Confermato anche per il 2019 uno dei più importanti appuntamenti accademici del mondo tolkieniano: si tratta dell’International Medieval Congress di Leeds, che per il quinto anno consecutivo propone, grazie all’operato della dottoressa Dimitra Fimi, una serie di interventi incentrati sul Professore. Il congresso, ad oggi il più grande convegno dedicato agli studi medievali in Europa, avrà luogo presso il campus principale dell’università di Leeds dal 1 al 4 di luglio ed il tema generale di quest’anno sono le materialità. L’anno precedente, incentrato sul tema della memoria, anche il vice presidente AIST Claudio Antonio Testi ha presentato uno dei suoi studi, André Breton e J.R.R. Tolkien: Surrealism, Subcreation and Frodo’s Dreams, disponibile sul sito Journal of Tolkien Research, una rivista online ad accesso libero, il cui contenuto è a disposizione dei lettori gratuitamente. Testi ci ha inoltre permesso di pubblicare il suo resoconto delle altre conferenze tolkieniane tenutesi nel 2018, di cui potete leggere qui la prima parte e qui la seconda. Potete trovare sul nostro sito anche il resoconto dell’IMC del 2017, redatto da Testi e dal nostro presidente Roberto Arduini.
Le conferenze in programma
Riportiamo di seguito l’elenco degli interventi incentrati su Tolkien, ma chi fosse interessato all’intero ciclo di conferenze, può scaricare il programma completo qui.
Session 130: Materiality in Tolkien’s Medievalism, I (Materialità nel medievalismo di Tolkien, I)
Lunedì 1 luglio 11:15 – 12:45
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Sara Brown (studiosa indipendente)
Kristine Larsen, Medieval Automata and J.R.R. Tolkien’s The Fall of Gondolin
Deidre Dawson, Tolkien as Letter-Writer (Tolkien come scrittore di lettere)
Andrew Higgins, I glin grandin a Dol Erethrin Airi: An Exploration of Tolkien’s ‘Heraldic Devices of Tol-Erethrin’
Victoria Holtz-Wodzak, Walking in Legend and on the Green Earth: Building the Verisimilitude of Tolkien’s Secondary World (Camminando nella Leggenda e sulla Verde Terra: costruire la verosimiglianza del mondo secondario di Tolkien)
Session 230: Materiality in Tolkien’s Medievalism, II (Materialità nel medievalismo di Tolkien, II)
Lunedì 1 luglio 14:15 – 15:45
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Kristine Larsen
Sara Brown, From Mushrooms to Man-Flesh: The Cultural Significance of Food in the Material World of J.R.R. Tolkien’s Middle-Earth (Dai funghi alla carne umana: il significato culturale del cibo nel mondo materiale della Terra di Mezzo di J.R.R. Tolkien)
Gaëlle Abaléa, Corpses, Tomb, and Barrows: The Materiality of Death in Tolkien (Cadaveri, tombe e tumuli: la materialità della morte in Tolkien)
Aurélie Brémont, ‘Cleaving the undead flesh’: Solid Blades and Invisible Foes in Middle-Earth (‘Fendere la carne non-morta’: lame solide e nemici invisibili nella Terra di Mezzo)
Aslı Bülbül Candaş, Be Careful What You Bring for Your Journey: The Fate of the Fellowship Beaconed by Their Provisions (Attento a cosa porti per il tuo viaggio: il destino della Compagnia indicato dalle loro provviste)
Session 330: Materiality in Tolkien’s Medievalism, III (Materialità nel medievalismo di Tolkien, III)
Lunedì 1 luglio 16:30 – 18:00
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Andrew Higgins
Erik Mueller-Harder, Tolkien’s Elvish and Archaic First Map of Middle-Earth: Lost Connections in Space and Time (L’antica ed elfica mappa della Terra di Mezzo di Tolkien: connessioni nello spazio e nel tempo perdute)
Brad Eden, The Production of Secondary Manuscript Traditions (La produzione di una tradizione manoscritta secondaria)
Sultana Raza, Alan Lee’s Exploration of Tolkien’s Works: The Fall of Gondolin (L’esplorazione di Alan Lee delle opere di Tolkien: The Fall of Gondolin)
Joel Merriner, From Finwë’s Winged Sun to the ‘Wheel of Fire’: Tolkien’s Heraldic Emblems as Signifiers in the Works of Sergei Iukhimov (Dal sole alato di Finwë alla ‘ruota di fuoco’: gli emblemi araldici di Tolkien come significanti nelle opere di Sergei Iukhimov)
Session 1046: J.R.R. Tolkien: Medieval Roots and Modern Branches (J.R.R. Tolkien: radici medievali e rami moderni)
Mercoledì 3 luglio 09:00 – 10:30
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Deidre Dawson
Andrzej Wicher, How Christian is The Lord of the Rings?: Tolkien’s Work Seen in the Context of the Biblical and Theological Tradition (Quant’è cristiano Il Signore degli Anelli?: l’opera di Tolkien vista nel contesto della tradizione biblica e teologica)
Hamish Williams, Tolkien’s Númenoreans and the Phaeacians: An Homeric Source before Plato’s Atlantis? (I Númenóreani di Tolkien e i Fenici: una fonte omerica prima dell’Atlantide di Platone?)
Dennis Wilson Wise, A Straussian Approach to Tolkien’s Medievalism: Or, Reading Tolkien’s Literary Adaptations in Light of the Conflict between Ancient and Modern (Un approccio straussiano al medievalismo di Tolkien: o leggere gli adattamenti letterari di Tolkien alla luce del conflitto tra Antico e Moderno)
William James Sherwood, The Medieval Faërie from Keats through Morris to Tolkien (La Faërie medievale da Keats, tramite Morris, a Tolkien)
Session 1146: New Voices and New Topics in Tolkien Scholarship: A Round Table Discussion (Nuove Voci e Nuovi Argomenti negli Studi Tolkieniani: una tavola rotonda per discuterne)
Mercoledì 3 luglio 11:15 – 12:45
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Dimitra Fimi
Partecipanti:Anahit Behrooz, Michael Flowers, Dennis Wilson Wise.
La tavola rotonda sarà un’occasione per i nuovi studiosi di Tolkien per condividere approcci innovativi, nuove idee, e aree di ricerca ancora non esplorare: Dennis Wilson Wise proporrà la prospettiva della filosofia politica, Anahit Behruz si focalizzerà sui testi politici e politicizzati di Tolkien, con letture femministe, queer, postcoloniali e di critica ecologica. Michael Flowers discuterà delle ricerche biografiche e d’archivio su Tolkien, sia negli archivi online che in prima persona nelle biblioteche.
Sessione 749: Tolkien: medieval roots and modern branches, I (Tolkien: radici medievali e rami moderni, I)
Martedì 3 luglio 14:15 – 15:45
Organizza: Thomas Honegger
Modera: Anna Smol
Some Boethian Themes as Tools of Characterization in J. R. R.
Tolkien’s Lord of the Rings
(Alcuni temi boeziani come strumenti della caratterizzazione nel Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien) Andrzej Wicher, Zakład Dramatu i Dawnej Literatury Angielskiej, Uniwersytet Łódzki.
Premessa: le relazioni tra Tolkien e Boezio sono stata analizzate soprattutto sul problema del male (in merito si vedano gli studi di Shippey), ma ci sono anche altre importanti connessioni tra i due.
1 – la scena in cui Gandalf “sveglia” Théoden, è simile alla consolazione che Boezio riceve dalla Dama Filosofia (usano l’illuminazione per svegliare entrambi dal letargo)
2 – l’ascesa dell’anima a Dio va da Boezio a Dante e da qui forse a Tolkien
3 – possibile analogia: Gandalf ha per Frodo la funzione che Dama Filosofia ha per Boezio
4 – entrambi gli autori sono per una dottrina compatibile con il Cristianesimo, ma non esplicitamente cristiana
5 – la saggezza di Gandalf è come Dama Filosofia: sia pratica che teorica. Dama Filosofia è sia giovane che vecchia, come Galadriel
6 – sia Della Consolazione della Filosofia che Il Signore degli Anelli potrebbero essere una satira menippea (si veda C. S. Lewis, L’immagine scartata)
7 – Boezio è per una vita semplice, come gli Hobbit
8 – Boezio cita il mito di Orfeo e Euridice e gli alberi che aiutano Orfeo (come Frodo), ma Frodo a differenza di Orfeo non si volta indietro perché ha fiducia nella Provvidenza.
Eldest: Tom Bombadil and Fintan Mac Bóchra
(Il più vecchio: Tom Bombadil e Fintan Mac Bóchra) Kris Swank, Northwest Campus Library, Pima Community College, Arizona.
Intervento incentrato sul colloquio tra Frodo e Tom Bombadil, quando questi gli dice di essere l’“eldest” (“il più vecchio”). Tolkien in The Lost Road doveva fare un capitolo dedicato alle leggende irlandesi, ma non lo scrisse; Christopher Tolkien dice che forse parlava di Fintan, che forse ha isipirato Tom Bombadil. Forse il primo manoscritto su Tom Bombadil è del 1920, e nel quale si possono vedere tali influenze: Tom Bombadil è descritto come uno dei più antichi abitanti dell’Inghilterra (si veda la Lettera n. 19 su Tom Bombadil, definito come lo spirito dell’Oxfordshire), che è coerente con Tom Bombadil come aborigeno (si veda la History of Middle-earth). Tom Bombadil come Fistan è il più antico della sua terra, di cui ha visto tutta la storia. Anche Fistan è usualmente associato ad avventure con mostri o entità di altri mondi, ed è la memoria storica della terra (anche Tom Bombadil ricorda fin dall’inizio dei tempi e insegna a Frodo). Da notate che di Fistan Tolkien ne ha scritto nel 1936-7 e poco dopo Tom Bombadil entra Signore degli Anelli.
Hobbits: The Un-Recorded People of Middle-Earth
(Hobbit: il popolo non attestato della Terra di Mezzo) Aurélie Brémont, Centre d’Études Médiévales Anglaises (CEMA), Université Paris IV – Sorbonne.
Premessa: l’incontro di Barbalbero con Merry e Pipino è leggermente diverso nel film rispetto al libro.
Osservazione: attraverso la conoscenza di Frodo e la curiosità di Sam, Tolkien introduce sia i lettori de Lo Hobbit sia coloro che non hanno letto il primo romanzo in una nuova storia senza spoiler (su Lo Hobbit). Sulla scarsa conoscenza degli Hobbit da parte di Barbalbero e della gente di Rohan: ma da qualche parte del mondo qualcuno sa chi sono gli Hobbit (specie che ha letto Lo Hobbit o il prologo). Forse gli Hobbit durante le loro migrazioni dall’Anduin alla Contea erano prima entrati in contatto con il linguaggio di Rohan, viste alcune cose che ivi permangono. Comunque, quando si parla di Hobbit non bisogna farsi troppe domande: ad esempio perché vi sono dei Dúnedain che proteggono la Contea e perché gli Hobbit non li vogliono ricordare? Non si sa. Da dove vengono gli Hobbit? Anche questo non è chiaro (per gli Ent si sa: Tolkien li mette nel Silmarillion dopo aver scritto Il Signore degli Anelli, per accontentare Yavanna). Ma cosa dicono a noi lettori di oggi gli Hobbit? Forse Tolkien si astiene dal dare certe informazioni appositamente, per ingaggiare il lettore.
Sessione 849: Tolkien: medieval roots and modern branches, II (Tolkien: radici medievali e rami moderni, II)
Martedì 3 luglio 16:30 – 18:00
Organizza: Thomas Honegger
Modera: Thomas Honegger
Longing for Death: Tolkien and Sehnsucht
(Desiderare la Morte: Tolkien e la Sehnsucht) Anna Vaninskaya, School of Literatures, Languages & Cultures, University of Edinburgh.
Tratta delle influenze che può avere avuto C. S. Lewis su Tolkien legate al tema della relazione. E’ anche un tema romantico come in Goethe, Friederich, Mahlmann: cenno a landa dei morti che vivono. Questo simbolismo è presente anche in Schiller, William Peter, Rilke. Questa idea in Tolkien si vede nella poesia The Nameless Land in The Lost Road, nella poesia The Happy Mariners e Tol Eressëa in The Book of Lost Tales, nel Signore degli Anelli quando Legolas sente i gabbiani e desidera il mare, nella poesia The Sea Bell, in The Notion Club Papers. Vaninskaya riflette sul legame tra heaven e haven.
Tolkien’s Agrarianism in Its Time
(L’agragianismo di Tolkien nel suo tempo) Joshua Richards, Faculty of English, Williams Baptist College, Arkansas.
Negli anni ‘30 molti conservatori hanno scritto sull’agrarianismo, quindi Tolkien doveva conoscerlo. Nel dodicesimo volume della History of Middle-earth (The People of Middle-earth) Christopher Tolkien dice che a un certo punto suo padre vuol rendere il suo mondo estremamente coerente con la storia del mondo primario.
Esame delle strutture socio-economiche del Signore degli Anelli: la Contea è agrarianista e l’industria è esplicitamente esclusa. Riferimento al fatto che un Hobbit può essere agricoltore o carpentiere, ricorda l’idea che Adamo è giardiniere e Cristo è falegname. Legame tra Tolkien e Chesterton: Tolkien critica la Ballata del Cavallo Bianco, però le strutture sociali e economiche della Terra di Mezzo si possono chiarire con alcuni passi di Chesterton. Forse anche la descrizione dell’assedio di Roma di Chesterton ha influenzato l’assedio di Minas Tirith.
Frodo Surrealist: André Breton and J. R. R. Tolkien on Dreams
(Frodo surrealista: André Breton e J. R. R. Tolkien sui sogni) Claudio Antonio Testi, vicepresidente AIST, Modena.
Un resoconto dell’intervento di Testi si può leggere nel nostro articolo sul convegno tenutosi a Trento, Tolkien e la letteratura della Quarta Era, dove Testi ha presentato il frutto di questa ricerca per la prima volta.
A Man of His Time?: Tolkien and the Edwardian Worldview
(Un uomo del suo tempo?: Tolkien e la visione del mondo edoardiana) Brad Eden, Christopher Center for Library & Information Resources, Valparaiso University, Indiana.
