Questo che stiamo vivendo, si può senza dubbio qualificare come l’anno dell’arte di J.R.R. Tolkien. Dopo la mostra di Oxford, Tolkien: Maker of Middle-earth (potete leggere qui il nostro resoconto), che si trasferirà a breve negli Stati Uniti, e l’uscita di un esaustivo catalogo sulle opere curato da Catherine Mcilwaine, siamo qui a presentarvi un libro speciale che arriverà il prossimo mese sul mercato italiano. Si tratta de L’Arte di Tolkien, volume edito da Agenzia Alcatraz scritto dalla critica d’arte, curatrice di mostre, scrittrice e giornalista Roberta Tosi, già ospite delle nostre pagine all’uscita del suo primo romanzo Nicolas Kee e il Viaggiatore del Domòn (Delmiglio). Abbiamo parlato in anteprima con l’autrice per capire in che modo ha trattato la figura di Tolkien come artista e in cosa è differente questo volume dai cataloghi presenti da anni sugli scaffali di tutto il mondo.
L’intervista
Classica domanda d’apertura: quando è nata l’idea del libro?
L’idea è nata più o meno otto anni fa. All’epoca aveva iniziato a conoscere il mondo “tolkieniano” che ruotava attorno a me, ossia le associazioni che erano presenti in Italia e di cui io, fino a quel momento, avevo ignorato l’esistenza. Fu durante uno dei miei colloqui telefonici con Roberto Arduini, allora Presidente dell’Associazione romana studi Tolkieniani, che nacque l’idea per uno studio sull’arte di Tolkien. In quell’occasione, gli raccontai quanto mi era accaduto anni prima di fronte a un’opera di Thomas Cole, presente nel museo Thyssen-Bornemisza di Madrid (una suggestione che ho descritto anche nell’introduzione del libro). Un dipinto che sembrava nato per descrivere un passaggio ne Il Signore degli Anelli. Ricordo che Roberto m’incoraggiò a continuare su questa strada. Per me fu un grande stimolo.
Dall’idea al libro però l’impresa sembrava quasi impossibile…
Quanti anni sono durate le ricerche che stanno alla base del lavoro?
Be’, non so se posso segnare una vera e propria data d’inizio. Tutto è cominciato nel momento in cui mi sono resa conto del linguaggio pittorico col quale Tolkien procedeva nelle sue descrizioni, e che mi “spalancavano” dei veri e propri affreschi davanti agli occhi, dimostrando una profonda conoscenza della materia artistica. Ho continuato a riflettere per molto tempo su queste connessioni. Scrissi anche un saggio sulla rivista PitturAntica, dell’editrice Belriguardo, in cui parlavo dei “mostri” nell’immaginario tolkieniano in riferimento a quelli dei bestiari medievali. Ma l’approccio più critico, più di studio potrei dire, coincise quando circa tre-quattro anni fa iniziai ad acquistare alcuni testi, rigorosamente in inglese, che parlavano di Tolkien come illustratore. Finalmente potevo scorrere tutto il suo complesso e vasto apparato iconografico per “entrare” nelle sue visioni e accostarmi alla sua arte.
Nella precedente intervista che ci hai concesso, hai già parlato del tuo innamoramento per Tolkien. Quando ti sei accorta che nelle opere del Professore c’era qualcosa di artistico? Ovviamente lasciando da parte la sua passione per l’illustrazione.
Come dicevo, di sicuro nei suoi romanzi avevo trovato già una modalità descrittiva più che poetica, ma la conferma l’ho avuta poi leggendo le sue lettere. In quelle straordinarie righe Tolkien non doveva creare quella “realtà altra” necessaria per rendere più coinvolgenti i suoi romanzi, era lui, semplicemente. Era John Ronald, l’amico, il Professore, lo scrittore, il padre e, nelle lettere ai figli, a John e Priscilla ma soprattutto a Christopher, emergeva con forza quel suo animo artistico. Lo si avverte quando descrive le situazioni più usuali della sua vita: i colori nel giardino, le stagioni che cambiano, un raggio di sole, la neve… sembra stia procedendo col pennello invece che con la penna, per mostrarlo al figlio che non può essere lì con lui. È toccante e straordinario.
Riguardo alle varie opere sull’arte tolkieniana, ad esempio The Art of the Hobbit o The Art of the Lord of the Rings, avevi dichiarato che “parlano molto della sua arte in riferimento però alle opere letterarie, non tanto come fine a se stessa”. È stato questo il motivo che ti ha spinto a intraprendere il lungo cammino per il tuo libro?
