Esce Beren e Lúthien di J.R.R. Tolkien

La tomba di Edith Bratt e JRR TolkienRiportiamo l’articolo pubblicato su l’Unità del 2 giugno 2017 a firma di Roberto Arduini sull’uscita di Beren e Lúthien, volume postumo di J.R.R. Tolkien, curato da Christopher Tolkien, in traduzione di Luca Manini e Simone Buttazzi, con le illustrazioni di Alan Lee (Bompiani, pagg. 288, euro 22). Il volume verrà presentato:
– il 4 giugno a Bussolengo (Verona), alle ore 17.30 da Beatrice Masini, scrittrice e responsabile Bompiani, dal traduttore Luca Manini e dall’Associazione Quarta Era, durante il Fantavv, il festival della letteratura horror, fantasy e d’avventura;
– il 6 giugno a Milano alle ore 18:00 da Wu Ming 4 (scrittore e socio fondatore AIST), Emilia Lodigiani (editrice, scrittrice e socia onoraria AIST), Beatrice Masini (scrittrice e responsabile Bompiani) e Claudio Testi (filosofo, studioso e vicepresidente AIST) presso la Libreria Lirus, in via Vitruvio 43;
– l’8 giugno a Roma alla libreria IBS.it bookshop Il Libraccio alle ore 17,30 (insieme al libro “Scrivere in Tengwar” con Sara Gianotto) da Wu Ming 4 e Roberto Arduini.
Buona lettura.

Alla ricerca del mito perfetto

Bompiani: "Beren e Luthien"Buona la terza, si direbbe nel cinema. Sì, perché siamo veramente alla fine di un’Era, periodo che ben si addice alla Terra di Mezzo, lo sfondo letterario in cui vanno in scena le gesta di Beren e Lúthien, volume postumo di J.R.R. Tolkien appena uscito in contemporanea mondiale (da noi per i tipi di Bompiani, traduzione di Luca Manini e Simone Buttazzi, illustrazioni di Alan Lee, pagg. 288, euro 22). Curato dal figlio Christopher, è probabilmente la fine di un lunghissimo percorso in cui la devozione filiale si è messa al completo servizio dell’autore, con l’ambizione di realizzare il progetto di rendere fruibili ai lettori le storie della Terra di Mezzo, la mitologia alla base de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli. Siamo alla fine di un’Era perché a 44 anni dalla morte del padre, lascia anche il figlio. Spezza la penna e si congeda anche lui dai lettori. E come il padre, lascia un lavoro incompiuto.

Michele MariÈ solo «l’ennesimo libro postumo di Tolkien», si dirà. Ed è stato anche scritto da Michele Mari in
un articolo su La Repubblica del 29 maggio scorso. Il grande e stimato scrittore se l’è presa proprio con Christopher, reo di sentirsi «autorizzato dallo stesso sangue agli interventi più spregiudicati, tanto più autoritari quanto meno autoriali» e quindi di essersi dedicato «all’imponente pubblicazione di “opere” paterne condotta negli ultimi quarant’anni», giungendo perfino al reato di lesa maestà. Secondo Mari, infatti, sembra che «Christopher [non] abbia saputo resistere alla tentazione di dare qua e là forma narrativa e compiuta (il sospetto, anzi, è che vi abbia travasato gran parte di quella Storia del Silmarillion lunga circa 2.000 pagine che invano cercò di pubblicare a proprio nome)».
È tutto vero, ma è lo stesso Christopher a non farne un mistero e a scriverlo nella Prefazione a questo volume, anzi fu proprio quello l’inizio del percorso. «Dopo la pubblicazione del Silmarillion nel 1977 ho trascorso diversi anni a indagare la genesi dell’opera e ho scritto un libro intitolato La Storia del Silmarillion». Il figlio di Tolkien ne scrisse anche al proprio editore, spiegando però che «pubblicarlo è inconcepibile» e soprattutto illustrando le motivazioni che lo avevano portato alla stesura del libro: «L’ho fatto in parte per la mia personale soddisfazione di fare ordine, e perché volevo capire l’evoluzione dell’intera opera fin dalle origini».
Quel che Mari non coglie è che quella ricerca sull’evoluzione della mitologia è continuata da allora fino a oggi, e Beren e Lúthien ne costituisce proprio la terza e ultima fase, purtroppo. Ha ragione Mari nel dire che «la filologia tolkieniana (al pari di quella lovecraftiana) è nata in ambito accademico “contro” la religione dei fan», come testimonia in Italia la nascita dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, di cui sono presidente, e i molti convegni universitari organizzati in questi ultimi anni (i prossimi saranno a dicembre a Parma e Trento); e ha ancor più ragione lo scrittore italiano a ricordare che Christopher «ha dato alle stampe una tale quantità di “inediti” paterni negli ultimi decenni che le sue prime imprese, ormai entrate nel corpus e nel canone, ci appaiono paradossalmente originali ed autentiche: è il caso soprattutto del Silmarillion». Mari però non tiene in conto che tutte queste pubblicazioni fanno parte di un percorso di conoscenza in cui Christopher, come ammette lo scrittore italiano, ha dovuto «sprofondare nell’oceano delle carte paterne».
Il Silmarillion nell'edizione BallantineDel resto, anche in questo caso, il figlio di Tolkien ha dimostrato fin da subito la sua onestà intellettuale. Nel 1977, per Il Silmarillion Christopher aveva messo insieme tutti i manoscritti del padre, con una quantità minima di suoi interventi per colmare le lacune, nel tentativo di creare un testo completo e coerente sia nello stile, sia nel contenuto narrativo. Negli anni successivi ha ammesso l’errore e intrapreso la pubblicazione dell’immensa History of Middle-earth, la Storia della Terra di Mezzo, che in dodici volumi presenta versioni selezionate delle varie opere e le bozze come erano state effettivamente scritte da suo padre. In questo modo, per molti versi ha dato ai lettori il meglio di entrambi i fronti: un Silmarillion pubblicato che presenta una narrazione completa e coerente; una serie di scritti poco coerenti, ma affascinanti e spesso di una grande potenza creativa che indicano la strada di quel grande Silmarillion che l’anziano Tolkien avrebbe potuto fare, se solo avesse avuto l’energia e il tempo di finire la sua opera. Quest’ultimo è un obiettivo che Christopher ha potuto vedere, o almeno intuire, ma non poteva realizzare senza un apporto molto consistente d’invenzione originale da parte sua, cosa che si è astenuto dal fare. Eppure, anche la History of Middle-earth non sempre presenta i testi nel modo più semplice e accessibile per chi volesse leggere queste fonti come narrazioni. Questo perché l’obiettivo primario della serie di libri è quello di raccontare la “storia della storia”, che è un obiettivo sincero e apprezzabile.

