Essere fan dell’autore del Signore degli Anelli nell’epoca dei Social Network… significa anche divertirsi con poco.
È nata su Facebook Roba da Tolkieniani, una pagina che racconta in modo divertente la “tolkienianità” nella vita di tutti i giorni. Si sorride, si ride e – a volte con una certa preoccupazione – ci si riconosce in piccoli gesti che sfiorano nella mania.
Nessun tolkieniano autentico mancherà di riconoscersi in almeno uno dei cartelli.
Suggeriteci i vostri!
Chi può, lo dica: “Io c’ero!”.
Il convegno internazionale “Tolkien e la filosofia”, organizzato dall’Istituto Filosofico Studi Tomistici di Modena e dall’Associazione Romana Studi Tolkieniani è stato un evento importante, riuscito e, soprattutto, piacevolissimo. Un giorno di lavori, un intero fine settimana fianco a fianco con Verlyn Flieger, Tom Shippey e Christopher Garbowski, senza dimenticare i “nostri” Andrea Monda, Wu Ming 4 e Franco Manni. Nove ore (numero tolkieniano per eccellenza!) di riflessioni profonde, volate come se fossero una chiacchierata tra amici.
Nonostante il 22 maggio sia stato il primo sabato di sole dopo settimane di pioggia, un pubblico di quasi 180 persone attente ha preferito rinchiudersi in una sala conferenze, per tornare a guardare la Terra di Mezzo da differenti punti di vista. L’organizzazione era stata curata soprattutto dall’Istituto Tomistico (che giocava in casa), ma noi come ArsT abbiamo dato il nostro sostegno attivo, e speriamo di aver contribuito a far sì che tutta la giornata sia stata un successo.
Dopo il rituale saluto di apertura dei presidenti dell’Istituto Tomistico e dell’ArsT, è iniziato il primo attesissimo intervento: Tom Shippey, probabilmente il maggiore esperto al mondo dell’opera di Tolkien, e Franco Manni della rivista Endòre hanno intavolato una discussione amichevole ma intensa su “Tolkien tra filosofia e filologia”. Manni, naturalmente nella parte del sostenitore della filosofia, ha dato del filo da torcere al filologo Shippey, che tuttavia nella contesa ha a nostro parere riportato la palma di una meritata vittoria.
È seguito Christopher Garbowski, con un importante e denso intervento su “Filosofia e teologia tolkieniana della morte”. Dopo aver partecipato a un gruppo di studio biennale su “Morte e immortalità in Tolkien” (sfociato nel volume La Falce spezzata), non potevamo che essere attenti e interessati, e infatti abbiamo trovato spunti e riflessioni degni di nota. Rimarchevole il passaggio in cui Garbowski ha ricordato «la via Hobbit per l’immortalità: fare figli».
Dopo una breve sosta per il pranzo (breve in senso hobbit) c’è stato quello che in molti consideravano il momento clou della giornata: il dibattito fra Andrea Monda e Wu Ming 4 su “Tolkien pensatore cattolico?”. Superato lo stupore per aver finalmente dato una faccia a uno dei Wu Ming (no, non pubblicheremo la sua foto, anche perché è venuta mossa; vi basti sapere che c’è chi l’ha paragonato nell’aspetto a Caravaggio), siamo rimasti molto colpiti dalla preparazione e dalla passione che entrambi i dibattenti hanno dimostrato; quella di Andrea è stata da alcuni spettatori considerata come la sua migliore presentazione di sempre; Wu Ming 4 è stato, soprattutto per i molti che non l’avevano mai sentito, una vera rivelazione. Peccato solo che i due “contendenti” non abbiano poi conteso così tanto, trovandosi invece spesso e su molti punti in accordo. Noi che c’eravamo, e che abbiamo seguito le fasi di preparazione dell’incontro, possiamo però confermare che non c’è stata nessuna combine: l’incontro è valido (risultato: sostanzialmente un pareggio).
