien è uno dei più grandi “traghettatori” del XX secolo: permette ai lettori di accedere a un’eredità “europea”, rimaneggiata nella sua opera, combinando letteratura medievale e letteratura antica, le fiabe e l’eredità romantica. I lettori sentono l’autenticità di questa profondità storica e letteraria. E, nello stesso tempo, la letteratura dell’immaginario (il fantasy nel caso di Tolkien) resta un genere al margine, fatto per piacere ai lettori perché fuori dall’istituzione scolastica e universitaria. In realtà, Tolkien non è che un classico se non in alcuni ambiti: lo Hobbit è un classico della letteratura per ragazzi. Il Signore degli Anelli è un classico del fantasy, ma nello stesso tempo egli è apprezzato e ormai insegnato nella scuola secondaria, nei licei, nelle università, leggere Tolkien permette al lettore di essere libero di dare il proprio giudizio, senza alcuna prescrizione esterna».

GUARDA IL VIDEO:
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Tolkien e gli Inklings: Diario dalla Francia – 5

Lieux-CerisyUltimo reportage del convegno francese! Meno male, perché i redattori sono provati dalla baraonda di nozioni, spunti, discussioni e resoconti, per non parlare degli ottimi contatti intessuti, con un piccolo particolare forse sfuggito a molti… tutto accade in francese!!!

Gli interventi
Essendo l’ultimo giorno, un bel tour de force per far spazio a tutti ci sta proprio bene. Si comincia prima stamattina e si finisce dopo. Non è malaccio, se si pensa che il gruppo dei bachelardiani di solito fa le undici di sera!
Roger BOZZETTO: Bilbo un hobbit original[Bilbo, un hobbit originale]. Professore emerito di Letteratura generale e comparata presso l’Università della Provenza, oltre che autore di decine di studi sul fantastico oltre che organizzatore di numerosi convegni qui a Cerisy, Bozzetto si è concentrato sulla figura di Bilbo. Il suo ruolo è stato spesso ridotto a quello di predecessore, nel “periodo di prova” che Tolkien avrebbe passato prima di cimentarsi con l’epica del Signore degli Anelli. Questa posizione nasce da una prospettiva sbagliata. Lo Hobbit, quando viene scritto, è il culmine di un processo che ha richiesto molto tempo prima di iniziare, e in generi in cui di solito non si trova Tolkien. Bozzetto ha esaminato questi territori inesplorati, ma molto istruttivi: le storie brevi, le poesie, racconti per ragazzi. E non ha dimenticato neppure il concetto teorico di mondo immaginario, con molte citazioni da “Sulle Fiabe”.

Dramma totale al secondo intervento. La tizia va come un treno! Diciamo solo che gli stessi francesi fanno fatica a seguirla e chiedono più volte di rallentare. Per noi è troppo… Ecco quel che abbiamo capito, tanto ci è piaciuto nemmeno un po’. Anne Isabelle FRANÇOIS: “A Club of the Other Sort”. Coteries, cercles, cliques et autres sociétés: théories et pratiques des groupes (masculins) chez C.S. Lewis [“Un Club di un altro tipo”. Combriccole, circoli altre associazioni: teorie e pratiche di gruppo (maschili) intorno a C. S. Lewis]. Praticamente la Francois, docente di letteratura comparata alla Université Sorbonne Nouvelle – Paris 3, ha esposto una tesi di genere. Il suo scopo era dimostrare quanto di analizzare le rappresentazioni, i modelli e i discorsi di socializzazione (solo maschile) nelle opere di C.S. Lewis, il più importante membro degli Inklings. Francois ha posto particolare attenzione al processo di mitizzazione del proprio lavoro da parte di Lewis, vale a dire la creazione di una sorta di lignaggio socio-culturale fantastico, incarnato soprattutto nella narrativa, ma anche negli scritti teorici e nelle relazioni con gli altri membri del gruppo. Lo studio è stato condotto con un approccio di genere, attraversando tematiche di classe e di razza. Questo tipo di socializzazione, secondo Francois, ha incluso il tema per eccellenza comune a tutti i membri del gruppo: la “inglesità” come ideale di educazione e cultura.

Colpo di scena, subito dopo pranzo: Adam Tolkien non parlerà! Lo
sostituisce la sua compagna, Nadia CRIDI, insegnante di inglese a Marsiglia, che ha svolto un dottorato sul Professore di Oxford. In L’Etrange histoire du peintre Niggle [Il curioso caso del pittore Niggle], Cridi ha colto l’occasione per dare una lettura in parallelo tra la vita di Tolkien, le sue preoccupazioni e le sue illustrazioni. Queste ultime hanno fatto da filo conduttore a riflessioni sull’allegoria, sulla paura di Tolkien di non riuscire a concludere Il Signore degli Anelli, sulla natura delle fiabe e il concetto di immaginario. Interessantissima, infine, la posizione politica maturata da Tolkien ed espressa nelle lettere: «Le mie opinioni politiche inclinano sempre più verso l’anarchia (intesa filosoficamente come abolizione di ogni controllo, non come uomini barbuti che lanciano bombe) – oppure verso una monarchia non costituzionale. Arresterei chiunque usi la parola Stato (intendendo qualsiasi cosa che non sia la terra inglese e i suoi abitanti, cioè qualcosa che non ha poteri né diritti né intelligenza). E giustizierei coloro che si ostinano!». La discussione che ne è nata ha esaurito tutto il tempo a disposizione!

