Grazie per la tua risposta articolata e molto lucida — apprezzo davvero il modo in cui hai messo in luce…
A volte per tornare nella Terra di Mezzo non servono milioni di dollari. Possono bastare due amici, una videocamera, tanta passione, sei anni di lavoro nei boschi… e una buca hobbit, ovviamente. È quel che è successo proprio a due giovani studenti nei Monti Orlické, cioè i “Monti dell’Aquila”, una catena montuosa nei Sudeti Centrali, nella Repubblica Ceca; il risultato è stato un nuovo fan film dal titolo Shadows of the Shire e addirittura la costruzione di un vero e proprio villaggio hobbit. Ma andiamo con ordine.
La Hobbiton ceca: comfort, colline e miniature
«Era una buca hobbit, e questo significa comfort», disse tra sé e sé Svatoslav Hofman, citando e forse immaginando Tolkien accanto a lui, quando decise di costruire una piccola replica di Hobbiton nel villaggio di Šediviny, in Repubblica Ceca. Così è nata quella che oggi è conosciuta come la Hobbiton ceca: un luogo reale, visitabile nei giorni feriali dalle 14 alle 18 (chiuso nel weekend), che sembra uscito direttamente da un sogno tolkieniano. All’inizio non era previsto che diventasse un set cinematografico. Hofman, appassionato fino al midollo, aveva iniziato per entusiasmo. Viveva al numero civico 22 – un numero carico di significato per ogni fan, dato che il 22 settembre è il compleanno di Bilbo e Frodo, nonché la giornata dello Hobbit Day.
Nel tempo, quello che era solo un progetto personale si è evoluto: ora, sulla cima di una ripida collina, ci sono tre buche hobbit, ispirate alle illustrazioni di John Howe e alle scenografie di Peter Jackson. Sono repliche in scala ridotta, delle vere e proprie maxi-miniature in stile Weta, quindi non accessibili, ma esteticamente perfette.
Più su, oltre una siepe, si trova la Locanda del Drago Verde: l’ingresso è a misura di hobbit, ma dentro ci stanno anche ospiti più alti e con piedi meno pelosi. Sulle pareti ci sono piccole illustrazioni di Howe e un ritratto del Professore in persona. Al punto più alto della collina, ecco il Cottage-Barile, stavolta a grandezza naturale.
Dentro c’è una copia della Guida al Mondo di Tolkien di David Day, una mappa dei quattro quartieri della Contea e, soprattutto, si può dormire nel barile: una citazione diretta alla fuga di Bilbo dagli elfi di Boscuro. Su una parete ombreggiata c’è persino un ritratto del Re Stregone di Angmar, quasi a voler confermare quella leggenda (non riportata da nessuna cronaca umana) che gli hobbit abbiano davvero partecipato alla Battaglia di Fornost con i loro arcieri.
I giardini degli hobbit sono una gioia per gli occhi. Curati ma non troppo, pieni di fiori gialli e arancioni come piace a loro, ricordano quanto raccontava Jackson: per rendere Hobbiton credibile nei suoi film, bisognava iniziare a coltivarla almeno un anno prima. Se questa versione miniaturizzata riesce a evocare quelle immagini, allora ha colpito nel segno.
Tutto è cominciato nel 2012, ispirato dai vlog di Peter Jackson durante le riprese de Lo Hobbit. Hofman racconta: «Quel posto assomigliava già alla Contea, volevo avvicinarlo ancora di più a quell’idea. E poi c’era il sogno: girare qualcosa lì, anche se non avevo idea di cosa significasse fare un film». Nel 2015, insieme a Jaroslav Kejzlar (con cui aveva già realizzato il documentario The Conductor), iniziarono i lavori sul set e due anni dopo completarono le ultime due buche. L’idea di un vero fan film era ormai ben definita, ed è così che nacque Shadows of the Shire.
Un’avventura da 25 minuti e 22.000 euro
Stíny Kraje, tradotto “Ombre della Contea” o Shadows of the Shire, è un fan film ceco ambientato tra Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. La storia si ispira a elementi tratti dal Silmarillion e dai Racconti Incompiuti, ma i personaggi sono tutti inventati. Il villaggio hobbit dove si svolge la vicenda non è Hobbiton, bensì un piccolo insediamento al confine della Contea, dove l’atmosfera è più cupa, diffidente, aspra. E dove qualcosa di oscuro si muove oltre i boschi.
