Lords for the Ring 2019: la Tavola di aprile

Lords for the Rings 2019 - Ivan CaviniIl progetto Lords for the Ring – Tolkien Art Calendar nasce nel 2016 da un’idea di Paolo Barbieri, che ha coinvolto l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani e Lucca Comics and Games: da allora il calendario d’arte tolkieniana italiana ha portato nelle case di tutti coloro che hanno scelto di sostenere questa iniziativa le creazioni dei più grandi artisti del fantasy italiano. Paolo Barbieri, Ivan Cavini, Alberto Dal Lago, Edvige Faini, Angelo Montanini, Dany Orizio e Lucio Parrillo: una pluralità di voci, un coro che ha dato una nuova forma alla Terra di Mezzo dopo che l’immaginario dei film di Peter Jackson era divenuto uno standard a cui moltissimi sceglievano di aderire.
La terza edizione del calendario ha segnato una svolta, un ulteriore rinnovamento, proponendo una monografia dedicata all’artista dozzese Ivan Cavini ed una delle novità di quest’anno è stata la preparazione di alcune note sulle illustrazioni realizzate, un dietro le quinte artistico che spiega scelte compositive e contestualizza le scene all’interno del Signore degli Anelli.
Dopo aver registrato, in collaborazione con Radio Gente Nerd, due interviste al pittore in merito alle quattro tavole delle edizioni precedenti (A Casa di Beorn e Io non sono un uomo per il 2017 e Celebrimbor e Sauron forgiano gli anelli del potere e L’arrivo degli Stregoni nella Terra di Mezzo per il 2018), che potete trovare sulla pagina facebook dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, affronteremo il 22 di ogni mese la tavola ad esso dedicata, con le dichiarazioni dell’autore ed ulteriori approfondimenti. Potete già trovare qui l’articolo dedicato all’immagine di gennaio, qui quello su febbraio e qui la tavola di marzo.

La parentela di Bilbo e Frodo, facciamo chiarezza

Compleanno Bilbo Baggins BaskhiRiceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo sulla vera parentela che intercorre tra Bilbo Baggins e suo nipote Frodo Baggins, da lui anche adottato. L’articolo di Alessandro Mazza è stato il tema di discussione sul gruppo FB dell’Associazione e ha portato a fare chiarezza non solo circa la corretta traduzione da fare per la parentela tra i due Hobbit, ma anche a far capire a moltissimi lettori come questo argomento sia trattato diversamente in italiano e in inglese. Il fatto è che gli inglesi sono veramente come gli Hobbit: sono loro, infatti, ad avere un interesse quasi patologico per la genealogia, e quindi hanno sviluppato una terminologia che permette di descrivere molto precisamente rapporti di parentela o affinità con persone a cui in Italia non manderemmo nemmeno una partecipazione di matrimonio! Questo articolo, tutto sommato, può quindi essere considerato un piccolo puntiglio dell’autore. Ma concordiamo con lui che, visto che a molti Hobbit queste cose piacciano, ci sembra giusto essere il più precisi possibile. Buona lettura!

Tornano i saggi Hobbit: ecco la sorte di Frodo

Departure at the Grey Havens, by Ted NasmithTornano i Saggi Hobbit!
Si tratta di saggi brevi così nominati per via della loro lunghezza volutamente contenuta (ma non trascurabile) e perché redatti secondo quelli che Tolkien descrive essere i gusti hobbit: nella Prefazione al Signore degli Anelli è infatti scritto che gli hobbit “si dilettavano a riempire meticolosamente libri interi di cose che già sapevano, in termini chiari e senza contraddizioni.”.
Il proposito di questa rubrica è di fornire basi solide e affidabili su cui poter costruire altri ragionamenti e ci auguriamo che i nostri lettori vorranno aggiungere nei commenti le loro riflessioni ed opinioni.
Dopo i primi due saggi proposti ai nostri lettori, incentrati rispettivamente sugli Anelli del Potere e sugli Orchi, l’argomento che viene affrontato oggi è il viaggio di Frodo all’Ovest. Norbert Spina analizza i motivi e le implicazioni dell’inusuale destino del Portatore dell’Anello.

