Strenne di Natale 2017: Bompiani cambia solo le copertine

Libri BompianiManca davvero poco a Natale, ed è ora di iniziare a pensare ai regali! Per far cosa gradita a un appassionato tolkieniano non c’è nulla di meglio di un libro: i titoli disponibili sono davvero tantissimi, a partire dalle opere primarie per passare poi ai testi di critica. Per iniziare, rimane sempre valida la nostra bibliografia consigliata; per orientarsi tra i moltissimi volumi di saggistica pubblicati negli anni può anche essere utile consultare la nostra rubrica Le pillole di Claudio Testi, vera e propria bibliografia ragionata in cui lo studioso, segretario dell’Istituto Filosofico di Studi Tomistici e vicepresidente dell’AIST, li analizza brevemente ed esprime la propria valutazione. Se invece preferite optare per i titoli più recenti, quest’anno la scelta è abbastanza limitata, pur se interessante.

Il 30 novembre a Modena “Tolkien e la Finlandia”

Tolkien LabL’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena e l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani promuoveranno, all’interno delle spazio condiviso dei TolkienLab, un incontro il 30 novembre su J.R.R. Tolkien e (seguite gli aggiornamenti sull’evento facebook “Tolkien e la Finlandia: I Canti dalla Terra degli Eroi”).
La relatrice della serata sarà Valérie Morisi, socia AIST che nel 2015 aveva già presentato il TolkienLab dedicato a Lo Hobbit e Il Milione di Marco Polo.
L’appuntamento si terrà alle ore 20,45 nella sede dell’istituto tomistico, in Strada San Cataldo 97 a Modena. L’ingresso è gratuito.

Verlyn Flieger: «Ecco il Tolkien Oscuro»

Aotrou serbian editionL’attesa per la pubblicazione di opere non appartenenti al mondo narrativo tolkieniano è diventata, negli ultimi anni, consuetudine e appuntamento fisso per tutti gli appassionati del J.R.R. Tolkien filologo. Anche questo 2016 ci regala uno scritto, o per meglio definirlo esperimento stilistico, del Professore con l’uscita di The Lay of Aotrou and Itroun il prossimo 3 novembre per HarperCollins. Il volume, che riprende il poema pubblicato nel dicembre 1945 su «Welsh Review», sarà curato da Verlyn Flieger, che di seguito ha scritto in esclusiva per il sito dell’Associazione un articolo che presenta la storia.

Annunciati i finalisti alla Mythopoeic Society 2016

Mythcon-44La Mythopoeic Society, organizzazione Usa letteraria e didattica no profit per lo studio, la discussione e la condivisione della letteratura mitologica e del Fantastico, ha reso noti i nomi dei finalisti dei suoi prestigiosi Mythopoeic Fantasy Award. Ci sono quattro categorie:
– The Mythopoeic Fantasy Award for Adult Literature è il premio assegnato al romanzo fantasy, in più volumi, oppure a raccolte di racconti per adulti di un singolo autore pubblicati durante il 2013 che meglio esemplificano lo spirito degli Inklings. I libri sono eleggibili nei due anni successivi la pubblicazione se non sono stati selezionati come finalisti durante il primo anno di eleggibilità. I libri tratti da una serie sono idonei se leggibili indipendentemente, altrimenti la serie diventa nominabile l’anno successivo alla pubblicazione del volume finale. In questa categoria, nel 1981 sono stati premiati i Racconti Incompiuti di J.R.R. Tolkien, oltre che Tempesta di mezza estate di Poul AndersonIl settimo figlio di Orson Scott CardIl genio nell’occhio d’usignolo di Antonia S. ByattStardust e I ragazzi di Anansi di Neil Gaiman, L’ombra della maledizione di Lois McMaster BujoldJonathan Strange e il signor Norrell di Susanna ClarkeUn cappello pieno di stelle di Terry Pratchett e la Trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud.
Scrittori: Diana Wynne Jones – The Mythopoeic Fantasy Award for Children’s Literature premia libri destinati ai lettori più giovani (dai «giovani adulti» ai libri illustrati per lettori principianti), nella tradizione dello Hobbit e Le Cronache di Narnia. Le regole d’ammissione sono comunque le stesse del Premio della Letteratura per adulti. La questione riguardante le opere borderline fra un premio e l’altro sarà discussa con il consenso dei comitati. Tra questi, ci sono due storie di Diana Wynne JonesUn cappello pieno di stelle di Terry Pratchett, la saga di Harry Potter di J.K. Rowling e Graceling di Kristin Cashore.
– The Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies, premio per i saggi su J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e Charles Williams che forniscono contributi significativi allo studio degli Inklings. Per questo riconoscimento sono validi i libri pubblicati durante gli ultimi tre anni (2011-2013), inclusi i passati finalisti.
– The Mythopoeic Scholarship Award in Myth and Fantasy Studies è destinato a libri accademici su altri autori specifici della tradizione degli Inklings, o a lavori più generali nei generi del mito e della fantasia. Il periodo di eleggibilità è di tre anni, lo stesso per il premio per gli Inklings Studies.

