In occasione del 40° anniversario della morte di J.R.R. Tolkien, il Gruppo italiano di Studi Tolkieniani e la casa editrice Effatà di Torino aprono i lavori per la realizzazione di un libro intitolato Tolkien e i Classici, pubblicazione prevista per dicembre 2014. Ecco il testo del Call for papers: «I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: “Sto rileggendo…” e mai “Sto leggendo…”», scriveva Italo Calvino nel suo testo Perché leggere i classici. Lo scrittore elenca ben 14 punti per definire un classico, e alla fine conclude: «non si creda che i classici vanno letti perché “servono” a qualcosa». Non ci sono buone ragioni per leggerli, essi vengono semplicemente letti ripetutamente.
Ebbene, J.R.R. Tolkien è ormai un classico e a quarant’anni dalla morte le sue opere maggiori sono state lette da circa 200 milioni di persone. La stima è per difetto, mentre è certo che ormai critici, studiosi e semplici lettori in tutto il mondo riconoscono la grandezza di un autore per lungo tempo definito “di genere” e lasciato ai margini della letteratura cosiddetta “mainstream”.
Negli ultimi anni, sono in numero crescente gli omaggi e i riconoscimenti a Tolkien come autore tra i grandi del Novecento.
Anche in Italia, dopo aver varcato la soglia delle aule accademiche, Tolkien viene sempre più spesso chiamato in causa anche nelle aule scolastiche, anche per percorsi interdisciplinari.
Per stimolare lo studio dell’autore inglese e il suo rapporto con il suo tempo, viene varato ora il progetto dal titolo “Tolkien e i Classici”. Nel confronto con gli altri classici si vuol fare emergere le caratteristiche comuni ai classici che Calvino aveva già evidenziato nel suo saggio, e che si applicano perfettamente all’autore del Signore degli Anelli.
Per giungere alla composizione di un volume dedicato a questo tema, si vuol aprire un confronto più ampio possibile unendo il lavoro di studiosi già noti nel campo degli studi tolkieniani italiani al contributo di coloro che vorranno aggiungere le proprie riflessioni.
Il Gruppo italiano di Studi Tolkieniani, coordinato dall’Associazione Romana Studi Tolkieniani e dall’Istituto filosofico di studi Tomistici di Modena, è composto da saggisti, scrittori, giornalisti e traduttori che da molti anni dedicano attività di ricerca e divulgazione a Tolkien e alle sue opere. Collettivamente e singolarmente hanno pubblicato articoli e saggi, in particolare per le case editrici Effatà e Marietti 1820, di cui costituiscono il comitato scientifico della collana Tolkien e dintorni.
Sono già previsti i seguenti saggi:
Tolkien e G. Guareschi;
Tolkien e A. Manzoni;
Tolkien e S.T. Coleridge;
Tolkien e G. Orwell;
Tolkien e San Tommaso;
Tolkien e G. Chaucer.
Il
libro Tolkien e i Classici sarà pubblicato in italiano, in formato eBook e print-on-demand.
Call for Papers
Il Gruppo italiano di Studi Tolkieniani e la casa editrice Effatà invitano gli studiosi in Italia e all’estero che vogliano partecipare al progetto ad inviare una proposta. I candidati possono liberamente proporre la loro linea di ricerca nel campo tematico “Tolkien e i Classici”, tuttavia saranno privilegiati saggi sui seguenti autori: Omero, Virgilio, Chrétien de Troyes, Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Matteo Maria Boiardo, William Shakespeare, Charles Dickens, Giacomo Leopardi, Giovanni Pascoli, Fëdor Dostojevski, Italo Calvino, Carlo Collodi, Walter Scott, Louis Stevenson, Rudyard Kipling, Joseph Conrad.
Saranno accettati saggi scritti in italiano o in inglese, di una lunghezza massima di 15.000 battute (spazi compresi). Le proposte di pubblicazione, che non dovranno superare le 300 parole e saranno accompagnate da un breve CV, dovranno pervenire entro e non oltre il 31 dicembre 2013 al seguente indirizzo email: info@jrrtolkien.it.
