Tolkien all’IMC 2018, il resoconto – parte 1

Studiosi: Claudio TestiDopo aver condiviso con noi i suoi appunti sui Tolkien Society Seminar 2018 svoltisi a Leeds, il vicepresidente AIST Claudio Antonio Testi ci propone anche dei brevi sunti degli studi dedicati al Professore presentati all’International Medieval Congress di Leeds, il più grande convegno europeo dedicato al Medioevo e al medievalismo, che negli ultimi anni ha mostrato un interesse per il mondo tolkieniano in costante crescita, con un numero sempre maggiore di interventi su di esso incentrati, e che hanno visto tra i relatori di quest’anno anche Claudio Testi stesso. L’IMC ha avuto inizio lunedì 2 ed è terminato giovedì 5 luglio: noi vi proporremo in due articoli la sintesi delle conferenze che hanno avuto luogo nei primi due giorni (oltre non è stato possibile per il nostro vicepreside trattenersi): augurandovi una buona lettura, facciamo ritorno a Leeds!

Lunedì 2 luglio, prima giornata

Sessione 227: Memory in Tolkien’s Medievalism, II (La memoria nel medievalismo di Tolkien, II)
Lunedì 2 luglio 11:15 – 12:45

Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Andrew Higgins

  • Tolkien Remembering Tolkien: Textual Memory in the 1977 Silmarillion
    (Tolkien ricorda Tolkien: memoria testuale nel Silmarillion del 1977)
    Gergely Nagy, studioso indipendente da Budapest.
    Spiega la storia del Silmarillion e delle History of Middle-earth. Cita Douglas Charles Kane, autore di Arda Reconstructed, come riferimento bibliografico. Il Silmarillion del 1977 è un testo unitario e diverso dalla HoMe. Kane guarda solo le fonti immediate, lui prova a capire il Silmarillion anche sul piano filologico del mondo secondario (come Bilbo lo ha scritto, eccetera). Nagy propone un esempio con passo di Fëanor nel Silmarillion del 1977 in cui si parla di “secret labor”: lo spiega con un intervento di Bilbo. Il discorso si complica se si pensa alle diverse lingue elfiche in cui poteva essere scritto il Silmarillion. Un altro esempio è lo sconto tra Filgolfin e Melkor: l’arrivo di Melkor ha come fonte soprattutto il Lay of Leithian, ma chi lo ha adattato fino a questo punto? Forse Bilbo?
    Conclusione: la genesi de Il Silmarillion ricorda molto quella delle varie leggende medievali con molte versioni che mutano in base a cultura, traduzione, eccetera.
  • Remembering and Forgetting: National Identity Construction in Tolkien’s Middle-Earth
    (Ricordare e dimenticare: la costruzione dell’identità nazionale nella Terra di Mezzo di Tolkien)
    Sara Brown, studiosa indipendente da Conwy.
    Alcuni passaggi del Lord of the Rings riecheggiano il problema della costruzione dell’identità nazionale in generale. Ad esempio quando Faramir rimpiange Gandalf, lo fa anche perché solo lui sa alcune leggende. L’identità nazionale dipende molto da cosa i contemporanei si ricordano o dimenticano del passato (si veda il libro Il mito delle nazioni. Le origini medievali dell’Europa di Patrick J. Geary). Un esempio è la memoria di Atlantide in The Lost Road e in The Notion Club Papers. Nonostante la poca accuratezza nel conservare i documenti nella Contea e a Gondor, vi sono altre vie per ricordare il passato: ad esempio il sogno di Faramir della Grande Onda che sommerge Númenor. Nella costruzione dell’identità nazionale spesso si dimenticano le cose negative, si veda ciò che dice Boromir su Gondor al Consiglio di Elrond. Questo avviene anche per la idilliaca Contea: la ricostruzione della Contea cancella la guerra contro Sharkey. Ma questo voler dimenticare la guerra non rende gli Hobbit più vulnerabili?
    Conclusione: Tolkien cerca una via per conservare l’identità nazionale senza imporsi su altre nazioni.
  • Longing to Remember, Dying to Forget: Memory and Monstrosity
    (Desiderare di ricordare, morire per dimenticare: memoria e mostruosità)
    Penelope Holdaway, Dipartimento di Studi Umanistici, Cardiff Metropolitan University.
    Approfondimento su alcuni disabili presenti nel Legendarium. Forse Túrin è tale per sua inabilità a costruire comunità e famiglia, come Wolverine. Ma cosa sono i mostri: più, meno o non umani? Alcune caratteristiche per definire i mostri: riflettono le paure delle comunità in un certo tempo, non muoiono una volta per tutte, non possono essere classificati in strutture ordinarie, sono fatti di “carne” diversa dalla comunità, sono ibridi, controllano i confini della società normale, sono oggetti di paura e desiderio. Túrin dagli Elfi forse è percepito proprio con queste caratteristiche: è mortale, ha una diversa percezione della storia, è un guerriero, fatto di carne diversa, eccetera. Holdaway esamina il tema dei mostri in relazione a Túrin e Mîm, paragonandoli con Wolverine, che è l’archetipo del mostro, mutante senza orientamenti morali precisi.
  • ‘Forgot even the stones’: Stone Monuments and Imperfect Cultural and Personal Memories in The Lord of the Rings
    (‘Dimenticato persino dalle pietre’: monumenti di pietra e memorie imperfette, culturali e personali, nel Signore degli Anelli)
    Kristine Larsen, Dipartimento di Scienze Geologiche, Central Connecticut State University.
    La studiosa mostra un depliant di una pietra sacrificale negli USA che è diventata un’attrazione e la paragona all’allegoria di torre che Tolkien usa per spiegare il Beowulf. Si veda il passo della Compagnia dell’Anello sulla tana dei Troll: Frodo dice che si dimenticavano delle storie di famiglia. Larsen fa un paragone tra le pietre di Dunharrow e Stonhenge: nessuno sa bene cosa rappresentano. L’episodio della statua del re al crocevia in cui ha una corona di fiori, che poi vede anche Aragorn: è un segno di speranza. Episodio del giuramento sulla Pietra nera a Dunharrow (Dunclivo). Gli Argonath sono invece un esempio di memoria del passato (la loro origine è spiegata nell’Appendice E). Nell’episodio contenuto nel capitolo Fuga al guado in cui Frodo chiede chi viva nelle terre che stanno attraversando, Aragorn dice che sono cose del passato che non si dovrebbero dimenticare.

