Quattro amici davanti a un boccale di birra. Non è così, forse, che ci si immagina uno dei circoli letterari più famosi dell’Inghilterra del Novecento. Eppure è proprio davanti a una birra, e per la precisione nel pub “Eagle and Child” di Oxford, che nacquero alcuni dei libri più belli del secolo scorso, scritti da quel gruppo di amici che si facevano scherzosamente chiamare Inklings, un nome completamente inventato che rimanda all’inchiostro e a chi ne fa uso. Se c’era una virtù che C.S. Lewis (ma chi lo conosceva bene lo chiamava Jack) possedeva in abbondanza era la capacità di circondarsi di amici, come J.R.R. Tolkien e Charles Williams, con cui discutere, spesso molto animatamente, di letteratura, di filosofia, di morale e religione, ma anche leggere i primi capitoli delle opere che ciascuno stava scrivendo. Anche di amicizia tratta Quattro amori di Lewis, di cui la Jaca Book ha annunciato per questo mese l’uscita della ristampa. Pubblicato in Italia per la prima volta nel maggio 1982, dopo una seconda edizione nel 1990, il libro era ormai difficilmente reperibile.
Autore: Roberto Arduini
Il Signore degli Anelli, al cinema e in Blu-ray
Lo abbiamo visto e letto in tutte le salse, ma ora si annuncia più spettacolare che mai. Dal 28 giugno 2011 sarà in vendita Il Signore degli Anelli – La Trilogia, l’edizione Extended Blu-ray Disc Edition, unica per il mercato italiano. Il cofanetto uscirà contemporaneamente in tutto il mondo, e in molti Paesi (Stati Uniti e Gran Bretagna) per l’occasione tornerà anche nelle sale cinematografiche. Anche la casa di distribuzione italiana Medusa ha deciso di organizzare un evento per i fan dei romanzi di J.R.R. Tolkien e non solo. Oggi solo in esclusiva assoluta al cinema Embassy di Roma è stato proiettato il primo capitolo de Il Signore degli anelli diretto da Peter Jackson, La compagnia dell’anello in extended version con 28 minuti di scene aggiuntive, che gli appassionati avranno già visto in dvd, ma che al cinema fanno un altro effetto. Gli spettacoli sono alle ore 17.00 e alle 21.00. Sul sito della sala cinematografica si può comprare il biglietto. Oggi e domani, domenica sarà la volta delle “Due Torri”, mentre lunedì e martedì toccherà al “Ritorno del Re”, con le stesse modalità di biglietti e orari.
Torna la Hobbiton e si sposta vicino Roma
Quando giunse l’anno scorso la ferale notizia, nessuno volle crederci. La Hobbiton, il raduno annuale di tutti gli appassionati di Tolkien in Italia, non si sarebbe svolta. Dopo oltre tre lustri, l’Italia perdeva il suo abituale appuntamento con uno degli scrittori più amati, l’autore del Signore degli Anelli, che la prospettiva, diciamo piuttosto l’incubo, che non si sarebbe più svolta, come capitato a tante altre manifestazioni fatte solo dalla passione e dal volontariato. Era già capitato la Hobbiton tremasse e i più fedeli ricordano ancora il “mattone per la Hobbiton”, il contributo volontario che i soci della Società tolkieniana italiana avevano dato per far sì che si svolgesse l’edizione 2003. Ma ora tutto questo è il passato, ora la notizia è che la Hobbiton 2011 si farà!
La Società tolkieniana italiana ha appena ufficializzato luogo e data della manifestazione. La data è sempre la stessa, e cioè il primo fine settimana di settembre, quest’anno dal 2 al 4 settembre 2011. Il luogo è, invece, inconsueto. Dopo anni di peregrinazioni da Udine a Codroipo, da San Daniele del Friuli a Bassano del Grappa e infine a Marostica, quest’anno la Hobbiton XVIII si svolgerà in centro Italia. La città è, udite, udite, Palombara Sabina, in provincia di Roma! La manifestazione si svolgerà nelle sale e nei cortile del castello Savelli, nonché nelle strade che portano lì.
Altri particolari e informazioni verranno annunciati sul sito della Società Tolkieniana Italiana nelle prossime settimane. Per ora non si sa nulla sul programma delle conferenze, ma si può già dire che sono stati lanciati il Bando per il “I° Premio Fanyaquenta”, riservato a favole e racconti a fumetti ispirati alle opere di J.R.R. Tolkien, che in qualche modo sostituisce, almeno per quest’anno, i due premi Silmaril racconto e illustrazione. Inoltre, durante la manifestazione, e precisamente alle ore 15 di sabato 3 settembre 2011, si svolgerà la prima edizione di Hobbiton Cosplay, il concorso dedicato a tutti coloro che amano indossare i panni dei propri personaggi preferiti. Il concorso premierà i primi classificati come “Miglior personaggio singolo” e “Miglior coppia o gruppo”. I partecipanti potranno iscriversi nei giorni prima della manifestazione inviando un’email a hobbiton.cosplay@gmail.com oppure presso la
segreteria della Hobbiton.
Lord Edward Dunsany, nonno e nipote
Edward Plunkett, ventesimo barone di Dunsany, è scomparso il 24 maggio, all’età di 71 anni. La notizia desta un certo rilievo anche per gli appassionati di J.R.R. Tolkien perché questo Lord Dunsany era il nipote del diciottesimo barone, anch’egli Edward Plunkett, Lord Dunsany (1878–1957), scrittore amato da Tolkien. Due parole, quindi, sul nipote prima di ricordare il nonno. Edward Carlos Dunsany è stato un noto architetto e artista irlandese, che ha vissuto e lavorato a Londra, Roma e New York, per brevi periodi in Brasile e in Francia, prima del suo ritorno alla tenuta di famiglia in Irlanda, nei pressi della collina di Tara, era uno dei luoghi più venerati nell’Irlanda dei primi secoli, perché lì i re gaelici dovevano dimostrare di essere stati scelti dagli dei. A Roma visse dal 1969 al 1976, e una sua mostra, allestita alla galleria “Il collezionista” nel 1975, riscosse enorme successo di critica e di pubblico. Giulio Carlo Argan vide nei quadri di Plunkett «una soglia-diaframma tra due dimensioni che tendono a fondersi, che s’incrina e frattura, come uno schermo che ceda ad opposte pressioni, dando una doppia e tripla lettura della stessa immagine». Una sospensione della realtà (vi ricorda qualcosa?!) che si vede anche nel colore «tonalità di bianchi, di neri, di grigi e di bruni, saturi di una loro luce coagulante, al di là di ogni possibilità di vibrazione, come nei paesaggi preromantici di David Caspar Friedrich o negli interni surreali di Magritte». Alcune delle sue opere sono visibili sul suo sito personale (andando nella sezione “Catalogo”).
I finalisti alla Mythopoeic Society
La Mythopoeic Society, organizzazione Usa letteraria e didattica no profit per lo studio, la discussione e la condivisione della letteratura mitologica e del Fantastico, ha reso noti i nomi dei finalisti dei suoi prestigiosi Mythopoeic Fantasy Award. Ci sono quattro categorie:
– The Mythopoeic Fantasy Award for Adult Literature, premio per il miglior romanzo, saga o racconto fantasy pubblicato nell’anno precedente. In questa categoria, nel 1981 sono stati premiati i Racconti Incompiuti di J.R.R. Tolkien, oltre che Tempesta di mezza estate di Poul Anderson, Il settimo figlio di Orson Scott Card, Il genio nell’occhio d’usignolo di Antonia S. Byatt, Stardust e I ragazzi di Anansi di Neil Gaiman, L’ombra della maledizione di Lois McMaster Bujold, Jonathan Strange e il signor Norrell di Susanna Clarke, Un cappello pieno di stelle di Terry Pratchett e la Trilogia di Bartimeus di Jonathan Stroud.
– The Mythopoeic Fantasy Award for Children’s Literature premia i libri che si aggiungono ai classici della letteratura per ragazzi, come Lo Hobbit e Le Cronache di Narnia. Tra questi, ci sono due storie di Diana Wynne Jones, Un cappello pieno di stelle di Terry Pratchett, la saga di Harry Potter di J.K. Rowling e Graceling di Kristin Cashore.
– The Mythopoeic Scholarship Award in Myth and Fantasy Studies, dedicata a quegli studi che approfondiscono temi legati al mito o alla fantasy.
– The Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies, premio per i saggi su J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis e Charles Williams che portano un significativo contributo alla conoscenza degli Inklings.
L’infografica del Signore degli Anelli
Alcuni dei dettagli del Signore degli Anelli possono essere difficili da ricordare. Gimli era presente a Isengard? In che punto Aragorn e Gandalf si sono separati? Quando Frodo e Sam hanno incontrato Barbalbero? Pur avendo letto il Signore degli Anelli una dozzina di volte, può capitare di non ricordare l’esatta sequenza di ogni scena del racconto oppure il momento esatto in cui vengono recitate tutte le poesie. L’errore può sempre capitare, anche se si va a tutti i festival di Tolkien, si hanno in casa tutti i gadget e i souvenir e ci si è vestiti da vari personaggi del libro in molte occasioni. Fino a oggi. Ora gli appassionati di J.R.R. Tolkien hanno un aiuto in più!
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Lo studente statunitense JT Fridsma dell’Università della Florida ha recentemente creato quella che in gergo si chiama “infografica”, una mappa che ripercorre, minuto per minuto, le varie trame e sottotrame degli adattamenti cinematografici dell’opera di Tolkien realizzati da Peter Jackson. Col titolo “The Fellowship” si ha davanti un immagine a metà tra una tabella dati e un’opera d’arte che può essere spiazzante a un primo sguardo. Fortunatamente, Fridsma fornisce in abbondanza suggerimenti che aiutano a leggere questa rappresentazione visiva del viaggio della Compagnia attraverso la Terra di Mezzo, dalla sua creazione nella Compagnia dell’Anello, alla distruzione dell’Unico Anello nel fuoco del Monte Fato. Il centro dell’infografica è una mappa geografica della Terra di Mezzo. A fianco, un arco tiene traccia dello scorrere dei minuti (!) lungo una “timeline”. Ogni punto riportato sulla mappa esplode poi in una linea rossa che giunge in alto e indica tutti gli eventi di cui sono protagonisti i vari membri della Compagnia.