L’ultimo intervento è stato veramente sorprendente per tutti quelli (e sono molti) che non avevano mai avuto l’occasione di ascoltare la voce di Verlyn Flieger. Per trasmettere una parte della sorpresa e dell’emozione, non esitiamo a rubare le parole di un professionista della parola, Wu Ming 4:
«Ho la sensazione di essermi un po’ innamorato di una donna di settantasette anni che risponde al nome di Verlyn Flieger. Una signora piccola e magrissima (al punto da paragonare se stessa a Gollum), con uno sguardo penetrante come pochi e una voce che ti immagini essere quella di Galadriel. Quando ha letto i versi in Quenya e in entese (scusandosi per la pronuncia), nel silenzio assoluto della sala, mi sono venuti i brividi. E quando ha parlato della teoria del linguaggio di Tolkien, con un intervento limpido, senza sbavature, il numero esatto di parole per dire il numero esatto di cose e non una virgola di troppo, mi ha trasmesso un senso di perfezione, di altezza a discapito della minuscola statura».
La sera, poi, i soci organizzatori hanno avuto il privilegio di vivere una serata puramente conviviale con i prestigiosi conferenzieri. Ed ecco che nomi pronunciati con reverenza, leggendo, studiando e traducendo i loro saggi di critica tolkieniana, sono diventati volti reali e sorridenti. Il professor Shippey, tifoso del Leeds e appassionato di calcio, scalpitava per assistere alla finale di Champions League (tifando, sportivamente, per la squadra italiana). I professori Garbowski e Flieger (assieme al suo simpatico compagno) sono stati avvolti dalla confusione di un’allegra tavolata, e tra metri di pizze fumanti, birre, risate e sporadici problemi di traduzione, hanno dimostrato una volta di più d’essere ottimi conoscitori della cultura hobbit, sostenendo senza apparente fatica una tale impresa.
È stato sinonimo di forza e avventura, di muscoli e spade, di epica e fantasy. Negli Stati Uniti Frank Frazetta è un’icona di un genere che si può riassumere da noi con un nome, Conan il Barbaro. Ben prima che Arold Schwarzenegger rubasse l’immaginario collettivo del personaggio nato dalla fantasia di Robert E. Howard, il suo Conan, con le copertine e le storie a fumetti, spopolava tra gli appassionati di fantasy. Illustratore, scultore, pittore, Frazetta si è spento all’età di 82 anni a causa di un infarto, dopo una lunga carriera.
Negli anni Settanta Frazetta realizzò le nuove copertine per i romanzi di Edgar Rice
Burroughs (Tarzan) e Robert E. Howard (Conan): la sua rivisitazione iconica non solo ridefinì i connotati del genere “sword and sorcery”, ma fu talmente potente da imporsi addirittura su quella definita dai suoi predecessori. Di qui l’inizio del successo di un autore che ha fatto scuola. Il suo stile di disegno, con le linee pulite e il suo modo di usare la luce, la notevolissima padronanza del colore e dello sfumato, pervaso da un erotismo tipico per l’epoca, fu assolutamente rivoluzionario.
Sembra che abbia un grande successo, soprattutto negli USA, un’applicazione per iPhone che permetterebbe di scrivere in tengwar (il metodo di scrittura inventato da J.R.R. Tolkien), consentendo poi di condividere i testi scritti su Facebook. L’immagine qui sopra rappresenta il braccio di un idiota che avrebbe voluto tatuarsi il proprio nome, Dennis, scritto in tengwar, ma che invece si trova marchiato a vita con la scritta chfwwsng. Come idea sembra carina: l’applicazione coniuga il fascino (a dire il vero piuttosto elitario, lo ammettiamo) della scrittura elfica a due fenomeni all’apice della loro parabola mediatica, come il melafonino e il social network del momento.
Vaporware è un neologismo inglese con cui si indicano sarcasticamente i prodotti informatici (software o hardware) di cui viene annunciata ufficialmente l’uscita sul mercato a breve, ma che successivamente non vedono la luce, per mancanza di risorse o perché troppo ambiziosi. Nell’ambito dell’editoria tolkieniana è praticamente un “vaporbook” la nuova edizione di J.R.R. Tolkien: A Descriptive Bibliography di Wayne Hammond e Christina Scull. La prima edizione (scritta da Hammond e Douglas A. Anderson) è uno strumento indispensabile per tutti gli studiosi e i collezionisti delle pubblicazioni tolkieniane, ma essendo stata pubblicata nel 1993 è ormai decisamente sorpassata. Una nuova edizione è attesa da almeno quindici anni, e viene sempre data come “di prossima pubblicazione, ma non sappiamo bene quando”, anche perché gli autori si sono nel frattempo dedicati a opere non certo semplici come J.R.R. Tolkien Companion and Guide del 2006 e The Lord of the Rings: A Reader’s Companion del 2008.