Sotto responsabilità degli autori, i saggi devono essere inediti e non devono essere stati proposti a altri editori/riviste/siti web.
Gli abstract saranno vagliati dal Comitato Scientifico del Gruppo di Studio, composto da: Claudio Antonio Testi, Cecilia Barella, Giampaolo Canzonieri e Roberto Arduini.
Il Comitato comunicherà agli interessati l’esito della loro proposta. Il testo definitivo del saggio dovrà pervenire entro il 30 giugno 2014, e dovrà essere completo di eventuali note e bibliografia delle opere citate.
Anche quest’anno mezzo milione di ragazzi sta affrontando i famigerati e tanto temuti esami di maturità. Per la precisione per la maturità 2012-13 sono esattamente 491.491, divisi in 468.915 interni e 22.576 esterni, 441.287 nelle scuole statali e 50.204 nelle paritarie. Hanno dovuto superare le prove scritte in italiano, latino o matematica o altre materie specifiche degli istituti. Lunedì, la terza prova, il «quizzone» con domande a risposta multipla e aperta, prediposto dalle singole commissioni interne. Poi, il colloquio orale, l’ultimo sforzo prima del conseguimento, si spera, del diploma di maturità. Tutto dovrà comunque concludersi, come stabilito dal decreto ministeriale, entro il 18 luglio. C’è anche la letteratura fantastica tra le tracce della seconda prova per i licei linguistici, con un estratto dalla Terra degli uomini di Antoine de Saint-Exupéry, pubblicato nel 1939 e premiato come miglior romanzo dall’Académie Française, ma oscurato quattro anni dopo dal successo del Piccolo principe. Perché occuparci tanto degli esami di maturità? Perché mai come quest’anno proprio il colloquio orale avrà come protagonista J.R.R. Tolkien! Certo, presentarsi parlando di Elfi, Hobbit e Nani potrebbe suscitare qualche pregiudizio nei professori, ma con i collegamenti giusti li si può lasciare a bocca aperta. Le tematiche delle opere e la stessa vita di Tolkien, infatti, sono perfette come base di partenza per un percorso che tocchi argomenti e autori molto importanti senza ricorrere a troppe forzature.
Una moltitudine di tesine
Era già accaduto negli scorsi anni, soprattutto, durante il boom dell’uscita al cinema della trilogia della Peter Jackson, ma il ritorno del regista con Lo Hobbit sta dando nuova vita al fenomeno: il colloquio orale alla maturità è incentrato principalmente sulla tesina, lavoro svolto individualmente da ogni studente. Il compito è creare un discorso omogeneo tra la maggior parte delle materie, seguendo un filo logico che di solito poggia su un autore e una tematica. Ebbene, come avrete certo immaginato, molte delle tesine di quest’anno presentano come argomento proprio l’autore del Signore degli Anelli. Mai come quest’anno abbiamo ricevuto richieste, domande, inviti e soprattutto sollecitazioni di tutoraggio per la realizzazione di una tesina su Tolkien. Abbiamo tentato di accontentare tutti, ma non volendo far torto a nessuno, proponiamo ora un piccolo excursus delle tematiche che si possono legare al professore di Oxford, anche grazie ai moltissimi contatti con gli studenti con cui abbiamo corrisposto in questi ultimi mesi. Tolkien, infatti, si presta bene ad essere un legame tra molte materie perché è amatissimo dai giovani lettori, che oggi arrivano a lui spesso dopo aver visto i film, perché era un professore universitario con molte passioni e interessi e, infine, perché visse in uno dei periodo più travagliati della storia d’Europa, nascendo sotto l’impero britannico della regina Vittoria e morendo subito dopo le contestazioni studentesche degli anni Settanta.