Gli studi sulle influenze di Tolkien si sono ultimamente espansi e moltiplicati. J. Rose in The Edwardian Temperament mostra una serie di differenze tra il periodo vittoriano e quello edoardiano: disintegrazione delle credenze religiose / religione secolare; il tema centrale è la rivoluzione industriale / sono le relazioni personali; il problema è la ragione / è la vita e il suo senso; lavoro economico / lavoro efficiente; la parola più popolare è lavoro / è divertimento; psicologia dell’individuo diviso / individuo unificato. Eden cita il libro di Michael Saler, As If: Modern Enchantment and the Literary PreHistory of Virtual Reality (Oxford University Press 2012), più altri testi, in cui non sempre Tolkien è citato. Importante è il testo di Adrian Hastings, Bishops and Writers: Aspects of the Evolution of Modern English Catholicism (1977).
Dopo aver condiviso con noi i suoi appunti sui Tolkien Society Seminar 2018 svoltisi a Leeds, il vicepresidente AIST Claudio Antonio Testi ci propone anche dei brevi sunti degli studi dedicati al Professore presentati all’International Medieval Congress di Leeds, il più grande convegno europeo dedicato al Medioevo e al medievalismo, che negli ultimi anni ha mostrato un interesse per il mondo tolkieniano in costante crescita, con un numero sempre maggiore di interventi su di esso incentrati, e che hanno visto tra i relatori di quest’anno anche Claudio Testi stesso. L’IMC ha avuto inizio lunedì 2 ed è terminato giovedì 5 luglio: noi vi proporremo in due articoli la sintesi delle conferenze che hanno avuto luogo nei primi due giorni (oltre non è stato possibile per il nostro vicepreside trattenersi): augurandovi una buona lettura, facciamo ritorno a Leeds!
Lunedì 2 luglio, prima giornata
Sessione 227: Memory in Tolkien’s Medievalism, II (La memoria nel medievalismo di Tolkien, II)
Lunedì 2 luglio 11:15 – 12:45
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Andrew Higgins
Tolkien Remembering Tolkien: Textual Memory in the 1977 Silmarillion (Tolkien ricorda Tolkien: memoria testuale nel Silmarillion del 1977) Gergely Nagy, studioso indipendente da Budapest.
Spiega la storia del Silmarillion e delle History of Middle-earth. Cita Douglas Charles Kane, autore di Arda Reconstructed, come riferimento bibliografico. Il Silmarillion del 1977 è un testo unitario e diverso dalla HoMe. Kane guarda solo le fonti immediate, lui prova a capire il Silmarillion anche sul piano filologico del mondo secondario (come Bilbo lo ha scritto, eccetera). Nagy propone un esempio con passo di Fëanor nel Silmarillion del 1977 in cui si parla di “secret labor”: lo spiega con un intervento di Bilbo. Il discorso si complica se si pensa alle diverse lingue elfiche in cui poteva essere scritto il Silmarillion. Un altro esempio è lo sconto tra Filgolfin e Melkor: l’arrivo di Melkor ha come fonte soprattutto il Lay of Leithian, ma chi lo ha adattato fino a questo punto? Forse Bilbo?
Conclusione: la genesi de Il Silmarillion ricorda molto quella delle varie leggende medievali con molte versioni che mutano in base a cultura, traduzione, eccetera.
Remembering and Forgetting: National Identity Construction in Tolkien’s Middle-Earth
(Ricordare e dimenticare: la costruzione dell’identità nazionale nella Terra di Mezzo di Tolkien) Sara Brown, studiosa indipendente da Conwy.
Alcuni passaggi del Lord of the Rings riecheggiano il problema della costruzione dell’identità nazionale in generale. Ad esempio quando Faramir rimpiange Gandalf, lo fa anche perché solo lui sa alcune leggende. L’identità nazionale dipende molto da cosa i contemporanei si ricordano o dimenticano del passato (si veda il libro Il mito delle nazioni. Le origini medievali dell’Europa di Patrick J. Geary). Un esempio è la memoria di Atlantide in The Lost Road e in The Notion Club Papers. Nonostante la poca accuratezza nel conservare i documenti nella Contea e a Gondor, vi sono altre vie per ricordare il passato: ad esempio il sogno di Faramir della Grande Onda che sommerge Númenor. Nella costruzione dell’identità nazionale spesso si dimenticano le cose negative, si veda ciò che dice Boromir su Gondor al Consiglio di Elrond. Questo avviene anche per la idilliaca Contea: la ricostruzione della Contea cancella la guerra contro Sharkey. Ma questo voler dimenticare la guerra non rende gli Hobbit più vulnerabili?
Conclusione: Tolkien cerca una via per conservare l’identità nazionale senza imporsi su altre nazioni.
Longing to Remember, Dying to Forget: Memory and Monstrosity
(Desiderare di ricordare, morire per dimenticare: memoria e mostruosità) Penelope Holdaway, Dipartimento di Studi Umanistici, Cardiff Metropolitan University.
Approfondimento su alcuni disabili presenti nel Legendarium. Forse Túrin è tale per sua inabilità a costruire comunità e famiglia, come Wolverine. Ma cosa sono i mostri: più, meno o non umani? Alcune caratteristiche per definire i mostri: riflettono le paure delle comunità in un certo tempo, non muoiono una volta per tutte, non possono essere classificati in strutture ordinarie, sono fatti di “carne” diversa dalla comunità, sono ibridi, controllano i confini della società normale, sono oggetti di paura e desiderio. Túrin dagli Elfi forse è percepito proprio con queste caratteristiche: è mortale, ha una diversa percezione della storia, è un guerriero, fatto di carne diversa, eccetera. Holdaway esamina il tema dei mostri in relazione a Túrin e Mîm, paragonandoli con Wolverine, che è l’archetipo del mostro, mutante senza orientamenti morali precisi.
‘Forgot even the stones’: Stone Monuments and Imperfect Cultural and Personal Memories in The Lord of the Rings
(‘Dimenticato persino dalle pietre’: monumenti di pietra e memorie imperfette, culturali e personali, nel Signore degli Anelli) Kristine Larsen, Dipartimento di Scienze Geologiche, Central Connecticut State University.
La studiosa mostra un depliant di una pietra sacrificale negli USA che è diventata un’attrazione e la paragona all’allegoria di torre che Tolkien usa per spiegare il Beowulf. Si veda il passo della Compagnia dell’Anello sulla tana dei Troll: Frodo dice che si dimenticavano delle storie di famiglia. Larsen fa un paragone tra le pietre di Dunharrow e Stonhenge: nessuno sa bene cosa rappresentano. L’episodio della statua del re al crocevia in cui ha una corona di fiori, che poi vede anche Aragorn: è un segno di speranza. Episodio del giuramento sulla Pietra nera a Dunharrow (Dunclivo). Gli Argonath sono invece un esempio di memoria del passato (la loro origine è spiegata nell’Appendice E). Nell’episodio contenuto nel capitolo Fuga al guado in cui Frodo chiede chi viva nelle terre che stanno attraversando, Aragorn dice che sono cose del passato che non si dovrebbero dimenticare.
Sessione 311: “New” Tolkien: expanding the canon (Il “nuovo” Tolkien: espandere il canone)
Lunedì 2 luglio 16:30 – 18:00
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Dimitra Fimi
‘I will give you a name’: Sentient Objects in Tolkien’s Fiction
(“Ti darò un nome”: oggetti senzienti nella fiction di Tolkien) J. Patrick Pazdziora, Collegio delle Arti Liberali, Shantou University, Cina. La Storia di Kullervo è stata scritta prima della Grande Guerra, prima del matrimonio, dell’attività come docente e prima di creare la Terra di Mezzo. Forse è per questo che la Flieger arriva ad affermare che è diverso dalle altre produzioni tolkieniane. Comunque, Kullervo è il precursore di Túrin. Forse il suicidio preceduto da un dialogo con la spada di Kullervo-Túrin è in qualche modo precursore dell’Anello: infatti sembra che entrambi gli oggetti abbiano un’anima. Questo animismo è presente in Kullervo, ma anche in altre opere tolkieniane. Simile è anche la spada in Farmer Giles of Ham. Ma una cosa simile avviene anche quando Bilbo da nome a “Pungolo” e così Glamdring (forse le spade elfiche si illuminano con orchi vicini perché hanno una coscienza). E così l’Anello pare avere alle volte una coscienza (in merito si veda Shippey).
Conclusione: la Terra di Mezzo è un universo animistico, anche se gli uomini lo notano solo a volte.
Tolkien’s ‘The Lay of Aotrou and Itroun’ and The Lay of Leithian
(“Il Lai di Aotrou e Itroun” e Il Lai di Leithian di Tolkien) Yvette Kisor, School of American & International Studies, Ramapo College of New Jersey.
Kinsor sottolinea i legami tra i due Lay, entrambi molto romantici. Il Lai di Leithian ha forse più legami con quello di Aotrou e Itroun che con la storia di Beren e Lúthien. Ci sono riferimenti sessuali espliciti e simili nei due lai (vedi versi 2413, 2473 del Lai di Leithian), e lo si vede anche nel desiderio di Morgoth (7.2133, 7.2137). Anche la Corrigan prova un desiderio sessuale nei confronti di Aotrou, il che porta al disastro (ad esempio, verso 317).
Invented Language and Invented Religion: Tolkien’s Innovative
Symbolic Systems and New Religious Movements
(Lingua inventata e religione inventata: l’innovativo sistema simbolico e i nuovi movimenti religiosi di Tolkien) Nathan Fredrickson, Dipartimento di Studi Religiosi, Università della California, Santa Barbara.
Lo studioso esamina il legame tra la costruzione di parole, spiritualità e religione, iniziando da A Secret Vice fino a On Fairy-Stories. Tolkien dice di inventare una nuova mitologia, non una nuova religione. In Tolkien sembra esserci un’idea pre-moderna del significato e una celebrazione post-moderna della creatività umana. Giocano due idee sul linguaggio: corrispondenza con la realtà, o visione costruzionista. Si vede anche un tentativo di restaurare l’antico linguaggio. Simili problemi linguistici ci sono negli studi religiosi (ad esempio gli studi di Davidson, Peterson, Cusak), e questo lo si vede molto nei neologismi, che sono un tema molto affascinante.
The Grammar of Historical Memory in Tolkien’s Legendarium: The Tale of Beren and Lúthien
(La grammatica della memoria storica nel Legendarium di Tolkien: Il racconto di Beren e Lúthien) Christian F. Hempelmann e Robin Anne Reid, Dipartimento di Letteratura e Lingue, Texas A&M University, Commerce.
L’approccio computazionale per esaminare opera di Tolkien può essere utile, spiega un allegato dato ai presenti. Ad esempio The Tale of Tinúviel ha proposizioni mediamente lunghe il doppio di Of Beren e Lúthien e di The Tale of Aragorn and Arwen; Of Beren e Lúthien ha il doppio nomi geografici di The Tale of Aragorn and Arwen e The Tale of Tinúviel, e tutti e tre i testi hanno parole chiave diverse dalla media del Silmarillion.
Vi avevamo anticipato che il vicepresidente AIST Claudio Antonio Testi avrebbe preso parte all’International Medieval Congress di Leeds (potete leggere l’articolo sull’IMC qui) e proprio nello stesso periodo del suo soggiorno a Leeds (più precisamente domenica primo luglio) si sono tenuti i prestigiosi Tolkien Society Seminar, a cui egli ha preso parte ed assistito. Claudio Testi ci racconta brevemente quali sono stati i contenuti degli interventi e condivide con i nostri lettori alcune delle sue riflessioni in merito.
Ogni anno i Tolkien Society Seminar propongono un differente tema: quest’anno si trattava di Tolkien the Pagan? Reading Middle-earth through a Spiritual Lens (Tolkien il Pagano? Leggere la Terra di Mezzo attraverso una lente spirituale).
Ore 10:00 – 10:20, cominciano i Tolkien Society Seminar! Il primo intervento è di Nelson Goering con Shrouded Shrines and Holy Harrows: a Philological View of (Un)holy Places in Middle-earth.
Chi sono gli dei senza nome, più antichi di Morgoth, nel Lai dei Figli di Húrin? Cosa significava “heathen” (pagano) per Tolkien? Per Tolkien pagano era “non-cristiano”, ma con delle connotazioni particolari. Un intrusione del passato nel presente. Un linguaggio emotivo, che implicava qualcosa di “altro”. Goering fa riferimento agli “heathen tabernacles” (tabernacoli pagani) nella traduzione del Beowulf di Tolkien. Tolkien era interessato alle parole antico inglesi sopravvissute nei moderni toponimi, mostrando termini arcani sopravvissuti nei paesaggi. Un parallelo è il termine Dunharrow, che contiene la parola antico inglese per pagano (in italiano tradotto come Dunclivo) nel Signore degli Anelli di Tolkien, Le connotazioni sono quelle di oscurità e alterità. Dunharrow mostra tutte le qualità che Tolkien vedeva nei “heathen tabernacles” nel Beowulf.
È stato menzionato anche Alan Reynolds «I think we fail to grasp imaginatively the pagan “heroic” temper, the almost animal pride and ferocity of “nobles” and champions on the one hand; or on the other the immense relief and hope of Christian ethical teaching amidst a world with savage values (Mitchell 1968, 12-13).
I’m indebted to Alan Reynolds for that reference, which is tucked away in Mitchell’s introduction to Kevin Crossley-Holland’s translation of Beowulf».
Commento di Testi: l’autore esamina il tema del paganesimo nel mondo di Tolkien nei Figli di Húrin. Parla della comprensione tolkieniana degli heathen intesi come non cristiani. Esamina anche la tensione presente in Tolkine verso i luoghi pagani. Cita i commenti di Tolkien al Beowulf, in cui si parla di heathen tabernacles.
Ore 10:20 – 10:40, Claudio Testi con Pagan Saints in Middle-earth (un sunto dall’omonimo volume recentemente pubblicato dalla Walking Tree Publishers, traduzione di Santi Pagani nella Terra di Mezzo di Tolkien).
