Una tesina per domarli: Tolkien e la maturità

Esami di maturitàAnche quest’anno mezzo milione di ragazzi sta affrontando i famigerati e tanto temuti esami di maturità. Per la precisione per la maturità 2012-13 sono esattamente 491.491, divisi in 468.915 interni e 22.576 esterni, 441.287 nelle scuole statali e 50.204 nelle paritarie. Hanno dovuto superare le prove scritte in italiano, latino o matematica o altre materie specifiche degli istituti. Lunedì, la terza prova, il «quizzone» con domande a risposta multipla e aperta, prediposto dalle singole commissioni interne. Poi, il colloquio orale, l’ultimo sforzo prima del conseguimento, si spera, del diploma di maturità. Tutto dovrà comunque concludersi, come stabilito dal decreto ministeriale, entro il 18 luglio. C’è anche la letteratura fantastica tra le tracce della seconda prova per i licei linguistici, con un estratto dalla Terra degli uomini di Antoine de Saint-Exupéry, pubblicato nel 1939 e premiato come miglior romanzo dall’Académie Française, ma oscurato quattro anni dopo dal successo del Piccolo principe. Perché occuparci tanto degli esami di maturità? Perché mai come quest’anno proprio il colloquio orale avrà come protagonista J.R.R. Tolkien! Certo, presentarsi parlando di Elfi, Hobbit e Nani potrebbe suscitare qualche pregiudizio nei professori, ma con i collegamenti giusti li si può lasciare a bocca aperta. Le tematiche delle opere e la stessa vita di Tolkien, infatti, sono perfette come base di partenza per un percorso che tocchi argomenti e autori molto importanti senza ricorrere a troppe forzature.

George MacDonald e J.R.R. Tolkien, un’ispirazione rimpianta

George MacDonaldTra i molti scrittori che piacevano a J.R.R. Tolkien c’è anche George MacDonald (1824- 1905), scrittore, poeta e per qualche tempo pastore della Chiesa Congregazionale in Scozia. Ma è davvero così? L’occasione per parlarne ci viene data dalla pubblicazione di un suo romanzo del 1871, Al di là del vento del Nord, in una pregevole edizione arricchita da alcune illustrazioni originali ad opera dell’editore riminese Raffaelli. L’opera non è precisamente un fantasy, ma una fiaba vittoriana in cui elementi ed atmosfere fantastiche si incontrano con la dura realtà londinese già immortalata da Dickens. Tolkien non amava molta la fiaba vittoriana, ma in una lettera (n. 25) scrive che di questo genere «George MacDonald rappresenta la maggiore eccezione». Nonostante la critica tolkieniana si soffermi spesso sull’influenza dello scrittore scozzese sull’autore del Signore degli Anelli, il rapporto tra i due è un po’ più complesso di quanto sembri. Anzi, Tolkien arrivò a scrivere che era «uno scrittore per cui ho una sincera e modesta antipatia». Ma andiamo per ordine.