Vincent FERRÉ: Traduire et éditer Tolkien [Tradurre e curare i testi di Tolkien]. Ferré è il vero motore di tutto il convegno. È stato lui ha chiamare e coinvolgere tutti. Dal 2001 a oggi, ha riunito prima intorno a sé un nutrito gruppetto di professori e studiosi, poi ha allevato studenti e dottorandi, ora collega questo mono accademico con quello dei fan e del web da un lato, e con editori e critici dall’altro. Praticamente, grazie a lui, tutti quelli che si occupano di Tolkien in Francia erano al convegno o ci dovevano venire (ci sono state un paio di defezioni). L’operazione è riuscita, con gli accademici che hanno apprezzato molto il rigore con cui alcuni appassionati (soprattutto i “wikipediani”) trattano la materia. Ancor di più, proprio questo intervento è stato l’occasione per annunciare la pubblicazione del Dictionnaire Tolkien, in uscita a ottobre, ma già in pre-ordine dall’editore. È il frutto del lavoro di due anni da parte del team qui riunito, naturalmente misto tra accademici e fan, con questi ultimi molto agguerriti e professionali nello scrivere i vari articoli che compongono le quasi mille pagine del dizionario. È un po’ la risposta francese alla Tolkien Encyclopedia di Michael Drout. Altra novità annunciata è la nuova traduzione dello Hobbit, che uscirà anch’essa a ottobre, e ha scatenato i mugugni per il cambio dei molti dei nomi conosciuti. Bilbo Baggins dovrebbe diventare da Bilbo Saccon a Bilbo Bessac…

In conclusione, l’esperienza è stata molto positiva e ci ha fatto scoprire un mondo pieno di bei tesori da leggere e studiare. Ora, non ci resta che prendere la via del ritorno, tanto, tra treni, coincidenze e pause forzate, sono solo 10 ore di viaggio!!!

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Tolkien e gli Inklings: Diario dalla Francia – 4

Gli Inklings: C.S. Lewis, J.R.R. Tolkien, Charles WilliamsOrmai non si riesce a non seguire il convegno anche su internet. Viste le numerose mail di ringraziamento di voi lettori, che ci chiedono sempre dettagli e aggiornamenti, eccovi la quarta giornata! Mentre le giornate tendono al brutto tempo, pur senza pioggia e la sera di tengono anche laboratori di danze tribali (ma sono i bacheleriani a organizzarle!), il giorno passa come un treno tra colazione-conferenza1-conferenza2-pranzo-conferenza3-conferenza4-cena senza soluzione di continuità. Per fortuna, i due poveri redattori (Barbara ed io) hanno almeno scoperto che in paese servono il caffè italiano…

Gli interventi

Isabelle PANTIN: Les Inklings et les “sciences occultes” – [Gli Inklings e le scienze occulte]. L’autrice è professore di letteratura francese del XVI secolo all’Ecole Normale Supérieure di Parigi e ricercatore associato all’Observatoire de Paris (CNRS, Syrte), nell’équipe di Storia e Astronomia. Precedentemente, ha insegnato all’università Paris III e professore alle università di Mans e di Paris 10 – Nanterre. Infine è direttrice della biblioteca di Jourdan (à l’ENS). Le sue competenze, articolate e orientate in diversi campi della conoscenza, le hanno consentito un approccio abbastanza inconsueto, ma molto fondato, con l’opera di Tolkien,
alimentato da una riflessione metodologica nei differenti ambiti della ricerca e della storia del Rinascimento. Il gruppo a volte ha ceduto allo spirito dei tempi, a volte ha reagito contro queste tendenze esoteriche. Naturalmente, nessuno di loro avevano una ambizione esoterica, ma la magia è più di un un’immagine che indica gli effetti del loro lavoro formale. Gli Inklings mostrarono un gusto per la magia (termine polisemico) senza divenire un gruppo esoterico. Non c’è alcuna dimostrazione di un carattere specifico della “magia” secondo gli Inklings. È stato ben evidenziato come influisse su di loro il contesto degli anni ’20 e ’30 (l’età d’oro dell’esoterismo), il periodo in cui gli Inklings divennero scrittori. È il momento delle società segrete (anche Wiston Churchill e il principe ereditario inglese ne fecero parte). Del resto, non c’era ancora una netta divisione tra scienze e para-scienze, Popper verrà solo più tardi. Pantin ha evidenziato quali elementi nella produzione degli Inklings appartengono alla tradizione esoterica. Soprattutto Williams e Barfield, ma anche Lewis e Tolkien mostrano un interesse. Barfield si unì intorno al 1924 alla Società antroposofica fondata da Rudolf Steiner, Williams aveva fatto parte della Golden Dawn. Ma dai loro scritti compare un’influenza in tutti loro. Un esempio eclatante è la moda dei continenti scomparsi (Atlantide e Mu). Tolkien fu il più scettico e distante da queste idee, ma il mito di Atlantide è presente anche nei suoi scritti. L’intervento è stato molto più approfondito con citazioni dai testi di tutti gli Inklings, molto fondato sui testi e ha destato molto interesse negli ascoltatori. Le domande finali sono state veramente tante.