Il mondo di Tolkien è internamente pagano, ma esternamente in armonia con la Rivelazione Cristiana. Entrambi questi aspetti esprimono un modo di pensare fondamentalmente cattolico. La Musica degli Ainur, e le idee elfiche di fato sono eccellenti esempi della sintesi tolkieniana di pagano e cristiano, ad esempio il superficiale politeismo dei Valar ed Eru come Creatore di tutto. Allo stesso modo, la terminologia dei concetti del fato elfico non è cristiana, ma la Provvidenza resta un’idea centrale.
Un commento di un lettore ha annunciato la prossima pubblicazione di una recensione da parte di Jan van Breda su Lembas Extra (rivista della Società Tolkieniana Olandese, Unquendor).
Ore 10:40 – 11:00, Sultana Raza con Shades of Indian Ideologies in the Fellowship.
È illuminante sovrapporre i chakra ai membri della Compagnia dell’Anello, pensando ad essi come parti di un corpo: Gimli = i piedi, Grampasso = le gambe, Merry = lo stomaco, Sam = la schiena, Frodo = il cuore, Boromir = le braccia, Pippin = la bocca, Gandalf = la testa, Legolas = gli occhi.
La studiosa inizia facendo un’esegesi di Ilúvatar, avatar della luce dal punto di vista della lingua hindi, passando poi agli Ainur, termine che in hindi avrebbe un particolare significato, formandosi da una parola che deriva dall’arabo nur = luce, e aaina = specchio (in hindi), per cui gli Ainur sarebbero specchi della luce. Considerando che Tolkien aveva delle nozioni di sanscrito, ci può essere stata un’influenza inconscia.
Raza trova similitudini anche tra chakra e hroa (corpo): in un corpo tutto è collegato. I chakra ci connettono con un mondo superiore e uno inferiore: infatti noi siamo in una Terra di Mezzo. Vengono fatte anche associazioni tra razze e chakra, gli Elfi sono l’alto chakra, gli uomini e gli hobbit il medio, ad esempio.
Per ragioni di tempistiche, la studiosa non è riuscita a spiegare un’altra corrispondenza riscontrata, quella tra le tappe del viaggio della Compagna ed alcuni elementi della mitologia indiana.
Ore 11:00 – 11:20, Putri Prihatini con The Names of Túrin Turambar and the ‘Spiritual Burden’ Concept in Javanese Naming Philosophy.
L’autrice non ha potuto essere presente, ed il suo studio è stato letto da Nelson Goering.
I nomi molto significativi nella cultura giavanese, ma possono essere anche causa di un “fardello spirituale”. Come funziona ciò nella Terra di Mezzo, specialmente considerando l’interesse di Tolkien per la nomenclatura? Ad esempio, i nomi elfici sono scelti e cambiati attraverso complesse scelte fatte dai genitori. Túrin continua a cambiare il suo nome, ma la tragedia continua a seguirne i passi. Qual’è l’effetto del (ri)nominare qualcuno? Qual’è l’effetto del nome stesso?
Commento di Testi: i tre nomi degli Elfi sono dati dal padre e dalla madre, e quest’ultimo è basato su una sua conoscenza del bimbo (come esempio di veda Fëanor). Túrin Turambar mostra chiaramente una connessione tra il suo nome e la storia. Sono idee simili a alcune del Giappone e dell’Indonesia, in cui la scelta del nome incide sul futuro. Putri Prihatini ha un suo blog, per la maggior parte scritto in indonesiano, ma alcuni post su Tolkien sono in inglese.
Pausa
Ore 11:40 -12:00, Brad Eden con Tolkien the Buddhist: Reincarnation, Inherited Memory and Theosophy, oh my!.
Tolkien ebbe forse familiarità col Buddismo attraverso gli scritti dello studioso oxoniense Max Müller. La compassione di Frodo e il suo pacifismo potrebbero essere letti come principi buddisti. Allo stesso modo, l’intero Il Signore degli Anelli è incentrato sull’idea di rinunciare a qualcosa (l’Unico Anello). La reincarnazione elfica era un problema dal punto di vista teologico per un devoto cattolico come Tolkien, ma Barfield e Charles Williams non esclusero il concetto dalle loro idee filosofiche. Tolkien era realmente interessato in idee quali la memoria genetica e la parapsicologia, basti pensare ai Notion Club Papers. Il ritorno di Gandalf può essere visto come reincarnazione? E che dire della reincarnazione di Glorfindel, un’idea su cui Tolkien lavorò molto nei suoi scritti tardivi? E la reincarnazione dei Nani? Gandalf potrebbe essere un bodhisattva (cioè destinato all’illuminazione e di seguito a divenire un Buddha)? Gli interessi di Tolkien si estendevano oltre la rigida struttura spirituale del Cattolicesimo. La sua mitologia nasce da filosofia e religione, ma è molto più sincretica di quanto sia ritenuto solitamente.
Commento di Testi: l’autore premette che sa benissimo che Tolkien non era buddista. Ad Oxford, fin dalla seconda metà dell’Ottocento, con Müller, si discute sul senso della mitologia (anche orientale), quindi Tolkien forse ha conosciuto la filosofia orientale quando da giovane studiava a Oxford mitologia e folklore. Il viaggio di Frodo è un lasciarsi andare (non un migliorare), simile al karma. L’atteggiamento di Frodo è simile al buddismo anche per il minor interessamento alla guerra che mostra alla fine del Signore degli Anelli.
Tolkien e la reincarnazione: il Professore ci ragiona per tutta la vita usando termini anche diversi come reincarnazione, resurrezione, transfer di memoria, eccetera. Influenze di C. Williams e Barfield (si veda Flieger in Splintered Lights e A Question of Time). Tolkien in The Notion Club Papers e in The Lost Road sviluppa idee simili al Buddismo, anche nel Signore degli Anelli con Gandaf e Merry. Esamina a lungo il caso dell’Elfo Glorfindel. Anche Gandalf si reincarna. Sulla reincarnazione dei Nani, si ricordi che Durin VI è stato ucciso da un Balrog (come Gandalf e Glorfindel).
È significativo il brano Athrabeth Finrod ah Andreth, con la storia dell’amore di Andreth e Aegnor, e il Tale of Adanel, una delle versioni della Caduta degli Uomini (dal volume Morgoth’s Ring, il decimo della History of Middle-earth).
Differenze col Buddismo: nel Buddismo le anime possono tornare anche in forme animali, non così in Tolkien.
Conclusione: Tolkien è meno cattolico ortodosso di quello che può sembrare, ama esplorare punti di vista diversi.
Ore 12:00 – 13:00, Markus Davidsen con Honouring the Valar, Seeking the Elf Within: the Curious History of Tolkien Spirituality and the Religious Affordance of Tolkien’s Literary Mythology.
Davidsen analizza inizialmente i primi movimenti spirituali/religiosi degli anni Sessanta e Settanta basati sulla mitologia di Tolkien (gli Hippy dal 1965 in poi, l’episodio nel deserto del Mojave nel 1973; le Elf Queen’s Daughters nel 1974; i Silver Elves nel 1977), passando agli anni Ottanta, durante i quali movimenti di questo genere ancora proliferano (il Tribunal of the Sidhe nel 1984 arriva a sostenere che Tolkien fosse un changeling, ovvero un bambino umano che è stato segretamente sostituito dalle fate con uno della loro gente), ed infine agli anni Novanta, dove si arrivano a ipotizzare teorie di cospirazione e rituali, con The Magical World of the Inklings di Grant (1990) e High Elvish Working di Bridges (1993). Tutti questi movimenti religiosi sostengono che l’opera di Tolkien mostri una verità spirituale basata su una rivelazione. Essi approcciano Tolkien attraverso dei rituali e percepiscono il mondo di Tolkien e i suoi abitanti come reali. Molti di questi movimenti religiosi/spirituali sostengono che una persona possa essere un Elfo, geneticamente o nell’anima. Perché la mitologia di Tolkien suscita queste reazioni/risposte spirituali? Non abbiamo questo fenomeno in Game of Thrones, per fare un esempio). Le opere di Tolkien sfidano il proprio status di opera di fantasia (ad esempio, proponendo la Terra di Mezzo come un tempo mitico della nostra terra). Questo genere di linguaggio che mette in dubbio l’idea delle opere tolkieniane come semplice invenzione può essere trovata sia nella Prefazione del Signore degli Anelli e nelle sue Lettere.
Commento di Andrew Higgins: sarebbe interessante esplorare l’uso delle lingue inventate da Tolkien all’interno di questi gruppi e dei loro rituali.
Commento di Pat Reynolds: un paper molto interessante! Credo ci sia ancora molto da esplorare in termini delle risposte spirituali più mondane (non religiose, non basate sulla fede), come l’adottare i personaggi di Tolkien nella visualizzazione creativa legata alla guarigione. È stato interessante anche rivedere in prospettiva i dibattiti di venti anni fa.
Commento di Testi: interessante storia di vari movimenti tolkieniani nel nostro mondo primario: gli hippies dal 1965 in poi; nel 1973 nacque un gruppo per cercare realmente i resti di Minas Tirith nel deserto del Mojave; nel 1977 un gruppo femminista si ispirò alle regole e la morale elfiche, coniando anche un loro linguaggio elfico; nel 1984 nasce “Il Tribunale dei Sidhe” in California (ed esistono ancora), un’organizzazione neo-pagana, che si identificano come i veri Quendi; nel 1990 dopo il libro di Grant The Magical World of the Inklings, si inizia a cercare una conoscenza segreta che ispirò Tolkien e ispira nel 1993 un altro libro High Elvish Working che tramite pratiche magiche esplora la verità dietro al mondo di Tolkien. Dal 1995 con internet fenomeni simili si moltiplicano incredibilmente e dal 2001 coi film il fenomeno si accresce ancora esponenzialmente: esempio sono i gruppi Tie elvelieva e Indigo Elves (che dicono di ricevere comunicazioni direttamente da Arwen).
Conclusioni: questi gruppi ritengono che 1) Tolkien è più di fiction, ma una verità forse basata su rivelazioni; 2) il mondo di Tolkien può essere ingaggiato con rituali; 3) il mondo di Tolkien e i suoi personaggi sono reali almeno su un altro piano (quando non su questo) e si può entrare davvero in contatto con Valar ed Elfi; 4) una persona può essere davvero un Elfo (geneticamente o spiritualmente) perché dai mezzelfi il sangue elfico gira ancora tra gli uomini.
La relazione chiude facendo un paragone tra Tolkien e Martin: in Tolkien ci sono alcuni meccanismi (ad esempio l’espediente delle traduzioni, riferimento a luoghi reali, il fatto che nelle lettere dice di registrare qualcosa di accaduto) che lo rendono più credibile e applicabile al mondo primario (anche se questo apre il conflitto autore-narratore).
Ore 13:40 – 14:00, Justin Lewis-Anthony con Tolkien’s Mandos. Pratchett’s Death.
Mandos emette verdetti guidato da Eru, Death è più simile ad un freelance nel suo agire. Mandos è severo, ma non implacabile. Death è implacabile (There’s no justice […] there’s just me.). All’inizio della sua carriera l’esperienza di Pratchett come giornalista lo ha portato faccia a faccia con la morte. Le ultime parole di Aragon prima di morire mostrano dolore, ma non disperazione. Nell’Athrabeth Finrod ah Andreth, Andreth sostiene che la morte fu imposta agli uomini da Morgoth, ma la sua idea viene messa in questione.
Commento di Testi: in Tolkien uno dei temi centrali è morte e immortalità. Pratchett scrive in parte come reazione a Tolkien, che ammira: e in lui la Morte diventa un personaggio. Mandos gli si avvicina, ma è molto diverso dal personaggio di Prarthcett: si sposa, prova a essere giusto, eccetera. Anche Pratchett nella sua vita ha avuto molte esperienze di morte. Di esempi sulla morte in Tolkien ce ne sono molti, ma i più importanti sono la morte di Aragorn (esempio di «ars moriendi») e le riflessioni di Andreth. Uno degli ultimi libri di Pratchett (The Shepherd’s Crown) ha Morte come personaggio e dice che dopo morte non c’è speranza.
Ore 14:00- 14:20, Ryan Haeker con On the Providential Historicism of Middle-earth.
Le tre Ere della Terra di Mezzo come cicli storici separati. La Prima e la Seconda Era includono la Caduto (dei Noldor e dei Númenóreani). Ogni ciclo storico include momenti provvidenziali.
Commento di Testi: la storia della Terra di Mezzo può essere interpretata in un’ottica provvidenziale a partire dalla Musica degli Ainur alla Prima Era e in avanti. Questa idea la si vede anche nella progressiva divisione degli Elfi e dei loro linguaggi, come ha mostrato Verlyn Flieger in Splintered Lights. Lettura in quest’ottica delle varie ribellioni: Melkor, Fëanor, Númenor.
Ore 14:20 – 14:40, Andrew Higgins con ‘But Melko take them!’: why did the Elves think Men Worshipped Melko? An Analysis of ‘Si Qente Feanor’. Si Qente Feanor: un documento che mostra l’inizio dello screzio tra Elfi e Uomini.
Nelle parole di Feanor il male è associato con un cattivo odore. I cuori degli uomini, dice, “can be smelled by Melko”, essi sono “smelled out to be evil”. Le parole di Feanor sono come una propaganda politica – gli Uomini servi di Melko possono essere “smelled out”, fiutati. E di certo questa propaganda comincia con Feanor.
Commento di Testi: sono analizzati i testi presenti in The Book of Lost Tales I (p. 167). Testo legato a due proposizioni in Quenia pubblicato in Parma Eldalamberon 15 (p. 15) e da Higgins tradotto in questo paper. Il frammento tratta di Feanor il saggio che dice qualcosa di opposto a qualcos’altro: Feanor si riferisce agli Uomini e dice che sono cattivi fin dall’origine per questo Melko li “ha annusati”. Feanor pare negare qualsiasi possibilità di redenzione agli Uomini e per tutto ciò dice che hanno venerato Melko. Dietro c’è il mistero della gelosia degli Elfi verso gli Uomini: forse questo fatto che Melkor li ha “annusati” fin dall’origine la può spiegare.
Domande: la Fimi chiede se potrebbe essere una cattiva propaganda di Feanor contro gli Uomini e Higgins risponde che potrebbe essere. Resta da capire perché Feanor parla così in The Book of Lost Tales I.
Ore 15:00 – 15:20, Giovanni Carmine Costabile con Also Sprach Feanor, Spirit of Fire: A Nietzschean Reading of Tolkien’s Mythology.
