Pubblicati i Tolkien Studies, vol. 8

Volume 8 dei Tolkien StudiesDouglas Anderson ha appena annunciato i contenuti del prossimo volume dei Tolkien Studies, che sono giunti in tipografia e dovrebbero arrivare agli abbonati entro la fine di giugno. Per farlo, il “vecchio Doug” ha lancianto un nuovo blog, “Tolkien and Fantasy”, di cui questa notizia è la prima pubblicata. Vista la nascita di un blog da parte di uno dei curatori dei Tolkien Studies, si spera che presto avremo altre anticipazioni, quindi tenete d’occhio il blog!

Senza ulteriori indugi, eccovi tutta la lista dei contenuti del Volume 8 dei Tolkien Studies, con un paio di commenti esplicativi da parte nostra:
– v Editors’ Introduction
– vii Conventions and Abbreviations

– 1 “Legend and History Have Met and Fused”: The Interlocution of Anthropology, Historiography, and Incarnation in J.R.R. Tolkien’s “On Fairy-stories”
Philip Irving Mitchell

– 23 Tolkien’s Goldberry and The Maid of the Moor
John M. Bowers

– 37 Language in Tolkien’s “Bagme Bloma”
Lucas Annear

– 51 “Wingless fluttering”: Some Personal Connections in Tolkien’s Formative Years
José Manuel Ferrández Bru

– Notes and Documents:
– 67 Robert Quilter Gilson, T.C.B.S.: A Brief Life in Letters
John Garth [Conferenza tenuta al Festival in the Shire, in Galles (14-16 agosto 2010)]

– 97 The Hen that Laid the Eggs: Tolkien and the Officers Training Corps
Janet Brennan Croft [intervento tenuto alla 14a Conferenza Annuale della C.S. Lewis and Inklings Society (aprile 1–2, 2011) ]

– 114 Book Reviews
Compiled by Douglas A. Anderson
Contains reviews of Quenya Phonology: Comparative Tables, Outline of Phonetic Development, Outline of Phonology by J.R.R. Tolkien, edited by Christopher Gilson [review by John Garth];  Hither Shores volumes four and five [review by Mark T. Hooker]; Music in Middle-earth edited by Heidi Steimel and Friedhelm Schneidewind [review by Gerald Seaman]; Middle-earth Minstrel: Essays on Music in Tolkien edited by Bradford Lee Eden [review by Gerald Seaman]; The Power of Tolkien’s Prose: Middle-Earth’s Magical Style by Steve Walker [review by Richard C. West]; The Saga of King Heidrek the Wise, edited by Christopher Tolkien [review by Tom Shippey]; and Book Notes by Douglas A. Anderson.

– 143 Review-Essay: The Ring Goes Ever On: Proceedings of the Tolkien 2005 Conference: 50 Years of“The Lord of the Rings” two volumes, edited by Sarah Wells
Deidre A. Dawson

– 243 The Year’s Work in Tolkien Studies 2008
David Bratman and Merlin DeTardo

– 297 Bibliography (in English) for 2009
Compiled by Rebecca Epstein and David Bratman with Michael D.C. Drout, Merlin DeTardo, and Douglas A. Anderson

– 309 Notes on Contributors

Sito della West Virginia University PressDi questi saggi, il più appetitoso sembra quello sul componimento poetico in Gothic di Tolkien, che si trova anche nelle Appendici della Via per la Terra di Mezzo. Il saggio di John Garth è eccellente, visto che lo abbiamo già ascoltato in Galles, mentre speriamo che quello su Baccadoro/Goldberry lo sia egualmente. Ma come, direte, “ancora un saggio su Baccadoro?!” Guardando la firma e soprattutto
la rivista, che pubblica solo saggi di qualità più che ottima, siamo sicuri che ci saranno novità! Per acquistarlo si può andare sul sito della West Virginia University Press.




Lo Hobbit, ecco le novità di HarperCollins

Copertina Lo Hobbit dettaglioIl momento di vedere i nuovi volti cinematografici di Bilbo e dei nani si avvicina sempre più e nell’attesa di tremare vedendo Smaug che si prepara a incenerirci con il suo soffio infuocato, ecco che scendono in campo le corazzate dei Tolkien Studies! Sono ben due le novità editoriali che vengono annunciate in questi giorni nei Paesi anglosassoni. Entrambe meriterebbero un articolo a parte, ma non resistiamo alla tentazione di parlarne qui. Quelli fra voi che aspettavano la J.R.R. Tolkien Companion and Guide, e hanno brontolato perché la sua pubblicazione è giunta tre anni dopo la sua data prevista (ma con il doppio della lunghezza prevista), troveranno ironico l’annuncio fatto dal duo Wayne Hammond & Christina Scull che prevedono di finire la loro ultima fatica per l’inizio di giugno 2011, a meno di cinque mesi da quando l’hanno iniziata. Il libro però è stato presentato dalla HarperCollins alla Fiera del libro di Londra (London Book Fair) e avrà per titolo The Art of The Hobbit by J.R.R. Tolkien. Il volume è di grande formato, tutto a colori, conterrà più di cento illustrazioni e bozzetti prodotti dallo scrittore inglese per illustrare Lo Hobbit o realizzate dall’autore per altri scopi, ma che poi furono modelli o ispirazione per le immagini del volume.