Jean-Philippe QADRI: L’Epitre aux Ephésiens chez Lewis et Tolkien [L’epistola agli Efesini presso Lewis e Tolkien]. Qadri, professore di fisica che si occupa di elettromagnetismo,
insegna al Liceo Gustave Eiffel a Bordeaux. Ha effettuato un’esegesi puntuale e approfondita tra le opere di Tolkien e Lewis e l’Epistola agli Efesini, un testo assai breve tratto dal Nuovo Testamento.

Anca MUNTEAN: La cohabitation innovatrice des genres littéraires chez J.R.R . Tolkien – [La coabitazione innovatrice dei generi letterari in Tolkien]. Dottoressa presso l’università di Parigi 13, allieva di Ferré, di origine romene, Muntean ha mostrato un rigore teorico invidiabile, trattando un tema difficile. “Il Signore degli Anelli”, che non ha mai smesso di affascinare, è troppo facilmente accostato a quello che noi chiamiamo il genere della “letteratura fantasy”. Ma le cose sono molto più sfumate, perché il fascino del libro è dovuto proprio al miscuglio insolito di diversi generi letterari (fiaba, romanzo storico, epica, romanticismo, letteratura fantasy) che Tolkien utilizza e sviluppa in tutta la sua storia, rendendo flessibili le caratteristiche di un genere specifico a volte considerato (erroneamente) come “congelato” . L’opera di Tolkien ha reso evidente l’anelito nel nostro mondo verso l’immaginario. La sua influenza sulla letteratura fantastica, il successo di tale genere (agli occhi dei suoi lettori, piuttosto che nelle antologie letterarie) si spiega con l’influenza diretta di altri generi che contribuiscono a creare un’opera originale. Secondo Jean-Marie Schaeffer e contrariamente ad alcune concezioni diffuse, i generi si evolvono continuamente ridefinendosi costantemente. Più concretamente, la presenza di questi generi nel testo favorisce l’evoluzione interna di ogni genere che contribuisce alla costruzione del Signore degli Anelli. Infine, la moltitudine delle influenze dei diversi generi, mentre è una caratteristica dell’opera di Tolkien, ci pone di fronte a un romanzo inclassificabile, che naturalmente non appartiene a un genere particolare. Ciò porta a concludere che Tolkien ha creato un mondo davvero unico nel suo genere, una “singolarità estrema” che rappresenta “una provincia della letteratura” che celebra l’evoluzione dei generi letterari, inserendoli in un lavoro dinamico, che esclude l’assunto di un loro congelamento ne tempo.

Fanfan CHEN: La faërie et l’iconoclasme: l’imagination narrative chez Tolkien et Barfield – [Il racconto di fate e l’iconoclastia : immaginazione narrativa in Tolkien e Barfield]. Professoressa di letteratura europea (!) a Taipei, a Taiwan, specializzata in letteratura inglese, Chen si è occupata di letteratura fantastica e di letteratura dell’Ottocento. “Faery” è una parola che è quasi del tutto scomparsa verso la fine del Rinascimento, per essere poi ripresa nel XIX secolo. Essa designa allora un regno di magia in relazione a tutti gli elementi soprannaturali presenti nel romance cavalleresco. Il genere “fiaba”, secondo la definizione di Tolkien, dipende dalla natura della Faerie e l’origine delle fiabe risale all’origini delle lingue. Anche il mito è all’origine del linguaggio, ma Tolkien critica la lingua moderna europea è per lui è una malattia del mito. Barfield, un altro membro degli Inklings, esprime un parere quasi simile. Si presuppone che il linguaggio e la coscienza si evolvano, da una unità semantica di partecipazione originaria verso l’astrazione. Chen ha poi presentato il fenomeno dell’evoluzione come una sorta di idolatria della scrittura e offerto come dizione poetica raggiungere iconoclastia. Nel frattempo, Tolkien offre la fantasia e la narrativa fantastica/poetica come rimedio contro la malattia del linguaggio. Utilizzando la teoria narrativa di Ricoeur, Chen ha confrontato Tolkien e Barfield, iconoclastia e Faerie. Ragione e natura sono così state esaminate nei testi dei due autori: La Rosa sul cespuglio, La tromba d’argento, Foglia di Niggle, Fabbro di Wootton Major. Chen ha notato, infine, che il linguaggio ha perso la sua unità originaria e deve ritrovare la sua capacità di aprirsi a un nuovo mondo.