Feanor come rappresentazione dell’Übermensch, avendo inoltre elementi in comune con la storia di Mosè (legislatore, leader della sua gente durante l’esodo, non entra nella terra promessa, eccetera).
Commento di Testi: premessa, Tolkien ha studiato Nietzsche in università durante un suo personale periodo “ateo”. Confronto tra Tolkien e Nietzsche:
– differenze Nietzsche è iniziatore del postodernismo, è maestro del sospetto, mentre Tolkien è un fervente cattolico romano e medievalista,
– similitudini: filologi, influenzati dal Romanticismo, legati a Wagner.
Paralleli:
– l’idea di ombra in Gaia scienza e nel Signore degli Anelli, con Sauron, sebbene nell’Athrabeth Finrod ah Andreth l’ombra ha anche un significato positivo (protegge dal sole)
– la genealogia della morale, Feanor e il Superuomo: Feanor ha moltissimi caratteri in comune con il Mosè visto da Nietzsche e ha idee molto simili al superuomo di Nietzsche.
– il “Dio è morto” di Nietzsche e desiderio di Sauron di farsi Dio.
Brighid Bardsley, che avrebbe dovuto presentare From Ents to Elbereth: Tolkien’s Trojan Horse of Paganism, è stata assente per malattia
Ore 15:20 – 15:40, Aslı Bülbül Candaş con The Nature of Arda: An Artwork as the Embodiment of the Flame Imperishable.
Dalla Musica degli Ainur, alla visione di Arda, ad Arda come reame fisico. La Fiamma Imperitura al cuore di questo processo creativo. La Fiamma Imperitura è nei Due Alberi di Valinor, e in seguito nei Silmarilli. I Silmarilli finiscono nell’aria, nelle fiamme e nell’acqua – correlazione con i Tre Anelli degli Elfi (Vilya, Nenya e Narya). Entrambi gli artefatti sono un tentativo artistico di preservare la Fiamma Imperitura.
Commento di Tom Hillman: Perché la Fiamma Imperitura avrebbe bisogno di essere preservata?
Risposta di Candas: «In my understanding, the Flame Imperishable is the core embodiment of creative power. In physical sense it surfaces in the form of light. So that’s a basic desire for denizens of Arda to put creative power into practice and thus protect it against the linear time perception as Arda’s nature is all they have in the vast void of this cosmology».
Commento di Testi: Arda come opera d’arte grazie alla Fiamma Imperitura: Musica -> visione -> Arda reale. La studiosa vede questa creazione come un processo ancora in atto e non dato una volta all’inizio e basta. Viaggio della Fiamma Imperitura: Ilúvatar → cuore di Arda → i Due Alberi di Valinor → i Silmarilli in aria, acqua, aria (= a tre anelli potere). In Nenya si vede molto la Fiamma Imperitura. Si tratta di un circolo chiuso tra Ungoliant e sue figlie: i Due Alberi di Valinor → i Silmarilli → la Stella di Eärendil → la Fiala di Galadriel. .
La creazione continua anche nel senso che le varie opere d’arte hanno loro caratteristiche spirituali.
Ore 15:20 – 15:40, Richard Hronek (da The Tolkien Heads podcast) con ‘That’s what I’m Tolkien about!’: Tolkien Fandom and the Hermeneutics of the Digital Age.
Hronek propone una lettura di un passaggio del Signore degli Anelli e propone una serie di riflessioni letterali, simboliche e personali, unendo una lettura approfondita alla ricezione del lettore.
Commento di Testi: Hronek ascoltò un podcat su Harry Potter e le Sacre Scritture e vide i film di Peter Jackson: in seguito iniziò a discutere di Tolkien con i propri amici, sul modello della Lectio Divina, ma con discussioni molto appassionate sul significato letterale (esempi: parte del capitolo La Vecchia Foresta, l’arrivo a Brea degli Hobbit). Invita a fare assieme questo tipo di Lectio col significato letterale.
Ore 15:40 – 16:00, Jessica Yates con The Origins of Vingilot.
Dove incontrò Tolkien per la prima volta la collezione di componimenti poetici Christ I e la significativa frase “éala éarendel engla beorhtast”? Yates sostiene che fu nell’opera Teutonic Mythology di Jacob Grimm e forse in Hamlet in Iceland di Israel Gollancz.
Commento di Testi: sull’origine di alcuni nomi tolkieniani di cui Yates parlò in altre relazioni:
– Melko (la fonte è “Melkio”: da un libro di fine Ottocento)
– Earendel in Christ II di Cynewulf; forse anche da Hamlet
– Vingilot: mostra un articolo su Gringolet, il cavallo di Sir Gawain (ci ha messo 15 anni per averlo), contenuto in uno dei Saga-Book della Viking Society for Northern Research. In base a manoscritti e pronunce dice che si arriva alla forma Wingalet, nome anche di una barca che è del tutto simile a Vingilot.
– Tolkien era molto ispirato dai cigni e probabilmente lesse articoli su questi nomi: potrebbe aver letto l’ultimo articolo citato verso il 1914, quando stava studiando Chaucer (dai manoscritti si vede come Tolkien passa da V a W poi di nuovo a V nel nome).
L’estate avanza, ma gli accademici dediti agli studi tolkieniani non sono ancora intenzionati a concedersi una vacanza: luglio inizia con l’International Medieval Congress dell’Università di Leeds, il più grande convegno dedicato agli studi medievali in Europa, che avrà luogo da lunedì 2 a giovedì 5 luglio e all’interno del quale Tolkien rivestirà quest’anno un ruolo di primo piano. Non è il primo anno che lo scrittore e filologo britannico è al centro di conferenze proposte in tale sede e già l’anno scorso si aveva assistito ad un proliferare di interventi dedicati alle sue opere, con ben quattro sessioni ad esse dedicate, che il presidente AIST Roberto Arduini e il vicepresidente Claudio Antonio Testi avevano seguito e recensito per noi durante uno dei loro viaggi di ricerca in Inghilterra (i più curiosi possono leggere l’intero resoconto del viaggio cominciando qui); quest’anno Testi porta l’Italia dall’altra parte della cattedra, proponendo il suo studio che lega Tolkien e André Breton col filo cangiante ed evanescente dei sogni e del surrealismo. Si tratta di uno studio già proposto in terra italica, più precisamente il 14 dicembre durante il convegno Tolkien e la letteratura della Quarta Era, tenuto presso l’Università di Trento. Congratulandoci ancora una volta con Claudio Antonio Testi per i risultati raggiunti, proponiamo ai nostri lettori l’intero spettro degli studi dedicati a Tolkien che verranno presentati in questo convegno, durante sei sessioni, organizzate dalla dottoressa Dimitra Fimi (Dipartimento di Studi Umanistici della Cardiff Metropolitan University) e dal professor Thomas Honegger (Dipartimento di Studi Inglesi, Friedrich-Schiller-Universität Jena).
Le conferenze in programma
Riportiamo di seguito l’elenco degli interventi incentrati su Tolkien, ma chi fosse interessato all’intero ciclo di conferenze, può scaricare il programma completo qui.
Sessione 127: Memory in Tolkien’s Medievalism, I (La memoria nel medievalismo di Tolkien, I)
Lunedì 2 luglio 11:15 – 12:45
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Brad Eden
Thomas Honegger, Memory, Lore, and Knowledge in Tolkien’s Legendarium (Memoria, tradizione e conoscenza nel Legendarium di Tolkien)
Andrew Higgins, World-Building and Memory in the Name-List to the Fall of Gondolin (La costruzione di un mondo e la memoria nella lista dei nomi della Caduta di Gondolin)
Gaëlle Abaléa, The Smith, the Weaver, and the Librarian: Sub-Creating Memory in Tolkien’s Work (Il fabbro, la tessitrice, e il bibliotecario: subcreare la memoria nell’opera di Tolkien)
Anna Smol, Tolkien’s Typological Imagination (L’immaginazione tipologica di Tolkien)
Sessione 227: Memory in Tolkien’s Medievalism, II (La memoria nel medievalismo di Tolkien, II)
Lunedì 2 luglio 11:15 – 12:45
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Andrew Higgins
Gergely Nagy, Tolkien Remembering Tolkien: Textual Memory in the 1977 Silmarillion (Tolkien ricorda Tolkien: memoria testuale nel Silmarillion del 1977)
Sara Brown, Remembering and Forgetting: National Identity Construction in Tolkien’s Middle-Earth (Ricordare e dimenticare: la costruzione dell’identità nazionale nella Terra di Mezzo di Tolkien)
Penelope Holdaway, Longing to Remember, Dying to Forget: Memory and Monstrosity (Desiderare di ricordare, morire per dimenticare: memoria e mostruosità)
Kristine Larsen, ‘Forgot even the stones’: Stone Monuments and Imperfect
Cultural and Personal Memories in The Lord of the Rings
Sessione 311: “New” Tolkien: expanding the canon (Il “nuovo” Tolkien: espandere il canone)
Lunedì 2 luglio 16:30 – 18:00
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Dimitra Fimi
J. Patrick Pazdziora, ‘I will give you a name’: Sentient Objects in Tolkien’s Fiction (“Ti darò un nome”: oggetti senzienti nella fiction di Tolkien)
Yvette Kisor, Tolkien’s ‘The Lay of Aotrou and Itroun’ and The Lay of Leithian (“Il Lai di Aotrou e Itroun” e Il Lai di Leithian di Tolkien)
Nathan Fredrickson, Invented Language and Invented Religion: Tolkien’s Innovative
Symbolic Systems and New Religious Movements (Lingua inventata e religione inventata: l’innovativo sistema simbolico e i nuovi movimenti religiosi di Tolkien)
Christian F. Hempelmann, The Grammar of Historical Memory in Tolkien’s Legendarium: The Tale of Beren and Lúthien (La grammatica della memoria storica nel Legendarium di Tolkien: Il racconto di Beren e Lúthien)
Sessione 749: Tolkien: medieval roots and modern branches, I (Tolkien: radici medievali e rami moderni, I)
Martedì 3 luglio 14:15 – 15:45
Organizza: Thomas Honegger
Modera: Anna Smol
Andrzej Wicher, Some Boethian Themes as Tools of Characterization in J. R. R.
Tolkien’s Lord of the Rings (Alcuni temi boeziani come strumenti della caratterizzazione nel Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien)
Kris Swank, Eldest: Tom Bombadil and Fintan Mac Bóchra (Il più vecchio: Tom Bombadil e Fintan Mac Bóchra)
Aurélie Brémont, Hobbits: The Un-Recorded People of Middle-Earth (Hobbit: il popolo non attestato della Terra di Mezzo)
Sessione 849: Tolkien: medieval roots and modern branches, II (Tolkien: radici medievali e rami moderni, II)
Martedì 3 luglio 16:30 – 18:00
Organizza: Thomas Honegger
Modera: Thomas Honegger
Anna Vaninskaya, Longing for Death: Tolkien and Sehnsucht (Desiderare la Morte: Tolkien e la Sehnsucht)
Joshua Richards, Tolkien’s Agrarianism in Its Time (Il ruralismo di Tolkien nel suo tempo)
Claudio Antonio Testi, Frodo Surrealist: André Breton and J. R. R. Tolkien on Dreams (Frodo surrealista: André Breton e J. R. R. Tolkien sui sogni)
Brad Eden, A Man of His Time?: Tolkien and the Edwardian Worldview (Un uomo del suo tempo?: Tolkien e la visione del mondo edoardiana)
Sessione 949: Tolkien in context(s): a round table discussion (Tolkien contestualizzato: una tavola rotonda per discuterne)
Martedì 3 luglio 19:00 – 20:00
Organizza: Dimitra Fimi
Moderatore: Dimitra Fimi
Obiettivo della tavola rotonda sarà esplorare i differenti approcci all’opera di Tolkien attraverso vari contesti, dalla conoscenza del Medioevo di Tolkien e il suo contesto sociale, storico e intellettuale, alla scienza, la linguistica e la creazione di un mondo.
Partecipanti: Yvette Kisor, Kristine Larsen, Irina Metzler, Gergely Nagy e Sara L. Uckelman.
Un intervento di argomento tolkieniano sarà tenuto anche all’interno della sessione 1713 di giovedì 5 luglio (14:15 – 15:45), Poets, Warriors, and Virgins: Remembering Women in Medievalist Literature (Poetesse, Guerriere e Vergini: ricordare le donne nella letteratura medievalista): Anahit Behrooz presenterà il suo studio, ‘But no living man am I!’: Constructing and Empowering the Female Voice in J. R. R. Tolkien’s Legendarium (“Ma io non sono un uomo vivente!”: costruire e dare potere alla voce femminile all’interno del Legendarium di J. R. R. Tolkien).
Poche volte i collezionisti di scritti di J.R.R. Tolkien hanno un’occasione come questa. Il prossimo 2 agosto, infatti, un volume estremamente raro sarà battuto all’asta da Tennants Auctioneers a Leyburn, cittadina di 2000 abitanti della contea dello Yorkshire settentrionale, in Inghilterra. Si tratta della prima edizione di A Northern Venture: Verses by Members of the Leeds University English School Association, un libretto pubblicato nel 1923 dalla Swan Press, contenente 23 poesie scritte da membri dell’Associazione della facoltà di lingua inglese dell’università di Leeds. La Swan Press, nata appena due anni prima, si era specializzata nella pubblicazione di poesie, stampando le collezioni del poeta e professore di Leeds Wilfred Rowland Childe (1890-1952) e antologie come A Northern Venture (1923) e Leeds University Verse: 1914-1924 (1924), che comprende appunto le poesie di Tolkien. I libretti della Swan Press erano pubblicati in tirature minime. La prima edizione di A Northern Venture, pubblicata nel giugno 1923, è stata di sole 170 copie e la ristampa di luglio era di altre 200 copie, identiche alla prima edizione. Questo titolo fu però un’eccezione, perché la maggior parte dei libretti di Swan Press non vennero affatto ristampati. Il 12 luglio 1923, il Times Literary Supplement fece una breve recensione di questo libretto: «Le immagini dai colori brillanti di W.R. Childe, i versi in dialetto di A.H. Smith, che conosce bene la contea dello Yorkshire e un paio di indovinelli in sassone di J.R.R. Tolkien sono forse le cose più pregevoli di questa modesta antologia».
