La versione di Fatica: contributo per una messa a fuoco

Claudio Testi - studio 2018Siccome molti amici mi hanno chiesto se “mi piace” la nuova traduzione de La Compagnia dell’Anello e vedendo in giro una gran confusione (sia concettuale che “sociale”) ho deciso di scrivere questo articolo per:
1 – Contribuire a chiarire quali sono i dati che abbiamo a disposizione
2 – Mostrare in base a questi la paradossalità di alcune ricorrenti affermazioni
3 – Esprimere il mio personale giudizio sulla versione di Fatica.

1. I dati a disposizione ovvero i termini della questione

1.1) Le traduzioni italiane del Signore degli Anelli (SDA) (1)

Nei dibattiti attuali l’unica alternativa sembra essere tra la versione di Fatica e la versione corrente di Vittoria Alliata di Villafranca, questo è inesatto perché nella storia editoriale di Tolkien si devono distinguere almeno cinque traduzioni italiane pubblicate:

La Compagnia dell’Anello pubblicata dall’editrice Astrolabio nel 1967 e tradotta interamente da Vittoria Alliata di Villafranca (questa versione la indicherò con V);

– L’intero Signore degli Anelli (SDA), pubblicato da Rusconi nel 1970 con la revisione di Quirino Principe (che indicherò con VQ) il quale modificò alcuni nomi, e riscrisse completamente la poesia dell’Anello (si veda tabelle sotto);

– La versione del SDA di Rusconi del 1974 (VQR), che come variazione nel testo principale ha “elfo” al posto di “gnomo” (che però rimane nella prefazione di Zolla).

– La versione Bompiani del 2003 in cui furono apportate alcune modifiche concordate all’interno della Società Tolkieniana Italiana (e che per questo indicherò con VQRS), in cui furono corretti alcuni refusi e nomi, tra cui “orco” al posto di “orchetto”.

– Infine la versione de La Compagnia dell’Anello di Ottavio Fatica (F).

Nella tabella seguente indico la “storia” di alcuni nomi e della poesia, che mi serviranno come esempio per chiarire meglio le tesi che verrei illustrare.

Tutto ciò per dire che quando si compara la traduzione di Fatica con “la” precedente, andrebbe detto chiaramente a quale delle quattro si ci riferisce.

1.2) Il ruolo dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST) nella vicenda

Nella ritraduzione di Fatica, AIST ha avuto questi tre ruoli:

1- Ha suggerito a Bompiani di ritradurre SDA: questo suggerimento è scaturito dal desiderio di far percepire Tolkien come un vero classico della letteratura. Siccome tutti i classici della letteratura sono periodicamente ritradotti, se Tolkien lo si vuol far percepire come classico, dopo 50 anni va ritradotto.

2- Ha suggerito il nome di Fatica come traduttore, e questo in coerenza con il punto 1: per rendere onore a Tolkien come classico, andava infatti proposto un traduttore di classici professionista, e Fatica si era già impegnato, tra gli altri, su Kipling e Melville.

3- Ha svolto un ruolo di consulenza per la traduzione nella persona di Giampaolo Canzonieri, esperto in Tolkien e delle sue traduzioni.

Questo per dire che quando si attacca AIST andrebbe chiarito su quale dei tre punti si muovono le critiche. In ogni caso, non è corretto attaccarla per la versione finale, della quale è ovviamente responsabile solo Fatica.

1.3) J.R.R. Tolkien e le traduzioni italiane

Circola oggi una vera e propria fake news, ovvero che Tolkien avrebbe con certezza letto e approvato la traduzione vigente (VQRS) e che quindi quella di Fatica sarebbe illegittima.
Però, oltre a ricordi di addetti ai lavori (di sicuro in buona fede, ma che restano una prova insufficiente per un tema così rilevante), l’unico documento che mi risulta venga riportato è il seguente passaggio tratto dalla Chronology di Scull e Hammond:

19 February 1968 Tolkien writes to Alina Dadlez. He is horrified by the cover proposed for the Italian translation of The Lord of the Rings ‘based on and even degraded from the frightful Ballantine cover’ (Tolkien-George Allen & Unwin archive, HarperCollins), but is comforted by a letter from someone he knows, and whose opinion he respects, praising the Italian translation. He sends the letter for her to see, and asks for its return.(2)

Ora, ai fini della chiarificazione per l’attuale dibattito, va rilevato che questo testo si può ricavare quanto segue

1- il brano dimostra che Tolkien non si sta riferendo né alla versione vigente in Italia né alle due precedenti (posteriori al 1968, data della lettera): il testo si riferisce alla sola V del 1967.

2- Il brano non dimostra un’approvazione di V da parte di Tolkien: questo proprio non c’è scritto.

3- Il brano non dimostra che Tolkien ha letto V: anche questo non c’è scritto. Anzi, aggiungo che secondo me Tolkien non ha letto dettagliatamente V, perché già nel 1962 Tolkien aveva esplicitamente detto al traduttore spagnole che sarebbe stato erroneo rifarsi all’etimo di “gnomo” per tradurre “elf” tanto che gli suggerisce di ignorare le due occorrenze di “gnome” riferite agli elfi e presenti ne Lo Hobbit (Lettera n. 239), nell’edizione Ballantine del 1966 de Lo Hobbit egli, proprio per evitare definitivamente questo equivoco, addirittura elimina la parola “gnome” dal testo (3) e la stessa indicazione la darà nel 1973 per la traduzione italiana de Lo Hobbit: “ ‘gnomo’ dovrebbe essere evitato perché non è affatto una parola di origine mitologica, bensì deriva da Paracelso” (4). Dunque se avesse esaminato dettagliatamente V (o VQ) avrebbe dato la medesima indicazione su cui tanto aveva riflettuto, e si sarebbe presumibilmente arrabbiato (anziché confortato) se questa non fosse stata seguita.

Aggiungo che su un piano legale Bompiani ha evidentemente avuto il permesso da chi deteneva i diritti di ritradurre SDA: solo un folle potrebbe pensare di ritradurre questo testo a scopo commerciale senza tutte le approvazioni necessarie, e solo un ingenuo o uno in malafede può pensare che Bompiani lo abbia fatto.

2. Errori e paradossi nell’attuale dibattito sulla traduzione

Premesso che ognuno è libero di esprimere il suo parere, vorrei qui riportare alcune delle affermazioni più ricorrenti nel dibattito sulla nuova traduzione, dalle quali però, che lo si voglia o meno, seguono alcune conseguenze logiche (che numererò con C+ un numero).

