L’infografica del Signore degli Anelli

Infografica di JT FridsmaAlcuni dei dettagli del Signore degli Anelli possono essere difficili da ricordare. Gimli era presente a Isengard? In che punto Aragorn e Gandalf si sono separati? Quando Frodo e Sam hanno incontrato Barbalbero? Pur avendo letto il Signore degli Anelli una dozzina di volte, può capitare di non ricordare l’esatta sequenza di ogni scena del racconto oppure il momento esatto in cui vengono recitate tutte le poesie. L’errore può sempre capitare, anche se si va a tutti i festival di Tolkien, si hanno in casa tutti i gadget e i souvenir e ci si è vestiti da vari personaggi del libro in molte occasioni. Fino a oggi. Ora gli appassionati di J.R.R. Tolkien hanno un aiuto in più!

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Infografica di JT FridsmaLo studente statunitense JT Fridsma dell’Università della Florida ha recentemente creato quella che in gergo si chiama “infografica”, una mappa che ripercorre, minuto per minuto, le varie trame e sottotrame degli adattamenti cinematografici dell’opera di Tolkien realizzati da Peter Jackson. Col titolo “The Fellowship” si ha davanti un immagine a metà tra una tabella dati e un’opera d’arte che può essere spiazzante a un primo sguardo. Fortunatamente, Fridsma fornisce in abbondanza suggerimenti che aiutano a leggere questa rappresentazione visiva del viaggio della Compagnia attraverso la Terra di Mezzo, dalla sua creazione nella Compagnia dell’Anello, alla distruzione dell’Unico Anello nel fuoco del Monte Fato. Il centro dell’infografica è una mappa geografica della Terra di Mezzo. A fianco, un arco tiene traccia dello scorrere dei minuti (!) lungo una “timeline”. Ogni punto riportato sulla mappa esplode poi in una linea rossa che giunge in alto e indica tutti gli eventi di cui sono protagonisti i vari membri della Compagnia.

«Per lo stile mi sono ispirato a quello di tipografia e design del XIX secolo», scrive Fridsma presentando il progetto sul suo sito. Anche i suoi colleghi grafici della Co.Design hanno recensito l’ultima fatica dello studente universitario. E non sono mancate le critiche da esperti! Secondo loro, le linee che mostrano l’avanzamento dei personaggi in realtà non fanno un gran lavoro nel mostrare distintamente chi sta partecipando in ciascuna delle trame parallele. Tuttavia, la cosa notevole è che l’infografica permette di rivivere il film (e libri) in un modo nuovo. Vedendo tutte le trame in un solo colpo d’occhio, raccolti in una solo mappa, si può apprezzare ancor di più la grandezza e la scala del capolavoro di Tolkien. Che, dopo averlo letto e guardato, circa 68 volte, è esattamente quello che ci serve per riprendere in mano il libro.
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Infografica di Randall MunroePrima di concludere solo due note sull’infografica:
1) Trae ispirazione da quella creata nel 2009 da Randall Munroe e pubblicata su XKCD, una web-comic dedicata al mondo del fandom, cioè degli appassionati di serie di fantasy e fantascienza (da Star Wars a Jurassic Park), che ha un discreto seguito.
2) È veramente bellissima. Peccato che sia dedicata al film e non al libro di Tolkien!
Fridsma sta ora lavorando alla creazione di un poster dell’infografica (formato 18″x24″). Chi fosse interessato può inviare una mail al suo indirizzo con l’oggetto: “Ne voglio una!”

Scarica da qui l’infografica di JT Fridsma | Scarica da qui l’infografica di Randall Munroe.




“Lontano dal pianeta silenzioso” di C.S. Lewis in economica

Clive Staples LewisA quasi vent’anni dalla prima edizione, torna in libreria Lontano dal pianeta silenzioso con cui Clive Staples Lewis diede inizio alla sua “trilogia spaziale”. La casa editrice Adelphi ha annunciato l’uscita del volume in economica (pag, 202, euro 11) e lo stesso avverrà per gli altri due episodi («Perelandra» e «Quell’oscura forza»).
Meno conosciuta, ma sicuramente molto più profonda delle Cronache di Narnia, concepita per un pubblico adulto, la trilogia si pone tra le opere più belle di C.S. Lewis (superata solo da Diario di un dolore e A viso scoperto). Nella storia, Lewis inserì l’amico e sodale J.R.R. Tolkien, sul quale è modellato il protagonista principale, Elwin Ransom: un filologo classico tra i trentacinque e i quarant’anni, amante delle passeggiate campestri e della birra. Per non parlare di tutta una serie di termini, come Malacandra, Maleldil, eldila, che risentono dell’influenza degli Elfi (gli Eldar) del Silmarillion. Ma i collegamenti con Tolkien non finiscono qui, perché pochi ne sanno l’origine .

Pubblicati i Tolkien Studies, vol. 8

Volume 8 dei Tolkien StudiesDouglas Anderson ha appena annunciato i contenuti del prossimo volume dei Tolkien Studies, che sono giunti in tipografia e dovrebbero arrivare agli abbonati entro la fine di giugno. Per farlo, il “vecchio Doug” ha lancianto un nuovo blog, “Tolkien and Fantasy”, di cui questa notizia è la prima pubblicata. Vista la nascita di un blog da parte di uno dei curatori dei Tolkien Studies, si spera che presto avremo altre anticipazioni, quindi tenete d’occhio il blog!

Senza ulteriori indugi, eccovi tutta la lista dei contenuti del Volume 8 dei Tolkien Studies, con un paio di commenti esplicativi da parte nostra:
– v Editors’ Introduction
– vii Conventions and Abbreviations

– 1 “Legend and History Have Met and Fused”: The Interlocution of Anthropology, Historiography, and Incarnation in J.R.R. Tolkien’s “On Fairy-stories”
Philip Irving Mitchell

– 23 Tolkien’s Goldberry and The Maid of the Moor
John M. Bowers

– 37 Language in Tolkien’s “Bagme Bloma”
Lucas Annear

– 51 “Wingless fluttering”: Some Personal Connections in Tolkien’s Formative Years
José Manuel Ferrández Bru

– Notes and Documents:
– 67 Robert Quilter Gilson, T.C.B.S.: A Brief Life in Letters
John Garth [Conferenza tenuta al Festival in the Shire, in Galles (14-16 agosto 2010)]

– 97 The Hen that Laid the Eggs: Tolkien and the Officers Training Corps
Janet Brennan Croft [intervento tenuto alla 14a Conferenza Annuale della C.S. Lewis and Inklings Society (aprile 1–2, 2011) ]

– 114 Book Reviews
Compiled by Douglas A. Anderson
Contains reviews of Quenya Phonology: Comparative Tables, Outline of Phonetic Development, Outline of Phonology by J.R.R. Tolkien, edited by Christopher Gilson [review by John Garth];  Hither Shores volumes four and five [review by Mark T. Hooker]; Music in Middle-earth edited by Heidi Steimel and Friedhelm Schneidewind [review by Gerald Seaman]; Middle-earth Minstrel: Essays on Music in Tolkien edited by Bradford Lee Eden [review by Gerald Seaman]; The Power of Tolkien’s Prose: Middle-Earth’s Magical Style by Steve Walker [review by Richard C. West]; The Saga of King Heidrek the Wise, edited by Christopher Tolkien [review by Tom Shippey]; and Book Notes by Douglas A. Anderson.

– 143 Review-Essay: The Ring Goes Ever On: Proceedings of the Tolkien 2005 Conference: 50 Years of“The Lord of the Rings” two volumes, edited by Sarah Wells
Deidre A. Dawson

– 243 The Year’s Work in Tolkien Studies 2008
David Bratman and Merlin DeTardo

– 297 Bibliography (in English) for 2009
Compiled by Rebecca Epstein and David Bratman with Michael D.C. Drout, Merlin DeTardo, and Douglas A. Anderson

– 309 Notes on Contributors

Sito della West Virginia University PressDi questi saggi, il più appetitoso sembra quello sul componimento poetico in Gothic di Tolkien, che si trova anche nelle Appendici della Via per la Terra di Mezzo. Il saggio di John Garth è eccellente, visto che lo abbiamo già ascoltato in Galles, mentre speriamo che quello su Baccadoro/Goldberry lo sia egualmente. Ma come, direte, “ancora un saggio su Baccadoro?!” Guardando la firma e soprattutto
la rivista, che pubblica solo saggi di qualità più che ottima, siamo sicuri che ci saranno novità! Per acquistarlo si può andare sul sito della West Virginia University Press.




Sei un giornalista? Mai toccare Tolkien!

Carta di OrcristUna cosa che un giornalista non dovrebbe mai fare e che spesso fa è far riferimento a un qualsiasi testo di J.R.R. Tolkien senza essere un esperto. Ovunque nel mondo ci sono appassionati dell’autore, esperti anche dei dettagli più infinitesimali delle sue preferite e anche la più piccola svista riguardante la Terra-di-mezzo scatenerà una campagna militare di Orchi pronti a marciare sulle ossa del povero malcapitato! Il New York Times è passato per questa esperienza poco consigliabile la scorsa settimana quando in un articolo si è scritto di R.A. Dickey, battitore della squadra di baseball dei Mets, e della sua abitudine di dare un nome a tutte le proprie mazze, prendendoli da oggetti descritti in due opere da lui amate, Beowulf e Il Signore degli Anelli. L’articolo ha commesso un’imprecisione che ha scatenato lettere di protesta che hanno inondato la redazione del giornale.

Le scuse del New York TimesCosì, qualche giorno dopo il quotidiano ha pubblicato di una di queste lettere per correggere l’errore: «Una frase della rubrica dedicata al baseball di domenica scorsa ha commesso un’imprecisione circa l’origine del nome “Orcrist , la Fendiorchi”, che il battitore R.A. Dickey ha dato a una delle sue mazze. Orcrist non era, come Dickey aveva riferito, il nome della spada usata da Bilbo sulle Montagne Nebbiose nello Hobbit. Orcrist era la spada usata nel libro dal nano Thorin Scudodiquercia (la spada di Bilbo Baggins si chiamava “Pungolo”)».

Il forum sul sito della squadra di baseball dei MetsL’articolo originale era leggermente diverso: «Una mazza si chiama Orcrist, la Fendiorchi, e l’altra Hrunting. Dickey, un lettore avido, ha detto che Orcrist viene dallo Hobbit: è la spada usata da Bilbo Baggins sulle Montagne Nebbiose. Hrunting – la acca è muta, ha detto Dickey – viene invece dal poema epico Beowulf: è la spada con cui Beowulf uccide la madre di Grendel». Però come precisava la correzione, «Orcrist era la spada usata nel libro dal nano Thorin Scudodiquercia». Per questo il New York Times e in parte Dickey erano stati sbeffeggiati su internet, in blog, social network e mail collettive dagli appassionati tolkieniani. Il mea culpa pubblicato sul quotidiano implicitamente implorava di smettere le critiche al giornale.

Ma non è finita. Nella chat pubblica con cui i tifosi possono parlare con i giocatori del Mets, R. A. Dickey è dovuto intervenire per correggere di nuovo il New York Times: «Thorin trova Orcrist nel tesoro dei Troll Tom, Bert e Will, ma poi gli viene sequestrata dal Grande orco, sotto le Montagne Nebbiose!». Il giocatore, su richiesta dei compagni, continua: «La spada è recuperata da Gandalf e restituita a Thorin, ma quando i Nani vengono imprigionati a Bosco Atro, Orcrist viene sequestrata di nuovo, questa volta dal re degli Elfi Thranduil». E noi possiamo aggiungere che dopo la sua morte la spada, restituita dagli Elfi, venne collocata sopra la sua tomba nel Regno Sotto la Montagna: essa risplendeva di blu nel buio all’approssimarsi dei nemici e mai in seguito la
Montagna poté essere attaccata di sorpresa.
Per dimostrare che ci sono anche giornalisti esperti di Tolkien, potete gustarvi il siparietto andato in onda in prima serata negli Usa (andate direttamente al minuto 3:35!):

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Tolkien Seminar: gli alberi e il professore

Copertina di "Albero e foglia" d J.R.R. TolkienLa Tolkien Society, la nostra madrina inglese, ha appena annunciato che il prossimo Tolkien Seminar si terrà al Bar Convent di York dal 29 al 31 luglio prossimo. Per l’occasione è stato lanciato un nuovo Call for papers, una richiesta di saggi e conferenze su un tema specifico, fatta ai suoi membri, studenti, accademici e studiosi indipendenti. L’attesa per questo nuovo seminario deve essere tanta, perché per la prima volta è stata aggiunta fin da ora una sessione la domenica mattina, oltre alle due sessione del sabato. Il tema quest’anno sarà su Gli alberi di Tolkien. L’argomento è molto ampio: può trattare di giardini, alberi, boschi, foreste, abitanti delle foreste e ciò che possono rappresentare, specialmente in relazione alle tematiche usate dall’autore nelle sue opere. Le conferenze possono riguardare la teoria ecologista, la moderna interpretazione che si può dare alla descrizione che l’autore fa degli alberi, l’approccio che le diverse società e personaggi hanno rispetto agli alberi e possono riguardare anche uno studio interdisciplinare rispetto al tema. I diversi saggi devono rientrare in un esposizione che duri 20 oppure 45 minuti, così da lasciare sempre spazio a 10 o 15 minuti di domande da parte del pubblico.