Il volume all’asta è stimato tra le 3000 e 5000 sterline (tra i 3400 e i 5600 euro) e fa parte della vendita di agosto dedicata a libri, mappe, stampe e manoscritti. Nel lotto c’è anche una prima edizione di Apple Dapply, le nursery rhymes di Beatrix Potter, completa nella sua confezione originale e in condizioni eccezionalmente buone. Tutti i 130 lotti all’asta si potranno vedere martedì 1 agosto dalle 9 alle 17 e la mattina dell’asta.
Tre poesie molto diverse
A Northern Venture fa parte del gruppo di almeno quattro antologie che contengono poesie di Tolkien, da lui composte o inviate per la pubblicazione nel periodo in cui si trovò a insegnare all’università di Leeds: le altre furono, appunto, la successiva Leeds University Verse: 1914-1924, pubblicata come detto dalla Swan Press. La rivista universitaria The Gryphon, che ospitò nel 1923 e nel 1925 alcune poesie dello scrittore e Yorkshire Poetry, che ospitò una sua poesia sul numero 19 del 1923. In tutti questi casi, le poesie confluirono soprattutto nelle Adventures of Tom Bombadil (1962) oppure furono pubblicate più tardi nella History of the Middle-earth (1983-1996). A Northern Venture contiene ventitré poesie di dieci poeti, disposti in ordine alfabetico per autore. I contributori includono amici e colleghi di Tolkien come Wilfred Rowland Childe, E.V. Gordon e il suo allievo A.H. Smith (due poesie ognuno).
Le tre poesie di Tolkien furono tutte pubblicate altrove, più tardi e in forma piuttosto diversa: The Eadigan Saelidan: The Happy Mariners, Why the Man in the Moon Came Down Too Soon e Enigmata Saxonica Nuper Inventa Duo. La prima poesia è leggermente rivista dalla versione originaria che aveva il titolo The Happy Mariners pubblicata nel giugno 1920 su The Stapledon Magazine. A sua volta fu poi ristampata in Lost Tales II (I Racconti Perduti, pp. 273-74). La seconda poesia fu poi molto rivista e pubblicata in Adventures of Tom Bombadil con il titolo The Man in the Moon Came Down Too Soon (pp. 34–38). Un’altra versione di questa poesia è però stata pubblicata in Lost Tales I (I Racconti Ritrovati, pp. 204-6). Enigmata Saxonica Nuper Inventa Duo è composto in realtà due indovinelli in antico inglese, che il titolo in latino descrive come «Due indovinelli sassoni recentemente scoperti». Entrambi sono stati ristampati con traduzione nell’edizione riveduta ed ampliata de Lo Hobbit Annotato (pp.124-5), come riferisce Douglas Anderson nella J.R.R. Tolkien Encyclopedia.
Due indovinelli
Gli indovinelli anglosassoni sono in gran parte antropomorfi. Molti si trovano nel Book of Exeter la data risale a partire dagli inizi dell’ottavo secolo allorquando era piuttosto diffusa la moda di scrivere enigmi in latino. Gli enigmi di Exeter hanno un grande fascino, una spiccata immaginazione, una decisa originalità, spesso una straordinaria acutezza di pensiero e descrivono oggetti comuni nella vita quotidiana dei sassoni, rivelando una somiglianza terrena tra gli attrezzi rustici o le armi e le persone o gli animali che li usano. Le soluzioni agli enigmi sono spesso sorprendenti. Alcuni hanno un sapore popolare, altri caratteristiche letterarie ed altri ancora entrambi gli elementi. Gli argomenti vanno dall’osservazione della natura, dei suoi fenomeni, dei suoi abitatori come gli uccelli e gli alberi, altre volte trattano di cose di casa, degli oggetti quotidiani, attrezzi e strumenti della vita di tutti i giorni. Essi sono, di solito, raccontati in prima persona, e in alcuni casi il soggetto si descrive al lettore anche se è inanimato.
Per comporre i due indovinelli, Tolkien seguì proprio questo modello, scrivendo in anglosassone. Il primo, lungo dieci righe, è scritto usando il consueto metro allitterativo, mentre il secondo, lungo solo sei 6 righe, include una rima interna in ogni riga. Chi sa indovinare le risposte?
ANGLOSASSONE Meolchwítum sind marmanstáne
wágas míne wundrum frætwede;
is hrægl ahongen hnesce on-innan,
seolce gelícost; siððan on-middan
is wylla geworht, wæter glæs-hluttor;
Ðær glisnaþ gold-hladen on gytestreamum
æppla scienost. Infær nænig
nah min burg-fæsten; berstaþ hwæðre
þriste þeofas on þrýþærn min,
ond þæt sinc reafiaþ – saga hwæt ic hatte!
INGLESE In marble of milk-white are
my walls wonderfully wrought;
a delicate garment is hung within,
just like silk; since in the middle
desire is filled, water glass-clear;
There glistens gold-laden in still streams
the shiniest apple. No one has entered
my fortress fast; nevertheless will burst
thirsty thieves in my splendid hall,
if that treasure reave – say what I’m called!
**** ANGLOSASSONE Hæfþ Hild Hunecan hwíte tunecan,
ond swa réad rose hæfþ rudige nose;
þe leng heo bídeþ þe læss heo wrídeþ;
hire teáras háte on tán bláte
biernende dreósaþ ond bearhtme freósaþ;
hwæt heo sie saga, searoþancla maga.
INGLESE Hild Hunecan hath a white tunic,
and hath a ruddy nose as red as a rose;
the longer she bideth, the lesser she riseth;
her tears glowing hot on a twig lividly
burning fall dead and in brightness freeze;
say what she is, man of wisdom.
SOLUZIONE Le risposte agli enigmi sono, rispettivamente, un uovo e una candela. Ovviamente, è stretto il legame con gli indovinelli tra Bilbo Baggins e Gollum ne Lo Hobbit, nella loro sfida ambientata nei livelli più profondi delle caverne degli Orchi scavate sotto le imponenti Montagne Nebbiose. Come nel Book of Exeter, alcuni di questi indovinelli hanno soluzioni strane e, anche se a volte la richiesta non è esplicita, tutti questi passi in versi descrivono una situazione o un cosa che si deve individuare. E il terzo di Bilbo sembra una sintesi della prima poesia qui riportata e recita: «A box without hinges, key or lid, / Yet golden treasure inside is hid» (Senza coperchio, chiave, né cerniera / uno scrigno cela una dorata sfera). La risposta data è come ben sapete proprio le uova!
Essere a Leeds in questi giorni, ci dà la possibilità di partecipare al Congresso Internazionale Medievale (IMC), che lo splendido quadrante universitario di Leeds ospita dal 3 al 6 luglio. Organizzato dall’Istituto per gli Studi Medievali, sin dal suo inizio nel 1994, il congresso si è affermato come un evento annuale con una presenza di oltre 2.200 medievalisti provenienti da tutto il mondo. Quest’anno intervengono medievalisti provenienti da oltre 50 Paesi, con ben 2.000 interventi individuali e 600 sessioni accademiche, oltre a una vasta gamma di spettacoli, letture, tavole rotonde, escursioni e laboratori: l’IMC è la più grande riunione annuale d’Europa. In questo è molto simile all’International Congress on Medieval Studies che si svolge ogni a Kalamazoo, nel Michigan (Usa), ma che riunisce oltre tremila studiosi interessati agli Studi Medievali. Al suo interno, prevede il «Tolkien at Kalamazoo», la sezione dedicata a Tolkien, che ormai comprende 6 sessioni di conferenze, 2 sessioni sull’influenza sugli scrittori successivi, un conferenza filologica, due spettacoli, un dramma recitato e anche un incontro commerciale, tutti dedicati a J.R.R. Tolkien… Tra l’altro, quest’anno tutto l’evento è cresciuto moltissimo dando largo spazio a laboratori di calligrafia, lezioni di spada medievale e spettacoli dal vivo. In occasione con l’inizio della nuova stagione di Game of Thrones il 16 luglio in Inghilterra (da noi in Italia in contemporanea con gli Usa alle 3 di notte del 17), i visitatori del campus possono farsi fotografare su una replica del Trono di Spade di Westeros, firmato dai membri del cast della serie della HBO. La cosa che però mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta è stata la Book Fair, la sezione dedicata agli editori specializzati sul Medioevo e il medievalismo: due ali dell’istituto completamente dedicate ai libri, con pubblicazioni mai viste. Saranno stati più di un centinaio di editori e oltre ventimila titoli: una cosa mai vista! Quando abbiamo fatto la pausa tutto l’edificio era peino di gente a comprare libri…
Una madrina d’eccezione
Quest’anno il Congresso Internazionale Medievale di Leeds ospita ben 4 sessioni su Tolkien. Tutto questo si deve a Dimitra Fimi, che lavora da anni all’obiettivo di rendere permanente la presenza dello scrittore inglese negli studi di medievalismo e di aumentare ancor di più il numero delle sessioni. Invitata come ospite nel 2007, dal 2015 in poi ha organizzato sempre due sessioni sull’autore, che quest’anno sono appunto raddoppiate. È merito suo se la comunità degli studiosi ha un altro appuntamento fisso di alto livello in cui incontrarsi. In tre anni è praticamente un record!
Essendo appassionati e studiosi di Tolkien non potevamo non essere presenti, così dopo un carteggio di mesi, abbiamo deciso di declinare l’invito di essere ospiti, ma di essere presenti lo stesso a queste importanti sessioni. Il livello di prestigio di queste sessioni è molto alto. Basti pensare che molti degli interventi tenuti qui a Leeds sono poi stati pubblicati in una forma o nell’altra, cioè nei Tolkien Studies vol. 5 (quello di Carl Phelpstead), vol. 6 (di Ármann Jakobsson) o sono divenuti parte di un libro (come è successo a quello di Dimitra Fimi, pubblicato in Tolkien, Race and Cultural History: From Fairies to Hobbits).
Le sessioni e gli interventi
La prima sessione è iniziata nel pomeriggio, era intitolata J.R.R. Tolkien: Medieval Roots and Modern Branches (J.R.R. Tolkien: radici medievali e rami moderni) e vedeva per così dire le “nuove leve” impegnate nelle diverse relazioni. La caratteristica di questi incontri è che sono dedicati a specialisti e non si può venire a sostenere tesi poco fondate. Lo dimostra il trattamento riservato alle relatrici di questa sessione! Yvette Kisor docente di letteratura inglese al Ramapo College del New Jersey (Usa) in Tolkien’s Beowulf: Translating Knights (Il Beowulf di Tolkien: tradurre i cavalieri) è stato un intervento molto tecnico in cui si evidenziava come Tolkien avesse tradotto la parola anglosassone per cavalieri in moltissimi modi diversi a seconda del contesto. Del resto, anche la parola per “uomo” in anglosassone poteva essere espressa in almeno dieci modi diversi che salivano a 22 se si specificava un determinato aspetto e caratteristica degli individui in questione. Anahit Behrooz, dottoranda all’università di Edinburgo in Mappa Mundi to Mappa Middle-Earth: Positioning J.R.R. Tolkien’s Cartography between Medieval and Modern Practices (Dalla Mappa Mundi alla Mappa della Terra di Mezzo: collocare la cartografia di J.R.R. Tolkien tra gli usi medievali e quelli moderni) ha cercato di dimostrare come ci fosse stato un passaggio da un modello medievale di mappa creato da J.R.R. Tolkien a uno moderno con Christopher, che subentrò al padre soprattutto nella creazione delle mappe. Sull’intervento sono stati espressi diversi dubbi, soprattutto al momento delle domande legate alla nettezza delle affermazioni e alle poche fonti disponibili. Aurélie Brémont dell’Université Paris IV – Sorbonne, in Tales of the Corrigan: From Folklore to Nationalist Reinvention (Racconti della Corrigan: dalla tradizione popolare alla reinvenzione nazionalista) ha messo in luce un aspetto interessante: i corrigan in Bretagna sono i folletti o i nani non le donne fatate! Lei ha mostrato come alcuni folcloristi bretoni (e tra questi la fonte diretta di Tolkien: Theodore Claude Henri Hersart de la Villemarque del 1846 con un testo che divenne uno standard) fossero così desiderosi di partecipare al movimento di rinascita celtica che già in Irlanda, Scozia e Galles aveva solide basi, da applicare l’archetipo celtico al folclore locale, modificando le poche ma fondamentali differenze, come l’assenza di una donna fatata nei racconti. Victoria Holtz-Wodzak della Viterbo University a La Crosse, in Wisconsin (istituto privato di educazione cattolica e francescana), in Treebeard’s Priesthood and the Franciscan Sanctity of Tolkien’s Natural World (Il sacerdozio di Barbalbero e la santità francescana del Mondo Naturale di Tolkien) ha cercato di dimostrare come gli Ent fosse sacerdoti e pastori del loro gregge e come Barbalbero fosse ispirato alla santità francescana. Direi che il suo tentativo è fallito.