A1- Esiste una sola traduzione approvata da Tolkien che non si può modificare!
Da ciò segue che:
C1. Anche se questo fosse vero, questa non è la traduzione vigente (vedi 1.3) ma solo V
C2. Anche se questo fosse vero, allora bisognerebbe muovere guerra non solo a Fatica, ma anche a Quirino Principe, Rusconi e STI (i quali hanno apportato modifiche all’intoccabile versione V: 1.1): perché dunque l’attacco è iniziato solo ora?
C3. Se questo fosse vero e se questo implicasse che non si possono fare traduzioni italiane se non approvate da Tolkien, essendo Tolkien morto vuol dire che in Italia per l’eternità potremmo avere una sola traduzione.

A2. Merry Brandaino è orribile: vanno mantenuti i nomi della versione approvata da Tolkien!
C1. Chi sostiene questa tesi dovrebbe allora battersi per ripristinare Frodo Sacconi, Samio Gamigi, Thorinio, orchetto e gnomo [si veda tabella in 1.1].

A3. Merry Brandaino, Samplicio Gamgee (traduzioni dei nomi in Fatica),, ecc.. sono orribili: vanno mantenuti i nomi della versione attuale pre Fatica!
C1. Chi sostiene questa tesi sta andando contro Vittoria Alliata di Villafranca (vedi suoi nomi in 1.1) ed eventualmente contro Tolkien stesso (nel caso si accettasse che Tolkien approvò una versione di SDA, che non può essere VQRS).

A4. La poesia dell’Anello di Fatica è orribile, meglio quella della Alliata nella versione attuale
C1. Chi afferma questo deve distinguere tra le versioni V, VQ e VQR (in cui nella poesia riportata in 1.2 “degli Elfi” sostituisce “dei Gnomi”)
C2. Se si dice che la versione pre Fatica è la migliore, si sta criticando anche la Alliata perché quella vigente è quella di Principe con la variazione di cui sopra.

A5. La versione attuale de La Compagnia dell’Anello è in tutto meglio di quella di Fatica
C1. Chi accetta questa posizione sappia che sta dicendo che sia l’Alliata che Principe hanno commesso errori gravi (si vedano le variazioni in 1.1) e che di sicuro questa versione non è quella che potrebbe aver approvato Tolkien (morto nel 1973).

A6. Samplicio è sbagliato perché non andava tradotto!
C1. Se così con eguale vigore vanno criticate tutte e quattro le versioni precedenti che hanno tradotto Samwise in Samvise.

3. Giudizio sulla versione di Fatica

Io apprezzo moltissimo la versione dell’Alliata e di Principe e andando all’estero per convegni internazionali su Tolkien (in cui peraltro ho visto ben pochi degli “esperti” che stanno in questi giorni imperversando sul web) ho sempre pubblicamente e privatamente detto che in Italia disponiamo di una buona traduzione del Lord of the Rings. Inoltre ritengo semplicemente “geniale” il lavoro fatto dalla Alliata, perché fatto da una diciasettenne e per di più in poco tempo.

Venendo alla traduzione di Fatica, ci sono principalmente tre aspetti che mi sembrano migliorabili:

1- La versione della poesia dell’Anello di Principe (ancorché integrata con la sostituzione di “Elfi”) è come poesia a mio avviso superiore a quella di Fatica (in cui la scelta di “celano” non mi convince per nulla); va però rilevato come questo risultato sia stato raggiunto con l’aggiunta di concetti e frasi che nella versione originale proprio non ci sono (cfr. Tabella 2). Peraltro altre poesie mi sembrano molto migliori, ma non è questo il luogo per esaminarle.

2- Circa la traduzione dei nomi, vi è una incoerenza: a mio avviso andavano tradotti tutti (ovviamente parlo di quelli “traducibili” in base alla Guide di Tolkien e alle Appendici del SDA): in questo senso è incoerente ad esempio non aver tradotto Baggins (en passant: a me Frodo Sacconi mi è sempre suonato bene).

3- Infine, alcune scelte di nomi di Fatica sono molto discutibili (come del resto lo erano “Samio Gamigi” e “gnomi”) e non penso sia solo un fatto di abitudine: sì signori, anche a me “Forestali” non va giù.

Ciò premesso questi sono i motivi per cui ritengo positiva e migliore la nuova traduzione di Fatica

1. C’era bisogno di una nuova traduzione
Oltre al motivo già espresso in 1.1, il dibattito attuale sta rivelando un fatto molto semplice e inevitabile: non avendo avuto ritraduzioni integrali per 50 anni, in Italia si tende scambiare la versione vigente con l’originale. Solo così si spiegano tutte le frasi del tipo “meglio quella prima che Fatica” dette senza mai fare riferimento all’originale inglese, ma al semplice “mi piace” rispetto a una precedente traduzione. Ritengo inoltre che il dibattito scaturito sia molto positivo per una miglior comprensione di Tolkien: difficile fare statistiche, ma in queste settimane in Italia è di sicuro aumentato il numero di Tolkieniani che si sono andati a leggere anche parzialmente la Guide alla traduzione scritta da Tolkien e il Lord in inglese.
Aggiungo che per me l’ideale sarebbe avere entrambe le traduzioni F e VQRS sempre disponibili, e del resto Bompiani ha offerto proprio questa possibilità, che però è stata rifiutata (cfr. Il Giornale del 16 Gennaio 2019 disponibile qui)

2. La nuova traduzione rende meglio i diversi registri linguistici.
Se si legge il Lord of the Rings in originale, di sicuro si percepirà come diversi personaggi parlano con diversi registri linguistici, tanto che alcuni risultano quasi incomprensibili nel loro gergo, sia per sgrammaticature (volute) che per toni non sempre arcaici. Questo peraltro è il limite più grande della versione dell’Alliata, la quale anche recentemente ha dichiarato che ha volutamente “usato il metodo di scrittura di Dante […] per rendere il linguaggio di Tolkien Arcaico” (5).
Sempre nella medesima conferenza ha poi criticato una lista di errori presente sul sito AIST la quale segnalava come sbagliata la traduzione della frase “Mr. Bilbo has learned him his letters” con “Il padrone gli ha anche insegnato a leggere e scrivere” (cfr. SDA, CA, c.1 Una festa a lungo attesa). Per l’AIST infatti la traduzione corretta sarebbe stata (ed è) “gli ha imparato” (6), poi così recepita da Fatica. Questo esempio è eclatante perché dimostra che la Alliata non ha né voluto, né ha reso il registro sgrammaticato degli hobbit, cose che invece Fatica ha provato a fare.