Tolkien all'Orto Botanico di Oxford«Alberi, boschi, foreste e i loro abitanti, sono presenti in molte parti di: Lo Hobbit, Il Signore degli Anelli, Il Silmarillion, Fabbro di Wootton Major e, naturalmente, “Foglia” di Niggle. Alcuni di loro sono particolari, magici e favolosi, mentre altri sono oscuri, inquietanti e pericolosi. Dalla Vecchia Foresta ai mallorn di Lothlórien, gli Ent di Fangorn o il malevolo Vecchio Uomo Salice. Gli alberi possono anche avere un valore simbolico che può essere esplorato e considerato come, ad esempio, Laurelin e Telperion, i due alberi di Valinor o l’Albero Bianco di Gondor». A questo lungo elenco si può aggiungere anche un elemento biografico: l’albero più caro e amato dall’autore. Si tratta di un ultracentenario Pinus nigra, collocato in un vasto prato dell’Orto Botanico ad Oxford. Tolkien veniva spesso a leggere o riflettere sotto i suoi rami possenti. Proprio lì è stata scattata una delle ultime foto conosciute dello scrittore, fatta dal nipote Micheal il 9 agosto 1973, meno di un mese prima della scomparsa. Tolkien è appoggiato al suo vecchio amico vegetale, che chiamava amichevolmente Laocoon.

Il Pinus nigra amato da Tolkien com'è oggiSe avete potenziali testi da sottoporre, questi sono i termini per la stesura, invio e presentazione del saggio: bisogna inviare un abstract di 300 parole che riassuma l’approccio, il punto di vista e le conclusioni, un titolo possibilmente definitivo e una breve biografia. Gli abstract devono essere inviati entro
e non oltre il 30 giugno 2011 all’indirizzo edsec@tolkiensociety.org.
Lo Smial locale, il Lake Evendim, organizzerà le serate al pub nei giorni di venerdì e sabato, oltre a una serie di visite guidate a York e dintorni, tra cui spicca quella alle fabbriche di birra di York! Per maggiori dettagli si può visitare il sito della Tolkien Society inglese. Si può, invece, scaricare direttamente da qui il Call for papers.




Dai Sentieri Tolkieniani alla Festa del Drago

Locandina Sentieri TolkienianiÈ tempo di J.R.R. Tolkien, è tempo di elfi, di nani e di draghi. Si può riassumere così la voglia di stare insieme con i propri personaggi preferiti che a portato all’organizzazione di due piccoli festival, nati solo da qualche anno, ma che hanno buone potenzialità per crescere sempre più. Seguendo il calendario, il primo si terrà vicino Pinerolo, in Piemonte. “Sentieri tolkieniani” è il titolo ed è organizzato dall’associazione con lo stesso nome, nata nel 2008 per diffondere le opere di J.R.R. Tolkien con un’ottica cristiana e cattolica. La manifestazione, giunta alla terza edizione, si svolgerà nel castello di Osasco il 21 e 22 maggio 2011. Il programma di quest’anno si concentra sulle sfilate di abiti, le danze legate al folclore, i concerti e balli occitani.

Matrimonio Aragorn ArwenLargo spazio per concorsi sui costumi e sulla scultura su legno, laboratori e giochi, incontri con autori e l’esibizione dei falconieri del gruppo “Il mondo nelle Ali”.Particolare attenzione sarà dedicato anche al mondo italiano del doppiaggio, con la presenza di alcune “voci” molto note: Christian Iansante e Alessio Puccio, che ha doppiato Halet nel Signore degli Anelli – Le due Torri e Daniel Radcliffe in Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter e la camera dei segreti, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Harry Potter e il calice di fuoco, Harry Potter e l’ordine della fenice, Harry Potter e il principe mezzosangue, Harry Potter e i doni della morte: Parte I e Harry Potter e i doni della morte: Parte II.

Disegno Valentina CarboneUn discorso a parte merita la mostra artistica dedicata a Frodina, al secolo Valentina Carbone, 23 anni, studentessa di scenografia, di Avola in provincia di Siracusa. La pittrice spesso passeggia nella Terra di Mezzo per immortalare personaggi e paesaggi e, in quest’occasione, ci presenta un modo tutto nuovo di presentare l’universo tolkieniano. L’artista ha, inoltre, realizzato le illustrazioni contenute in Gandalf visto da Tolkien, di Ives Coassolo, pubblicato da Effatà Editrice (pp 80 – 7 euro). Per maggiori informazioni si può scrivere qui, oppure visitare i seguenti siti web: www.sentieritolkieniani.net | Facebook

La Festa del Drago
Festa del DragoStesso spirito e stesse motivazioni animeranno anche la Festa del Drago. La manifestazione rientra in quello che è chiamato il fenomeno del gioco di ruolo dal vivo, il gdrv o grv (in inglese Larp, Live Action Role-Playing), diffusissimo in Germania e Gran Bretagna, ma che ha molti appassionati anche in Italia. Normalmente, si svolgono delle sessioni di gioco che durano diverse ore, in cui ogni partecipante interpreta il ruolo di un personaggio in un mondo immaginario ma, a differenza del gioco di ruolo tradizionale, le azioni devono essere eseguite realmente. I giocatori sono generalmente in costume e dispongono di un’attrezzatura adeguata alla parte.

 

MagheL’evento, che si svolgerà dal 2 al 5 giugno 2011 a Testa di Lepre, una frazione di Fiumicino in provincia di Roma, è diverso sotto molti aspetti rispetto ad un “tipico” evento gdv sia sotto il punto di vista dell’organizzazione che della gestione, che in si traduce sostanzialmente in due grandi appuntamenti annuali che fondono insieme il focus sulla battaglia e quello sulla Interpretazione pura. Una campagna permanente ambientata nel passato del Mondo dei Draghi, si svolge tutto l’anno e permette di dare più spessore all’ambientazione dato che i giocatori saranno i protagonisti delle leggende che verranno raccontante negli eventi futuri. Dal giovedì alla domenica, i parteciperanno vivranno completamente immersi in un altro mondo, con locande, accampamenti, fabbri, artigiani, menestrelli, ronde di guardia e, soprattutto, nemici da cui difendersi.

Bambini col volto dipintoI campi della Festa del Drago 2011 saranno quattro: Campo Rosso (Forza e Onore), Campo Nero (Malvagità e Caos), Campo Impero (Disciplina e Devozione), Campo Acciaio (Gloria, Fama e Conquista), ognuno di circa 100 persone, che ci daranno vita a una battaglia “senza esclusione di colpi”, dove solo quando l’ultimo uomo cadrà, si potrà capire chi è il vincitore. Moltissime le associazioni che partecipano all’evento, per un evento che coinvolgerà diverse migliaia di persone: Satyrnet, A.R.S. Ludika, Alcabh, Gerbillo Furioso, Ownage, Terre Spezzate, I Signori della Guerra, Mondo Ancestrale, Era del Caos, Astartis Chronicles, GrvItalia, La Bottega della Bella Galiana, Boars (Spoleto), Imperat (Spoleto), Fucina del Drago (Roma), Le Rune (Roma), Dark Place (Roma), Le Parche (Roma), Crepundia Coffin Shop (Roma), Iron Ring.

Maggiori informazioni qui sul sito web della Festa del Drago o su Facebook, oppure si può scrivere qui. Si può anche telefonare al numero 327/7425873 dal lunedì al venerdì in orari di ufficio.




Lo Hobbit, ecco le novità di HarperCollins

Copertina Lo Hobbit dettaglioIl momento di vedere i nuovi volti cinematografici di Bilbo e dei nani si avvicina sempre più e nell’attesa di tremare vedendo Smaug che si prepara a incenerirci con il suo soffio infuocato, ecco che scendono in campo le corazzate dei Tolkien Studies! Sono ben due le novità editoriali che vengono annunciate in questi giorni nei Paesi anglosassoni. Entrambe meriterebbero un articolo a parte, ma non resistiamo alla tentazione di parlarne qui. Quelli fra voi che aspettavano la J.R.R. Tolkien Companion and Guide, e hanno brontolato perché la sua pubblicazione è giunta tre anni dopo la sua data prevista (ma con il doppio della lunghezza prevista), troveranno ironico l’annuncio fatto dal duo Wayne Hammond & Christina Scull che prevedono di finire la loro ultima fatica per l’inizio di giugno 2011, a meno di cinque mesi da quando l’hanno iniziata. Il libro però è stato presentato dalla HarperCollins alla Fiera del libro di Londra (London Book Fair) e avrà per titolo The Art of The Hobbit by J.R.R. Tolkien. Il volume è di grande formato, tutto a colori, conterrà più di cento illustrazioni e bozzetti prodotti dallo scrittore inglese per illustrare Lo Hobbit o realizzate dall’autore per altri scopi, ma che poi furono modelli o ispirazione per le immagini del volume.

Copertina JRR Tolkien Artist and IllustratorI due autori fanno sapere che, naturalmente, la velocità con cui hanno scritto il nuovo libro è dovuta al fatto di aver già realizzato un libro dedicato alle illustrazioni dello scrittore di Oxford, J.R.R. Tolkien: Artist and Illustrator, pubblicato nel 1995, oltre ad aver compilato la parte sullo Hobbit nel monumentale The J.R.R. Tolkien Companion and Guide. Ciononostante, non mancheranno le sorprese e gli spunti di riflessione, perché, spiegano gli autori, «come sempre, analizzando l’opera di Tolkien, abbiamo scoperto ulteriori aspetti che ci hanno portato a nuove ipotesi su alcune tematiche del testo». Si può, quindi, presumere che i contenuti del libro conterranno tutta la parte dedicata allo Hobbit di Artist and Illustrator, completati dalla illustrazioni e dalle note che appaiono nei due volumi della History of the Hobbit, oltre alle notizie tratte dalla prefazione di Christopher Tolkien del 1987, ai cataloghi di alcune mostre tenute alla Markette University, e infine sicuramente alcuni pezzi inediti. La maggior parte di queste illustrazioni dovrebbe essere inserita in sequenza cronologica, come i vari disegni su “The Hill: Hobbiton” realizzati da Tolkien per il primo capitolo, oppure la sequenza dei disegni sulla Montagna Solitaria realizzati per il capitolo XII. Inoltre, dipende se gli autori vorranno includere anche tutto quel che riguarda la calligrafia e la cartografia: ci sono ad esempio diverse mappe parziali e più copie della “lettera di Thorin”. The Hill: Hobbiton
Sarebbe anche bello vedere le illustrazioni che apparvero a colori – come, per esempio, lo schizzo piacevole di Gandalf davanti casa di Bilbo che compare sulla parte superiore della Tavola III nella History of the Hobbit. L’approfondita conoscenza di Hammond e Scull è stata messa a frutto in poco tempo ed è stata molto apprezzata da HarperCollins e Tolkien Estate. Sì, perché «per il progetto il fattore tempo era critico», concludono eufemisticamente gli autori, che promettono a breve nuovi dettagli su numero di pagine, capitoli e copertina. Il volume fa parte di un’iniziativa più grande lanciata dalla casa editrice inglese per commemorare il 75esimo anniversario della prima pubblicazione dello Hobbit nel 1937: il facsimile della prima edizione del 1937, un’edizione tascabile con copertina rigida e altre ristampe di opere di Tolkien non legate allo Hobbit.

Copertina History of the Hobbit volume 1Proprio una delle altre iniziative ci porta all’altra chicca, la nuova edizione riveduta e corretta della più volte menzionata History of the Hobbit di John D. Rateliff! La notizia, anticipata già dall’autore sul suo blog, è stata ufficializzata dalla HarperCollins a Londra: non sarà più un’opera in due volumi, ma un unico tomo, con copertina rigida, di ben 960 pagine. «Non molto tempo dopo che il libro era stato pubblicato la prima volta», rivela Rateliff, «ho inviato alla casa editrice un po’ di materiale nuovo, nel caso ci fosse mai una ristampa. Quindi questo Addendum è stato inserito nel volume unico». Sicuramente, a questo si aggiungono gli errata corrige che Rateliff aveva già inserito sul sito. La nuova edizione, come l’ultimo lavoro di Hammond e Scull, è prevista per il prossimo autunno, ma fin da ora è possibile un pre-ordine su Amazon.




La telepatia degli elfi anche in francese

ElfaLa cosa fantastica di J.R.R. Tolkien, è che, come recita un vecchio proverbio, «quando non ce n’ è più, ce n’ è ancora». Tolkiendil, la maggiore associazione in Francia dedicata alle opere del professore di Oxford, corrispondente a una Tolkien Society, ha appena pubblicato sul proprio sito tre testi inediti in lingua francese dell’autore del Signore degli Anelli e dello Hobbit. Andando nella sezione “Lingue”, si può leggere ora quelli che vengono definiti il frutto di un successo editoriale dovuto alla passione dei membri dell’associazione francese. I primi due testi, l’Ósanwe-kenta e il suo seguito Note etimologiche sull’Ósanwe-kenta, riguardano la trasmissione del pensiero e spiegano come Elrond, Galadriel e Gandalf riuscissero a dialogare telepaticamente tra di loro. Nel terzo, Note su Óre, Tolkien torna sul termine “óre”, che significa “cuore, mente interiore” in elfico. Questi tre saggi sono apparsi nella rivista americana Vinyar Tengwar, specializzata in linguistica tolkieniana, e le loro traduzioni sono state gentilmente autorizzate dalla Tolkien Estate e dal gruppo editoriale di Vinyar Tengwar. Interessante è il fatto che il successo ottenuto in Francia dalla Tolkien Society locale è, per una fortuita coincidenza, è già avvenuto in Italia e portato alla pubblicazione di un libro con questi saggi! La trasmissione del pensiero e la numerazione degli elfi, pubblicato nella collana Tolkien e dintorni dalla Marietti 1820 (2008, 19 euro), presenta i tre saggi più un quarto dedicato al modo in cui gli elfi di Tolkien usano le mani per contare e per comunicare, tramite una precisa gestualità, alcuni stati d’animo.