Christopher TolkienAccantonato Il Silmarillion, di cui Christopher ha ammesso i limiti dopo aver letto e studiato tutti i manoscritti, pubblicata la History of Middle-earth, in cui è svelata la maggior parte dei manoscritti, il figlio del grande scrittore si è dedicato ai romanzi.
Perché? Perché la materia del Silmarillion non ha ancora raggiunto uno stato definitivo: lasciato incompleto dal padre, dal punto di vista letterario, non soddisfa nessuna delle edizioni uscite in tutti questi anni. Quali che siano state le opinioni del padre in merito, sicuramente il figlio è l’unico depositario di quelle intenzioni. Christopher è, inoltre, l’erede letterario di Ronald, l’unico a poter pubblicare legittimamente nuove opere sulla Terra di Mezzo. E lo ha già fatto, perché, come detto, già lo stesso Silmarillion pubblicato e la History contengono molte parti scritte da lui, brani letterari che riassumono, condensano e raccordano i diversi racconti contenuti nell’opera.
L’ultimo romanzo in uscita, Beren e Lúthien, è la conferma della strada intrapresa e anche qui si fa ammenda degli «interventi più spregiudicati». Lo stesso J.R.R. Tolkien aveva indicato quella strada. In una lettera lo aveva scritto esplicitamente: tre grandi storie sono il cuore del Silmarillion (1951). Quest’ultimo volume esce esattamente a 10 anni dalla pubblicazione de I Figli di Hùrin. In quel volume, Christopher scriveva esplicitamente: «L’obiettivo era una narrazione compiuta, esente da interruzioni e da lacune, purché ciò fosse possibile senza alterazioni del percorso narrativo e senza invenzioni arbitrarie, e malgrado lo stato di incompiutezza in cui mio padre lasciò alcune parti». Senza il lavoro precedente di Christopher sui documenti di suo padre partendo dal Silmarillion nel 1977 e concluso con il dodicesimo volume della History nel 1996 sarebbe stato quasi certamente impossibile per lui produrre una versione fedele e completa del racconto de I Figli di Húrin e ora di Beren e Lúthien. Quarta di copertina Beren e Luthien BompianiCome tale si può dire appunto che questo libro sia il culmine di un lavoro di oltre quarant’anni, anche se manca la terza grande storia: La caduta di Gondolin.
Christopher Tolkien ribadisce tutto questo nella Prefazione e aggiunge un’importante nota che testimonia ancor di più la sua onestà intellettuale, per buona pace di Mari: «Caratteristica essenziale di questo libro è mostrare gli sviluppi della leggenda di Beren e di Lúthien nelle parole di mio padre, in quanto il metodo impiegato è l’estrazione di passaggi da manoscritti assai più lunghi, in prosa o in versi, scritti nell’arco di molti anni». Ecco quindi qual è il senso di questo nuovo volume con l’eliminazione estrema dell’intervento filiale e l’intento lodevole di restituire un valore letterario e narrativo al materiale incompiuto, frammentario e scritto lungo un periodo di oltre mezzo secolo da J.R.R. Tolkien.

DATI ESSENZIALI
Bompiani: "Beren e Luthien"
Titolo: Beren e Lúthien
Autore: John Ronald Reuel Tolkien
Pagine: 288 + 18 di tav. pagine
Editore: Bompiani
Collana: Letteraria straniera
Illustratore: Alan Lee
Traduttore: Luca Manini e Simone Buttazzi
Curatore: Christopher Tolkien
Copertina: Cartonato con sovraccoperta
Dimensione: 14.2×20.2cm
ISBN – EAN: 9788845292781
Prima edizione: maggio 2017

LINK ESTERNI
– Vai al sito di Giunti Bompiani
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1 Comment to “Esce Beren e Lúthien di J.R.R. Tolkien”

  1. Celebrandir ha detto:

    Si tende spesso a giudicare con durezza interventi editoriali non canonici, per così dire, sacrificando la completezza sull’altare della purezza.
    Cristopher Tolkien sa sugli scritti di suo padre probabilmente più di tutti gli studiosi tolkeniani messi insieme, e chi meglio di lui può incaricarsi di colmare lacune e incompletezze? Ben venga, anzi, il suo provvidenziale intervento.

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