3. La nuova traduzione è più scorrevole
Questo è dovuto al fatto che l’Alliata ha volutamente usato l’espediente della doppia aggettivazione (vedi punto seguente) per rendere un linguaggio più arcaico (7), il che appesantisce (e peraltro allunga) la versione italiana. Per dimostrare questo, oltre al “piacere” che si può provare nella lettura del nuovo testo, basta ricordare che la versione VQRS della Compagnia dell’Anello (introduzioni e prologo escluse) conta 178.792 parole mentre quella di Fatica ne conta circa 5.591 di meno.

4. La nuova traduzione ha cercato di rendere in italiano il significato linguistico originale
Questo lo si vede, ad esempio, nel diverso modo in cui i due traduttori hanno reso il celebre brano sotto riportato

Dalla comparazione emerge con chiarezza non solo l’aggiunta in VQRS di periodi o aggettivi inesistenti nel testo di Tolkien (si vedano i corsivi da me enfatizzati), ma anche come Fatica ha provato (e in questo caso è brillantemente riuscito) a conservare quel decisivo e non banale gioco di parole che c’è nel testo inglese e che si perdeva in tutte e quattro le precedenti traduzioni italiane.

4. Conclusione

Ogni traduzione ha avuto e avrà sempre pregi e limiti, così vale per quelle italiane passate, presenti e future, inclusa la pur migliore versione di Fatica. Sì, perché io spero che in futuro appaiano ancora altre traduzioni del SDA e questo non solo perché ciò conviene a ogni classico [1.1], ma anche perché come ci dice Tolkien stesso “lo sforzo per tradurre o per migliorare una traduzione ha valore non tanto per la versione che produce, quanto piuttosto per la comprensione dell’originale che risveglia(8).

Note:
1. Nella redazione di questo paragrafo mi sono avvalso della dettagliatissima ricostruzione che si trova in Cilli O., Tolkien e l’Italia, Il Cerchio, Rimini, specie pp. 163-172, 277-289.
2. Scull C. – Hammond W., Chronology, Harper Collins, London, 2006, p. 718. Parte del discorso qui sviluppato è così correttamente riassunto da Oronzo Cilli (a parte l’aggiunta non presente nel testo inglese citato): “L’Alliata […] tradusse: Thorin Oakenshield in Thorinio Ochenscudo (la Compagnia dell’Anello, 1967, p. 17); Baggins in Sacconi (Ivi 25), Sam Gamgee in Samio Gamigi (Ivi 26); Merry Brendybuck in Felice Brandibucco (Ivi 44) e Sackville-Baggins in Borsi-Sacconi (Ibid.) Scelte riconosciute, per via indiretta, e apprezzate dallo stesso Tolkien il quale, in una lettera del 19 febbraio 1968, scrisse ad Aliana Dadlez: ‘Sono confortato da una lettera ricevuta da qualcuno che conosco, e la cui opinione rispetto, il quale loda la traduzione italiana. Le invio lettera per conoscenza, chiedendole poi di restituirmela’ (Chronology, 718)” (Cilli O., Tolkien e l’Italia, p. 138).
3. Anderson D., Lo Hobbit Annotato, Bompiani, Milano 2012, pp. 239 e 104.
4. Cilli, Tolkien e l’Italia, p. 191; per il riferimento all’edizione spagnola ibid. nota 11.
5. Podcat del Raduno di San Marino 2019, minuto 1.39.07 disponibile qui.
6. Ibid. minuto 2.03.00 seguenti.
7. Ibid. minuto 1.39.07
8. J.R.R.Tolkien, Tradurre Beowulf, in Il Medioevo e il Fantastico, Luni, Miano, 2000 p. 95, enfasi mie. Testo originale: “The effort to translate, or to improve a translation, is valuable, not so much for the version it produces, as for the understanding of the original which it awakes”.

ARTICOLI PRECEDENTI:
– Leggi l’articolo Ancora uno sforzo se volete essere tolkieniani
– Leggi l’articolo Esce oggi la nuova traduzione della Compagnia dell’Anello
– Leggi l’articolo Bompiani: le novità tolkieniane ottobre 2019
– Leggi l’articolo La traduzione della Compagnia a ottobre
– Leggi l’articolo Ritradurre Il Signore degli Anelli: l’intervista

LINK ESTERNI:
– Vai al sito di L’editore Bompiani: «Nessuna lettura ideologica di J.R.R. Tolkien»

.


 


Share This Post

Twitter Delicious Facebook Digg Stumbleupon Favorites More

35 Comments to “La versione di Fatica: contributo per una messa a fuoco”

  1. doctorJoJo ha detto:

    Bell’articolo o bischeri!

  2. Francesca ha detto:

    Bell’articolo, grazie.
    In tutto questo, da non addetta ai lavori (ma abbastanza conoscitrice dell’inglese da poter leggere l’originali e rendermi conto di eventuali svarioni), mi sorge una domanda: perchè una ritraduzione integrale? Perchè non semplici revisioni come quelle fatte fino ad adesso, in modo da poter mantenere le scelte traduttive rivelatesi efficaci e migliorare ciò che invece è migliorabile? Sembra quasi di essere in obbligo a cambiare per il gusto di farlo
    Se la ragione è solamente che “i classici vengono periodicamente ritradotti”…beh, a parer mio c’è un grosso problema nella percezione dei classici.

    • Wu Ming 4 ha detto:

      Prova a ribaltare la domanda, Francesca: perché non ritradurre? Perché limitarsi alla revisione di una traduzione fatta mezzo secolo fa da una principiante e non avere invece quella di un traduttore esperto? Perché cambiare dovrebbe essere sbagliato? E perché di un classico in lingua straniera si dovrebbe avere una sola resa nella nostra lingua, ottenendo l’effetto (ampiamente registrato in queste discussioni) di farci identificare lo stile dell’autore con quello di chi traduce?

    • Ialkarn ha detto:

      Perchè gli obiettivi ultimi della nuova traduzione non sono affatto semantico-letterari ma fanno parte di un disegno piu’ profondo di manipolazione culturale.
      L’obiettivo era di creare una cesura tra le nuove generazioni di lettori e la vecchia guardia di esegeti di Tolkien in Italia, non ritenuti degni di parlare di Tolkien in quanto politicamente lontani dai presupposti politico-ideologici degli artefici di questa iniziativa… e perchè no anche rispetto ai lettori di ieri.. quanto meno da rieducare.
      Io credo che creare una certa incomunicabilità “generazionale” attraverso la ridefinizione di nomi, luoghi, canzoni sia stato perfettamente funzionale al disegno di cui sopra.