La tavola rotonda finale è praticamente
irriportabile, ma ci proviamo: Les Inklings et l’histoire de la Fantasy [Gli Inklings e la storia del Fantasy] moderato da Anne BESSON, con la presenza di Alain NÉVANT. Quest’ultimo è in Francia autore di moltissimi libri di genere fantasy, traduttore di alcuni scrittori inglesi famosi (uno per tutti David Gemmel), fondatore e membro della prima casa editrice indipendente nel mercato francese, Milady edizioni, specializzata nel genere fantasy. La discussione, molto intensa e molto lunga, ha trattato tutte le problematiche legate al mercato editoriale in Francia, con i grandi gruppi (Hachette, Gallimard…) che stanno schiacciando i piccoli, con la distribuzione monopolistica di Fnac (che ha il 50% del mercato), tanto che loro si sono affidati a un distributore di musica classica!!! Si è parlato della storia del genere fantasy dopo Tolkien, molto di Terry Brooks e delle sue porcate, di tutti gli scrittori che hanno copiato, di una serie di scrittori di alto livello, tra cui Ursula Le Guin, Michael Moorcock, Stephen King, Feist, Farmer, Goodking, ecc. Poi si è passati alla Francia e ad autori come Pierre Grimbert, Erik l’Homme, Michel Pagel, si è parlato molto di un certo Bodory che ha spopolato. Interessante è stato l’apporto dei giochi di ruolo alla fantasy, che è divenuto un laboratorio interessante per far crescere scrittori: un gruppo di tre di loro, insieme, hanno sfornato centinaia di volumi, regole, manuali di gdr negli anni ’80 e ’90 e, se avessero voluto, sarebbero divenuti degli scrittori grandissimi. Purtroppo, non ricordo i loro nomi! Si è anche parlato di crisi economica, di ebook e di come il mercato si stia evolvendo. Insomma, un bel po’ di roba!!!

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Tolkien e gli Inklings: Diario dalla Francia – 3

Conferenza a Cerisy la salleDopo una pausa dedicata alla visita del suggestivo Mont Saint Michel,ex monastero benedettino circondato dal mare e collegato alla terraferma da uno stretto corridoio, coperto periodicamente dalla marea, sono ripresi gli interventi al convegno di Cerisy dal titolo Tolkien et les Inklings. Oggi, 29 luglio hanno parlato nell’ordine: Gilles Menegaldo, Daniel Tron, Sebastien Marlair; quindi c’è stata una lunga tavola rotonda condotta da Vincent Ferré, Audrey Morelle, Coralie Potot e Dominique Vigot. Procediamo con ordine.

Gli interventi

Il titolo dell’intervento di Gilles Menegaldo era Gilles MÉNÉGALDO: Adaptez Le Seigneur des Anneaux: mission impossible [Adattare Il Signore degli Anelli: missione impossibile]. Professore di letteratura americana, di cinema fantastico e poliziesco e dei rapporti fra letteratura e cinema all’Università di Poitiers, Menegaldo ha mostrato alcune sequenze dei noti film di Jackson. Attraverso l’analisi delle immagini, ha esaminato il lavoro di adattamento del regista che ha dovuto tenere conto della difficoltà di ridurre di un testo letterario così complesso, ormai divenuto “culto”; delle pretese dei numerosissimi lettori dello scrittore; delleesigentissime richieste del cinema holliwoodiano e dei suoi sistemi produttivi; e delle proprie esigenze di regista che non vuole rinunciare alla creatività personale e alla sua cifra espressiva. Menegaldo ha mostrato come Jakson abbia utilizzato tutti i mezzi propri del cinema (compresa la bellezza del paesaggio neozelandese e l’uso sapiente degli effetti speciali) per ottenere un prodotto che, a suo avviso, è riuscito ad equilibrare i temi più profondi presenti nel romanzo con la necessità di spettacolarizzazione. Il suo intervento ha suscitato un ampio dibattito nel quale sono stati toccati alcuni importanti temi, tra i quali: quanto l’immaginario abbia bisogno dell’immagine per completarsi.

Nel secondo intervento della mattina, Daniel TRON presentava un titolo accattivante: Tolkien… du Dickens avec des pieds poilus? – [Tolkien… un Dickens con i piedi pelosi?]. Tron ha messo in evidenza che, dicendo che l’opera di Tolkien è un monumento della letteratura inglese, in realtà non si dice abbastanza e il concetto merita un approfondimento. Approfondimento che egli ha compiuto con una serie di interessanti citazioni tratte dalla letteratura britannica, in particolare da Great Expectations de Charles Dickens, pubblicato nel 1860-1861. Egli considera gli elementi narrativi, tematici e stilistici in esso presenti come l’ipotesto del Signore degli Anelli. L’intervento è stato molto apprezzato, grazie anche alle doti di recitazione del suo autore, e ha suscitato una serie di riflessioni nelle quali Tolkien è stato messo in relazione con romanzi di Walter Scott.