Un Natale senza Tolkien: Bompiani non fa strenne

Tolkien Santa ClauseIl titolo è volutamente provocatorio, ma purtroppo ci apprestiamo a dare un annuncio tutt’altro che lieto. L’arrivo delle festività natalizie era ormai solito portare agli appassionati tolkieniani italiani varie novità da poter riporre sotto l’albero, ma quest’anno questa felice usanza verrà meno: Bompiani, l’editore che detiene i diritti di traduzione, non ha in programma uscite relative il mondo del professore oxoniense per il dicembre 2015 (e neanche per il gennaio 2016!). Eppure di pubblicazioni in attesa di essere importate nel nostro mercato editoriale non v’è certo penuria, in particolare spiccano tre libri: The Story of Kullervo, curata da Verlyn Flieger, The Art of The Lord of the Rings, di Tolkien stesso, ed il sesto volume delle Cronache dal set, dedicato all’ultimo film de Lo Hobbit (La Battaglia delle Cinque Armate).

The Story of Kullervo

The Story of Kullervo di TolkienThe Story of Kullervo è un’opera di J.R.R. Tolkien, non ancora apparsa in lingua italiana, ma già potenzialmente nota ai lettori anglofoni dal 2010, anno in cui apparve nel settimo volume dei «Tolkien Studies», prima di essere ristampata nell’agosto del corrente anno in un formato più fruibile per il grande pubblico dalla HarperCollins. L’opera si ispira ad uno dei personaggi del Kalevala di Elias Lönnrot, il poema nazionale finlandese, e prosegue la pubblicazione degli scritti di Tolkien che ripercorrono le vie di antiche epiche, riproponendo arcaiche leggende in una nuova luce attraverso la rielaborazione personale del professore. Secondo lo studioso Douglas A. Anderson, Tolkien stesso ammise che nel leggere un’opera medievale, il suo istinto non era quello di sottoporla ad uno studio critico, ma di scrivere a sua volta un testo che appartenesse alla stessa tradizione.
Sebbene il Kalevala abbia visto la luce solo nel diciannovesimo secolo, è stato a lungo accomunato a testi medievali come la Canzone dei Nibelunghi o le Edda e pertanto non sorprende che abbia suscitato in Tolkien una reazione simile.
La riscoperta da parte dei lettori di questa differente vena creativa dell’autore inglese si può ritenere abbia avuto inizio con La leggenda di Sigurd e Gudrún nel 2009, per poi proseguire con La Caduta di Artù (2013) e Beowulf (2014), in Italia tutti editi dalla Bompiani. The Story of Kullervo non sarà, a differenza delle pubblicazioni appena menzionate, curata da Christopher Tolkien, ma dalla studiosa Verlyn Flieger, professore emerito di Mitologia e Studi medievali presso l’Università del Maryland.
Scritta durante il periodo degli studi ad Oxford (più precisamente tra gli anni 1912 e 1914), quest’opera è di particolare rilevanza, poiché reca in sé le prime scintille della futura produzione tolkieniana, ed è riconosciuta come fonte originaria della storia di Túrin Turambar contenuta nel Silmarillion. The Story of Kullervo presenta anche i primi esperimenti linguistici che porteranno alla nascita di una delle lingue elfiche, il Quenya.
The Story of Kullervo contiene un’introduzione, il racconto annotato e commentato The Story of Kullervo, la lista dei nomi in esso utilizzati, due saggi di Tolkien sul Kalevala ed un saggio di Verlyn Flieger, precedentemente pubblicato nell’ottavo volume dei «Tolkien Studies» (2011) e riproposto anche all’interno della raccolta di saggi dell’autrice Green Suns and Faërie: Essays on J. R. R. Tolkien (Kent State University Press, 2012).