Copertina JRR Tolkien Artist and IllustratorI due autori fanno sapere che, naturalmente, la velocità con cui hanno scritto il nuovo libro è dovuta al fatto di aver già realizzato un libro dedicato alle illustrazioni dello scrittore di Oxford, J.R.R. Tolkien: Artist and Illustrator, pubblicato nel 1995, oltre ad aver compilato la parte sullo Hobbit nel monumentale The J.R.R. Tolkien Companion and Guide. Ciononostante, non mancheranno le sorprese e gli spunti di riflessione, perché, spiegano gli autori, «come sempre, analizzando l’opera di Tolkien, abbiamo scoperto ulteriori aspetti che ci hanno portato a nuove ipotesi su alcune tematiche del testo». Si può, quindi, presumere che i contenuti del libro conterranno tutta la parte dedicata allo Hobbit di Artist and Illustrator, completati dalla illustrazioni e dalle note che appaiono nei due volumi della History of the Hobbit, oltre alle notizie tratte dalla prefazione di Christopher Tolkien del 1987, ai cataloghi di alcune mostre tenute alla Markette University, e infine sicuramente alcuni pezzi inediti. La maggior parte di queste illustrazioni dovrebbe essere inserita in sequenza cronologica, come i vari disegni su “The Hill: Hobbiton” realizzati da Tolkien per il primo capitolo, oppure la sequenza dei disegni sulla Montagna Solitaria realizzati per il capitolo XII. Inoltre, dipende se gli autori vorranno includere anche tutto quel che riguarda la calligrafia e la cartografia: ci sono ad esempio diverse mappe parziali e più copie della “lettera di Thorin”. The Hill: Hobbiton
Sarebbe anche bello vedere le illustrazioni che apparvero a colori – come, per esempio, lo schizzo piacevole di Gandalf davanti casa di Bilbo che compare sulla parte superiore della Tavola III nella History of the Hobbit. L’approfondita conoscenza di Hammond e Scull è stata messa a frutto in poco tempo ed è stata molto apprezzata da HarperCollins e Tolkien Estate. Sì, perché «per il progetto il fattore tempo era critico», concludono eufemisticamente gli autori, che promettono a breve nuovi dettagli su numero di pagine, capitoli e copertina. Il volume fa parte di un’iniziativa più grande lanciata dalla casa editrice inglese per commemorare il 75esimo anniversario della prima pubblicazione dello Hobbit nel 1937: il facsimile della prima edizione del 1937, un’edizione tascabile con copertina rigida e altre ristampe di opere di Tolkien non legate allo Hobbit.

Copertina History of the Hobbit volume 1Proprio una delle altre iniziative ci porta all’altra chicca, la nuova edizione riveduta e corretta della più volte menzionata History of the Hobbit di John D. Rateliff! La notizia, anticipata già dall’autore sul suo blog, è stata ufficializzata dalla HarperCollins a Londra: non sarà più un’opera in due volumi, ma un unico tomo, con copertina rigida, di ben 960 pagine. «Non molto tempo dopo che il libro era stato pubblicato la prima volta», rivela Rateliff, «ho inviato alla casa editrice un po’ di materiale nuovo, nel caso ci fosse mai una ristampa. Quindi questo Addendum è stato inserito nel volume unico». Sicuramente, a questo si aggiungono gli errata corrige che Rateliff aveva già inserito sul sito. La nuova edizione, come l’ultimo lavoro di Hammond e Scull, è prevista per il prossimo autunno, ma fin da ora è possibile un pre-ordine su Amazon.




La telepatia degli elfi anche in francese

ElfaLa cosa fantastica di J.R.R. Tolkien, è che, come recita un vecchio proverbio, «quando non ce n’ è più, ce n’ è ancora». Tolkiendil, la maggiore associazione in Francia dedicata alle opere del professore di Oxford, corrispondente a una Tolkien Society, ha appena pubblicato sul proprio sito tre testi inediti in lingua francese dell’autore del Signore degli Anelli e dello Hobbit. Andando nella sezione “Lingue”, si può leggere ora quelli che vengono definiti il frutto di un successo editoriale dovuto alla passione dei membri dell’associazione francese. I primi due testi, l’Ósanwe-kenta e il suo seguito Note etimologiche sull’Ósanwe-kenta, riguardano la trasmissione del pensiero e spiegano come Elrond, Galadriel e Gandalf riuscissero a dialogare telepaticamente tra di loro. Nel terzo, Note su Óre, Tolkien torna sul termine “óre”, che significa “cuore, mente interiore” in elfico. Questi tre saggi sono apparsi nella rivista americana Vinyar Tengwar, specializzata in linguistica tolkieniana, e le loro traduzioni sono state gentilmente autorizzate dalla Tolkien Estate e dal gruppo editoriale di Vinyar Tengwar. Interessante è il fatto che il successo ottenuto in Francia dalla Tolkien Society locale è, per una fortuita coincidenza, è già avvenuto in Italia e portato alla pubblicazione di un libro con questi saggi! La trasmissione del pensiero e la numerazione degli elfi, pubblicato nella collana Tolkien e dintorni dalla Marietti 1820 (2008, 19 euro), presenta i tre saggi più un quarto dedicato al modo in cui gli elfi di Tolkien usano le mani per contare e per comunicare, tramite una precisa gestualità, alcuni stati d’animo.