Nel pomeriggio Sébastien MARLAIR ha parlato di: L’art romanesque de J.R.R. Tolkien – [L’arte del romanzo in J. R. R. Tolkien]. Tolkien presenta Il Signore degli Anelli con le parole: «Questo racconto è cresciuto nella narrazione”. Questa affermazione, che potrebbe estendersi al resto dell’opera, ha qui un valore particolare, nella misura in cui questo racconto è orientato verso la forma propria del romanzo. Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli permettono, con la pubblicazione del primo nel 1937, la creazione e lo sviluppo della Terza Era della Terra-di-mezzo che si costituisce così in forma di romanzo. Il romanzo apporta al “racconto di fate” una mediazione vista attraverso la percezione da parte degli hobbit, ma anche di altre creature. Il romanzo rende
così più “consistente” e più immediata l’esperienza del “racconto di fate” che, a sua volta, dà alle fonti del romanzo moderno la profondità e i contrasti di un passato inaccessibile distante dall’esperienza del realismo quotidiano.

A chiudere il pomeriggio un’articolata tavola rotonda sul tema: Promouvoir Tolkien sur internet, [Promuovere Tolkien su internet] moderato da Vincent FERRÉ, con Andrey MORELLE, Coralie POTOT e Dominique VIGOT. Il tema è ovviamente molto attuale e tre giovani hanno presentato i siti ai quali lavorano e si dedicano con passione, mostrando i risultati del loro impegno sotto forma di dati; presenze, visite giornaliere, link ecc… In Francia, non esiste una Società Tolkieniana ufficiale, ma alcune associazioni si dedicano a Tolkien, o alla letteratura fantastica in generale. Ecco i dati delle tre organizzazioni maggiori:

– Wikipedia Francia, sul portale Tolkien e la Terra-di-mezzo: 500 visite uniche al giorno sulla pagina dedicata a Tolkien (15mila al mese), 1500 visite al giorno a quella del Signore degli Anelli (45mila al mese) per un totale complessivo di 130mila visite mensili a tutti i 55 articoli che formano la Wikipedia francese tolkieniana.

– Il portale Elbakin: portale dedicato a Tolkien e al fantastico in generale. Pubblica giornalmente notizie del film dello Hobbit, ma anche su libri, pubblicazioni, saggi critici, fumetti, interviste e registrazioni radiofoniche. Vista il taglio generalista del sito, visti i continui aggiornamenti, i numeri sono notevoli: 2500 visite uniche al giorno, per un totale di ben 85mila lettori mensili! L’utenza francofona fa sì che i lettori provengano da Francia, Svizzera e Belgio, ma anche da Canada, Usa e Inghilterra. Anche l’Italia porta i suoi contatti…

– L’Associazione Tolkiendil: è un po’ l’ArsT francese (con lo stesso numero di membri!) e si dedica da anni a tradurre saggi soprattutto dall’inglese. Ci sono 150 visite uniche al giorno, per un totale complessivo di 4500 visite mensili. Le pagine più lette sono in genere quelle dedicate alle lingue e al glossario dell’enciclopedia della Terra-di-mezzo.

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Tolkien e gli Inklings: Diario dalla Francia – 2

Cerisy: Anne Besson e Vincent FerrèGiorno 2
Mattina coperta, con nuvole, ma niente pioggia. Temperatura calda, ma migliore di quella italiana. Il mare è solo a venti chilometri e questo aiuta, perché il vento c’è sempre. Un programma molto fitto oggi ha permesso di avere ben cinque interventi, con i momenti di dibattito che durano quasi quanto i rispettivi interventi!

1) Irène FERNANDEZ: Une lecture sceptique de Narnia – [Una lettura scettica di Narnia].
Fernandez è un po’ la decana degli studi di letteratura fantastica in Francia. Diplomata alla “Scuola Normale Superiore” di Parigi, docente associata di filosofia, esperta soprattutto di C.S. Lewis (sono suoi i maggiori studi critici in lingua francese), è autrice di articoli di teologia e bioetica. In Italia è stato pubblicato il suo “La spiritualità del Signore degli Anelli” (Et si on parlait… du Seigneur des Anneaux – Ellenici 2003, pp. 96, 8 euro). L’intervento è stato purtroppo noioso, un po’ per lo stile, un po’ per l’argomento, un po’ per l’esposizione poco lineare. In estrema sintesi, Fernandez ha cercato di convincere il pubblico in sala che il mondo descritto nelle Cronache di Narnia è “l’espressione letteraria del desiderio di Lewis di un posto perfetto”. Citando Lévi-Strauss e il saggio “Sulle Fiabe” di Tolkien, ha spiegato come il desiderio di comprendere la natura, che può funzionare solo nei mondi pre-industriali (la maggioranza di quelli della letteratura fantastica) è un anelito dell’umanità. Lewis amava Spenser. Narnia non è solo l’attuazione di un topos letterario: è una esperienza sensoriale , una “sospensione involontaria dell’incredulità”, come scriveva Tolkien. Narnia è “il sogno universale di giardino felice”, per citare Lewis, un mondo Altro che non non è religioso, ma di fantasia. Per questo una lettura scettica del ciclo è l’unico modo per apprezzare l’opera come una poema, come letteratura, che le conferisce la sua forza teologica.