Dalla Terra di Mezzo ai banchi di scuola
«Altro che escapismo, domina la realtà». Si può partire da questo commento spassionato di Claudio Belli, uno studente romano che ha chiesto il nostro aiuto per la tesina, per passare in rassegna alcuni dei temi più gettonati per le tesine di maturità che si concentrano su Tolkien. L’escapismo, cioè la fuga dalla realtà è una delle critiche più spesso rivolte al professore, ed è proprio su questo che si sono rivolti gli studenti. Giacomo Rosa, nel suo «Il Signore degli Anelli e la storia europea», spiega come «Tolkien, accusato di “escapism” in realtà era un uomo del suo tempo che, attraverso un racconto fantastico, è riuscito a narrare molte questioni problematiche che sconvolsero l’Europa, come la violenza indiscriminata, la paura per l’ignoto, il desiderio di potere, l’insicurezza che colpisce tutti e soprattutto l’impotenza dell’individuo di fronte ad eventi che sconvolgono un’intero continente». Nella sua tesina dal titolo «Il Signore degli Anelli», Sabrina Levante, partendo dall’opera tolkieniana, «analizza tramite analogie e differenze con altre opere italiane e straniere, il pensiero dello scrittore in campo filosofico, cui influirono eventi storici, opere d’arte e manifestazioni geologiche e fisiche». Sono molte le materie trattate: letteratura italiana, letteratura latina, letteratura inglese, filosofia, storia, geografia astronomica, fisica e storia dell’arte. In «Tolkien, un parallelo tra due Universi», Anna Borghi fa un parallelo tra il mondo tolkieniano e la nostra realtà, «tenendo ben in considerazione l’autocoscienza dell’universo concepito da Tolkien e la sua capacità di ripresentarsi a lettori e a culture molto diverse tra loro, rimanendo sempre “attuale”». Si va, così, dalla Prima Guerra Mondiale al concetto di superuomo di Friedrich Nietzsche, dalla visione cristiana di Dante (Canti VIII e XVII del Paradiso) fino ai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Molto ben studiata la tesina di Serena Vitaliano che, nel suo The Lord of the Rings porta storia (“Tolkien e la Prima Guerra Mondiale: la battaglia della Somme”), italiano (“Dante e Tolkien: trilogie a confronto”), filosofia (“Il Signore degli Anelli e la filosofia della natura di Schelling”), inglese (“Myth: escape from reality or escape of reality?”), Arte (“Il Signore degli Anelli attraverso le immagini di Alan Lee e l’arte romantica”), scienze (“Il vulcano/simbolo [Monte Fato] e il vulcano/elemento naturale”) e fisica (“L’invisibilità dell’Anello: la fisica dell’impossibile”). Gianluca Santelli, invece ha puntato tutto sulla «Rivoluzione industriale inglese e la concezione di progresso che aveva Tolkien, scegliendo un percorso scientifico confrontando le costellazioni nel cielo e quelle della Terra di Mezzo, per evidenziare la completezza di quest’ultima come “mondo coerente”». Marco Benedetti ha voluto concordare con noi un’analisi approfondita sugli antichi poemi anglosassoni, come il Beowulf, che hanno ispirato Signore degli Anelli, per quanto riguarda la letteratura inglese, legandola per l’italiano al romanzo epico-cavalleresco nel nostro Paese (l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, l’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso). «Diciamo che mi sono soffermata molto sul Romanticismo», ci racconta Sara Pasqualini che porta una tesina dal titolo Il Signore degli Anelli: viaggio come metafora della condizione umana: «Ho portato in italiano Manzoni, in filosofia l’idealismo e il titanismo, in arte il Romanticismo e l’opera Viandante sul mare di nebbia, in tedesco una poesia romantica di Eichendorff, il titolo è Lockung, e in storia la Prima Guerra Mondiale». In «La fantasia: rifugio dell’anima e specchio del mondo», Chiara Longo collega al Signore degli Anelli all’inglese (Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll) e al latino (l’Eneide di Virgilio), per passare a italiano (Italo Calvino e sulla sua trilogia “I nostri antenati”, composta da Il visconte dimezzato, Il barone rampante e Il cavaliere inesistente), a filosofia (i racconti utopici: La città del sole di Tommaso Campanella e Utopia di Francis Bacon), storia dell’arte (la crudezza del periodo storico nelle immagini