Gli Inklings tornano in libreria

Gli InklingsIn tre si è in compagnia. Così recita il titolo del terzo capitolo della Compagnia dell’Anello. Descrivendo come Sam e Pipino sostengono Frodo nel suo primo viaggio lontano da casa, forse J.R.R. Tolkien pensava a se stesso e a come proprio quei capitoli fossero stati accompagnati dal giudizio e dal sostegno entusiasta di amici e colleghi. Era quella cerchia mobile e variabile di professori e scrittori che si raccoglieva intorno a C.S. Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia. Tra loro c’erano futuri scrittori e saggisti come Owen Barfield, e Charles Williams, il figlio di Tolkien, Christopher (poi divenuto anch’egli professore e curatore di tutti i testi del padre) e Warren “Warnie” Lewis (il fratello maggiore di C.S. Lewis). Nella Oxford degli anni della Seconda Guerra Mondiale e dell’immediato Dopoguerra il gruppo era un’istituzione: li si poteva vedere ogni martedì in un pub chiamato Eagle and Child discutere davanti a un boccale di birra e andare al giovedì nell’appartamento di Lewis al Magdalen College per scambiarsi letture a voce alta dei libri che ciascuno stava scrivendo.

Pub Eagle and Child a OxfordErano gli Inklings. «È un gioco di parole piacevolmente ingegnoso, a modo suo – spiegò John Ronald Reuel Tolkien in una lettera del 1967 (la 298)-, che suggeriva l’idea di persone con indizi e idee vaghe o solo abbozzate [inkling], e in più che si dilettano a pasticciare con l’inchiostro [ink]». Questo perché, scrisse ancora lo scrittore, «era nostra abitudine leggere ad alta voce composizioni di vario genere (e lunghezza!), … C.S.L. aveva una vera passione per ascoltare le cose lette ad alta voce, una capacità di memoria per le cose ricevute in quel modo, e inoltre una facilità nella critica estemporanea».
Se pensate si trattasse di noiose e pompose lezioni che i luminari si facevano l’un l’altro, leggete qua la descrizione di una serata Inklings, sempre dalle lettere di Tolkien (la n. 90):

Alcuni membri del gruppo degli Inklings«Sono arrivato alle otto al pub Mitre dove sono stato raggiunto da Charles Williams e dall’ammiraglio rosso (Havard), deciso a fare un po’ di rifornimento prima di unirsi ai commensali già su di giri al Magdalen (C.S. Lewis e Owen Barfield). C.S.L. era alticcio, ma anche noi eravamo in gran forma; mentre O.B. è l’unico che può contrastare C.S.L., costringendolo a fare precisazioni su tutto e interrompendo i suoi discorsi più dogmatici con dei sottili distinguo. Il risultato è stato una serata molto divertente e molto combattuta, di cui, se un estraneo avesse origliato, avrebbe pensato che si trattasse di una riunione di nemici giurati che si scagliavano insulti mortali prima di estrarre le pistole». Gli Inklings raggiunsero una certa notorietà (dal momento che ebbero anche i loro detrattori), nel periodo in cui il gruppo ebbe vita. E quando alcuni
anni più tardi si seppe che in quel contesto Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit di Tolkien ebbero il suo primo pubblico, Lewis presentò agli amici il suo Le lettere di Berlicche e Charles Williams sottoponeva al gruppo i suoi «thriller metafisici», come La vigilia di Ognissanti.

libro Marietti 1820A questo gruppo è dedicata la biografia collettiva di Humphrey Carpenter, “Gli Inklings” che torna nelle librerie italiane andando ad aggiungersi alla collana “Tolkien e dintorni” dell’editrice Marietti 1820, tradotta ex novo dalla filologa germanica Maria Elena Ruggerini e curata dal gruppo di studio cui partecipa anche Associazione romana studi Tolkieniani. Il volume è stato presentato, presso l’Istituto Filosofico Studi Tomistici a Modena, dalla traduttrice e da Claudio Antonio Testi. Una nuova traduzione si è resa necessaria, scrive Ruggerini della Nota di traduzione, «per rendere giustizia a un gruppo di intellettuali i quali, per quanto trascurati dalla critica all’interno delle storie della letteratura inglese, hanno avuto un’influenza culturale almeno pari a quella esercitata dal ben più famoso circolo di Bloomsbury». Recensendo il libro in occasione della sua pubblicazione in Inghilterra, il Sunday Telegraph riportava: «Dev’essere tecnicamente molto difficile scrivere la biografia di varie persone contemporaneamente, ed è ancora più difficile catturare l’atmosfera di un gruppo… Carpenter è riuscito ad ottenere ambedue le cose in modo ammirevole».