«Per lo stile mi sono ispirato a quello di tipografia e design del XIX secolo», scrive Fridsma presentando il progetto sul suo sito. Anche i suoi colleghi grafici della Co.Design hanno recensito l’ultima fatica dello studente universitario. E non sono mancate le critiche da esperti! Secondo loro, le linee che mostrano l’avanzamento dei personaggi in realtà non fanno un gran lavoro nel mostrare distintamente chi sta partecipando in ciascuna delle trame parallele. Tuttavia, la cosa notevole è che l’infografica permette di rivivere il film (e libri) in un modo nuovo. Vedendo tutte le trame in un solo colpo d’occhio, raccolti in una solo mappa, si può apprezzare ancor di più la grandezza e la scala del capolavoro di Tolkien. Che, dopo averlo letto e guardato, circa 68 volte, è esattamente quello che ci serve per riprendere in mano il libro.
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Prima di concludere solo due note sull’infografica:
1) Trae ispirazione da quella creata nel 2009 da Randall Munroe e pubblicata su XKCD, una web-comic dedicata al mondo del fandom, cioè degli appassionati di serie di fantasy e fantascienza (da Star Wars a Jurassic Park), che ha un discreto seguito.
2) È veramente bellissima. Peccato che sia dedicata al film e non al libro di Tolkien!
Fridsma sta ora lavorando alla creazione di un poster dell’infografica (formato 18″x24″). Chi fosse interessato può inviare una mail al suo indirizzo con l’oggetto: “Ne voglio una!”
Scarica da qui l’infografica di JT Fridsma | Scarica da qui l’infografica di Randall Munroe.
“Lontano dal pianeta silenzioso” di C.S. Lewis in economica
A quasi vent’anni dalla prima edizione, torna in libreria Lontano dal pianeta silenzioso con cui Clive Staples Lewis diede inizio alla sua “trilogia spaziale”. La casa editrice Adelphi ha annunciato l’uscita del volume in economica (pag, 202, euro 11) e lo stesso avverrà per gli altri due episodi («Perelandra» e «Quell’oscura forza»).
Meno conosciuta, ma sicuramente molto più profonda delle Cronache di Narnia, concepita per un pubblico adulto, la trilogia si pone tra le opere più belle di C.S. Lewis (superata solo da Diario di un dolore e A viso scoperto). Nella storia, Lewis inserì l’amico e sodale J.R.R. Tolkien, sul quale è modellato il protagonista principale, Elwin Ransom: un filologo classico tra i trentacinque e i quarant’anni, amante delle passeggiate campestri e della birra. Per non parlare di tutta una serie di termini, come Malacandra, Maleldil, eldila, che risentono dell’influenza degli Elfi (gli Eldar) del Silmarillion. Ma i collegamenti con Tolkien non finiscono qui, perché pochi ne sanno l’origine .
Pubblicati i Tolkien Studies, vol. 8
Douglas Anderson ha appena annunciato i contenuti del prossimo volume dei Tolkien Studies, che sono giunti in tipografia e dovrebbero arrivare agli abbonati entro la fine di giugno. Per farlo, il “vecchio Doug” ha lancianto un nuovo blog, “Tolkien and Fantasy”, di cui questa notizia è la prima pubblicata. Vista la nascita di un blog da parte di uno dei curatori dei Tolkien Studies, si spera che presto avremo altre anticipazioni, quindi tenete d’occhio il blog!
Senza ulteriori indugi, eccovi tutta la lista dei contenuti del Volume 8 dei Tolkien Studies, con un paio di commenti esplicativi da parte nostra:
– v Editors’ Introduction
– vii Conventions and Abbreviations
– 1 “Legend and History Have Met and Fused”: The Interlocution of Anthropology, Historiography, and Incarnation in J.R.R. Tolkien’s “On Fairy-stories”
Philip Irving Mitchell
– 23 Tolkien’s Goldberry and The Maid of the Moor
John M. Bowers
– 37 Language in Tolkien’s “Bagme Bloma”
Lucas Annear
– 51 “Wingless fluttering”: Some Personal Connections in Tolkien’s Formative Years
José Manuel Ferrández Bru
– Notes and Documents:
– 67 Robert Quilter Gilson, T.C.B.S.: A Brief Life in Letters
John Garth [Conferenza tenuta al Festival in the Shire, in Galles (14-16 agosto 2010)]
– 97 The Hen that Laid the Eggs: Tolkien and the Officers Training Corps
Janet Brennan Croft [intervento tenuto alla 14a Conferenza Annuale della C.S. Lewis and Inklings Society (aprile 1–2, 2011) ]
– 114 Book Reviews
Compiled by Douglas A. Anderson
Contains reviews of Quenya Phonology: Comparative Tables, Outline of Phonetic Development, Outline of Phonology by J.R.R. Tolkien, edited by Christopher Gilson [review by John Garth]; Hither Shores volumes four and five [review by Mark T. Hooker]; Music in Middle-earth edited by Heidi Steimel and Friedhelm Schneidewind [review by Gerald Seaman]; Middle-earth Minstrel: Essays on Music in Tolkien edited by Bradford Lee Eden [review by Gerald Seaman]; The Power of Tolkien’s Prose: Middle-Earth’s Magical Style by Steve Walker [review by Richard C. West]; The Saga of King Heidrek the Wise, edited by Christopher Tolkien [review by Tom Shippey]; and Book Notes by Douglas A. Anderson.
– 143 Review-Essay: The Ring Goes Ever On: Proceedings of the Tolkien 2005 Conference: 50 Years of“The Lord of the Rings” two volumes, edited by Sarah Wells
Deidre A. Dawson
– 243 The Year’s Work in Tolkien Studies 2008
David Bratman and Merlin DeTardo
– 297 Bibliography (in English) for 2009
Compiled by Rebecca Epstein and David Bratman with Michael D.C. Drout, Merlin DeTardo, and Douglas A. Anderson
– 309 Notes on Contributors
Di questi saggi, il più appetitoso sembra quello sul componimento poetico in Gothic di Tolkien, che si trova anche nelle Appendici della Via per la Terra di Mezzo. Il saggio di John Garth è eccellente, visto che lo abbiamo già ascoltato in Galles, mentre speriamo che quello su Baccadoro/Goldberry lo sia egualmente. Ma come, direte, “ancora un saggio su Baccadoro?!” Guardando la firma e soprattutto
la rivista, che pubblica solo saggi di qualità più che ottima, siamo sicuri che ci saranno novità! Per acquistarlo si può andare sul sito della West Virginia University Press.
Sei un giornalista? Mai toccare Tolkien!
Una cosa che un giornalista non dovrebbe mai fare e che spesso fa è far riferimento a un qualsiasi testo di J.R.R. Tolkien senza essere un esperto. Ovunque nel mondo ci sono appassionati dell’autore, esperti anche dei dettagli più infinitesimali delle sue preferite e anche la più piccola svista riguardante la Terra-di-mezzo scatenerà una campagna militare di Orchi pronti a marciare sulle ossa del povero malcapitato! Il New York Times è passato per questa esperienza poco consigliabile la scorsa settimana quando in un articolo si è scritto di R.A. Dickey, battitore della squadra di baseball dei Mets, e della sua abitudine di dare un nome a tutte le proprie mazze, prendendoli da oggetti descritti in due opere da lui amate, Beowulf e Il Signore degli Anelli. L’articolo ha commesso un’imprecisione che ha scatenato lettere di protesta che hanno inondato la redazione del giornale.
Così, qualche giorno dopo il quotidiano ha pubblicato di una di queste lettere per correggere l’errore: «Una frase della rubrica dedicata al baseball di domenica scorsa ha commesso un’imprecisione circa l’origine del nome “Orcrist , la Fendiorchi”, che il battitore R.A. Dickey ha dato a una delle sue mazze. Orcrist non era, come Dickey aveva riferito, il nome della spada usata da Bilbo sulle Montagne Nebbiose nello Hobbit. Orcrist era la spada usata nel libro dal nano Thorin Scudodiquercia (la spada di Bilbo Baggins si chiamava “Pungolo”)».
L’articolo originale era leggermente diverso: «Una mazza si chiama Orcrist, la Fendiorchi, e l’altra Hrunting. Dickey, un lettore avido, ha detto che Orcrist viene dallo Hobbit: è la spada usata da Bilbo Baggins sulle Montagne Nebbiose. Hrunting – la acca è muta, ha detto Dickey – viene invece dal poema epico Beowulf: è la spada con cui Beowulf uccide la madre di Grendel». Però come precisava la correzione, «Orcrist era la spada usata nel libro dal nano Thorin Scudodiquercia». Per questo il New York Times e in parte Dickey erano stati sbeffeggiati su internet, in blog, social network e mail collettive dagli appassionati tolkieniani. Il mea culpa pubblicato sul quotidiano implicitamente implorava di smettere le critiche al giornale.
Ma non è finita. Nella chat pubblica con cui i tifosi possono parlare con i giocatori del Mets, R. A. Dickey è dovuto intervenire per correggere di nuovo il New York Times: «Thorin trova Orcrist nel tesoro dei Troll Tom, Bert e Will, ma poi gli viene sequestrata dal Grande orco, sotto le Montagne Nebbiose!». Il giocatore, su richiesta dei compagni, continua: «La spada è recuperata da Gandalf e restituita a Thorin, ma quando i Nani vengono imprigionati a Bosco Atro, Orcrist viene sequestrata di nuovo, questa volta dal re degli Elfi Thranduil». E noi possiamo aggiungere che dopo la sua morte la spada, restituita dagli Elfi, venne collocata sopra la sua tomba nel Regno Sotto la Montagna: essa risplendeva di blu nel buio all’approssimarsi dei nemici e mai in seguito la
Montagna poté essere attaccata di sorpresa.
Per dimostrare che ci sono anche giornalisti esperti di Tolkien, potete gustarvi il siparietto andato in onda in prima serata negli Usa (andate direttamente al minuto 3:35!):
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Tolkien Seminar: gli alberi e il professore
La Tolkien Society, la nostra madrina inglese, ha appena annunciato che il prossimo Tolkien Seminar si terrà al Bar Convent di York dal 29 al 31 luglio prossimo. Per l’occasione è stato lanciato un nuovo Call for papers, una richiesta di saggi e conferenze su un tema specifico, fatta ai suoi membri, studenti, accademici e studiosi indipendenti. L’attesa per questo nuovo seminario deve essere tanta, perché per la prima volta è stata aggiunta fin da ora una sessione la domenica mattina, oltre alle due sessione del sabato. Il tema quest’anno sarà su Gli alberi di Tolkien. L’argomento è molto ampio: può trattare di giardini, alberi, boschi, foreste, abitanti delle foreste e ciò che possono rappresentare, specialmente in relazione alle tematiche usate dall’autore nelle sue opere. Le conferenze possono riguardare la teoria ecologista, la moderna interpretazione che si può dare alla descrizione che l’autore fa degli alberi, l’approccio che le diverse società e personaggi hanno rispetto agli alberi e possono riguardare anche uno studio interdisciplinare rispetto al tema. I diversi saggi devono rientrare in un esposizione che duri 20 oppure 45 minuti, così da lasciare sempre spazio a 10 o 15 minuti di domande da parte del pubblico.