Orecchie da elfo, una moda pericolosa

Jordan HoutzSta certamente ottenendo attenzione una ragazza, Jordan Houtz, che si è sottoposta, a Tempe (Arizona) a un intervento chirurgico per rendere le sue orecchie più appuntite, per avere le orecchie da elfo. L’emittente statunitense Abc, seguita da Foxnews, ha mandato in onda un servizio tv parlando di una nuova moda negli Stati Uniti: molti appassionati di fantascienza e fantasy si sottoporrebbero da alcuni anni a operazioni chirurgiche per assomigliare ai protagonisti del Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, al signor Spock di Star Trek oppure alle creature del popolo na’vi di Avatar, firmato da James Cameron. «Ho pensato che sarebbe stato affascinante», ha risposto Houtz sulle motivazioni di un simile intervento. «Non posso dire di essere una fan scatenata di Star Trek, ma amo Il Signore degli Anelli da anni. In realtà, amo tutta la fantascienza, fa parte della mia personalità. È qualcosa che fa sempre parte di te.
Orecchie da elfoUna volta fatto è lì per sempre». «Ho aspettato 18 mesi prima di sottopormi all’intervento perché è doloroso», ha detto la ragazza. Avere le orecchie a punta come gli elfi è sicuramente molto doloroso, ma è soprattutto definitivo e irreversibile. L’intervento, praticato da un “artista in body modification”, costa circa 600 dollari per entrambe le orecchie e dura meno di 30 minuti. Ma siccome il body artist non è un medico, non può utilizzare alcun anestetico.

Spock di Star TrekFin qui la notizia. Ora cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Non parliamo di tatuaggi, di chi li fa e di chi li vuole, né di chi ama travestirsi nel proprio personaggio preferito, come il Cosplay, il Gioco di ruolo dal vivo o le rappresentazioni (amatoriali o professionistiche) di scene tratte da libri, film, telefilm, fumetti, manga o altro ancora, ma di qualcosa di diverso. Proviamo a partire dall’immagine, che, tra le altre cose, ha la funzione o il potere di regolare, governare e orientare le persone. Essere più belli, ad esempio, non è solo una questione di salute, ma anche e sopratutto d’immagine: c’è sempre stata una corsa a essere più belli, a vestirsi bene e meglio, a essere sempre giovani. Da dieci anni a questa parte, anche la chirurgia estetica, nata per sanare le cicatrici deturpanti di una malattia, contribuisce ai valori del “sempre bello e giovane”. La differenza: non si tratta più di una questione di specchi, ma si incide sul corpo. Nel nostro discorso, la differenza che più colpisce è che non si tratta più di un truccarsi, di un vestirsi “come un elfo”, ma si arriva a dire e pensare “io sono un elfo”. Questo significa che si è superato un livello e bisognerebbe, anche sociologicamente,
indagare e capire queste persone. Probabilmente, la cosa importante da capire è che l’operazione, irreversibile e definitiva, va a rafforzare la convinzione di essere elfi («fa parte di me», dice Houtz).
L’emulazione è tra l’altro poco probabile, visto che non si può somigliare a una specie che non è mai esistita; se invece la si giustifica come emulazione di attori, cioè di Liv Tyler e Orlando Bloom, appunto di attori si tratta e Bloom e Tyler hanno rilasciato interviste e fatto altri film in cui dimostrano chiaramente di non essere elfi. In quel caso, si rientra nell’emulazione di un’immagine, che tale è e tale rimane, permettendo le forme naturali e “sane” come il truccarsi e travestirsi da elfo, in modo temporaneo e contingente alle situazioni in cui lo si fa (non crediamo che chi ama travestirsi da elfo sia disposto a farlo anche a scuola, all’università, al lavoro, al cinema, in pizzeria o l’estate in spiaggia!). Le orecchie a punta, come quelle a sventola, sono malformazioni con cui si può nascere. La chirurgia estetica è nata proprio per curare le malformazioni, come le cicatrici, le menomazioni o i danni causati da incidenti gravi. Normalmente, si cerca di evitare di avere sul corpo le cicatrici, che non sono belle in senso estetico (le scarificazioni sono un altro discorso che porterebbe lontano). In questo caso, si va in senso opposto, si tende a produrre una malformazione sul proprio corpo. Gli esseri umani non hanno le orecchie a punta, non le hanno mai avute, e volersele fare è il classico esempio di “alienazione”, si tratta di un soggetto alienato a un’immagine.
Se si pensa di essere già un elfo e si vuole lo stesso farsi fare le orecchie a punta, in quale campo siamo? Chi si fa le orecchie da elfo non pensa “come se fosse un elfo”, ma “è un elfo”? Le persone che gli stanno intorno possono pensare di lui che si vuole comportare “come se”, ma lui pensa ad altro, tirando le somme, è facile pensare ad una ricostruzione delirante (ricostruzione delle orecchie): non aveva le orecchie a punta, perché gli elfi sono costretti a mimetizzarsi in questo mondo;
Bafometto oppure può aver perso le orecchie precedenti, che cadono alla nascita o da bambini; oppure che gli elfi si sono trasformati in uomini, ma vogliono ora tornare alla loro specie originale, eccetera… Queste persone non sono forse poi diverse da chi si fa innestare i canini da vampiro (intervento in parte reversibile con l’utilizzo di una fresa), o interventi definitivi come chi vuole la faccia da gatto, chi si fa la lingua biforcuta o le corna sulla fronte per somigliare al diavolo Bafometto.

Orecchie da elfoRinunciando ad ogni sorta di facili generalizzazioni, resta pur sempre inquietante la richiesta di alcuni esseri, per cui non è sufficiente nascere umani e viene da chiedersi chi siano in realtà questi “body artist” (di cui bisognerebbe capire la professionalità e le specifiche limitazioni sul campo d’intervento). E poi è inevitabile chiedersi se la chirurgia estetica debba essere impiegata per produrre delle malformazioni, anziché porvi rimedio e se non dovrebbe anch’essa essere
fermamente limitata . Del resto, sono gli stessi chirurghi estetici a sconsigliare fortemente il taglio della cartilagine dell’orecchio perché può provocare facilmente una forte infezione. «Tra i rischi maggiori c’è soprattutto l’infezione», ha detto il dottor Arthur W. Perry, autore del testo “Straight Talk About Cosmetic Surgery” e professore associato di chirurgia plastica alla University of Medicine and Dentistry del New Jersey. «Se si verifica può distruggere l’orecchio in pochi giorni, con la perdita definitiva dell’udito. L’organo è poi molto difficile e doloroso da ricostruire in maniera completa e piacevole». Quindi, se proprio volete le orecchie da elfo, magari seguite queste istruzioni, che sono molto più sane, indolore e soprattutto, reversibili!
Infine, visto che siamo in argomento, allungate bene le orecchie, ma solo in senso metaforico: anche se qualcuno afferma il contrario, Tolkien non ha mai scritto che i suoi elfi avevano le orecchie a punta!




Gli Inklings tornano in libreria

Gli InklingsIn tre si è in compagnia. Così recita il titolo del terzo capitolo della Compagnia dell’Anello. Descrivendo come Sam e Pipino sostengono Frodo nel suo primo viaggio lontano da casa, forse J.R.R. Tolkien pensava a se stesso e a come proprio quei capitoli fossero stati accompagnati dal giudizio e dal sostegno entusiasta di amici e colleghi. Era quella cerchia mobile e variabile di professori e scrittori che si raccoglieva intorno a C.S. Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia. Tra loro c’erano futuri scrittori e saggisti come Owen Barfield, e Charles Williams, il figlio di Tolkien, Christopher (poi divenuto anch’egli professore e curatore di tutti i testi del padre) e Warren “Warnie” Lewis (il fratello maggiore di C.S. Lewis). Nella Oxford degli anni della Seconda Guerra Mondiale e dell’immediato Dopoguerra il gruppo era un’istituzione: li si poteva vedere ogni martedì in un pub chiamato Eagle and Child discutere davanti a un boccale di birra e andare al giovedì nell’appartamento di Lewis al Magdalen College per scambiarsi letture a voce alta dei libri che ciascuno stava scrivendo.

Pub Eagle and Child a OxfordErano gli Inklings. «È un gioco di parole piacevolmente ingegnoso, a modo suo – spiegò John Ronald Reuel Tolkien in una lettera del 1967 (la 298)-, che suggeriva l’idea di persone con indizi e idee vaghe o solo abbozzate [inkling], e in più che si dilettano a pasticciare con l’inchiostro [ink]». Questo perché, scrisse ancora lo scrittore, «era nostra abitudine leggere ad alta voce composizioni di vario genere (e lunghezza!), … C.S.L. aveva una vera passione per ascoltare le cose lette ad alta voce, una capacità di memoria per le cose ricevute in quel modo, e inoltre una facilità nella critica estemporanea».
Se pensate si trattasse di noiose e pompose lezioni che i luminari si facevano l’un l’altro, leggete qua la descrizione di una serata Inklings, sempre dalle lettere di Tolkien (la n. 90):

Alcuni membri del gruppo degli Inklings«Sono arrivato alle otto al pub Mitre dove sono stato raggiunto da Charles Williams e dall’ammiraglio rosso (Havard), deciso a fare un po’ di rifornimento prima di unirsi ai commensali già su di giri al Magdalen (C.S. Lewis e Owen Barfield). C.S.L. era alticcio, ma anche noi eravamo in gran forma; mentre O.B. è l’unico che può contrastare C.S.L., costringendolo a fare precisazioni su tutto e interrompendo i suoi discorsi più dogmatici con dei sottili distinguo. Il risultato è stato una serata molto divertente e molto combattuta, di cui, se un estraneo avesse origliato, avrebbe pensato che si trattasse di una riunione di nemici giurati che si scagliavano insulti mortali prima di estrarre le pistole». Gli Inklings raggiunsero una certa notorietà (dal momento che ebbero anche i loro detrattori), nel periodo in cui il gruppo ebbe vita. E quando alcuni
anni più tardi si seppe che in quel contesto Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit di Tolkien ebbero il suo primo pubblico, Lewis presentò agli amici il suo Le lettere di Berlicche e Charles Williams sottoponeva al gruppo i suoi «thriller metafisici», come La vigilia di Ognissanti.

libro Marietti 1820A questo gruppo è dedicata la biografia collettiva di Humphrey Carpenter, “Gli Inklings” che torna nelle librerie italiane andando ad aggiungersi alla collana “Tolkien e dintorni” dell’editrice Marietti 1820, tradotta ex novo dalla filologa germanica Maria Elena Ruggerini e curata dal gruppo di studio cui partecipa anche Associazione romana studi Tolkieniani. Il volume è stato presentato, presso l’Istituto Filosofico Studi Tomistici a Modena, dalla traduttrice e da Claudio Antonio Testi. Una nuova traduzione si è resa necessaria, scrive Ruggerini della Nota di traduzione, «per rendere giustizia a un gruppo di intellettuali i quali, per quanto trascurati dalla critica all’interno delle storie della letteratura inglese, hanno avuto un’influenza culturale almeno pari a quella esercitata dal ben più famoso circolo di Bloomsbury». Recensendo il libro in occasione della sua pubblicazione in Inghilterra, il Sunday Telegraph riportava: «Dev’essere tecnicamente molto difficile scrivere la biografia di varie persone contemporaneamente, ed è ancora più difficile catturare l’atmosfera di un gruppo… Carpenter è riuscito ad ottenere ambedue le cose in modo ammirevole».




J.R.R. Tolkien e il Medioevo

Società Tolkien TedescaUna delle società tolkieniane più attive, quella tedesca (la Deutsche Tolkien Gesellschaft), lancia la nuova edizione dei Tolkien Seminar. Si tratta di tre giorni di conferenze che si terranno all’università di Potsdam, vicino Berlino, dal 29 aprile al primo maggio. Il tema generale, Tolkien e il Medioevo, è dedicato a uno dei periodi storici più amati dal professore di Oxford. Le opere di Tolkien sono spesso legate alla cultura e alle tradizione medievale – e non è una sorpresa, considerando la sua preparazione accademica come medievalista. Ma cosa caratterizza esattamente il dialogo tra il Medioevo e la modernità (letteraria e accademica) che hanno dato origine ai testi di Tolkien? «In questo contesto, vorremmo incoraggiare», scrivevano gli organizzatori lanciando il Call of Paper, «le indagini incentrate su, ma non limitate a, i seguenti aspetti: nella mitologia della Terra-di-Mezzo il significato e l’importanza delle strutture sociali pre-moderne, i rapporti di potere, gli atteggiamenti mentali e modelli di comportamento, nonché le forme medievali d’immaginazione; gli adattamenti e le traduzioni da parte di Tolkien dei testi medievali (come, ad esempio, la recente pubblicazione della Leggenda di Sigurd e Gudrun) e il conseguente concetto d’Autorità dello scrittore e gli ideali letterari impliciti nei testi. I saggi possono anche avere un approccio linguistico, visto che gli scritti di Tolkien devono molto a una consolidata “profondità storica” da cui lo scrittore prese spunto cogliendo sfumature semantiche del linguaggio (è il concetto di parole asterisco di Tom Shippey).

Tolkien Seminar a Jena nel 2010In aggiunta, meritano considerazione le domande relative alle influenze medievali, alla loro importanza generale per le opere di Tolkien. È vero, ad esempio, che le diverse tematiche medievali contribuirono all’anti-modernismo dell’autore, come spesso suggerito? Tolkien presenta, poi, nelle sue opere una visione romantica del medioevo? Oppure l’alterità dei contesti medievali da lui utilizzati serve a rimescolare le aspettative e le percezioni dei lettori che si avvicinano ai suoi testi? Le fonti medievali, i testi e il patrimonio letterario del Medioevo, sono stati una fonte d’ispirazione per Tolkien: tutti gli interventi e le discussioni si concentreranno quindi sul significato e gli effetti di queste influenze nelle sue opere. Nel complesso, l’ottavo Tolkien Seminar mira a raggiungere una visione più vicina all’assimilazione critica da parte di Tolkien di idee medievali e la loro interazione con i concetti di altre epoche.