La collezione di Verlyn

Verlyn FliegerQuando si parla di sogni che si realizzano. Se ne era parlato proprio con lei in una cena a Modena nel maggio scorso… Così, è un piacere annunciare ora la prossima pubblicazione di un nuovo volume di Verlyn Flieger: si tratta di una collezione di saggi che verrà pubblicato dalla Kent State University Press la prossima estate: Green Suns and Faërie: Essays on J.R.R. Tolkien (ISBN 978-1-60635-094-2; prezzo negli Usa 24.95 dollari, intorno ai 18 euro).
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Nuovo libro Verlyn FliegerIl libro è presentato dalla casa editrice come “un contributo importante al crescente corpus della critica su J.R.R. Tolkien”. Guardando la copertina, sembra di riconoscere l’immagine “The Glittering Caves of Aglarond” di Ted Nasmith. Il volume si preannuncia veramente ghiotto, visto che riunisce molte delle conferenze tenute da Verlyn Flieger in questi anni, con l’aggiunta di alcuni saggi nuovi. Su alcuni blog è apparso anche l’indice. Così lo riportiamo anche qui di seguito. Visto che molti dei saggi avevano visto la luce in pubblicazioni specialistiche e in qualche caso amatoriali,inserisco tra parentesi quadre la fonte. Se non ci sono indicazioni, il saggio è inedito.
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Introduzione
Parte 1: Tolkien Sub-creator
* Fantasy and Reality: J.R.R. Tolkien’s World and the Fairy-story Essay [Mythlore 22 (1999)]
* The Music and the Task: Fate and Free Will in Middle-earth [Tolkien Studies 6 (2009)]
* Tolkien and the Idea of the Book [The Lord of the Rings 1954–2004, ed. Hammond e Scull]
* Tolkien on Tolkien: “On Fairy-stories”, The Hobbit and The Lord of the Rings
* When is a Fairy story a Faërie Story? Smith of Wootton Major [Myth and Magic: Art according to the Inklings, ed. Segura and Honegger]
* The Footsteps of Ælfwine [Tolkien’s ‘Legendarium’, ed. Flieger and Hostetter]
* The Curious Incident of the Dream at the Barrow [Tolkien Studies 4 (2007)]
* Whose Myth Is It?

Parte 2: Tolkien in tradition
* Tolkien’s Wild Men From Medieval to Modern [Tolkien the Medievalist, ed. Chance]
* Tolkien and the Matter of Britain [Mythlore 87 (Estate/Autunno 2000)]
* Frodo and Aragorn: The Concept of the Hero [Tolkien: New Critical Perspectives, ed. Isaacs and Zimbardo]
* Bilbo’s Neck Riddle
* Allegory Versus Bounce: Tolkien’s Smith of Wootton Major [Journal of the Fantastic in the Arts 12/2 (2001)]
* A Mythology for Finland: Tolkien and Lönnrot as Mythmakers [Tolkien and the Invention of Myth: A Reader, ed. Chance]
* Tolkien, Kalevala, and “The Story of Kullervo” [un nuovo saggio o forse l’apparato editoriale pubblicato in Tolkien Studies 7 (2010)]
* Brittany and Wales in Middle-earth
* The Green Knight, the Green Man, and Treebeard: Scholarship and Invention in Tolkien’s Fiction [Scholarship and Fantasy, ed. Battarbee]
* Missing Person [Mythlore 46 (Estate 1986)]

Parte 3: Tolkien and His Century
* A Cautionary Tale: Tolkien’s Mythology for England [Probabilmente lo stesso saggio pubblicato in The Chesterton Review 28.1/2 (Febbraio/Maggio 2002); ristampato in A Hidden Presence: The Catholic Imagination of J.R.R. Tolkien, ed. Boyd and Caldecott]
* The Mind, the Tongue, and the Tale
* A Postmodern Medievalist [Tolkien’s Modern Middle Ages, ed. Chance e Siewers]
* Taking the Part of Trees: Eco-conflict in Middle-earth [J.R.R. Tolkien and His Literary Resonances, ed. Clark and Timmons]
* Gilson, Smith, and Baggins [Tolkien’s The Lord of the Rings: Sources of Inspiration, ed. Caldecott and Honegger]
* The Body in Question: The Unhealed Wounds of Frodo Baggins
* A Distant Mirror: Tolkien and Jackson in the Looking-glass [Studies in Medievalism: Postmodern Medievalisms, Volume XIII (2003; pubblicato nel 2005)]

Bibliografia
Note
Indice

Il libro è già disponibile per un pre-ordine sul sito della Kent State University Press oppure su Amazon, con la data di rilascio programma per agosto (solo sei mesi). Era dai tempi di Roots and Branches di Tom Shippey che attendevamo un libro del genere. Urrà!
Ora possiamo iniziare a pensare a quanto sarebbe bello avere una collezione di saggi del duo Wayne Hammond & Christina Scull: solo che, a giudicare dalla loro produzione, un volume solo non basterà…