2) Marguerite MOUTON: J.R.R. Tolkien et la création d’une “Langue Commune” [Tolkien e la creazione di una « Lingua Comune »]. Mouton è dottoranda all’Università di Parigi XIII, sotto la supervisione di Vincent Ferrè. Il suo intervento è stato caratterizzato dal rigore teorico, quasi “desaussuriano” (cioè della fedeltà all’inventore della linguistica De Saussure) dell’approccio linguistico alla “Lingua Comune” nelle opere di Tolkien. Le lingue partecipano pienamente alla creazione de mondo immaginario di Tolkien. Anzi, ne sono l’origine, come spiega bene lo stesso autore in più occasioni nelle lettere. Ma il dibattito critico su di lui è dominato da una mitizzazione della scrittura dell’autore. Non ci sono studi sul funzionamento lessicale dell’inglese usato nel Signore degli Anelli. Una critica comune è che il suo lavoro sarebbe anacronistico o acronico. Non è così: la percentuale di brani di linguaggi inventati in SdA è in realtà molto bassa. Gli Hobbit non hanno una lingua e questo giustifica il fatto di scrivere SdA in inglese. Lo studio è basato sul lessico della lingua usata da Tolkien, che rende un specifica un’opera letteraria. Ad esempio, il termine “song” (“canzone”) in SdA ha molti usi a seconda dei diversi contesti. “Song” a volte è applicato a una poesia recitata nella tradizione medievale, altre semplicemente per una musica… Queste parole polisemiche con differenti connotazioni culturali sono problematiche nella traduzione.
L’immagine dell’Uomo sulla luna nelle avventure di Tom Bombadil è ispirata a una tradizione medievale. Ma il termine “song” per la canzone dell’Uomo sulla luna fatta al Puledro Impennato
non è tradizionale. Nel mondo immaginario, come parte della storia c’è l’autore della canzone, Bilbo, e anche la dimenticanza di alcune parole. Viene citata M.A. Paveau e la teoria del discorso aperto: l’accumulo dei diversi contesti in cui appare il termine “song”. Il discorso è stato ancora più lungo, interessante e approfondito, con tanto di schema linguistico finale, che ha messo in evidenza un paradosso: la continua revisione e riscrittura del romanzo da parte dell’autore, ha pregiudicato la realizzazione di una “lingua comune” dello scrittore. Unica nota dolente dell’intervento: non è stato esaminato l’apporto su Tolkien delle teorie linguistiche di Owen Barfield.

3) Nicole GUÉDENEY: Le Seigneur des Anneaux ou comment survivre au désespoir et à la peur: une lecture par la théorie de l’attachement [Il Signore degli Anelli, o come sopravvivere alla disperazione e alla paura : una lettura attraverso la teoria dell’attaccamento]. Nicole Guedeney è una neuropsichiatra infantile, lavora in un ospedale ed è dottoressa in scienze presso l’Institut Mutualiste Montsouris di Parigi, Francia. È autrice di numerosi libri e articoli di psicologia. Esperta soprattutto di teoria dell’attaccamento, sviluppata dallo psichiatra inglese John Bowlby, che in questo caso ha voluto applicare al Signore degli Anelli. Stati d’animo come paura e disperazione si verificano quando qualcuno si trova ad affrontare situazioni d’isolamento e pericolo. Tutti i personaggi in SdA provano la paura, e ci sono diverse situazioni: isolamento, minaccia di separazione, luoghi sconosciuti… sono tutte emozioni associate a un malessere, la vulnerabilità è provata anche dal più forte. Contenere la paura è un compito centrale del bambino umano, che ha bisogno di adulti che lo aiutino. È una regolazione dei rapporti interpersonali. Quali personaggi agiscono come figure paterne di attaccamento in SdA? Gandalf, Galadriel, Aragorn, Faramir… La loro semplice menzione può rivelare questo ruolo, come accade quando Merry catturato dagli Orchi invoca il nome di Strider. Non ci sono solo relazioni adulto/bambino, ma anche relazioni paritetiche, a coppie: Merry/Pipino, Frodo/Sam, Gimli/Legolas… tutti gli eroi nell’opera si trovano in difficoltà in alcuni momenti e chiedono l’aiuto di chi è più forte o più saggio che rispetto. E chiedono aiuto in modo esplicito. Nel suo incontro con Saruman Gandalf pensa anche a Frodo e Sam; nella tana di Shelob Sam si prende letteralmente cura di Frodo, fisicamente. È un sistema tipico del dare assistenza da parte del “soccorritore”: nel libro, i personaggi che offrono assistenza sono molto attenti a coloro che proteggono, soprattutto se c’è un legame di parentela o amicizia. Il discorso è stato ancor più lungo e ha toccato molti altri punti. Il dibattito finale è stato serrato e una quasi spontanea “standing ovation” ha concluso l’incontro.

4) Chloé DOTTOR: L’intertexte médiéval de Tolkien, autour de la sagesse et de la folie [L’intertesto medievale di Tolkien, autore di saggezza e di follia]. Dottor è dottoranda all’Università di Parigi XIII, sotto la supervisione di Vincent Ferrè. Nel Medioevo, la pazzia non si oppone alla ragione, ma per saggezza. Nelle opere di Chétien de Troyes, nella leggenda di Tristano e Isotta, gli archetipi della follia e della saggezza sono speculari, ma si completano a vicenda. Nell’intervento sono stati presentati diversi episodi in cui follia e saggezza tipica dei testi medievali sono presenti nelle opere di Tolkien, in particolare del Signore degli Anelli. La follia è differenziata per gradi, da una semplice incoerenza, ad eccesso, fino al caso della demenza.