      Purtroppo Vittoria Alliata è caduta in una trappola: il ritiro della sua traduzione è perfettamente legittima visto il modo in cui è stata trattata dall’editore ma assolutamente ingenua.
      L’editore, alla fine di una battaglia legale che molto probabilmente perderà, dovrà sborsare un sacco di soldi ma questo ai Wu Ming non importa, i loro obiettivi sono stati raggiunti, e se un capitalista come Giunti alla fine la pagherà cara tanto meglio,sono sicuro che la cosa strapperà loro ulteriori sorrisi.

      Faccio i miei complimenti a Wu Ming 4 e i suoi sodali per essere stati certamente piu’ scaltri dei loro avversari che non hanno saputo affrontare il problema con la saggezza dovuta.

      Detto cio’ gli amanti di Tolkien possono consolarsi con l’originale, al quale nessuna traduzione potrà mai avvicinarsi e che nessun MinCulPop maoista potrà mai manipolare.

      • Giuspee ha detto:

        Ma hai il coraggio di presentarti di nuovo dopo che nell’altro post ti hanno fatto delle domande per continuare la discussione sulla nuova traduzione e manco hai risposto? Bello come atteggiamento!
        E te ne esci con un post farneticante su una manipolazione culturale, su “L’obiettivo era di creare una cesura tra le nuove generazioni di lettori” quando Bompiani aveva offerto all’Alliata di mantenere la vecchia traduzione a fianco alla nuova?
        Spiega almeno in quale modo, NEL TESTO, la traduzione di Ottavio Fatica opererebbe un cambiamento ideologico del testo tolkieniano, così da spiegare il tuo punto di vista.

      • Wu Ming 4 ha detto:

        Ti ringrazio Ialkarn per i complimenti. Tuttavia sono costretto a farti notare che continui a eludere le mie domande. Ti ho chiesto nell’ordine:

        1) in cosa consisterebbe “una lettura politica di segno opposto” a Tolkien in relazione a questa nuova traduzione;

        2) di fornirci gentilmente esempi di quello che hai definito un “periodare inspiegabilmente farraginoso” nella traduzione di Fatica;

        3) di spiegarci cos’avrebbero da perdere “i veri amanti di Tolkien” da una nuova traduzione.

        Aggiungo una domanda, sulle ultime cose che hai scritto:

        4) Poiché l’offerta di Bompiani ad Alliata è stata resa pubblica, tramite una lettera aperta della direttrice editoriale, pubblicata sul giornale più di un anno fa, e prevedeva il mantenimento in commercio della traduzione con una nuova edizione revisionata (cioè quello che Alliata chiede a gran voce da decenni: rimettere mano alla traduzione per migliorarla, in questo caso potendo avvalersi degli editor di Bompiani, come qualunque traduttore che si rispetti), in cosa consisterebbe la trappola di cui parli? Vorresti essere meno sibillino? Cos’avrebbe avuto da perdere Alliata da una nuova edizione della sua traduzione?

        Finché non rispondi su questo, le cose che affermi non hanno alcuna sostanza. Per discutere qui bisogna argomentare. Non basta spararle grosse.

        • Ialkarn ha detto:

          Credimi non sono complimenti ma la mera descrizione dei fatti.

          Spiace deludere Giuspee ma non ho intenzione di rispondere alle vostre retoriche domande sulla traduzione; ci sono decine di post che spiegano cosa non vada con la versione di Fatica e le vostre risposte, dove proprio non si riesce a negare l’innegabile concludono la cosa con una mera questione di gusti, abitudini, opinioni.

          Non credo affatto di essere stato sibillino, credo piuttosto che tu faccia il finto tonto.

          L’offerta di Bompiani all’Alliata era impresentabile: Hanno prima ristampato la sua versione fuori contratto per due anni, poi le hanno offerto 4 soldi per poter fare cio’ che volevano con la traduzione, chiedendogli praticamente una firma in bianco ad eventuali rimaneggiamenti futuri operati da altri.
          Nessun commento di Bompiani alla campagna denigratoria di Fatica verso l’Alliata (qualunque azienda avrebbe detto/fatto qualcosa per tutelare i propri interessi in questa faccenda).
          Chi ha gestito la cosa non ha certo tutelato gli interessi della Bompiani e non credo neanche che Fatica abbia attaccato Alliata di sua sponte ma sia stato “montato” ad arte da bravi, anzi ottimi burattinai.

          Ce solo una cosa che non mi e’ del tutto chiara in questa annosa questione caro Wu Ming 4, ovvero
          quale sia il tuo reale interesse per Tolkien,
          ovvero dove finisca l’amore per l’oggetto del contendere e dove invece cominci per te la missione.
          Non mi aspetto ovviamente una risposta sincera, forse sarà il tempo a dircelo visto che la missione è ormai chiaramente conclusa.

          • Triceratopo Volante ha detto:

            Questo che viene qui a insultare, insinuare, vaneggiare di cospirazioni cosmiche (giudaiche, magari? Ah, no, oggi si dice “mondialiste”) e al tempo stesso dice che non risponderà a domande altrui (alle quali certamente non saprebbe rispondere) ci fornisce l’esempio perfetto per illustrare in che mani era finito Tolkien in Italia. Più scrivono, più si rivelano.

          • Giuspee ha detto:

            Domande retoriche? Io chiedevo solo di intavolare una discussione visto che avevi espresso delle perplessità della traduzione. Troppo comodo dire sempre “ci sono decine di post” senza poi esprimere le proprie idee e mascherandosi dietro quelle degli altri, anche perché di quella decina di post, se si va ad approfondire, ben pochi sono quelli che riescono a fare un’analisi equilibrata senza errori e che vada sopra i propri gusti personali.
            E proprio per mostrarti come saremmo “noi” a negare l’innegabile ti farò un esempio di cosa si potrebbe dire costruttivamente, andando oltre le nostre preferenze, e cosa non va bene trovare in un dibattito sulle traduzioni del Signore degli anelli.
            Se ad esempio uno mi dice che nel capitolo “L’anello va a sud” nella traduzione di Fatica trova un fraintendimento da parte sua nell’ultima frase detta da Pippin: “È quello che intendevo dire,” disse Pippin. “Noi hobbit dobbiamo rimanere uniti, ed è quel che faremo. Io parto, altrimenti dovranno incatenarmi. Ci sarà pure qualcuno con un po’ di sale in zucca tra di loro.” (In inglese: ‘That’s what I meant,’ said Pippin. ‘We hobbits ought to stick together, and we will. I shall go, unless they chain me up. There must be someone with intelligence in the party.’); be’, allora ha ragione e questo è un rilievo giusto da fare, che si spera verrà corretto nella successiva edizione a volume unico.
            Se invece uno scrive che giudica “undicentesimo” di Fatica come un errore bruttissimo adducendo come motivazione che non gli garba in quanto sarebbe un calco di un numerale latino che sta per novantanove, be’ sta dicendo un’inesattezza e piega la realtà linguistica a proprio piacimento solo per attaccare Fatica dal momento che non lo convince quella soluzione (che è lecito non apprezzarla, ci mancherebbe).
            Capito ora perché è giusto sottolineare ciò viene usato contro la traduzione di Fatica ed è invece abitudine, gusto ed opinione?