Sessione 311: “New” Tolkien: expanding the canon (Il “nuovo” Tolkien: espandere il canone)
Lunedì 2 luglio 16:30 – 18:00

Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Dimitra Fimi

  • ‘I will give you a name’: Sentient Objects in Tolkien’s Fiction
    (“Ti darò un nome”: oggetti senzienti nella fiction di Tolkien)
    J. Patrick Pazdziora, Collegio delle Arti Liberali, Shantou University, Cina.
    La Storia di Kullervo è stata scritta prima della Grande Guerra, prima del matrimonio, dell’attività come docente e prima di creare la Terra di Mezzo. Forse è per questo che la Flieger arriva ad affermare che è diverso dalle altre produzioni tolkieniane. Comunque, Kullervo è il precursore di Túrin. Forse il suicidio preceduto da un dialogo con la spada di Kullervo-Túrin è in qualche modo precursore dell’Anello: infatti sembra che entrambi gli oggetti abbiano un’anima. Questo animismo è presente in Kullervo, ma anche in altre opere tolkieniane. Simile è anche la spada in Farmer Giles of Ham. Ma una cosa simile avviene anche quando Bilbo da nome a “Pungolo” e così Glamdring (forse le spade elfiche si illuminano con orchi vicini perché hanno una coscienza). E così l’Anello pare avere alle volte una coscienza (in merito si veda Shippey).
    Conclusione: la Terra di Mezzo è un universo animistico, anche se gli uomini lo notano solo a volte.
  • Tolkien’s ‘The Lay of Aotrou and Itroun’ and The Lay of Leithian
    (“Il Lai di Aotrou e Itroun” e Il Lai di Leithian di Tolkien)
    Yvette Kisor, School of American & International Studies, Ramapo College of New Jersey.
    Kinsor sottolinea i legami tra i due Lay, entrambi molto romantici. Il Lai di Leithian ha forse più legami con quello di Aotrou e Itroun che con la storia di Beren e Lúthien. Ci sono riferimenti sessuali espliciti e simili nei due lai (vedi versi 2413, 2473 del Lai di Leithian), e lo si vede anche nel desiderio di Morgoth (7.2133, 7.2137). Anche la Corrigan prova un desiderio sessuale nei confronti di Aotrou, il che porta al disastro (ad esempio, verso 317).
  • Invented Language and Invented Religion: Tolkien’s Innovative
    Symbolic Systems and New Religious Movements