Sì, oserei dire uno dei motivi. Più studiavo gli acquerelli e i bozzetti di Tolkien più mi rendevo conto di come il suo modo di procedere fosse quello di un artista vero e proprio, nonostante la sua insistenza a considerarsi un dilettante. Per questo volevo provare a mettere in luce questo suo talento spesso oscurato dalla potenza della sua scrittura. Poi c’era anche il fatto che molti erano e sono all’oscuro di questa sua competenza, magari conoscono qualche immagine dedicata a Lo Hobbit ma la maggior parte delle opere resta ignoto. Inoltre, visto che quasi tutti i testi pubblicati – ad eccezione de L’Arte de Lo Hobbit – sono in inglese, ho pensato che perfino a me, prima o poi, sarebbe piaciuto trovare qualche approfondimento in merito, anche in italiano.
Poi c’è J.R.R. Tolkien: Artist & Illustrator di Hammond & Scull…
Il “vademecum” essenziale per chiunque voglia accostarsi alle opere di Tolkien. Sarò sempre debitrice agli studiosi Hammond & Scull per il loro egregio lavoro di catalogazione, revisione, suddivisione e studio dedicato alle illustrazioni del Professore. Senza la loro guida credo che il mio lavoro non avrebbe potuto nascere o magari sarebbe nato chissà fra quanti anni. Sono i primi ad aver raccolto la provocazione di Christopher riguardo alle opere artistiche del padre, i primi ad aver svolto un lavoro davvero enciclopedico sulle sue immagini.
Quest’anno sei riuscita a visitare la mostra Tolkien: Maker of Middle-earth a Oxford per l’AIST, e in quel momento eri in piena stesura del tuo libro. Quanto ti ha aiutato e cosa ti ha suscitato/suggerito la viva osservazione delle opere artistiche del Professore?
Non potevo mancare. Come avrei potuto? Stavo scrivendo il libro, sì. Ero già immersa nei colori e nelle prospettive aeree di Tolkien ma vedere le illustrazioni, i disegni così da vicino… era un’occasione da non perdere ed è stata tutta un’altra cosa. Le opere bisognerebbe sempre poterle esaminare dal vivo. Nessuna riproduzione, per quanto possa essere “perfetta”, aiuta a entrare in dialogo con il suo autore come quando ci si ritrova di fronte all’originale. Mi sono resa conto, per esempio, di quanto la sua stesura col pennello fosse accurata e precisa anche a causa delle dimensioni ridotte sulle quali lavorava, oppure che l’intensità cromatica dei suoi acquerelli fosse ben più definita rispetto a quella che si vede nei libri. Avrei voluto fermare il tempo per cogliere meglio i ripensamenti o il suo incedere sicuro sul foglio abbozzato ma non è stato possibile. Quello però che ho visto spero di essere riuscita a riportarlo in ciò che ho scritto.
A questo proposito, vorrei chiedere il tuo parere sul catalogo della mostra, curato da Catherine Mcilwaine?
È un bellissimo catalogo, con splendide immagini e con approfondimenti interessanti… Quello che manca, a mio avviso, come negli altri cataloghi pubblicati, è un approccio un po’ più di studio sulle opere di Tolkien che nascono quasi tutte in riferimento ai suoi romanzi, questo sì ma che presentano degli spunti artistici non trascurabili.
Cosa che infatti è presente nel tuo libro. Quello che è bene precisare sin dall’inizio è che il tuo libro non è un catalogo, ma un vero saggio critico sul Tolkien come pittore e illustratore, ovvero qualcosa che mancava nel panorama internazionale, se non qualche interessante saggio su un singolo aspetto del lavoro artistico tolkieniano, ricordiamo ad esempio quello sul Movimento Arts and Crafts di Ty Rosenthal pubblicato in italiano su Giap di Wu Ming. Quanto è stato arduo ricostruire il percorso artistico di Tolkien da una prospettiva critica?
Negli ultimi anni ci sono stati degli studi rilevanti che hanno messo in luce degli aspetti dell’arte di Tolkien che, fino a quel momento, erano stati poco indagati: mi riferisco ai lavori di Michael Organ o di Jeffrey J. MacLeod e Anna Smol, per esempio. Certo erano studi specifici basati su singoli aspetti della sua arte. Il mio approccio invece voleva, fin dall’inizio, far aprire lo sguardo a chi si sarebbe accostato alle immagini di Tolkien con una visione che fosse la più ampia possibile. Questo è stato l’aspetto più complesso da affrontare anche per me. Da questo punto di vista ho dovuto davvero leggere “tra le righe” ciò che era stato scritto da altri ma, ancor di più, attingere a quanto si muoveva nel panorama artistico del passato e contemporaneo di Tolkien. Questa, penso, sia stata la vera sfida… una sfida entusiasmante.