Copertina libro Tolkien fan's medieval readerTra i molti interventi segnaliamo: “Mundus senescit: Tolkien e il fascino
della nostalgia del Medioevo”, “La visione agostiniana e boeziana nella creazione della Terra-di-mezzo di Tolkien”, “Fonti mitologiche nel Signore degli Anelli e Lo Hobbit di Tolkien”, “Storia e mitologia oppure dalla mitologia alla Storia?”, “Dalla Terra-di-mezzo al Medioevo (e ritorno). Un approccio al Medioevo nei testi letterari di J.R.R. Tolkien”, “I personaggi femminili di Tolkien – tra amore e epica” e “Andata e Ritorno: riflessi della letteratura di viaggio altomedievale nelle opere di JRR Tolkien”. Si può scaricare qui il programma preliminare. Le conferenze saranno in inglese e tedesco e l’entrata è libera. Informazioni sul sito della Società Tolkieniana Tedesca



George R.R. Martin tra Games of Thrones e J.R.R. Tolkien

George Martin parla della serie tv "Game of Thrones" Negli Stati Uniti, George R.R. Martin non è il più conosciuto e amato tra gli scrittori fantasy. Negli ultimi tempi, diversi siti (tra i molti possiamo citare questo o questo) hanno compilato liste in cui Martin deve cedere il posto ad autori bestseller come Christopher Paolini della saga di Eragon, o Robert Jordan del ciclo infinito della Ruota del Tempo, o meglio ancora alla decana del genere, Ursula K. LeGuin con il suo mondo di Earthsea, scrittrice anche di fantascienza e romanzi mainstream. Ma per gli appassionati della epic fantasy, Martin è di gran lunga il migliore, tanto che annunciando l’uscita del nuovo capitolo della serie Cronache del ghiaccio e del fuoco (A Dance with Dragons, previsto per il 12 luglio 2011), un articolo apparso sul Time lo ha definito l’American Tolkien.

Poster serie tv "Game of Thrones"Ma ora, alla bellezza di 63 anni, è sul punto di monopolizzare tutti i riflettori del mondo del fantasy e, forse, anche all’apice della sua carriera letteraria. Sebbene Martin sia ben presente sulla scena del genere fantasy e della fantascienza dagli anni ’70 e abbia guadagnato un gran seguito di lettori dall’inizio degli anni ’90 con la pubblicazione della serie Le Cronache del ghiaccio e del fuoco, solo ora si appresta a divenire noto anche al lattaio dell’Ohio (la versione Usa della nostra casalinga di Voghera). Il 17 aprile l’emittente televisiva HBO trasmetterà la prima puntata di Game of Thrones, una serie di 10 episodi basata sui primi due libri della saga di Martin. Tra i moltissimi attori, vi partecipa Sean Bean, il Boromir del Signore degli Anelli, che appare anche suoi poster (si potrebbe parlare proprio di una sua rivincita su Aragorn!). Da domenica scorsa, la rete sta già trasmettendo un’anteprima di 15 minuti per i fan irriducibili e neofiti curiosi.

Come quello di J.R.R. Tolkien, il mondo di Martin somiglia alla vecchia Inghilterra, ma non alla cosiddetta Merrie Old Englande. Piuttosto, ricorda quella della Guerra delle Due Rose. Il continente di Westeros e le Città Libere è descritta come un’Europa medievale nel quale, però, le stagioni possono durare anche per un decennio. Sembra più una Quarta Era della Terra-di-Mezzo: non ci sono Nani, Goblin ed Elfi e la scena è dominata dagli Uomini, ambigui e spietati a volte. Tutta la storia ha un’atmosfera malinconica, con scene di guerra e di sesso molto crude, capace di rendere l’idea di un mondo reale. Come accade anche nelle opere di Tolkien, la magia viene utilizzata soltanto in rari casi, perché oscura e difficilmente controllabile (è un po’ la saga sul ritorno della magia nel mondo).

Ci interessa George R.R. Martin perché è stato intervistato da diverse testate giornalistiche proprio sull’influenza che J.R.R. Tolkien ha avuto su di lui. Il New York Times ha chiesto esplicitamente se avesse concepito Game of Thrones in reazione al Signore degli Anelli di Tolkien? «Ho sempre voluto scrivere qualcosa di epic fantasy», risponde Martin. «Ma non solo come una rielaborazione dell’opera di Tolkien. Volevo fare qualcosa di mio. In una certa misura, il progetto è stato anche una reazione alla mia carriera a Hollywood. Sono stato produttore-scrittore per 10 anni, all’incirca dal 1985 al 1995. Ho fatto parte dello staff come quello di Ai confini della Realtà e la Bella e la Bestia. Ovunque, ho proposto il copione delle Cronache e tutti i produttori mi hanno risposto: “George, questo copione è grandioso. È una lettura fantastico, è meraviglioso, grazie. Ma è tre volte il nostro budget. Non possiamo farcela. È troppo grande e troppo costoso”». Hai venduto le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco come una serie di sette romanzi? «Quando ha venduto i diritti nel 1994, il mio agente parlava di una trilogia», ha risposto Martin. «Ma, come detto su Tolkien per Il Signore degli Anelli, il romanzo è cresciuto raccontandolo. Così sono tornato a scriverlo, e come lui lo sto scrivendo e riscrivendo».

Libro Meditations on Middle-earth In un’altra intervista, alla Detroit Free Press, la domanda è stata Perché hai scritto una saga così lunga? «Diamo la colpa a J.R.R. Tolkien, almeno in parte!», ha risposto lo scrittore americano. «Ho letto Il Signore degli Anelli da bambino, ovviamente, ma sono stato colpito fin da subito da una cosa di cui non si accorgono tutti i lettori: Tolkien inizia la sua storia nella Contea, con un gruppo di abitanti, gli Hobbit, ma alla fine il racconto si espande sempre più sia nello spazio che nel tempo fino a comprendere molte razze e vaste distese di terra». «Questo è quello che volevo fare anch’io», ha continuato Martin: «Ho iniziato con una prospettiva stretta su pochi personaggi e un luogo del mondo, e narrando la storia, ha allargato l’obiettivo sempre più; alla fine, il racconto comprenderà
una vasta parte di mondo e nel conflitto saranno coinvolte intere popolazioni». Del resto, Martin non aveva mai fatto mistero del suo debito verso Tolkien, tanto che in Meditations on Middle-earth, una raccolta di riflessioni sullo scrittore inglese a cura di Karen Haber e scritta da molti dei più importanti scrittori contemporanei di fantasy e fantascienza, Martin aveva scritto: «La letteratura fantastica esisteva molto prima di lui, ma J.R.R. Tolkien l’ha presa e l’ha fatta sua in un modo in cui nessuno scrittore prima di lui aveva mai fatto, un modo in cui nessuno scrittore riuscirà mai più a fare…».




Sviluppi: da Sendak a Yeskov e Shippey su Sigurd

In gergo si chiama “follow-up”: seguito, ancor meglio “sviluppo di una notizia”. Bene noi ne abbiamo troppe che premono per non occuparcene. Quindi, stavolta un bell’articolo composito, che rende giustizia a tutti i nostri “follow-up”.

Lo Hobbit mai disegnato da Maurice Sendak
Maurice SendakWayne Hammond, autore insieme a Chiristina Scull del The J.R.R. Tolkien Companion and Guide, su MythSoc, la mailing list della Mythopoeic Society, ha inviato un messaggio sulla mancata collaborazione tra Tolkien e Sendak, fornendo la versione che si può trarre consultando gli archivi di Allen&Uwin e Houghton Mifflin, le due case editrici coinvolte. In sintesi è quella che abbiamo riportano nell’articolo e smentisce la versione “di terza mano” (Sendak > Maguire > Di Terlizzi) fornita dal Los Angeles Times. Noi avevamo già espresso forti dubbi, basandoci sul fatto che non si ha traccia del secondo disegno di Sendak e soprattutto che il primo, quello di Gandalf e Bilbo, aveva proprio il difetto riportato dallo stesso Tolkien. Hammond conferma che la versione è riportata da Sendak perché il famoso disegnatore ne parlò anche in una conferenza a cui lui partecipò: «Rimane la sua interpretazione dei fatti. I documenti d’archivio sulla corrispondenza tra le due case editrici lo smentiscono». Tre i punti di dissenso:
1) Tolkien non supervisionava tutta l’operazione, ma aveva lasciato che gli editori gestissero la cosa. Sendak aveva negoziato delle royalty più basse pur di consegnare più tardi i disegni, che poi furono consegnati soltanto all’inizio del 1967, oltre due anni dopo la firma dell’accordo;
2) la versione delle didascalie invertite non regge, perché dalla corrispondenza si parla sempre chiaramente di una sola bozza, quella di Gandalf e Bilbo. Hammond fornisce la sequenza cronologica precisa, che si può già leggere nell’articolo da noi pubblicato in precedenza.
3) Non c’è alcuna traccia della frase di Tolkien secondo cui “Sendak non aveva letto attentamente il libro e non sapeva cosa fosse un Hobbit”, anche se potrebbe essere plausibile osservando la bozza in questione.
Hammond conclude che, in ogni caso, sarebbe stato interessante vedere Lo Hobbit illustrato da Sendak, che si sarebbe sicuramente realizzato se non ci fosse stato il suo attacco di cuore nel maggio del 1967 e che il disappunto di Tolkien circa la bozza non avrebbe sicuramente fermato un progetto del genere.

«Al di sopra del Marese, della Valle dell’Acqua, dei Monti Brumosi, del Bosco d’Oro,
della Montagna Solitaria, delle nubi, dei mari, al di là del Fuoco Dorato, della Rete di Stelle
e dei confini delle Cerchie del mondo…».

L’Ultimo portatore dell’Anello
Edizione spagnola di The Last Ring BearerTorniamo sulla notizia del libro
The Last Ring-Bearer, scritto da Kirill Yeskov, di cui avevamo già parlato diffusamente. La notizia ha suscitato tanto interesse che il biologo e paleontologo di Mosca ha scritto sul suo blog un lungo intervento in cui spiega le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere “la storia del Signore degli Anelli dalla parte dei perdenti”. Salon ne ha riportato la traduzione in inglese, che tra l’altro ha scatenato i commenti dei lettori. L’articolo è molto approfondito e meriterebbe un articolo a parte, per la profondità, le digressioni in campo letterario e sul mondo di critica in Russia e per lo stile piacevole di Yeskov.

Riportiamo qui una sintesi: «Ho scritto The Last Ring-Bearer soltanto per diletto, il mio e quello di dei miei amici. Non ho scritto il romanzo inseguendo i gusti di un editore o di un possibile pubblico», scrive lo scienziato russo. «È stato scritto anche per un pubblico specifico: è una “storia fantastica per giovani scienziati”, come sono io». Soprattutto, il romanzo ha un obiettivo: «Far ricredere quelli tra noi che sono scettici o agnostici, secondo cui Tolkien è solo un affascinate, sebbene un po’ noioso, scrittore di libri per bambini». Yeskov considera il suo libro non un sequel, ma un “apocrifo”, l’unico tipo di opera in grado di prendere spunto da un capolavoro per produrre talvolta risultati apprezzabili.

Kirill Yeskov«Cosa realmente mi ha spinto a scrivere The Last Ring-Bearer?», si domanda lo scienziato, che risponde: «La sfida intellettuale di trovare una spiegazione logica a diverse contraddizioni ovvie presenti nel Signore degli Anelli. Paradossalmente, volevo dimostrare che era sbagliata proprio la famosa tesi che “Tolkien aveva sbagliato” circolante nel nostro ambiente». Yeskov considera Tolkien un uomo di scienza, anche se un linguista piuttosto che un geologo. Da linguista, il professore di Oxford iniziò creando lingue immaginarie, con il loro alfabeto, la grammatica e il glossario; creò quindi alcuni racconti e leggende usando questi linguaggi, poi i popoli che avevano scritto queste leggende, e soltanto allora creò steppe, montagne e foreste in cui questi popoli potessero far pascolare le greggi, costruire città e combattere “l’Oscurità dall’Est”. «È stata questa precisamente la sequenza», dice Yeskov. «Tolkien era un filologo e ovviamente aveva scarso interesse nell’ultima componente, inanimata, della Terra-di-mezzo». Così il mondo immaginario creato da Tolkien presenta una serie di difetti dal punto di vista fisico e geologico.

In un noto saggio, Must Fantasy Be Stupid?, lo scrittore russo Sergej Pereslegin (su cui si potrebbe aprire un capitolo a parte, ma andremmo lontano) fornisce un elenco dettagliato degli errori più comuni commessi dagli autori di Fantasy, ed usa l’opera di Tolkien per definirne uno: «La Terra-di-mezzo è un mondo geologicamente instabile». Ecco tutte le imperfezioni: è un mondo con un solo continente (come accadde alla Terra in era Proterozoica e Paleozoica), ma non ha catene montuose al suo centro (come l’Himalaya), risultanti dalla collisione delle diverse placche tettoniche. La conclusione è che si tratta di un mondo completamente immaginario. Kirill Yeskov reagisce a queste affermazioni e per dimostrare che la Terra-di-mezzo è un “mondo
reale”, come tra l’altro si può leggere nel bel saggio di un altro critico russo, R.I. Kabakov, Tolkien’s Lord of the Rings and the Problem of Contemporary Literary Myth-making, spiega come la Terra-di-mezzo è semplicemente la parte nord-occidentale di un continente, che si estende ben oltre i margini sud ed est delle mappe disegnate da Tolkien. Sicuramente, oltre quei bordi ci saranno catene montuose, mari ed arcipelaghi.
Lo scienziato russo dà una risposta anche ad altre domande:

  • Che tipo di economia ha quella parte del continente, dove sicuramente figure come Aragorn oppure Faramir sono personaggi non comuni?
  • Qual è il tipo di moneta circolante, ad esempio, nella Contea, dove gli Hobbit sono solito vedersi nelle locande per bere birra?
  • Qual è l’occupazione, ad esempio, degli abitanti di un regione come Rohan, dove è rinomato l’allevamento dei cavalli, che però non può essere alla base dell’economia di un intero paese?
  • Cosa mangiano le sterminate schiere dell’Oscuro Signore mentre sono accampate nel deserto di Mordor?
  • Soprattutto, come può esistere in un regno come Mordor, una capitale in mezzo al deserto?