    (Lingua inventata e religione inventata: l’innovativo sistema simbolico e i nuovi movimenti religiosi di Tolkien)
    Nathan Fredrickson, Dipartimento di Studi Religiosi, Università della California, Santa Barbara.
    Lo studioso esamina il legame tra la costruzione di parole, spiritualità e religione, iniziando da A Secret Vice fino a On Fairy-Stories. Tolkien dice di inventare una nuova mitologia, non una nuova religione. In Tolkien sembra esserci un’idea pre-moderna del significato e una celebrazione post-moderna della creatività umana. Giocano due idee sul linguaggio: corrispondenza con la realtà, o visione costruzionista. Si vede anche un tentativo di restaurare l’antico linguaggio. Simili problemi linguistici ci sono negli studi religiosi (ad esempio gli studi di Davidson, Peterson, Cusak), e questo lo si vede molto nei neologismi, che sono un tema molto affascinante.
  • The Grammar of Historical Memory in Tolkien’s Legendarium: The Tale of Beren and Lúthien
    (La grammatica della memoria storica nel Legendarium di Tolkien: Il racconto di Beren e Lúthien)
    Christian F. Hempelmann e Robin Anne Reid, Dipartimento di Letteratura e Lingue, Texas A&M University, Commerce.
    L’approccio computazionale per esaminare opera di Tolkien può essere utile, spiega un allegato dato ai presenti. Ad esempio The Tale of Tinúviel ha proposizioni mediamente lunghe il doppio di Of Beren e Lúthien e di The Tale of Aragorn and Arwen; Of Beren e Lúthien ha il doppio nomi geografici di The Tale of Aragorn and Arwen e The Tale of Tinúviel, e tutti e tre i testi hanno parole chiave diverse dalla media del Silmarillion.

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Tolkien Society Seminar 2018: il resoconto
– Leggi l’articolo Tolkien all’IMC di Leeds 2018
– Leggi l’articolo Sulle orme di Tolkien 3: a Leeds per il seminario
– Leggi l’articolo Sulle orme di Tolkien 4: il convegno medievale
– Leggi l’articolo A Leeds un seminario e 4 conferenze su Tolkien

LINK ESTERNI:
– Vai al sito del Leeds International Medieval Congress 2018
– Vai al sito del Leeds International Medieval Congress

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Il 4/5/2017 svelata la storia di Beren e Lúthien

Tolkien collectionSicuramente avete tutti letto che ci sarà un nuovo libro di J.R.R. Tolkien uscirà nel maggio del prossimo anno: Beren e Lúthien sarà pubblicato nel 4 maggio 2017 a poche settimane dal centenario del momento in cui la giovane Edith danzò per John Ronald nei boschi di Roos nella primavera del 1917 (su come questo momento influenzò le opere di Tolkien è analizzato in maniera eccellente, ad esempio, da Michael Flowers in A Hemlock by any other name…). L’attesa è talmente grande che questo libro è già stato denominato la «Centenary Edition». Come sempre, però, girano molte ipotesi poco fondate su di esso. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Formato ed edizioni