Come sanno tutti i lettori de Il Signore degli Anelli, alla fine del romanzo i portatori degli Anelli vanno ad Ovest.
Nel libro non molto è spiegato del perché anche a Bilbo e Frodo sia permesso partire verso Aman, anche se ci sono alcuni indizi. Per esempio le parole di Frodo, quando i quattro Hobbit e Gandalf stanno ritornando verso la Contea. Ecco come Tolkien descrive la scena:

“Finalmente i passi degli Hobbit si volsero verso casa. Erano desiderosi di rivedere la Contea, ma da principio cavalcarono lentamente, perché Frodo si era sentito a disagio. Giunti al Guado del Bruinen si era fermato, riluttante ad avventurarsi nel fiume; ed essi si accorsero che per qualche tempo i suoi occhi non vedevano né loro né le cose circostanti. Era stato silenzioso per tutto il giorno. Era il sei di ottobre.
Sam and Shelob - John Howe“Stai soffrendo, Frodo”, disse Gandalf dolcemente, cavalcandogli a fianco.
“Be’… sì”, disse Frodo. “È la spalla. La ferita fa male, e il ricordo dell’Oscurità pesa su di me. Fu esattamente un anno fa”.
“Ahimè! Vi sono ferite che non guariscono mai del tutto!”, disse Gandalf.
“Temo che per la mia sarà così”, disse Frodo. “Non esiste un vero ritorno. Anche tornato nella Contea, essa non mi parrà più la stessa, perché io sono cambiato.
Sono ferito da pugnale, pungiglione e denti, e da un gravoso fardello. Dove troverò riposo?”.
Gandalf non rispose.”

(Il Signore degli Anelli VI.7 “Verso Casa”)

Sfortunatamente alla traduzione italiana è sfuggita una frase, riportata qui sopra in tondo. Frodo risente della ferita del pugnale Morgul, del veleno di Shelob, dell’amputazione del dito dovuta ai denti di Gollum ma, soprattutto, alla lunga lotta contro l’Anello e l’effetto combinato di queste ferite, ma più ancora del suo viaggio difficile e pericoloso verso Monte Fato lo stanno in qualche modo cambiando, come probabilmente sta iniziando a capire lui stesso.

Ma c’è già chi ha percepito che Frodo potrebbe essere stato ferito più profondamente di quanto egli stesso abbia compreso. Arwen è la prima a capire che Frodo potrebbe aver necessità di andare all’Ovest: non per niente è figlia di Elrond, e tramite lui discendente di Lúthien, oltre ad essere nipote di Galadriel, e ha la saggezza di lunghi anni (ben oltre 2500). Pertanto dice a Frodo:

Arwen - John Howe“Io ti farò un dono. Perché io sono la figlia di Elrond: non partirò con lui quando si recherà ai Porti, perché la mia scelta è quella di Lúthien, e anch’io ho scelto come lei allo stesso tempo il dolce e l’amaro. Ma in vece mia partirai tu, Portatore dell’Anello, quando giungerà l’ora, e se lo vorrai. Se la tua ferita sarà ancora dolorante e il ricordo del tuo fardello sarà pesante sul tuo cuore, allora potrai recarti a ovest, finché tutte le tue ferite e stanchezze non siano sanate. Ma ora prendi questo in memoria di Gemma Elfica e di Stella del Vespro, i fili che si sono intrecciati con te nel tessuto della tua vita!”.
Ella prese una gemma bianca come una stella che pendeva sul suo petto da una catena d’argento, e la mise al collo di Frodo. “Quando ti sentirai turbato dal ricordo della paura e dell’oscurità”, ella disse, “questo ti sarà di aiuto”.

(Il Signore degli Anelli Vi.6 “Molte separazioni”)

E pian piano anche Frodo si rende conto di essere cambiato molto di più di quanto lui stesso pensasse e, come molti “reduci” di guerra si sente fuori posto, non riesce a reinserirsi nella sua “vecchia vita”.
Lo dice chiaramente a Sam, verso la fine del libro:

“Ma”, disse Sam, e le lacrime incominciarono a sgorgargli dagli occhi, “credevo che anche voi voleste godervi la Contea, per anni e anni, dopo tutto quello che avete fatto”.
“Anch’io lo credevo, un tempo. Ma sono stato ferito troppo profondamente, Sam. Ho tentato di salvare la Contea, ed è stata salvata, ma non per merito mio. Accade sovente così, Sam, quando le cose sono in pericolo: qualcuno deve rinunciare, perderle, affinché altri possano conservarle.