The Art of The Lord of the Rings di J. R. R. Tolkien

The Art of the Lord of the RingsDopo la pubblicazione di L’arte dello Hobbit di J. R. R. Tolkien, uscito nel novembre del 2012 per la Bompiani, è in attesa di prosecuzione il viaggio alla scoperta di Tolkien come artista dell’immagine, col volume dedicato alle opere del professore inerenti al suo più noto capolavoro: The Art of The Lord of the Rings. Esso conterrà mappe, iscrizioni e schizzi realizzati dal professore oxoniense durante la stesura de Il Signore degli Anelli, per un totale di oltre 180 immagini, di cui la maggioranza inedite. Il volume, come L’arte dello Hobbit, è curato da Wayne G. Hammond e da Christina Scull, i quali hanno aggiunto un commentario alle immagini.
L’arte dello Hobbit e The Art of The Lord of the Rings permettono di comprendere maggiormente l’immaginazione dell’autore, quale visione avesse di ciò che raccontava, e possono inoltre offrire uno spunto per un paragone tra le realizzazioni visive offerte dal cinema (Jacksoniano e non) e quanto scaturito direttamente dalla mente e dalla mano di Tolkien.

The Hobbit: The Battle of the Five Armies Chronicles – The Art of War

The Art of War - Chronicles VIThe Hobbit: The Battle of the Five Armies Chronicles – The Art of War andrà a completare la serie dedicata all’epopea cinematografica di Peter Jackson ispirata a Lo Hobbit, la quale comprende attualmente cinque titoli: Lo Hobbit. L’arte di Un viaggio inaspettato (Bompiani, 2012), Lo Hobbit. Un viaggio inaspettato. Cronache dal set II. Personaggi e creature (Bompiani, 2013), Lo Hobbit. La Desolazione di Smaug. Cronache dal set III (Bompiani, 2013), Lo Hobbit. La Desolazione di Smaug. Cronache dal set IV. Armi e costumi. (Bompiani, 2014), Lo Hobbit. La Battaglia dei Cinque Eserciti. Cronache dal set V (Bompiani, 2014).
Firmato da Daniel Falconer della Weta Workshop, come i precedenti titoli, anche questo volume delle Cronache dal set, condurrà il lettore dietro le quinte del film presentando le varie fasi di progettazione e le idee prodotte dagli artisti coinvolti nel progetto, per offrire uno sguardo sempre più approfondito all’opera di Peter Jackson. Come anticipato dal titolo, The Art of War, lo studio si incentrerà in particolar modo sugli scontri che si susseguono nell’ultimo capitolo della trilogia, dall’assalto di Smaug a Città del Lago alla battaglia citata nel titolo stesso del film, delineando le differenze in campo bellico per ogni parte in scena.

ARTICOLI PRECEDENTI
– Vai all’articolo “The Story of Kullervo”: ne parla Verlyn Flieger
– Vai all’articolo “The Story of Kullervo”: ecco la seconda parte

.

“The Story of Kullervo”: ecco la seconda parte

The Story of KullervoDopo aver discusso nella prima parte dell’intervista con Verlyn Flieger dei dettagli inerenti alla pubblicazione di “The Story of Kullervo”, il nuovo volume di J.R.R. Tolkien da lei curato per HarperCollins in uscita il 27 agosto in Inghilterra, il 27 ottobre negli Stati Uniti e a dicembre in Italia per Bompiani, ecco la seconda parte dell’intervista, più approfondita sul legame tra Kullervo, Túrin e Il Silmarillion. Il volume contiene 192 pagine ed è in vendita sul sito della casa editrice inglese HarperCollins, e sui principali store online, in copertina rigida a un prezzo di circa 24 euro (19,99 sterline) e in ebook a circa 14 euro (9,99 sterline).