Libro: "Beren and Luthien"Non si sa molto a parte il comunicato ufficiale della Tolkien Estate (lo trovate qui) visto che mancano ancora molti mesi alla pubblicazione. Wayne Hammond e Christina Scull, ovviamente, hanno raccolto tutte le informazioni a disposizione nel loro post sul nuovo libro: «È prevista un’edizione rilegata di 304 pagine (lo si legge su Amazon UK) a 20 sterline e un’edizione deluxe a 75 sterline. Entrambe saranno illustrate con disegni e dipinti di Alan Lee e pubblicate il 4 maggio 2017. In contemporanea, uscirà un’edizione statunitense per Houghton Mifflin Harcourt. Il sito di Amazon UK elenca anche un’edizione Kindle. Non ci sono dettagli su formato e qualità delle edizioni, ma è mostrata un’immagine in cui si vede la sovraccopertina del libro». Anche John Garth ha scritto un ottimo post sul libro, che riassume, tra l’altro, a quale materiale attingerà probabilmente Christopher Tolkien.

I contenuti

Luthien danza nei boschiIl libro esordirà con la storia nella «sua forma originale», che Hammond & Scull presumono sarà la versione più antica superstite pubblicata nel secondo libro dei Racconti Perduti (The Book of Lost Tales 2), The Tale of Tinúviel (anche se c’è qualche piccola speranza che sia possibile ricostruire alcune parti della versione primigenia che Tolkien aveva scritto a matita sotto l’inchiostro della versione pubblicata…). Nel nuovo libro seguiranno poi «passaggi in prosa e in versi da testi più tardi che illustrano il racconto come è cambiato». Presumibilmente, il testo sarà commentato da Christopher Tolkien e questo darà la possibilità ai lettori di avere una visione panoramica della storia, dal punto di vista sia interno che esterno alla storia della terra di Mezzo. L’enfasi sulla singola storia e la sua evoluzione, la sua contestualizzazione tra versioni precedenti e successive, oltre che in mezzo dell’evoluzione del legendarium a cui appartiene. Un tale approccio potrebbe appartenere alla stessa tradizione accademica seguita nel saggio di Gergely Nagy The great chain of reading: (Inter-)textual relations and the technique of mythopoesis in the Túrin story contenuto in Tolkien the Medievalist a cura di Jane Chance (Routledge 2003). È molto improbabile che verranno seguiti i punti di ricerca compiuti nel saggio, ma sicuramente l’impianto dello studio è validissimo e sarebbe utile per comprendere le variazioni di una delle grandi storie del Silmarillion.

Le ipotesi possibili

Christopher TolkienSui contenuti del nuovo libro niente di più si sa, in realtà, anche se si può dire ancora qualcosa. In primo luogo, questo libro non sarà per nulla di simile a The Children of Húrin. Sembra probabile che il libro sarà più accessibile al lettore non accademico che può anche non conoscere The History of Middle-earth, ma non sarà un racconto autonomo diverso dal testo della versione originale. Le variazioni di stile, forma, e anche i cambiamenti nella trama, le idee di Tolkien sull’estetica letteraria, sull’etica, tutto questo merita di essere contestualizzato da Christopher. Ad esempio, Carl Hostetter nel suo articolo Elvish as She is Spoke spiega come i cambiamenti nelle idee e nei gusti linguistici si riflettano nell’evoluzione dei suoi linguaggi inventati, così i suoi cambiamenti nei gusti e nelle idee letterarie si riflettono nell’evoluzione delle grandi storie. Finché il libro non sarà pubblicato non si saprà se contiene nuovo materiale. John Garth, in una post sul suo blog, fa alcune speculazioni intriganti sull’uso di possibili testi scritti successivamente al 1917, ma il comunicato stampa HarperCollins ha annunciato che le storie saranno «presentate insieme per la prima volta». Tolkien EdithUn’altra possibile fonte di nuovo materiale potrebbe essere legato all’aspetto più personale dell’autore, per esempio le citazioni dai diari di Tolkien del 1917 o dalle lettere ai suoi figli circa la giornata di Roos o il significato personale della storia. Raramente, però, in passato si è attinto ai diari dello scrittore, che rimangono tuttora inediti e probabilmente contengono pensieri molto personali. Garth ha suggerito che la descrizione del comunicato si adatta molto a testi che sono alla base del Quenta Silmarillion del 1937. Questa sembra una buona congettura, che certamente si adatta bene alle descrizioni rispetto a una semplice riproduzione della storia di Tinúviel dal The Book of Lost Tales 2, perché offre una spiegazione all’apparente incongruenza del comunicato stampa che parla del «racconto epico di Beren e Luthien» nella «sua forma originale», ma che è stato «accuratamente restaurato dai manoscritti di Tolkien e presentato per la prima volta come una storia completamente continua e autonoma». E che suona un po’ come il metodo tipico che Christopher ha usato ne The Children of Húrin.