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Verso la libertà grafica

Copertina Lo HobbitSiamo lontani dai film di Peter Jackson è si vede. Finalmente. Non fraintendete, la trilogia cinematografica del Signore degli Anelli ha molti meriti ed è sicuramente un’opera grandiosa, forse irripetibile. Ma ha un difetto: l’aver creato un modello iconico che per molto tempo imporrà i suoi canoni. Dopo i film, difficilmente i lettori del Signore degli Anelli riusciranno ad aprire il libro senza vedere Viggo Mortensen in Aragorn od Orlando Bloom in Legolas, per non parlare dei suoi capelli biondi, che nel volume non ci sono (erano probabilmente scuri com’era la norma tra i Sindar; i capelli biondi erano una caratteristica dei Vanyar). Per non parlare di Arwen/Liv Tyler. Insomma, la libertà di ogni lettore di fantasticare con la sua immaginazione, basandosi sulle descrizioni del capolavoro di Tolkien, come avviene per la maggior parte delle opere di narrativa, è fortemente limitata dalle immagini delle pellicole. Non solo: dalla loro uscita dei cinema di tutto il mondo, le illustrazioni e i dipinti di molti artisti si sono in parte rifatte a quel modello, divenendo appunto una sorta di canone.
Certo, non si vuol tornare ai tempi in cui i membri della Compagnia degli Anelli erano rappresentati con cappelli da moschettiere o vestiti da templare, ma siamo convinti che la diversità d’espressione sia una ricchezza, fino ad autore molto personali come Cor Blok o Tom Loback.

Copertina libro Middle-earthFatta questa premessa, è benvenuta la pubblicazione di Middle-earth: Visions of a Modern Myth, che raccoglie le opere di Donato Giancola. Attivo già da tempo, non è italiano come potrebbe far pensare il nome, ma uno dei più grandi artisti americani nel campo del fantastico, più volte vincitore del premio Hugo e di svariati altri premi. Collaborazioni con LucasArts, Microsoft Games, Hasbro, Wizards of the Coast fanno di Giancola l’artista che meglio ha rappresentato tutti i settori del gioco, ma le sue opere spaziano per tutti gli ambiti artistici. I forti richiami alla pittura rinascimentale unita alla sua formazione scientifica hanno reso le sue opere fantascientifiche uniche. «A lungo atteso», recita la quarta di copertina di Middle-earth: Visions of a Modern Myth, «questo bellissimo viaggio attraverso la Terra di Mezzo offre una nuova esplorazione del regno di fantasia più amato della letteratura. Dal Fosso di Helm al Monte Fato, Giancola conduce i lettori in un tour pieno di guerrieri, maghi, draghi e nani».

Donato Giancola e J.R.R. Tolkien
Donato GiancolaPiù della copertina, ci interessano le sue parole, riprese dalla presentazione che l’autore fa della propria arte sul suo sito: «Conosco quei libri dall’inizio alla fine, ma mi ritrovo ancora a commettere qualche errore […] Fortunatamente, Tolkien ha dato agli artisti una grande libertà nell’illustrare i suoi
romanzi: descrizioni non troppo dettagliate sia dei personaggi che dei luoghi. Le sue descrizioni di solito sono molto emotive e per questa ragione entrano in risonanza col lettore, molto di più delle opere di altri autori. È ciò che mi piace di queste opere: una forte base emotiva su cui costruire un ampio spettro di interpretazioni ‘fisiche’
».
«[…] è con le scene semplici che J.R.R. Tolkien ci fa sentire l’umanità dei suoi personaggi: le profondità della terribile oscurità di Moria; Merry e Pippin che fumano la pipa dopo la distruzione di Isengard; Frodo e Sam che cuociono dei conigli all’Ombra di Mordor».
«[…] La potenza di Tolkien sta nel fatto che non occorre un artista per interpretare la sua opera affinché prenda vita. Eppure, allorché l’artista riesce a superare la riproduzione pedissequa, si riesce ad aggiungere qualcosa a ciò che le parole possono descrivere. Le due arti risuonano e creano una risposta emotiva più grande della somma delle parti. Ciò non sempre si può raggiungere, ma quando accade è una cosa magica».

I quadri in casa
Sono particolarmente orgoglioso di un quadro da The Hobbit: Expulsion che è appeso in sala da pranzo. Rappresenta tutto ciò a cui aspiro e che mi appassiona della mia carriera come illustratore e pittore realista, interpretando l’opera di Tolkien; dispiegando l’umanità di personaggi in conflitto epico e creando quadri di ampie dimensioni e carichi emotivamente. Le ispirazioni accumulate in viaggi per i musei di tutto il mondo hanno trovato finalmente espressione in un lavoro come questo. Questo quadro, insieme a The Lord of the Rings, si è rivelato un trampolino per un corpus di opere più ampio, che rappresenta il mio secondo livello verso la creazione di una pittura narrativa. Nella mia opera ci sono stati alcuni successi, ma nessuno fino ad ora ha eguagliato quello che ho ottenuto illustrando le copertine dei due miei libri preferiti: The Lord of the Rings e The Hobbit».

