Asta record per la lettera di Tolkien sulle rune

The library of Edward R. LeahyUna lettera in cui John Ronald Reuel Tolkien spiega lo sviluppo delle rune e delle lingue utilizzate nel suo romanzo Lo Hobbit,  è stata venduta per 107.100 dollari. È un record mondiale per una missiva autografa dello scrittore inglese. Il lotto è stato aggiudicato a un collezionista che ha chiesto di restare anonimo, pagando oltre tre volte il prezzo della stima minima, durante l’asta di Christie’s a New York. L’asta si è tenuta il 6 ottobre 2022 ed era dedicata alla collezione di libri e manoscritti di Edward R. Leahy (titolo dell’asta: Valuable and Important Books and Manuscripts from the Library of Edward R. Leahy), che ha totalizzato quasi 4,5 milioni di dollari. La lettera di Tolkien è del 3 agosto 1943 ed è stata spedita dalla sua casa a Oxford, in Northmoor Road. I banditori dell’asta in maniera molto enfatica hanno nominato questa lettera la Stele di Rosetta della Terra di Mezzo (“Rosetta Stone of Middle Earth”). Per la cronaca, questo lotto era stato acquistato durante una precedente asta di Sotheby’s del 4 maggio 1995, lotto 252.

Notizie sulle rune storiche

Leahy Scrivendo a Leila Keane e Pat Kirke, due giovani lettrici dello Hobbit, in una lettera di otto pagine Tolkien discute a lungo delle rune, spiegando cosa sono e includendo alfabeti e frasi compilate con esse. La lettera inizia così: «È passato un po’ di tempo da quando vi ho sentito, ma sono stato piuttosto occupato. E ho dovuto rimandare la risposta alla vostra lettera. Fino a quando non ho potuto affrontare le vostre domande sulle rune non correttamente – perché ci vorrebbe un libro o due – ma almeno decentemente. Ci sono due questioni diverse qui: una è “rune” in quelli che vengono chiamati i “tempi storici” (solo circa mille anni fa). E “rune” e strani scritti nei tempi molto più antichi di cui parla Lo Hobbit. Non so di cosa volete sapere. Forse su entrambe?».
Letter_to_Leila_Keane_and_Pat_KirkeQuindi, supponendo che la risposta fosse sì, Tolkien apre la lettera con «alcune note sulle rune “storiche”». L’autore spiega a lungo che un’ampia varietà di rune «erano usate principalmente dai norvegesi e dagli inglesi (nei vecchi tempi prima, diciamo, del 1000 d.C.)». Alcuni risalivano già all’anno 400 d.C. e mentre la maggior parte cadde in disuso, erano ancora usati occasionalmente in Islanda. Tuttavia, «Le rune inglesi erano le migliori» ed erano ampiamente utilizzate in «inglese antico (o “anglosassone”)» e all’epoca possedevano il potenziale per «diventare un “alfabeto per per la scrittura nei libri”, ma non lo diventarono mai». Gli scrittori anglosassoni adottarono i caratteri latini nel VII secolo. Anche se all’epoca incorporarono alcuni caratteri runici, tuttavia alla fine caddero anche questi in disuso. Quindi procede a mappare il «più antico alfabeto runico semplice di 24 lettere», spiegando come ogni carattere runico fosse la prima lettera del suo nome, «che era una vera parola… come se chiamassimo le lettere del nostro alfabeto arciere, bocca, casa, dado, edera, fuoco, eccetera». Nelle due pagine successive Tolkien disegna ciascuna runa, elenca la parola anglosassone, la traduzione moderna e poi l’equivalente sonoro in caratteri latini. Quindi offre «un po’ di “anglosassone” nella scrittura ordinaria (dell’epoca)» e una traslitterazione in caratteri latini.

Le rune dello Hobbit

Letter_to_Leila_Keane_and_Pat_KirkeRendendosi conto che potrebbe «aver scritto troppo sulle rune “storiche”», Tolkien passa così ai «giorni di Bilbo». Ammette che Lo Hobbit per essere comprensibile ai lettori doveva essere «modernizzato e trasformato in inglese», ma chiede se avevano la sovraccoperta originale del libro e richiama la loro attenzione sull’iscrizione runica attorno ai bordi. «Se la avete decifrata, avrete visto che Lo Hobbit è stato compilato dalle memorie di Bilbo Baggins (come sono sopravvissute è un’altra questione). Ma potete vedere la mia difficoltà: – nessuno dei vari popoli in quei giorni, certamente, parlavano inglese, ma tutti i resoconti dovevano essere resi leggibili, anche da persone che potevano non essere molto interessate alle lingue e agli antichi alfabeti». Tolkien ammette che lo sforzo non è stato «troppo difficile» osservando che esisteva una lingua comunemente parlata, «una sorta di lingua franca», composta da una varietà di dialetti, «chiamata la lingua occidentale o la parlata comune». Descrive la diffusione storica della lingua e come l’inglese sia servito da sostituto del «linguaggio comune». Letter_to_Leila_Keane_and_Pat_KirkeApprofondisce le lingue dei Nani («lo tenevano molto segreto, non volendo che altri lo imparassero…») e descrive come usassero il linguaggio comune per comunicare con gli altri, osservando che erano abili nell’apprendere lingue non loro. Accenna anche alle «lingue elfiche» e, pur sospettando che i suoi corrispondenti «ne abbiano avuto abbastanza ora», tratteggia «un esempio della mano elfa» che consuma completamente l’ultima pagina intitolata Rune usate da Thorin & Co. Così, riempendo completamente le otto pagine, Tolkien non ebbe altra scelta che aggiungere le sue firme nel margine sinistro della pagina sette!
Una lettera straordinaria che spiega la filologia della Terra di Mezzo e getta ulteriore luce sulla personalità e sul carattere di Tolkien. Sebbene consumato dai doveri accademici e dal suo monumentale progetto di scrittura, Tolkien riuscì comunque a dedicare molto tempo ed energia per rispondere alla domanda di queste due  giovani lettrici.

 

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LINK ESTERNI:
– Vai al sito della casa d’aste Christie’s

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