LINK ESTERNI:
– Il post sul blog di Wayne G. Hammond e Christina Scull: ‘Beren and Lúthien
– Il post sul blog di John Garth: Beren and Lúthien, a centenary publication (poi aggiornato di nuovo il 20 ottobre 2016).
– L’intervento di Nelson Goering su The LotR Plaza: Beren and Lúthien: Five Questions.
– La pagina ufficiale di HarperCollins: Beren and Lúthien.
– Il comunicato ufficiale di Houghton Mifflin Harcourt: Return to Middle-Earth.

ARTICOLI ESTERNI:
– Leggi l’articolo di Daniel Helen, The Tolkien Society: New Tolkien book: Beren and Lúthien.
– Leggi l’articolo di Alison Flood, The GuardianJRR Tolkien’s Middle-earth love story to be published next year.
– Leggi l’articolo su The Bookseller: New Tolkien tale to come from HC in 2017.
– Leggi l’articolo di Christian Holub, Entertainment WeeklyJ.R.R. Tolkien’s Beren and Lúthien to be published in 2017.
– Leggi l’articolo di Tristram Fane Saunders, The TelegraphNew JRR Tolkien book Beren and Lúthien to be published in 2017.
– Leggi l’articolo di Claire Fallon, Huffington Post: New Tolkien Book Will Tell The Sweetest, Most Middle Earth Love Story Of All Time.
– Leggi l’articolo di Maddy Myers, The Mary Sue: HarperCollins is Publishing J.R.R. Tolkien’s Beren and Lúthien, 100 Years After It Was Written.

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W.H. Green sullo Hobbit a Bologna e Modena

Film: Bilbo BagginsUn’avventura lunga tre anni. Ma in realtà è durata molto di più la ricerca e il lavoro che ha portato alla pubblicazione del nuovo volume della collana “Tolkien e Dintorni”, in uscita in questi giorni. Lo Hobbit. Un viaggio verso la maturità di William H. Green (15 euro, 184 pagine) è considerato uno tra i migliori studi dedicati al primo romanzo di J.R.R. Tolkien, Lo Hobbit. Pubblichiamo qui la prefazione all’edizione italiana, che non ha potuto essere inclusa nel volume.