In Italia non ci facciamo mancare niente, quindi anche noi abbiamo i nostri titoli impossibili, che alcuni siti si ostinano da anni a segnalare come di prossima pubblicazione, ma che non si sa se e quando vedranno mai la luce. In particolare, sappiamo che la Bompiani, casa editrice che pubblica quasi tutti i libri di Tolkien nel nostro paese, ha da tempo acquistato i diritti per l’Italia di due libri interessanti: uno è la nuova edizione, a cura di Verlyn Flieger, del saggio Sulle Fiabe, accompagnato da uno studio critico della storia e della composizione del testo. L’altro è il saggio Tolkien, il Signore della Terra di Mezzo di Paul Kocher. Per il primo è possibile che il ritardo sia dovuto a cause tecniche, o a lentezza del traduttore, non sappiamo bene. Per quanto riguarda il secondo, però, conosciamo bene i traduttori italiani, e sappiamo che il testo era già pronto nel 2007; inoltre, la Bompiani stessa già l’aveva indicato come “in pubblicazione” per ottobre 2008.
Ora a questa storia si è aggiunto un tassello: sul forum di Elisabetta Sgarbi, Direttore Editoriale della Bompiani, è apparso un messaggio che potrebbe farci sperare. Alla domanda “A quando le edizioni DELUXE di: Racconti incompiuti, Racconti perduti, Racconti ritrovati, Le avventure di Tom Bombadil?”, la risposta è stata: “Buongiorno. Per ora non li abbiamo in programma. Però pubblicheremo una biografia di Tolkien di Paul Kocher. Un saluto Elisabetta”. Che dire? Come al solito, aspettiamo e speriamo.
Ogni forum, gruppo di discussione, mailing-list o social group dedicato a Tolkien, prima o poi ci si scontra; i moderatori le scoraggiano, gli habitués non le sopportano, i lettori silenti le temono, i nuovi arrivati non riescono a fare a meno di porle: sono le QTI, le questioni tolkieniane irrisolvibili.
Eccovene un parziale elenco; leggetele, consideratele e meditatele, perché torneranno su questo sito; a tutte daremo una risposta autorevole, definitiva e documentata, che purtroppo spesso sarà “non si sa”.
In una famosa lettera scritta nel 1951 e indirizzata a Milton Waldman, Tolkien scriveva fra le altre cose: «Alcuni dei racconti più vasti li avrei raccontati interamente, e ne avrei lasciati altri solo abbozzati […] e tuttavia sarebbe rimasto lo spazio per altre menti e altre mani che inserissero pittura e musica e dramma». Fra i musicisti sono stati numerosissimi quelli che hanno colto la “sfida” implicita in queste parole; tra questi, merita senz’altro la nostra attenzione Gabriele Manzini, in arte Archangel, tastierista e compositore milanese ben noto nella ristretta ma agguerrita scena progressive italiana e internazionale. Il suo primo album solista è questo The Akallabêth, ispirato naturalmente al racconto della caduta di Númenor, al quale hanno partecipato numerosi artisti italiani e stranieri.
Per quanto possa avere senso suddividere la musica in categorie (provate a chiedere su un forum dedicato “qual è la definizione di Progressive”: è come chiedere “chi è Tom Bombadil” su un forum tolkieniano), la musica di questo album è un progressive con più di qualche traccia di hard-rock melodico; numerosi sono i richiami alle band che hanno formato il gusto dell’autore (in primis ELP e Genesis). Le linee melodiche, affidate soprattutto alle tastiere, sono affiancate da chitarre presenti quanto necessario, ma senza mai esagerare; la sezione ritmica riesce a confezionare un buon “tappeto sonoro”, dignitoso e senza inutili tecnicismi, sul quale si svolge tutta l’azione; per finire, le voci: i tre cantanti anglosassoni (Damian Wilson, Zachary Stevens, Ted Leonards) sono superbi: in particolare Stevens risulta un Sauron davvero terrificante, mentre Leonards è un Ar-Pharazôn tronfio e pieno di sé, proprio come deve essere; unica perplessità, la voce di Elayne in “See Myself in You”: gotica e rarefatta, dove forse sarebbe stata più indicata una voce più concreta e terrena.