La presentazione del libro su YouTube

– Per acquistare il libro su amazon.it o su ibs.it

Biografia di Donato Giancola con 26 opere

La presentazione sulla rivista Intercom

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In libreria Il ritorno di Beorhtnoth

È in libreria la nuova edizione del testo di J.R.R. Tolkien Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm (Bompiani) a cura di Wu Ming 4. Oltre al testo di Tolkien, emendato da alcuni smaccati errori di traduzione presenti nella precedente edizione (Albero e Foglia, 2000), il libro contiene la traduzione italiana del poema breve La Battaglia di Maldon e un articolo monografico di Tom Shippey, massimo esperto tolkieniano vivente. In copertina un’illustrazione di Ian Miller, “La battaglia dei Campi del Pelennor”, impiegata in Il bestiario di Tolkien di David Day (Bompiani 1979) a pag. 236-237. Qui di seguito l’intervista al curatore, pubblicata su L’Unità del 21 dicembre 2010.

Ecco l’intervista:
Un romanzo, una antologia di saggi e ora una riedizione di un testo dell’autore del Signore degli Anelli. Da cosa è nato il suo interesse per J.R.R. Tolkien?

«Le sue storie mi piacciono fin da quando ero ragazzino. Poi, in età adulta,quando sono diventato un narratore, ho avuto modo di approfondire molti aspetti del suo modo di intendere la letteratura, la sua poetica, l’architettura certosina dell’opera, l’ampio respiro del racconto, e ci ho ritrovato qualcosa di comune. La passione di raccontare ovviamente, di costruire mondi letterari complessi in cui il lettore possa immergersi e anche perdersi, viaggiandoci dentro in lungo e in largo».

Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm è un testo semisconosciuto di Tolkien. Era già stato pubblicato, mi sembra.

«Sì. Ma l’edizione precedente era inclusa in una raccolta di suoi scritti, Albero e Foglia, senza alcuna presentazione e contestualizzazione. Questo rendeva difficile capire l’importanza di questo testo che non è affatto secondario, come si tende a considerarlo. Proprio perché si tratta di un testo molto strano nella produzione tolkieniana era necessario fornire una cornice che consentisse di inquadrarlo per quello che è. Senza Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm non si può capire a fondo il percorso poetico che ha portato Tolkien a concepire il suo capolavoro, Il Signore degli Anelli».

Oltre al testo originale c’è anche una postfazione non sua. Ci può spiegare il senso di un’operazione così composita?

«La postfazione è il testo di una conferenza tenuta dal professor Thomas Shippey sul Ritorno di Beorhtnoth. Si tratta del maggior studioso tolkieniano vivente, capace di ricostruire dall’interno i problemi etici e poetici che Tolkien cercò di affrontare scrivendo questo testo bizzarro, che per metà è una riflessione filologica su un poema breve medievale, La Battaglia di Maldon, e per metà un componimento poetico che funge da epilogo immaginario del poema stesso. In questo lavoro Tolkien compie un’operazione sottile. Mette sotto accusa la poesia anglosassone, il campo di studi di una vita, e lo spirito eroico nordico che essa consacra. Lo fa per potersi affrancare da un certo modello eroico e inaugurarne un altro, quello che appunto troverà compimento nei suoi romanzi. Si tratta di un ponte tra l’ambito di studi accademici di Tolkien e l’approdo alla narrativa, rispecchiato proprio dalla natura ibrida del testo».

Come mai un professore di anglosassone si mette a scrivere una storia invece di fare un saggio su questo frammento?

«La Battaglia di Maldon è un poemetto che esalta il
coraggio dei guerrieri inglesi cristiani contro gli invasori vichinghi pagani. Beorhtnoth è il condottiero inglese che, provocato dai nemici, rinuncia al vantaggio del terreno per onore di cavalleria. In questo modo cade sul campo e trascina con sé i suoi fedelissimi, lasciando l’Inghilterra in balia degli invasori. Nel suo testo Tolkien critica duramente l’ideale eroico che antepone alla difesa degli altri quella dell’onore personale. Lo considera un ideale pagano anche se fatto agire in nome di Dio, ispirato dal desiderio di dimostrarsi cavallereschi “per fornire materia ai menestrelli”. Per questo scrive una sorta di pièce teatrale per due soli personaggi, uno dei quali incarna questa critica, mentre l’altro prende le parti della poesia anglosassone ed esce assai malconcio dal confronto. Praticamente Tolkien forza e ribalta l’antico poema per individuare il punto di crisi del sistema di valori guerrieri esaltato dalla poesia epica nordica».

Tolkien non è sempre stato accusato di “escapismo”, fuga dalla realtà? In fondo, mentre l’Europa era dilaniata dalla Seconda Guerra Mondiale, lui scriveva di elfi, nani e hobbit.

«Nella sua narrativa Tolkien affronta temi universali, non certo meno validi per la sua epoca o per la nostra. Il problema del male, del potere, della morte, il tema del coraggio, la funzione della poesia e della narrativa nella nostra vita. Se questo non è parlare della realtà della condizione umana non so cosa lo sia».