Rispondere a tutte queste domande lo ha portato a scrivere The Last Ring-Bearer. Yeskov conclude il lungo intervento spiegando i suoi sentimenti verso il professore di Oxford: «Mi inchino di fronte al Demiurgo Tolkien, che ha creato un universo stupefacente, ma rimango un po’ freddo dinanzi a Bardo Tolkien, autore della storia dei quattro Hobbit e della loro quest. In altre parole, per me il palcoscenico è più maestoso e interessante dello spettacolo che vi si svolge sopra».

Sigurd & Gudrún, Shippey torna in Galles
Dopo una simile rassegna non potevamo non potevano chiudere in bellezza. Avevamo annunciato l’avvio dei due corsi online alla University of Wales Institute di Cardiff, che partiranno da lunedì 23 maggio prossimo. A condurli è Dimitra Fimi, giovane conferma tra gli studiosi di Tolkien, autrice tra l’altro del libro Tolkien, Race and Cultural History, recentemente premiato con il 2010 Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies. La professoressa greco-gallese ha portato in dote ai suoi studenti la conferenza pubblica tenuta da Tom Shippey su Writing into the Gap: Tolkien’s The Legend of Sigurd & Gudrún (stesso titolo della sua recensione del volume pubblicata su Tolkien Studies 7). Lo studioso è stato presentato da Fimi come colui con cui «sono nati seriamente i Tolkien Studies, con la pubblicazione di La Via per la Terra-di-mezzo» (edito da Marietti 1820). Vista l’improbabilità di aver potuto sentire la conferenza di Shippey a Cardiff, vogliamo darvi un assaggio di quel che ha detto su Tolkien e il suo lavoro. Eccovi quasi dodici minuti della sua conferenza!!! Non sarà tutta, ma almeno un morso alla mela lo diamo anche dall’Italia…
Ecco anche la Parte 2
:




Diana Wynne Jones, Tolkien e la sindrome di Polly

Diana Wynne JonesÈ da poco scomparsa, Diana Wynne Jones, scrittrice per ragazzi inglese considerata tra le più importanti del Novecento. Fa parte di quel gruppo di di autrici americane e inglesi (Ursula K. Le Guin, Philippa Pearce, Susan Cooper, Natalie Babbitt) che, a partire dagli anni ’50, hanno ridefinito la letteratura fantastica per ragazzi, creando molti dei nuovi classici del genere. Jones, che ha scritto più di trenta romanzi, è conosciuta in Italia soprattutto per la saga di Chrestomanci (pubblicata da Salani) e ancor di più per la serie de Il Castello Errante di Howl (Kappa Edizioni), da cui il regista giapponese Hayao Miyazaki ha realizzato il film d’animazione nel 2004. L’autrice inglese ha vinto due dei maggiori premi letterari fantasy: nel 1999 il Karl Edward Wagner Award nel Regno Unito, premio assegnato dalla British Fantasy Society e la sezione per ragazzi del Mythopoeic Fantasy Award negli Usa, per due volte, nel 1996 per The Crown of Dalemark e nel 1999 per Dark Lord of Derkholm.

Qui ci piace ricordare come Diana Wynne Jones amasse i libri di J.R.R. Tolkien, essendo stata anche una sua studentessa. Dal 1953 al 1956, infatti, studiò letteratura inglese al St. Anne’s College di Oxford, dove assistette a una serie di lezioni pubbliche sia di C. S. Lewis, sia di Tolkien. Di entrambi aveva un ricordo vivo, riportato in diverse occasioni in interviste, nella sua autobiografia e in vari libri. «Il primo faceva il pienone in aule affollatissime, mentre il secondo mormorava a me e altri tre», raccontava. Jones scrisse un saggio sullo stile di Tolkien, The Shape of the Narrative in The Lord of the Rings, pubblicato nella raccolta Everard’s Ride e successivamente in J.R.R. Tolkien: This Far Land (in italiano si può leggere il saggio nel numero 23 di Minas Tirith). L’autrice ricorda: «Quando studiavo all’università seguii un ciclo di lezioni pubbliche che Tolkien tenne sulla narrazione, la sua forma e lo schema delle storie – o, almeno credo questo fosse l’argomento dato che Tolkien era pressoché incomprensibile quando parlava.
Evidentemente odiava tenere lezione e ho il sospetto che odiasse anche i propri pensieri. Ad ogni buon conto, egli, nel giro di due settimane, riuscì nell’intento di ridurre l’uditorio alla sottoscritta ed altri quattro ascoltatori. A dispetto dei suoi sforzi noi tenemmo duro. La sua maniera di procedere era la seguente: quando sembrava che potessimo sentire quello che diceva, era solito voltarsi e rivolgersi alla lavagna. In questo modo mi raggiungevano solo vaghi sentori di ciò di cui parlava, eppure, anche così, erano fin troppo affascinanti per poterli perdere. Tolkien cominciava con la più elementare delle storie possibili: un uomo (dal principe fino al boscaiolo) parte per un viaggio. Quindi, conferiva un obiettivo al viaggio, permettendoci di scoprire che la semplice trama picaresca si era sviluppata in una Cerca. Non sono ben sicura di cosa accadesse poi, ma so che, alla fine, stava discutendo il particolare adattamento del motivo della Cerca fatta da Geoffrey Chaucer nel Pardoner’s Tale [Il Racconto dell’Indulgenziere]».

JRR TolkienA parziale discolpa del professore per il suo comportamento, bisogna notare che le lezioni pubbliche al St. Anne’s College erano una delle mille incombenze di Tolkien come accademico, facendo egli parte del Consiglio di Facoltà di Lingua inglese, tenendo regolari lezioni (il 1953 è proprio l’anno dei corsi sul Pardoner’s Tale) e dovendo seguire come tutor per la laurea diversi studenti. Il 1953 è poi l’anno in cui Tolkien stata dando gli ultimi ritocchi al Signore degli Anelli. L’autore era comprensibilmente concentrato su quell’opera, oltre a dover presiedere sessioni d’esame e conferenze pubbliche. «Spero che i miei studenti abbiamo fatto tardi la sera, così da essere tanto confusi da non accorgersi delle gravi lacune del loro docente in materia di celtico», scrisse in una lettera poco prima della presentazione di Inglese e Gallese, pubblicata poi nel 1963.
Nella sua autobiografia Jones, poi, confessa: «Guardando indietro, sia Tolkien sia Lewis hanno avuto un’influenza enorme su di me, ma è difficile dire in che modo, tranne per il fatto che hanno avuto un’influenza anche su altri. Ho scoperto, poi, che quasi tutte le future scrittrici inglesi di libri per i ragazzi – come Penelope Lively, Jill Paton Walsh – erano a Oxford nello stesso periodo in cui ero io, ma raramente le ho incontrate e mai abbiamo parlato di fantasy insieme. Oxford era allora molto ostile alla letteratura fantastica. Guardando Lewis e Tolkien, tutti alzavano le sopracciglia e dicevano: “Sono pure studiosi eccellenti!”».

Diversi altri autori di libri per ragazzi hanno riconosciuto l’influenza diretta o indiretta di Tolkien sulle loro opere (per non parlare di autori come Stephen King, Ursula K. Le Guin e J.K. Rowling). Susan Cooper, scrittrice nota soprattutto per Il risveglio delle tenebre, saga fantasy ambientata nell’Inghilterra e nel Galles medievali e vincitrice di numerosi premi, conferma le parole di Diana Wynne Jones, anche sul fatto che nella città inglese universitaria per eccellenza in quegli anni la letteratura fantastica non era vista di buon occhio. Tolkien stesso non incoraggiava gli studenti in questo senso, ma i
corsi di studi in inglese erano influenzati della propensione del professore a trattare quel tipo di argomenti mitologici che cementarono la preferenza verso il mito e il genere fantastico già presenti in questi autori.

Libro Fire and HemlockNell’eccellente fantasy, per nulla “tolkieniano”, Fire and Hemlock, una rivisitazione in chiave moderna della ballata di “Tam Lin” da parte di Jones (1984), l’eroina Polly scopre Il Signore degli Anelli all’età, sembra, di circa quattordici anni e lo legge tutto per quattro volte di seguito. Subito dopo scrive una storia d’avventura su se stessa e la figura del suo mentore/padre: «È l’avventura di Tan Coul e Hero e di come si misero alla ricerca dell’Obah Cypt nelle Grotte del Giudizio…». Dopo Il Signore degli Anelli, a Polly era molto chiaro che l’Obah Cypt era realmente un anello molto pericoloso e doveva essere distrutto: «Hero lo fece, con grande coraggio». Inviò il manoscritto al suo mentore, Tarn Lynn, ma lui rispose soltanto: “No, non è un anello. Lo hai rubato da Tolkien, devi usare le tue idee”». Questo brano è emblematico e Diana Jones ha riportato nel suo libro un fenomeno culturale all’opera dagli anni ’50: la Terra-di-mezzo è un universo così potente che molti lettori – come si può anche vedere dall’enorme quantità della “fan fiction” che si può trovare su internet – sentono l’immediato bisogno di raccontare la propria storia in essa o al suo fianco, in un mondo parallelo. In Meditations on Middle-earth, una raccolta di riflessioni su Tolkien a cura di Karen Haber e scritta da molti dei più importanti scrittori contemporanei di fantasy e fantascienza (George R.R. Martin, Raymond Feist, Poul Anderson, Michael Swanwick, Esther M. Friesner, Harry Turtledove, Terry Pratchett, Robin Hobb, Ursula K. Le Guin, Diane Duane, Douglas A. Anderson, Orson Scott Card, Charles De Lint, Lisa Goldstein, Glenn Hurdling, Terri Windling), questa “sindrome di Polly” è confermata ripetutamente dagli autori stessi.

In Tolkien, Autore del Secolo (Simonelli Editore), Tom Shippey suggerisce che in alcuni casi – in molti dei casi come quello dell’eroina di Diana Wynne Jones – le parole e le immagini di Tolkien sono state apprese così presto e così profondamente, presumibilmente con la lettura compulsiva e ripetuta dei suoi libri, che esse sono state interiorizzate e ora sono proprietà personale piuttosto che debito letterario. Il fenomeno era abbastanza comune nei secoli in cui l’epica, le saghe e le ballate erano trasmesse oralmente in formule o in versi; gli ascoltatori passivi di una tradizione si univano immediatamente ai suoi estensori attivi, divenendo a loro volta diffusori di poemi. È un cosa strana, ma non del tutto disprezzabile da vedere oggi, in quest’epoca in cui domina l’autorevolezza del singolo individuo e la difesa dei diritti d’autore.

Peter Gilliver, Jeremy Marshall ed Edmund Weiner in The Ring of Words hanno dimostrato come l’uso frequente della parola “confusticate” (forma meno usata per “
confondere”) nei libri della serie dei Chrestomanci sia sicuramente un prestito di Diana Wynne Jones da Tolkien. La stessa cosa accade ad altre scrittrici di lingua inglese (ad esempio, a Jan Siegel, pseudonimo di Amanda Hemingway e alla canadese Alison Baird) per altre parole del professore di Oxford. Se pensiamo a quel che ha detto Jones nella sua autobiografia, forse è questo il modo in cui Tolkien ha esercitato la sua influenza sulle scrittrici inglesi del Dopoguerra. E non solo: perché, come concludono Gilliver, Marshall e Weiner, «in sintesi, nella lingua inglese è iniziato il processo di assimilazione del patrimonio lessicale usato da Tolkien nelle sue opere».

Roberto Arduini



Lo Hobbit che non fu mai disegnato

Copertina Tony Di Terlizzi dei Racconti Incompiuti di J.R.R. TolkienNon solo le lingue generano storie, come diceva Tolkien. Probabilmente anche le immagini. Almeno così sembra nel caso del filo conduttore che lega insieme tre famosi disegnatori a Lo Hobbit. E la storia rivela particolari inediti su una vicenda in parte nota circa il celebre romanzo di Tolkien. Sul Los Angeles Times l’autore e disegnatore Tony Di Terlizzi, legato a Tolkien per aver disegnato la copertina dell’edizione Del Rey dei Racconti Incompiuti (qui accanto), ha rivelato l’esito di una ricerca coronata da successo. Incuriosito dalla notizia di un breve contatto negli anni ’60 tra due suoi miti, J.R.R. Tolkien e Maurice Sendak, aveva voluto sapere di più della vicenda. Perciò, DiTerlizzi ha contattato il suo collega scrittore Gregory Maguire, famoso per Wicked (Strega), una rivisitazione della strega del Mago di Oz di L. Frank Baum. Nel 2003, Maguire aveva pubblicato a Making Mischief, A Maurice Sendak Appreciation, una serie di saggi su Sendak, corredato da illustrazioni dell’artista difficilmente reperibili. In quell’occasione Maguire aveva ricordato la sua prima intervista a Sendak del 1977 e ne aveva realizzata una nuova, mentre Sendak aveva inviato scritto una Prefazione al libro. Questa amicizia ha fatto svelare un retroscena sconosciuto che risale a oltre quarant’anni fa.