oniriche di Marc Chagall) e perfino le materie scientifiche (le “illusioni ottiche”). Il Signore degli Anelli e il viaggio interiore è la tesina di Desirè Urbani di Guidizzolo per l’esame al Bonomi Mazzolari di Mantova: «Ho parlato delle tematiche di Tolkien, dei suoi romanzi, della bramosia del potere che a volte prende il sopravvento sugli uomini». Collegati con questo tema, i totalitarismi in Storia, l’Ulisse di James Joyce per Letteratura Inglese e Italo Svevo per Italiano, con la Coscienza di Zeno che è un viaggio a ritroso, in Storia dell’Arte Il bacio di Francesco Hayez, che è una sorta di bacio d’addio alla sua amata prima di andare in guerra contro gli austriaci. Infine, Carlo Ferreri si è dedicato al “Viaggio dell’antieroe nel Novecento”, portando italiano (il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello), inglese (l’Ulisse di James Joyce), filosofia (Il mondo come volontà e rappresentazione di Arthur Schopenhauer), storia dell’arte (I quadri che hanno dato una forma alle leggende: Ulisse schernisce Polifemo di William Turner), pedagogia (i racconti per ragazzi di Tolkien: dallo Hobbit al Cacciatore di draghi), storia (la Prima Guerra Mondiale e la battaglia della Somme) e latino (la natura come forza da difendere: De Rerum Natura di Lucrezio o Naturalis Historia di Plinio). Ci fermiamo, ma gli spunti sarebbero ancora molti…
Per concludere
«Noi consigliamo i ragazzi di inserire in tesina 3-4 materie al massimo», racconta un professore del liceo. «Tanto poi non c’è tempo di parlare di più materie, la tesina dura al massimo 10-15 minuti». Ispirati da questo ottimismo, molti studenti hanno collega le poche materie che più centravano l’argomento scelto. Inglese, italiano, storia e filosofia, sono state le materie più frequentate, con l’aggiunta del latino. Per un esempio esaustivo e completo di tesina su Tolkien si può leggere «Un percorso educativo… sulle spalle del Professore», lo splendido elaborato svolto da Luca “Reuel”, con note di Gianluca Comastri. Si trova sul sito dell’associazione tolkieniana Eldalie, che ha anche un forum molto attivo e prodigo di consigli per gli studenti in cerca di aiuto. Se qualcuno già sta pensando alla tesine per il prossimo anno e vuole cercare di ottenere un tutoraggio, può scrivere alla segreteria della nostra Associazione. Questo perché l’ArsT crede che «la narrativa fantastica possa offrire fughe piacevoli dalla vita reale, potendo però, allo stesso tempo, far riflettere sulla
vita in modo da metterci in guardia. La narrativa sembra dire ai lettori: “Credete forse di capire il mondo, ma lasciatevi trasportare da un’ottica completamente diversa. E alla fine, vi interesserete alla vita come non avete mai fatto prima”…».
Piccoli passi e lenti. Inesorabilmente anche l’accademia si sta occupando di J.R.R. Tolkien. Lo avevamo già scritto, ma gli esempi si moltiplicano ed è giusto darne conto. Tra pochi giorni la casa editrice Polistampa farà uscire un libro dal titolo: Il fanciullino nel bosco di Tolkien. Pascoli: la fiaba, l’epica e la lingua (80 pagine, 8 euro). La novità stavolta è la prospettiva, l’accostamento del poeta italiano di fine Ottocento con il professore di Oxford. Già nel primo decennio del Novecento, Pascoli con la poetica del fanciullino, aveva posto le basi per una rilettura del mondo attraverso gli occhi ingenui e non condizionati dalle sovrastrutture culturali di un bambino, che, come un nuovo Adamo, «mette il nome a tutto ciò che vede e sente». Ora si cerca di leggere Pascoli in controluce a Tolkien, analizzare il significato del saggio sul fanciullino comparandolo con il saggio Sulle fiabe del padre degli Hobbit e scoprire che, seppure i due scrittori appartengano a culture, luoghi e tempi diversi, si impegnano in un medesimo progetto: riformulare la scrittura epica in chiave moderna partendo dalla lingua, ricreata, in una parola resuscitata alla vita. Una lingua antica (eppure attualissima) ripescata dal passato (il latino e gli antichi idiomi rurali per Pascoli, il sistema runico per Tolkien) per allestire una sintassi e un lessico contemporanei, affinché anche il balbettio della modernità possa trasformarsi in grandezza alla maniera antica, senza abdicare a se stessa.
