Recensione a Lo Hobbit: «Che furore il drago!»

Desolazione-di-Smaug13Diavolo di un Peter Jackson! Eravamo pronti a ribadire le perplessità su Lo Hobbit già espresse un anno fa, in occasione del primo capitolo della nuova trilogia ispirata ai romanzi di J. J. R. Tolkien, ed ecco che il neozelandese ci spiazza tornando ai fasti del Signore degli anelli. Il secondo capitolo delle avventure di Bilbo Baggins e dei nani capeggiati da Thorin Scudodiquercia è nettamente migliore del primo. Là c’erano scene «sbrodolate» (l’arrivo dei nani a casa di Bilbo, l’inseguimento nelle caverne degli orchi) e un impianto generale in cui gli innesti sulla materia del romanzo convincevano fino a un certo punto. Qui c’è grande compattezza narrativa, grazie ad un lavoro molto raffinato sulla sceneggiatura (sempre di Jackson, Fran Walsh e Philippa Boyens: il nome di Guillermo Del Toro, primo regista incaricato poi estromesso, rimane per motivi contrattuali). E gli effetti speciali raggiungono risultati mirabolanti nel finale in cui entra in scena, finalmente, il drago Smaug: doppiato in originale da Benedict Cumberbatch (in italiano da Luca Ward), il mostro affianca Gollum sul podio dei personaggi completamente costruiti in digitale. Nel terzo capitolo, vedrete, ne combinerà delle belle.

Desolazione-di-Smaug09Avviso ai non-tolkieniani: La Desolazione di Smaug finisce «appeso». Di più: stavolta il film osa l’inosabile chiudendosi nel bel mezzo del climax, allorché Smaug parte in volo verso la città di Laketown per compiere una strage che sarà l’incipit del terzo film. È il curioso destino dei «numeri 2», i secondi capitoli di trilogie annunciate: devono proseguire la narrazione dei numeri 1 e tenere aperte le piste narrative che si chiuderanno nei numeri 3. Sono film di passaggio, frazioni intermedie di una staffetta, eppure – forse proprio per questa natura ibrida – stimolano la fantasia dei loro creatori al punto di diventare, spesso, i più belli delle rispettive saghe. Era così per L’impero colpisce ancora nel primo trittico di Star Wars, per il secondo capitolo di Ritorno al futuro, e secondo alcuni cultori era così anche per Le due torri, capitolo intermedio del Signore degli Anelli. La Desolazione di Smaug innalza nettamente il tono rispetto a Un viaggio inaspettato, e ci lascia con un pizzico di acquolina in bocca nell’attesa di Andata e ritorno, il numero 3. Molto dipende dal grado di invenzione che gli sceneggiatori mettono in campo per allargare la trama del libro Lo Hobbit, che rispetto al Signore degli anelli ha la dimensione del romanzo breve. Se nel primo episodio Jackson, Walsh e Boyens si erano per lo più limitati a diluire, qui inventano con grande libertà e, al tempo stesso, con scrupolo filologico: stravolgono la lettera di Tolkien rispettandone lo spirito.

Desolazione-di-Smaug02Si veda l’inizio: torniamo in un luogo che per gli appassionati è quasi una seconda casa, il villaggio di Brea, quello dove gli hobbit incontravano Aragorn nella Compagnia dell’Anello. Questo permette a Jackson di essere il primo «attore» ad entrare in scena (è lui l’ubriacone che attraversa la strada, esattamente come nel vecchio film) e apre la storia con un lungo flash-back: è il primo incontro fra Gandalf e Thorin, un riassunto della puntata precedente necessario e brillantemente realizzato. Subito dopo il mago Gandalf, lo «scassinatore» Bilbo e i nani sono esattamente dove li avevamo lasciati: al limitare della foresta di Bosco Atro, perennemente inseguiti dagli orchi del lattiginoso Azog. Qui Jackson compie una netta virata rispetto al libro: gli orchi non vengono sterminati e inseguono la compagnia anche nel reame degli elfi, dove ricompare il personaggio di Legolas, che nel romanzo non c’è. La fuga dei nani in parallelo alla battaglia tra elfi e orchi è una sequenza strepitosa, il miglior videogame mai visto al cinema, così come è bellissima la costruzione digitale di Laketown, una Venezia della Terra di Mezzo. Nonostante le 2 ore e 41 minuti il film ha ritmo e non stanca mai. Se Jackson & soci stanno su questi livelli anche nel terzo capitolo, il (mezzo) miracolo è compiuto.
Alberto Crespi

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Esce Lo Hobbit 2! Le scelte di Jackson di Manuel Chiofi

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ALCUNE SCENE DELLA DESOLAZIONE DI SMAUG:
Gandalf e Bilbo
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Thranduil e un Orco prigioniero

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Bilbo e i nani nei barili

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Bard e Thorin

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Una clip estesa

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Esce Lo Hobbit 2! Le scelte di Jackson

Film: "Lo Hobbit 2 - La Desolazione di Smaug"Letteratura e cinema costituiscono due arti basate su due mezzi completamente distinti, la scrittura e la visione. Tali mezzi permettono modi di comunicazione differenti, pertanto è inevitabile che un’opera cinematografica sia differente dal testo da cui è tratta.
Ciò è stato vero per il Signore degli Anelli, e lo è ancora di più per Lo Hobbit. Nel giorno in cui esce al cinema il secondo capitolo della saga, diamo uno sguardo alla sceneggiatura della trilogia: essa è frutto di ben otto mani. Oltre alle collaudate Fran Walsh, moglie di Jackson e Philippa Boyens, questa volta c’è stato anche l’ampio contributo di Guillermo del Toro che, per lungo tempo, è stato il regista designato dell’opera. Non sappiamo quanto sia stato perso della visione di Del Toro nel ritorno alla regia di PJ. Di sicuro Jackson è tornato prepotentemente nella sua versione della Terra di Mezzo, quella che i fan della trilogia del Signore degli Anelli avevano imparato a conoscere.