Dato che alcuni soci della nostra associazione hanno dato il loro aiuto come “consulenti” ai testi, non ci sembra corretto analizzarli dettagliatamente; basti dire che si tratta di un concept album, nel quale è raccontata tutta la parabola dell’isola di Númenor, dalla fine della Prima Era fino alla Caduta; protagonisti indiscussi delle canzoni sono Ar-Pharazôn e Sauron, ma compaiono anche Aldarion ed Erendis, Isildur e varie voci narranti. Fra le dodici canzoni dell’album, le nostre preferite sono “Raise the Sword”, potente inno di sicuro sucesso dal vivo, e la lunga ballata “The Downfallen”. Per finire, merita di essere lodato Davide Pagin, l’artista autore della copertina e delle illustrazioni del libretto.
La Deutsche Tolkien Gesellschaft (società tolkieniana tedesca), con l’aiuto delle edizioni Walking Tree Publishers, dell’associazione Modernités Médiévales e dell’Università Friedrich Schiller di Jena, organizza il suo settimo Seminario dedicato a Tolkien, dal titolo Tolkien e il Romanticismo, a Jena fra il 23 e il 25 aprile 2010. Il seminario, che intende fare piena luce sulle influenze del Romanticismo sulle opere di J.R.R. Tolkien, si svolgerà appunto nell’Università tedesca di Jena. Il programma è disponibile per essere scaricato ed è in tedesco e in inglese. Vi segnaliamo solo alcune delle conferenze:
– Marie-Noëlle Biemer: Disincantati con la loro epoca: La Grande Fuga di Keats, Morris e Tolkien
– Anna Slack: Stelle su un Picco Oscuro: Tolkien e il Romanticismo
– Annie Birks: Romanticismo, Simbolismo e Onomastica nel Legendarium di Tolkien
– Jodi Storer: Tom Bombadil – un eroe romantico per i nostri tempi
– Julian Eilmann: Tolkien e il topos della nostalgia romantica
– Margaret Hiley: Amore e sesso nella Terra di Mezzo: la fanfiction tolkieniana romantica
– Michael Devaux: Tolkien e Coleridge sull’Immaginazione
– Eduardo Segura e Guillermo Peris: “Credenza Secondaria”: Tolkien e la rivalutazione della nozione romantica di verità letteraria
– Stefanie Schult: Bellezza, perfezione, terrore sublime: alcuni pensieri sull’influenza dell’Inchiesta sul bello e il sublime di Edmund Burke sulla creazione della Terra di Mezzo di Tolkien
– Thomas Fornet-Ponse: Tolkien, Newman e l’Oxford Movement
– Fabian Geier: Falsa armonia? Ovvero: è ancora permesso sognare la Contea dopo Auschwitz?
– Marcel Bülles e Anke Eissmann: L’estetica della Terra di Mezzo. Dipinti e architetture del periodo romantico, e la loro influenza su J.R.R. Tolkien
– P. Guglielmo Spirito e Emanuele Rimoli: Panorami esterni e interni in Tolkien: fra Wordsworth, Coleridge e Dostoevsky
«Direi che il racconto… tratta della morte e del desiderio di immortalità. Che è come dire che il racconto è stato scritto da un uomo!». Si può partire da questo brano, tratto dalle Lettere di J.R.R. Tolkien, per capire quanto per il professore di Oxford le idee della morte e dell’immortalità fossero centrali nelle sue opere. Eppure, lo studio di queste tematiche è stato trascurato dalla critica.
Esiste un solo volume esplicitamente dedicato a questi aspetti, ma che si limita a un’analisi de Il Signore degli Anelli: si tratta di Tolkien: sur le rivage de la Terre du Milieu di Vincent Ferré (Christian Bourgois Editeur, Parigi 2001). Per il resto, si possono contare pochi articoli, sparsi tra le centinaia di pubblicazioni dedicate allo scrittore inglese.