«Alberi, boschi, foreste e i loro abitanti, sono presenti in molte parti di: Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli, Il Silmarillion, Fabbro di Wootton Major e, naturalmente, “Foglia” di Niggle. Alcuni di loro sono particolari, magici e favolosi, mentre altri sono oscuri, inquietanti e pericolosi. Dalla Vecchia Foresta ai mallorn di Lothlórien, gli Ent di Fangorn o il malevolo Vecchio Uomo Salice. Gli alberi possono anche avere un valore simbolico che può essere esplorato e considerato come, ad esempio, Laurelin e Telperion, i due alberi di Valinor o l’Albero Bianco di Gondor». A questo lungo elenco si può aggiungere anche un elemento biografico: l’albero più caro e amato dall’autore. Si tratta di un ultracentenario Pinus nigra, collocato in un vasto prato dell’Orto Botanico ad Oxford. Tolkien veniva spesso a leggere o riflettere sotto i suoi rami possenti. Proprio lì è stata scattata una delle ultime foto conosciute dello scrittore, fatta dal nipote Micheal il 9 agosto 1973, meno di un mese prima della scomparsa. Tolkien è appoggiato al suo vecchio amico vegetale, che chiamava amichevolmente Laocoon.
Se avete potenziali testi da sottoporre, questi sono i termini per la stesura, invio e presentazione del saggio: bisogna inviare un abstract di 300 parole che riassuma l’approccio, il punto di vista e le conclusioni, un titolo possibilmente definitivo e una breve biografia. Gli abstract devono essere inviati entro
e non oltre il 30 giugno 2011 all’indirizzo edsec@tolkiensociety.org.
Lo Smial locale, il Lake Evendim, organizzerà le serate al pub nei giorni di venerdì e sabato, oltre a una serie di visite guidate a York e dintorni, tra cui spicca quella alle fabbriche di birra di York! Per maggiori dettagli si può visitare il sito della Tolkien Society inglese. Si può, invece, scaricare direttamente da qui il Call for papers.
Dai Sentieri Tolkieniani alla Festa del Drago
È tempo di J.R.R. Tolkien, è tempo di elfi, di nani e di draghi. Si può riassumere così la voglia di stare insieme con i propri personaggi preferiti che a portato all’organizzazione di due piccoli festival, nati solo da qualche anno, ma che hanno buone potenzialità per crescere sempre più. Seguendo il calendario, il primo si terrà vicino Pinerolo, in Piemonte. “Sentieri tolkieniani” è il titolo ed è organizzato dall’associazione con lo stesso nome, nata nel 2008 per diffondere le opere di J.R.R. Tolkien con un’ottica cristiana e cattolica. La manifestazione, giunta alla terza edizione, si svolgerà nel castello di Osasco il 21 e 22 maggio 2011. Il programma di quest’anno si concentra sulle sfilate di abiti, le danze legate al folclore, i concerti e balli occitani.
Largo spazio per concorsi sui costumi e sulla scultura su legno, laboratori e giochi, incontri con autori e l’esibizione dei falconieri del gruppo “Il mondo nelle Ali”.Particolare attenzione sarà dedicato anche al mondo italiano del doppiaggio, con la presenza di alcune “voci” molto note: Christian Iansante e Alessio Puccio, che ha doppiato Halet nel Signore degli Anelli – Le due Torri e Daniel Radcliffe in Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter e la camera dei segreti, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Harry Potter e il calice di fuoco, Harry Potter e l’ordine della fenice, Harry Potter e il principe mezzosangue, Harry Potter e i doni della morte: Parte I e Harry Potter e i doni della morte: Parte II.
Un discorso a parte merita la mostra artistica dedicata a Frodina, al secolo Valentina Carbone, 23 anni, studentessa di scenografia, di Avola in provincia di Siracusa. La pittrice spesso passeggia nella Terra di Mezzo per immortalare personaggi e paesaggi e, in quest’occasione, ci presenta un modo tutto nuovo di presentare l’universo tolkieniano. L’artista ha, inoltre, realizzato le illustrazioni contenute in Gandalf visto da Tolkien, di Ives Coassolo, pubblicato da Effatà Editrice (pp 80 – 7 euro). Per maggiori informazioni si può scrivere qui, oppure visitare i seguenti siti web: www.sentieritolkieniani.net | Facebook
La Festa del Drago
Stesso spirito e stesse motivazioni animeranno anche la Festa del Drago. La manifestazione rientra in quello che è chiamato il fenomeno del gioco di ruolo dal vivo, il gdrv o grv (in inglese Larp, Live Action Role-Playing), diffusissimo in Germania e Gran Bretagna, ma che ha molti appassionati anche in Italia. Normalmente, si svolgono delle sessioni di gioco che durano diverse ore, in cui ogni partecipante interpreta il ruolo di un personaggio in un mondo immaginario ma, a differenza del gioco di ruolo tradizionale, le azioni devono essere eseguite realmente. I giocatori sono generalmente in costume e dispongono di un’attrezzatura adeguata alla parte.
L’evento, che si svolgerà dal 2 al 5 giugno 2011 a Testa di Lepre, una frazione di Fiumicino in provincia di Roma, è diverso sotto molti aspetti rispetto ad un “tipico” evento gdv sia sotto il punto di vista dell’organizzazione che della gestione, che in si traduce sostanzialmente in due grandi appuntamenti annuali che fondono insieme il focus sulla battaglia e quello sulla Interpretazione pura. Una campagna permanente ambientata nel passato del Mondo dei Draghi, si svolge tutto l’anno e permette di dare più spessore all’ambientazione dato che i giocatori saranno i protagonisti delle leggende che verranno raccontante negli eventi futuri. Dal giovedì alla domenica, i parteciperanno vivranno completamente immersi in un altro mondo, con locande, accampamenti, fabbri, artigiani, menestrelli, ronde di guardia e, soprattutto, nemici da cui difendersi.
I campi della Festa del Drago 2011 saranno quattro: Campo Rosso (Forza e Onore), Campo Nero (Malvagità e Caos), Campo Impero (Disciplina e Devozione), Campo Acciaio (Gloria, Fama e Conquista), ognuno di circa 100 persone, che ci daranno vita a una battaglia “senza esclusione di colpi”, dove solo quando l’ultimo uomo cadrà, si potrà capire chi è il vincitore. Moltissime le associazioni che partecipano all’evento, per un evento che coinvolgerà diverse migliaia di persone: Satyrnet, A.R.S. Ludika, Alcabh, Gerbillo Furioso, Ownage, Terre Spezzate, I Signori della Guerra, Mondo Ancestrale, Era del Caos, Astartis Chronicles, GrvItalia, La Bottega della Bella Galiana, Boars (Spoleto), Imperat (Spoleto), Fucina del Drago (Roma), Le Rune (Roma), Dark Place (Roma), Le Parche (Roma), Crepundia Coffin Shop (Roma), Iron Ring.
Maggiori informazioni qui sul sito web della Festa del Drago o su Facebook, oppure si può scrivere qui. Si può anche telefonare al numero 327/7425873 dal lunedì al venerdì in orari di ufficio.
Lo Hobbit, ecco le novità di HarperCollins
Il momento di vedere i nuovi volti cinematografici di Bilbo e dei nani si avvicina sempre più e nell’attesa di tremare vedendo Smaug che si prepara a incenerirci con il suo soffio infuocato, ecco che scendono in campo le corazzate dei Tolkien Studies! Sono ben due le novità editoriali che vengono annunciate in questi giorni nei Paesi anglosassoni. Entrambe meriterebbero un articolo a parte, ma non resistiamo alla tentazione di parlarne qui. Quelli fra voi che aspettavano la J.R.R. Tolkien Companion and Guide, e hanno brontolato perché la sua pubblicazione è giunta tre anni dopo la sua data prevista (ma con il doppio della lunghezza prevista), troveranno ironico l’annuncio fatto dal duo Wayne Hammond & Christina Scull che prevedono di finire la loro ultima fatica per l’inizio di giugno 2011, a meno di cinque mesi da quando l’hanno iniziata. Il libro però è stato presentato dalla HarperCollins alla Fiera del libro di Londra (London Book Fair) e avrà per titolo The Art of The Hobbit by J.R.R. Tolkien. Il volume è di grande formato, tutto a colori, conterrà più di cento illustrazioni e bozzetti prodotti dallo scrittore inglese per illustrare Lo Hobbit o realizzate dall’autore per altri scopi, ma che poi furono modelli o ispirazione per le immagini del volume.
I due autori fanno sapere che, naturalmente, la velocità con cui hanno scritto il nuovo libro è dovuta al fatto di aver già realizzato un libro dedicato alle illustrazioni dello scrittore di Oxford, J.R.R. Tolkien: Artist and Illustrator, pubblicato nel 1995, oltre ad aver compilato la parte sullo Hobbit nel monumentale The J.R.R. Tolkien Companion and Guide. Ciononostante, non mancheranno le sorprese e gli spunti di riflessione, perché, spiegano gli autori, «come sempre, analizzando l’opera di Tolkien, abbiamo scoperto ulteriori aspetti che ci hanno portato a nuove ipotesi su alcune tematiche del testo». Si può, quindi, presumere che i contenuti del libro conterranno tutta la parte dedicata allo Hobbit di Artist and Illustrator, completati dalla illustrazioni e dalle note che appaiono nei due volumi della History of the Hobbit, oltre alle notizie tratte dalla prefazione di Christopher Tolkien del 1987, ai cataloghi di alcune mostre tenute alla Markette University, e infine sicuramente alcuni pezzi inediti. La maggior parte di queste illustrazioni dovrebbe essere inserita in sequenza cronologica, come i vari disegni su “The Hill: Hobbiton” realizzati da Tolkien per il primo capitolo, oppure la sequenza dei disegni sulla Montagna Solitaria realizzati per il capitolo XII. Inoltre, dipende se gli autori vorranno includere anche tutto quel che riguarda la calligrafia e la cartografia: ci sono ad esempio diverse mappe parziali e più copie della “lettera di Thorin”. 
