Letteratura e cinema costituiscono due arti basate su due mezzi completamente distinti, la scrittura e la visione. Tali mezzi permettono modi di comunicazione differenti, pertanto è inevitabile che un’opera cinematografica sia differente dal testo da cui è tratta.
Ciò è stato vero per il Signore degli Anelli, e lo è ancora di più per Lo Hobbit. Nel giorno in cui esce al cinema il secondo capitolo della saga, diamo uno sguardo alla sceneggiatura della trilogia: essa è frutto di ben otto mani. Oltre alle collaudate Fran Walsh, moglie di Jackson e Philippa Boyens, questa volta c’è stato anche l’ampio contributo di Guillermo del Toro che, per lungo tempo, è stato il regista designato dell’opera. Non sappiamo quanto sia stato perso della visione di Del Toro nel ritorno alla regia di PJ. Di sicuro Jackson è tornato prepotentemente nella sua versione della Terra di Mezzo, quella che i fan della trilogia del Signore degli Anelli avevano imparato a conoscere.
Adattamenti
Proprio lo stile dello Hobbit di J.R.R. Tolkien è stato il primo problema da affrontare. Lo Hobbit, il libro, ha un tono fiabesco, il Signore degli Anelli ha un tono maggiormente epico. A livello cinematografico, poiché l’ordine delle pellicole è esattamente l’opposto delle controparti cartacee, era necessario che il tono de Lo Hobbit film fosse molto più simile a quello del Signore degli Anelli e soprattutto che ciò avvenisse già dal primo film. I sei capitoli presi in considerazione per Un viaggio inaspettato, infatti, sono pieni di avventure, vissute una dietro l’altra senza un vero nemico da affrontare. Erebor è ancora lontana e Smaug è solo una leggenda. Servivano un eroe e un antagonista. Thorin diventa l’eroe di cui Jackson ha bisogno, mentre Azog, il suo antagonista, risorge addirittura dalle ceneri pur di vendicarsi dell’affronto subito in battaglia. Tolkien, al contrario, nelle Appendici del Signore degli Anelli ci dice che Azog è morto ucciso non da Thorin, bensì da suo cugino Dain.
Bilbo rimane comunque a tutti gli effetti il protagonista e per molti aspetti Jackson si è attenuto in maniera fedele al testo. Nel romanzo di Tolkien però Bilbo si rivela un peso per i nani e non dimostra di avere molto coraggio in quei primi sei capitoli. Ciò non poteva accadere nel film. Bilbo pertanto si dimostra fondamentale in almeno tre situazioni:
– prende tempo contro i tre troll (nel libro è Gandalf che li confonde);
– combatte contro il Goblin nella caverna (nel libro Bilbo è portato a spalla);
– salva Thorin dall’agguato dell’orco (scena del tutto assente nel libro).
L’Anello è lo stesso protagonista del Signore degli Anelli e questo viene
enfatizzato da Jackson tramite l’uso dello stesso tema musicale, mentre la scena in cui l’anello si infila al dito di Bilbo è un omaggio esplicito all’analoga scena con protagonista Frodo alla locanda di Brea. Inoltre, la volontà dell’anello di tornare al suo padrone doveva essere evidente, perciò l’anello vola via dalla tasca di Gollum proprio lì dove Bilbo stava nascosto tra i funghi.
Molte delle aggiunte effettuate ne Lo Hobbit derivano direttamente dalle Appendici del Signore degli Anelli. In particolare la storia di Dol Guldur. In realtà, secondo Tolkien, il fatto che un Negromante risieda nella fortezza è noto da tempo. Jackson però deve spiegare al pubblico l’origine di questa presenza. Pertanto tutti gli eventi vengono trasportati in avanti di circa 100 anni e viene aggiunto un personaggio, esistente ma non sviluppato da Tolkien, ovvero Radagast il Bruno. Qui gli autori hanno davvero viaggiato con la fantasia, dando vita a un personaggio svampito, ma godibile, e soprattutto a una slitta trainata da meravigliosi conigli giganti (notata la citazione di Bambi?).
Non posso concludere se non facendo alcuni accenni ai nani. Le difficoltà maggiori sono derivate dal fatto di doverne gestire ben 13! Tolkien, inoltre, non aveva dato molte informazioni sul loro aspetto e sul loro carattere. Alcuni tratti sono solo accennati e ci sono nani che nel libro non parlano mai. Il lavoro fatto su questi personaggi è stato complesso e laborioso perché ha dovuto comprendere una scrittura praticamente da zero di tutte le parti, a esclusione, almeno in parte, di quelle di Thorin e Balin. La scelta di allungare notevolmente la scena della cena a casa di Bilbo è dovuta proprio alla necessità di presentare questa allegra combriccola («I Piccoli Bastardi», come li ha definiti lo stesso Jackson in un’intervista) permettendo al pubblico di familiarizzare con un gruppo così nutrito.
Cosa ci aspetta su La desolazione di Smaug? Dalle immagini dei trailer sembra che tutti gli eventi narrati nel libro ci siano. Ogni episodio però ha subito modifiche notevoli a livello di sceneggiatura per far sì che fosse coerente con le modifiche riportate nel primo film. Nonostante le critiche che possano essere mosse a ciascuna scelta fatta da Jackson, rimane indubbia la qualità del lavoro fatto nel creare, di nuovo, un mondo che fino a pochi anni fa era possibile solo immaginare.
E voi che ne dite? Fateci sapere che ne pensate del film. Scrivete un commento a questo articolo o diteci la vostra opinione sulla pagina Facebook dell’ArsT.
Buona visione de La desolazione di Smaug.
.
ALCUNE SCENE DELLA DESOLAZIONE DI SMAUG:
Gandalf e Bilbo
.
Tauriel e Legolas
.
Thranduil e un Orco prigioniero
.
Bilbo e i nani nei barili
.
Bard e Thorin
.
Una clip estesa
.
Quando hai scritto “meravigliosi conigli giganti” ho avuto un malore
Che El-ahrairà ti perdoni, Manuel
🙂