Ma lo scrittore inglese non era antimodernista, conservatore, ultracattolico, insomma “di destra”?

«Sì. Ma questo non significa che non sapesse affrontare certe questioni capitali in una chiave problematica e irriducibile a posizioni ideologiche. Il fatto stesso che a metà della sua vita abbia saputo mettere sul banco degli imputati la filologia e la poesia anglosassoni che tanto amava dimostra quanto poco fosse “conservatore” nelle sue scelte e capace di prendere le distanze da una certa assunzione acritica dell’epica e del mito. Così come il fatto che avversasse senza mezzi termini l’autoritarismo, il razzismo e il militarismo fa di lui uno strano tipo di “reazionario” del XX secolo. In generale pretendere di inquadrare l’opera di un autore attraverso la sua biografia o la sua fede è un pessimo esercizio critico. Un atteggiamento che Tolkien stesso non sopportava».

C’è tanto interesse in Italia per un autore come questo, con tutte le sue tematiche così inglesi?

«Ovviamente in Italia l’interesse per Tolkien si concentra sulla sua produzione narrativa. In effetti i lavori filologici di Tolkien sono legati a un ambito apparentemente poco italiano. Ma le questioni che solleva anche nei suoi studi accademici sono da un lato di ordine morale, quindi universali, dall’altro nient’affatto slegate dalla contingenza storica che Tolkien si trovava a vivere. Proprio un testo come Il ritorno di Beorhtnoth è un duro attacco ai capisaldi culturali del nazismo e alla contiguità più o meno inconsapevole di certa filologia britannica. Altro che escapismo…».

Perché un bambino dovrebbe leggersi un tomo di oltre 1000 pagine su un mondo che non esiste?

«Non so perché dovrebbe farlo. So che ragazzini di tutto il mondo lo fanno. Quello che ci trovano suppongo sia l’entusiasmo di avventurarsi in territori sconosciuti insieme ai protagonisti di una grande avventura, che vedono messe alla prova le proprie qualità e devono scoprire in se stessi risorse inaspettate. Pensare che questo sia una cosa di poco conto significa disprezzare il piacere della lettura».

Ha ancora senso oggi leggere Tolkien?

«Non mi sembra che negli ultimi cinquant’anni abbia mai smesso di averlo. Perché oggi dovrebbe essere diverso?».

Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm è pubblicato da Bompiani
editore
(9 euro, pagine 95) e verrà presentato dallo scrittore Wu Ming 4 a Roma il 31 gennaio 2011, alle ore 18 nella libreria Fetrinelli di via del Babuino 40. Il noto collettivo ha pubblicato la Prefazione di questo libro sul proprio Blog: lo si può leggere qui.

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Pubblicato il numero 13 di Endóre

Copertina numero 13 di EndoreCon immutato piacere, a quasi un anno di distanza dall’ultima volta, siamo lieti di annunciare l’uscita del numero tredici di Endóre, la rivista della Terra di Mezzo che, in una forma o nell’altra, da ormai 17 anni mantiene accesa la fiaccola tolkieniana in Italia. Endòre esce una volta all’anno, è in formato cartaceo e si riceve per posta. Contiene tutto quello che vorreste sapere sull’autore del Signore degli Anelli: recensioni, articoli, giochi ed una bibliografia particolarmente curata e aggiornata.
Ancora una volta abbiamo la possibilità di gustarci il consueto mescolarsi di articoli giocosi e saggi approfonditi (e anche qualche saggio allo stesso tempo giocoso e approfondito), e ve ne diamo un assaggio con l’indice:

La Falce Spezzata in libreria

Copertina della Falce Spezzata - pubblicato da Marietti 1820«Direi che il racconto… tratta della morte e del desiderio di immortalità. Che è come dire che il racconto è stato scritto da un uomo!». Si può partire da questo brano, tratto dalle Lettere di J.R.R. Tolkien, per capire quanto per il professore di Oxford le idee della morte e dell’immortalità fossero centrali nelle sue opere. Eppure, lo studio di queste tematiche è stato trascurato dalla critica.

Esiste un solo volume esplicitamente dedicato a questi aspetti, ma che si limita a un’analisi de Il Signore degli Anelli: si tratta di Tolkien: sur le rivage de la Terre du Milieu di Vincent Ferré (Christian Bourgois Editeur, Parigi 2001). Per il resto, si possono contare pochi articoli, sparsi tra le centinaia di pubblicazioni dedicate allo scrittore inglese.

A questa mancanza cerca di sopperire La falce spezzata – Morte e immortalità in J.R.R. Tolkien, edito dalla Marietti 1820 nella collana Tolkien e dintorni (22 euro), a cura di Roberto Arduini e Claudio Antonio Testi. Il lavoro è frutto di periodiche riunioni di studio che hanno coinvolto tutti gli autori per ben due anni, coordinati dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena e dall’Associazione romana studi Tolkieniani.