Maurice SendakQuesto ci porta a Lo Hobbit e alla possibilità sfumata di averne oggi un’edizione illustrata da Maurice Sendak. Dalla Tolkien Companion and Guide si apprende che il 25 febbraio 1964 Rayner Unwin inviò a Tolkien una lettera della casa editrice americana Houghton Mifflin che, per il trentennale dello Hobbit, proponeva un’edizione di lusso illustrata da Sendak. In quel momento, l’artista era già ampiamente noto per aver scritto una decina di libri per bambini, averne illustrati quasi una cinquantina, ed aver appena ottenuto il prestigioso “Caldecott Medal” per Where the Wild Things Are (Nel paese dei mostri selvaggi, da cui è stato tratto anche un film). Soltanto più di tre anni dopo Sendak fu in grado di inviare un disegno in bozza, l’incontro tra Gandalf e
Bilbo sulla porta di Bag End.
Il 16 Febbraio 1967 Rayner Unwin visitò Tolkien, forse in compagnia dell’altro editore americano Ian Ballantine, e gli mostrò la bozza di Sendak. Rayner in una lettera del 20 febbraio riferì a Houghton Mifflin che Tolkien lui era «pesantemente sconvolto dalle proporzioni delle figure»: Bilbo era troppo grande rispetto a Gandalf (oppure il contrario). Sempre dal Tolkien Companion (p. 420) apprendiamo che poche settimane dopo, Sendak ebbe un attacco di cuore, e sebbene poi si riprese, non ritornò più a Lo Hobbit e il progetto venne abbandonato.

Ora, Di Terlizzi aggiunge molti altri particolari a questa vicenda. Il disegno in bozza non era uno, ma due! Oltre alla scena dell’incontro tra Gandalf e Bilbo, Sendak aveva completato anche l’illustrazione di un elfo silvano che danzava al chiaro di luna. Inoltre, sembra nello spedire i bozzetti a Tolkien, il responsabile della casa editrice americana aveva erroneamente invertito le etichette di contrassegno di Elfi e Hobbit che risultarono quindi invertiti. Secondo questa versione, Tolkien fu infastidito della cosa, rispose che Sendak non aveva letto con attenzione il libro e non aveva afferrato l’aspetto degli Hobbit. Le illustrazioni non vennero approvate e Sendak s’infuriò molto. Per mitigare i dissapori, la casa editrice decise di organizzare ad Oxford un meeting fra i due, dato che Sendak si trovava in Inghilterra per il tour promozionale proprio per Where the Wild Things Are. Tuttavia, il giorno prima dell’incontro, Sendak, a soli 39 anni, fu colpito dall’attacco di cuore che lo costrinse a un ricovero di diverse settimane in un ospedale di Birmingham. I due non ebbero più modo d’incontrarsi e il progetto non vide mai la luce.

Il bozzetto dello Hobbit di Maurice SendakSendak, che attualmente ha 83 anni, potrebbe confermare questa versione. A sostegno c’è il fatto che l’artista aveva sottolineato alcuni passi della sua copia dello Hobbit per possibili illustrazioni e lungo i margini del testo sono visibili anche diversi schizzi. A fianco potete trovare una delle illustrazioni create da Sendak, successivamente donata, insieme alla sua copia del libro, alla Beinecke Rare Book and Manuscript Library della Yale University, dove si trova tuttora. La seconda illustrazione, riguardante gli Elfi, è invece scomparsa, almeno per ora. Maurice Sendak è considerato da molto tempo il più geniale illustratore di libri per bambini. Alla luce di quanto da lui realizzato è davvero un peccato che per una serie di sfortunati eventi il tutto non abbia più avuto un seguito. Sarebbe stato interessante vedere come un maestro ne interpretava un altro. Già il bozzetto di Gandalf e Bilbo, seppur errato nelle proporzioni, dimostra come Sendak sapesse tenere bene l’equilibrio tra luce e ombra, non solo della narrativa di Tolkien, ma anche degli eventi che turbinavano intorno alla creazione stessa dell’opera d’arte. Lo dimostrano anche altri titoli, come Pierre o il suo capolavoro Nel paese dei mostri selvaggi. Sendak interpreta non solo gli ostacoli fisici che i personaggi di una storia devono affrontare, ma anche quelli psicologici. Era il visionario perfetto per reinterpretare Tolkien.




Buon Tolkien Reading Day!

Locandina del Tolkien Reading DayChe leggiate Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit o Il Silmarillion, che leggiate le poesie o le opere brevi, le lettere di Babbo Natale o le fiabe, buon Tolkien Reading Day a tutti!

Il 25 marzo per i lettori di Tolkien, è il giorno della caduta di Sauron, a conclusione della “Guerra dell’Anello” nel Signore degli Anelli. Il tema di quest’anno è dedicato agli “Alberi di Tolkien”. L’Associazione romana studi Tolkieniani, insieme alla famiglia dei Proudneck, lo smial degli appassionati di Tolkien a Roma, si incontrerà stasera al pub Avalon, in Via Terni 21, a partire dalle 20.30 fino a notte inoltrata!




Sigurd & Gudrún, Shippey torna in Galles

Dimitra Fimi e Tom ShippeyVisti i buoni risultati, saranno ripetuti i due corsi online alla University of Wales Institute di Cardiff, che si sono svolti l’autunno scorso. A condurli è Dimitra Fimi, giovane conferma tra gli studiosi di Tolkien, autrice tra l’altro del libro Tolkien, Race and Cultural History, recentemente premiato con il 2010 Mythopoeic Scholarship Award in Inklings Studies.

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I corsi cominceranno lunedi 23 maggio prossimo, ma per deliziare i palati più sopraffini, la professoressa greco-gallese ha preparato una bella sorpresa.

Conferenza Tom ShippeyDomani, mercoledì 23 marzo, la School of Education dell’università ospiterà una conferenza di Tom Shippey, professore emerito di Letteratura Inglese. L’argomento, Writing into the Gap: Tolkien’s The Legend of Sigurd & Gudrún (stesso titolo della sua recensione del volume pubblicata su Tolkien Studies 7), verterà su uno dei lavori meno noto di J.R.R. Tolkien, dato alle stampe dal figlio Christopher nel 2009. Si tratta di un’opera narrativa in versi, scritta negli anni Venti e ispirata alla leggenda di Sigurd, raccontata da numerose tradizioni, incluse la Saga dei Nibelunghi, la Saga dei Völsungar e il poema epico Nibelungenlied. La conferenza è a ingresso gratuito, ma per assistere bisogna prenotare il posto, visto che Shippey è un oratore molto popolare e gli organizzatori vogliono assicurare che l’aula sarà in grado di accogliere tutto il pubblico!

Tutte le informazioni sulla conferenza si trovano qui




Lo Hobbit e il Tolkien Reading Day

Il regista Peter JacksonMentre dall’altra parte del mondo, in Nuova Zelanda per intenderci, sono iniziate ufficialmente oggi le riprese per i due film de Lo Hobbit e Peter Jackson ha superato brillantemente anche un’ulcera perforata pur dare il ciak alle riprese, gli appassionati di J.R.R. Tolkien si preparano a festeggiare una delle date più sentite del calendario.

Il 25 marzo sarà la migliore occasione per parlare dei prossimi due capitoli cinematografici sulla Terra di Mezzo perché cadrà, infatti, il Tolkien Reading Day. Creato dalla Tolkien Society inglese nel 2003 per incoraggiare i lettori a esplorare insieme alcuni dei racconti di Tolkien a scuola, all’università, in gruppi di lettura o in famiglia, ogni anno presenta un tema specifico. Il 25 marzo ha un significato per i lettori di Tolkien, in quanto è il giorno della caduta di Sauron, a conclusione della “Guerra dell’Anello” nel Signore degli Anelli.

Locandina del Tolkien Reading DayIl tema di quest’anno, Gli Alberi di Tolkien, è legato all’Anno Internazionale delle Foreste lanciato dall’Onu e incoraggia a scoprire i confini della foreste descritte nei racconti di Tolkien o a concentrarsi su alberi dal carattere particolare. I lettori si possono avventurare nel Bosco Atro dello Hobbit, oppure sfogliando Il Signore degli Anelli possono inoltrarsi nella Vecchia Foresta ai confini della Contea, vedere l’albero d’oro di Lothlórien, o incontrare gli Ent di Fangorn. Altrimenti si possono leggere le bellissime pagine sugli alberi e il loro significato in «Foglia», di Niggle o discutere sull’importanza dei due Alberi di Valinor (Telperion e Laurelin) amati dagli Elfi nel Silmarillion, dove ci sono le foreste più grandi da scoprire. Se il tempo di lettura è breve, possono essere argomento di conversazione l’odio nei confronti di tutto ciò che si muove del Vecchio Uomo Salice (Old man willow) o il simbolismo dell’Albero Bianco di Gondor. Altre idee per esplorare i libri di Tolkien sono disponibili qui. Anche noi dell’Associazione abbiamo una particolare predilezione per gli alberi e la natura e abbiamo organizzato anche delle visite tolkieniane all’Orto botanico di Roma. Per il 25 marzo abbiamo organizzato un incontro per leggere insieme brani di Tolkien, bere una birra e parlare degli alberi della Terra di Mezzo. Se qualcuno volesse partecipare può scriverci qui per informazioni




Frodo vive! Dopo 40 anni torna la Tolkien Con

Foto di Ethan GilsdorfQuando si tenne la prima Conference on Middle-earth, nel 1969, Il Signore degli Anelli era un libro scritto da un professore britannico adottato dagli hippie. Nel 1971, al momento della seconda edizione della conferenza, le cose erano praticamente le stesse, solo che gli hippie erano passati a droghe più pesanti. Poi sono passati quattro decenni. Ora, naturalmente, Il Signore degli Anelli è ancora un libro scritto da un professore britannico adottato dagli hippie… ma è anche una trilogia di film girati in Nuova Zelanda ed è adottato da milioni di fan in tutto il mondo. Solo considerando la fanfiction dedicata a Tolkien dal 2000 a oggi, si supera infatti il totale di tutte le parole scritte e pubblicate dal professore in vita e poi da suo figlio (History of Middle-earth compresa). Ed è una stima al ribasso…

Sembra così il momento giusto per indire la terza edizione della CoME, almeno così hanno gli organizzatori. Ma prima un po’ di storia: la Tolkien Society of America fu la prima associazione dedicata allo scrittore, fondata nel 1965 da Dick Plotz e da altri studenti della Columbia University. Nel 1967 già contava più di mille membri, perlopiù nell’area di New York, organizzati in gruppi locali o smial, con un unico Thain (presidente) e pubblicava un bollettino, Green Dragon, e una rivista, The Tolkien Journal. Questo schema fu poi seguito da tutte le altre Tolkien Society nel mondo. La prima CoME fu pensata non come una “convention di fantasy o fantascienza”, ma piuttosto come un evento accademico: i lavori presentati in quelle occasioni hanno portato alla pubblicazione di A Tolkien Compass. Nel 1972, la Tolkien Society of America di fuse con la Mythopoeic Society, la società dedicata a tutti gli Inklings.

Jan Howard Finder«È passato troppo tempo da quando ho presieduto le prime due edizioni della Conference on Middle-earth», ha detto Peregrino Tuc II (alias Jan Howard Finder, Thain di allora). «Gli anni passano. Poi, un incontro casuale, come diciamo noi nella Terra di Mezzo, ha portato l’idea di organizzare una terza edizione. Come avrei potuto resistere?», ha aggiunto. La terza Conference on Middle-earth è prevista per il 25 e 26 marzo alla Westford Regency Inn, vicino Boston (con una festa di benvenuto la prima sera, intitolata la “Caduta di Sauron” al pub Green Dragon (il 25 marzo è, nel libro, la data in cui Sauron viene sconfitto). Le presentazioni delle prime due conferenze avevano temi come “Tolkien e la Rivoluzione in Facoltà” e “Il viaggio psicologico di Bilbo Baggins”, eventi come la sfilata in
costume, la gara musicale tra band e il “Torneo Medievale” fatto in collaborazione con la Society for Creative Anachronism.

Ora, 40 anni dopo, appassionati e di studiosi uniscono di nuovo le forze per festeggiare Tolkien. Tra i piatti forti dell’evento la tavola rotonda “1965! Quando la Terra di Mezzo è stata stravolta” sull’impatto dell’edizione pirata del Signore degli Anelli che colpì i campus universitari, e “Due film per fare Lo Hobbit sono uno di troppo”, discussione sul progetto di Peter Jackson di trasformare il libro in due film. Ci saranno anche chiaccherate dedicate ai fan come “Le bionde si divertono di più: le immagini di Legolas Greenleaf” e “Tra letteratura e film, viaggi e immaginazione: la Nuova Zelanda come Terra di Mezzo”. Ci sarà anche un’area dedicata a chi vuole avere tutto ciò che riguarda la Terra di Mezzo, dai mantelli agli abiti completi, dai calici in peltro ai quadri d’autore, fino all’oggettistica varia.

Film RingersIl reverendo Michael Frank, che alla conferenza del 1971 a Cleveland parlò del senso della perdita nella “Trilogia dello spazio” di CS Lewis e nelle opere di Tolkien, quest’anno tornerà per illustrare come la fede di Tolkien ha contribuito a plasmare il suo mondo. «Come un buon Hobbit», ha detto Frank, «non vedo l’ora di mangiare del buon cibo e di conoscere nuovi amici». La festa inizierà quindi il 25 al pub Green Dragon e continuerà sabato 26 marzo, dopo lo svolgimento delle conferenze e degli eventi, con un bouffet in stile Hobbit e poi la visione di RINGERS: Lord of the Fans!, un film-documentario che mostra l’influenza del Signore degli Anelli sulla cultura popolare occidentale.