La successiva sessione era intitolata “New” Tolkien: Expanding the Canon (“Nuovo” Tolkien: espandere il canone) e ha visto tre splendidi interventi di noti studiosi. Brad Eden, in Mirkwood as Otherness: ‘New’ Tolkien and the Liminal Forest (Bosco Atro come Alterità: il “nuovo” Tolkien e la Foresta liminale) ha messo a confronto i recenti studi medievali sulla cultura anglosassone rispetto all’uso della natura e l’uso che Tolkien fa dell’archetipo medievale della foresta come luogo «altro». Molto interessante! Kristine Larsen in Magic, Matrimony, and the Moon: Medieval Lunar Symbolism in J. R. R. Tolkien’s “The Lay of Aotrou and Itroun” and “The Fall of Arthur” (Magia, Matrimonio, e la Luna: simbolismo lunare medievale nel Lai di Aotrou e Itroun e ne La caduta di Artù di J.R.R. Tolkien) ha mostrato come Tolkien fosse sempre attento alle rappresentazioni astronomiche anche nei poemi di ispirazione medievale, con in questo caso il rispetto dell’archetipo medievale legato al matrimonio della Luna e del Sole. Bellissimo! Andrew Higgins, con A Secret Vice, the 1930s, and the Growth of Tolkien’s ‘Tree of Tongues’ (Un Vizio Segreto, gli Anni Trenta, e lo sviluppo dell’“Albero delle Lingue” di Tolkien) ha mostrato come lo sviluppo delle lingue inventate da Tolkien segua il modello della linguistica storica e in particolare gli studi di August Schleicher (1821-1868) e i suoi studi sulle lingue indoeuropee e la loro diversificazione nel tempo. L’ultima sessione, la tavola rotonda dal titolo The Road Goes Ever On: The Future of Tolkien Scholarship (La via prosegue senza fine: tavola rotonda sul futuro degli studi tolkieniani), organizzata sempre da Dimitra Fimi e moderata da Carl L. Phelpstead, ha ospitato Brad Eden, Thomas Honegger, Michael Wodzak della Viterbo University del Wisconsin e la stessa Dimitra Fimi. Anche se si è discusso per poco più di un’ora, il tempo non è bastato ad affrontare tutti gli argomenti in questione. Posso citare l’amico Honegger che ha giustamente ricordato come i medieval studies non abbiamo ancora terminato il loro lavoro di critica delle opere tolkieniane, perché c’è bisogno ancora di molte edizioni critiche dei saggi e dei racconti di Tolkien, come quelle che Verlyn Flieger, Michael Drout, Dimitra Fimi e Andrew Higgins hanno fatto, ma per cui le competenze si stanno perdendo. I giovani studiosi di filologia germanica, infatti, non sono più in grado di leggere i manoscritti e conoscere bene le lingue germaniche cui Tolkien sempre faceva riferimento. Brad Eden e soprattutto Michael Wodzak hanno evidenziato come per parlare con competenza delle tematiche filosofiche bisogna conoscere bene le convinzioni religiose dello studioso, che vanno contestualizzate nel periodo storico. L’importanza del contesto storico è un altro elemento importante che uno studioso deve tener presente, perché molte idee erano per così dire nell’aria, tematiche calde in quegli anni, e non si può prescindere da esse. «Siamo nell’era della post-History of the Middle-earth… i documenti ci sono e vanno studiati alla luce delle pubblicazioni», ha detto Fimi, ricordando come è una cosa imprescindibile lo studio dei manoscritti. Sono, infine, moltissime le possibili linee di sviluppo della critica e molti i campi in cui c’è necessità di nuovi studi originali: Worldbuilding, linguistic, comparative analysis, invented languages, philosophical e persino critica letteraria. Ma la Fimi ha voluto concludere con un segno di ottimismo: negli Usa, Inghilterra, Germania e persino Francia, il numero dei dottorati su Tolkien sta lentamente aumentando, da essi emergeranno sempre più studiosi che vorranno affrontare Tolkien in maniera seria e corretta. Perciò anche se lentamente, l’aria sta cambiando…
La serata è terminata in un battello trasformato in pub in un parco, con tanto di sbronza finale di alcuni dei relatori (non dico chi, solo che è un’americana esperta di astronomia!) e con un saluto a tutti i partecipanti. È finito così il nostro viaggio in Inghilterra, con tante soddisfazioni, tante novità e molti spunti di riflessione. Speriamo anche per i nostri lettori!
Dopo tre giorni a Oxford, passati per lo più nella Bodleian Library a studiare i documenti, ci siamo trasferiti a Leeds, nel nord dell’Inghilterra. A dire il vero, il viaggio è stato un po’ rocambolesco, ma è sufficiente dire che la tanto declamata puntualità britannica non si applica più né ai treni né alle corriere. L’unica possibile scusante può essere stata che a Oxford si festeggiava proprio quel giorno l’Alice Day, il giorno dedicato ad Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, con tanto di persone vestite da Cappellaio Matto e Bianconiglio. Sono sicuro che se avessi chiesto i motivi del ritardo, il capostazione ci avrebbe risposto: «Perché è sempre l’ora del tè, e negli intervalli non abbiamo il tempo di lavare le tazze».
Leeds: una città tolkieniana
Il trasferimento a Leeds aveva una doppia ragione: soprattutto perché il 2 luglio si è tenuto il Tolkien Seminar organizzato ogni anno dalla Tolkien Society inglese, la nostra casa madre per così dire. Dal 3 al 6, inoltre, all’università di Leeds si terrà il grande convegno dedicato al Medioevo, con ben 4 sessioni dedicate a Tolkien. Il secondo motivo è che la città è molto legata allo scrittore, perché nel 1920, prima di divenire professore a Oxford, Tolkien aveva accettato l’incarico di lettore di lingua inglese presso l’Università di Leeds. Nei suoi cinque anni di permanenza presso l’Università di Leeds, Tolkien fu determinante nel creare il nuovo programma di Lingua Inglese della facoltà, dividendo il corso in due percorsi distinti, alcuni aspetti dei quali erano presenti nel programma di studio ancora sessant’anni dopo. Il professore lavorò con E.V. Gordon a una edizione critica del poema in inglese medio Sir Gawain e il Cavaliere Verde, pubblicato nel 1925. Si dedicò anche alla pubblicazione di un vocabolario di inglese medievale (Middle English Vocabulary). Entrambi i lavori accademici divennero uno standard in questo campo d’insegnamento.
I Tolkien Seminar
Se si è uno studioso tolkieniano non si può non frequentare assiduamente un appuntamento come quello dei Tolkien Seminar organizzati dalla Tolkien Society inglese. La cosa più appagante è essere riconosciuti come tali: non ho avuto bisogno di chiedere il badge e dare il mio nome, perché le persone che erano alla reception mi hanno subito riconosciuto salutandomi cordialmente e porgendomi il tesserino. Del resto è dal 2005 che frequentiamo questi eventi importanti e anche gli studiosi francesi e tedeschi ci conoscono perché è dal 2012 che andiamo in Francia e Germania ai convegni analoghi. Dimitra Fimi, la vera madrina del seminario, appena ci ha visti ci è corsa incontro e si è scusata subito con noi per una sua mancata risposta all’ultima mail del nostro abituale carteggio. Dopo una lunga discussione, ci ha promesso di essere nostra ospite in Italia perché ci segue e legge tutte le cose che facciamo e vuole assolutamente essere presente a un nostro prossimo evento. Le abbiamo detto che sicuramente ci penseremo, visto che i lettori italiani di Tolkien devono avere la possibilità di conoscere anche lei! Da parte sua, Andrew Higgins, che io conoscevo dai tempi del convegno di Dublino, si è detto entusiasta nel nostro ultimo libro tradotto e pubblicato, che lui ha avuto modo di recensire molto positivamente sui Tolkien Studies. Alla fine della chiacchierata, ha voluto assolutamente fare una foto con noi… e la fotografa è stata addirittura la mia amica Anna Smol, nota studiosa canadese!
Relazioni professionali
Aldilà dei convenevoli, si è trattato di una giornata importante, diversa da quelle ludiche e amatoriali della Oxonmoot e di chi ci partecipa. Qui, il programma è denso e serrato: ben 12 interventi divisi da una pausa pranzo, 6 al mattino, 6 al pomeriggio. La sensazione è che quelli della mattina siano stati molto più intesi, mentre il pomeriggio l’atmosfera è rilassata. Proviamo a dare merito a tutti gli interventi, con un giudizio per tutti, così da rendere la giornata nel suo complesso.
Apre le danze Brad Eden, decano bibliotecario dell’Università di Valparaiso ed editor del Journal of Tolkien Research, che ha tenuto l’intervento The scholar as minstrel: Music as a conscious/subconscious theme in Tolkien’s poetry (Lo studioso come cantore: la Musica come tema consapevole/inconsapevole nei componimenti poetici tolkieniani): credo che sia stato uno dei più belli e proficui, soprattutto per le sue molte riflessioni sulle scelte che si trova ad affrontare oggi la comunità scientifica tolkieniana e i limiti legati al copyright dei testi. Farò veramente tesoro di questo intervento!
Segue Michaela Hausmann con Lyrics on Lost Lands – Constructing Lost Places through Poetry in J. R. R. Tolkien’s The Lord of the Rings (Liriche su Terre Perdute – la creazione di luoghi perduti attraverso la poesia nel Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien): bell’intervento, pulito, serio e molto ben strutturato. Il contenuto però non è originale e non va oltre cose che abbiamo già studiato, anche se mostrare come la poetica tolkieniana sia stata sempre mossa dalla nostalgia delle terre perdute è un bel tema affascinate.
Tocca poi ad Andrew Higgins con Poetry and Language Invention: The Interconnected Nature of Tolkien’s The Qenya Lexicon and His Early Poetry (La poesia e l’invenzione del linguaggio: l’interconnessione tra il Qenya Lexicon di Tolkien e i suoi primi componimenti poetici): è un tema denso con spunti ottimi, e soprattutto la bravura di rendere chiaro quanto per Tolkien le parole avessero una propria bellezza, diversa dal significato. Il Qenya Lexicon, cioè il primo dizionario di una lingua elfica realizzato dallo scrittore, addirittura nel 1915, è stato analizzato nel dettaglio, insieme ad alcune poesie dell’epoca.
È la volta di Penelope Holdaway con Fair and Perilous: The Women of Tolkien’s non-Middle-earth Lays and Legends (Belle e pericolose: le donne nei lai e nelle leggende non pertinenti alla Terra di Mezzo tolkieniana), che è stato un po’ la delusione della giornata. L’allieva di Dimitra Fimi ha voluto analizzare il ruolo che la donna ha negli scritti tolkieniani non legati alla Terra di Mezzo (in The Legend of Sigurd e Gudrún, The Story of Kullervo, Lay of Aoutou and Itrou e Fall of Arthur) facendo un errore metodologico. Tutti questi testi non furono pubblicati da Tolkien e per la maggior parte sono bozze incomplete, quindi studiarli come fossero testi finiti secondo la volontà dell’autore è un errore, non si può nemmeno collegarli ai miti celtici senza una dovuta contestualizzazione, e rintracciare figure come la Corrigan anche in Arwen nel Signore degli Anelli perché anche lei è una «King maker» è molto forzato.
Chiude la mattina la tavola rotonda tenuta da Bertrand Bellet, Aurelie Bremont, Dimitra Fimi su Tolkien and Breton poetry: What layers lie behind Tolkien’s lays? (Tolkien e la poesia bretone: quali strati si nascondono dietro la poesia di Tolkien?), che più che una discussione è una serie di interventi separati sullo stesso argomento, cioè i lay bretoni. La Fimi è sempre bravissima e ormai ha una sicurezza forte, molto diversa da quando la vidi la prima volta a Birmingham nel 2005 con un inglese molto stentato! Brava, competente e precisa. Anche Bremont fa la sua bella figura concentrandosi di più sulle fonti francesi, mentre Bellet è il traduttore dell’edizione francese dei Lay of Aoutou and Itrou e, a causa di problemi informatici, è costretto a tenere a braccio il suo intervento, risultando un po’ noioso e autorefereziale.
Dopo la pausa pranzo apre il pomeriggio Stuart Lee, vero keynote scholar della giornata, cioè «star» e da tale si comporta con Tolkien and The Battle of Maldon (Tolkien e La Battaglia di Maldon): il suo intervento è preciso, pulito, serio e competente, ma non aggiunge nulla a quello che abbiamo sentito altre decine di volte da lui e da altri studiosi.
Segue Kristine Larsen, che è un po’ uno dei nostri obiettivi visti i molti interventi passati. Il suo “Diadem the Fallen Day”: Astronomical and Arboreal Motifs in the Poem “Kortirion Among the Trees” (“Diadema il Giorno Caduto”: motivi astronomici e arborei nella poesia “Kortirion tra gli Alberi”) non delude! È talmente denso e lungo da poter essere difficilmente sintetizzato, ma si può dire che dimostra molto bene come Tolkien avesse competenze astronomiche da scienziato e che le usasse in ogni citazione delle stelle, che sono sempre nel posto giusto a seconda del periodo dell’anno.
La new entry Szymon Pindur, venuto direttamente dalla Polonia illustra in The magical and reality-transforming function of Tolkien’s songs and verse creations (La funzione magica e di trasformazione della realtà delle canzoni e dei componimenti poetici di Tolkien) i legami strettissimi tra Tolkien e il Kalevala. L’avessi avuto quando ho scritto il mio saggio sull’argomento sarebbe stato utilissimo! Bravo, competente, ma un po’ noioso, forse dovuto alla difficoltà di rendere tutto in inglese.
Segue Irina Metzler, Singing the World into Being: The Creative Power of Song in Tolkien’s Legendarium and Real-World Mythology (Creare il mondo cantandolo: il potere creativo delle canzoni nel legendarium tolkieniano e nella mitologia del mondo reale), un po’ altra delusione. Avevamo appena parlato con lei e ci era sembrata molto competente, ma il suo intervento, iniziato in maniera interessante, ha poi preso una deriva etnografica e antropologica, arrivando a paragonare il canto magico in Tolkien con quelli degli aborigeni australiani e chiudendo con una paradossale confronto tra Tom Bombadil e i do-so-jin, gli spiriti dello Shintoismo in Giappone consacrati alle frontiere del paese e svolgono il ruolo di guardia contro gli spiriti nocivi e i kami maligni.
È la volta di Massimiliano Izzo, In search of the Wandering Fire: otherworldly imagery in The Song of Ælfwine (In cerca del Fuoco Errante: immagini ultraterrene nella Canzone di Ælfwine). Molto, molto, interessante e ricco di sviluppi futuri, con un tentativo di capire questa figura dei fuochi fatui negli scritti di Tolkien, con molti riferimenti a Notion Club Papers.
Chiude la giornata Anna Smol con Seers and Singers: Sub-creative Collaborators in Tolkien’s Fiction (Veggenti e cantori: partecipanti alla sub-creazione nei romanzi di Tolkien), che per una volta vede me e Claudio divisi sul giudizio: sarà che è stato toccato il tema a lui sensibile del Faerian drama senza approfondirlo, sarà che tutto l’intervento è un po’ una panoramica di come canti e profezie siano partecipi della sub-creazione tolkieniana, altra tematica importante per Claudio, insomma secondo lui la Smol è brava, ma non va mai aldilà del suo lavoro, non azzarda ipotesi, né si spinge ad approfondire l’argomento. Il mio parere è più indulgente (anche perché è una mia amica!), visto che in 15 minuti non si può scendere molto in profondità: trovo il lavoro molto elegante, che raccoglie spunti e suggestioni e cerca di distillare il meglio da tre testi che nulla hanno in comune tra loro: Notion Club Paper, Foglia di Niggle e Fabbro di Wotton Major.