Scalare la Montagna Solitaria

Studiosi: William H. Green "Banjo Bill"«Sono io l’autore che sta cercando». La voce all’altro capo dell’oceano era quella di William H. Green. Professore di letteratura inglese ormai in pensione, è per tutti Banjo Bill, suonatore esperto e protagonista di una sit-com amatoriale, ma molto popolare a Fredericksburg, in Virginia (Usa). Era il 3 maggio 2014. Si concludeva così una ricerca iniziata blandamente nel 2010 e divenuta più intensa dal 2012. Lo scopo era riuscire a contattare l’autore dei diritti del libro che avete tra le mani, Lo Hobbit. Un viaggio verso la maturità. Uno studio fondamentale per comprendere appieno Tolkien, ma con una storia editoriale davvero sfortunata. Pubblicato nel 1995 dalla Twayne Publishers, il libro faceva parte della collana “Twayne’s Masterwork Studies”. Green all’epoca insegnava alla Western Kentucky University, dove concluse la sua carriera nel 1998. L’anno seguente, però, la casa editrice fallì e nel 1999 tutto il suo catalogo fu acquisito dal gruppo editoriale Thomson Gale. Da lì a poco, la società canadese (che aveva anche cambiato nome in Thomson Corporation) si fuse con la Gale, una società specializzata in editoria scolastica con sede a Farmington Hills, in Michigan, nella periferia ovest di Detroit. Nel 2007, con il riassetto delle varie società della multinazionale, Thomson Learning divenne parte della divisione Cengage Learning. Gale Cengage LogoI libri della Twayne Publishers finirono così archiviati nel catalogo Twayne’s Authors Online, che comprende 900 opere digitalizzate, divise in sei collezioni. All’interno di queste ultime, c’è anche la collana Twayne Masterworks Series cui appartiene il libro scritto da Green. I diritti sono così di proprietà della Cengage Gale, tanto è vero che in alcune biblioteche online si fa riferimento ad esso come di un libro edito da questo gigante dell’editoria scolastica nordamericana. Tutto questo dettagliato percorso serve a far capire come un libro del genere sia finito letteralmente nascosto sotto una fitta trama di norme editoriali difficili da districare. Inoltre, era impossibile riuscire a districare la matassa senza raggiungere l’autore, che nel frattempo aveva lasciato il Kentucky per andare a vivere in Virginia. Logo Marietti 1820Curiosa tradizione sembra volere che molti professori si dedichino a suonare il banjo, almeno in quella parte degli Stati Uniti. Parlando con colleghi dell’università, consultando annuali accademici e giornali locali, ho potuto risalire il filo fino a Fredericksburg e a quella mattina del 3 maggio scorso. Da lì la strada è stata ancora in salita. Solo dopo tre mesi di estenuanti trattative, la casa editrice statunitense ha accettato di cedere i diritti a patto che venisse rispettata la struttura del volume senza alcuna aggiunta. Nessuna possibilità di aggiungere la prefazione, quindi. Ad agosto si è giunti alla firma di un contratto e a metà novembre il libro è giunto nelle librerie. Nel mezzo c’è solo un lavoro «matto e disperatissimo» da parte di tutto il comitato scientifico della collana “Tolkien e Dintorni”.
Se non son miracoli questi…

Una vita di studi

Libri: "Lo Hobbit. Un viaggio verso la maturità" di WIlliam H.GreenValeva la pena tutta questa ricerca e questo lavoro per un libro così poco conosciuto e datato? I lettori più attenti avranno già intuito la risposta. Il volume di William Green si è poco diffuso proprio a causa delle vicissitudini editoriali della casa editrice, ma la sua validità è attuale anche a vent’anni dalla pubblicazione. Anzi, si può dire che uno studio del genere per gli studi tolkieniani nel nostro Paese è pioneristico, al punto da poter divenire facilmente uno strumento indispensabile agli studiosi che vorranno seguire questo genere di approfondimento. Gran parte della carriera accademica di Green è stata, infatti, dedicata alla letteratura per ragazzi e d’avventura della tradizione letteraria inglese. Tra i suoi molti contributi si possono citare quelli dedicati proprio allo Hobbit di Tolkien. Saggi come The Four-Part Structure of Bilbo’s Education, “Where’s Mama?” The Construction of the Feminine in The Hobbit e King Thorin’s Mines: The Hobbit as Victorian Adventure Novel sono stati pubblicati su riviste specialistiche e hanno costituto passi importanti nello studio dell’opera tolkieniana. Proprio rielaborando tutto questo materiale, Green giunge a identificare le fonti del primo romanzo di Tolkien in fiabe, letteratura per bambini, testi anglosassoni e nordici e narrativa popolare otto-novecentesca. Se, come è noto, non mancano nello Hobbit elementi legati all’area dell’infanzia, anche la letteratura di genere (fantascienza, letteratura esotico-avventurosa) svolge un ruolo fondamentale. «Tolkien scoprì un terreno comune», scrive Green, «dove gli antichi rituali della narrazione si sovrapponevano alla narrativa popolare, un’alta collina da cui un medievista cristiano, appassionatamente non allineato con la mitologia secolare della sua epoca, poteva rivolgersi a un pubblico di milioni di persone» (p. 49). Tolkien illustrations: Bilbo BagginsCosì facendo, Green mette lo scrittore inglese in relazione, oltreché con la mitologia e l’antica letteratura nordica, con gli altri grandi autori di letteratura per ragazzi e d’avventura. Solo grazie a una solida base critica, Green può così affermare: «Benché il mito di Tolkien abbia spinto molti critici a cercarne delle fonti medievali, il miglior precedente per le avventure invisibili di Bilbo è un classico racconto di fantascienza del 1897, L’uomo invisibile», scritto da H.G. Wells (p. 121). Secondo Green, il romanzo di Le miniere di Re Salomone di H. Rider Haggard (1885) «condivide numerosissimi motivi con Lo Hobbit», mentre «Fumare la pipa, un rituale abituale come espediente per creare un legame nelle avventure maschili di Jules Verne e di Rider Haggard, apre e chiude ritualmente» Lo Hobbit (p. 64).