A questa mancanza cerca di sopperire La falce spezzata – Morte e immortalità in J.R.R. Tolkien, edito dalla Marietti 1820 nella collana Tolkien e dintorni (22 euro), a cura di Roberto Arduini e Claudio Antonio Testi. Il lavoro è frutto di periodiche riunioni di studio che hanno coinvolto tutti gli autori per ben due anni, coordinati dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena e dall’Associazione romana studi Tolkieniani.
Ecco in anteprima l’elenco dei saggi, divisi in due parti, intitolate Krónos e Lógos:
Krónos
– Claudio Antonio Testi, Il Legendarium tolkieniano come meditatio mortis.
– Lorenzo Gammarelli, Ai confini del Reame Periglioso: morte e immortalità nelle opere brevi di Tolkien.
– Alberto Ladavas, L’errato cammino del sub-creatore: dalla Caduta alla Macchina rifuggendo la Morte.
– Simone Bonechi, Nei tumuli di Mundburg: morte, guerra e memoria nella Terra di Mezzo.
Lógos
– Franco Manni, Elogio della Finitezza. Antropologia, escatologia e filosofia della storia in Tolkien.
– Andrea Monda, Morte, immortalità e le loro scappatoie: memoria e longevità.
– Roberto Arduini, Tolkien, la morte e il tempo: la fiaba incastonata nel quadro.
– Giampaolo Canzonieri, L’invidia sbagliata. Analogie e contrapposizioni tra Elfi e Uomini sul tema del dolore.
– Claudio Antonio Testi, Logica e teologia nella tanatologia tolkieniana.
– Alberto Quagliaroli, Immortalità elfica come esperimento narrativo-letterario.
Il libro è approdato sugli scaffali solo l’altro ieri, il 1 dicembre. Non resta che augurarvi buona lettura!
Stavolta un post più serio. Aprendoci lentamente al mondo dei blog, siamo capitati in una discussione lunga e appassionata sulla letteratura fantastica, i suoi critici e i suoi fan. Vale la pena occuparsene, perché molti interventi riguardano Tolkien. È difficile seguire il filo di un thread di oltre 250 messaggi… Per questo faremo una netta selezione. Chi volesse leggerlo tutto, vada qui. Il blog è quello di Loredana Lipperini, brava e attivissima giornalista attenta al web e ai libri, che dà di continuo spunti su libri e navigazioni.
Nel suo thread Il ritorno del Monnezzone spiega come sia tornato in voga questo termine per definire “libri plastificati sul genere Sonzogno, ma anche Mondadori” e tutti quei libri da cui “entrando nelle librerie, vieni ormai travolto con la loro potenza visiva e anche fisica delle copertine dorate, che vomitano draghi, complotti, maghetti”.
Il problema è che nel Monnezzone finiscono anche, avverte la Lipperini, “tutta la letteratura fantastica, compresi autori come Philip Dick, H.P. Lovecraft e, appunto, J.R.R. Tolkien”.
La discussione si divide in mille rivoli, toccando diversi punti caldi, con l’intervento di un bel po’ di scrittori di fantasy, di narrativa fantastica, di epica e qualche critico. A noi interessa molto seguire lo scambio d’opinioni, tutto incentrato su Tolkien, tra Wu Ming, il collettivo di scrittori che ha sfornato capolavori come Q, Manituana, Altaj e soprattuttoStella del mattino (con Tolkien tra i protagonisti!), e Andrea Cortellessa, il critico della postfazione al libro L’Anello che non tiene, edito da Minimum Fax.
Ci riserviamo di parlarne in un post a parte, ma qui vorremmo concludere il discorso generale sul Monnezzone; come dice la Lipperini: “Che ci siano libri di basso profilo nella narrativa fantastica è evidente. Che tutto ciò che parla di draghi e magia sia immondizia è un falso”.
Visto che certa critica “ufficiale” ancora non riesce a distinguere, è necessaria un’assunzione di responsabilità da parte di chi informa, tramite la Rete, su quei libri. L’Associazione romana studi Tolkieniani intende seguire questa strada, quindi si assume la responsabilità di quel che scrive e recensisce, si parli di Tolkien, degli Inklings e, perché no, anche di narrativa di genere.