In conclusione, si può dire che è stata una giornata appagante e che darà i suoi frutti. Se tutte le suggestioni raccolte oggi saranno da noi ben sfruttare, credo proprio che quest’anno avremo tante conferenze da tenere!
Per chi studia le opere di J.R.R. Tolkien dovrebbe essere una tappa fissa. Così per la terza volta, abbiamo deciso di tornare a sfogliare e studiare i manoscritti a Oxford. La decisione ha coinvolto il presidente Roberto Arduini e il vicepresidente Claudio Antonio Testi, che per l’occasione hanno accettato di tenere un breve diario di viaggio, così da soddisfare la curiosità anche dei lettori del sito web. La Bodleian Library è uno dei due istituti in cui sono conservati i manoscritti di Tolkien. Il viaggio si è però trasformato in un percorso indietro nel tempo, sulle orme della vita dello scrittore, anche fuori dell’università, in quei luoghi che lo videro muoversi, discutere, ridere e bere… Ecco la prima puntata del diario di viaggio che toccherà sia Oxford sia Leeds, le due città in cui Tolkien visse e insegnò. Buona lettura!
Ritorno in Inghilterra
Anche se le isole britanniche sono un appuntamento annuale da quasi trent’anni, vedere Londra fa sempre effetto. La metropoli conta ormai 14 milioni di abitanti ed è una delle città più cosmopolite e multietniche del mondo, ma quello che mi colpisce sempre è il suo continuo rifacimento: ogni volta il panorama non è quello della volta precedente, ogni volta qualcosa è stato demolito e qualcos’altro costruito. Ma stavolta la sensazione è molto più forte, forse perché passiamo proprio in mezzo a tanti cantieri. Attraversando tutto il centro storico fino alle stazioni Waterloo e Victoria, girando intorno a Trafalgar Square e al London Bridge, guardando da ogni lato prima la Torre di Londra, poi Westminster e il Parlamento, insomma, passando in mezzo alle icone più turistiche della città, vedo come il nuovo, l’ultramoderno, cresca intorno e a volte accanto al vecchio. Anzi, c’è quasi una volontà di lasciare appena accennato il passato, preservando solo quegli edifici che hanno una storia, per far spazio al futuro, che significa soprattutto grattacieli, palazzi futuristici da un centinaio di piani, zeppi di uffici, che svettano e incombono letteralmente sulla Storia. Estraniante e affascinante al tempo stesso. Impensabile per l’Italia, Milano a parte.
Fortuna che le persone sembrano sempre cordiali ed è grazie alla cortesia di un paio di loro che riusciamo a non perdere in tempo la corriera per Oxford. Mentre lasciamo la capitale diretti a ovest percorriamo tutta la periferia che dal Tamigi si inoltra sulle colline circostanti. Qui, la sensazione di estraniamento un poco persiste anche se i grattacieli si diradano e ora svettano isolati o a gruppi poco distanti tra loro. Quando arriviamo a North Kensington, non lontano da Notting Hill, passiamo davanti alla Grenfell Tower, dove due settimane fa un inferno di fuoco si è sviluppato in soli sei minuti, facendo strage dei residenti e continuando poi a bruciare per più di dodici ore. Vivere a centinaia di metri dal suolo, sospesi a una struttura di cemento e acciaio, dipendendo in tutto e per tutto dalle norme di sicurezza, è il destino prossimo per tutti noi? Sicuramente in Gran Bretagna è già un presente concreto e il tg serale mostra proprio la prima assemblea pubblica del dopo incendio, con le autorità che ammettono che c’era poco da fare per salvare quelle vite dal fuoco. L’armonia con la natura sembra definitivamente spezzata.
Anche in questo, leggere Tolkien potrebbe aiutare…
Oxford, città dell’Open day
Non c’è college che non sia in festa. Nonostante il tempo sia cupo, dalle 14 la temperatura sia scesa già a 10 gradi e nuvoloni neri minaccino una pioggia che mai arriverà, tutti sono felici e sorridenti. Soprattutto i giovani, gli studenti. Oxford è sinonimo di università in tutto il mondo e da tutto il mondo giungono studenti per studiare all’università più famosa inglese. Proprio oggi si possono visitare gratuitamente i tantissimi college, che per l’occasione si sono rifatti il trucco, messi l’abito buono con tanto di palloncini colorati e striscioni enormi all’ingresso. Mentre passiamo per la Broad Street, un gruppo di studenti cinesi esce ridendo e chiacchierando dal Ballion College, evidentemente soddisfatti delle possibilità di studio che offre. Ci fermiamo a guardare, i giovani fanno tante foto, non smettono di parlare entusiasti, probabilmente hanno trovato il luogo giusto in cui passeranno i prossimi anni. Lo stesso scenario accade fuori del Merton, uno dei college in cui Tolkien insegnò. Stavolta il gruppo è visibilmente di ragazzi inglesi, ma la soddisfazione è la stessa. Molti di loro prendono l’entrata dei meadows e sulle panchine dei viali alberati passeranno il resto del pomeriggio, valutando le cose viste la mattina.
Anche qui uno dei temi dominanti è quello della Brexit. In una città così fortemente legata alle università, in molti nei college si sentono accerchiati. Trentacinque rettori dei collegi di Oxford hanno sottoscritto un appello per difendere interessi legittimi, come l’accesso ai fondi di ricerca europei e la libertà di movimento degli studiosi. Ovviamente senza alcun successo. Lo scontro non è legato solo alla politica scolastica. Si fronteggiano due concezioni diametralmente opposte della politica e della convivenza civile, le quali sfuggono alla semplice distinzione tra destra e sinistra, a conservatori e laburisti. In un saggio recente, il giornalista David Goodhart ha coniato anche i nomi delle due fazioni: gli Anywhere (i «nessunluogo») contro i Somewhere (i «qualche luogo»), cioè coloro che non si sentono legati ad alcun luogo contro coloro che sono radicati in un luogo specifico. I due maggiori partiti, conservatore e laburista, hanno di fatto abbracciato l’ideologia dei Somewhere che – è quasi superfluo dirlo – sono il motore della Brexit. Così la vecchia guardia accademica, liberale e internazionalista, deve fare i conti con un movimento politico nuovo, che determinerà il futuro del Paese per almeno i prossimi trent’anni.
In questo primo giorno, Claudio ed io,abbiamo fatto la registrazione per l’accesso da studiosi, e siamo entrati nel restante 95% della biblioteca. Ma di questo parleremo domani!
Proseguono le conferenze internazionali dedicate a Tolkien: dopo il Tolkien in Vermont di aprile, il Popular Culture Association/American Culture Association di San Diego, tenutosi sempre ad aprile, e il International Congress on Medieval Studies tenutosi a maggio a Kalamazoo, a luglio sarà la volta di Leeds. La città ospiterà infatti due eventi culturali di rilievo, ovvero l’annuale Tolkien Society Seminar e l’International Medieval Congress 2017. I Tolkien Seminar 2017 si terranno il 2 luglio e la data è stata scelta proprio perché coincidesse con l’International Medieval Congress di Leeds, che si terrà dal 3 al 6 luglio e che quest’anno consta di un numero particolarmente alto di incontri su Tolkien.
Due eventi imperdibili
“Beati i creatori di leggende e rime, di cose introvabili nelle trame del tempo.” È con questa citazione da Mitopoeia che si apre il Tolkien Society Seminar 2017. Il tema della giornata di conferenze, sull’onda delle recenti pubblicazioni del Lai di Aotrou e Itroun e di Beren e Lúthien, sarà infatti Poesia e Canzone. Gli incontri si terranno all’Hilton Leeds City, hotel che si trova a poca distanza dalla stazione ferroviaria di Leeds. È ancora possibile registrarsi all’evento, tramite questa pagina del sito della Tolkien Society; un biglietto per membri della società costa 25 sterline, mentre quello per persone esterne costa 30 sterline. Il primo intervento comincerà alle 9.30, e la giornata avrà termine intorno alle 17.
Il giorno dopo comincerà invece l’International Medieval Congress all’Università di Leeds: quattro giorni di incontri che, quest’anno, comprenderanno ben quattro sessioni a tema tolkieniano, organizzate dalla dottoressa Dimitra Fimi.
I programmi di Leeds
Diamo di seguito il programma di entrambi gli eventi. Dell’International Medieval Congress se ne da solo una versione ridotta, proponendo le sessioni a tema tolkieniano; il programma completo è comunque visionabile qui.
Tolkien Society Seminar
Brad Eden, The scholar as minstrel: Music as a conscious/subconscious theme in Tolkien’s poetry (Lo studioso come cantore: la Musica come tema consapevole/inconsapevole nei componimenti poetici tolkieniani)
Michaela Hausmann, Lyrics on Lost Lands – Constructing Lost Places through Poetry in J. R. R. Tolkien’s The Lord of the Rings (Liriche su Terre Perdute – la creazione di luoghi perduti attraverso la poesia nel Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien)
Andrew Higgins, Poetry and Language Invention: The Interconnected Nature of Tolkien’s The Qenya Lexicon and His Early Poetry (La poesia e l’invenzione del linguaggio: l’interconnessione tra il Qenya Lexicon di Tolkien e i suoi primi componimenti poetici)
Penelope Holdaway, Fair and Perilous: The Women of Tolkien’s non-Middle-earth Lays and Legends (Belle e pericolose: le donne nei lai e nelle leggende non pertinenti alla Terra di Mezzo tolkieniana)
Bertrand Bellet, Aurelie Bremont, Dimitra Fimi, Tolkien and Breton poetry: What layers lie behind Tolkien’s lays? (Tolkien e la poesia bretone: quali strati si nascondono dietro la poesia di Tolkien?)
Stuart Lee, Tolkien and The Battle of Maldon (Tolkien e La Battaglia di Maldon)
Kristine Larsen, “Diadem the Fallen Day”: Astronomical and Arboreal Motifs in the Poem “Kortirion Among the Trees” (“Diadema il Giorno Caduto”: motivi astronomici e arborei nella poesia “Kortirion tra gli Alberi”)
Szymon Pindur, The magical and reality-transforming function of Tolkien’s songs and verse creations (La funzione magica e di trasformazione della realtà delle canzoni e dei componimenti poetici di Tolkien)
Irina Metzler, Singing the World into Being: The Creative Power of Song in Tolkien’s Legendarium and Real-World Mythology (Creare il mondo cantandolo: il potere creativo delle canzoni nel legendarium tolkieniano e nella mitologia del mondo reale)
Massimiliano Izzo, In search of the Wandering Fire: otherworldly imagery in The Song of Ælfwine (In cerca del Fuoco Errante: immagini ultraterrene nella Canzone di Ælfwine)
Anna Smol, Seers and Singers: Sub-creative Collaborators in Tolkien’s Fiction. (Veggenti e cantori: partecipanti alla sub-creazione nei romanzi di Tolkien)
International Medieval Congress
Sessione 242: J.R.R. Tolkien: Medieval Roots and Modern Branches. (J.R.R. Tolkien: radici medievali e rami moderni)
Lunedì 3 luglio 14:15-15:45
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Andrew Higgins
Yvette Kisor, Tolkien’s Beowulf: Translating Knights (Il Beowulf di Tolkien: tradurre i cavalieri)
Anahit Behrooz, Mappa Mundi to Mappa Middle-Earth: Positioning J.R.R. Tolkien’s Cartography between Medieval and Modern Practices (Dalla Mappa Mundi alla Mappa della Terra di Mezzo: collocare la cartografia di J.R.R. Tolkien tra gli usi medievali e quelli moderni)
Aurélie Brémont, Tales of the Corrigan: From Folklore to Nationalist Reinvention (Racconti della Corrigan: dalla tradizione popolare alla reinvenzione nazionalista)
Victoria Holtz-Wodzak, Treebeard’s Priesthood and the Franciscan Sanctity of Tolkien’s Natural World (Il sacerdozio di Barbalbero e la santità francescana del Mondo Naturale di Tolkien)
Potete trovare maggiori informazioni sui relatori e gli abstract qui.
Sessione 342: “New” Tolkien: Expanding the Canon (“Nuovo” Tolkien: espandere il canone)
Lunedì 3 luglio 16:30-18:00
Organizza e modera: Dimitra Fimi
Brad Eden, Mirkwood as Otherness: ‘New’ Tolkien and the Liminal Forest (Bosco Atro come Alterità: il “nuovo” Tolkien e la Foresta liminale)
Kristine Larsen, Magic, Matrimony, and the Moon: Medieval Lunar Symbolism in J. R. R. Tolkien’s The Lay of Aotrou and Itroun and The Fall of Arthur (Magia, Matrimonio, e la Luna: simbolismo lunare medievale nel Lai di Aotrou e Itroun e ne La caduta di Artù di J.R.R. Tolkien)
Andrew Higgins, A Secret Vice, the 1930s, and the Growth of Tolkien’s ‘Tree of Tongues’ (Un Vizio Segreto, gli Anni Trenta, e lo sviluppo dell’“Albero delle Lingue” di Tolkien)
Potete trovare maggiori informazioni sui relatori e gli abstract qui.
Sessione 442: The Road Goes Ever On: The Future of Tolkien Scholarship – A Round Table Discussion (La via prosegue senza fine: tavola rotonda sul futuro degli studi tolkieniani)
Lunedì 3 luglio 19:00-20:00
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Carl L. Phelpstead
Potete leggere l’abstract qui.
Sessione 1019: Otherness in Tolkien’s Medievalism (Alterità nel medievalismo di Tolkien)
Mercoledì 5 luglio 9:00-10:30
Organizza: Dimitra Fimi
Modera: Kristine Larsen
Irina Metzler, Disability in Tolkien’s Texts: Medieval ‘Otherness’? (La disabilità nei testi di Tolkien: una “alterità” medievale?)