5) Michaël DEVAUX: Lire Le Seigneur des Anneaux avec C.S. Lewis [Leggere il Signore degli Anelli con C.S. Lewis]. Michaël Devaux insegna filosofia dell’educazione presso la IUFM di Alençon e insegna le opere di Tolkien collegio des Bernardins a Parigi. Presiede l’associazione  “La Compagnia
della Contea” e dirige la rivista amatoriale “La Feuille de la Compagnie”. Ha curato due volumi: “Tolkien, les racines du légendaire” (2003) e co-editato “Tolkien aujourd’hui” (2011). Vecchio marpione, ha cambiato il tema della conferenza all’ultimo momento (doveva tenere “Tolkien et la philosophie”), riciclando un intervento che ho già letto da qualche parte… Comunque, dopo la pubblicazione del Signore degli Anelli nel 1954, Lewis scrisse che il libro era già paragonabile ad Ariosto. Deveaux ha proposto di studiare le possibili letture del libro in base ai criteri definiti in “Una esperienza nella critica letteraria” (1961). In che modo Il Signore degli Anelli è buona letteratura per Lewis? Deveaux ha ripreso uno per uno gli elementi cruciali della sua teoria della critica per considerare i diversi tipi di lettura che si possono fare del volume,  evidenziando anche tutti i livelli in cui ci si può identificare.

Dopo oggi, due giorni di pausa: domani si va a Mont Saint Michel e domenica al museo di Bayeux per vedere il famoso arazzo!

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Tolkien e gli Inklings: Diario dalla Francia – 1

Il castello di Cerisy la Salle (Bassa Normandia - Francia)Avevamo già annunciato il Convegno di Cerisy-sur-Salle, in Normandia, organizzato con la collaborazione dell’Université Paris 13-Paris Nord).

Un’intera settimana dedicata alle opere di J.R.R. Tolkien (1892-1973) e agli altri membri degli Inklings (tra i quali C.S. Lewis, Charles Williams, Owen Barfield). Ora siamo in Francia per partecipare all’evento e iniziamo un diario giornaliero per trasmettere l’atmosfera e permettere ai lettori di sapere di quali temi si parla. Il convegno si sta svolgendo nel centro culturale di Cerisy-la-Salle, nel bellissimo castello omonimo. La primissima impressione è che la Francia voglia fare sul serio! Il suo biglietto da visita è invidiabile: 7 giorni di convegno, 26 interventi, quasi tutti tenuti da professori universitari!!!

Il convegno è organizzato da Roger Bozzetto e Vincent Ferré: il primo è professore emerito di Letteratura generale e comparata presso l’Università della Provenza, oltre che autore di molti studi sul fantastico; il secondo è ordinario di Letterature comparate all’università Paris13, medievista e studioso del romanzo del XX secolo, è la personalità di maggior rilievo riguardo a Tolkien in Francia, ha pubblicato due saggi, numerosi articoli e ha organizzato diversi seminari ed esposizioni di illustrazioni a tema. E’ inoltre il traduttore ufficiale di Tolkien in francese per l’editore Christian Bourgois e il fondatore dell’associazione Modernités médiévales.

Giorno 1

L’inaugurazione del convegno ha visto Bozzetto, ma soprattutto Ferrè, hanno spiegato come si svolgono le giornate: due interventi al mattino, due la sera. Le Regole del castello sono feree! Una campana annuncia l’ora dei pasti, la castellana ha obbligato tutti alla visita del maniero, che essendo del Seicento, ha ben poco da raccontare: roccaforte protestante poi convertita a
forza, è passata tra le mani di tre famiglie nobili, che nel frattempo sono divenute marchesi, molti fallimenti, una fuga in Canada e la salvezza economica grazie alla creazione di un’associazione culturale (dietro cui ci dovrebbe però essere lo Stato), che organizza convegni da mezzo secolo. Moltissimi intellettuali son passati di qui (tra gli altri: Bachelard, Curtius, Gide, Groethuysen, Koyré, Malraux, Martin du Gard, Oppenheimer, Sartre, Valéry, Wells). C’è anche un altro convegno insieme al nostro, dedicato a Bachelard, filosofo della scienza, con presenza di persona che lo hanno conosciuto. Tutti insieme, si cena alle 19.30, prestissimo per chi vive a Roma!

Interventi

L’ambiente è molto cordiale, il cibo è buono e si beve cidro. Ma il piatto forte sono le conferenze. Ecco quelle di oggi:

1) Leo CARRUTHERS: Dans quel Age du monde sommes-nous? Le Quatrième Age de la Terre du milieu… et la suite – [In che Era del mondo siamo ? La quarta era della Terra di Mezzo… e oltre]. Professore di Letteratura Inglese alla Sorbona di Parigi, si è occupato soprattutto di Beowulf, di cui ha curato l’edizione. Intervento molto interessante sulle diverse Ere della Terra-di-mezzo, molto documentato, con citazioni dalle lettere e dalle opere di Tolkien, con spunti da Owen Barfield e molte citazioni da Verlyn Flieger. Ha basato l’intervento anche su un articolo di Tony Steele su Mallorn, che lui stesso ha criticato, ma che è poi stato l’oggetto di molte critiche dall’attento e preparato pubblico. Nel complesso, proprio un bell’intervento!