Dato che i consigli letterari non sono mai abbastanza, soprattutto in periodo di regali, continuiamo a parlare di libri, segnalando due testi del Professore usciti recentemente, entrambi a cura di Christopher Tolkien. Il primo è La leggenda di Sigurd & Gudrun (Bompiani, 25 euro), in cui attingendo all’Edda e alle saghe dei Nibelunghi e dei Volsunghi, Tolkien riscrive le leggende intrecciate di Sigurd e Gudrun. Ecco allora susseguirsi prima le eroiche e tragiche avventure di Sigurd, l’uccisore del drago Fafnir che custodisce l’oro dei Nibelunghi, sino alla conquista della valchiria Brynhildr che Sigurd risveglierà dal suo sonno magico per poi inoltrarsi sul sentiero di un terribile destino sposando Gudrún. E quindi la storia della stessa Gudrún, inconsolabile vedova di Sigurd, di cui seguiamo, con tutta la suspense che l’epica autentica sa suscitare, la personale storia di vendetta che ricorda una tragedia greca trasporta nel Nord Europa. Una storia che passa attraverso il matrimonio con il malvagio re degli Unni, Atli attirato da Gudrún in una vera e propria trappola mortale. Un poema che affonda le sue radici nelle antichissime epopee mitiche della tradizione occidentale restituendocene l’afflato nconfondibile insieme a una sensibilità fantastica del tutto contemporanea, che da più di mezzo secolo continua ad affascinare lettori di ogni nazione e di ogni età. Per chi l’avesse perso, ecco la presentazione del volume, affidata a un vero e proprio trailer, per il quale rimandiamo volentieri al nostro canael su Youtube:
Il secondo libro di Tolkien è Sir Gawain e il Cavaliere Verde (Ed. Mediterranee, 12.90 euro). La collana Orizzonti dello Spirito ripropone questo poema medievale, insieme ai suoi coevi Pearl e Sir Orfeo, già pubblicati negli anni ’70 con la traduzione di J.R.R. Tolkien. In questa nuova edizione, il traduttore Sebastiano Fusco s’è basato proprio sulla versione in inglese moderno del Professore, anziché su quella originale in medio inglese.
Se Sir Orfeo è una rivisitazione medievale del celebre mito greco, e Pearl descrive l’elaborazione mistica del lutto da parte di un padre che ha perso la figlia, con Sir Gawain entriamo nelle leggende arturiane. A sir Gawain (Galvano), uno dei più famosi e puri cavalieri della Tavola Rotonda di re Artù, è affidata la risposta a una sfida sovrumana, lanciata da un essere fantastico di fronte a tutti i più nobili eroi che acquisirono fama nella mistica cerca del Santo Graal: sopportare un colpo vibrato con un’arma tremenda da una creatura che, pur se ha l’aspetto d’un uomo, certo uomo non sembra essere. Accettare la sfida significa prepararsi alla morte. Ma in
realtà, come apprenderà sir Gawain, la tenzone che dovrà affrontare dopo infinite avventure non mette a rischio soltanto la sua vita: ciò che realmente è in gioco è la sua nobiltà di cavaliere, la sua purezza e la sua lealtà.Il romanzo di sir Gawain, nella sua versione primitiva intitolata Sir Gawayne and the Grene Knight, è narrato in un manoscritto risalente al Quattrocento, dovuto a uno sconosciuto autore che impiegava un idioma assai complesso, ricco di vocaboli provenienti dalle letterature romanze e scandinave, tale da renderlo incomprensibile al lettore moderno.
Due volumi che ci rimandano ad un passato arcano e sempre affascinante.
Marzo 2010? Non è poi così lontano. Si avvicina quindi il momento del primo ciak de Lo Hobbit, firmato ovviamente Peter Jackson che, dopo la spettacolare trilogia su Il Signore degli Anelli, ha deciso di misurarsi col primo romanzo di Tolkien, vero e proprio prequel del capolavoro letterario. Stavolta, però, Jackson lascerà il posto dietro alla macchina da presa al visionario Guillermo Del Toro (già autore de Il labirinto del fauno), per restare nelle retrovie ad occuparsi della sceneggiatura, assieme alle fedeli Fran Walsh e Philippa Boyens, e a Del Toro stesso.