Nel tuo libro accosti Tolkien a tantissimi mostri sacri della pittura e dell’illustrazione. Da Piranesi a Van Gogh, da Klimt a Paul Klee. Qual è, secondo te, il personaggio cui si può più accostare il Tolkien artista?
Tolkien, come tutti gli artisti sia in letteratura che in pittura, è un fuoriclasse. Non si può incasellare, neppure accostare… Ma se proprio devo trovare un aspetto che lo accomuna a un gigante dell’arte è quella sua quasi inarrestabile incapacità a fermare il pensiero. Quei suoi continui ripensamenti o interruzioni mentre disegnava o abbozzava un soggetto, quel suo scrivere e riscrivere mille versioni delle sue storie, quel lasciare senza finire mai, sapete a chi lo avvicina? A Leonardo. Anche il genio del Rinascimento aveva infatti una mente che lavorava molto più velocemente delle sue mani…
Per i tuoi futuri lettori, ti chiediamo quale metodo hai seguito nella ricostruzione: è un percorso cronologico o hai lavorato su singoli aspetti? Inoltre, spiegaci il motivo per cui hai scelto questo criterio di lavoro…
Bella domanda… Ho cercato di procedere con un percorso cronologico perché così sarebbe risultato più semplice da seguire ma, allo stesso tempo, ho lavorato anche sugli input che da tale percorso scaturivano. Non volevo che ci fossero dei “vuoti” che non avrebbero permesso di seguire un passaggio o un altro e per questo ho cercato davvero di essere il più coerente possibile. Certo, devo precisare un aspetto. Nel mio libro si presume che il lettore abbia una conoscenza almeno parziale delle opere di Tolkien. Per un neofita, ovvero una persona a digiuno pressoché totale dell’universo tolkieniano, l’impresa forse risulterebbe un po’ complessa ma spero davvero che ormai, grazie anche al successo dei film, siano in pochi a non conoscere Il Signore degli Anelli o Lo Hobbit.
Avendolo letto in anteprima, ci ha colpito la maniera in cui sei riuscita a rendere fruibile l’intero quadro anche a chi di arte non è proprio uno specialista. A tratti sembrava proprio di essere all’interno di un museo e che la tua fosse la voce-guida che ci spiegava la linfa delle opere di Tolkien. Era questo uno dei tuoi obiettivi?
Quello è sempre il mio obiettivo. Occupandomi quotidianamente di arte, ogni volta cerco di raggiungere il numero di persone più ampio possibile. Spesso mi ritrovo davanti un pubblico che non conosce le opere di cui parlo e magari neanche l’artista. Io allora mi metto dalla parte di chi non ne sa niente e vuole capire. E per capire deve comprendere e per comprendere deve entrare a contatto con l’opera ma ancor di più con la mano e l’anima che le ha dato vita. Per questo cerco di descrivere le immagini come se ci camminassimo dentro. Jackson Pollock diceva che quando metteva la tela per terra si sentiva “più parte del dipinto, perché in questo modo posso camminarci attorno, lavorare dai quattro lati ed essere letteralmente nel dipinto”. Ecco, questo era anche il mio scopo nel descrivere in modo accurato le opere di Tolkien. Volevo, e vorrei, che si percepisse tutta la passione, l’impegno e il lavoro che J. R.R. Tolkien ha dedicato alle sue illustrazioni, lo stesso impegno con cui faceva ogni singola cosa anche se non c’era un fine prestabilito. E se anche solo per un attimo tutto questo dovesse trasparire dal mio libro beh, direi che allora l’obiettivo è stato raggiunto e che l’arte di Tolkien ha iniziato davvero un nuovo cammino.
Il libro
L’Arte di Tolkien, edito da Agenzia Alcatraz, sarà disponibile nelle librerie dalla seconda settimana di novembre, ma sarà presentato in anteprima a Lucca Comics & Games il prossimo 4 novembre e alla Fiera della Microeditoria di Chiari (BS) il giorno precedente, 3 novembre dalle ore 16.
La prefazione del libro, che potrete leggere in anteprima su questo sito a breve, è scritta da Claudio Antonio Testi, vice presidente dell’AIST.
ARTICOLI PRECEDENTI:
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l’arte di J. R. R. Tolkien
– Leggi l’articolo Tolkien Day, parla la scrittrice Roberta Tosi
LINK ESTERNI:
– Vai alla pagina facebook di Agenzia Alcatraz
– Vai al sito Tolkien Maker of Middle-earth
– Vai al sito di Lucca Comics & Games
– Vai al sito della Fiera della Microeditoria di Chiari
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