(Il Signore degli Anelli III.9 “I Porti Grigi”)

Frodo in Ithilien - Donato GiancolaMa Frodo è torturato solo dal ricordo degli orrori passati? O c’è altro ad angustiarlo?
Discorrendo con Gandalf a casa Baggins, all’inizio della sua avventura Frodo dice “Vorrei tanto salvare la Contea, se potessi farlo” (Il Signore degli Anelli I.2 “L’ombra del Passato”). Ed è probabilmente questa idea di potere tornare a casa come il “salvatore della Contea” – oltre alla comprensione dell’importanza della missione – a spingerlo ad accettare di incamminarsi da Gran Burrone per trovare la via verso la Voragine del Fato; e ad accettare, quando già è a Mordor, che la sua missione sarà senza ritorno – dato che non ha viveri per sostentarsi per l’eventuale viaggio di ritorno da Mordor.
Ma, alla fine, lui cede alla tentazione e si arroga l’Anello. Fallisce la missione, in un certo senso.
Si potrebbe discutere se ciò sia vero, ma non ce n’è bisogno. In proposito Tolkien è stato chiarissimo, nelle Lettere, ove spiega perché a Frodo (e Bilbo e, si dice, anche a Sam) sia consentito un riposo di riflessione e ricerca della serenità al di là del Mare:

“[Frodo] dapprima sembra non avere alcun senso di colpa (1); recupera la salute e la pace. Ma allora pensa di aver dato la propria vita in sacrificio: si aspettava di morire molto presto. Ma non andò così, e si può vedere l’inquietudine/insoddisfazione/disagio crescere in lui. Arwen fu la prima a riconoscere in lui tali segni e gli diede il suo gioiello per confortarlo, e pensò a un modo per guarirlo.
Lentamente “esce di scena” dicendo e facendo sempre meno. Credo sia chiaro, per un lettore attento, che quando i momenti bui lo investivano e lui era conscio di esser stato “ferito da un coltello, da un pungiglione e da un gravoso fardello” non erano solo incubi di orrori passati ad affliggerlo, ma anche un irragionevole autoincolparsi: vedeva se stesso e ciò che aveva The Tower of Cirth Ungol - Donato Giancolafatto come un completo fallimento. ‘Malgrado io possa tornare nella Contea, non mi sembrerà la stessa perché io non sono più lo stesso”. Questa in realtà era una tentazione dell’Oscurità, un’ultima scintilla di orgoglio: il desiderio di tornare come “l’eroe”, non soddisfatto di essere solo un mero strumento del Bene. Ed era mista con un’altra tentazione, più oscura e (in un certo senso) più meritata in quanto, comunque lo si voglia spiegare, in realtà lui non ha gettato l’Anello con un gesto volontario: era tentato di rimpiangerne la distruzione e di desiderarlo ancora. ‘Se n’è andato per sempre, e ora tutto è buio e vuoto’ sussurra mentre si risveglia dalla malattia nel 1420 (2).
‘Ahimé, ci sono malattie che non si possono curare completamente’ disse Gandalf (3) – non nella Terra di Mezzo. Frodo fu mandato o ebbe il permesso di andare oltre il Mare per guarirlo, se ciò era possibile, prima che morisse. Alla fine avrebbe dovuto “andarsene”: nessun mortale poteva o può vivere per sempre sulla terra, o nel Tempo. Così andò contemporaneamente a un purgatorio e a una ricompensa, per un po’: un periodo di riflessione e di pace per raggiungere una maggiore consapevolezza della propria posizione, in umiltà e in grandezza, vissuto ancora nel tempo tra le bellezze naturali di “Arda Incorrotta”, la Terra non guastata dal male.”