Tutte le informazioni sul sito degli organizzatori.
Qui il programma | Qui il Call of Paper | Qui i relatori



La collezione di Verlyn

Verlyn FliegerQuando si parla di sogni che si realizzano. Se ne era parlato proprio con lei in una cena a Modena nel maggio scorso… Così, è un piacere annunciare ora la prossima pubblicazione di un nuovo volume di Verlyn Flieger: si tratta di una collezione di saggi che verrà pubblicato dalla Kent State University Press la prossima estate: Green Suns and Faërie: Essays on J.R.R. Tolkien (ISBN 978-1-60635-094-2; prezzo negli Usa 24.95 dollari, intorno ai 18 euro).
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Nuovo libro Verlyn FliegerIl libro è presentato dalla casa editrice come “un contributo importante al crescente corpus della critica su J.R.R. Tolkien”. Guardando la copertina, sembra di riconoscere l’immagine “The Glittering Caves of Aglarond” di Ted Nasmith. Il volume si preannuncia veramente ghiotto, visto che riunisce molte delle conferenze tenute da Verlyn Flieger in questi anni, con l’aggiunta di alcuni saggi nuovi. Su alcuni blog è apparso anche l’indice. Così lo riportiamo anche qui di seguito. Visto che molti dei saggi avevano visto la luce in pubblicazioni specialistiche e in qualche caso amatoriali,inserisco tra parentesi quadre la fonte. Se non ci sono indicazioni, il saggio è inedito.
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Introduzione
Parte 1: Tolkien Sub-creator
* Fantasy and Reality: J.R.R. Tolkien’s World and the Fairy-story Essay [Mythlore 22 (1999)]
* The Music and the Task: Fate and Free Will in Middle-earth [Tolkien Studies 6 (2009)]
* Tolkien and the Idea of the Book [The Lord of the Rings 1954–2004, ed. Hammond e Scull]
* Tolkien on Tolkien: “On Fairy-stories”, The Hobbit and The Lord of the Rings
* When is a Fairy story a Faërie Story? Smith of Wootton Major [Myth and Magic: Art according to the Inklings, ed. Segura and Honegger]
* The Footsteps of Ælfwine [Tolkien’s ‘Legendarium’, ed. Flieger and Hostetter]
* The Curious Incident of the Dream at the Barrow [Tolkien Studies 4 (2007)]
* Whose Myth Is It?

Parte 2: Tolkien in tradition
* Tolkien’s Wild Men From Medieval to Modern [Tolkien the Medievalist, ed. Chance]
* Tolkien and the Matter of Britain [Mythlore 87 (Estate/Autunno 2000)]
* Frodo and Aragorn: The Concept of the Hero [Tolkien: New Critical Perspectives, ed. Isaacs and Zimbardo]
* Bilbo’s Neck Riddle
* Allegory Versus Bounce: Tolkien’s Smith of Wootton Major [Journal of the Fantastic in the Arts 12/2 (2001)]
* A Mythology for Finland: Tolkien and Lönnrot as Mythmakers [Tolkien and the Invention of Myth: A Reader, ed. Chance]
* Tolkien, Kalevala, and “The Story of Kullervo” [un nuovo saggio o forse l’apparato editoriale pubblicato in Tolkien Studies 7 (2010)]
* Brittany and Wales in Middle-earth
* The Green Knight, the Green Man, and Treebeard: Scholarship and Invention in Tolkien’s Fiction [Scholarship and Fantasy, ed. Battarbee]
* Missing Person [Mythlore 46 (Estate 1986)]

Parte 3: Tolkien and His Century
* A Cautionary Tale: Tolkien’s Mythology for England [Probabilmente lo stesso saggio pubblicato in The Chesterton Review 28.1/2 (Febbraio/Maggio 2002); ristampato in A Hidden Presence: The Catholic Imagination of J.R.R. Tolkien, ed. Boyd and Caldecott]
* The Mind, the Tongue, and the Tale
* A Postmodern Medievalist [Tolkien’s Modern Middle Ages, ed. Chance e Siewers]
* Taking the Part of Trees: Eco-conflict in Middle-earth [J.R.R. Tolkien and His Literary Resonances, ed. Clark and Timmons]
* Gilson, Smith, and Baggins [Tolkien’s The Lord of the Rings: Sources of Inspiration, ed. Caldecott and Honegger]
* The Body in Question: The Unhealed Wounds of Frodo Baggins
* A Distant Mirror: Tolkien and Jackson in the Looking-glass [Studies in Medievalism: Postmodern Medievalisms, Volume XIII (2003; pubblicato nel 2005)]

Bibliografia
Note
Indice

Il libro è già disponibile per un pre-ordine sul sito della Kent State University Press oppure su Amazon, con la data di rilascio programma per agosto (solo sei mesi). Era dai tempi di Roots and Branches di Tom Shippey che attendevamo un libro del genere. Urrà!
Ora possiamo iniziare a pensare a quanto sarebbe bello avere una collezione di saggi del duo Wayne Hammond & Christina Scull: solo che, a giudicare dalla loro produzione, un volume solo non basterà…

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Manoscritti segreti di Tolkien, stavolta sono in Islanda

L'Anello dei ghiacciPiù che una moda, sta divenendo un’epidemia! Dopo Mirkwood arriva un altro libro che ha al centro i “manoscritti segreti” di J.R.R. Tolkien. Ecco la trama de L’anello dei ghiacci (“Where the shadows lie”): «Islanda. Dintorni di Reykjavík. Il cielo non è mai stato così scuro e minaccioso. Le nuvole basse quasi toccano le nere acque del lago. Il detective Magnus Jonson vede a malapena il corpo, immerso nella foschia. È il cadavere di Agnar Haraldsson, uno dei più importanti studiosi dell’opera di Tolkien. La sua è una morte apparentemente assurda. Ma forse una spiegazione c’è, o quantomeno un indizio. Perché il professore, poco prima di morire, era entrato in possesso di un’antica saga nordica. Un prezioso manoscritto vecchio di 800 anni, forse la saga da cui Tolkien ha preso ispirazione per scrivere Il Signore degli Anelli. Ma del manoscritto e dei due uomini misteriosi che stavano trattando con lo studioso per impadronirsene si sono perse le tracce. Magnus non ha dubbi: deve ritrovarli e capire cosa faccia parte del mito e cosa della realtà…».

Michael RidpathL’inglese Michael Ridpath non può che essere al primo romanzo, ma, a quanto pare, ha conquistato notorietà grazie a questo libro, stampato ormai in tutto il mondo. In un’intervista tratta dal suo sito, l’autore spiega come ha pensato a Tolkien per la trama. Fin da bambino scriveva thriller e aveva già pronti un detective, l’Islanda e una saga da cercare… «Volevo qualcosa di realmente grande, qualcosa che avesse risonanza anche fuori dell’isola», ammette candidamente Ridpath. «La risposta è venuta facilmente: Il Signore degli Anelli». Aveva già letto le opere del professore di Oxford? La risposta è spiazzante: «Non conoscevo nulla di Tolkien, ma pensavo che fosse plausibile che lui avesse avuto a che fare con le saghe nordiche…». Naturalmente, indagando un po’ Ridpath ha scoperto che Tolkien aveva una passione per il genere e si adattava moltissimo alla sua trama. Così, lo ha inserito nella storia…

Il libro, pubblicato da Garzanti, arriva ora anche in Italia (trad. di Duccio Viani, pp. 364, 18,60 euro). Naturalmente, Ridpath è già al lavoro: L’anello dei ghiacci è il primo volume della “Serie del Fuoco e del Ghiaccio”, che vedrà ancora all’opera il detective islandese Magnus…

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Mirkwood, contesa legale per la Tolkien Estate

Mirkwood: A Novel About JRR TolkienCe ne eravamo già occupati a metà gennaio. Abbiamo resistito, ma dopo che ne ha scritto l’inglese Guardian, la notizia è rimbalzata anche in Italia. Così, dobbiamo tornare su un fatto che sicuramente alzerà un polverone e farà pubblicità a un libro che a noi sembra un’operazione di marketing. Ma andiamo per ordine. John Ronald Reuel Tolkien è al centro di una nuova battaglia legale. Questa volta in Texas, negli Stati Uniti, tra i suoi eredi e Steve Hillard, autore del romanzo Mirkwood: A Novel About JRR Tolkien, altrimenti sconosciuto.

Hillard, 62 anni, di Austin (Texas), non immaginava di essere diffidato dalla Tolkien Estate per aver pubblicato un libro che ha per protagonista il famoso scrittore. Al suo primo romanzo, Hillard ha pubblicato a proprie spese il libro che finora ha venduto tramite Amazon appena 900 copie. Ma sicuramente le vendite saliranno di molto. L’autore ha ricevuto una lettera di diffida dalla Tolkien Estate in cui gli veniva intimato di interrompere la pubblicazione del libro, poiché non possiede i diritti di utilizzare a fini commerciali il nome e la figura di J.R.R. Tolkien. La Tolkien Estate contesta anche l’illustrazione di copertina, in cui l’albero è troppo simile al lavoro di Tolkien. Nella lettera è stata chiesta la distruzione di tutte le copie del romanzo e l’immediato stop alle vendite, minacciando un processo e una richiesta di danni multimilionaria. I legali della Estate hanno ricordato ad Hillard che «i loro assistiti non gli hanno mai concesso il permesso di utilizzate il nome e la personalità di Tolkien per il romanzo né per altro».

Lo scrittore americano ha risposto rivolgendosi al tribunale distrettuale del Texas per precludere le richieste della Tolkien Estate in base al Primo Emendamento. Il libro, di 450 pagine, secondo l’autore è sia narrativa che un esercizio di critica letteraria: «Si concentra sul ruolo delle eroine, richiamando il senso colto da Marion Zimmer Bradley nella sua eccellente recensione di Tolkien: The books are, in fact, almost womanless in “Men, Halflings and Hero Worship” (1961)». Hillard ha ammesso di aver usato per la sua storia il virgolettato di una lettera di Tolkien pubblicata, ma ha assicurato che tutto il resto è frutto d’immaginazione letteraria e ha detto che se il professore, scomparso nel 1973, fosse vivo, sarebbe stato sicuramente dalla sua parte. Hillard ha anche replicato sostenendo che il suo romanzo è soltanto uno dei tantissimi lavori letterari che ha per protagonista gente famosa realmente vissuta. E a tal proposito ha fatto riferimento a Joyce Carol Oates che ha scritto di Marilyn Monroe in Blonde; a Michael Cunningham che in The Hours ha fatto riferimento a Virginia Woolf; a Underworld di Don DeLillo, in cui appare Frank Sinatra.

Steve Hillard I legali della Tolkien Estate ribattono che l’immagine della copertina del libro – un albero illuminato dai raggi del sole
con tre figure in primo piano – è «sorprendentemente simile» ad alcuni disegni e alle pubblicazioni di Tolkien. L’articolo del Guardian riporta nel dettaglio molte affermazioni dei legali delle due parti in causa, ma questione della copertina a parte, tutto sembra il frutto del comunicato stampa, come abbiamo scritto già un mese e mezzo fa. Infatti, in maniera molto ambigua si annunciava la scoperta di manoscritti inediti di Tolkien e di un romanzo che ne rivelava il contenuto. Poi leggendo la trama e guardando le immaggini, si scopriva il bluff. Non sappiamo se Hillard avesse previsto la reazione della Tolkien Estate, ma una cosa è sicura: un libro che non vale molto venderà migliaia di copie grazie alla causa negli Stati Uniti.
Per chi è in cerca di suggerimenti di marketing riportiamo la citazione di Hillard al tribunale distrettuale del Texas contro la Tolkien Estate. Per la cronaca, Hillard ha annunciato già il sequel di Mirkwood, si intitolerà: Dream of another’s weaving

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Tolkien e la fiaba norvegese

Fiaba norvegeseC’era una volta un povero contadino con la casa piena di figli, ma non aveva gran che da offrir loro per nutrirsi e vestirsi, belli erano tutti ma la più bella, incredibilmente bella, era la figlia minore
Inizia così una delle più note fiabe norvegesi. La scena che colpisce di più è l’amicizia tra la bambina e un orso bianco e il viaggio che compiono insieme. Se vi è venuto in mente il film (e il libro) La bussola d’oro di Philip Pullman non sbagliate. Anche lui si è ispirato alla fiaba norvegese, che si chiama East of the sun, west of the moon. Ma sono in molti ad averne tratto spunto. E tra di loro c’è anche J.R.R. Tolkien.

Locandina del filmLa fiaba fu tradotta in inglese nel 1889 da Andrew Lang in uno dei dodici libri della sua raccolta, The Blue Fairy Book, e divenne talmente famosa da divenire proverbiale. East of the sun, west of the moon è, infatti, un’espressione per indicare il posto impossibile da trovare, il posto fantastico per antonomasia. Anche il professore di Oxford fu colpito dalla fiaba e, pur non citandola mai né nelle lettere né nei saggi, le offrì un omaggio diretto e inequivocabile nel Signore degli Anelli. Per scoprire dove si può leggere l’articolo molto bello e approfondito di Cecilia Barella sul sito della Compagnia del Libro dal titolo La fiaba norvegese che piaceva a Tolkien.
Per cogliere un indizio dell’importanza che East of the sun, west of the moon ha nei paesi anglosassoni e in quelli scandinavi, riportiamo una piccola selezione di immagini tratte dalle infinite versioni della fiaba in questi ultimi anni.
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Arriva dalla Russia il contrattacco di Mordor

«Al di sopra del Marese, della Valle dell’Acqua, dei Monti Brumosi, del Bosco d’Oro,
della Montagna Solitaria, delle nubi, dei mari, al di là del Fuoco Dorato, della Rete di Stelle
e dei confini delle Cerchie del mondo…».

Edizione spagnola di The Last Ring Bearer“La storia è scritta dai vincitori”. È un vecchio adagio confermato dai fatti talmente tante volte che è divenuto proverbiale. Se Il Signore degli Anelli non fosse il frutto della fantasia di J.R.R. Tolkien, ma il resoconto di una guerra realmente avvenuta, probabilmente l’adagio sarebbe stato confermato una volta di più. E se fosse proprio così?
La risposta positiva a questa domanda farebbe nascere molte riflessioni sul racconto di fatti realmente avvenuti. È quel che ha fatto un paleontologo russo…
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La pignoleria di uno scienziato
Kirill YeskovKirill Yeskov è un biologo e paleontologo di Mosca con alle spalle ben 86 pubblicazioni scientifiche e la scoperta di almeno 7 nuove specie di ragno. Nel suo paese è piuttosto conosciuto anche dagli appassionati di fantascienza per aver scritto diversi libri del genere. Circa 15 fa, leggendo Il Signore degli Anelli, Yeskov si accorse di alcune incongruenze geografiche e geologiche della Terra di Mezzo. Prese una bella penna rossa e iniziò a correggere il testo che andava leggendo. Presto i margini del libro non bastarono più a contenere le sue note. Fu così l’inizio di un lavoro che lo impegnò 4 anni e lo portò a scrivere 140mila parole, equivalente all’80% della Compagnia dell’Anello. Ne uscì una riscrittura della storia, seguendo però quello spunto iniziale.