Adattamenti

Azog in "Lo Hobbit 2 - La Desolazione di Smaug"Proprio lo stile dello Hobbit di J.R.R. Tolkien è stato il primo problema da affrontare. Lo Hobbit, il libro, ha un tono fiabesco, il Signore degli Anelli ha un tono maggiormente epico. A livello cinematografico, poiché l’ordine delle pellicole è esattamente l’opposto delle controparti cartacee, era necessario che il tono de Lo Hobbit film fosse molto più simile a quello del Signore degli Anelli e soprattutto che ciò avvenisse già dal primo film. I sei capitoli presi in considerazione per Un viaggio inaspettato, infatti, sono pieni di avventure, vissute una dietro l’altra senza un vero nemico da affrontare. Erebor è ancora lontana e Smaug è solo una leggenda. Servivano un eroe e un antagonista. Thorin diventa l’eroe di cui Jackson ha bisogno, mentre Azog, il suo antagonista, risorge addirittura dalle ceneri pur di vendicarsi dell’affronto subito in battaglia. Tolkien, al contrario, nelle Appendici del Signore degli Anelli ci dice che Azog è morto ucciso non da Thorin, bensì da suo cugino Dain.
Bilbo rimane comunque a tutti gli effetti il protagonista e per molti aspetti Jackson si è attenuto in maniera fedele al testo. Nel romanzo di Tolkien però Bilbo si rivela un peso per i nani e non dimostra di avere molto coraggio in quei primi sei capitoli. Ciò non poteva accadere nel film. Bilbo pertanto si dimostra fondamentale in almeno tre situazioni:
– prende tempo contro i tre troll (nel libro è Gandalf che li confonde);
– combatte contro il Goblin nella caverna (nel libro Bilbo è portato a spalla);
– salva Thorin dall’agguato dell’orco (scena del tutto assente nel libro).
L’Anello è lo stesso protagonista del Signore degli Anelli e questo viene
enfatizzato da Jackson tramite l’uso dello stesso tema musicale, mentre la scena in cui l’anello si infila al dito di Bilbo è un omaggio esplicito all’analoga scena con protagonista Frodo alla locanda di Brea. Inoltre, la volontà dell’anello di tornare al suo padrone doveva essere evidente, perciò l’anello vola via dalla tasca di Gollum proprio lì dove Bilbo stava nascosto tra i funghi.

Gandalf in "Lo Hobbit 2 - La Desolazione di Smaug"Molte delle aggiunte effettuate ne Lo Hobbit derivano direttamente dalle Appendici del Signore degli Anelli. In particolare la storia di Dol Guldur. In realtà, secondo Tolkien, il fatto che un Negromante risieda nella fortezza è noto da tempo. Jackson però deve spiegare al pubblico l’origine di questa presenza. Pertanto tutti gli eventi vengono trasportati in avanti di circa 100 anni e viene aggiunto un personaggio, esistente ma non sviluppato da Tolkien, ovvero Radagast il Bruno. Qui gli autori hanno davvero viaggiato con la fantasia, dando vita a un personaggio svampito, ma godibile, e soprattutto a una slitta trainata da meravigliosi conigli giganti (notata la citazione di Bambi?).
Non posso concludere se non facendo alcuni accenni ai nani. Le difficoltà maggiori sono derivate dal fatto di doverne gestire ben 13! Tolkien, inoltre, non aveva dato molte informazioni sul loro aspetto e sul loro carattere. Alcuni tratti sono solo accennati e ci sono nani che nel libro non parlano mai. Il lavoro fatto su questi personaggi è stato complesso e laborioso perché ha dovuto comprendere una scrittura praticamente da zero di tutte le parti, a esclusione, almeno in parte, di quelle di Thorin e Balin. La scelta di allungare notevolmente la scena della cena a casa di Bilbo è dovuta proprio alla necessità di presentare questa allegra combriccola («I Piccoli Bastardi», come li ha definiti lo stesso Jackson in un’intervista) permettendo al pubblico di familiarizzare con un gruppo così nutrito.

Smaug in "Lo Hobbit 2 - La Desolazione di Smaug"Cosa ci aspetta su La desolazione di Smaug? Dalle immagini dei trailer sembra che tutti gli eventi narrati nel libro ci siano. Ogni episodio però ha subito modifiche notevoli a livello di sceneggiatura per far sì che fosse coerente con le modifiche riportate nel primo film. Nonostante le critiche che possano essere mosse a ciascuna scelta fatta da Jackson, rimane indubbia la qualità del lavoro fatto nel creare, di nuovo, un mondo che fino a pochi anni fa era possibile solo immaginare.
E voi che ne dite? Fateci sapere che ne pensate del film. Scrivete un commento a questo articolo o diteci la vostra opinione sulla pagina Facebook dell’ArsT.
Buona visione de La desolazione di Smaug.

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