In questi giorni, il regista neozelandese ha dichiarato:
“Lo Hobbit sarà diviso in due film; noi abbiamo finito il primo copione e l’abbiamo consegnato allo Studio (la Warner Bros., ndr). Ci sono sembrati molto contenti. Siamo già a metà del secondo copione e Philippa, Fran, Guillermo e io ci stiamo divertendo parecchio a scriverlo”.
Jackson ha anche spiegato perché ha preferito passare il timone ad un altro regista:
“Si è trattato di un’esperienza molto interessante: otto o nove anni fa (in realtà, più di dieci, ndr) abbiamo adattato Il Signore degli Anelli e temevo che sarebbe stato bizzarro o difficile tornare alla Terra di Mezzo. Ma nel momento in cui abbiamo cominciato a scrivere, tutto s’è rivelato semplice. Volevo Guillermo alla regia, perché sentivo che mi sarei sentito in competizione con me stesso, se fossi stato io a dirigere i due film, e che dunque li avrei fatti diversi dai precedenti. Questo non è il modo in cui voglio lavorare, preferisco che tutto sia spontaneo”. Attualmente, il regista sta facendo i sopralluoghi per le location, in Nuova Zelanda: “E stiamo anche scrivendo con Guillermo i dialoghi di Ian McKellen (che tornerà nei panni di Gandalf). Una cosa è certa: è Guillermo il regista e quindi sarà lui a mettere in scena tutto quanto, alla sua maniera. Sarà interessante vederlo”. Perché due film? La trama del libro sullo schermo si arricchirà con episodi tratti dalle Appendici de Il Signore degli Anelli, cos’ da renderà evidente il continuum tra i due romanzi. La prima parte de Lo Hobbit è annunciata nelle sale alla fine del 2011. Un anno dopo arriverà anche il secondo. Non resta che aspettare.
Un ringraziamento particolare va a Luca Morandi, in arte CyberLuke.
Questo affermato e raffinato mago dell’arte digitale non ci ha soltanto, generosamente, donato un banner suggestivo e d’autore, ma ci ha guidati anche nei primi, fondamentali passi della creazione di questo blog.
Un aiuto disinteressato che vale molto.
Grazie, CyberLuke!
Benvenuti nel blog dell’Associazione romana studi Tolkieniani!
Com’è facilmente intuibile dal nome, la nostra associazione – attiva principalmente nella Capitale – si propone di approfondire, valorizzare e diffondere gli scritti e la biografia di J.R.R. Tolkien, autore di due dei libri più amati del Novecento, Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, unitamente agli autori e alle tematiche a lui vicini.
Dal 2005, distribuiamo le nostre forze (a titolo volontario) in tre settori, Arte, Letteratura e Spettacolo, con l’intenzione di esplorare l’ampio ventaglio delle suggestioni intellettuali che questo grande autore inglese ha saputo e sa ancora suscitare. Nell’ambito artistico, desideriamo valorizzare il talento di giovani illustratori. In quello letterario, oltre ad organizzare conferenze, incontri e seminari, ci occupiamo di redarre, tradurre, pubblicare e promuovere saggi di particolare interesse. Infine, nel campo dello spettacolo, l’Associazione romana studi Tolkieniani opera in stretta sintonia con I Lettori, gruppo che diffonde i testi di Tolkien attraverso letture recitate, destinate soprattutto ai giovanissimi.
In questi anni, sono molte le attività che l’Associazione ha svolto, spesso in collaborazione con enti, istituzioni o altre associazioni culturali. Ecco una breve cronistoria:
Giugno 2005 – Le Rive dell’Anduin
Manifestazione organizzata presso il Teatro Arciliuto di Roma.
Dicembre 2005/Gennaio 2006 – Racconti d’inverno
In collaborazione con le Biblioteche di Roma e in occasione della Fiera della Piccola e Media Editoria e della manifestazione Natale all’Auditorium.
Ottobre 2006 – Paesaggi della Terra di Mezzo
Conferenze ed escursione tematica all’Orto Botanico di Roma.
Aprile 2007 – Paesaggi dalla Terra di Mezzo
Prima raccolta di saggi ad opera dei soci, dal sottotitolo: Immaginario naturale e radici culturali nell’opera di J.R.R. Tolkien (Aracne Editrice)
Aprile/Maggio 2007 – Tolkieniana II
Festival tenutosi a Buccinasco (MI), in collaborazione con Tolkieniana.net, Eldalië, Granburrone e il gruppo Bolgeri.