“The Story of Kullervo”: ne parla Verlyn Flieger

Tolkien scriveHa sorpreso tutti l’annuncio di un nuovo libro di J.R.R. Tolkien, in uscita il 27 agosto in Inghilterra, il 27 ottobre negli Stati Uniti e, si spera, per dicembre in Italia. La sorpresa è dovuta al fatto che, contrariamente a quanto riportato da molti media generalisti italiani e copiati su alcuni siti web, il nuovo testo non è per nulla inedito, della sua esistenza si sapeva benissimo da più di 30 anni (è citato nelle Lettere e nella Biografia di Humphrey Carpenter) ed era addirittura stato pubblicato nel 2010.
Tolkien studenteSi tratta di “The Story of Kullervo”. Ripubblicare il testo, seppur rivisto, ha il solo scopo di mantenere l’attenzione sullo scrittore inglese e soprattutto il ritmo di un «inedito» l’anno che HarperCollins sta tenendo con gli inediti di Tolkien dal 2010 a oggi. Sono, infatti, ben cinque i testi pubblicati (The Children of Hurin, Sigurd e Gudrun, Beowulf e ora The Story of Kullervo) e in alcuni casi con un’operazione più che discutibile (The Fall of Arthur).
Nel caso attuale, ripubblicare un testo del 2010 ha il solo merito di rendere più fruibile al grande pubblico cose già note agli studiosi e oggetto da tempo di dibattiti, soprattutto negli Usa.

Verlyn Flieger: «J.R.R. Tolkien, autore che ha anticipato i tempi»

Locandina Tolkien SeminarTra pochi giorni, dal 25 al 26 novembre 2011 si terrà a Modena il primo dei Tolkien Seminar italiani, organizzato dall’Istituto filosofico di studi tomistici e dalla nostra Associazione, con il patrocinio della Tolkien Society inglese e della Provincia di Modena. Sarà anche l’occasione di un confronto diretto all’interno del Gruppo di studio sullo Hobbit con chi analizza e insegna negli Usa le opere del Professore di Oxford. Il momento pubblico del seminario si svolgerà venerdì 25 novembre, nella sede della Camera di Commercio di Modena (via Ganaceto, 134). Alle ore 21, a ingresso libero, sarà possibile ascoltare Verlyn Flieger e Giovanni Maddalena nella conferenza Mito e verità: la narrazione tra realtà e mistero. In vista del seminario, abbiamo già pubblicato un intervento del professor Maddalena. Ora, in esclusiva, pubblichiamo un’intervista alla professoressa americana, considerata la maggiore studiosa di Tolkien a livello mondiale insieme a Tom Shippey. Ha infatti curato Sulle Fiabe e Il fabbro di Wootton Major, dirige la rivista accademica Tolkien Studies: An Annual Scholarly Review, ha vinto ben due Mythopoeic Award per i suoi studi e in questi mesi sta dando alle stampe una raccolta di suoi saggi (Green Suns and Faerie, ne abbiamo parlato qui) e il suo secondo romanzo, The Inn at Corbies’ Caww.

1) Come si è interessata alle opere di Tolkien? Quando ha letto per la prima volta Il Signore degli Anelli?
«Mi sono sempre piaciuti il mito e le fiabe, fin da quando ho imparato a leggere. Sono cresciuta con le storie di Re Artù, Robin Hood, Giasone e gli Argonauti, la Bella e la Bestia e Jack e la pianta di fagioli. Nell’inverno 1956-57 mi prestarono Il Signore degli Anelli da un mio collega delle Biblioteca Folger Shakespeare a Washington. Avevo appena finito un corso in traduzione del Beowulf e riconobbi subito i riferimenti anglosassoni e arturiani nel romanzo. Rimasi impressionata dalla cultura di Tolkien, specialmente perché all’epoca non sapevo che fosse un professore e uno studioso. Non sapevo nemmeno come pronunciare il suo nome».

2) Sono tanti anni che include Tolkien nei suoi corsi all’Università del Maryland. Qual è ora la sua idea sull’insegnamento delle opere di Tolkien?
Verlyn Flieger«È difficile rispondere. Più insegno Tolkien e più diviene complicato insegnarlo. La sua opera è al tempo stesso
medievale, moderna e post-moderna; combina aspetti di epica, romance, fiaba e tragedia. È insieme profondamente ispirata e profondamente pessimista. C’è molto da insegnare agli studenti di scuola inferiore, superiore e anche all’università, soprattutto ora che è passata la moda legata ai film di Peter Jackson. Penso sia importante vedere Tolkien nel contesto culturale del suo secolo, per ricordare che quella dello scrittore è la generazione sopravvissuta alla Prima Guerra Mondiale. William Morris, Lord Dunsany e George MacDonald possono anche essere state le sue influenze più immediate, mai i suoi pari sono Ernest Hemingway, Siegfried Sassoon, Robert Graves, T.S. Eliot e Ezra Pound. Tolkien non avrebbe potuto fare quel che ha fatto con Frodo se se non fosse passato attraverso l’esperienza della guerra».