            Se hai voglia di parlare di cosa non ti è piaciuto della nuova traduzione (come lo stile farraginoso che dicevi), io sono curioso.

          • Wu Ming 4 ha detto:

            Ialkarn, Ialkarn… Ma come? Per un attimo avevo creduto che l’avessi letta davvero la nuova traduzione. E invece anche tu, come svariati altri in queste discussioni, alla fine te ne esci riferendoti a “decine di post” altrui. Che delusione.

            E così come non hai letto la traduzione di Fatica, allo stesso modo sono proprio i fatti che ti mancano e quindi sei appeso a una teoria del complotto che sta appena un gradino sotto a quella sul piano Kalergi.

            Dici che “Chi ha gestito la cosa non ha certo tutelato gli interessi della Bompiani”. Ed è proprio qui che si rivela l’ignoranza dei fatti. Perché, vedi, a gestire la cosa è stata proprio Bompiani (né avrebbe potuto essere altro soggetto), nella persona della direttrice editoriale Beatrice Masini e dei legali della casa editrice che hanno avuto a che fare con quelli di Alliata. E puoi stare certo che i vertici della casa editrice e il suo studio legale non remano contro i loro stessi interessi. I burattinai sono nella testa di chi ti ha dato l’imbeccata, Ialkarn.

            Manco a dirlo, nessuno ha chiesto ad Alliata “una firma in bianco ad eventuali rimaneggiamenti futuri operati da altri”, questo è quello che è andata raccontando in giro lei o che ha voluto capire, bensì le è stato offerto di rivedere la sua traduzione, che lei stessa ha sempre detto essere bisognosa di revisione. Non devi credere a me, ovviamente, ma alle parole della direttrice editoriale Bompiani, che lo ha dichiarato a mezzo stampa, quindi assumendosene la responsabilità pubblicamente:

            «Abbiamo proposto a Vittoria Alliata non solo di rinnovare il contratto di traduzione (scaduto di recente e per una svista non immediatamente rinnovato) ma anche di rivedere il suo lavoro, com’è giusto fare dopo tanti anni, in vista di una nuova edizione, e non abbiamo ottenuto alcuna risposta certa da parte dei suoi legali; un confronto diretto non è mai avvenuto perché non è mai stato accettato.» (Il Giornale 16/01/2019)

            Ti aggiungo una notizia che invece non è trapelata a mezzo stampa: Bompiani aveva perfino offerto ad Alliata di scrivere di suo pugno l’introduzione alla nuova edizione della sua traduzione. Libero di non credermi, ma è così.
            La verità è che l’unica persona che ha estromesso Alliata è Alliata stessa, che a quel tavolo con Bompiani non ha mai voluto sedersi. Lei ha rifiutato le proposte che le venivano fatte, senza nemmeno rilanciare, senza nemmeno fare controproposte, com’è prassi comune in ogni trattativa editoriale. Tra l’altro avrebbe trattato da una posizione di forza, proprio perché Bompiani aveva negligentemente fatto scadere i diritti della sua traduzione, quindi l’editore era in fallo. Lei ha preferito depositare querele, rilasciare interviste di fuoco e fare interventi pubblici contro Fatica, contro Bompiani, et alii. La “campagna denigratoria” l’hanno montata lei e i suoi supporter, non certo Fatica.

            Il risultato di tutto questo è che invece di avere in libreria la sua traduzione, finalmente emendata dai moltissimi errori, adesso Alliata non ce l’ha più. Vedi un po’ dove sta la convenienza.
            Raramente è capitato di assistere a un “suicidio” editoriale così plateale. E ti garantisco che noi perfidi cinesi ce lo siamo guardato alla finestra increduli, mangiando involtini primavera.

            Ma capisco che la teoria del complotto, i burattinai, le perfide trame maoiste, i sabotaggi dall’interno…suonano più affascinanti e romanzeschi della triste realtà dei fatti. Quindi tieniteli pure, se ti piacciono. Ma sappi che quando in Bompiani leggono queste cose, le reazioni che si registrano oscillano tra “Ancora questi?” a “Che palle!” (sto parafrasando). Insomma vi fate ridere dietro, Ialkarn. Contenti voi complottisti, contenti tutti.

      • Wu Ming 4 ha detto:

        P.S. il MinCulPop non era maoista…;-)

      • Triceratopo Volante ha detto:

        Il MinCulPop è roba di quegli altri, quelli che in Tolkien vedono la Tradizzzzione Europea.

    • Triceratopo Volante ha detto:

      E quale sarebbe il problema nella percezione dei classici? Quasi tutti i classici stranieri sono disponibili in Italia in svariate traduzioni. Perché un classico è anche un testo a cui si torna periodicamente con occhi nuovi, rivolgendogli domande nuove, tentando approcci nuovi. Il fatto che in Italia si sia scambiato lo stile di Alliata/Principe per lo stile di Tolkien (che invece è diversissimo) e adesso si abbia difficoltà a schiodarsi da quell’identificazioneè anche la conseguenza del fatto che per decenni e decenni è esistita un’unica traduzione. Che, sventura massima, era pure crivellata di errori, scelte arbitrarie, parole e anche intere frasi aggiunte che nell’originale non c’erano etc.

  3. Ialkarn ha detto:

    Credi cio’ che ti pare Wu Ming 4
    e chiamami pure complottista se ti aggrada

    io continuero’ a credere che l’obiettivo era avere una nuova traduzione del Signore degli Anelli non una buona traduzione.
    Obiettivo centrato in pieno.