2) Thomas HONEGGER: Arthur – Aragorn – Ransom: Concepts of Kingship in the Works of Three Inklings [Artù – Aragorn – Ransom: i concetti di regalità nelle opere di tre Inklings]. Honegger è docente di Studi Medievali presso la Friedrich-Schiller-Universität di Jena, in Germania. Redattore della Casa Editrice svizzera specializzata in studi tolkieniani Walking Tree Publishers, ha curato numerosi volumi su Tolkien, le lingue e le letterature medievali, e scritto articoli su Chaucer, Shakespeare e i romanzi cavallereschi del Medioevo. L’intervento è stato qui un poco divulgativo, un confronto tra i tre autori del titolo e la loro concezione della regalità, con
molte citazioni dalle diverse opere, una magnifica mappa dell’Europa in veste metaforica al femminile e richiami a Frazer e Kantorowicz. In estrema sintesi, in C.S.Lewis il re è un semplice “bellator”, difensore dei suoi sudditi, il tipico re delle fiabe; in Charles Williams il re è solo un guerriero secolare che mira a restaurare l’unità dell’Impero, come preludio per il secondo avvento di Cristo; in Tolkien la regalità riassume e amplia i due concetti, trova la sua migliore descrizione nelle frasi di Faramir nel momento dell’incoronazione di Aragorn (Lotr III.5, p. 967) ed è erede di una tradizione storica che dal Medioevo giuntge fino ai giorni nostri. Nel dibattito finale, ha tenuto banco molto la questione della regalità femminile, al centro di molte domande, e ha suscitato curiosità lo schema della linea genealogica di Aragorn, con riportate tutte le percentuali di sangue umano, elfico e Maiar!!!

3) Anne BESSON: La Terre du Milieu, monde-modèle – [La Terra di Mezzo, mondo-modello]. Besson è docente di LGC all’Università di Artois, cofondatrice di «Modernités Médiévales», membro del CERLI, Centre d’Etudes et de recherches sur les Littératures de l’Imaginaire. Il suo intervento è stato molto divulgativo, con interessantissimi spunti sulle diverse teorie dell’immaginario che in questi ultimi decenni si sono diffuse in campo umanistico. La Terra-di-mezzo, a differenza di altri mondi immaginari (quelli di Beatrix Potter, C.S.Lewis, Rowling), presenta una coerenza e un dettaglio inarrivabili. La pulsione enciclopedica di Tolkien lo spingeva a curare molti dettagli e una visione interiore unificatrice lo portava a ricondurre tutto al suo mondo secondario. Il desiderio di vedere realizzato il suo “Silmarillion ideale” è una presenza fissa nelle lettere. Ma la Terra-di-mezzo ha poi preso vita come atto d’amore dei lettori producendo Gdr, film, figurine e vestiti. È stato come gettare un sasso in uno stagno: le onde si sono propagate in tutte le direzioni. Non si tratta di una “appropriazione illegittima”. Anzi, alcune delle moderne teorie sull’immaginario rendono solide Le basi di queste scelte. “Se il mondo è finzione, allora la finzione può essere realtà”… Dialettico il dibattito finale con tematiche che spaziano dal saggio Sulle Fiabe al binomio storia-mondo, fino allo scottante tema della banalità della narrativa di Tolkien, opinione superficiale molto contestata.

4) Charles DELATTRE: Tolkien et le comparatisme mythologique – [Tolkien e la mitologia comparata]. Direttore del dipartimento di Greco e docente di Greco Antico presso l’Université Paris-Ouest Nanterre La Défense, è autore di moltissime pubblicazioni, tra cui una dedicata a Tolkien: Le cycle de l’anneau, de Minos à Tolkien. È stato la rivelazione della giornata, col suo studio serrato (ben trenta citazioni da diversi autori, fortuna che c’era la dispensa!) di cosa sia una mitologia, quali scuole di pensiero hanno dibattuto il tema, analisi di come le varie versioni di alcune scene del Signore degli Anelli presentino importanti indizi di come lavorava Tolkien, come le modifiche siano state tutte motivate dalla ricerca di una coerenza interna di tutto l’universo tolkieniano, di come siano stati importanti concetti come spazialità e verticalità nell’opera, e infine di come non tutto sia spiegabile, anzi qualcosa è volutamente incompleto. E due importanti note finali: quella di Tolkien non può chiamarsi una mitologia (!) e che molto spesso le interpretazioni dei critici aggiungono molto a testi cui Tolkien non aveva voluto dare significati particolari. È seguito dibattito serrato, ma interessante e solo l’intervento della campana che annunciava la cena ha potuto fermare le domande dal pubblico!!!

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