3) Tolkien, quindi, merita di essere inserito nei corsi universitari con gli altri grandi scrittori inglesi come Chaucer, Shakespeare e Milton?
«Assolutamente sì. Tolkien è uno dei grandi scrittori della letteratura inglese ed è rappresentativo della sua epoca come Shakespeare, Chaucer e Milton lo furono della loro».

4) Cosa insegna di Tolkien nei suoi corsi all’università?
«Ho iniziato nel 1974 circa, includendolo in un corso sulla letteratura fantastica (l’argomento era come Il Signore degli Anelli veniva letto negli anni Sessanta e Settanta), ma ho subito realizzato come Tolkien fosse realmente un medievista, con connessioni alle prime opere inglesi come Beowulf e tarde opere medievali come la Morte D’Arthur di Malory. Volevo allora mostrare come lo scrittore non avesse soltanto scritto racconti di letteratura fantastica, ma opere immerse in profondità nella più durevole letteratura inglese. E non era sufficiente conoscere sommariamente le opere medievale, ma gli studenti doveva leggersele molto bene per comprendere la tradizione cui Tolkien faceva riferimento».

5) Lei ha curato la nuova edizione del saggio Sulle Fiabe. Perché pensa che questo saggio sia così centrale per comprendere Tolkien? E che impatto ha avuto sulla critica che studia il mito e la letteratura fantastica?
Verlyn Flieger al Convegno "Tolkien e la Filosofia"«Il saggio Sulle Fiabe è la discussione migliore e più completa che conosca su cosa siano il mito e le fiabe, a cosa servano e perché siamo perennemente popolari. Esplorando queste tematiche Tolkien stava al tempo stesso sviluppando la sua teoria della sub-creazione, su come rendere credibile il Mondo Secondario. Leggendolo, così, questo saggio offre anche uno sguardo al pensiero di Tolkien sulle sue opere. Lo scrisse nel 1938, subito dopo la pubblicazione dello Hobbit, ed è chiaro che stava già trovando gli errori commessi in quel libro e ragionando su come correggerli nel suo “nuovo Hobbit”, che poi diverrà Il Signore degli Anelli. Nel complesso, il saggio è divenuto il testo di riferimento per la critica sulla letteratura fantastica e sulla sua scrittura. È lo stesso per l’altro suo saggio famoso su Beowulf e i mostri; si può non essere d’accordo con quel che c’è scritto, ma non lo si può ignorare. Quel testo ha cambiato il volto della critica, rendendola meno tassonomica come era stata con Vladimir Propp, e più teoretica. Sfortunatamente, dopo Tolkien, gli scrittori di fantasy hanno troppo spesso seguito la lettera e non lo spirito di quel che aveva scritto. Questi hanno solo enfatizzato gli aspetti superficiali di un Mondo Secondario – per esempio, i draghi o la magia, senza un approfondimento “storico”. Quando Tolkien scrisse Sulle Fiabe e iniziò Il Signore degli Anelli, stava già lavorando sulla mitologia del Silmarillion da oltre
vent’anni. Aveva tutto quello sfondo da cui attingere».

6) La sua area specialistica di studio è la mitologia comparata. In cosa questa disciplina può aiutare nello studio delle opere di Tolkien?
Illustrazione di Georgij Adamovič Stronk - Kullervo«Tolkien stesso fu uno studioso di miti comparati vedendo i profondi legami che uniscono tutte le mitologie, le verità universali che esprimono sulla condizione dell’uomo, e colse anche le distinzioni culturali che rendono ogni mito unico per la società che lo genera. Tolkien amava il Kalevala, la mitologia del popolo finnico, perché era così diverso dai più familiari miti europei con cui era cresciuto. Il suo più grande eroe epico, Túrin Turambar, ha aspetti del Sigurd uccisore di draghi del mito nordico/islandese, l’assenza di auto-conoscienza dell’Edipo di Euripide, ma è stato modellato essenzialmente sulla tragedia dello “sfortunato Kullervo” del mito finnico».