    Alliata è stata ingenua e la sua vanità ha arricchito la vostra vittoria.
    Noto senza sorpresa che anche tu hai glissato la mia domanda,
    mi chiedo quale sia la tua “scusa” ora che conosci la mia 🙂

    • Triceratopo Volante ha detto:

      Vai ripetendeo che non risponderai alle domande altrui ma ti lagni che qualcuno abbia “gliasato la mia domanda”. Tu, per come ti sei posto, non meriti alcuna risposta. Del resto, non si può argomentare razionalmente con chi vede le fate morgane e i complotti plutogiudaicomassonici.

    • Wu Ming 4 ha detto:

      Ialkarn, se ti riferisci alla tua domanda sul mio interesse per Tolkien, non ti ho risposto per due semplici ragioni: innanzi tutto perché hai preventivamente messo in discussione la sincerità dell’eventuale risposta, quindi sarebbe fiato sprecato (non trovi?); e poi perché tu stesso ti sei già dato la risposta migliore: “forse sarà il tempo a dircelo visto che la missione è ormai chiaramente conclusa”. Esatto: sarà il tempo.
      Saranno i fatti.

  4. Collirio Fresconi ha detto:

    La traduzione di Fatica e’ orribile. Qualsiasi dissertazione ulteriore e’ futile. Chiamiamo le cose con il loro nome, ossia “uno schifo”.

  5. Naith ha detto:

    Io ho letto la nuova versione “marziana” della Bompiani de la Compagnia.
    Devo dire che il lavoro di snellimento del testo é riuscito a metà, nel senso che sicuramente sfoltire i doppi aggettivi e ripulire il testo di refusi o errori di traduzione ha sicuramente contribuito a rendere il testo più immediato e piacevole alla lettura. Tuttavia l’uso di termini arcaici e desueti come “uggia”, “pigia-pigia”, “carrobbio” (che non so cos’è), sparsi qua e la senza motivo, rallentano la lettura e la rendono poco piacevole.

    Riscrivere i nomi è un errore per un’opera che ha una lunga storia e soprattutto anche un successo al botteghino enorme. Per tutti Rivendell sarà sempre Gran burrone, anche fra cinquant’anni.
    La cosa che andava fatta, secondo me, era provare a mantenere i nomi originali dell’opera tolkeniana. Il pubblico italiano orami è maturo e pronto ad accettare termini e nomi inglesi, quindi Rivendell poteva sicuramente rimanere così, così come Geffer, Ranger (termine ormai entrato nella Treccani), Samwise, ecc…

    Oltretutto la scelta estetica dell’opera è discutibile, la foto di Marte non ha senso. L’edizione americana che ho io è in similpelle, con incisioni, molto elegante. Oltretutto grandi artisti (non solo Alan Lee) nel tempo hanno prodotto immagini della terra di mezzo molto belle ed evocative, si potevano usare quelle. Boh. Penso che quest’opera rappresenti una grande occasione mancata.

    Spero che ci possa essere una ulteriore rivisitazione dell’adattamento, magari ad opera di una casa editrice diversa (Mondadori?)

    Ad ogni modo, come detto in un post precedente, non acquisterò i due restati volumi.

    • Giuspee ha detto:

      Scusa Naith, riguardo al primo punto: non ti interrompevano la lettura anche i vari termini arcaici /desueti della traduzione precedente? Non capisco come per molte persone quelli di Fatica siano un inciampo nella lettura e quelli di Alliata/Principe no…

      Sulla questione dei nomi: solo il tempo lo potrà dire, magari tra 30 anni spunteranno altre soluzioni nuove che conquisteranno il cuore dei futuri lettori, chi può dirlo?

    • Valen ha detto:

      Premetto che non ho ancora letto integralmente la versione di Fatica, ma solo alcune parti. Per ora il mio giudizio non può quindi che essere parziale, ma ammetto che anche a me pare che l’operazione di snellimento testuale sia riuscito solo a metà, per gli identici motivi che tu hai esposto.
      Non condivido però l’affermazione che il cambio di nomi sia a priori un “errore”; anzi, in diversi casi mi sembra più che doveroso (Omorzo Cactaceo??). E il botteghino non può essere una giustificazione.
      Non condivido nemmeno l’opzione di lasciare i nomi in inglese. Primo, lo stesso Tolkien ne ha incoraggiato in molti casi la traduzione in lingua locale secondo certe direttive. Secondo, ciò vorrebbe dire gettare la spugna a fronte di traduzioni non semplici, ma quella è la sfida.Terzo, perché mai un italofono dovrebbe capire Rivendell? O addirittura Geffer..? Su Ranger mi sono già espresso. E comunque se anche la Treccani include “ok”, io come traduttore mi sentirei libero di rendere con “va bene”.
      Per il resto concordo, la copertina marziana si commenta da sola, e per altri versi ho la sensazione di trovarmi anch’io di fronte a un’occasione mancata. Però ripeto, è una sensazione basata su una lettura parziale. Magari a lettura ultimata avrò riequilibrato il mio parere.

  6. Norbert ha detto:

    Ma se hai letto la nuova traduzione, come mai non sai come è stato tradotto”Mount Doom”?

    https://www.jrrtolkien.it/2020/04/17/dal-29-aprile-le-due-torri-leggi-lanteprima/#comment-553598

  7. Soraia ha detto:

    Salve a tutti!
    Sono andata a rileggere lettera numero 239 e penso che ci siano delle incongruenze tra il contenuto della lettera e quello che si sostiene nel presente articolo.

    Nello specifico, l’autore del presente articolo sostiene che Tolkien abbia rifuitato la scelta traduttiva secondo la quale “Elf” diveniva “Gnomos” nella traduzione spagnola. Tuttavia, questa dichiarazione è parzialmente errata.

    Tolkien, infatti, non era a favore dell’etimo “Gnomos”, riferendosi però all’equivalente di “Dwarf” e non di “Elf”!

    “If gnomos is used as a translation of dwarves, then it must not appear on p. 63 in the elves that are now called Gnomes.I need not trouble the translator, or you, with the long explanation needed to account for this aberration; but the word was used as a translation of the real name, according to my mythology, of the High-elven people of the West. […] But I have abandoned it, since it is quite impossible to dissociate the name from the popular associations of the Paracelsan gnomus = pygmaeus. Since this word is used – for its aptness in preference to Sp[anish] enano I am not able to judge – for ‘dwarves’, regrettable confusion would be caused, if it is also applied to the High Elves. I earnestly suggest that on p. 63, lines 6-7, the translator should translate old swords of the High Elves of the West; and on p. 173,
    line 14, should delete (or Gnomes) altogether.” – Tolkien, 1962

    Nella lettera, Tolkien non riteneva intelligente tradurre “Dwarf” con “Gnomos”, dal momento che gli “Gnomos” esistevano già, e denotavano gli Elfi nella loro forma antica!