(Bozze della lettera 246, alla sig.ra Eileen Elgar del settembre 1963 – traduzione mia)

Quindi Frodo non ha bisogno solo di essere curato “delle ferite di pugnale, pungiglione e denti, e di un grosso fardello” ma deve venire a patti con il suo aver fallito, non essere stato all’altezza delle sue stesse aspettative. Ha quindi bisogno di un periodo di riflessione in cui accettare il suo ruolo di “mero strumento del bene”, di capire che nessun mortale avrebbe potuto portare a termine la missione, e che lui si è speso completamente, non avendo, quindi, nulla da rimproverarsi. Che è poi il motivo perché, pur avendo fallito, viene da tutti encomiato: più di così lui non poteva fare. Ed è il motivo perché, più sopra, ho scritto che Frodo ha fallito “in un certo senso”.

Infine vorrei sottolineare che, come abbiamo letto poco sopra, Frodo e Bilbo rimangono mortali. Non è dato ai Valar il potere di togliere “il dono di Iluvatar” (cioè la morte) agli Uomini; e agli Hobbit, che sono una branca della razza Umana, come specificato da Tolkien nella lettera 131.

Note:
1. Signore degli Anelli, VI.3 “Monte Fato”
2. il 13 marzo, anniversario della sua cattura da parte di Shelob e poi degli orchi (ndN)
3. Il Signore degli Anelli, VI.9 “Verso Casa”

ARTICOLI PRECEDENTI: I SAGGI HOBBIT
– Leggi l’articolo su Gli Anelli del Potere
– Leggi l’articolo su Gli Orchi
– Leggi l’articolo su Riguardo agli Hobbit.
– Leggi l’articolo su Gli Istari e i loro bastoni
– Leggi l’articolo su Denethor: c’è del metodo in questa follia
– Leggi l’articolo su Gli Elfi sono vegetariani? Ecco cosa dice Tolkien
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Corso Tolkien ad Asti: ne parla l’autore

logo Asti UteaDopo Sentieri Tolkieniani, Tolkien torna a far parlare di sé in Piemonte. Questa volta sarà ad Asti, città conosciuta per i vini, come l’Asti Spumante, esportato in tutto il mondo, e per l’omonimo Palio, le cui origini risalgono all’epoca medievale, e che tradizionalmente si corre la terza domenica di settembre. Ma quest’anno uno dei corsi dell’Utea, l’Università delle Tre Età presente in città, dedicherà un’intero corso al Professore di Oxford, dal titolo Tolkien, il genere fantasy e la sopravvivenza dell’epica nel XX secolo. A tenerlo sarà Alberto Banaudi, professore di storia e filosofia al liceo scientifico di Asti e di letterature classiche proprio all’Utea. Laureato in Lettere Classiche e in Filosofia, oltre ad insegnare Banaudi si dedica alla ricerca filosofica, spaziando in tutta la storia della cultura e soffermandosi spesso sul rapporto tra mito e origini del pensiero occidentale. Proprio in occasione dell’imminente corso, abbiamo realizzato un’intervista.

Le 20 cose da sapere sul Signore degli Anelli

Tim Kirk: Il nostro sito web è inondato spesso dalle domande degli appassionati di J.R.R. Tolkien che vorrebbero saper tutto sul loro autore preferito. Molto spesso è sufficiente consultare le Lettere scritte da Humphrey Carpenter oppure le Appendici del Signore degli Anelli, altre è addirittura più semplice: basta leggere il libro! Prendendo spunto da un articolo di What Culture, eccovi le 20 cose che non sapevate sul capolavoro di Tolkien. E se le sapevate già, è sempre un bene ripassarle!

Sviluppi: Barker, Lego e la febbre da copyright

Almeno una volta ogni sei mesi siamo costretti a farlo. Dobbiamo tornare su argomenti già trattati. In gergo si chiama “follow-up”: seguito, ancor meglio “sviluppo di una notizia”. Bene noi ne abbiamo troppe che premono per non occuparcene. Quindi, stavolta un bell’articolo composito, che rende giustizia a tutti i nostri “follow-up”, in attesa del Tolkien Reading Day di sabato 24 e domenica 25 marzo.