Sarebbe anche bello vedere le illustrazioni che apparvero a colori – come, per esempio, lo schizzo piacevole di Gandalf davanti casa di Bilbo che compare sulla parte superiore della Tavola III nella History of the Hobbit. L’approfondita conoscenza di Hammond e Scull è stata messa a frutto in poco tempo ed è stata molto apprezzata da HarperCollins e Tolkien Estate. Sì, perché «per il progetto il fattore tempo era critico», concludono eufemisticamente gli autori, che promettono a breve nuovi dettagli su numero di pagine, capitoli e copertina. Il volume fa parte di un’iniziativa più grande lanciata dalla casa editrice inglese per commemorare il 75esimo anniversario della prima pubblicazione dello Hobbit nel 1937: il facsimile della prima edizione del 1937, un’edizione tascabile con copertina rigida e altre ristampe di opere di Tolkien non legate allo Hobbit.
Proprio una delle altre iniziative ci porta all’altra chicca, la nuova edizione riveduta e corretta della più volte menzionata History of the Hobbit di John D. Rateliff! La notizia, anticipata già dall’autore sul suo blog, è stata ufficializzata dalla HarperCollins a Londra: non sarà più un’opera in due volumi, ma un unico tomo, con copertina rigida, di ben 960 pagine. «Non molto tempo dopo che il libro era stato pubblicato la prima volta», rivela Rateliff, «ho inviato alla casa editrice un po’ di materiale nuovo, nel caso ci fosse mai una ristampa. Quindi questo Addendum è stato inserito nel volume unico». Sicuramente, a questo si aggiungono gli errata corrige che Rateliff aveva già inserito sul sito. La nuova edizione, come l’ultimo lavoro di Hammond e Scull, è prevista per il prossimo autunno, ma fin da ora è possibile un pre-ordine su Amazon.
La telepatia degli elfi anche in francese
La cosa fantastica di J.R.R. Tolkien, è che, come recita un vecchio proverbio, «quando non ce n’ è più, ce n’ è ancora». Tolkiendil, la maggiore associazione in Francia dedicata alle opere del professore di Oxford, corrispondente a una Tolkien Society, ha appena pubblicato sul proprio sito tre testi inediti in lingua francese dell’autore del Signore degli Anelli e dello Hobbit. Andando nella sezione “Lingue”, si può leggere ora quelli che vengono definiti il frutto di un successo editoriale dovuto alla passione dei membri dell’associazione francese. I primi due testi, l’Ósanwe-kenta e il suo seguito Note etimologiche sull’Ósanwe-kenta, riguardano la trasmissione del pensiero e spiegano come Elrond, Galadriel e Gandalf riuscissero a dialogare telepaticamente tra di loro. Nel terzo, Note su Óre, Tolkien torna sul termine “óre”, che significa “cuore, mente interiore” in elfico. Questi tre saggi sono apparsi nella rivista americana Vinyar Tengwar, specializzata in linguistica tolkieniana, e le loro traduzioni sono state gentilmente autorizzate dalla Tolkien Estate e dal gruppo editoriale di Vinyar Tengwar. Interessante è il fatto che il successo ottenuto in Francia dalla Tolkien Society locale è, per una fortuita coincidenza, è già avvenuto in Italia e portato alla pubblicazione di un libro con questi saggi! La trasmissione del pensiero e la numerazione degli elfi, pubblicato nella collana Tolkien e dintorni dalla Marietti 1820 (2008, 19 euro), presenta i tre saggi più un quarto dedicato al modo in cui gli elfi di Tolkien usano le mani per contare e per comunicare, tramite una precisa gestualità, alcuni stati d’animo.
Orecchie da elfo, una moda pericolosa
Sta certamente ottenendo attenzione una ragazza, Jordan Houtz, che si è sottoposta, a Tempe (Arizona) a un intervento chirurgico per rendere le sue orecchie più appuntite, per avere le orecchie da elfo. L’emittente statunitense Abc, seguita da Foxnews, ha mandato in onda un servizio tv parlando di una nuova moda negli Stati Uniti: molti appassionati di fantascienza e fantasy si sottoporrebbero da alcuni anni a operazioni chirurgiche per assomigliare ai protagonisti del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, al signor Spock di Star Trek oppure alle creature del popolo na’vi di Avatar, firmato da James Cameron. «Ho pensato che sarebbe stato affascinante», ha risposto Houtz sulle motivazioni di un simile intervento. «Non posso dire di essere una fan scatenata di Star Trek, ma amo Il Signore degli Anelli da anni. In realtà, amo tutta la fantascienza, fa parte della mia personalità. È qualcosa che fa sempre parte di te.
Una volta fatto è lì per sempre». «Ho aspettato 18 mesi prima di sottopormi all’intervento perché è doloroso», ha detto la ragazza. Avere le orecchie a punta come gli elfi è sicuramente molto doloroso, ma è soprattutto definitivo e irreversibile. L’intervento, praticato da un “artista in body modification”, costa circa 600 dollari per entrambe le orecchie e dura meno di 30 minuti. Ma siccome il body artist non è un medico, non può utilizzare alcun anestetico.
Fin qui la notizia. Ora cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Non parliamo di tatuaggi, di chi li fa e di chi li vuole, né di chi ama travestirsi nel proprio personaggio preferito, come il Cosplay, il Gioco di ruolo dal vivo o le rappresentazioni (amatoriali o professionistiche) di scene tratte da libri, film, telefilm, fumetti, manga o altro ancora, ma di qualcosa di diverso. Proviamo a partire dall’immagine, che, tra le altre cose, ha la funzione o il potere di regolare, governare e orientare le persone. Essere più belli, ad esempio, non è solo una questione di salute, ma anche e sopratutto d’immagine: c’è sempre stata una corsa a essere più belli, a vestirsi bene e meglio, a essere sempre giovani. Da dieci anni a questa parte, anche la chirurgia estetica, nata per sanare le cicatrici deturpanti di una malattia, contribuisce ai valori del “sempre bello e giovane”. La differenza: non si tratta più di una questione di specchi, ma si incide sul corpo. Nel nostro discorso, la differenza che più colpisce è che non si tratta più di un truccarsi, di un vestirsi “come un elfo”, ma si arriva a dire e pensare “io sono un elfo”. Questo significa che si è superato un livello e bisognerebbe, anche sociologicamente,
indagare e capire queste persone. Probabilmente, la cosa importante da capire è che l’operazione, irreversibile e definitiva, va a rafforzare la convinzione di essere elfi («fa parte di me», dice Houtz).
L’emulazione è tra l’altro poco probabile, visto che non si può somigliare a una specie che non è mai esistita; se invece la si giustifica come emulazione di attori, cioè di Liv Tyler e Orlando Bloom, appunto di attori si tratta e Bloom e Tyler hanno rilasciato interviste e fatto altri film in cui dimostrano chiaramente di non essere elfi. In quel caso, si rientra nell’emulazione di un’immagine, che tale è e tale rimane, permettendo le forme naturali e “sane” come il truccarsi e travestirsi da elfo, in modo temporaneo e contingente alle situazioni in cui lo si fa (non crediamo che chi ama travestirsi da elfo sia disposto a farlo anche a scuola, all’università, al lavoro, al cinema, in pizzeria o l’estate in spiaggia!). Le orecchie a punta, come quelle a sventola, sono malformazioni con cui si può nascere. La chirurgia estetica è nata proprio per curare le malformazioni, come le cicatrici, le menomazioni o i danni causati da incidenti gravi. Normalmente, si cerca di evitare di avere sul corpo le cicatrici, che non sono belle in senso estetico (le scarificazioni sono un altro discorso che porterebbe lontano). In questo caso, si va in senso opposto, si tende a produrre una malformazione sul proprio corpo. Gli esseri umani non hanno le orecchie a punta, non le hanno mai avute, e volersele fare è il classico esempio di “alienazione”, si tratta di un soggetto alienato a un’immagine.
Se si pensa di essere già un elfo e si vuole lo stesso farsi fare le orecchie a punta, in quale campo siamo? Chi si fa le orecchie da elfo non pensa “come se fosse un elfo”, ma “è un elfo”? Le persone che gli stanno intorno possono pensare di lui che si vuole comportare “come se”, ma lui pensa ad altro, tirando le somme, è facile pensare ad una ricostruzione delirante (ricostruzione delle orecchie): non aveva le orecchie a punta, perché gli elfi sono costretti a mimetizzarsi in questo mondo;
oppure può aver perso le orecchie precedenti, che cadono alla nascita o da bambini; oppure che gli elfi si sono trasformati in uomini, ma vogliono ora tornare alla loro specie originale, eccetera… Queste persone non sono forse poi diverse da chi si fa innestare i canini da vampiro (intervento in parte reversibile con l’utilizzo di una fresa), o interventi definitivi come chi vuole la faccia da gatto, chi si fa la lingua biforcuta o le corna sulla fronte per somigliare al diavolo Bafometto.
Rinunciando ad ogni sorta di facili generalizzazioni, resta pur sempre inquietante la richiesta di alcuni esseri, per cui non è sufficiente nascere umani e viene da chiedersi chi siano in realtà questi “body artist” (di cui bisognerebbe capire la professionalità e le specifiche limitazioni sul campo d’intervento). E poi è inevitabile chiedersi se la chirurgia estetica debba essere impiegata per produrre delle malformazioni, anziché porvi rimedio e se non dovrebbe anch’essa essere
fermamente limitata . Del resto, sono gli stessi chirurghi estetici a sconsigliare fortemente il taglio della cartilagine dell’orecchio perché può provocare facilmente una forte infezione. «Tra i rischi maggiori c’è soprattutto l’infezione», ha detto il dottor Arthur W. Perry, autore del testo “Straight Talk About Cosmetic Surgery” e professore associato di chirurgia plastica alla University of Medicine and Dentistry del New Jersey. «Se si verifica può distruggere l’orecchio in pochi giorni, con la perdita definitiva dell’udito. L’organo è poi molto difficile e doloroso da ricostruire in maniera completa e piacevole». Quindi, se proprio volete le orecchie da elfo, magari seguite queste istruzioni, che sono molto più sane, indolore e soprattutto, reversibili!
Infine, visto che siamo in argomento, allungate bene le orecchie, ma solo in senso metaforico: anche se qualcuno afferma il contrario, Tolkien non ha mai scritto che i suoi elfi avevano le orecchie a punta!
Gli Inklings tornano in libreria
In tre si è in compagnia. Così recita il titolo del terzo capitolo della Compagnia dell’Anello. Descrivendo come Sam e Pipino sostengono Frodo nel suo primo viaggio lontano da casa, forse J.R.R. Tolkien pensava a se stesso e a come proprio quei capitoli fossero stati accompagnati dal giudizio e dal sostegno entusiasta di amici e colleghi. Era quella cerchia mobile e variabile di professori e scrittori che si raccoglieva intorno a C.S. Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia. Tra loro c’erano futuri scrittori e saggisti come Owen Barfield, e Charles Williams, il figlio di Tolkien, Christopher (poi divenuto anch’egli professore e curatore di tutti i testi del padre) e Warren “Warnie” Lewis (il fratello maggiore di C.S. Lewis). Nella Oxford degli anni della Seconda Guerra Mondiale e dell’immediato Dopoguerra il gruppo era un’istituzione: li si poteva vedere ogni martedì in un pub chiamato Eagle and Child discutere davanti a un boccale di birra e andare al giovedì nell’appartamento di Lewis al Magdalen College per scambiarsi letture a voce alta dei libri che ciascuno stava scrivendo.