    Infatti, “Gnome” appare nelle opere più antiche di Tolkien (per esempio The Book of Lost Tales). Inotlre, Tolkien intendeva intitolare The History of Gnomes quello che è attualmente The Silmarillion.

    Tolkien eventualmente cambiò idea in quanto il termine in questione acquisì man mano denotazioni contorte rispetto al significato originale (Gnome deriva da gnōmē che significa intelligenza). In fine, scelse il termine “Elf”.

    Suo figlio Christopher, scrive (The Book of Lost Tales, part I, page 7)
    “In a draft for the final paragraph of Appendix F to The Lord of the Rings he (J.R.R. Tolkien) wrote:

    I have sometimes (not in this book) used ‘Gnomes’ for Noldor and ‘Gnomish’ for Noldorin. This I did, for whatever Paracelsus may have thought (if indeed he invented the name) to some ‘Gnome’ will still suggest knowledge.* Now the High-elven name of this people, Noldor, signifies Those who Know; for of the three kindreds of the Eldar from their beginning the Noldor were ever distinguished both by their knowledge of things that are and were in this world, and by their desire to know more. Yet they in no way resembled the Gnomes either of learned theory or popular fancy; and I have now abandoned this rendering as too misleading. For the Noldor belonged to a race high and beautiful, the elder Children of the world, who now are gone. Tall they were, fair-skinned and grey-eyed, and their locks were dark, save in the golden house of Finrod…”

    Forse, Alliata scelse di tradurre “Elf” con “Gnomo” proprio come conseguenza delle suddette dichiarazioni; che, in fin dei conti, non avrebbero comportato equivoci secondo l’immaginario collettivo italiano, tantomeno avrebbero “violato”, per così dire, la logica di Tolkien.

    • Wu Ming 4 ha detto:

      Temo che la tempistica non torni. È impossibile che Alliata abbia potuto consultare le lettere di Tolkien e i Books of Lost Tales mentre traduceva Il Signore degli Anelli nel 1967 e nel 1970, perché sono stati pubblicati soltanto nei primi anni Ottanta.
      Tra l’altro dato che il LOTR è il seguito di The Hobbit, e dato che nel primo romanzo compare già “elf/elven”, ci si sarebbe potuta aspettare una certa continuità. Se poi consideriamo che già nel 1962, nella lettera che tu citi, Tolkien dava per abbandonato da un pezzo il termine “Gnomes” per definire i Noldor, è possibile che abbia suggerito la stessa resa nella traduzione italiana de La Compagnia dell’Anello del 1967? L’unica cosa certa è che nell’edizione completa del 1970 gli Gnomi erano spariti. Forse l’autore è stato consultato nel frattempo? Boh. Non si è mai riusciti a ricostruire bene quella vicenda.

      • Soraia ha detto:

        In tanto la volevo ringraziare per il suo riscontro. Sono mesi ormai che leggo articoli su articoli da lei scritti. Ci tengo a precisare che il suo riscontro è il motivo per cui ho sorriso per un bel po’.

        Mi trovo d’accordo con lei sull’ambiguità di questo caso ormai complesso. Ci tengo a sottolineare che sono attualmente alle prese con la mia tesi che verte (indovini un po’ su cosa)… sul legenderium di Tolkien e su come le due traduzione abbiano rispettato le sue richieste.

        Gli Gnomi spariscono nell’edizione del 1974 (e non di quella del 1970 come da lei sostenuto). Inoltre, non fu Alliata a cambiare da Gnomo ad Elfo, ma fu Principe (il quale, tra l’altro aveva già proposto di apportare questa modifica nell’edizione del 1970, ma Zolla rifuitò. Ecco perché nell’edizione del 1974, “Gnomi” continua ad essere presente nella prefazione di Zolla).

        Principe non ha mai avuto contatto con Tolkien, tantomeno ha letto La Guida. Aggiungo che Principe sostenne che l’opera di Tolkien fosse “completamente pagana” (cfr. NOTE SULLA VICENDA EDITORIALE DI TOLKIEN IN ITALIA, di Quirino Principe). Tuttavia, Tolkien ribadì più e più volte che “The Lord of the Rings is of course a fundamentally religious and Catholic work; unconsciously so at first, but consciously in the revision.” (Lettera 142). Questo implica che Principe non aveva un’infaritura e/o conoscenza approfondita riguardo il “background” di Tolkien.

        Ci tengo a sottolineare che non ho trovato il motivo per cui Principe preferì Elfo rispetto a Gnomo.

        Ad ogni modo, è vero che sia The BooK of Lost Tales che le Lettere sono stati pubblicati negli anni 80, ma è ugualmente vero che entrambe le edizioni sono state revisionate e pubblicate da Christopher Tolkien.

        Infatti, Tolkien aveva già scritto entrambe le opere, e nelle lettere, Tolkien sostiene che non aveva mai finito il suo Book of Lost Tales. Per questo, Christopher trovò molto complessa ed insidiosa tale impresa: si è trovato davanti a dei manoscritti ormai logorati. (aggiungo che Christopher causò ulteriori confusioni poiché si trovò obbligato a riscrivere ed addirittura inventare alcune parti di questo libro).

        Ribadisco la data della lettera menzionata nel mio commento precedente: 1962. Non credo che i tempi non tornino, le lettere, così come The Book of Lost Tales, sono state raccolte, revisionate, selezionate e pubblicate a seguito della morte dell’autore; ma, Tolkien le aveva già scritte da un pezzo. (diciamo che sono una compilazione/selezione di tutte le lettere che ha scritto in tutta la sua vita!)

        Forse, Alliata ha potuto consultare questi libri o forse no. Forse, anche Princpe ha potuto consultare questi libri, o forse no. Un dilemma che mi assilerà finché non mi laureo! (Non so se vorrò continuare ad indagare dopo la laurea, sto impazzendo!)

        Questo non toglie il fatto che, come già detto, nel presente articolo, la lettera del 1962 sia stata interpretata in modo errato. Tolkien si riferiva ai nani e non agli elfi. Non gli piaceva il fatto che “Dwarf” fosse divenuto “Gnomos” in spagnolo perché “Gnomos” corrispondeva all’Elf nella sua forma più antica. Per questo, ritengo infondato sostenere che Alliata non si sia mai messa in contatto con Tolkien. Solo per questo. Non ritengo sia una prova sufficiente; anzi, penso che sia una prova equivoca, malinterpretata e di conseguenza ovviante.