L’Ultimo portatore dell’Anello
L'Ultimo portatore dell'AnelloSecondo Yeskov, il testo di Tolkien è in realtà la leggenda romantica raccontata dalla parte vincente nella guerra dell’Anello. Se fosse un documento storico, un suo esame più attento rivela un versione alternativa della guerra. Proprio come la storia col tempo diventa mito, gli elementi fantastici nel Signore degli Anelli possono essere visti come metafora di dinamiche sociali di quell’epoca (l’anno 3019 della Terza Era). Il romanzo dello scienziato, The Last Ring-Bearer, pubblicato in Russia nel 1999, racconta così la storia epica di Tolkien dal punto di vista della regione di Mordor, da dove Sauron, l’Oscuro Signore, mosse guerra ai popoli liberi della Terra di Mezzo.
La storia ha una prospettiva meno in bianco e nero, raccontata dal punto di vista dei perdenti. Secondo Yeskov sembra che la guerra sia stata causata da due visioni del mondo diverse e contrapposte: il mondo dell’aristocrazia rurale e del feudalesimo, con un potente appoggio magico, i cui leader vogliono mantenere lo status quo, e il mondo del progresso tecnologico, all’alba di una rivoluzione industriale. Così, gli orchi e le altre “razze del
Male” non sono più maligni di qualsiasi altra razza della Terra di Mezzo. Ci sono leader potenti su entrambi i lati che vogliono prevalere e proteggere il loro stile di vita e la gente comune che viene coinvolta in questo conflitto. I fan del Signore Oscuro resteranno un po’ delusi: sua Maestà Sauron ha solo poche citazioni nel racconto degli eventi, essendo stato più che altro un re illuminato. Di conseguenza, Aragorn e Gandalf hanno ritratti a tinte fosche: il primo è un guerriero spregiudicato, che non esita a far uccidere un suo compagno pur di vantarsi della sua spada leggendaria e in un altro momento si dice che Boromir è stato ucciso da qualche parte nelle regioni del nord, suggerendo che potrebbe essere stato l’erede al trono di Gondor. Gandalf è descritto come il motore instancabile di tutte le manovre dell’Ovest, un vero e proprio guerrafondaio. Alla fine, il mondo feudale dei Popoli Liberi prevale e spazza via il tentativo di rivoluzione tecnologica: i successivi resoconti, scritti a Gondor, esalteranno lo scontro tra Bene e Male, dipingendo come mostri terrificanti gli avversari e come una dittatura dispotica il regno di Mordor.

Per quanto riguarda lo stile bisogna dire che è piuttosto diverso da quello di Tolkien: è un po’ come se John LeCarré avesse scritto Rosencrantz e Guildenstern sono morti. C’è molta più enfasi sulla disinformazione e sullo spionaggio, e la prosa è ben lontana dall’essere epica. Non è così divertente e leggibile come l’originale, ma è un lavoro comunque legittimo e interessante. Eccone qualche esempio, dalla traduzione inglese, fatta in collaborazione con l’autore stesso:
Dal Capitolo 35: «Close to evening a stranger visited the Mordorians’ barrack where the Engineer Second Class was being wracked by a consuming fever. He was wiry and quick in his movements, his swarthy Southerner’s face marked by decisiveness – most likely an officer off an Umbarian privateer who by a quirk of fate wound up at Mindolluin rather than dangling off the yardarm of a royal galley. He stood for a minute over the bloody mess already presided over by hordes of fat flies and grumbled to no one in particular: “Yeah, prob’ly a goner by morning…” Then he disappeared, only to re-appear a half an hour later and, much to the surprise of Kumai’s fellow inmates, begin treating him. Ordering them to hold the patient down, he started rubbing a yellowish ointment smelling sharply of camphor right into the bleeding welts; the pain was enough to jerk Kumai back from wobbly unconsciousness, and had he not been so weakened, his fellows would not have been able to keep him pinned down. Pirate (as the prisoners took to calling him) kept working calmly, and just a few minutes later the wounded man relaxed, melting with copious sweat, and sank into a real sleep like a stone in a pond».
Dall’Epilogo: «Our narrative is based entirely on Tzerlag’s tales, however incomplete, that are preserved by his clan as an oral tradition. It should be stressed that we have no documents that might attest to its veracity. The one who might have been expected to leave the most detailed account – Haladdin – had not recorded even a word on the subject; the other participants in the hunt for Galadriel’s Mirror – Tangorn and Kumai – remained silent for obvious reasons. Therefore, whoever would like to declare the whole thing to be the old-age ravings of an Orc who wanted to replay the finale of the War of the Ring is free to do so with clear conscience. After all, that’s what memoirs are for: to let veterans recast their losses as victories after the fact».

Un successo duraturo non solo in Russia
 The Black Book of ArdaChe un libro avesse successo in Russia era quasi scontato. Proprio alla fine degli anni Novanta molti scrittori pubblicarono libri simili ispirati alla Terra di Mezzo. Sono la fonte classica per gli appassionati di giochi di ruolo russi che interpretano il lato “oscuro” dei paesi a est e sud. Famosissimo è The Black Book of Arda, un romanzo di N. Vassilyeva e N. Nekrasova, che racconta Il Silmarillion dal punto di vista di Melkor, che ebbe ben due edizioni nel 1995 e nel 2000. Oppure come Beyond the Dawn, un romanzo fantasy della scrittrice ucraina Olga Chigirinskaya, pubblicato nel 2003, che racconta la storia di Beren e Luthien usando toni poetici attinti dalla letteratura.
Per non parlare della discutibile serie Ring of Darkness di Nick Perumov, pubblicata a partire dal 1991, che ha provocato un’ondata di critiche dagli appassionati di Tolkien, ma ha venduto almeno 100mile copie, scalando tutte le classifiche di popolarità tra i lettori di fantasy.
Il libro di Yeskov ha un respiro diverso. Ha una prosa migliore, rimane fedele alla storia pur introducendo alcuni personaggi nuovi e raggiunge toni lirici in alcuni punti. Un esempio è quando Sauron discute con Gandalf sul futuro della Terra di Mezzo, invertendo l’idea di “bene” e “male” della trilogia: «History will be written by those who will win under your banner. There are tried and true recipes for that: cast Mordor as the Evil Empire that wished to enslave the entire Middle Earth, and its inhabitants as non-human monsters that rode werewolves and ate human flesh … I am not talking about history now, but rather yourself. Allow me to repeat my rude question about the people who hold the knowledge of the civilization of Mordor. That they will have to be destroyed, quite literally, is beyond doubt – ‘uproot the weed entirely’ – otherwise the whole endeavor is meaningless».
Non stupisce, quindi, che The Last Ring-Bearer abbia avuto più edizioni in Russia e sia stato tradotto e pubblicato in molti paesi vicini di lingua slava, avendo buoni risultati di vendita anche in Estonia, Polonia e persino in Spagna, dove è stato pubblicato da una importante casa editrice di fantascienza.

Contenti i lettori, ma non la Tolkien Estate
Il successo editoriale di lunga durata del romanzo di Yeskov naturalmente è giunto a conoscenza di molti appasionati di Tolkien sparsi nel mondo. Finché la curiosità non si è trasformata in dedizione portando prima alla traduzione in inglese del primo capitolo, poi dell’opera intera. «Sono stato molto così impressionato da questo lavoro da trascorrere alcune dozzine di pause pranzo per tradurlo in inglese», ha scritto Yisroel Markov sul suo blog dando l’annuncio che è ora possibile scaricarlo gratuitamente. «Alcune case editrici hanno considerato una traduzione commerciale di questo libro, che è già stato pubblicato in diverse lingue europee», spiega il traduttore, «ma hanno abbandonato l’idea per paura della Tolkien Estate, che controlla rigidamente ogni opera derivata, soprattutto quelle in lingua inglese. Questa traduzione non è commerciale».
Non la pensa così però proprio la casa che detiene i diritti delle opere di Tolkien. In un articolo del Guardian, David Brawn della HarperCollins, editore esclusivo dei libri di Tolkien ha detto: «A mia conoscenza, nessuno di noi è mai stato contattato per pubblicare questo libro». La Russia ha operato «per anni» al di fuori dei diritti d’autore, ha aggiunto Brawn, anche se la situazione ora sta cambiando. «In Internet ci sono
tantissime infrazioni – ha continuato l’editor – ed è estremamente difficile fare qualcosa». «Quando si ottengono i diritti di qualcosa così popolare come Tolkien, gli appassionati vogliono avere sempre nuove storie. La maggior parte di quelle scritte è piuttosto dilettantesca. Tolkien stesso non è del tutto d’accordo e la linea della Estate è che è meglio dire di no a tutto. Se ne lasci passare uno, un diluvio spalancherà le porte».
Mark Le Fanu, segretario generale della Society of Authors (una sorta di Siae nostrana), dal canto suo ha avvertito che anche una storia amatoriale messa a disposizione non per scopo di lucro è soggetta al diritto d’autore. «Se il libro è disponibile in inglese senza la licenza del titolare del diritto d’autore è comunque una violazione».

Considerazioni finali su The Last Ring-Bearer
Ramsete II QadeshQuando si tratta di guerre, la verità è di solito la prima tra le vittime. La Storia insegna come molte sconfitte siano state nascoste o completamente travisate. Senza giungere agli estremi possibili narrati ad esempio in 1984 di George Orwell (in cui si era sempre in in un regime di guerra per giustificare il razionamento dei viveri e il lavoro coatto), si possono citare molti eventi storici. Fin dalla battaglia di Qadesh, combattuta nel 1274 a.C. (ben tremila anni fa) l’uomo ha sempre raccontato la guerra guardando piuttosto al proprio tornaconto. In quell’occasione, il faraone Ramsete II fu sconfitto dagli ittiti che lo presero di sorpresa e la sua politica di riprendersi la Siria fu neutralizzata: ma i templi di Karnak raccontano un’altra storia, con un faraone gigante che resiste ai nemici fino all’arrivo dei soccorsi. Dal Medioevo ci è giunta La Chanson de Roland, considerata tra le più belle opere della letteratura medievale francese e ispiratrice di tutte le storie del ciclo carolingio e di Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto. Ma racconta della battaglia di Roncisvalle, avvenuta il 15 agosto 778, quando la retroguardia di Carlo Magno, comandata dal paladino Orlando, fu attaccata e distrutta dai saraceni. L’eroe fa strage di nemici con la sua famosa spada Durlindana, ma sopraffatto, Orlando usa il poco fiato rimasto per suonare l’Olifante, il corno magico col quale richiama l’attenzione di re Carlo (piacque tanto a Tolkien che ne fece un favoloso animale). Per non parlare della Battaglia di Maldon, schermaglia combattuta nell’Essex il 10 agosto 991 tra anglosassoni e vichinghi, che tutto sommato sarebbe rimasta sconosciuta se non fosse stato per l’orgoglio smodato del conte Byrhtnoth, tramandato dalla Battle of Maldon. Criticata anche da Tolkien, la sua «aspirazione a onore e gloria, in vita e dopo la morte, tende a dilatarsi, a divenire un movente fondamentale» della sconfitta, inducendolo a cedere troppo terreno agli avversari. Fu la causa della rovina per tutti i suoi guerrieri e per l’Inghilterra. Ma i poeti ne esaltarono il coraggio come massimo esempio dell’eroismo nordico e dello spirito di sacrificio contro gli spietati e sanguinari uomini del nord venuti dal mare. Questi ultimi, evidentemente, non la pensavano così, perché fecero del capo di quella spedizione il re di Norvegia e lo cantarono nella Grande saga di Óláfr Tryggvason.
Fortunatamente si sono conservati entrambi i componimenti poetici, così abbiamo le due versioni dei fatti.

Considerazioni di questo genere inquadrano l’impresa di Yeskov in una prospettiva diversa, rendendola meno peregrina e soprattutto degna di maggiore considerazione rispetto ad altri lavori. Del resto, lo stesso Tolkien, nonostante i timori della Tolkien Estate, in un momento della sua vita avrebbe voluto che la sua enorme opera avesse un seguito. «Alcuni dei racconti più vasti li avrei raccontati interamente – scrive in una lettera –, e ne avrei lasciati altri solo abbozzati e sistemati nello schema d’insieme. I cicli sarebbero stati legati in un grande insieme, e tuttavia sarebbe rimasto lo spazio per altre menti e altre mani che inserissero pittura e musica e dramma». Su questo già in passato si è scritto, mostrando come la fan fiction sia stata a volte fondamentale per la letteratura, da Don Chisciotte a Pinocchio.
Le leggende della Terra di Mezzo scritte da Tolkien coprono moltissimi aspetti e moltissimi eventi tra le Ere di Arda. Di tutte, però, soltanto una è scritta “dalla parte dei perdenti”. Si tratta di una versione alternativa della Caccia all’Anello, contenuti nei Racconti Incompiuti che racconta i movimenti dei Nazgûl nel periodo che precede Il Signore degli Anelli.
È un po’ pochino per gli appassionati, soprattutto per quelli russi.
E per la cronaca, la traduzione inglese di The Last Ring-Bearer è stata scaricata in una settimana da 10mila persone, mentre un file torrent è apparso su sito The Pirate Bay.
Chi volesse leggerlo in inglese può scaricarlo da qui.

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