Erano gli Inklings. «È un gioco di parole piacevolmente ingegnoso, a modo suo – spiegò John Ronald Reuel Tolkien in una lettera del 1967 (la 298)-, che suggeriva l’idea di persone con indizi e idee vaghe o solo abbozzate [inkling], e in più che si dilettano a pasticciare con l’inchiostro [ink]». Questo perché, scrisse ancora lo scrittore, «era nostra abitudine leggere ad alta voce composizioni di vario genere (e lunghezza!), … C.S.L. aveva una vera passione per ascoltare le cose lette ad alta voce, una capacità di memoria per le cose ricevute in quel modo, e inoltre una facilità nella critica estemporanea».
Se pensate si trattasse di noiose e pompose lezioni che i luminari si facevano l’un l’altro, leggete qua la descrizione di una serata Inklings, sempre dalle lettere di Tolkien (la n. 90):
«Sono arrivato alle otto al pub Mitre dove sono stato raggiunto da Charles Williams e dall’ammiraglio rosso (Havard), deciso a fare un po’ di rifornimento prima di unirsi ai commensali già su di giri al Magdalen (C.S. Lewis e Owen Barfield). C.S.L. era alticcio, ma anche noi eravamo in gran forma; mentre O.B. è l’unico che può contrastare C.S.L., costringendolo a fare precisazioni su tutto e interrompendo i suoi discorsi più dogmatici con dei sottili distinguo. Il risultato è stato una serata molto divertente e molto combattuta, di cui, se un estraneo avesse origliato, avrebbe pensato che si trattasse di una riunione di nemici giurati che si scagliavano insulti mortali prima di estrarre le pistole». Gli Inklings raggiunsero una certa notorietà (dal momento che ebbero anche i loro detrattori), nel periodo in cui il gruppo ebbe vita. E quando alcuni
anni più tardi si seppe che in quel contesto Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit di Tolkien ebbero il suo primo pubblico, Lewis presentò agli amici il suo Le lettere di Berlicche e Charles Williams sottoponeva al gruppo i suoi «thriller metafisici», come La vigilia di Ognissanti.
A questo gruppo è dedicata la biografia collettiva di Humphrey Carpenter, “Gli Inklings” che torna nelle librerie italiane andando ad aggiungersi alla collana “Tolkien e dintorni” dell’editrice Marietti 1820, tradotta ex novo dalla filologa germanica Maria Elena Ruggerini e curata dal gruppo di studio cui partecipa anche Associazione romana studi Tolkieniani. Il volume è stato presentato, presso l’Istituto Filosofico Studi Tomistici a Modena, dalla traduttrice e da Claudio Antonio Testi. Una nuova traduzione si è resa necessaria, scrive Ruggerini della Nota di traduzione, «per rendere giustizia a un gruppo di intellettuali i quali, per quanto trascurati dalla critica all’interno delle storie della letteratura inglese, hanno avuto un’influenza culturale almeno pari a quella esercitata dal ben più famoso circolo di Bloomsbury». Recensendo il libro in occasione della sua pubblicazione in Inghilterra, il Sunday Telegraph riportava: «Dev’essere tecnicamente molto difficile scrivere la biografia di varie persone contemporaneamente, ed è ancora più difficile catturare l’atmosfera di un gruppo… Carpenter è riuscito ad ottenere ambedue le cose in modo ammirevole».
Primavera, tempo di festival su J.R.R. Tolkien
La primavera è ormai giunta ed è subito tempo di gite, per picnic, passeggiate tra i boschi, trekking e… la passione per Tolkien! Visto “l’intasamento” di eventi, riportiamo una rassegna delle principali manifestazioni ispirate anche al professore di Oxford prossime venture.
…J.R.R. Tolkien e il Medioevo
Una delle società tolkieniane più attive, quella tedesca (la Deutsche Tolkien Gesellschaft), lancia la nuova edizione dei Tolkien Seminar. Si tratta di tre giorni di conferenze che si terranno all’università di Potsdam, vicino Berlino, dal 29 aprile al primo maggio. Il tema generale, Tolkien e il Medioevo, è dedicato a uno dei periodi storici più amati dal professore di Oxford. Le opere di Tolkien sono spesso legate alla cultura e alle tradizione medievale – e non è una sorpresa, considerando la sua preparazione accademica come medievalista. Ma cosa caratterizza esattamente il dialogo tra il Medioevo e la modernità (letteraria e accademica) che hanno dato origine ai testi di Tolkien? «In questo contesto, vorremmo incoraggiare», scrivevano gli organizzatori lanciando il Call of Paper, «le indagini incentrate su, ma non limitate a, i seguenti aspetti: nella mitologia della Terra-di-Mezzo il significato e l’importanza delle strutture sociali pre-moderne, i rapporti di potere, gli atteggiamenti mentali e modelli di comportamento, nonché le forme medievali d’immaginazione; gli adattamenti e le traduzioni da parte di Tolkien dei testi medievali (come, ad esempio, la recente pubblicazione della Leggenda di Sigurd e Gudrun) e il conseguente concetto d’Autorità dello scrittore e gli ideali letterari impliciti nei testi. I saggi possono anche avere un approccio linguistico, visto che gli scritti di Tolkien devono molto a una consolidata “profondità storica” da cui lo scrittore prese spunto cogliendo sfumature semantiche del linguaggio (è il concetto di parole asterisco di Tom Shippey).
In aggiunta, meritano considerazione le domande relative alle influenze medievali, alla loro importanza generale per le opere di Tolkien. È vero, ad esempio, che le diverse tematiche medievali contribuirono all’anti-modernismo dell’autore, come spesso suggerito? Tolkien presenta, poi, nelle sue opere una visione romantica del medioevo? Oppure l’alterità dei contesti medievali da lui utilizzati serve a rimescolare le aspettative e le percezioni dei lettori che si avvicinano ai suoi testi? Le fonti medievali, i testi e il patrimonio letterario del Medioevo, sono stati una fonte d’ispirazione per Tolkien: tutti gli interventi e le discussioni si concentreranno quindi sul significato e gli effetti di queste influenze nelle sue opere. Nel complesso, l’ottavo Tolkien Seminar mira a raggiungere una visione più vicina all’assimilazione critica da parte di Tolkien di idee medievali e la loro interazione con i concetti di altre epoche.
Tra i molti interventi segnaliamo: “Mundus senescit: Tolkien e il fascino
della nostalgia del Medioevo”, “La visione agostiniana e boeziana nella creazione della Terra-di-mezzo di Tolkien”, “Fonti mitologiche nel Signore degli Anelli e Lo Hobbit di Tolkien”, “Storia e mitologia oppure dalla mitologia alla Storia?”, “Dalla Terra-di-mezzo al Medioevo (e ritorno). Un approccio al Medioevo nei testi letterari di J.R.R. Tolkien”, “I personaggi femminili di Tolkien – tra amore e epica” e “Andata e Ritorno: riflessi della letteratura di viaggio altomedievale nelle opere di JRR Tolkien”. Si può scaricare qui il programma preliminare. Le conferenze saranno in inglese e tedesco e l’entrata è libera. Informazioni sul sito della Società Tolkieniana Tedesca
George R.R. Martin tra Games of Thrones e J.R.R. Tolkien
Negli Stati Uniti, George R.R. Martin non è il più conosciuto e amato tra gli scrittori fantasy. Negli ultimi tempi, diversi siti (tra i molti possiamo citare questo o questo) hanno compilato liste in cui Martin deve cedere il posto ad autori bestseller come Christopher Paolini della saga di Eragon, o Robert Jordan del ciclo infinito della Ruota del Tempo, o meglio ancora alla decana del genere, Ursula K. LeGuin con il suo mondo di Earthsea, scrittrice anche di fantascienza e romanzi mainstream. Ma per gli appassionati della epic fantasy, Martin è di gran lunga il migliore, tanto che annunciando l’uscita del nuovo capitolo della serie Cronache del ghiaccio e del fuoco (A Dance with Dragons, previsto per il 12 luglio 2011), un articolo apparso sul Time lo ha definito l’American Tolkien.
Ma ora, alla bellezza di 63 anni, è sul punto di monopolizzare tutti i riflettori del mondo del fantasy e, forse, anche all’apice della sua carriera letteraria. Sebbene Martin sia ben presente sulla scena del genere fantasy e della fantascienza dagli anni ’70 e abbia guadagnato un gran seguito di lettori dall’inizio degli anni ’90 con la pubblicazione della serie Le Cronache del ghiaccio e del fuoco, solo ora si appresta a divenire noto anche al lattaio dell’Ohio (la versione Usa della nostra casalinga di Voghera). Il 17 aprile l’emittente televisiva HBO trasmetterà la prima puntata di Game of Thrones, una serie di 10 episodi basata sui primi due libri della saga di Martin. Tra i moltissimi attori, vi partecipa Sean Bean, il Boromir del Signore degli Anelli, che appare anche suoi poster (si potrebbe parlare proprio di una sua rivincita su Aragorn!). Da domenica scorsa, la rete sta già trasmettendo un’anteprima di 15 minuti per i fan irriducibili e neofiti curiosi.
Come quello di J.R.R. Tolkien, il mondo di Martin somiglia alla vecchia Inghilterra, ma non alla cosiddetta Merrie Old Englande. Piuttosto, ricorda quella della Guerra delle Due Rose. Il continente di Westeros e le Città Libere è descritta come un’Europa medievale nel quale, però, le stagioni possono durare anche per un decennio. Sembra più una Quarta Era della Terra-di-Mezzo: non ci sono Nani, Goblin ed Elfi e la scena è dominata dagli Uomini, ambigui e spietati a volte. Tutta la storia ha un’atmosfera malinconica, con scene di guerra e di sesso molto crude, capace di rendere l’idea di un mondo reale. Come accade anche nelle opere di Tolkien, la magia viene utilizzata soltanto in rari casi, perché oscura e difficilmente controllabile (è un po’ la saga sul ritorno della magia nel mondo).