Un’interpretazione psicologica

Sigmund FreudPer procedere nell’analisi del primo romanzo di Tolkien, Green si avvale di alcuni strumenti di critica letteraria. Nella prima parte del volume ricostruisce il contesto storico e letterario in cui Lo Hobbit è nato, mentre la seconda è una lettura puntuale e dettagliata dell’opera. Il testo è analizzato nella sua struttura letteraria e interpretato, con l’ausilio della psicologia junghiana, come un meraviglioso percorso verso la maturità del protagonista, Bilbo Baggins. Certo, la lettura psicanalitica di un romanzo ha molti limiti concettuali, ma il discorso sugli archetipi in ambito narrativo presenta ormai una storia consolidata, proprio a partire da critici citati come Northrop Frye ed Erich Neumann. In ambito tolkieniano, questo metodo è stato inoltre portato avanti da altri studiosi, da Anne C. Petty (che segue le idee di Joseph Campbell). Riviste: Tolkien Studies 3Esistono, certo, altri approcci basati sulle teorie di Sigmund Freud e Jacques Lacan, come ad esempio Gergely Nagy le cui teorie si sono dimostrate estremamente attraenti nei Tolkien Studies 3 del 2006.
Si può così parlare dello Hobbit come di una storia di maturazione, della conquista di una personalità completa, aperta, altruista, ben radicata nella società e nel gruppo, ma al tempo stesso sicura di sé, a partire da una situazione iniziale di stagnazione e chiusura: un vero e proprio racconto di formazione (un Bildungsroman) con una precisa funzione pedagogica. «Tolkien ha esplorato il tema tradizionale dell’eroe che va alla ricerca dell’individuazione », scrive Green, «attraverso una complessa ma elegante sintesi di accenni e decise imitazioni di epiche tradizionali, narrativa del XIX secolo e storie per l’infanzia contemporanee» (p. 140). A coronamento di tutto il discorso, Green dedica una breve appendice finale relativa agli Approaches to Teaching, cioè analizza le possibili forme di utilizzo dello Hobbit per fini didattici in ambito scolastico.
Si può ben capire, in conclusione, come un libro con una tale struttura, approccio e argomentazioni valesse una ricerca di Andata e Ritorno che ha fatto crescere anche chi lo ha curato e tradotto in Italia.

PRESENTAZIONI

Presentazione libriIl volume Lo Hobbit. Un viaggio verso la maturità di William H. Green (15 euro, 184 pagine) verrà presentato:
– da Roberto Arduini e Wu MIng 4, mercoledì 17 dicembre a Bologna, alle ore 19 presso la libreria Modo Infoshop, in Via Mascarella 24b
– da Roberto Arduini e Claudio Testi nell’ambito del nuovo ciclo del Realissime Finzioni. Cinema, fiaba, filosofia, promosso dall’Istituto filosofico di studi tomistici, giovedì 18 dicembre 2014 ore 21:00 presso il cinema Victoria, in via Ramelli 101, Modena (Tel. 059.454622). In entrambe le occasioni l’ingresso è gratuito.
A gennaio, il volume verrà presentato a Roma, presso la libreria Tra Le Righe, in via Gorizia 29. Data da definire.

 

LINK ESTERNI
– Vai al sito Marietti 1820
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