Ecco in anteprima l’elenco dei saggi, divisi in due parti, intitolate Krónos e Lógos:

Krónos
– Claudio Antonio Testi, Il Legendarium tolkieniano come meditatio mortis.
– Lorenzo Gammarelli, Ai confini del Reame Periglioso: morte e immortalità nelle opere brevi di Tolkien.
– Alberto Ladavas, L’errato cammino del sub-creatore: dalla Caduta alla Macchina rifuggendo la Morte.
– Simone Bonechi, Nei tumuli di Mundburg: morte, guerra e memoria nella Terra di Mezzo.

Lógos
– Franco Manni, Elogio della Finitezza. Antropologia, escatologia e filosofia della storia in Tolkien.
– Andrea Monda, Morte, immortalità e le loro scappatoie: memoria e longevità.
– Roberto Arduini, Tolkien, la morte e il tempo: la fiaba incastonata nel quadro.
– Giampaolo Canzonieri, L’invidia sbagliata. Analogie e contrapposizioni tra Elfi e Uomini sul tema del dolore.
– Claudio Antonio Testi, Logica e teologia nella tanatologia tolkieniana.
– Alberto Quagliaroli, Immortalità elfica come esperimento narrativo-letterario.

Il libro è approdato sugli scaffali solo l’altro ieri, il 1 dicembre. Non resta che augurarvi buona lettura!




Antiche atmosfere in due pubblicazioni di Tolkien

La leggenda di Sigurd e GudrunDato che i consigli letterari non sono mai abbastanza, soprattutto in periodo di regali, continuiamo a parlare di libri, segnalando due testi del Professore usciti recentemente, entrambi a cura di Christopher Tolkien. Il primo è La leggenda di Sigurd & Gudrun (Bompiani, 25 euro), in cui attingendo all’Edda e alle saghe dei Nibelunghi e dei Volsunghi, Tolkien riscrive le leggende intrecciate di Sigurd e Gudrun. Ecco allora susseguirsi prima le eroiche e tragiche avventure di Sigurd, l’uccisore del drago Fafnir che custodisce l’oro dei Nibelunghi, sino alla conquista della valchiria Brynhildr che Sigurd risveglierà dal suo sonno magico per poi inoltrarsi sul sentiero di un terribile destino sposando Gudrún. E quindi la storia della stessa Gudrún, inconsolabile vedova di Sigurd, di cui seguiamo, con tutta la suspense che l’epica autentica sa suscitare, la personale storia di vendetta che ricorda una tragedia greca trasporta nel Nord Europa. Una storia che passa attraverso il matrimonio con il malvagio re degli Unni, Atli attirato da Gudrún in una vera e propria trappola mortale. Un poema che affonda le sue radici nelle antichissime epopee mitiche della tradizione occidentale restituendocene l’afflato nconfondibile insieme a una sensibilità fantastica del tutto contemporanea, che da più di mezzo secolo continua ad affascinare lettori di ogni nazione e di ogni età. Per chi l’avesse perso, ecco la presentazione del volume, affidata a un vero e proprio trailer, per il quale rimandiamo volentieri al nostro canael su Youtube:

SirGawainIl secondo libro di Tolkien è Sir Gawain e il Cavaliere Verde (Ed. Mediterranee, 12.90 euro). La collana Orizzonti dello Spirito ripropone questo poema medievale, insieme ai suoi coevi Pearl e Sir Orfeo, già pubblicati negli anni ’70 con la traduzione di J.R.R. Tolkien. In questa nuova edizione, il traduttore Sebastiano Fusco s’è basato proprio sulla versione in inglese moderno del Professore, anziché su quella originale in medio inglese.
Se Sir Orfeo è una rivisitazione medievale del celebre mito greco, e Pearl descrive l’elaborazione mistica del lutto da parte di un padre che ha perso la figlia, con Sir Gawain entriamo nelle leggende arturiane. A sir Gawain (Galvano), uno dei più famosi e puri cavalieri della Tavola Rotonda di re Artù, è affidata la risposta a una sfida sovrumana, lanciata da un essere fantastico di fronte a tutti i più nobili eroi che acquisirono fama nella mistica cerca del Santo Graal: sopportare un colpo vibrato con un’arma tremenda da una creatura che, pur se ha l’aspetto d’un uomo, certo uomo non sembra essere. Accettare la sfida significa prepararsi alla morte. Ma in
realtà, come apprenderà sir Gawain, la tenzone che dovrà affrontare dopo infinite avventure non mette a rischio soltanto la sua vita: ciò che realmente è in gioco è la sua nobiltà di cavaliere, la sua purezza e la sua lealtà. Il romanzo di sir Gawain, nella sua versione primitiva intitolata Sir Gawayne and the Grene Knight, è narrato in un manoscritto risalente al Quattrocento, dovuto a uno sconosciuto autore che impiegava un idioma assai complesso, ricco di vocaboli provenienti dalle letterature romanze e scandinave, tale da renderlo incomprensibile al lettore moderno.
Due volumi che ci rimandano ad un passato arcano e sempre affascinante.

– Vai al sito delle Edizioni Mediterranee
– Vai al sito di Bompiani editore

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