Ci interessa George R.R. Martin perché è stato intervistato da diverse testate giornalistiche proprio sull’influenza che J.R.R. Tolkien ha avuto su di lui. Il New York Times ha chiesto esplicitamente se avesse concepito Game of Thrones in reazione al Signore degli Anelli di Tolkien? «Ho sempre voluto scrivere qualcosa di epic fantasy», risponde Martin. «Ma non solo come una rielaborazione dell’opera di Tolkien. Volevo fare qualcosa di mio. In una certa misura, il progetto è stato anche una reazione alla mia carriera a Hollywood. Sono stato produttore-scrittore per 10 anni, all’incirca dal 1985 al 1995. Ho fatto parte dello staff come quello di Ai confini della Realtà e la Bella e la Bestia. Ovunque, ho proposto il copione delle Cronache e tutti i produttori mi hanno risposto: “George, questo copione è grandioso. È una lettura fantastico, è meraviglioso, grazie. Ma è tre volte il nostro budget. Non possiamo farcela. È troppo grande e troppo costoso”». Hai venduto le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco come una serie di sette romanzi? «Quando ha venduto i diritti nel 1994, il mio agente parlava di una trilogia», ha risposto Martin. «Ma, come detto su Tolkien per Il Signore degli Anelli, il romanzo è cresciuto raccontandolo. Così sono tornato a scriverlo, e come lui lo sto scrivendo e riscrivendo».
In un’altra intervista, alla Detroit Free Press, la domanda è stata Perché hai scritto una saga così lunga? «Diamo la colpa a J.R.R. Tolkien, almeno in parte!», ha risposto lo scrittore americano. «Ho letto Il Signore degli Anelli da bambino, ovviamente, ma sono stato colpito fin da subito da una cosa di cui non si accorgono tutti i lettori: Tolkien inizia la sua storia nella Contea, con un gruppo di abitanti, gli Hobbit, ma alla fine il racconto si espande sempre più sia nello spazio che nel tempo fino a comprendere molte razze e vaste distese di terra». «Questo è quello che volevo fare anch’io», ha continuato Martin: «Ho iniziato con una prospettiva stretta su pochi personaggi e un luogo del mondo, e narrando la storia, ha allargato l’obiettivo sempre più; alla fine, il racconto comprenderà
una vasta parte di mondo e nel conflitto saranno coinvolte intere popolazioni». Del resto, Martin non aveva mai fatto mistero del suo debito verso Tolkien, tanto che in Meditations on Middle-earth, una raccolta di riflessioni sullo scrittore inglese a cura di Karen Haber e scritta da molti dei più importanti scrittori contemporanei di fantasy e fantascienza, Martin aveva scritto: «La letteratura fantastica esisteva molto prima di lui, ma J.R.R. Tolkien l’ha presa e l’ha fatta sua in un modo in cui nessuno scrittore prima di lui aveva mai fatto, un modo in cui nessuno scrittore riuscirà mai più a fare…».
Sviluppi: da Sendak a Yeskov e Shippey su Sigurd
In gergo si chiama “follow-up”: seguito, ancor meglio “sviluppo di una notizia”. Bene noi ne abbiamo troppe che premono per non occuparcene. Quindi, stavolta un bell’articolo composito, che rende giustizia a tutti i nostri “follow-up”.
Lo Hobbit mai disegnato da Maurice Sendak
Wayne Hammond, autore insieme a Chiristina Scull del The J.R.R. Tolkien Companion and Guide, su MythSoc, la mailing list della Mythopoeic Society, ha inviato un messaggio sulla mancata collaborazione tra Tolkien e Sendak, fornendo la versione che si può trarre consultando gli archivi di Allen&Uwin e Houghton Mifflin, le due case editrici coinvolte. In sintesi è quella che abbiamo riportano nell’articolo e smentisce la versione “di terza mano” (Sendak > Maguire > Di Terlizzi) fornita dal Los Angeles Times. Noi avevamo già espresso forti dubbi, basandoci sul fatto che non si ha traccia del secondo disegno di Sendak e soprattutto che il primo, quello di Gandalf e Bilbo, aveva proprio il difetto riportato dallo stesso Tolkien. Hammond conferma che la versione è riportata da Sendak perché il famoso disegnatore ne parlò anche in una conferenza a cui lui partecipò: «Rimane la sua interpretazione dei fatti. I documenti d’archivio sulla corrispondenza tra le due case editrici lo smentiscono». Tre i punti di dissenso:
1) Tolkien non supervisionava tutta l’operazione, ma aveva lasciato che gli editori gestissero la cosa. Sendak aveva negoziato delle royalty più basse pur di consegnare più tardi i disegni, che poi furono consegnati soltanto all’inizio del 1967, oltre due anni dopo la firma dell’accordo;
2) la versione delle didascalie invertite non regge, perché dalla corrispondenza si parla sempre chiaramente di una sola bozza, quella di Gandalf e Bilbo. Hammond fornisce la sequenza cronologica precisa, che si può già leggere nell’articolo da noi pubblicato in precedenza.
3) Non c’è alcuna traccia della frase di Tolkien secondo cui “Sendak non aveva letto attentamente il libro e non sapeva cosa fosse un Hobbit”, anche se potrebbe essere plausibile osservando la bozza in questione.
Hammond conclude che, in ogni caso, sarebbe stato interessante vedere Lo Hobbit illustrato da Sendak, che si sarebbe sicuramente realizzato se non ci fosse stato il suo attacco di cuore nel maggio del 1967 e che il disappunto di Tolkien circa la bozza non avrebbe sicuramente fermato un progetto del genere.
«Al di sopra del Marese, della Valle dell’Acqua, dei Monti Brumosi, del Bosco d’Oro,
della Montagna Solitaria, delle nubi, dei mari, al di là del Fuoco Dorato, della Rete di Stelle
e dei confini delle Cerchie del mondo…».
L’Ultimo portatore dell’Anello
Torniamo sulla notizia del libro
The Last Ring-Bearer, scritto da Kirill Yeskov, di cui avevamo già parlato diffusamente. La notizia ha suscitato tanto interesse che il biologo e paleontologo di Mosca ha scritto sul suo blog un lungo intervento in cui spiega le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere “la storia del Signore degli Anelli dalla parte dei perdenti”. Salon ne ha riportato la traduzione in inglese, che tra l’altro ha scatenato i commenti dei lettori. L’articolo è molto approfondito e meriterebbe un articolo a parte, per la profondità, le digressioni in campo letterario e sul mondo di critica in Russia e per lo stile piacevole di Yeskov.
Riportiamo qui una sintesi: «Ho scritto The Last Ring-Bearer soltanto per diletto, il mio e quello di dei miei amici. Non ho scritto il romanzo inseguendo i gusti di un editore o di un possibile pubblico», scrive lo scienziato russo. «È stato scritto anche per un pubblico specifico: è una “storia fantastica per giovani scienziati”, come sono io». Soprattutto, il romanzo ha un obiettivo: «Far ricredere quelli tra noi che sono scettici o agnostici, secondo cui Tolkien è solo un affascinate, sebbene un po’ noioso, scrittore di libri per bambini». Yeskov considera il suo libro non un sequel, ma un “apocrifo”, l’unico tipo di opera in grado di prendere spunto da un capolavoro per produrre talvolta risultati apprezzabili.
«Cosa realmente mi ha spinto a scrivere The Last Ring-Bearer?», si domanda lo scienziato, che risponde: «La sfida intellettuale di trovare una spiegazione logica a diverse contraddizioni ovvie presenti nel Signore degli Anelli. Paradossalmente, volevo dimostrare che era sbagliata proprio la famosa tesi che “Tolkien aveva sbagliato” circolante nel nostro ambiente». Yeskov considera Tolkien un uomo di scienza, anche se un linguista piuttosto che un geologo. Da linguista, il professore di Oxford iniziò creando lingue immaginarie, con il loro alfabeto, la grammatica e il glossario; creò quindi alcuni racconti e leggende usando questi linguaggi, poi i popoli che avevano scritto queste leggende, e soltanto allora creò steppe, montagne e foreste in cui questi popoli potessero far pascolare le greggi, costruire città e combattere “l’Oscurità dall’Est”. «È stata questa precisamente la sequenza», dice Yeskov. «Tolkien era un filologo e ovviamente aveva scarso interesse nell’ultima componente, inanimata, della Terra-di-mezzo». Così il mondo immaginario creato da Tolkien presenta una serie di difetti dal punto di vista fisico e geologico.
In un noto saggio, Must Fantasy Be Stupid?, lo scrittore russo Sergej Pereslegin (su cui si potrebbe aprire un capitolo a parte, ma andremmo lontano) fornisce un elenco dettagliato degli errori più comuni commessi dagli autori di Fantasy, ed usa l’opera di Tolkien per definirne uno: «La Terra-di-mezzo è un mondo geologicamente instabile». Ecco tutte le imperfezioni: è un mondo con un solo continente (come accadde alla Terra in era Proterozoica e Paleozoica), ma non ha catene montuose al suo centro (come l’Himalaya), risultanti dalla collisione delle diverse placche tettoniche. La conclusione è che si tratta di un mondo completamente immaginario. Kirill Yeskov reagisce a queste affermazioni e per dimostrare che la Terra-di-mezzo è un “mondo
reale”, come tra l’altro si può leggere nel bel saggio di un altro critico russo, R.I. Kabakov, Tolkien’s Lord of the Rings and the Problem of Contemporary Literary Myth-making, spiega come la Terra-di-mezzo è semplicemente la parte nord-occidentale di un continente, che si estende ben oltre i margini sud ed est delle mappe disegnate da Tolkien. Sicuramente, oltre quei bordi ci saranno catene montuose, mari ed arcipelaghi.
Lo scienziato russo dà una risposta anche ad altre domande:
- Che tipo di economia ha quella parte del continente, dove sicuramente figure come Aragorn oppure Faramir sono personaggi non comuni?
- Qual è il tipo di moneta circolante, ad esempio, nella Contea, dove gli Hobbit sono solito vedersi nelle locande per bere birra?
- Qual è l’occupazione, ad esempio, degli abitanti di un regione come Rohan, dove è rinomato l’allevamento dei cavalli, che però non può essere alla base dell’economia di un intero paese?
- Cosa mangiano le sterminate schiere dell’Oscuro Signore mentre sono accampate nel deserto di Mordor?
- Soprattutto, come può esistere in un regno come Mordor, una capitale in mezzo al deserto?
Rispondere a tutte queste domande lo ha portato a scrivere The Last Ring-Bearer. Yeskov conclude il lungo intervento spiegando i suoi sentimenti verso il professore di Oxford: «Mi inchino di fronte al Demiurgo Tolkien, che ha creato un universo stupefacente, ma rimango un po’ freddo dinanzi a Bardo Tolkien, autore della storia dei quattro Hobbit e della loro quest. In altre parole, per me il palcoscenico è più maestoso e interessante dello spettacolo che vi si svolge sopra».