Thomas Honegger, Tolkien’s Other Middle Ages (L’Altro Medioevo di Tolkien) Sara Brown, The Invisible Other: Tolkien’s Dwarf-Women and the ‘Feminine Lack’ (L’Altro Invisibile: le donne dei Nani e la “Mancanza di Donne”)
Gaëlle Abaléa, Our World, the Other World, and Those In-Between: Community with and Separation from the Dead in Tolkien’s Work (Il nostro mondo, l’altro mondo, e i mondi intermedi: comunione coi morti e separazione da essi nei testi di Tolkien)
Potete trovare maggiori informazioni sui relatori e gli abstract qui.
La primavera e l’estate prossime saranno ricche di eventi e conferenze a tema tolkieniano che avranno luogo in giro per il mondo: vi presentiamo i più interessanti. Per ulteriori approfondimenti, che includono anche gli eventi meno accademici, vi consigliamo di seguire il gruppo Facebook International Tolkien Fellowship List of Events, dove spesso vengono anche segnalati i raduni dei vari Smial, compresi quelli italiani. Ugualmente da segnalare è Tolkien Transactions, un report mensile sul blog curato da Troels Forchammer, volto appunto a dar conto dei contenuti su Tolkien che compaiono online, siano essi dedicati agli eventi, alle recensioni, saggi e notizie di varia natura.
Popular Culture Association (PCA)
Seattle, Washington; 22-25 marzo 2016
La bozza del programma, curato da Robin Reid, si può trovare qui. Tra i relatori ci sarà Martin Baker, che presenterà il World Hobbit Project: una tavola rotonda accademica che vedrà presenti Leslie Donovan, Janet Croft, Brad Eden, Janice Bogstad e lo stesso Martin Baker. Ci saranno inoltre diversi interventi sull’adattamento, la traduzione, la ricezione e molto altro. Una nota positiva da segnalare riguardo al PCA è la possibilità di approfondire ogni sessione e leggere gli abstract di tutti gli inteventi; ci saranno ben otto sessioni che riguarderanno l’area dei Tolkien Studies, che avranno quindi un buon rilievo in questo evento di portata nazionale.
13th Annual Tolkien in Vermont Conference
Burlington, Vermonth; 10-12 aprile 2016
Il tema di quest’anno sarà “Tolkien e la cultura popolare” e avrà come relatore principale Robin Reid. Il programma sarà presto disponibile sul sito Tolkien in Vermonth. Questo piccolo ma interessante evento, organizzato da Chris Vaccaro, vede solitamente la presenza di un misto ben riuscito tra insegnanti, studenti e studiosi indipendenti.
Tolkien’s Philosophy of Language
13 seminario della Deutsche Tolkien Gesellschaft (DTF)
Con la collaborazione della Friedrich Schiller University Jena e della Walking Tree Publishers
6-8 maggio 2016
Maggiori informazioni sull’evento si possono trovare qui.
Tolkien at Kalamazoo
International Congress on Medieval Studies
Western Michigan University, Kalamazoo Michigan; 12-15 maggio 2016
Il programma delle sessioni su Tolkien e il medievalismo è già disponibile a questo link, dove si può visionare il programma preliminare. Ci saranno sette sessioni dedicate a Tolkien, la maggior parte curate da Brad Eden e alcuni collaboratori. Quest’anno, uno degli ospiti di spicco sarà Jane Chance, che si occuperà di un intervento dal titolo “Come leggere J.R.R. Tolkien che legge la madre di Grendel”. La ICMS è un evento di vasta portata, che solito richiama circa 3000 partecipanti per assistere ad interventi dedicati a tutti gli aspetti del Medioevo e del medievalismo.
Tolkien Among Scholars: 7th Unquendor Lustrum Conference 2016 In collaborazione con la Leiden University Centre for the Arts in Society e la Dutch Tolkien Society Unquendor
18 giugno 2016
I relatori principali di questa conferenza internazionale saranno Thomas M. Honegger e Paul Smith; il programma sarà reso noto sul sito dedicato.
Tolkien Society Seminar 2016
Leeds, UK; 3 luglio 2016
Il tema per il seminario di quest’anno sarà “Vita, morte e immortalità” e se siete interessati a presentare il vostro contributo, la scadenza per la consegna è il 25 marzo; il Call for papers e maggiori informazioni si possono trovare a questo link. Il seminario avrà luogo il giorno prima dell’inizio dell’International Medieval Congress, che si svolgerà nel medesimo luogo, dove potrete trovare altri interessanti interventi su Tolkien (vedi sotto).
International Medieval Congress
Leeds University; 4-7 luglio 2016
Per questa conferenza, Dimitra Fimi ha organizzato due sessioni. Similmente a quanto accade per Kalamazoo, questo evento attira migliaia di medievalisti ogni anno. Il programma verrà pubblicato sul sito dedicato.
New York Tolkien Conference
Baruch College, New York city; 16 luglio 2016
Questo evento, organizzato da Jessica Burke e Anthony Burdge, torna per il secondo anno dopo la fortunata edizione dell’anno scorso. Il tema pensato per quest’anno sarà “Gli Inklings e la scienza”, e figureranno come ospiti d’onore Kristine Larsen e Jared Lobdell. Il call for papers non è ancora stato lanciato; per avere gli aggiornamenti è necessario tenere d’occhio il sito dedicato all’evento .
Mythcon 47 Mythopoeic Society
San Antonio, Texas; 5-8 agosto 2016
Per questa edizione è stato scelto il tema “I volti della mitologia: antica, medievale e moderna”. Gli ospiti d’onore saranno lo studioso Andrew Lazo e l’autore Midori Snyder. Il call for papers si può trovare qui ; la scadenza è fissata per il primo maggio, ed è possibile inviare i propri contributi a Jason Fisher, il coordinatore dell’evento.
Siamo alle solite: c’è la realtà e quella riportata. Ecco la seconda sotto forma di notizia: una lettera inedita dello scrittore inglese John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973) rivela le sue preoccupazioni per l’andamento delle vendite dello Hobbit (1937), giudicate scarse subito dopo la sua uscita. Il romanzo di Tolkien uscì il 21 settembre 1937 e quest’anno se ne è festeggiato il 75esimo anniversario, come abbiamo scritto qui. Era il primo libro di quello che allora era un tranquillo e sconosciuto professore di inglese all’università di Oxford. La lettera inedita è stata ritrovata in una collezione di scritti di Tolkien custodita nella biblioteca dell’Università di Leeds, dove insegnò dal 1921 al 1925 prima di trasferirsi a Oxford. Scrivendo ad Arthur Ransome, Tolkien faceva presente che avrebbe voluto fosse pubblicata una seconda edizione rivista dello Hobbit, ma non era sicuro che ci sarebbe stata «perché le vendite non sono poi così elevate». L’autografo rivela anche che Ramsone suggerì all’autore di modificare alcune parti del libro e che Tolkien fu felice di apportare per rendere la narrazione più scorrevole. Fin qui è quello che riportano le agenzie di stampa, la Bbc inglese e soprattutto il sito della Facoltà di inglese dell’università di Leeds. Ora vediamo però cosa c’è di nuovo e cosa in realtà si sapeva già.
Grano e crusca
Come sempre, sembra di essere davanti a una buona operazione di marketing, anche se a fin di bene! La collezione di scritti dell’Università di Leeds è poco conosciuta e giustamente i responsabili la rendono nota a poco a poco, scegliendo quei documenti che fanno più notizia. È di poco tempo fa la notizia dell’inaugurazione di una placca blu per lo scrittore in una casa della città inglese. In questo caso, nonostante tutto, molto si sapeva già e qualche piccolo dettaglio della storia è nuovo. Vediamo quel che si sapeva: Lo Hobbit uscì il 21 settembre 1937. Essendo il suo primo romanzo, Tolkien aveva molti timori e ne scrisse all’editore Stanley Unwin che già il 19 ottobre, a meno di un mese dall’uscita, lo rassicurò sul buon andamento delle vendite: «È raro che uno scrittore per ragazzi si affermi stabilmente con un solo libro, ma io non avevo il minimo dubbio che Lei si sarebbe affermato così rapidamente. […] Lei è una di quelle rare persone dotate di genialità, e, diversamente da certi editori, questa è una parola che non ho usato più di una mezza dozzina di volte in trent’anni di editoria». Inoltre, già dal 15 ottobre l’editore iniziò a parlare di un seguito al libro, visto il successo di vendite. Il 17 dicembre, infine, la casa editrice scrisse a Tolkien per far saper che «la richiesta di copie dello Hobbit è diventata così grande con l’inizio delle ordinazioni di Natale che dobbiamo affrettarci a
ristamparlo. […] All’ultimo momento la situazione si è fatta così drammatica che abbiamo mandato a prendere con una macchina privata parte dei volumi ristampati dalla nostra tipografia». Quindi, probabilmente la lettera di Tolkien a Ransome deve essere stata scritta entro la prima metà di ottobre 1937. Ma conosciamo meglio il destinatario.
Ransome, dalla Russia al Lake District
Arthur Ransome (1884-1967) fu giornalista, autore di libri per ragazzi, studioso del folclore russo e baltico. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, più volte in Russia come corrispondente del Guardian, simpatizzò senza divenire comunista per la causa della rivoluzione ed ebbe rapporti diretti con Lenin e Trotzkij (di cui poi sposò una delle segretarie, Evgenia Shelepina). Di questa esperienza scrisse in tre libri: Six Weeks in Russia, The Crisis in Russia e The Truth about Russia. È tra l’altro autore del romanzo Rondini e amazzoni (Swallows and Amazons), primo di una serie pubblicata tra il 1930 e il 1947, sulle avventure di quattro di ragazzini in vacanza sulle rive di un lago nel Lake District che in Inghilterra è tuttora tra i libri per gli adolescenti più letti. Proprio i suoi libri per ragazzi erano molto ammirati dai figli di Tolkien. Ransome lesse Lo Hobbit e ne rimase colpito al punto da scrivere a Tolkien, descrivendosi come un «umile ammiratore degli hobbit» e lamentando il fatto che Gandalf avesse usato il termine «ometto eccitabile» per descrivere Bilbo. Ransome citava altri casi simili in cui erano stati usati i termini «uomo» o «uomini» per definire nani o goblin. Nelle lettere di Tolkien il carteggio tra i due è descritto bene (lettera 20 e relativa nota). «Mr. Arthur Ransome obietta a man di pag. 27», scrive Tolkien all’editore continuando che Ransome «[…] obietta anche su more men di pag. 294. Men con la maiuscola è, penso, usato in un testo dove si intende “genere umano”; e man, men con la minuscola sono usati occasionalmente per «maschio adulto» e «gente». […] Sembra che Mr. Ransome non approvi l’uso di boys da parte di Gandalf a pag. 112. Ma, benché io sia d’accordo che il suo insulto è abbastanza sciocco e non del tutto appropriato, non penso che ormai ci si possa porre rimedio. A meno che non vada bene oaves (tonto)?». Quindi, Tolkien accolse tutte le rimostranze del noto scrittore e così fece poi l’editore nelle edizioni successive. Quindi, la storia era già conosciuta? Sì, ma c’è dell’altro.
Uno scambio di battute
Nello scambio di lettere conservato a Leeds si scopre che Tolkien aveva anche creato un pretesto per parlare dello Hobbit a Ransome come fosse il libro un documento storico. La lettera comincia così: «Caro signor Ransome, sono sicuro che il signor Baggins sarebbe d’accordo con lei, come fece con Thorin Scudodiquercia. Del resto, essere immaginato da uno scrittore famoso come lei supera qualsiasi aspettativa di un hobbit!». Il professore, inoltre, giustificò l’utilizzo del termine “uomo” da parte di Thorin, sostenendo che quella parola era di uso comune nella «lingua di quei giorni». «Questa lettera dimostra che Tolkien sta pensando a se stesso come un traduttore di un testo perduto piuttosto che a un autore», ha spiegato il prof. Alaric Hall dell’Università di Leeds. «Egli sta scivolando in una sorta di fantasia come se stesse scrivendo di un mondo reale, come amava fare spesso.
Faceva parte del suo umorismo e credo che pensasse che Ransome si sarebbe divertito della cosa e sarebbe stato al gioco». Hall ha anche spiegato come non fosse insolito per Tolkien creare incongruenze non volute nella sua narrativa e poi utilizzare la sua esperienza accademica per cercare di spiegarle. Tolkien, un’autorità negli studi dell’anglosassone (l’inglese antico), nei suoi libri inventò diverse lingue immaginarie (tra cui le lingue degli Elfi, il Quenya e il Sindarin) usando la sua conoscenza dell’anglosassone, dell’inglese medievale (middle english), del norreno (l’antico islandese) e del gallese medievale. «Nelle sue opere di fantasia, Tolkien ebbe opportunità di creare uno spazio immaginario ideale per la sperimentazione linguistica», ha concluso Hall, «un luogo in cui poteva pensare liberamente alle parole e ai suoni che stava studiando, ma per usarle in un modo in cui non era libero nella realtà a causa dei limiti imposti dalle testimonianze scritte di quelle lingue». E ora sciogliamo l’ultimo mistero che nessuna agenzia ha riportato: a Leeds non esiste alcuna collezione di scritti di Tolkien! Lo scambio di lettere tra i due scrittori è conservato nella Brotherton Collection dell’università di Leeds. Il motivo è semplice: Arthur Ransome nacque e visse fino alla maturità a Leeds, dove studiò anche senza laurearsi
(ma nel 1952 ottenne proprio dall’università di Leeds una laura honoris causa). Gran parte dei suoi manoscritti, dei diari e della corrispondenza sono conservati lì e, per una fortunata coincidenza, l’università ospita in questi giorni una mostra sugli illustratori dei libri del periodo tra le due guerre, dal titolo Fancy and Imagination: Aubrey Beardsley and the Book Illustrators, in cui sono esposti insieme illustrazioni per i libri di Ransome e Tolkien! Per concludere, quindi, nonostante i timori di Tolkien e i consigli di Ransome per renderlo più scorrevole, Lo Hobbit, considerato l’antesignano di tutta l’opera narrativa sulla Terra di Mezzo esaltata con Il Signore degli Anelli, ha venduto finora complessivamente nel mondo oltre 100 milioni di copie e presto, grazie a Peter Jackson, verrà trasposto in immagini per ben tre film. Niente male per un libro per ragazzi!
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