        Concludo dicendo che sto cercando di dare un senso alla mia tesi e di ricostruire e/o risalire alle scelte traduttive, ma ho cercato invano le note dei traduttori/editori/revisori relative a tutte le edizioni ed ad entrambe le traduzioni. Qual che sia l’edizione/revisione/traduzione. Nessun riscontro, solo publication histories.

        Detto questo, mi sono data alcune possibilità:

        1. Alliata voleva farci risalire al significato primario di Gnomo (intelligenza), seguendo la logica di Tolkien. (sappiamo tutti che nelle opere di Tolkien ogni nome ha un significato ed un’etimologia ben precisa).

        2. Pura casualità

        3. Gusti personali

        4. Tolkien era effettivamente d’accordo su Gnomo (in riferimento agli elfi e non ai nani)

        5. Tolkien non era d’accordo e Gnomo era semplicemente una svista

        Ecc.

        • Wu Ming 4 ha detto:

          Se Gnomo è sparito dall’edizione italiana addirittura nel 1974 il mistero si fa ancora più fitto. Perché nella lettera a Elena Jernomidis Conte, che traduceva Lo Hobbit, datata 1973, Tolkien socnsiglia nuovamente la resa di “gnomo”:
          «’gnomo’ should be avoided becasue is it not in origin a mythological word at all but derived by Paracelsus…». Non è chiaro se si riferisca alla resa di “elf” o di “dwarf”, ma nella stesa lettera Tolkien suggerisce alla traduttrice di italianizzare “elf” in “elfo”.
          Se ne parla in questo articolo:
          https://www.jrrtolkien.it/2020/11/21/scompare-jeronimidis-conte-tradusse-lo-hobbit/
          Ripeto la data: 1973. Questo concordebbe con la sparizione degli “Gnomi” dall’edizione del SdA del 1974.

          Escluderei abbastanza serenamente che Alliata abbia potuto consultare le lettere private di JRRT e i manoscritti della HOME, prima che questi materiali venissero resi pubblici. Soprattutto visto che mentre traduceva il LOTR, Tolkien era ancora vivo e le cose potevano essere chieste a lui direttamente.
          Dunque rimane il mistero del perché dal 1967 al 1974 Tolkien abbia accettato che gl Elfi del LOTR venissero chiamati Gnomi nella traduzione italiana del suo romanzo.

        • Roberto Arduini ha detto:

          Soraya, aggiungo due precisazioni:
          – Quirino Principe afferma esplicitamente di aver corrisposto con l’autore durante la sua revisione del testo della Alliata;
          – se Tolkien nel 1962 e poi ancora nel 1973 si dice contrario all’uso di “gnomo”, credo sia improbabile che fosse favorevole a questa traduzione nel 1967 per l’edizione italiana Astrolabio…
          Un saluto
          Roberto

          • Soraia ha detto:

            Salve,
            prima di tutto la ringrazio per il suo riscontro.

            Mi potrebbe gentilmente indirizzare verso la fonte secondo la quale Principe ha corrisposto con l’autore? Mi servirebbe per il completamento della sezione dedicata a Principe presente nella mia tesi.

            Per quanto riguarda il secondo punto, ho spiegato (spero in maniera esaustiva) nel mio commento precedente, che si può parlare solo di possibilità. Infatti, non ho trovato una conclusione concreta. Sono tutte domande aperte ed ipotesi; ragion per cui non concordo sulla conclusione illustrata nel presente articolo, che, come già detto, si basa su prove, a mio avviso, insufficienti.

            Le dico la verità, il mio sogno (per adesso e nell’ambito della mia tesi) è quello di trovare spiegazioni rilasciate dagli editori/revisori/traduttori italiani. Spiegazioni sulle scelte traduttive. Motivi concreti. Inoltre, pretendo che questi siano illustrati dettagliatamente, così che, chi come me, possa imparare dalle scelte altrui e magari arricchirle. Ecco. Vorrei tanto arricchire le mie conoscenze linguistiche e traduttive, proprio perché sono soltanto all’inizio di un (spero lungo) percorso!

            Sicuramente lei e Wu Ming 4 ne sapete più di me e confido nella vostra conclusione. Ammiro molto il vostro lavoro. Ci tengo a precisare che mi avete aiutato molto nella ricerca relativa alla vicenda “Tolkien in Italia”. Tuttavia, rimango della mia opinione: nulla è certo.

          • Roberto Arduini ha detto:

            Per quanto riguarda Principe, lo dici lui stesso in un’intervista nel volume “Tolkien e l’Italia”.
            Sulle prove concrete che cerca, dovrebbe intervistare i protagonisti, almeno quelli vivi, andare nelle case editrici e consultare gli archivi e anche una bella ricerchina in emeroteca non farebbe male, magari alla Centrale di Roma o a Firenze, dove sono consultabili tutti i quotidiani di quegli anni. Buon lavoro.

          • Soraia ha detto:

            Grazie mille!

  8. Presti.70 ha detto:

    È’ inutile. Sto leggendo adesso la versione di Fatica, e faccio davvero fatica a leggerla. Dopo 30 anni fra letture, giochi di ruolo, wargames e altro dedicato al mondo di Tolkien, tutto è stato foneticamente stravolto nel peggiore dei modi. Che senso ha rivedere i termini di una traduzione sì vecchia, ma molto curata?
    Capisco correggere le traduzioni errate di nomi come orchetti, vagabondi e altro. Ma quando leggo “Samplicio” mi ricorda troppo la grattata di capelli del povero Stanlio (e Ollio). Qui siamo proprio ai livelli disastrosi delle traduzioni degli anime di Cannarsi…

Trackbacks/Pingbacks

  1. Vittoria Alliata e la sua "verità" su Tolkien: facciamo chiarezza? - Cercatori di Atlantide
  2. Querela a Fatica e Lipperini archiviata: si chiude la guerra su Tolkien? - Cercatori di Atlantide

Leave a Reply

 characters available

Iscriviti alla Newsletter

Pagine

Disclaimer

www.jrrtolkien.it è una testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma – Sezione per la stampa e l’informazione, autorizzazione n° 04/2021 del 4 agosto 2021. Direttore responsabile: Roberto Arduini.

I contenuti presenti su questo sito non sono generati con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.

Licenza Creative Commons

Quest’opera di http:www.jrrtolkien.it è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Unported. Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili nella pagina dei contatti.
Utilizziamo WP e una rielaborazione del tema LightFolio di Dynamicwp.