Sigurd & Gudrún, Shippey torna in Galles
Dopo una simile rassegna non potevamo non potevano chiudere in bellezza. Avevamo annunciato l’avvio dei due corsi online alla University of Wales Institute di Cardiff, che partiranno da lunedì 23 maggio prossimo. A condurli è Dimitra Fimi, giovane conferma tra gli studiosi di Tolkien, autrice tra l’altro del libro Tolkien, Race and Cultural History, recentemente premiato con il 2010 Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies. La professoressa greco-gallese ha portato in dote ai suoi studenti la conferenza pubblica tenuta da Tom Shippey su Writing into the Gap: Tolkien’s The Legend of Sigurd & Gudrún (stesso titolo della sua recensione del volume pubblicata su Tolkien Studies 7). Lo studioso è stato presentato da Fimi come colui con cui «sono nati seriamente i Tolkien Studies, con la pubblicazione di La Via per la Terra-di-mezzo» (edito da Marietti 1820). Vista l’improbabilità di aver potuto sentire la conferenza di Shippey a Cardiff, vogliamo darvi un assaggio di quel che ha detto su Tolkien e il suo lavoro. Eccovi quasi dodici minuti della sua conferenza!!! Non sarà tutta, ma almeno un morso alla mela lo diamo anche dall’Italia…
Ecco anche la Parte 2:
Lo Hobbit che non fu mai disegnato
Non solo le lingue generano storie, come diceva Tolkien. Probabilmente anche le immagini. Almeno così sembra nel caso del filo conduttore che lega insieme tre famosi disegnatori a Lo Hobbit. E la storia rivela particolari inediti su una vicenda in parte nota circa il celebre romanzo di Tolkien. Sul Los Angeles Times l’autore e disegnatore Tony Di Terlizzi, legato a Tolkien per aver disegnato la copertina dell’edizione Del Rey dei Racconti Incompiuti (qui accanto), ha rivelato l’esito di una ricerca coronata da successo. Incuriosito dalla notizia di un breve contatto negli anni ’60 tra due suoi miti, J.R.R. Tolkien e Maurice Sendak, aveva voluto sapere di più della vicenda. Perciò, DiTerlizzi ha contattato il suo collega scrittore Gregory Maguire, famoso per Wicked (Strega), una rivisitazione della strega del Mago di Oz di L. Frank Baum. Nel 2003, Maguire aveva pubblicato a Making Mischief, A Maurice Sendak Appreciation, una serie di saggi su Sendak, corredato da illustrazioni dell’artista difficilmente reperibili. In quell’occasione Maguire aveva ricordato la sua prima intervista a Sendak del 1977 e ne aveva realizzata una nuova, mentre Sendak aveva inviato scritto una Prefazione al libro. Questa amicizia ha fatto svelare un retroscena sconosciuto che risale a oltre quarant’anni fa.
Questo ci porta a Lo Hobbit e alla possibilità sfumata di averne oggi un’edizione illustrata da Maurice Sendak. Dalla Tolkien Companion and Guide si apprende che il 25 febbraio 1964 Rayner Unwin inviò a Tolkien una lettera della casa editrice americana Houghton Mifflin che, per il trentennale dello Hobbit, proponeva un’edizione di lusso illustrata da Sendak. In quel momento, l’artista era già ampiamente noto per aver scritto una decina di libri per bambini, averne illustrati quasi una cinquantina, ed aver appena ottenuto il prestigioso “Caldecott Medal” per Where the Wild Things Are (Nel paese dei mostri selvaggi, da cui è stato tratto anche un film). Soltanto più di tre anni dopo Sendak fu in grado di inviare un disegno in bozza, l’incontro tra Gandalf e
Bilbo sulla porta di Bag End.
Il 16 Febbraio 1967 Rayner Unwin visitò Tolkien, forse in compagnia dell’altro editore americano Ian Ballantine, e gli mostrò la bozza di Sendak. Rayner in una lettera del 20 febbraio riferì a Houghton Mifflin che Tolkien lui era «pesantemente sconvolto dalle proporzioni delle figure»: Bilbo era troppo grande rispetto a Gandalf (oppure il contrario). Sempre dal Tolkien Companion (p. 420) apprendiamo che poche settimane dopo, Sendak ebbe un attacco di cuore, e sebbene poi si riprese, non ritornò più a Lo Hobbit e il progetto venne abbandonato.
Ora, Di Terlizzi aggiunge molti altri particolari a questa vicenda. Il disegno in bozza non era uno, ma due! Oltre alla scena dell’incontro tra Gandalf e Bilbo, Sendak aveva completato anche l’illustrazione di un elfo silvano che danzava al chiaro di luna. Inoltre, sembra nello spedire i bozzetti a Tolkien, il responsabile della casa editrice americana aveva erroneamente invertito le etichette di contrassegno di Elfi e Hobbit che risultarono quindi invertiti. Secondo questa versione, Tolkien fu infastidito della cosa, rispose che Sendak non aveva letto con attenzione il libro e non aveva afferrato l’aspetto degli Hobbit. Le illustrazioni non vennero approvate e Sendak s’infuriò molto. Per mitigare i dissapori, la casa editrice decise di organizzare ad Oxford un meeting fra i due, dato che Sendak si trovava in Inghilterra per il tour promozionale proprio per Where the Wild Things Are. Tuttavia, il giorno prima dell’incontro, Sendak, a soli 39 anni, fu colpito dall’attacco di cuore che lo costrinse a un ricovero di diverse settimane in un ospedale di Birmingham. I due non ebbero più modo d’incontrarsi e il progetto non vide mai la luce.
Sendak, che attualmente ha 83 anni, potrebbe confermare questa versione. A sostegno c’è il fatto che l’artista aveva sottolineato alcuni passi della sua copia dello Hobbit per possibili illustrazioni e lungo i margini del testo sono visibili anche diversi schizzi. A fianco potete trovare una delle illustrazioni create da Sendak, successivamente donata, insieme alla sua copia del libro, alla Beinecke Rare Book and Manuscript Library della Yale University, dove si trova tuttora. La seconda illustrazione, riguardante gli Elfi, è invece scomparsa, almeno per ora. Maurice Sendak è considerato da molto tempo il più geniale illustratore di libri per bambini. Alla luce di quanto da lui realizzato è davvero un peccato che per una serie di sfortunati eventi il tutto non abbia più avuto un seguito. Sarebbe stato interessante vedere come un maestro ne interpretava un altro. Già il bozzetto di Gandalf e Bilbo, seppur errato nelle proporzioni, dimostra come Sendak sapesse tenere bene l’equilibrio tra luce e ombra, non solo della narrativa di Tolkien, ma anche degli eventi che turbinavano intorno alla creazione stessa dell’opera d’arte. Lo dimostrano anche altri titoli, come Pierre o il suo capolavoro Nel paese dei mostri selvaggi. Sendak interpreta non solo gli ostacoli fisici che i personaggi di una storia devono affrontare, ma anche quelli psicologici. Era il visionario perfetto per reinterpretare Tolkien.
Buon Tolkien Reading Day!
Che leggiate Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit o Il Silmarillion, che leggiate le poesie o le opere brevi, le lettere di Babbo Natale o le fiabe, buon Tolkien Reading Day a tutti!
Il 25 marzo per i lettori di Tolkien, è il giorno della caduta di Sauron, a conclusione della “Guerra dell’Anello” nel Signore degli Anelli. Il tema di quest’anno è dedicato agli “Alberi di Tolkien”. L’Associazione romana studi Tolkieniani, insieme alla famiglia dei Proudneck, lo smial degli appassionati di Tolkien a Roma, si incontrerà stasera al pub Avalon, in Via Terni 21, a partire dalle 20.30 fino a notte inoltrata!
Sigurd & Gudrún, Shippey torna in Galles
Visti i buoni risultati, saranno ripetuti i due corsi online alla University of Wales Institute di Cardiff, che si sono svolti l’autunno scorso. A condurli è Dimitra Fimi, giovane conferma tra gli studiosi di Tolkien, autrice tra l’altro del libro Tolkien, Race and Cultural History, recentemente premiato con il 2010 Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies.
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I corsi cominceranno lunedi 23 maggio prossimo, ma per deliziare i palati più sopraffini, la professoressa greco-gallese ha preparato una bella sorpresa.
Domani, mercoledì 23 marzo, la School of Education dell’università ospiterà una conferenza di Tom Shippey, professore emerito di Letteratura Inglese. L’argomento, Writing into the Gap: Tolkien’s The Legend of Sigurd & Gudrún (stesso titolo della sua recensione del volume pubblicata su Tolkien Studies 7), verterà su uno dei lavori meno noto di J.R.R. Tolkien, dato alle stampe dal figlio Christopher nel 2009. Si tratta di un’opera narrativa in versi, scritta negli anni Venti e ispirata alla leggenda di Sigurd, raccontata da numerose tradizioni, incluse la Saga dei Nibelunghi, la Saga dei Völsungar e il poema epico Nibelungenlied. La conferenza è a ingresso gratuito, ma per assistere bisogna prenotare il posto, visto che Shippey è un oratore molto popolare e gli organizzatori vogliono assicurare che l’aula sarà in grado di accogliere tutto il pubblico!
Tutte le informazioni sulla conferenza si trovano qui
Lo Hobbit e il Tolkien Reading Day
Mentre dall’altra parte del mondo, in Nuova Zelanda per intenderci, sono iniziate ufficialmente oggi le riprese per i due film de Lo Hobbit e Peter Jackson ha superato brillantemente anche un’ulcera perforata pur dare il ciak alle riprese, gli appassionati di J.R.R. Tolkien si preparano a festeggiare una delle date più sentite del calendario.
Il 25 marzo sarà la migliore occasione per parlare dei prossimi due capitoli cinematografici sulla Terra di Mezzo perché cadrà, infatti, il Tolkien Reading Day. Creato dalla Tolkien Society inglese nel 2003 per incoraggiare i lettori a esplorare insieme alcuni dei racconti di Tolkien a scuola, all’università, in gruppi di lettura o in famiglia, ogni anno presenta un tema specifico. Il 25 marzo ha un significato per i lettori di Tolkien, in quanto è il giorno della caduta di Sauron, a conclusione della “Guerra dell’Anello” nel Signore degli Anelli.