Maggio 2009 – Due settimane nella Terra di Mezzo di J.R.R. Tolkien
Manifestazione ospitata dal Fusolab di Roma.
Questo per capire da dove veniamo… e dove andremo, chi lo sa?
Noi continuiamo a dedicarci con passione ai libri Tolkien, rosicchiando tempo dalle nostre routine quotidiane… anche laddove non c’è.
Voi, se volete, seguiteci: siete i benvenuti!
Dopo un inverno freddo e piovoso, con la primavera torna anche la fantasia. E prima che faccia troppo caldo si può fare un viaggio nella Terra di Mezzo, in compagnia del creatore del Signore degli Anelli. Per due settimane le opere di J.R.R. Tolkien saranno il filo conduttore di “I colori della Terra dei Draghi”, manifestazione curata dall’Associazione romana studi Tolkieniani che si terrà dal 28 maggio al 7 giugno 2009 al centro culturale FusoLab, in via Pitacco 29 a Roma.
Si parte giovedì 28 maggio con l’inaugurazione di “I colori della Terra dei Draghi – Lo Hobbit e altre storie della Terra di Mezzo”, mostrapersonale di dipinti dell’artista Enrica Paresce, che sarà aperta per tutto il corso della manifestazione. L’esposizione artistica ripercorre le tappe dell’evoluzione della pittrice e della sua esplorazione nel mondo inventato dallo scrittore inglese. È un viaggio anche tra le varie tecniche usate, dalla matita al chiaro scuro, dalla china all’acquerello, per finire con gli ultimi esperimenti con l’acrilico.
Giovedì 28 maggio sarà anche una serata dedicata all’approfondimento. Due incontri con specialisti ed esperti illustreranno alcune tematiche presenti nelle opere dello scrittore inglese. In “Il Signore degli Anelli: temi moderni in una trama antica”, Norbert Spina parlerà dei filoni narrativi presenti nel capolavoro di Tolkien. A seguire, in “La Natura nelle opere di J.R.R. Tolkien”, Claudia Manfredini rivelerà l’origine dell’amore e dell’attenzione che lo scrittore dedicò agli alberi e ai fiori della Terra di Mezzo e i diversi aspetti e ruoli che la natura assume nelle sue opere. Durante la serata non mancherà una tipica Cena hobbit. Ci si potrà calare nelle atmosfere più conviviali della Terra di Mezzo, con la possibilità di assaggiare succulenti cibi e buone bevande: dai dolci degli Elfi alle focacce dei Nani, con abbondante presenza di Idromele.
Durante la manifestazione saranno diffuse le dieci interviste della trasmissione “Un giornalista nella Terra di Mezzo: interviste fantastiche ai personaggi del Signore degli Anelli”, che andrà in onda in contemporanea sulla radio web di FusoLab e in altre serate per tutta la durata della manifestazione.
La domenica del 31 maggio, come è abitudine del FusoLab, saranno dedicate al cinema. E quale migliore occasione per parlare della trilogia cinematografica del Signore degli Anelli? Diretta da Peter Jackson dal 2001 al 2003, è la saga più vittoriosa della storia, avendo ottenuto ben 17 premi Oscar. La serata della rassegna cinematografica “Il Signore degli Anelli: dal Libro al Film” si concentrerà sulla trasposizione del testo del libro più famoso di Tolkien in quello che è un nuovo linguaggio. Di una vera e propria traduzione si tratta e ne discuteranno il critico cinematograficoAlberto Crespi, conduttore de “La valigia dei Sogni” su La7 e firma prestigiosa de “l’Unità”, e Lorenzo Gammarelli, esperto e traduttore di alcune opere dello scrittore inglese.
Tutte le iniziative sono a cura dell’Associazione romana studi Tolkieniani
La partecipazione è gratuita
Programma
I colori della Terra dei Draghi
Dal 28 maggio al 4 giugno al centro culturale FusoLab
via Giorgio Pitacco 29 – Roma
…
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__utma
ID used to identify users and sessions
2 years after last activity
_gac_
Contains information related to marketing campaigns of the user. These are shared with Google AdWords / Google Ads when the Google Ads and Google Analytics accounts are linked together.