La protagonista è Kordulka, una giovane hobbit interpretata da Dominika Dufková. Indossa un corpetto rosso, da cui il soprannome “Červená Kordulka” (“corpetto rosso”, appunto): in pratica è un nomen omen! Qui non ci sono hobbit paffuti e borghesi, ma contadini e artigiani, gente semplice che lotta con dispense quasi vuote. La vita quotidiana viene lentamente contaminata da un’ombra che attraversa il confine, e da un misterioso oggetto di cui non conosciamo né forma né potere.
Il film (25 minuti) è stato girato in dieci weekend tra il 2018 e il 2019, ed è costato circa 22.000 dollari, di cui 12.000 raccolti tramite crowdfunding su Hithit. Il teaser iniziale è stato caricato su YouTube nel periodo di aprile 2019, mentre il trailer ufficiale finale è stato pubblicato il 27 dicembre 2020 (anticipato al giorno prima per i sostenitori tramite un link privato). L’uscita, prevista inizialmente nel 2021, è slittata al 2022 e poi al 2023.
Il film completo “Shadows of the Shire” è stato infine rilasciato su YouTube il 23 ottobre 2023, con sottotitoli in ceco e inglese. Nel team creativo troviamo: Jaroslav Kejzlar (regia e sceneggiatura), Svatoslav Hofman (direttore della fotografia), Kejzlar e Hofman (montaggio), Karel Vaněk (musica originale), Kejzlar e Hofman (scenografia).
I registi non hanno voluto seguire pedissequamente l’estetica di Jackson; anzi, ci tengono a sottolineare, hanno preferito concentrarsi su uno stile visivo meno “pomposo” e più aderente alla quotidianità degli hobbit.
Nelle prime fasi le scenografie sono state realizzate usando materiali di recupero, con costi minimi. Successivamente sono state coinvolte maestranze professionali per costumi e ricostruzioni autentiche. Le spese impreviste dovute alla pioggia sono state compensate con ulteriori fondi, senza però superare il budget previsto. I costumi, disegnati apposta per il film, hanno tocchi folkloristici moravi e sono legati alla cultura locale. Le riprese sono state fatte con una videocamera digitale e lenti vintage Zeiss, per evitare l’effetto “video da matrimonio” che rovina molti fan film.
Invece di effetti speciali esagerati, Shadows of the Shire si affida a paesaggi reali (quelli dei Monti Orlické e dei Sudeti), dettagli curati (come le orecchie appuntite ma non grottesche) e una fotografia naturale, ispirata a La Compagnia dell’Anello, con i suoi capitoli iniziali bucolici e i pub pieni di pettegolezzi hobbit.
Il progetto ha coinvolto anche la comunità locale: molti abitanti di Šediviny hanno recitato come comparse o dato una mano. Addirittura un colono del posto, con cavallo al seguito, aveva già partecipato a piccole produzioni hollywoodiane.
Dopo la fine delle riprese, le foreste intorno sono state decimate dal bostrico, un insetto infestante. Il film, quindi, è diventato anche una capsula del tempo, un documento visivo di un paesaggio che oggi non esiste più.
Un omaggio non solo alla Terra di Mezzo, ma anche alla natura reale, come Tolkien avrebbe sicuramente apprezzato.
Quello che colpisce di Shadows of the Shire è la coerenza: non cerca di stupire con effetti speciali, ma di raccontare un angolo di mondo con autenticità. I registi non hanno voluto imitare Jackson né reinventare Tolkien: hanno scelto di raccontare dal punto di vista degli hobbit comuni; hanno dato spazio alle loro paure, ai loro desideri, ai loro pettegolezzi da taverna, e ci sono riusciti; con 22.000 euro, un bosco, una buca scavata a mano e una buona dose di coraggio. Oggi Shadows of the Shire è disponibile con sottotitoli in inglese su YouTube. E se volete approfondire, c’è anche un bel dietro le quinte disponibile sullo stesso canale.
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