Il tema di quest’anno, Gli Alberi di Tolkien, è legato all’Anno Internazionale delle Foreste lanciato dall’Onu e incoraggia a scoprire i confini della foreste descritte nei racconti di Tolkien o a concentrarsi su alberi dal carattere particolare. I lettori si possono avventurare nel Bosco Atro dello Hobbit, oppure sfogliando Il Signore degli Anelli possono inoltrarsi nella Vecchia Foresta ai confini della Contea, vedere l’albero d’oro di Lothlórien, o incontrare gli Ent di Fangorn. Altrimenti si possono leggere le bellissime pagine sugli alberi e il loro significato in «Foglia», di Niggle o discutere sull’importanza dei due Alberi di Valinor (Telperion e Laurelin) amati dagli Elfi nel Silmarillion, dove ci sono le foreste più grandi da scoprire. Se il tempo di lettura è breve, possono essere argomento di conversazione l’odio nei confronti di tutto ciò che si muove del Vecchio Uomo Salice (Old man willow) o il simbolismo dell’Albero Bianco di Gondor. Altre idee per esplorare i libri di Tolkien sono disponibili qui. Anche noi dell’Associazione abbiamo una particolare predilezione per gli alberi e la natura e abbiamo organizzato anche delle visite tolkieniane all’Orto botanico di Roma. Per il 25 marzo abbiamo organizzato un incontro per leggere insieme brani di Tolkien, bere una birra e parlare degli alberi della Terra di Mezzo. Se qualcuno volesse partecipare può scriverci qui per informazioni
Frodo vive! Dopo 40 anni torna la Tolkien Con
Quando si tenne la prima Conference on Middle-earth, nel 1969, Il Signore degli Anelli era un libro scritto da un professore britannico adottato dagli hippie. Nel 1971, al momento della seconda edizione della conferenza, le cose erano praticamente le stesse, solo che gli hippie erano passati a droghe più pesanti. Poi sono passati quattro decenni. Ora, naturalmente, Il Signore degli Anelli è ancora un libro scritto da un professore britannico adottato dagli hippie… ma è anche una trilogia di film girati in Nuova Zelanda ed è adottato da milioni di fan in tutto il mondo. Solo considerando la fanfiction dedicata a Tolkien dal 2000 a oggi, si supera infatti il totale di tutte le parole scritte e pubblicate dal professore in vita e poi da suo figlio (History of Middle-earth compresa). Ed è una stima al ribasso…
Sembra così il momento giusto per indire la terza edizione della CoME, almeno così hanno gli organizzatori. Ma prima un po’ di storia: la Tolkien Society of America fu la prima associazione dedicata allo scrittore, fondata nel 1965 da Dick Plotz e da altri studenti della Columbia University. Nel 1967 già contava più di mille membri, perlopiù nell’area di New York, organizzati in gruppi locali o smial, con un unico Thain (presidente) e pubblicava un bollettino, Green Dragon, e una rivista, The Tolkien Journal. Questo schema fu poi seguito da tutte le altre Tolkien Society nel mondo. La prima CoME fu pensata non come una “convention di fantasy o fantascienza”, ma piuttosto come un evento accademico: i lavori presentati in quelle occasioni hanno portato alla pubblicazione di A Tolkien Compass. Nel 1972, la Tolkien Society of America di fuse con la Mythopoeic Society, la società dedicata a tutti gli Inklings.
«È passato troppo tempo da quando ho presieduto le prime due edizioni della Conference on Middle-earth», ha detto Peregrino Tuc II (alias Jan Howard Finder, Thain di allora). «Gli anni passano. Poi, un incontro casuale, come diciamo noi nella Terra di Mezzo, ha portato l’idea di organizzare una terza edizione. Come avrei potuto resistere?», ha aggiunto. La terza Conference on Middle-earth è prevista per il 25 e 26 marzo alla Westford Regency Inn, vicino Boston (con una festa di benvenuto la prima sera, intitolata la “Caduta di Sauron” al pub Green Dragon (il 25 marzo è, nel libro, la data in cui Sauron viene sconfitto). Le presentazioni delle prime due conferenze avevano temi come “Tolkien e la Rivoluzione in Facoltà” e “Il viaggio psicologico di Bilbo Baggins”, eventi come la sfilata in
costume, la gara musicale tra band e il “Torneo Medievale” fatto in collaborazione con la Society for Creative Anachronism.
Ora, 40 anni dopo, appassionati e di studiosi uniscono di nuovo le forze per festeggiare Tolkien. Tra i piatti forti dell’evento la tavola rotonda “1965! Quando la Terra di Mezzo è stata stravolta” sull’impatto dell’edizione pirata del Signore degli Anelli che colpì i campus universitari, e “Due film per fare Lo Hobbit sono uno di troppo”, discussione sul progetto di Peter Jackson di trasformare il libro in due film. Ci saranno anche chiaccherate dedicate ai fan come “Le bionde si divertono di più: le immagini di Legolas Greenleaf” e “Tra letteratura e film, viaggi e immaginazione: la Nuova Zelanda come Terra di Mezzo”. Ci sarà anche un’area dedicata a chi vuole avere tutto ciò che riguarda la Terra di Mezzo, dai mantelli agli abiti completi, dai calici in peltro ai quadri d’autore, fino all’oggettistica varia.
Il reverendo Michael Frank, che alla conferenza del 1971 a Cleveland parlò del senso della perdita nella “Trilogia dello spazio” di CS Lewis e nelle opere di Tolkien, quest’anno tornerà per illustrare come la fede di Tolkien ha contribuito a plasmare il suo mondo. «Come un buon Hobbit», ha detto Frank, «non vedo l’ora di mangiare del buon cibo e di conoscere nuovi amici». La festa inizierà quindi il 25 al pub Green Dragon e continuerà sabato 26 marzo, dopo lo svolgimento delle conferenze e degli eventi, con un bouffet in stile Hobbit e poi la visione di RINGERS: Lord of the Fans!, un film-documentario che mostra l’influenza del Signore degli Anelli sulla cultura popolare occidentale.
Tutte le informazioni sul sito degli organizzatori.
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La collezione di Verlyn
Quando si parla di sogni che si realizzano. Se ne era parlato proprio con lei in una cena a Modena nel maggio scorso… Così, è un piacere annunciare ora la prossima pubblicazione di un nuovo volume di Verlyn Flieger: si tratta di una collezione di saggi che verrà pubblicato dalla Kent State University Press la prossima estate: Green Suns and Faërie: Essays on J.R.R. Tolkien (ISBN 978-1-60635-094-2; prezzo negli Usa 24.95 dollari, intorno ai 18 euro).
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Il libro è presentato dalla casa editrice come “un contributo importante al crescente corpus della critica su J.R.R. Tolkien”. Guardando la copertina, sembra di riconoscere l’immagine “The Glittering Caves of Aglarond” di Ted Nasmith. Il volume si preannuncia veramente ghiotto, visto che riunisce molte delle conferenze tenute da Verlyn Flieger in questi anni, con l’aggiunta di alcuni saggi nuovi. Su alcuni blog è apparso anche l’indice. Così lo riportiamo anche qui di seguito. Visto che molti dei saggi avevano visto la luce in pubblicazioni specialistiche e in qualche caso amatoriali,inserisco tra parentesi quadre la fonte. Se non ci sono indicazioni, il saggio è inedito.
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Introduzione
Parte 1: Tolkien Sub-creator
* Fantasy and Reality: J.R.R. Tolkien’s World and the Fairy-story Essay [Mythlore 22 (1999)]
* The Music and the Task: Fate and Free Will in Middle-earth [Tolkien Studies 6 (2009)]
* Tolkien and the Idea of the Book [The Lord of the Rings 1954–2004, ed. Hammond e Scull]
* Tolkien on Tolkien: “On Fairy-stories”, The Hobbit and The Lord of the Rings
* When is a Fairy story a Faërie Story? Smith of Wootton Major [Myth and Magic: Art according to the Inklings, ed. Segura and Honegger]
* The Footsteps of Ælfwine [Tolkien’s ‘Legendarium’, ed. Flieger and Hostetter]
* The Curious Incident of the Dream at the Barrow [Tolkien Studies 4 (2007)]
* Whose Myth Is It?
Parte 2: Tolkien in tradition
* Tolkien’s Wild Men From Medieval to Modern [Tolkien the Medievalist, ed. Chance]
* Tolkien and the Matter of Britain [Mythlore 87 (Estate/Autunno 2000)]
* Frodo and Aragorn: The Concept of the Hero [Tolkien: New Critical Perspectives, ed. Isaacs and Zimbardo]
* Bilbo’s Neck Riddle
* Allegory Versus Bounce: Tolkien’s Smith of Wootton Major [Journal of the Fantastic in the Arts 12/2 (2001)]
* A Mythology for Finland: Tolkien and Lönnrot as Mythmakers [Tolkien and the Invention of Myth: A Reader, ed. Chance]
* Tolkien, Kalevala, and “The Story of Kullervo” [un nuovo saggio o forse l’apparato editoriale pubblicato in Tolkien Studies 7 (2010)]
* Brittany and Wales in Middle-earth
* The Green Knight, the Green Man, and Treebeard: Scholarship and Invention in Tolkien’s Fiction [Scholarship and Fantasy, ed. Battarbee]
* Missing Person [Mythlore 46 (Estate 1986)]
Parte 3: Tolkien and His Century
* A Cautionary Tale: Tolkien’s Mythology for England [Probabilmente lo stesso saggio pubblicato in The Chesterton Review 28.1/2 (Febbraio/Maggio 2002); ristampato in A Hidden Presence: The Catholic Imagination of J.R.R. Tolkien, ed. Boyd and Caldecott]
* The Mind, the Tongue, and the Tale
* A Postmodern Medievalist [Tolkien’s Modern Middle Ages, ed. Chance e Siewers]
* Taking the Part of Trees: Eco-conflict in Middle-earth [J.R.R. Tolkien and His Literary Resonances, ed. Clark and Timmons]
* Gilson, Smith, and Baggins [Tolkien’s The Lord of the Rings: Sources of Inspiration, ed. Caldecott and Honegger]
* The Body in Question: The Unhealed Wounds of Frodo Baggins
* A Distant Mirror: Tolkien and Jackson in the Looking-glass [Studies in Medievalism: Postmodern Medievalisms, Volume XIII (2003; pubblicato nel 2005)]
Bibliografia
Note
Indice
Il libro è già disponibile per un pre-ordine sul sito della Kent State University Press oppure su Amazon, con la data di rilascio programma per agosto (solo sei mesi). Era dai tempi di Roots and Branches di Tom Shippey che attendevamo un libro del genere. Urrà!
Ora possiamo iniziare a pensare a quanto sarebbe bello avere una collezione di saggi del duo Wayne Hammond & Christina Scull: solo che, a giudicare dalla loro produzione, un volume solo non basterà…
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