Due autori a confronto
Lo scorso 6 aprile si è celebrato il centenario della morte di Giovanni Pascoli. Per ricordare adeguatamente il poeta del fanciullino e per inserirlo in un costesto più ampio, ecco l’uscita di questo saggio, “eretico” rispetto alla critica tradizionale, che guida il lettore alla riscoperta del poeta attraverso la lente teorica del professore inglese (e in parte anche alla scoperta del Tolkien più profondo), e scopre che l’autobiografismo funebre fino a oggi considerato elemento fondante della poesia pascoliana è solo un pretesto per alludere ad altro. I cari defunti che popolano, con il loro seguito di simboli, le raccolte poetiche maggiori: Myricae, I canti di Castelvecchio, i Poemetti, altro non sono che l’antropomorfizzazione delle parole morte, e delle lingue morte in generale, per l’estinzione delle quali, come scriveva Contini, Pascoli provava altrettanta inquietudine e dolore che per i lutti domestici. La sua poetica del fanciullino, espressa per la prima volta in Myricae, ci pone di fronte a una riflessione amara quanto attualissima. Secondo il Pascoli, dentro ogni uomo si nasconde un bimbo che vede ogni cosa con stupore. Solo il poeta sa dare voce a questo fanciullo e usa le sue qualità per il bene degli uomini.
Un progetto accademico
L’autrice, Simonetta Bartolini, insegna Letteratura italiana e Letterature comparate all’Università San Pio V di Roma e, nel corso del prossimo anno
accademico, si occuperà anche delle opere di Tolkien. Già nel 2010-2011 la docente tenne un corso dal titolo “La fiaba italiana fra ‘800 e ‘900: Emma Perodi, Carlo Collodi e le riletture di Italo Calvino”, in cui si proponeva di condurre gli studenti in una ricognizione nella letteratura della fiaba italiana studiandone motivi temi e strutture nel panorama di studi europei sull’argomento da Propp a Tolkien. E quest’ultimo era inserito nella bibliografia, soprattutto per il suo saggio Sulle fiabe. Proprio questo sarà fondamentale stavolta per concentrarsi sulle poesie di Pascoli. La poesia così attraverso la fiaba, che partecipa del mito, si propone come epos e offre al lettore Ristoro e Consolazione, diviene grande epica della contemporaneità di cui Myricae è il paradigma esemplare e le altre raccolte verticali di un’estetica assolutamente inedita. Curiosamente, proprio in questa raccolta, il poeta italiano dedicò una poesia all’anello, oggetto centrale nel Signore degli Anelli di Tolkien, in cui dice: «Nella mano sua benedicente l’anello brillava lontano. Egli alzò quella mano, morente: di caldo s’empì quella mano.. O mio padre, di sangue! L’anello lo tenne sul cuore mia madre… O mia madre! Poi l’ebbe il fratello mio grande… o mio piccolo padre! Nel suo gracile dito il tesoro raggiò di benedizione. Una macchia avea preso quell’oro, di ruggine, presso il castone… O mio padre, di sangue! Una sera, la macchia volevi lavare, o fratello? Che pianto fu! T’era caduto l’anello nel mare. E nel mare è rimasto; nel fondo del mare che grave sospira; una stella dal cielo profondo nel mare profondo lo mira. Quella macchia! S’adopra a lavarla il mare infinito; ma in vano. E la stella che vede, ne parla al cielo infinito; Ah! In vano». DATI EDITORIALI Titolo: Il “fanciullino” nel bosco di Tolkien – Pascoli: la fiaba, l’epica e la lingua Autore: Simonetta Bartolini Casa editrice: Polistampa, 2013 Pagine: 80 Formato: brossurato, 14 x 21 cm ISBN: 9788859612445 Prezzo: 8,00 euro
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