7) Con Splintered Light (Schegge di Luce, Marietti 2006) e A question of time lei ha evidenziato l’importanza centrale delle tematiche legate alla “luce” e al “tempo” in Tolkien. Pensa che ci siano altri temi centrali nelle sue opere?
"Schegge di luce" di Verlyn Flieger«Sì, un tema importantissimo è quello della “morte”, più evidente nel Simarillion che nel Signore degli Anelli, ma presente anche lì. Una delle più belle poesie è il lamento allitterativo per i guerrieri caduti nella battaglia dei Campi del Pelennor. La “possessività” è un altro tema, il desiderio di tenere per sé qualcosa. L’elemento centrale della trama nel Signore degli Anelli è la necessità di lasciar andare le cose a cui si è legati: Pipino si disfa persino della sua spilla, Sam sacrifica i suoi utensili per cucinare, ma quando viene il momento, Frodo non riesce ad abbandonare l’Unico Anello, e questo causa la sua caduta e la sua tragedia. Questo ci porta al tema a esso legato, quello della “perdita”. Molto di ciò che c’è di bello e meraviglioso della Terra-di-mezzo svanirà per sempre».

8 ) Nel suo saggio Tolkien On Fairy-Stories lei e l’altro autore Douglas A. Anderson scrivete che l’analisi che Tolkien fa dei racconti di fate «anticipa il pensiero modernista e post-modernista della sua epoca e quello successivo» (pag. 20). Può spiegarci cosa intendete?
«Posso comparare Il Signore degli Anelli alla Terra Desolata di T.S. Eliot, un classico della letteratura modernista, in quanto entrambi descrivono un mondo frammentato, un mondo in decadenza, afflitto dalla guerra e incerto sulle sue verità. Quando Aragorn dice a Éomer: “Bene e male non sono cambiate
rispetto al passato”, Tolkien sta parlando del e al suo secolo travagliato, che non era per nulla sicuro di esser nel giusto. È proprio quel che stava facendo Eliot. Tolkien è uno scrittore post-modernista in quanto il suo testo interroga sé stesso, parla di sé, è conscio di sé stesso come testo. Nella scena tra Sam e Frodo sulle scale di Cirith Ungol, Sam si domanda in che tipo di storia si trovano, e come la gente in una storia reagisce diversamente dalla gente che la ascolta. Egli vuole essere in “un grande librone con lettere rosse e nere”. Quando Frodo dice, “Perché Sam, ascoltarti mi rende allegro come se la storia fosse già scritta”, il lettore realizza che il racconto è già scritto, lo sta tenendo in mano in quel momento e che Sam non lo sa. Questa è la quintessenza del post-moderno. Non ci può avere più meta-narrazione di questa».

9) Quale è stata, secondo lei, l’influenza di Tolkien sulla letteratura fantastica nel suo complesso?
«Tolkien ha permesso di far considerare seriamente la fantasy. Se Tolkien non avesse scritto Il Signore degli Anelli, George Lucas non avrebbe potuto produrre Guerre Stellari. Il suo impatto è stato enorme, e non ha generato il genere Fantasy più di quanto non ne sia un’espressione. Gli scrittori che si sono ispirati a lui, sono per lo più semplici imitatori, che hanno replicato gli elementi superficiali delle sue opere – un piccolo eroe o un anti-eroe, una quest, un oggetto magico, una mappa con luoghi esotici, alcune parole in corsivo per rappresentare un’altra lingua. Ciò che non hanno saputo riprodurre è l’umanità di Tolkien, il suo senso profondo che ci si trova in un mondo caduto, con le gioie e dolori che segnano le caratteristiche della sua Terra-di-mezzo».

Nuovo libro Verlyn Flieger10) Quando verrà pubblicata la sua nuova antologia di saggi, intitolata Green Suns and Faërie: Essays on J.R.R. Tolkien? Ci sono altre pubblicazioni in vista?
«Spero uscirà per dicembre. Mi aspettavo uscisse insieme al mio ultimo romanzo fantasy The Inn at Corbies’ Caww, ma è stato pubblicato a settembre. La mia raccolta di saggi era programmata per l’agosto scorso, ma fattori legati all’editore, la Kent State University Press, lo hanno ritardato oltremodo. Si tratta di una collezione di saggi [ISBN 978-1-60635-094-2; prezzo negli Usa 24.95 dollari, intorno ai 18 euro] che riunisce molte delle mie conferenze tenute in questi anni, con l’aggiunta di alcuni studi inediti. In copertina appare l’immagine The Glittering Caves of Aglarond di Ted Nasmith».

Roberto Arduini

.